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“ Artrite reumatoide, è possibile identificarla all’esordio

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30 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXIV numero 7 - ottobre 2017

A ggiornAmenti

Malattia complessa ma sem- plice da identificare al suo esordio”. Definisce così l’ar- trite reumatoide Luigi Sinigaglia, Direttore S.C. Reumatologia DH ASST Gaetano Pini, Centro Specia- listico Ortopedico Traumatologico Pini-CTO di Milano.

Riuscire a identificare tempestiva- mente l’artrite reumatoide (AR) consente infatti un avvio tempe- stivo della terapia in modo da po- ter intervenire sin dai primi segni sui processi infiammatori. In tal senso il ruolo del medico di medi- cina generale può essere determi- nante e permettere di indirizzare il paziente allo specialista di riferi- mento. Riuscire ad intercettare in tempo la malattia con le cure oggi disponibili, vuol dire cambiare le sorti dei pazienti.

L’AR colpisce 1 persona ogni 200, oltre 300mila soggetti in Italia, per il 75% dei casi di sesso femminile e in età produttiva. Patologia in- fiammatoria di origine autoimmune ad andamento invalidante e a ca- rattere sistemico, è caratterizzata da deformazione e dolore che pos- sono portare fino alla perdita della funzionalità articolare, con un im- patto estremamente negativo sulla qualità di vita. La malattia genera

costi umani e sociali particolar- mente gravosi: si calcola che in Italia oltre il 25% dei pazienti sia parzialmente limitato nel tempo li- bero e nel lavoro e il 4% sia affetto da disabilità completa.

“L’artrite reumatoide è una malat- tia multiforme in quanto può varia- re per modalità di esordio, decor- so clinico, caratteristiche sieroim- munologiche e risposta ai tratta- menti”, continua Luigi Sinigaglia.

“Rispetto ad altre forme di artrite - prosegue - in quella precoce e aggressiva l’infiammazione a livel- lo della membrana sinoviale che riveste l’interno di tutte le artico- lazioni mobili dell’organismo com- porta un precoce danno anatomi- co agli altri tessuti articolari, so- prattutto alla cartilagine e all’osso subcondrale, ma anche a tendini e legamenti, arrivando, nel giro di un paio di anni, alla completa abo- lizione della funzionalità del di- stretto articolare colpito. Pertan- to, questa forma di malattia, che interessa il 40% dei pazienti all’e- sordio, si associa a una maggiore disabilità e a una più alta mortalità per manifestazioni extra articolari, in primis per patologia cardiova- scolare che colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 50 anni, con

una riduzione della sopravvivenza dai 3 ai 10 anni. Questi dati ci aiu- tano a comprendere quanto la diagnosi precoce possa cambiare le sorti dei pazienti”.

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¼ Marcatori specifici

Alla luce della variabilità fenotipica dell’AR, gli esperti ritengono sia fondamentale rilevare in tempi ra- pidi alcuni marcatori specifici che consentono di distinguere all’esor- dio le forme a evoluzione poten- zialmente più grave e identificare l’approccio terapeutico appropria- to. “È il caso del fattore reumatoi- de e degli ACPA (anticorpi anti- peptide ciclico citrullinato) - spiega Sinigaglia - presenti frequentemen- te nel siero di pazienti affetti da AR che, quando si associano ad altri fattori prognostici negativi, sono in grado di predire la possibilità di ra- pida progressione della malattia secondo un gradiente di rischio che raggiunge l’80%. In questi ca- si è determinante una strategia te- rapeutica tempestiva in quanto co- loro che iniziano una terapia ade- guata entro i primi 3 mesi dall’esor- dio evidenziano una migliore pro- gnosi in termini di danno radiologi- co e tasso di remissione”.

Artrite reumatoide, è possibile identificarla all’esordio

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