L’intelligenza
In psicologia il termine intelligenza indica la
capacità di acquisire conoscenze da poter
utilizzare in situazioni nuove adeguando, o
modificando, le strategie individuali alle
caratteristiche dei problemi, ai risultati
ottenuti ed agli scopi perseguiti.
nell’intelligenza è possibile riconoscere tre capacità generali:
•- Capacità di risolvere i problemi, che presuppone un atteggiamento mentale flessibile in grado di cogliere i vari aspetti di un problema, di collegare idee diverse e di ragionare in modo logico;
•- Capacità verbale, ovvero l’abilità di parlare in modo chiaro, ordinato, facendo uso di un ampio vocabolario;
•- Intelligenza pratica, in grado di far comprendere
gli aspetti essenziali e peculiari delle situazioni,
indicare il modo per raggiungere gli scopi e
fronteggiare compiti nuovi.
alla fine del 1800 Binet mise in evidenza il carattere attivo dell’intelligenza e tre elementi distintivi propri dei processi mentali:
•- La tendenza a proseguire nella direzione presa senza lasciarsi distrarre;
•- La capacità di usare i mezzi a disposizione in vista degli scopi da raggiungere;
•- La capacità di insoddisfazione e critica nei
confronti delle soluzioni parziali, che non
risultano adatte a risolvere il problema dato.
Nei primi anni del secolo scorso Spearman ipotizzò la teoria del minimo dei fattori
l’intelligenza risulta costituita da due fattori:
• il fattore generale “g”, direttamente
proporzionale all’intelligenza del soggetto
• il fattore specifico “s” , relativo a determinati
domini di conoscenza (verbale, spaziale,…).
verso la fine degli anni ’30 del secolo scorso, Thurstone non condivideva la presenza di un fattore generale
dell’intelligenza, ma individua dei fattori, chiamati abilità primarie, che consistevano in capacità indipendenti. Le abilità primarie individuate da Thurstone erano:
• la memoria;
• la comprensione verbale;
• il ragionamento;
• la fluidità verbale;
• la velocità percettiva;
• le capacità numeriche;
• la visualizzazione spaziale.
Cattell, a sua volta, propose la distinzione tra
Intelligenza Fluida e Intelligenza Cristallizzata.
L’intelligenza fluida rappresenta la capacità biologica di un individuo, è ereditabile, inizia a declinare dopo i 20 anni ed è implicata nei test in cui si richiedono processi e modi di pensare nuovi.
L’intelligenza cristallizzata, invece, è influenzata dall’educazione e dall’istruzione ricevute da un soggetto, si sviluppa almeno fino ai 50 anni di età ed è implicata nei test di tipo verbale.
I due tipi di intelligenza risultano essere correlati tra loro e
sebbene l’intelligenza fluida può influenzare quella
cristallizzata, il processo inverso non è possibile.
Piaget considera l’intelligenza come un processo di adattamento all’ambiente fisico e sociale; è spinta da motivazioni primarie e dal bisogno di conoscere, utilizza le strutture cognitive e nuove funzioni in considerazione dell’esperienza e del ragionamento.
• L’intelligenza in tal modo consente l’adattamento all’ambiente circostante grazie anche ai processi di assimilazione e di accomodamento.
• Con l’assimilazione una nuova informazione viene incorporata in uno schema cognitivo già esistente in grado di fornirgli significato,
• nel caso dell’accomodamento è lo schema stesso che
viene modificato al fine di adattarlo efficacemente
all’ambiente esterno.
Secondo Piaget l’intelligenza segue un’evoluzione attraverso quattro stadi:
•- Intelligenza senso-motoria va dalla nascita fino a 18/20 mesi:
inizialmente gli adattamenti non sono intenzionali; verso il secondo mese gli adattamenti senso-motori divengono intenzionali; dopo l’anno sono presenti le nozioni pratiche di oggetto e di spazio;
•- Intelligenza pre-operatoria o pensiero intuitivo si prolunga fino ai 7 anni circa: dopo i 18 mesi gli adattamenti intenzionali sviluppano le funzioni rappresentative; è presente il pensiero intuitivo e l’egocentrismo; l’attività imitativa, il gioco e il linguaggio verbale permettono l‘apprendimento; dopo i 4 anni il pensiero è globale e concreto;
•- Intelligenza operativa concreta arriva fino all’adolescenza: è presente il pensiero reversibile; si sviluppano meccanismi logici basati su calcolo, durata, seriazione, classificazione,…
•- Intelligenza operativa formale o astratta: il pensiero formale consente l’uso di simboli e la formulazione di ipotesi.
Gardner distingue nove tipi peculiari di intelligenza, localizzati in parti diverse del cervello.
Tali capacità, sebbene considerate più o meno innate negli individui, sono mutevoli e possono evolversi con l’esercizio o regredire con il passare del tempo.
Tali abilità sono viste da Gardner come un macro-
gruppo costituito da vari sottotipi la cui classificazione
specifica risulterebbe un compito assai complesso e
gravoso tale da non poter essere perseguito.
I nove tipi fondamentali di intelligenza individuati da Gardner sono:
•Intelligenza linguistica: capacità di utilizzare un vocabolario chiaro ed efficace ed è propria di poeti, scrittori, filosofi, linguisti;
•Intelligenza logico-matematica: implica l’emisfero cerebrale sinistro per il ricordo dei simboli matematici e quello destro per l’elaborazione dei concetti ed è peculiare di ingegneri, scienziati, tecnologi;
•Intelligenza spaziale: capacità di percepire oggetti e forme nello spazio tipica degli scultori, pittori, chirurghi, ingegneri, esploratori, architetti;
•Intelligenza musicale: concerne la capacità di riconoscere l’altezza e le caratteristiche dei suoni, in genere la possiedono musicisti e cantanti;
•Intelligenza corporeo-cinestica: capacità di padroneggiare il corpo consentendo la coordinazione dei movimenti caratteristica tipica di ballerini, artigiani, coreografi, sportivi.
• Intelligenza interpersonale: capacità di comprendere gli altri, le loro paure, le loro esigenze i loro desideri cercando di creare contesti sociali favorevoli da cui ottenere modelli sociali e personali favorevoli peculiarità propria di leader, politici, psicologi, imprenditori;
•Intelligenza intrapersonale: capacità di essere consapevoli della propria individualità e di saperla inserire efficacemente nel contesto sociale al fine di ottenere i migliori risultati nella vita personale, essa comprende anche la capacità di sapersi immedesimare in ruoli e sentimenti diversi dai propri; gli attori la possono possedere, anche se non è una peculiarità di una specifica categoria di individui;
•Intelligenza naturalistica: capacità nell’individuare, classificare e cogliere le relazioni tra oggetti naturali, caratteristica di biologi, medici, astronomi.
•Intelligenza esistenziale: capacità di riflettere su temi esistenziali, onde poterne ricavare categorie concettuali valide universalmente, tipica di filosofi e psicologi.
L’approccio cognitivista allo studio dell’intelligenza è rappresentato dal problem solving = processo mentale finalizzato a trovare il percorso che porta da una situazione iniziale ad una disposizione finale.
La capacità di problem solving di un individuo risulta connessa con il fattore cognitivo dell’intelligenza.
Nei processi di problem solving il pensiero logico,
misurato dal quoziente d’intelligenza, è applicato alla
risoluzione di uno specifico problema, ed essendo
maggiormente contestualizzato consente ai soggetti di
ottenere delle prestazioni più elevate in quanto aumenta il
successo nella risoluzione dei problemi e, nel contempo,
fornisce una misura più attendibile dell’intelligenza,
anche se meno generale .
COME SI MISURA L’INTELLIGENZA
Lo scopo principale dello studio dell’intelligenza
in campo psicologico consiste nel misurare, e
conseguentemente spiegare, le differenze
individuali nelle capacità intellettive
Nei suoi studi Binet aveva notato un normale incremento delle capacità mentali associato all’età.
Da tale deduzione introdusse il concetto di età
mentale. Se l’età mentale di un bambino risultava
superiore alla sua età cronologica il bambino
veniva considerato più intelligente rispetto ai suoi
coetanei, contrariamente si poteva ipotizzare la
presenza di deficit intellettivi.
LA SCALA STANFORD – BINET Binet considerava l’intelligenza un costrutto multiplo, costituito da varie abilità ed ideò una scala con compiti appartenenti ad ambiti diversi (memoria, comprensione di parole, frasi e immagini), organizzati secondo un ordine di difficoltà crescente. La nascita della scala di intelligenza, nota come Binet-Simon, la cui versione migliore è rappresentata dalla Stanford-Binet ebbe un grande sviluppo e successo nei domini scolastici, industriali ed universitari.
Originariamente la scala Binet-Simon era costituita da circa 50 item rappresentativi di età comprese dai 3 ai 15 anni. L’insieme degli item superati con successo costituiva la misura dell’età mentale del soggetto che veniva confrontata con la sua età cronologica
Per chiarire il rapporto tra età mentale ed età cronologica, lo psicologo tedesco Stern introdusse il concetto di quoziente intellettivo, ovvero di un punteggio su scala ordinale in grado di indicare la posizione di un soggetto rispetto alla media di un campione, considerato rappresentativo della popolazione di riferimento.
In tal modo l’intelligenza veniva espressa per mezzo di un’unica misura globale e sintetica: il quoziente intellettivo (Q.I.), che teneva conto sia dell’età mentale dei soggetti (EM) che della loro età cronologia (EC).
Q.I.= EM/EC X 100
Per il quale si ha:
Q.I. < 100: RITARDO
Q.I. > 100: PRECOITA
Wechsler, nel 1939, introdusse il quoziente intellettivo di deviazione che veniva calcolato in termini di deviazione standard dalla media.
Il quoziente intellettivo di deviazione veniva calcolato con punti standard con media 100 e deviazione standard 15.
I punteggi delle diverse scale che compongono il test venivano trasformati in misure con la stessa media e la stessa deviazione
standard permettendo di poter confrontare i punteggi di soggetti con età diverse, oltre a poter paragonare i punteggi ottenuti in differenti test.
Wechsler considerava l’intelligenza come una capacità generale di un soggetto di capire, e conseguentemente far fronte, al mondo
circostante; la intese come un’entità globale, determinata da più fattori ed estremamente varia.