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“PENSARSI GENITORI” Educazione e Responsabilità

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Academic year: 2022

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(1)

&

Comune di Treviglio

Assessorato ai servizi sociali – Nidi

“PENSARSI GENITORI”

Educazione e Responsabilità

Testimonianze dei genitori

Focus group condotto dalla coordinatrice dei nidi Luigina Marone

“Due vie si aprivano in un bosco ed io…..

Io presi la meno frequentata e questo fu a cambiare tutto”

La scelta di Ercole 1594 Annibale Carracci

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Verso l’autonomia

……dai racconti delle mamme

Mi ero fatta l'idea che il momento di togliere il pannolino ad un bambino dovesse essere dopo i due anni e mezzo compiuti, con qualche eccezione per le femminucce che a volte accorciano i tempi.

Ho parlato di questa questione con una mia carissima amica che lavora come educatrice in un asilo nido e secondo lei il mio bambino, un maschietto che allora aveva appena compiuto i due anni, era pronto per fare questo passo perché a volte capitava che la notte non bagnasse il pannolino e spessissimo si svegliava asciutto anche dopo la nanna del pomeriggio.

A questo punto, riponendo nella mia amica una grande fiducia, ho deciso di provare.

Da una parte c'erano i frequenti episodi di pannolino asciutto che mi confermavano che a livello fisiologico era maturo per fare il passo, dall'altra, però, quando lo accompagnavo in bagno, c'era la sua opposizione che io faticavo a leggere perché non riuscivo a capire se fosse il suo segnale per dirmi che non si sentiva pronto o semplicemente se dipendesse dal fatto che lo allontanavo dal gioco che in quel momento lo stava occupando. Il peso della responsabilità mi è risultato gravoso perché sentivo forte la paura di forzare la mano obbligandolo a fare qualcosa per cui non si sentiva pronto e frequenti sono stati i momenti in cui ho pensato di rinunciare all'impresa.

Poi, sostenuta dall'idea che lo stessi accompagnando a fare un passo importante verso l'autonomia, ho portato avanti la scelta fatta: dopo solo un mese il mio bambino non portava più il pannolino e ha cominciato a vivere con serenità questa nuova conquista.

Marina Rugginenti

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Il peso della scelta

"Quest'anno ho passato un periodo difficile (mesi): era arrivato il momento di dover scegliere la scuola per Alessandro. Il mio bambino, 7 anni, non è in grado di raccontarmi le sue esperienze e ciò che prova perché ha difficoltà nella comunicazione.

Sentire pareri, valutazioni, consigli da altre persone, andare a visitare le scuole analizzare tutte le opportunità per prendere la decisione finale.

Ansia e preoccupazione non mi hanno abbandonato un istante.

Finalmente la scelta è stata fatta, con i suoi pro ed i suoi contro.

Già…i suoi pro e i suoi contro: analizzati, classificati, confrontati.

Piu' si avvicinava l'inizio della scuola e piu' venivo assalita dai dubbi e dall'ansia: La notte precedente al primo giorno di scuola l'ho passata con gli occhi sbarrati.

Alla mattina abbiamo accompagnato Alessandro al suo "primo giorno di scuola"

ed è stata dura doverlo lasciare lì... anche solo per poco tempo.... con maestre che lui non conosceva.

La mia preoccupazione era all'apice della sua manifestazione e, una volta uscita, non sono riuscita ad andare al di là dell'isolato della scuola... avro' fatto la scelta giusta?

Quando finalmente siamo andati a riprenderlo tutto il mio malessere è svanito nel nulla per lasciare posto alla contentezza: Alessandro era talmente felice e

"gasato" che per poco non cade dalla carrozzina...."

Liliana Sudati

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“Esserci”

La responsabilità di genitore è nata quando, pensando che i miei sbagliavano a non darmi fiducia, mi ero ripromessa di non fare gli stessi errori. In quel momento pensavo …...ma non lo ero ancora Genitore. Per ogni situazione che non mi era gradita dicevo: Io non farò così …. Io no! Così penso proprio no.

Poi finalmente un giorno la certezza, diventerò mamma . È l’inizio di un grande progetto forza e coraggio.

Cosa devo fare ?

Dunque … mangiare bene, non ammalarmi, vivere in modo più sano, fare passeggiate, riposare, non mettere vestiti troppo stretti, stare tranquilla … e poi la cosa più bella è che tutti ti salutano, chiedono come stai, di quanti mesi sei, quando nasce, hai fatto l’ecografia, sai se è maschio o femmina, avete pensato al nome, fatto sta che ti senti una regina. Quel bambino ti regala nuove emozioni, è fantastico.

Il momento della nascita è un altro evento forte intenso straordinario; quel corpicino caldo sulla tua pancia un po’ più vuota…. Sei sfinita ma felice, è nato.

La mattina mio marito si siede sul letto e dopo un attimo di silenzio con tono preoccupato mi dice: - Marcello probabilmente ha la sindrome di Down -.

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Ma come, tutto il nostro impegno di questi mesi, le coccole, le carezze alla pancia, i pensieri e la complicità .

Ci siamo impegnati così tanto io e ti abbiamo fatto del nostro meglio perché tutto andasse bene.

Istintivamente però risposi: - se Marcello ha la sindrome di Down ha ancora più bisogno di noi!

Quando rimanevo sola con lui stavo bene, anche se pensavo molto.

Pensavo soprattutto a come far capire ad altre persone che lui aveva il diritto di vivere e di avere una famiglia di essere amato. Pensavo alla vita del bambino, al suo futuro, al diritto di avere anche i nonni, al diritto di frequentare la scuola, di camminare per la strada felice, avvicinare le persone a lui nel modo più rispettoso possibile .

Prima di questo evento pensavo che se fossi pronta biologicamente alla maternità potevo essere mamma.

Avevo bisogno dell’aiuto di medici specialisti.

La responsabilità di genitore non è innata, l’ho acquisita probabilmente dai miei genitori, dal loro modo di vivere e in quella occasione fu la mia forza di esserci.

Donatella Marone

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La vacanza…..

Che bello, siamo nel mese di Aprile, e io che sono la mamma di Federico e Leonardo, peccando di deformazione professionale (cioè colei che pianifica).

Penso a pianificare una bella vacanza sulle coste della Sardegna;

Mi reco in agenzia prendo tutte le informazioni riguardanti il traghetto e carica di entusiasmo con tanta voglia di evadere dalla routine quotidiana, prenoto il viaggio per la 2° settimana di Giugno.

Alla sera al rientro mio e del papà gli racconto ciò che ho fatto, e lui mi chiede: ” sei sicura di affrontare da sola questa vacanza? ” e io con poca riflessione dico “ si dopo tutto ho anche l’aiuto della Zia Marisa “ e allora lui dice che va bene. Non abbiamo più parlato di questa vacanza fino a che è arrivata la prima settimana di Giugno in cui ho iniziato a pensare seriamente ai preparativi, ai miei 2 figli e in che modo mi sarei organizzata la vacanza; solamente che dopo questo pensiero inizia una piccola preoccupazione, perché Federico ha la febbre e noi il Lunedì dobbiamo partire.

Allora cosa fare al venerdì sera alle ore 19,00?

Chiamo la santa donna della mia Pediatra, la quale madre di 4 figli interpreta subito il mio Stato d’animo e mi fissa un appuntamento per il sabato mattina.

Felice di questa cosa l’indomani mattina alle 8 siamo da lei che lo visita per

bene e dice: ” non mi sembra niente di preoccupante, ma lo teniamo comunque controllato nel tempo e verifichiamo la sua evoluzione; ma scusate (mi dice) dove andate in vacanza? “ e noi diciamo in Sardegna, e lei “mi sembra un po’

azzardato come viaggio, però vada che comunque ci teniamo informate “.

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Ecco che il mio stato d’animo comincia a essere triste e preoccupato ed inizio ad.

avere qualche senso di colpa per la scelta fatta per le vacanze.

Bene è lunedì, si parte e ci s’imbarca a Livorno, ed io ( che sono la mamma ) stò male per tutta l’attraversata ed il papà si deve tenere i figli per tutto il viaggio senza un attimo di sosta. Arrivati (meno male ) mi sono chiesta come ho fatto a non calcolare questi imprevisti, ma non solo, l’indomani mio marito ripartirà per il continente e io sarò da sola e con le poche forze fisiche con cui sono arrivata, ad accudire i miei figli, cercando anche di farli divertire perché comunque siamo venuti in vacanza.

Passano 5-6 gg. E la gestione diventa pesante, la zia Marisa mi è di poco aiuto in quanto i miei figli non la conoscono molto, e rifiutano quindi la sua collaborazione.

La pediatra che mi chiama al telefono per ben 3 volte chiedendomi della salute di Federico, mi da dei consigli e soprattutto mi dice di non portarlo al sole quando è troppo caldo e di tenergli frequentemente bagnata la testa.

A quel punto una sera mi sono messa sul balcone da dove si vede la bellissima baia di Porto Rotondo, guardo l’immensità del mare e ascolto intorno a me un silenzio assordante, niente traffico e con cellulari non sempre raggiungibili;

allora ho cominciato a riflettere seriamente e mi sono detta “ Anna per la prima volta hai sperimentato cosa significa essere lontano da casa con due bambini, sola e con problemi di salute da affrontare sopra un’isola anche se in Italia ma comunque non vicina alle tue sicurezze “ e ho cominciato ad avere paura e panico e alla fine ho concluso dicendomi “ sei un’irresponsabile, hai pensato solo alla tua vacanza e alla tua voglia di Sardegna, ma ai tuoi bambini che sia Sardegna o altro mare non importa, l’importante per loro è che stiano bene, ed il loro star bene torna solo unicamente a te.

Anna Ghidotti

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La consapevolezza dei limiti

"La scorsa estate io, Alessandro e il suo papà abbiamo trascorso una domenica in un "parco acquatico".

Ho pensato: perché no? In fondo Alessandro adora stare in acqua a giocare e poi ci va tanta gente...

Preso pieno possesso della nostra "area verde con lettini + gazebo" siamo andati a cercare i giochi dedicati ai bambini più piccoli. Abbiamo scelto uno scivolo che arrivava direttamente nella piscina; per Alessandro, a detta del bagnino presente, era più indicata la parte che faceva un semicerchio ed aveva una discesa meno ripida rispetto a quello verticale.

Alessandro, come lo vede, ha uno scoppio di felicità anche perché a lui piace molto giocare sullo scivolo "a secco".

Mio marito lo fa salire fino in cima, Alessandro si siede per scivolare e il suo papà lo molla guardandolo felice.... peccato che non si era accorto che io in fondo allo scivolo non c'ero...

Alessandro è stato "ripescato" da un papà che aspettava un altro bambino. Il bagnino si tuffa in acqua... tutto bene.

Dai Ale che riproviamo! Questa volta io sono lì, pronta e concentrata a prendere Alessandro, ma quando suo papà lo lascia lui cerca di alzarsi per mettersi seduto proprio quando lo scivolo fa la curva.... grande testata contro la parete, grosso spavento e pianto che non vuole finire mai....

(per tutti i presenti sicuramente io e mio marito abbiamo fatto la parte dei genitori

"incoscienti" o che cercavano di "sopprimere" il proprio figlio)

Lo spavento è stato grande per tutti. E il mio essermi sentita "irresponsabile" ancora di più".

Quanto è difficile riconoscere i limiti di nostro figlio evitandogli situazioni di pericolo?

Liliana Sudati

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