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Sussidio pastorale per il tempo di Quaresima e Pasqua a. l Evangelizzazione Catechesi

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Academic year: 2022

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Sussidio pastorale per il tempo di Quaresima e Pasqua a cura dell’Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi

Sussidio della Quaresima/Pasqua a cura dell’Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi.

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0. Frontespizio quaresima 2015 (diversi modelli) 1. Presentazione del sussidio quaresima 2015

2. PROPOSTA DI ITINERARIO QUARESIMALE anno B 2012 riferimenti catechismi CEI

3. Quaresima ANNO B proposta 2015 segni e simboli 4. Quaresima ragazzi 2015

5. Quaresima 2015 opuscolo intero con tutte le schede domenicali

6. Settimana Santa 2015 7. Pagina preghiera

8. Bollini per la tessera fedeltà nelle domeniche di Quaresima 2015

Quaresima 2015 contributo Caritas

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Album fotografico. Il Vescovo Gerardo a Rocca D’Arce

Album fotografico della visita del Vescovo Gerardo a Rocca D’Arce.

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Giornata Mondiale del Malato in diocesi (8 febbraio 2015 – Pontecorvo)

Ogni anno, in concomitanza con la ricorrenza della prima apparizione della Madonna di Lourdes, il giorno 11 febbraio viene celebrata la giornata Mondiale del Malato presso S.

Pietro. Questa ricorrenza vede in prima linea l’UNITALSI, che nasce proprio come accompagnamento dei Malati alla Madonna di Lourdes.

Quest’anno, dato che la ricorrenza cadeva di giorno feriale, per favorire la partecipazione di tutti e dare ancora una volta il segno dell’unità diocesana, è stata “anticipata”

questa festa a domenica 8 febbraio con una solenne

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celebrazione presso la Cattedrale di Pontecorvo, presieduta dal vescovo, insieme al parroco don Luigi Casatelli e ad altri sacerdoti e diaconi.

Tutta la famiglia dell’UNITALSI, con i malati, i volontari e i presidenti è accorsa a Pontecorvo da tutte le parti della diocesi. Sull’altare, a completare la cornice c’erano anche l’ex assistente UNITALSI don Pasqualino Porretta e il neo assistente unitario don Eric Di Camillo.

U n a M e s s a i n t e n s a , s e n t i t a e v i s s u t a i n s i e m e a l l a confraternita e alla Misericordia, presenti entrambe con le proprie divise, culminata nell’omelia del Vescovo, che concludeva ricordando a tutti come Cristo si è fatto Uomo in tutto e per tutto come Noi, sperimentando il dolore e la sofferenza per poter esserci sempre vicino e farci sapere che può comprenderci e che in nome suo, noi possiamo tutto.

Al termine della celebrazione, si è svolta poi una breve fiaccolata dedicata alla Madonna, per le vie di Pontecorvo, in ricordo di uno dei momenti di preghiera più suggestivi che si svolgono a Lourdes: la processione dei flambeaux.

Rientrati in chiesa, molti si sono accostati alla statua della Madonna per un ultimo saluto, alcuni già pregustando il momento in cui l’avrebbero incontrata di nuovo a Lourdes per il pellegrinaggio dell’UNITALSI (dal 26 aprile al 2 maggio), altri ancora più carichi perché avrebbero partecipato alla giornata a S. Pietro dell’11 febbraio con papa Francesco;

tutti però rinnovati dalla certezza di aver offerto a Gesù, le speranze e le preghiere di quelli rimasti a casa e rafforzati dalla certezza che il Signore, tramite Maria, guarda tutti noi con immenso amore e misericordia, senza lasciarci mai soli nelle nostre sofferenze e fragilità.

Piercarlo Gugliotta

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11 febbraio, XXIII Giornata Mondiale del Malato

Il Vescovo presiede la Messa ed il Rosario Internazionale Cassino, parrocchia di S. Antonio di Padova

L’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, si celebra la Giornata mondiale del Malato, istituita 23 anni fa da Papa Giovanni Paolo II, con l’intenzione di portarci ad imitare Maria, nostra Madre, donna di fede, e guardare ogni nostro fratello malato come fa lei, con gli occhi di Cristo. Sapientia Cordis – «Io ero occhio per il cieco e piede per lo zoppo» (Gb 29,15): è questo il tema pastorale scelto da Papa Francesco quest’anno.

A Cassino, nella parrocchia di S. Antonio di Padova, guidata dal parroco Don Benedetto Minchella, si è celebrato, per il quarto anno consecutivo, l’11 Febbraio, giorno in cui per la prima volta la Bella Signora apparve a Bernardette ed insieme recitarono il Santo Rosario. Oltre alla Messa, è stato recitato il Rosario Internazionale, per sentirsi uniti ai malati e ai sofferenti di tutto il mondo nel giorno che la Chiesa ha scelto per la Giornata Mondiale del Malato. Il tutto con la presenza gradita e autorevole del Vescovo Mons.

Antonazzo, venuto a presiedere la celebrazione.

Per ricreare l’atmosfera mistica di Lourdes e non potendo utilizzare – dato il convenire di moltissime persone – la cappellina laterale della Madonna di Lourdes recentemente allestita, era stata accuratamente approntata davanti all’altare una piccola Lourdes: la grotta con l’Immacolata, Bernadette in preghiera, l’acqua (vera acqua di Lourdes riportata dall’ultimo pellegrinaggio), il rosario, le candele,

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perché anche attraverso questi segni si avesse la sensazione di trovarsi nel santuario sui Pirenei, dove pregare e sostare ai piedi di Maria è il desiderio e l’attività di ogni pellegrino.

Si è iniziato con la Celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo Gerardo e concelebrata da Don Benedetto e dal v i c e p a r r o c o D o n E r w i n , i n u n ’ a t m o s f e r a d i g r a n d e partecipazione e raccoglimento. Il vescovo ha rimarcato nell’omelia l’importanza del rispetto della vita umana e della sua dignità in tutte le sue fasi. Sacralità che deriva dal fatto che l’uomo è stato creato a sua immagine da Dio, che l’ha plasmato dalla terra e col suo soffio vitale l’ha reso vivo e “vivente”, cioè capace di relazionarsi. Dei veri

“attentati” alla dignità e sacralità della vita umana, ha detto, vengono oggi compiuti. L’unica persona, nella storia di tutta l’umanità, ad essere preservata dal peccato è Maria, noialtri siamo tutti nella condizione di fragilità e di peccato. Per questo ricorriamo a Lei, alla Beata Vergine di Lourdes, che interceda per noi perché arriviamo ad una vera conversione di vita e ci aiuti ad avere un cuore nuovo e puro, uno spirito capace di amare.

Al termine della Messa, ci si è preparati al Rosario Internazionale. Numerosissimi i ragazzi e i bambini, che hanno riempito ogni spazio, seduti a terra attorno alla Grotta.

Si è fatto silenzio, sono state spente le luci per lasciare alle fiammelle dei flambeaux il compito di rischiarare l’ambiente in modo estremamente suggestivo, raccolta e intensa l’atmosfera. Si è iniziato con la preghiera per la XXIII Giornata mondiale del Malato “Donaci, o Signore, la sapienza del cuore!“, poi si è pregato il Santo Rosario e come a Lourdes, in molte lingue diverse. Il Pater Noster, intonato dal Vescovo, e il Gloria di ogni decina in latino; il 1°

mistero in italiano (ogni prima parte di Ave Maria recitata da una persona diversa, bambino o adulto, la risposta da tutta l’assemblea), per ogni altro mistero le Ave erano intonate in

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lingue differenti. E si è allargato il cuore di tutti sentendo in tante inflessioni diverse quella stessa invocazione a Maria: in tedesco e africano della Nigeria il 2° mistero, in francese e indiano il 3°, in inglese e filippino il 4°, in spagnolo e ucraino il 5°. Ogni mistero un’invocazione speciale per un tipo di malattia del corpo e dell’anima: per coloro che sono incatenati dalla malattia o dal peccato; per quelli rimasti privi della vista o accecati dall’orgoglio e dall’egoismo; per chi non ha il dono della parola o ha la lingua legata dall’odio e non parla più con i fratelli; per coloro che hanno mani ritratte o inaridite dalla malattia o per egoismo e per paura e non hanno mani pulite e innocenti;

per coloro che sono affetti dalla lebbra del corpo ed emarginati, o dell’anima per sonnolenza e debolezza spirituale. Tra un mistero e l’altro i canti di Lourdes, e all’Ave Maria tutti rivolgevano l’animo al Cielo ed alzavano i flambeaux, creando grande intensità ed emozione. Uno spettacolo di fede. La Salve Regina cantata tutti insieme, seguita dalla lettura di un bellissimo pensiero di Don Tonino Bello ha preceduto il canto delle litanie. In conclusione, il Vescovo, raccogliendo l’acqua di Lourdes sgorgante davanti alla piccola grotta, ha asperso i presenti percorrendo tutta la navata, infine la benedizione finale ha concluso un momento di preghiera straordinariamente intenso, suggestivo e partecipato. Indimenticabile come a Lourdes.

Preghiera per la XXIII Giornata del Malato 2015

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Sapientia Cordis

«Io ero occhio per il cieco e piede per lo zoppo» (Gb 29,15) Donaci, o Signore, la sapienza del cuore!

Padre santo, ogni uomo è prezioso ai tuoi occhi.

Ti preghiamo: benedici i tuoi figli che fiduciosi ricorrono a Te, unica fonte di vita e di salvezza.

Tu che in Gesù Cristo, l’uomo nuovo, sei venuto in mezzo a noi

per portare a tutti la gioia del Vangelo, sostieni il cammino di quanti sono nella prova.

Amore eterno, dona a quanti hanno l’onore di stare accanto ai malati, occhi nuovi:

sappiano scorgere il Tuo volto,

e servire con delicata carità, la loro inviolabile dignità.

E tu, o Madre, sede della sapienza, intercedi per noi tuoi figli

perché possiamo giungere a vedere faccia a faccia il Volto di Dio, bellezza senza fine. Amen.

Lettera del Vescovo Gerardo Antonazzo per la Quaresima- Pasqua

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IN FINES TERRAE 7 AFFERRATI DAL RISORTO

Quarto centenario della

“slavina” di Roccavecchia

L’8 febraio 1616 una slavina travolse gli abitanti di Rocca de’ Vivi

L’8 febbraio 2015 la comunità di Roccavivi ha celebrato il quarto centenario di quel terribile disastro, ricordando e pregando per i defunti che allora ci furono.

Nella Parrocchia di Santa Maria Assunta, il parroco Don Peppino ha accolto i fedeli e il Vescovo Gerardo Antonazzo, il quale si è unito alla comunità del piccolo paesino rovetano nella commemorazione e nel ricordo dei concittadini scomparsi quasi quattrocento anni fa.

“Historia magistra vitae”, questo l’adagio da cui la comunità di Roccavivi è partita per “fare memoria” della storia del proprio territorio. Come hanno ricordato sia Don Peppino, sia il sindaco Giulio Lancia, è insieme che si lavora e si crea una nuova storia per la comunità nel suo insieme, civile e religiosa. Anche il Vescovo, nella sua omelia, ha spiegato come la collaborazione sia un valore fondamentale per il territorio e la comunità.

A Roccavivi, la speranza e la solidarietà hanno aiutato a guardare a ciò che di terribile era accaduto per poter ricostruire ed andare avanti anche nella tragedia, perché è

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«la perdita di speranza la vera tragedia dell’umanità». Il passato deve farci quindi da guida e da maestro, per vivere il presente in funzione di un futuro che sia fecondo e prospero di solidarietà. Grazie a questi valori i cittadini di quattrocento anni fa hanno contribuito a ricostruire e a far ripartire la nuova comunità, che oggi è il frutto della speranza di allora.

Ma qual è il metodo per recuperare la nostra vita del segno della speranza? Il Vescovo ha spiegato che la risposta a questa domanda si trova nel vivere in fraternità, nel fare insieme, perché le cose fatte insieme hanno un futuro, edificano, riparano il presente e creano un progetto.

Monsignor Antonazzo ha usato l’espressione “un cantiere aperto”: la solidarietà e la comunione, infatti, consentono di costruire una comunità compatta e di creare un tessuto sociale in cui il futuro è progetto realizzabile.

Katia Valentini

Il Vescovo Antonazzo

partecipa a due importanti

appuntamenti nella vita

culturale, sociale ed

economica del territorio

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cassinate

Due importanti appuntamenti per entrare ancor meglio nella vita civile e sociale, fatta di storia, cultura, identità, attualità e progetti per il futuro del territorio cassinate che ancora si riconosce come “Terra di San Benedetto”, sono quelli a cui ha partecipato il Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo.

L’ inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015

Il primo appuntamento è stato la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015 dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale, svolta giovedì 5 febbraio presso l’Aula Magna del Campus Universitario. Una cerimonia a cui il Rettore Ciro Attaianese, sostenitore di una visione più partecipativa e meno politica, ha dato un volto innovativo: bastava guardare la disposizione dei posti: nelle prime file non le autorità ma i giovani laureati e dietro a loro i personaggi autorevoli che numerosi hanno risposto al suo invito. Un modo per rendere anche con l’impatto visivo l’urgenza sociale di dare ai giovani il ruolo e l’importanza che meritano. Altro messaggio a forte impatto visivo, a significare l’internazionalità a cui l’Università è aperta, era lo striscione davanti al tavolo dei relatori che, come sintesi della relazione del Rettore, augurio e programma, portava degli ideogrammi giapponesi dal significato: forza e coraggio, mettetecela tutta per andare avanti. E per la prima volta, terzo impatto visivo e terzo messaggio di cambiamento in atto, tra le fila delle autorità, quelle religiose erano impersonate non più da una unica figura, ma da due distinte: il Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo e l’Abate di Montecassino Dom Donato Ogliari.

In apertura il Coro dell’Università ha eseguito l’Inno Nazionale e poi una canzone dei Beatles, altro segno di europeismo e internazionalità. Poi si è dato inizio ai discorsi. Il Rettore Attaianese ha tenuto la sua relazione,

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l’ultima in quanto a maggio scadrà il suo mandato e sarà eletto il nuovo Rettore, in cui ha ripercorso l’intenso cammino fatto dall’università sotto la sua guida, sia quanto a innovazioni didattiche e di ricerca, comunicazione e partecipazione, sia quanto a iniziative, dai CNU (Campionati Nazionali Universitari) alla grande manifestazione per il 70°

anniversario della distruzione e ricostruzione della città e dell’abbazia “Cassino PeaceFix 2014 – dai campi di battaglia ai campi di gara“, giochi sportivi con atleti di Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti; sia, infine, quanto a strutture, con l’apertura del Campus da poco inaugurato con le sue residenze universitarie che accolgono studenti e professori che giungono da tutto il mondo, e con la soddisfazione che oggi l’Università non ha più sedi in fabbricati in affitto ma solo di sua proprietà.

Il discorso del Rettore non è stato certo solo rivolto al passato, ma anzi tutto proteso al futuro, avendone già tracciato l’indirizzo di internazionalità, confermato non solo dagli ideogrammi giapponesi, ma sostanziato dalle varie convenzioni e protocolli firmati dall’ateneo cassinate con il Giappone. Un bilancio positivo, dunque, quello tracciato dal Rettore e confermato dalla testimonianza di due giovani, Daniele Marandola, laureato in Economia aziendale nel 2012 e oggi laureando in Economia e diritto di impresa, attualmente rappresentante degli studenti nel Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo, e Cristina Silvestri, laureata a pieni voti in ingegneria delle Telecomunicazioni nel 2005 presso l’Università di Cassino e attualmente responsabile di un progetto dell’Enel. Il punto sulla situazione dell’Università cassinate è stato completato dalla relazione di Francesco Cuzzi, rappresentante del personale tecnico amministrativo.

Il clou della mattinata è stato l’intervento dell’ospite d’onore della cerimonia, il prof. Stefano Fantoni, che ha condotto importanti ricerche nel campo della Fisica Nucleare teorica e in quella dei fluidi quantistici, Presidente ANVUR,

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Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, che ha tenuto una interessante e approfondita prolusione sul tema quanto mai attuale: Meritocrazia o Meritofobia.

La cerimonia è stata anche l’occasione per consegnare i premi al merito edizione 2015, pergamene e premio in denaro e della mascotte Solana ai 24 migliori laureati dell’ateneo nell’anno accademico 2012-2013.

La BPC compie 60 anni – un pezzo di storia cittadina

La Banca Popolare del Cassinate si è impegnata a sottoscrivere un protocollo con l’Abbazia di Montecassino per rendere possibile il rifacimento degli affreschi della volta della basilica

Nella sala comunale Restagno gremita e alla presenza delle principali autorità civili e militari del territorio, la Banca Popolare del Cassinate ha festeggiato i sessant’anni dalla sua costituzione, avvenuta proprio nella sede del Palazzo Municipale il 5 febbraio 1955. La storia della banca si è intrecciata a quella della città che aveva appena cominciato la ricostruzione dopo la devastazione bellica.

Erano presenti, tra gli altri, il prefetto di Frosinone Emilia Zarrilli, il presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo, il Sindaco di Cassino Giuseppe Golini Petrarcone, il Rettore dell’Università degli Studi di Cassino Ciro Attaianese, le autorità militari, gli ex sindaci di Cassino, i rappresentanti del mondo industriale e imprenditoriale, i sindaci del territorio e in particolare quelli dei paesi che ospitano una filiale BPC. Anche stavolta erano presenti e vicine le due massime autorità religiose, il Vescovo Mons.

Gerardo Antonazzo e l’Abate di Montecassino dom Donato Ogliari,

Dopo i saluti istituzionali, il presidente Formisano ha ripercorso non solo i primi sessant’anni di storia della BPC,

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ricordando il Senatore Piercarlo Restagno, sindaco e fondatore della banca, e i primi 43 soci fondatori, ma soprattutto quel patrimonio di valori da cui è nata la banca e che ancora oggi ne rappresenta il patrimonio più prezioso. Il Direttore Generale, Nicola Toti, ha voluto personalmente esprimere il proprio augurio alla banca, ricordando e ringraziando tutto il personale che, nel tempo, ha messo le proprie energie e la p r o p r i a c r e a t i v i t à a s e r v i z i o d e l l a b a n c a e d e l l a collettività.

Una menzione particolare e la consegna di una targa ricordo a Domenico Gargano, già sindaco di Cassino e socio fondatore della BPC, e ai primi tre dipendenti: Antonio Langiano – divenuto poi direttore generale -, Pietro Di Palma e Antonio Marino Cavaliere, che, con il loro lavoro e la loro professionalità, hanno contribuito alla crescita della Banca Popolare del Cassinate. Scambio di doni, poi, tra il Comune di Cassino e la Banca Popolare del Cassinate, a testimonianza di un solido rapporto tra le due istituzioni.

E’ poi intervenuto Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario generale dell’Associazione Nazionale tra le banche popolari, che ha rimarcato l’importanza della struttura delle banche popolari, basate sul voto capitario. In un momento in cui nuovi progetti legislativi ne mettono in discussione l’assetto e la struttura, De Lucia ha ricordato come invece proprio le banche popolari abbiano saputo custodire un profondo rapporto con il territorio e abbiano sostenuto imprese e aziende in maniera forte, concreta e spesso decisiva.

Infine, la proiezione di un filmato che ripercorre la storia della banca, l’apertura delle diverse filiali, il restyling che gradualmente sta interessando tutte le agenzie, gli uomini che hanno fatto la storia della BPC. E poi, le immagini di Montecassino, con cui la BPC ha intrattenuto, da sempre un grande rapporto. Un rapporto che affonda le sue radici negli anni del dopo guerra e negli anni della ricostruzione. Per i Cassinati la ricostruzione dell’Abbazia era una priorità. Il

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legame del territorio con l’Abbazia significa storia, identità, spiritualità, cultura, tradizione, ma anche sguardo sereno sul mondo e sul futuro.

Il 15 marzo del 1945, settanta anni fa, venne posta la prima pietra della ricostruzione del monastero. Procedevano di pari passo il lavoro e la preghiera, così come volle San Benedetto nella sua Regola, fino a quando l’Abbazia tornò a splendere e ad essere un punto di riferimento per la città, per l’Italia, per il mondo.

Ma ancora oggi restano le tracce di quelle ferite e ancora oggi la volta grigia e vuota della basilica, priva di affreschi, racconta una storia di dolore, ma racconta anche il desiderio di bellezza, di pace, di completezza con cui Cassino, l’Europa e il mondo guardano a Montecassino. Per questo la Banca Popolare del Cassinate si è impegnata a sottoscrivere un protocollo con l’Abbazia di Montecassino per rendere possibile, attraverso l’individuazione dei giusti strumenti, il rifacimento degli affreschi della volta della basilica. Un impegno per il quale l’Abate, Donato Ogliari, ha voluto personalmente ringraziare la banca, ricordando come Montecassino sia un patrimonio per tutto il territorio ma anche per il mondo intero.

In conclusione dell’incontro il presidente Formisano ha sottoscritto, alla presenza dei rappresentanti politici e istituzionali del territorio, un documento nel quale la BPC conferma il proprio impegno per la tutela, la promozione, il sostegno di tutto il territorio, nel rispetto dei principi etici di tutela della persona, di onestà, trasparenza, professionalità, efficienza, correttezza, integrità.

Adriana Letta

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Agenda Pastorale del Vescovo 9-15 febbraio

9 L

10,00 UDIENZE (Sora)

17,30 ARPINO – Parr. S. Michele: S. Messa e Assemblea pastorale con le comunità dell’Unità pastorale

10 M

BALSORANO: Riunione presbiterio zonale

CASALVIERI: S. Messa e Assemblea pastorale con le comunità di Roselli e Purgatorio

11 Me

19,00 CASSINO-PArr. S. Antonio: S. Messa e Recita del s.

Rosario internazionale 12 G

10,00 UDIENZE (Cassino)

17,30 ROCCA D’ARCE: S. Messa e Assemblea pastorale 13 V

09,30 S. VITTORE DEL LAZIO: Incontro formazione Clero giovane 17,30 VILLA S. LUCIA: S. Messa e Assemblea pastorale

14 S

10,00 UDIENZE (Sora)

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15 D

18,00 ATINA: Assemblea pastorale zonale

Assemblea Zonale di Balsorano. “Chi-amati a rispondere”

Nella Chiesa “Santissima Trinità” di Balsorano, la sera del 6 febbraio, si è tenuta l’assemblea zonale, in cui gli operatori pastorali della zona di Balsorano – che ora comprende, oltre alle parrocchie della Valle Roveto, anche quelle di Forcella, Pescosolido e prossimamente Campoli – si sono riuniti per discutere e affrontare i temi legati al Progetto indicato dal Vescovo Gerardo Antonazzo. Compito dell’assemblea quello di rilanciare il programma, descritto nella Lettera Pastorale per l’anno 2014-2015: “Chi-amati a rispondere. Creati per amore, nati per amare”.

L’incontro si è aperto con un momento di preghiera presieduto da Don Domenico Buffone, parroco di San Vincenzo Valle Roveto, a cui sono seguiti gli interventi del vicario zonale Padre Alessandro Moreno Infante e di Don Bernardo Trelle.

La partecipazione e le parole dei presenti hanno messo in luce cosa voglia dire essere operatori pastorali e cosa sia un progetto pastorale: un atto di fiducia, un lavoro e un cammino da svolgere insieme, non solo come singole Parrocchie, ma come comunità cristiana. C’è bisogno di coraggio, speranza e vocazione perché siamo chiamati a rispondere al progetto di

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D i o . E s s e r e o p e r a t o r i p a s t o r a l i s i g n i f i c a q u i n d i

“condividere”, “conoscere” ed “educare”, poiché, come cristiani, dobbiamo concepire la nostra vita secondo il piano di Dio.

Gli operatori delle diverse Parrocchie, con i loro interventi, hanno messo in evidenza le difficoltà, ma anche i traguardi raggiunti attraverso la messa in pratica del progetto pastorale diocesano.

Quello che è emerso dalle loro parole è che ogni comunità, in quanto diversa ed unica, deve rispondere alle proprie esigenze attivando progetti ad hoc, contemporaneamente, però, deve anche essere in grado di integrarsi e confrontarsi con l’esperienza delle altre comunità per camminare insieme.

Nel suo intervento conclusivo il Vescovo Gerardo ha ribadito l’importanza di queste forme di incontro e confronto assembleari, che consentono ai diversi operatori di conoscersi e scambiarsi idee. Ha ricordato, poi, come il progetto pastorale diocesano si sviluppi in due parti: una dottrinale, in cui la comunità è chiamata a riflettere su cosa voglia dire

“la vita come vocazione”; l’altra, invece, dedicata agli orientamenti pastorali, ai programmi e alle iniziative da mettere in atto per dare attuazione alle riflessioni precedentemente fatte.

Sua Eccellenza ha infine invitato gli operatori pastorali a cercare di sviluppare al meglio le proposte della diocesi dando un ruolo particolarmente importante all’ascolto, che consente di sviluppare una pastorale integrata tra le Parrocchie.

Katia Valentini

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Lettera del Vescovo Gerardo ai Sacerdoti, Diaconi, Consacrati, Operatori Pastorali e Fedeli Laici

Lettera del Vescovo Gerardo Antonazzo ai Sacerdoti, Diaconi, Consacrati, Operatori Pastorali e Fedeli Laici.

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“Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)

Si potrebbe riassumere con questo versetto paolino la due giorni del Vescovo Gerardo il quale, lo scorso 25-26 Gennaio, ha fatto visita ai seminaristi della nostra Diocesi che s t u d i a n o p r e s s o i l C o l l e g i o A l b e r o n i d i P i a c e n z a . Nell’occasione il Vescovo ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella festa della Conversione di San Paolo, tra l’altro anniversario della fondazione della Congregazione della Missione (Padri Vincenziani) i quali curano la formazione teologico-spirituale degli alunni. Nel clima di rendimento di grazie i momenti di gioia sono stati condivisi con la comunità formativa ed i ragazzi nella magnanima carità di Dio che tutto unisce.

Il Vescovo Gerardo, nella visita menzionata, ha completato la

“squadra sorana” accompagnando nel suo ingresso in seminario il diocesano Loreto Castaldi di Santopadre affinché compia la f o r m a z i o n e n e c e s s a r i a c h e l o c o n d u r r à v e r s o i l Sacerdozio. Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me sta a sottolineare la scelta di vita che ogni persona pone in essere una volta compresa la sua chiamata: l’io non esiste più, rinuncio totalmente a me stesso per lasciare agire attraverso di me la grazia di Cristo ed essere nel mondo le sue mani, i suoi piedi, i suoi gesti. Ma l’affermazione vuole rimarcare anche il passaggio compiuto da San Paolo, il quale in un moto interiore dell’anima e dello spirito ha subito un capovolgimento: da persecutore di Cristo a perseguitato dall’amore di Cristo, dall’applicazione ferrea della Legge al lasciarsi condurre dall’Altro, dal confidare in un’idea al credere nella persona di Cristo.

Un percorso di rinnovamento interiore, di santa inquietudine nel trasmettere il messaggio di Cristo e di attenzione ai bisogni del prossimo compiuto anche da San Vincenzo de Paoli

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fondatore della Congregazione della Missione, da sempre deputata alla formazione del clero e che il Cardinale Giulio Alberoni (1664-1752) volle a guida del Collegio da lui istituito a Piacenza.

L’ Almo Collegio Alberoni di Piacenza ospitò i primi seminaristi nel 1751 e fu fondato per l’opera del Cardinale su menzionato che, da umili origini, arrivò ad essere il primo ministro di Spagna del re Filippo V; alla morte, il Cardinale lasciò i suoi averi per la formazione del clero piacentino a patto che i candidati fossero poveri ma intelligenti. A questo va aggiunto un grande e preziosissimo patrimonio storico- artistico (dipinti, arredi, numerosi volumi pregiati) su cui svetta il delizioso dipinto quattrocentesco dell’“Ecce Homo” di Antonello da Messina in cui Cristo legato alla colonna, ci guarda indifeso ed interroga quasi a dire: perché mi tratti così? Cosa ho fatto di male? Oggi il Collegio è una comunità multietnica ed internazionale composta da 37 seminaristi che della benevolenza del Cardinale ne fanno sostentamento per compiere il progetto di vita sacerdotale.

19a Giornata mondiale della vita consacrata. Omelia del Vescovo Gerardo Antonazzo

CON LA GIOIA DEL VANGELO

Cassino, Monastero benedettino “S. Scolastica”, 2 febbraio 2015

19a Giornata mondiale della vita consacrata

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Celebriamo la Giornata mondiale della vita consacrata nell’Anno della vita consacrata, che papa Francesco ha indetto a cinquant’anni dal decreto conciliare Perfectae caritatis. E ogni anno in tale contesto contempliamo il mistero della Presentazione di Gesù al tempio.

La gratitudine delle nostre Chiese particolari

Nel Messaggio che come Ordinari diocesani della provincia di Frosinone abbiamo voluto rivolgere ai consacrati che vivono la profezia del loro carisma sul nostro territorio, abbiamo desiderato innanzitutto esprimere l’affetto della nostra fraterna gratitudine per la vostra testimonianza: “Vogliamo ringraziarvi per la presenza nelle nostre Chiese particolari e per il dono del vostro variegato servizio quale testimonianza del vangelo incarnato nei diversi carismi che esprimete.

Vogliamo anche invitarvi, in sintonia con le intenzioni di Papa Francesco, ad abbracciare il vostro futuro con speranza e a vivere il presente con passione”.

Contagiosi per vocazione

Insieme con la gratitudine, è necessario ridare respiro e ali alla speranza, promuovendo ogni progetto di pastorale vocazionale. Le difficoltà del momento presente non possono distogliere il coraggio e l’entusiasmo nel proporre l’ideale della vita consacrata alle giovani e ai giovani del nostro tempo. Forse che il vangelo è diventato inafferrabile o impossibile quale modello di vita “perfetta”? Forse lo stile radicale di vita di Gesù Cristo non è più proponibile alla coscienza spirituale di tante creature di questo nostro difficile tempo?

Proporre è provocare, scandalizzare se necessario, cioè destabilizzare le illusioni e gli ingannevoli miraggi di felicità solitaria, individualista ed egoistica della cultura mondana e pagana. Se il nostro scoraggiamento ci allontana dal servizio vocazionale alle persone, non serve che ad

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assecondare e favorire il dominio dell’effimero, e a tradire il desiderio di vita piena, che Gesù chiama ”vita eterna”, alla quale ciascuno aspira.

La sublimità dell’amore di Cristo

Vivere la gioia della consacrazione richiede di ricentrare sempre nuovamente la propria vita su Cristo. E’ molto utile lasciarci istruire dall’insegnamento di san Paolo, il grande missionario scelto dal Signore per l’annuncio del vangelo alle genti: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore” (Fil 3,8). Egli ci condivide la personale esperienza della rivelazione di Gesù in lui. L’evento della via di Damasco gli fa scoprire il fatto di essere afferrato da Cristo Gesù in un modo straordinario. La luce di quel primo incontro si trasformerà nella sublimità della conoscenza di Cristo, e quindi nella radicalità dell’Amore. Il persecutore ferito si lascerà conquistare totalmente dall’amore di Cristo.

La concezione e la gestione della consacrazione, se resta carente di un contatto profondo e illuminato con la sua fonte primaria che è Gesù Cristo, è più esposta al rischio di manipolazioni, d’interpretazioni parziali e soggettive, di condizionamenti sul piano intellettuale e su quello affettivo.

La vita consacrata se resta povera di intimità con il Signore è insidiata da dubbi, sfiducia, scoraggiamento, rifiuti, d’abbandoni formali o di fatto. Chiediamoci qual sia la qualità della nostra spirituale conoscenza di Gesù Cristo che viene dall’esperienza di fede, dall’Eucaristia, dalla riconciliazione, dalla preghiera personale e comunitaria.

Meglio conosciamo il Signore e più siamo portati ad amarlo, a seguirlo, a fare quello che vuole. Ciascuno e ciascuna ama realmente solo ciò che conosce, e può conoscere profondamente solo ciò che ama con tutto il cuore.

Il vangelo di questa liturgia presenta la testimonianza del vecchio Simeone, uomo giusto che attendeva la redenzione di

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Israele. La vicenda spirituale di Simeone, il santo vegliardo del Tempio, traccia quattro elementi costitutivi della vita consacrata. Di lui si dice: mosso da spirito Santo, si recò al tempio, accolse il bambino tra le braccia, e infine benedisse Dio.

Mosso da Spirito Santo

La nostra personale storia vocazionale è stata provocata dallo Spirito, perché anche noi siamo stati “mossi dallo Spirito”.

La nostra intuizione, grazie alla quale ci siamo messi in discernimento, è stata una mozione iniziale dello Spirito Santo. Lo Spirito ci orienta nel discernimento vocazionale all’interno della grande tradizione ecclesiale: ognuna e ognuno di voi è stato orientato dallo Spirito a riconoscere i tanti carismi suscitati dal Signore nella sua Chiesa, e a scegliere di vivere secondo un determinato stile di vita. Lo Spirito ha suscitato nella Chiesa il carisma che abbiamo incontrato e intorno al quale abbiamo coagulato felicemente la nostra risposta alla chiamata del Signore. La nostra scelta di vita è dunque squisitamente “carismatica”, perché segnata dalla grazia (karis-karisma) dello Spirito Santo il quale, muovendo il cuore e la mente, ha intrecciato le nostre intenzioni spirituali con il progetto divino. Vivere nella vita consacrata deve significare lasciarsi “muovere”

costantemente ed esclusivamente dallo Spirito, e non da calcoli umani, tornaconti personali, accomodamenti mondani, logiche di carriera o di prestigio.

Si recò al Tempio

Lo Spirito ci conduce al Tempio, cioè ci apre al servizio della Chiesa. Abbiamo scritto nel Messaggio ai consacrati: “I vostri fondatori, suscitati dalla Spirito, in maniera diversa hanno risposto alla chiamata di Dio facendo rivivere la gioia e la forza del Vangelo nel loro tempo. Vi hanno lasciato in eredità un carisma, uno spirito con cui vivere la vostra vita nella Chiesa e nel mondo come discepoli di Gesù, testimoni del

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suo Vangelo, tra i poveri, i piccoli, gli uomini e le donne, senza distinzione, con larghezza di cuore”.

La vita consacrata traduce la tenerezza della Chiesa verso le fragilità umane. La maternità della Chiesa si rivela in modo visibile e tangibile nella premura paterna e materna del vostro apostolato.

“Monasteri, comunità, centri di spiritualità, cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo, la ‘città sul monte’ che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù” (Lettera a tutti i consacrati, II,2).

Lo accolse tra le sue braccia

La consacrazione è servizio dei più poveri, è accoglienza tra le proprie braccia delle tante forme di povertà, di vita debole e indifesa, oltraggiata e abbandonata. L’apostolato della vita consacrata si esplicita nel servire Cristo abbracciando i fratelli più deboli. I poveri, ci ricorda spesso papa Francesco sono la carne di Gesù Cristo. “È questo che contraddistingue chi mette la propria vita nelle mani di Dio: uno sguardo aperto, libero, confortante, che non esclude nessuno, abbraccia e unisce” (Messaggio dei Vescovi italiani).

E benedisse Dio

La consacrazione è benedizione. La vostra vita consacrata raggiunge il suo compimento non nelle umane ricompense, ma nel rendimento della benedizione al Signore. La consacrazione deve tradursi in una lode di gloria a Dio, superando l’insidia della lagnanza triste e depressa, che sfilaccia il proprio equilibrio psicologico, affettivo e spirituale, e disgrega il tessuto della fraternità.

La nostra liturgia eucaristica sia il rendimento di grazie

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onesto, cordiale, comunitario, per le belle opere del Signore compiute nel passato della vostra vita consacrata, e celebri la certa speranza e fiducia nelle promesse di Dio che non abbandona mai quanti a Lui si affidano e a Lui consacrano tutti i loro sogni e progetti.

+ Gerardo Antonazzo

Celebrazione diocesana della Giornata nazionale per la Vita. Omelia del Vescovo Gerardo

PROFETI DI VITA

Cassino, Ospedale s. Scolastica, 1° febbraio 2015 37ª Giornata nazionale per la vita

Grazie per questa celebrazione diocesana della Giornata nazionale per la Vita in un luogo altamente significativo e provocatorio, quale l’Ospedale “S. Scolastica”, dove quello

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della Vita umana non è uno slogan, né un tema di riflessione e di dibattito, ma un dono qui accolto dal concepimento fino al suo compimento, nel segno della gratitudine e della custodia della sacralità di questo “miracolo” dell’amore fecondo del Creatore. La scelta di questo ambiente, fortemente evocativo del valore della vita, ci permette di condividere la preghiera, la speranza e l’impegno non solo con gli “addetti ai lavori”, ma per tutti coloro che si trovano impegnati nella sensibilizzazione verso questo bene umano fondamentale, molto s p e s s o i n s i d i a t o d a s c e l t e p e r v e r s e d i m o r t e , c o n irreversibili danni psicologici, relazionali, affettivi, morali e sociali. La celebrazione odierna intende rivolgersi direttamente a tutti i soggetti che quotidianamente sono coinvolti nella dignità della vita, nel suo nascere, nel suo soffrire, nel suo morire.

Il progetto pastorale della diocesi per l’anno 2014-2015 “Chi- Amati a rispondere. Creati per amore, nati per amare” vuole riproporre in modo diffuso l’amore per la Vita, quale mistero che si compie solo nell’accoglienza del dono, e nella risposta al progetto di Dio. Ho scritto, tra l’altro, nella Lettera pastorale: “Il valore e la bellezza della vita riguarda l’aspetto fondativo della persona umana, il bene fondamentale della sua esperienza tra gli umani. Siamo entusiasti della vita, siamo grati a Dio di questo grande dono che fa all’umanità, siamo contenti del creato in cui ci ha collocato come essere unici e irripetibili, responsabili della sua conservazione e del suo sviluppo, intelligenti per capirne i segreti e felici di collaborare con Lui. Non loderemo mai abbastanza Dio del dono della vita, della terra, dei fiori, delle piante, degli animali, del cielo e degli oceani. Siamo contenti di essere stati immersi in un sogno grandioso, di gioire con il Dio della creazione, e di essere stati collocati al culmine della bellezza dell’universo”.

Il vangelo di questa domenica ci pone di fronte al problema della vita posseduta dallo spirito cattivo: “Nella loro

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sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare: ‘Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?. Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù che ordina: “Taci! Esci da lui!”.

Miei cari, di fronte al mistero della vita spesso dobbiamo ammettere di essere schiavizzati anche noi dallo spirito impuro del calcolo, della convenienza, dell’egoismo, della comodità, che porta a rifiutare e a sopprimere il dono della vita ritenuto ingombrante, scomodo, impegnativo e dispendioso.

Altre volte siamo posseduti dallo spirito impuro del desiderio di un figlio quale diritto-pretesa ad ogni costo, in qualunque modo ciò sia possibile.

Assecondare il nobile e grande desiderio di avere un figlio è un investimento necessario per il futuro, purché “questo desiderio non si trasformi in pretesa, occorre aprire il cuore anche ai bambini già nati e in stato di abbandono. Si tratta di facilitare i percorsi di adozione e di affido che sono ancora oggi eccessivamente carichi di difficoltà per i costi, la burocrazia e, talvolta, non privi di amara solitudine.

Spesso sono coniugi che soffrono la sterilità biologica e che si preparano a divenire la famiglia di chi non ha famiglia”

(Messaggio dei Vescovi).

Il triste fenomeno dell’aborto, la prassi della fecondazione artificiale, la ricerca scriteriata del benessere egoistico che sterilizza l’elargizione dell’accoglienza, e il persistere della crisi economica, deprimono gravemente la fecondità della cultura dell’accoglienza. Stimolante la conclusione del messaggio dei vescovi: “La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo:

“vivere fino in fondo ciò che è umano… migliora il cristiano e feconda la città”. La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita.

Sono molte le citazioni del magistero di papa Francesco che riaffermano lo stretto legame tra i bambini e gli anziani, da

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cui dipende il futuro dei popoli: “Abbiamo parlato dei bambini: ce ne sono tanti! Ma io vorrei anche parlare dei nonni, l’altra parte della vita! Perché noi dobbiamo aver cura anche dei nonni, perché i bambini e i nonni sono la speranza di un popolo. I bambini, i giovani perché lo porteranno avanti, porteranno avanti questo popolo; e i nonni perché hanno la saggezza della storia, sono la memoria di un popolo.

Custodire la vita in un tempo dove i bambini e i nonni entrano in questa cultura dello scarto e vengono pensati come materiale scartabile. No! I bambini e i nonni sono la speranza di un popolo!” (Udienza al Movimento per la vita, 11 aprile 2014). Altrettanto vale per il dramma dei nuovi flussi migratori, che rischia di cadere nella globalizzazione dell’indifferenza.

Il pensiero di papa Francesco va soprattutto alle mamme. Ecco le sue parole ricche di affetto e di delicatezza: “La madre…

viene poco ascoltata e poco aiutata nella vita quotidiana, poco considerata nel suo ruolo centrale nella società. Anzi, spesso si approfitta della disponibilità delle madri a sacrificarsi per i figli per “risparmiare” sulle spese sociali… Anche nella comunità cristiana bisognerebbe comprendere di più la lotta quotidiana delle madri per essere efficienti al lavoro e attente e affettuose in famiglia;

bisognerebbe capire meglio a che cosa esse aspirano per esprimere i frutti migliori e autentici della loro emancipazione… Le madri si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere… Sono esse a testimoniare la bellezza della vita…. Essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita, la scelta di dare la vita. E questo è grande, è bello… Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale”

(Udienza generale 7 gennaio 2015).

Calzante anche il richiamo di papa Francesco ai medici

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cattolici lo scorso 16 novembre 2014: “Alla luce della fede della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra:

ogni vita umana è sacra! Come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori».

E, con chiarezza, il papa definisce “falsa compassione” quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica

“produrre” un figlio considerato come un diritto, invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre”.

Ricevendo il Movimento per la vita, insieme a tante mamme e ai loro bambini, in occasione dei vent’anni di Progetto Gemma, papa Francesco ha riaffermato che la vita “è sacra e inviolabile”. Egli ha aggiunto: “Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quella alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tantomeno ideologica”. Egli concludeva con l’accorato appello a “proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi, con lo stile della prossimità: che ogni donna si senta considerata come persona, ascoltata, accolta, accompagnata” (Udienza al Movimento per la vita, 11 aprile 2014).

Questo stanno facendo in tanti, laici e consacrati, credenti e non, professionisti e volontari, negli ospedali e nelle istituzioni civiche, nelle associazioni no profit, nelle diocesi con i “prestiti della speranza” alle famiglie in difficoltà, nelle Caritas parrocchiali, in Centri di aiuto alla vita, nelle associazioni delle adozioni a distanza.

Per tutto questo e a tutti coloro che sono direttamente o indirettamente propugnatori di questa “profezia della vita”

contro ogni cultura di morte, la mia amorevole gratitudine, avvalorata da un particolare e benedicente ricordo nella mia preghiera. Grazie.

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+ Gerardo Antonazzo

Agenda Pastorale del Vescovo 1-8 febbraio 2015

1 D

Giornata per la vita consacrata

17,30 Giornata della vita – S. Messa Ospedale Cassino 2 L

17.00 Cassino-Monastero Benedettino: S. Messa Giornata Vita consacrata

3 M

9,30 Pontecorvo – Ritiro del Clero

S. Biagio Saracinisco – Festa patronale 4 M

11,00 CASSINO-Carcere: Inaugurazione sezione “Sex offender”

5 G

09,30 UDIENZE (Cassino)

11,00 Cassino – Università inaugurazione anno accademico 6 V

18,00 CASSINO-Palazzo Comunale: 60° Banca popolare del Cassinate

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20,00 BALSORANO: Assemblea pastorale zonale 7 S

10,00 UDIENZE (Sora)

18.00 ARCE: Incontro Ragazzi dell’Oratorio

18,45 CASSINO-Suore di Carità: S. Messa e incontro con la Comunità

8 D

11,00 ROCCAVIVI: S. Messa

17,00 PONTECORVO: Incontro UNITALSI

19,00 PONTE MELFA: S. Messa festa s. Scolastica

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