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Abbado Colli. sabato 8 gennaio 2022

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Academic year: 2022

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sabato 8 gennaio 2022

Abbado

Colli

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Fondazione

Orchestra di Padova e del Veneto

Enti fondatori Comune di Padova Provincia di Padova Regione del Veneto

Consiglio generale Sergio Giordani

Sindaco di Padova, Presidente Paolo Giaretta

Vicepresidente Luca Zaia

Presidente della Regione del Veneto, Consigliere Fabio Bui

Presidente della Provincia di Padova, Consigliere

Silvia Sanero Casalini Consigliere

Marco Angius

Direttore musicale e artistico Amedeo Levorato

Direttore amministrativo

Via Marsilio da Padova, 19 35139 Padova (PD) Tel. 049 656848

049 656626 [email protected] www.opvorchestra.it Seguici su

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Stagione concertistica 2021/2022 Natura sonorum

Sabato 8 gennaio 2022

Ciclo completo, Ciclo parziale Verde+Blu Teatro Verdi - ore 20.45

Concerto n° 7025

Direttore

Roberto Abbado

Pianoforte

Federico Colli

Con il contributo di

Provincia di Padova

Comune di Padova

Mecenati Art Bonus

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NOTE 5 4 PROGRAMMA

Programma

Béla Bartók (1881 - 1945)

Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in mi maggiore Allegretto

Adagio religioso Allegro vivace

Claude Debussy (1862 - 1918) Prélude a l’après-midi d’un faune

Igor Stravinsky (1882 - 1971) L’Oiseau de feu

Suite dal balletto, versione 1945 Introduzione

Preludio e danza dell’Uccello di fuoco Variazioni (Uccello di fuoco)

Pantomima I

Pas de deux: L’Uccello di fuoco e lo Zarevic Ivan Pantomima II

Scherzo: Danza delle Principesse Pantomima III

Rondò (Khorovod) Danza infernale

Ninna-nanna (Uccello di fuoco) Inno finale

Puoi riascoltare i concerti della 56ª Stagione Concertistica (e molto altro!) su www.opvlive.it

Note

Debussy

Il Prélude a l'après-midi d'un faune, brano ormai famosissimo e popolare, ispi- rato ad una poesia di Stephane Mallarmé, fu composto da Debussy tra il 1892 e il 1894 e doveva formare il primo pezzo di un trittico (Preludio-Interludio-Para- frasi finale). Rimase solo il Prélude che venne presentato in prima esecuzione il 22 dicembre 1894 alla Sociétè Nationale di Parigi sotto la direzione di Gustave Doret: ottenne un successo immediato, tanto da essere replicato come bis. Non mancarono delle critiche a livello di professori di Conservatorio e uno di essi ebbe a pronunciare un giudizio rimasto storico. «È una salsa senza lepre», disse, perché nel Preludio debussiano non ci sarebbe un tema e uno sviluppo tematico, ma soltanto una indefinibile modulazione della frase melodica. Lo stesso Mallar- mé, dopo un primo istante di sorpresa, apprezzò la pagina di Debussy, al quale inviò un esemplare del suo Poema, corredato dal seguente commento: «Questa musica prolunga l'emozione del mio Poema e ne fissa lo scenario più appassio- natamente del colore». Formalmente la composizione è semplice e lineare e si basa su due temi: il primo pungentemente sensuale, enunciato dal flauto solo, in base ad un'idea straordinariamente originale del musicista, il secondo cantato dai legni e tonalmente più definito. Man mano si distende una voce più viva e infuocata che avvolge "les sommeils touffus" del fauno tra le dissolvenze dan- zanti delle procaci ninfe, si allarga il respiro dell'orchestra sino a quando ritorna il tema del flauto, ancora più penetrante e incantevole, e alla fine due corni con sordina raccolgono i frammenti del primo motivo sul dolce accompagnamento delle arpe. È un pezzo che ancora oggi conserva intatto il suo fascino e non occorrono molte parole per spiegare il suo profondo valore musicale. Boulez ne ha fatta un'analisi sintetica e precisa, che vale la pena di rileggere: «Il flauto del Faune instaura una respirazione nuova dell'arte musicale; l'arte dello sviluppo viene sconvolta ma non quanto il concetto stesso della forma, che liberato dalle costrizioni impersonali dello schema, dà libero corso ad una espressività sciolta e mobile, ed esige una tecnica di adeguamento perfetta e istantanea. L'impiego dei timbri appare essenzialmente nuovo, di una delicatezza e sicurezza di tocco eccezionali; l'impiego di certi strumenti, flauto, corno o arpa, riveste le caratte- ristiche principali della maniera che Debussy userà poi nelle sue opere ulteriori;

la scrittura dei legni e degli ottoni di una leggerezza incomparabile, realizza un miracolo di dosaggio, di equilibrio e di trasparenza. Questa partitura possiede un potenziale di giovinezza che sfida l'esaurimento o la caducità; e come la poesia moderna ha sicuramente le sue radici in certi poemi di Baudelaire, si può dire con fondatezza che la musica moderna si sveglia nell'Après-midi d'un faune».

[Ennio Melchiorre]

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6 NOTE NOTE 7

Bartók 

Bartók compose il suo Terzo Concerto per pianoforte e orchestra durante l'e- state del 1945. A quel tempo era già gravemente malato e non poté completare la partitura. Le ultime diciassette misure furono ricostruite e orchestrate dal suo amico e allievo Tibor Serly, che rivide anche alcuni dettagli di scrittura, come pure le indicazioni di tempo e di metronomo, che mancavano del tutto per il terzo mo- vimento. A quelli di Serly si aggiunsero alcuni ritocchi di Eugene Ormandy, diret- tore della prima esecuzione avvenuta l'8 febbraio 1946 a Filadelfia, con György Sándor al pianoforte. L'edizione della partitura, pubblicata nel 1947 da Boosey

& Hawkes, dà conto con estrema cura e precisione di questi interventi. L'opera, a conti fatti, può dirsi pressoché compiuta dall'autore. Il Terzo Concerto è, nei suoi lineamenti stilistici, un'opera tipica della tarda maniera di Bartók. Una semplice chiarezza strutturale e perfino tonale caratterizza questo lavoro. Esso si diffe- renzia decisamente dai due Concerti per pianoforte che lo avevano preceduto, del 1926 e del 1930-31, scritti per così dire dal Bartók compositore in funzione dell'affermazione del Bartók pianista: in essi infatti lo strumento solista, con la sua scrittura martellata e aggressiva, si contrapponeva alla potente e compatta massa orchestrale in una sfida drammatica, quasi eroica. Qui ogni residuo di sfida e di competizione è concettualmente e idealmente superato: pur non escludendo contrasti, il Concerto mira alla collaborazione armoniosa, alla distillazione dei con- flitti, alla serena pacatezza della contemplazione, alla raffinata concertazione. In questo tipo di pianismo più differenziato e controllato non è ininfluente il pensie- ro alla destinataria del Concerto, la moglie di Bartók Ditta Pásztory. Il primo mo- vimento, Allegretto, è in forma Sonata ed è animato, in una singolare ampiezza di tratto, da una grandiosa melodia strumentale di carattere espressamente unghe- rese esposta prima dal pianoforte e poi ripresa dall'orchestra. Il pianoforte canta, propone, incalza, e l'orchestra raccoglie, integra e sviluppa le idee del solista. L'or- ganicità percorre l'intero movimento e i suoi contenuti con un senso quasi classico, mozartiano, delle proporzioni. Cuore del Concerto è l'Adagio religioso centrale, nel quale può essere visto un riferimento ispirato al Heiliger Dankgesang (preghiera di ringraziamento) del Quartetto per archi op. 132 di Beethoven. Due assorte sezioni esterne, imperniate su figure di stampo polifonico e su una melodia corale del pia- noforte, racchiudono un vasto episodio atematico percorso da fremiti metafisici, timbricamente esemplare dell'atmosfera angosciosa di tante "musiche della notte"

bartókiane. L'estrema rarefazione e concentrazione della materia sembrano quasi valori a sé stanti, ma non escludono interpretazioni più suggestive o programma- tiche, spirituali o laiche, come quella di Massimo Mila nel suo libro einaudiano su Bartók: "Tale il senso della religiosità a cui è fatto esplicito riferimento nell'indi- cazione del secondo tempo: una depurazione dei grumi troppo spessi della ma- teria vitale, una risoluzione dei nodi tumultuosi in cui s'aggrappa la turbolenza dell'uomo sospinto dalla pienezza delle sue energie, un posare stanco dall'affanno del vivere, che se non è proprio assoluta certezza di pace futura, è almeno distac- co, acquisita convinzione della vanità di tanto gioire, soffrire, sperare, lottare".

Questo distacco si oggettiva aggiungendo anche un risvolto ironico nel brillante Allegro vivace conclusivo, che il pianoforte attacca con gesto perentorio subito dopo l'Adagio: un Rondò del tutto tradizionale, giocato sull'alternanza del ritor- nello asimmetrico, sincopato, ritmicamente incisivo, con due episodi di carattere fugato, fagocitati e rielaborati con piglio virtuosistico dal solista.

[Sergio Sablich]

Stravinsky

Presentato all'Opera di Parigi il 25 giugno 1910 per la stagione dei Ballets Russes di Diaghilev, L'Uccello di fuoco ha significato la sintesi di tutte le esperien- ze compositive degli anni precedenti di Stravinsky, orientato ormai alla realizza- zione di un nuovo stile russo, nel superamento dell'Impressionismo. Il linguaggio musicale di questa partitura, infatti, è ricco di smaglianti colori ed intriso delle se- duzioni armoniche del retaggio di Rimskij-Korsakov e Skrjabin, nonché di qualche reminiscenza debussiana, pur se appare inequivocabilmente stravinskiano, specie nel terrificante dinamismo ritmico delle sue pagine più celebri. Di per sé il balletto trasse l'ispirazione da una antica fiaba russa trasferita in sede coreografica da Bakst e da Fokine, formulatore quest'ultimo di una nuova teoria sul balletto che era antitetica alla ripetizione di passi già esistenti, nonché contraria alla funzione della musica come mero accompagnamento della danza. La trama, di carattere magico, con tanto di apoteosi nuziale alla fine, simboleggia la vittoria delle forze del bene su quelle del male. Il principe Ivan cattura un uccello di fuoco ma gli ridona la libertà. Mentre Ivan si intrattiene con le tredici principesse prigioniere del mostro Katschej, questi giunge con il suo seguito e si appresta a trasformare ogni creatura in pietra con le sue arti magiche. Interviene però l'uccello che ad- dormenta tutti gli astanti con un incantesimo al suono della dolce Berceuse, dando la possibilità ad Ivan di spezzare lo scrigno che contiene l'anima del mostro. Il regno dei malvagi viene distrutto ed Ivan è il nuovo re della terra liberata, accanto alla più bella delle principesse. Nella stesura originaria del balletto il compositore russo impiegò un vastissimo organico orchestrale, rimasto pressoché inalterato nella prima Suite sinfonica realizzata nel 1911 che faceva seguire all'Introduzione, le Suppliche dell'uccello di fuoco, il Gioco delle principesse con il pomo d'oro, la Ronda delle principesse, la Danza infernale dei sudditi di Katschej. Nel 1912 Stra- vinskij estrapolò la Berceuse che venne inserita nella seconda Suite concertistica, realizzata a Morges nel 1919 per un organico strumentale più limitato. Nel 1945, infine, venne curata da Stravinsky una terza Suite che, per ragioni ballettistiche, provvide a recuperare tra il primo e il secondo episodio della seconda Suite tre pantomime, un pas-de-deux e lo Scherzo-Danza delle principesse. In tale ultima veste L'Uccello di fuoco venne adottato da Balanchine nel 1950 per uno spettacolo del New York City Ballet.

[Luigi Bellingardi]

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Interpreti

Roberto Abbado

Insignito del prestigioso “Premio Abbiati” dall’Associazione Critici Musicali Italiani, “per la compiuta maturità interpretativa, l’ampiezza e la curiosità del repertorio nel quale ha offerto esiti rimarchevoli attraverso un’intensa attività stagionale”, Roberto Abbado è attualmente Direttore Musicale del Festival Verdi di Parma e dal 2022 Direttore Principale della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna. Ha studiato direzione d’orchestra con Franco Ferrara al Teatro La Fenice di Venezia e all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, dove è stato invitato - unico studente nella storia dell’Accademia - a dirigere l’Orchestra di Santa Cecilia. Ha fatto il suo debutto negli Stati Uniti nel 1991 a New York, sul podio dell’Orchestra di St. Luke’s. Da allora è tornato regolarmente negli Stati Uniti a dirigere le orchestre sinfoniche di Boston, Philadelphia, Chicago, Cleve- land, Dallas, San Francisco, nonché la Los Angeles Philharmonic, la Saint Paul Chamber Orchestra - di cui è uno degli “Artistic Partners” - collaborando con soli- sti come Yo-Yo Ma, Midori, Nigel Kennedy, Gil Shaham, Joshua Bell, Hilary Hahn, Vadim Repin, Sarah Chang, Yefim Bronfman, Mitsuko Uchida, Alfred Brendel, Radu Lupu, André Watts, Andras Schiff, Lang-Lang e Katia e Marielle Labèque.

È stato Direttore Musicale della Münchner Rundfunkorchester dal 1991 al 1998, e al Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia dal 2015 al 2019. Ha lavorato, fra le altre, con la Concertgebouworkest di Amsterdam, i Wiener Symphoniker, l’Orchestre national de France, l’Orchestre de Paris, la Staatskapelle Dresden, la Gewandhausorchester e la MDR-Sinfonieorchester di Lipsia, la NDR Sinfonieor- chester di Amburgo, la Sveriges Radios Symfoniorkester di Stoccolma, l’Orche- stra Filarmonica di Israele, l’Orchestra di Santa Cecilia, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, l’Atlanta Symphony Or- chestra, la Cincinnati Symphony Orchestra, la New World Symphony Orchestra, la Minnesota Orchestra, la Malaysian Philharmonic Orchestra, la Taipei Sym- phony Orchestra e l’Orquesta Sinfónica de Madrid.

Roberto Abbado ha diretto numerose prime mondiali e nuove produzioni di ope- re liriche, tra le quali si ricordano Fedoraed Ernani al Metropolitan di New York;

I vespri siciliani alla Wiener Staatsoper; La Gioconda, Lucia di Lammermoor, La donna del lago e la prima assoluta di Teneke di Fabio Vacchi alla Scala; L’amour des trois oranges, Aida e La traviata alla Bayerische Staatsoper; Le comte Ory, Attila, I Lombardi alla prima crociata, Il barbiere di Siviglia, Phaedra di Henze - in prima italiana - e Anna Bolena al Maggio Musicale Fiorentino; Don Giovanni alla Deutsche Oper Berlin; Simon Boccanegra e La clemenza di Tito al Regio di Torino;

La donna del lago all’Opéra Garnier di Parigi; Ermione, Zelmira e Mosè in Egitto al

Rossini Opera Festival; la prima italiana di Der Vampyr di Marschner al Comunale di Bologna, la prima mondiale di Arianna, Fedra e Didone al Festival di Spoleto, Le trouvère e Luisa Miller al Festival Verdi.

Appassionato interprete di musica contemporanea, il suo repertorio abbraccia compositori quali Luciano Berio, Bruno Maderna, Goffredo Petrassi, Sylvano Bussotti, Niccolò Castiglioni, Azio Corghi, Ivan Fedele, Luca Francesconi, Gior- gio Battistelli, Michele dall’Ongaro, Giacomo Manzoni, Salvatore Sciarrino, Fabio Vacchi, Pascal Dusapin, Henri Dutilleux, Olivier Messiaen, Alfred Schnittke, Hans Werner Henze, Helmut Lachenmann, John Adams, Ned Rorem, Christopher Rou- se, Steven Stucky, Charles Wuorinen e Silvia Colasanti.

Sono di particolare rilievo le tournée sinfoniche con l’Orchestra Filarmonica di Israele (Spagna 2005), la Chamber Orchestra of Europe (Europa 2006), la Saint Paul Chamber Orchestra (Europa 2007), il Maggio Musicale Fiorentino (Festival Enescu di Bucarest 2009), l’Orchestra Verdi di Milano (Svizzera 2009), l’Orche- stre Philharmonique de Monte-Carlo (Russia 2011) e la Boston Symphony Or- chestra (East Coast, USA, 2011).

Nelle ultime stagioni ha diretto La Favorite al Festival di Salisburgo (con Juan Diego Flórez ed Elīna Garanča); Don Pasquale, Samson et Dalila, A Midsummer Night’s Dream, I vespri siciliani, Tancredi, La damnation de Faust, I masnadieri, Rigoletto e Lucia di Lammermoor al Palau de les Arts di Valencia; La Gioconda, Maometto II, Lucia di Lammermoor, Benvenuto Cellini, Andrea Chénier e I ma- snadieri al Teatro dell’Opera di Roma; Norma al Teatro Regio di Torino; Macbeth (regia di Bob Wilson) e Parsifal (regia di Romeo Castellucci) al Teatro Comunale di Bologna; Così fan tutte al Teatro Petruzzelli di Bari; Rigoletto e Lucia di Lam- mermoor al Metropolitan di New York; La traviata (regia di Ferzan Özpetek) e Simon Boccanegra a Hong Kong in tour rispettivamente con il Teatro di San Carlo di Napoli e con il Teatro Regio di Torino; Norma al Teatro Real di Madrid; La Tra- viata all’Opera di Shanghai; Lucia di Lammermoor al Théâtre des Champs Elysées di Parigi; Don Pasquale all’Ópera de Bilbao; Le siège de Corinthe al Rossini Opera Festival; Lucia di Lammermoor all’Opéra de Monte Carlo.

Più recentemente ha diretto Lucia di Lammermoor al Teatro Massimo di Palermo;

il concerto di Capodanno e I puritani al Teatro dell’Opera di Roma; Macbeth, Mes- sa da Requiem, Un ballo in maschera (Gustavo III) e i Divertissements dal Nabucco in prima esecuzione assoluta in tempi moderni in un concerto sinfonico corale al Festival Verdi di Parma e La Cenerentola all’Opera di Los Angeles.

Tra le sue registrazioni figurano I Capuleti e i Montecchi di Bellini (nominato

“Miglior CD dell’anno” da BBC Magazine nel 1999), Tancredi di Rossini (vincitore del premio “Echo Klassik Deutscher Schallplattenpreis” 1997), Don Pasqualecon Eva Mei e Renato Bruson, Turandot con Eva Marton, Ben Heppner e Margaret Price. Per Decca ha registrato Verismo Arias con Mirella Freni, L’amour e Arias for Rubini con Juan Diego Flórez. Per Deutsche Grammophon ha pubblicato Bel Canto (“Echo Klassik Deutscher Schallplattenpreis” 2009), Revive – entrambi con Elina Garanča - e il DVD di Fedoracon Mirella Freni e Placido Domingo dal Metro-

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politan di New York. Primo direttore italiano, Roberto Abbado ha diretto l’ormai tradizionale concerto di Capodanno al Teatro La Fenice di Venezia il 1° gennaio del 2008 (in DVD per Hardy Classic Video). Si ricordano inoltre tre produzioni al Rossini Opera Festival di Pesaro: Ermione per Dynamic; Zelmiracon Juan Diego Flórez, Kate Aldrich e Gregory Kunde per Decca; Mosè in Egitto con Sonia Ganas- si, Dmitry Korchak, Riccardo Zanellato e Alex Esposito per Opus Arte. Per Dy- namic ha registrato la Messa da Requiem, Le trouvère firmato da Robert Wilson e Macbeth di Giuseppe Verdi nella versione di Parigi del 1865, l’esecuzione ha vinto il Premio Speciale della Critica Musicale “Franco Abbiati” 2021.

Federico Colli

Elogiato dal Daily Telegraph per “il suo tocco meravigliosamente leggero e la sua eleganza lirica” e definito dalla rivista Gramophone “uno dei pensatori più originali della sua generazione”, Federico Colli si è rapidamente conquistato la fama a livello mondiale per le sue interpretazioni avvincenti e non convenzio- nali, oltre che per la limpidezza della sua sonorità. La straordinaria originalità e l’approccio alla musica fortemente ingegnoso e filosofico hanno reso prodigiose e multidimensionali le sue esibizioni e incisioni. La sua prima registrazione di Sonate di Domenico Scarlatti, incisa per Chandos Records, a cui è legato da un rapporto di esclusiva, ha ricevuto il premio di Recording of the Year di Presto Classical. Il Secondo Volume delle Sonate di Scarlatti, è stato premiato Recording of the Month dal BBC Music Magazine e dall’International Piano Magazine ed è stato scelto da BBC Music Magazine come uno dei migliori album di musica classica del 2020.

Dopo aver vinto il Concorso Mozart di Salisburgo nel 2011 e la Medaglia d'oro alla The Leeds International Piano Competition nel 2012, International Piano Magazine lo ha selezionato come uno dei “30 pianisti under 30 che in prospet- tiva potranno dominare la scena negli anni a venire”. Da allora, Federico Colli si è esibito con orchestre prestigiose, fra le quali l’Orchestra Mariinsky e la Filar- monica di San Pietroburgo, la Philharmonia Orchestra, la Royal Philharmonic, la BBC Symphony e la BBC Philharmonic, la Royal Liverpool Philharmonic, la Filarmonica Reale di Stoccolma, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra Sinfonica della RAI e l’Orchestre national d’Île-de-France. Ha anche collaborato con direttori d’orchestra del calibro di Valery Gergiev, Vladi- mir Ashkenazy, Yuri Temirkanov, Juraj Valčuha, Ion Marin, Thomas Søndergård, Ed Spanjaard,Vasily Petrenko, Jasper Kaspszyk, Ed Spanjaard, Sir Mark Elder, Dennis Russel Davies e Sakari Oramo.

Federico Colli, uno dei più prolifici e intriganti interpreti di recital, si è esibi- to in alcune delle sale più prestigiose del mondo, fra cui il Musikverein e la Konzerthaus di Vienna, la Konzerthaus di Berlino, la Herkulessaal di Monaco, la Gewandhaus di Lipsia, il Royal Concertgebouw di Amsterdam, la Royal Albert

Hall e la Royal Festival Hall di Londra, il Rudolfinum di Praga, la Philharmonie di Parigi, l’Auditorium Parco della Musica di Roma, la Nikkei Hall di Tokyo, la Hong Kong City Hall, la Seoul Kumho Art Hall, il Lincoln Centre di New York e la Bennet Gordon Hall di Chicago. È stato inoltre ospite di numerosi Festival, tra cui: il Fe- stival Pianistico della Ruhr a Dortmund, il Dvorak International Festival a Praga, lo Chopin and his Europe Festival di Varsavia, il Festival di Lucerna e il Ravinia Festival a Chicago.

Gli appuntamenti nella stagione 2021/2022 prevedono l'esecuzione del Concer- to per pianoforte di Grieg insieme all’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, il Concerto n. 3 per pianoforte di Bartok con l’Orchestra di Padova e del Veneto, il Concerto per pianoforte K. 488 di Mozart con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, il Concerto per pianoforte n. 4 di Beethoven con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e il Concerto n. 2 per pianoforte di Shostakovich con la Sichuan Orche- stra of China. Gli appuntamenti in recital includono esibizioni alla Elbphilhar- monie di Amburgo, la Konserthuset di Stoccolma, la Ehrbar Saal di Vienna per la Bechstein Piano Series, la Town Hall di Leeds, una tournée di recital in Nord America (Herbst Theatre di San Francisco, Gilmore Rising Stars Series e Chopin Society di Vancouver) e un recital  in duo insieme al violinista Josef Špaček al Rudolfinum di Praga.

Oltre alle esibizioni dal vivo, Federico Colli è impegnato anche in un fitto pro- gramma di registrazioni. Le sue future pubblicazioni per Chandos includono un progetto di musica russa focalizzato su Shostakovich e Prokofiev, oltre a un la- voro lungo cinque anni e di più incisioni dedicato a Mozart e al suo repertorio di musica da camera solista. Grazie al suo amore per la musica, durante la pande- mia Federico Colli ha dato vita a una serie di brevi video per il suo canale YouTu- be concepita per riscoprire la Fantasia in do minore K475 di Mozart e per dare il giusto posto alle idee musicali del compositore all’interno di un contesto storico e culturale. Ispirato dal mistero che avvolge la genesi di tale opera, Federico Colli ha creato un avvincente racconto basato sulla sua profonda conoscenza delle biografie e lettere di Mozart, oltre che alla storia e alla cultura del XVIII secolo.

Nato a Brescia nel 1988, Federico Colli ha studiato al Conservatorio di Milano, all'Accademia Internazionale di Pianoforte di Imola e al Mozarteum di Salisbur- go, sotto la guida di Sergio Marengoni, Konstantin Bogino, Boris Petrushansky e Pavel Gililov.

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Orchestra di Padova e del Veneto

Fondata nell’ottobre 1966, in oltre 50 anni di attività l’Orchestra di Padova e del Veneto si è affermata come una delle principali orchestre italiane.

Unica Istituzione Concertistico-Orchestrale attiva in Veneto, l’OPV realizza circa 120 tra concerti e recite d’opera ogni anno, con una propria Stagione a Padova, concerti in Regione, per le più importanti Società di concerti e Festival in Italia e all’estero.

La direzione artistica e musicale dell’Orchestra è stata affidata a Claudio Sci- mone (dalla fondazione al 1983), Peter Maag (direttore principale, 1983-2001), Bruno Giuranna, Guido Turchi, Mario Brunello (direttore musicale, 2002-2003), Filippo Juvarra. Nel settembre 2015 Marco Angius ha assunto l’incarico di diret- tore musicale e artistico.

L’OPV annovera collaborazioni con i nomi più insigni del concertismo internazio- nale, tra i quali si ricordano S. Accardo, M. Argerich, V. Ashkenazy, I. Bostridge, R. Chailly, R. Goebel, P. Herreweghe, C. Hogwood, S. Isserlis, L. Kavakos, T. Koop- man, A. Lonquich, R. Lupu, M. Maisky, Sir N. Marriner, V. Mullova, O. Mustonen, A.S. Mutter, M. Perahia, I. Perlman, S. Richter, M. Rostropovich, K. Zimerman.

Negli ultimi anni l’Orchestra si è distinta anche nel repertorio operistico, riscuo- tendo unanimi apprezzamenti in diversi allestimenti di opere di Mozart, Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi e Lehár, e una innovativa programmazione in ambito educational.

Nella Stagione 2015/2016, su ideazione di Marco Angius, l’OPV ha ospitato Salvatore Sciarrino come compositore in residenza realizzando il primo ciclo di Lezioni di suono, esperienza che si è poi rinnovata nelle Stagioni successive con Ivan Fedele, Giorgio Battistelli, Nicola Sani e Michele dall’Ongaro. Sempre nel 2016, l’esecuzione integrale delle Sinfonie di Beethoven dirette da Angius nell’ambito del “Ludwig Van Festival” è stata accolta da un eccezionale consenso di pubblico e di critica, confermato nel 2017 con l’integrale delle Sinfonie di Schubert.

L’Orchestra è protagonista di una nutrita serie di trasmissioni televisive per Rai 5 con i quattro cicli di Lezioni di suono, con Immortali Amate integrale dei concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven, con Inori di Stockhausen e Sconcerto di Battistelli con Elio, oltre che di una vastissima attività discografica che conta più di 60 incisioni per le più importanti etichette.

L’OPV è sostenuta da Ministero della Cultura, Regione del Veneto, Provincia di Padova e Comune di Padova.

www.opvorchestra.it

Violino principale Fabio Paggioro

Violini I

Stefano Bencivenga **

Giacomo Bianchi Laura Maniscalco Simone Castiglia Sofia Bolzan Luigi di Francia David Scaroni Violini II Ivan Malaspina * Niccolò Dalla Costa Alice Bianca Sodi Chiara Serati Giulia Carniel Pavel Cardas Viole Giada Broz * Floriano Bolzonella Federico Furlanetto Silvina Sapere

Alessandra Di Pasquale

Violoncelli

Francesco Martignon * Giancarlo Trimboli Simone Tieppo Antonio Merici

Contrabbassi Daniele Carnio * Luca Stevanato Matteo Zabadneh

Flauti

Mario Folena * Riccardo Pozzato Silvia Lupino

Oboi

Paolo Brunello * Erika Rampin Nicolò Dotti Clarinetti Luca Lucchetta * Massimiliano Limonetti Fagotti

Aligi Voltan * Paolo Rosetti Corni

Marco Bertona * Alberto Prandina Dario Venghi Maurizio Cavallini Trombe

Alberto Frugoni * Roberto Caterini Tromboni Alessio Savio * Filippo Munari Trombone basso Fabio Rovere

Basso tuba Antonio Belluco

Timpani Luca Viotto

Percussioni Federica Biondi * Tommaso Salvadori Pietro Squarzon Pianoforte Maria Iaiza

Arpe

Cristina Centa * Angelica Ferrari

* Prima parte

** Concertino Orchestra di Padova e del Veneto

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14 PROSSIMI CONCERTI

Prossimi concerti

Sabato 15 gennaio ore 17.30

Sala dei Giganti - Palazzo Liviano, Padova

MARCO ANGIUS Direttore

LEONORA ARMELLINI Pianoforte

ALESSANDRO ZATTARIN Relatore

SCHUMANN / RAVEL Carnaval

Biglietti € 15,00

Disponibili online su opvorchestra.it

Sabato 22 gennaio ore 17.30

Sala dei Giganti - Palazzo Liviano, Padova

MARCO ANGIUS Direttore

Prima parte

ALESSANDRO TAVERNA Pianoforte FABIO NIEDER Relatore

GRIEG/NIEDER Quattro pezzi lirici Seconda parte

SIMONIDE BRACONI Viola d’amore SILVIO CELEGHIN Organo

STEFANO CATUCCI Relatore HENZE

Drei Mozartsche Orgelsonaten MOZART

Sonate per organo e archi K 328, K 67, K 336 Biglietti € 15,00

Disponibili online su opvorchestra.it

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a

Stagione concertistica 2021/2022 Natura sonorum

www.opvorchestra.it

www.opvlive.it

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