Innovazione – Pag. 138 1 ottobre 2008
SARDEGNA RICERCHE
Benvenuti nel cuore delle ricerca
Creare un ambiente favorevole al trasferimento tecnologico. E sviluppare aziende innovative che trattengano i ricercatori sul territorio. È l'obiettivo di Sardegna Ricerche.
Parla il presidente Giulio Murgia.
La Sardegna come la Silicon Valley californiana o la Sophia Antipolis francese?A chi considera un po' azzardati questi paragoni, basta dare uno sguardo ai numeri che caratterizzano Sardegna Ricerche per accorgersi che, se non è ancora salita sul podio dei grandi distretti della ricerca mondiale, certamente l'Isola ha fatto passi da gigante ed è talmente vicina da poter strattonare la maglia a quelli del gradino superiore.
Sessantacinque imprese e centri di ricerca per un totale di 580 addetti su oltre 163 ettari suddivisi tra le sedi di Pula e Tramariglio, in due aree di grande pregio ambientale, la prima ai piedi del massiccio del Sulcis e la seconda ad Alghero, di fronte al mare. Niente male per un ente istituito nel 1985 su iniziativa della Regione Sardegna sotto il nome di Consorzio Ventuno, prima con il compito di fornire servizi alle piccole e medie imprese e poi con la mission di promuovere la ricerca e il trasferimento tecnologico e sviluppare l'economia della conoscenza. «La prima fase ha visto quasi 2.000 interventi alle imprese - spiega Giulio Murgia, presidente del Comitato tecnico di gestione di Sardegna Ricerche - , dal marketing all' organizzazione aziendale fino alla formazione del personale». Come è stato possibile tutto questo? Con un processo creativo bottom-up, ovvero dal basso, sollecitando idee e progetti per creare un organismo di ricerca capace di innescare. Un circolo virtuoso in grado di portare lavoro. Ma un lavoro più moderno, come quello che si andava affermando nelle società avanzate. Vinse il progetto Crs4 che subito si diede come obiettivo la ricerca applicata partendo dal calcolo scientifico e dalle tecnologie Ict.
La scelta si rivelò azzeccata e i primi risultati furono incoraggianti. Basta ricordare L'Unione Sarda, il primo quotidiano ad andare online su Internet insieme al Washington Post, o la stessa Tiscali, nata dall' acquisizione di un ramo di Video Online e con un gruppo di dirigenti di cui facevano parte, oltre a Renato Soru, tecnici e giovani provenienti dall'esperienza di Crs4. Oggi Crs4 è guardato come un modello di sviluppo regionale esemplare, ammirarlo per la sua indipendenza economica e con un impatto consistente sull' economia e sulla società sarde. Da quel primo nucleo nacquero poi il centro di ricerca in farmacologia e neuroscienze (oggi privatizzato) e il Parco Scientifico e Tecnologico. Se la sede di Pula si è specializzata nel calcolo informatico e nel biomedicale, spiega Murgia, Porto Conte che gestisce il parco di Tramariglio ad Alghero
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ha scelto di puntare sulle bio tecnologie agrarie e sui processi legati alle risorse caratteristiche della Sardegna. Oggi Sardegna Ricerche ha aperto un altro filone sull' energia. È nato così .il Cluster energie rinnovabili in cui Impresa e ricerca possono incontrarsi e creare la sinergia che Giulio Murgia auspica per «far crescere le imprese della regione».
Presidente, com'è possibile sostenere le imprese locali? «Creando un ambiente favorevole al trasferimento tecnologico. Assistiamo la creazione di nuove imprese e aiutiamo i giovani ricercatori con attività di sostegno di spin-off, piccole imprese innovative che hanno bisogno di estendere la propria presenza sul mercato. Stiamo cercando di creare condizioni infrastrutturali tali da rendere appetibile la localizzazione in Sardegna anche da parte di imprese esterne. Oggi nel parco sono presenti aziende del continente o di altri Paesi europei, tra cui la Svezia, e ricercatori stranieri, come ad esempio il gruppo canadese che sta lavorando insieme ai ricercatori dell'Università di Sassari sui problemi delle malattie infettive. Abbiamo giovani preparati, attrezzature biomedicali importanti e Ict concorrenziali al pari dei più avanzati centri nazionali ed europei. Una piccola impresa può accedere a costi bassi ad attrezzature che altrimenti non potrebbe permettersi. E stare vicino a persone esperte e con competenze elevate».
Come si procede per insediarsi nel parco?
«Il parco ha laboratori attrezzati a cui si accede presentando una domanda abbastanza libera. L’ unica condizione è che le imprese che si insediano abbiano finalità compatibili con le nostre: ricerca, trasferimento tecnologico all'industria e valorizzazione dei risultati.
Le imprese che entrano qui hanno accesso a tutta una serie di servizi, dalla mensa alla biblioteca, oltre a sale riunioni, piattaforme tecnologiche, e attrezzature sofisticate a cui da sole non potrebbero arrivare. Non dimentichiamo poi l'importanza di poter fruire della vicinanza di soggetti più grandi a cui appoggiarsi. Oltre alle piccole imprese che hanno sede direttamente nel parco, vi sono alcune grandi imprese, come Ibm e Engineering, che hanno uffici o sedi nel parco o nelle vicinanze».
Che tipo di rapporti avete con la Regione e che relazioni avete instaurato con il territorio?
«Le attività di innovazione e trasferimento tecnologico di Sardegna Ricerche non sono rivolte solo a chi sta all'interno del parco. Ci rivolgiamo alle tante imprese sarde con progetti cluster, di formazione e progetti comuni di ricerca e individuazione di nodi specifici di difficoltà delle imprese. In altri casi, l'attività di innovazione delle imprese in Sardegna, anche esterne al parco, è finanziata attraverso bandi. Calcolando i provvedimenti dell'ultimo periodo ci sono 160 imprese tra piccole, piccolissime e grandi che hanno programmi di ricerca e innovazione afferenti alla nostra attività».
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Che rapporto c'è tra ricerca e impresa?
«Diverse realtà presenti nel parco sono spin off universitari. Si tratta di ricercatori che si costituiscono in impresa. In altri casi, le imprese hanno propri dipendenti che fanno ricerca, ma in genere si tratta di programmi comuni con l'università o con ricercatori esterni. È raro che un progetto sia fatto dalle imprese in totale autarchia. C'è sempre un collegamento tra un gruppo di imprese e un gruppo di ricercatori».
Quali sono i settori su cui state puntando?
«Soprattutto let e biomedicale. Con diverse declinazioni. Abbiamo aperto recentemente nella zona industriale di Macchiareddu un laboratorio di ricerca e sostegno alle imprese che si dedicano alle energie rinnovabili, in particolare al fotovoltaico, alla bioenergia e al solare termodinamico. L’investimento tra progetti approvati e attrezzature si aggira intorno ai 25 milioni di euro. Si tratta di un centro di ricerca nato in collaborazione con l'università che offre servizi alle imprese, ai singoli e agli amministratori per assisterli nella scelta delle energie rinnovabili più appropriate per le loro esigenze. A Monteponi, vicino Iglesias, si sono insediate attività che sviluppano tecnologie legate al disinquinamento ambientale o all'utilizzo delle scorie industriali, collegate alle esigenze del Parco geominerario e alla zona industriale di Portovesme».
L’talia non è una meta attrattiva per i ricercatori. I numeri parlano di 50mila persone con formazione universitaria che hanno lasciato l'Italia negli ultimi 10 anni per altri Paesi. Qual è la situazione della Sardegna da questo punto di vista? .
«Noi purtroppo condividiamo questa situazione. Se son c'è uno sviluppo di industrie innovative avanzate capaci di utilizzare giovani ricercatori laureati, è chiaro che l'emorragia di questi cervelli continuerà. La nostra strategia è quella di rafforzare il sistema contribuendo da una parte ai piani di ricerca e alle attrezzature e dall'altra sviluppando aziende innovative che trattengano i ricercatori sul territorio. Abbiamo avuto anche numerosi casi di rientro dall'estero. Una buona parte dei 400 ricercatori che oggi sono occupati nelle attività del parco sarebbe sicuramente emigrata o impiegata in un lavoro non all'altezza della propria formazione. Non credo ci siano altre strade».
Quali obiettivi vi proponete per il futuro?
«All'interno del parco abbiamo esaurito gli spazi che avevamo a disposizione e stiamo progettando la costruzione di un nuovo laboratorio. Sardegna Ricerche, però, ragiona in termini di sistema regionale, non di parco in senso stretto: per noi è indifferente che un'impresa stia all'interno dei nostri edifici o si insedi vicino all'Università di Cagliari.Vogliamo che il sistema di servizi e rapporti esca fuori dalle mura del parco per raggiungere una massa critica significativa nei nostri campi di interesse. Perché il
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principale sostegno allo sviluppo di un'impresa è la presenza di altre imprese che lavorano nello stesso settore con cui poter scambiare conoscenza e creare sinergie».
Un cluster per L'ambiente
E’ l’ultimo nato di Sardegna Ricerche. Il suo obbiettivo? Fornire soluzioni concrete alla questione della sostenibilità.
Focalizzare le competenze presenti in Sardegna nei settori della ricerca avanzata e della produzione di energie rinnovabili. E’ la mission del Cluster tecnologico sulle fonti di energia rinnovabili promosso da Sardegna Ricerche che ha fatto guadagnare all’Isola il premio Regionando 2007 conferito alle regioni che si sono distinte per il loro impegno a ridurre le emissioni nocive in linea con i protocolli di Montreal, Kyoto e Goteborg. Esso rappresenta un importante passo nella realizzazione della strategia regionale per la ricerca e uno strumento di supporto al Piano energetico ambientale regionale. L’idea del cluster nasce dalla necessità di fornire soluzioni concrete alla questione della sostenibilità ambientale e ottimizzare l’impiego di risorse naturali, assistendo le imprese nella scelta della fonte più adatta alle loro esigenze.
Laura Pasotti