• Non ci sono risultati.

Indice. Mar 1 nov 1994 sentenza Sentenza Pacciani - 1 novembre 1994 di Enrico Ognibene. Fascicolo generato da mdfdb Gio 26 feb 2015, 08:42:24

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Indice. Mar 1 nov 1994 sentenza Sentenza Pacciani - 1 novembre 1994 di Enrico Ognibene. Fascicolo generato da mdfdb Gio 26 feb 2015, 08:42:24"

Copied!
10
0
0

Testo completo

(1)
(2)

Indice

Mar 1 nov 1994 sentenza

Sentenza Pacciani - 1 novembre 1994 di Enrico Ognibene

Fascicolo generato da mdfdb Gio 26 feb 2015, 08:42:24

(3)

N. 3/94 Reg. Sent.

N. 1/94 Reg. Gen.

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO La Corte di Assise di Iº GRADO DI FIRENZE

Composta dei Signori:

1. DOTT. ENRICO OGNIBENE Presidente 2. DOTT. MICHELE POLVANI Giudice 3. PIERO BALLOCCI Giudice popolare 4. PIERO BOSCHI

5. SILVANO GUALTIERI 6. FIORETTA AMMANNATI 7. MARIA GRAZIA DOMINI 8. LIANA PENNACCHIONI ha pronunciato la seguente

SENTENZA nella causa1

contro

PACCIANI PIETRO, nato a Vicchio di Mugello il 7/1/25, attualmente detenuto nella Casa Circondariale

(4)

di Sollicciano – Firenze.

DETENUTO PRESENTE

IMPUTATO

1. del delitto continuato di omicidio aggravato previsto dagli artt. 575, 577 n. 3, 61 n. 5, C.P., perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, esplodendo, in tutti gli episodi colpi di arma da fuoco con una medesima pistola Beretta cal. 22 serie 70 ed utilizzando anche, negli episodi indicati ai nn. da 2 a 8, uno strumento da punta e da taglio, agendo con premeditazione e profittando di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa, cagionava la morte di:

1. LO BIANCO ANTONIO e LOCCI BARBARA:

accertato in loc. Castelletti di Signa nella notte tra il 21 e il 22 agosto 1968;

2. GENTILCORE PASQUALE e PETTINI STEFANIA: accertato in loc. Fontanine di Borgo San Lorenzo il 15 settembre 1974;

3. FOGGI GIOVANNI e DE NUCCIO CARMELA:

accertato in loc. Mosciano di Scandicci il 7 giugno 1981;

4. BALDI STEFANO e CAMBI SUSANNA:

accertato in loc. Bartoline di Calenzano il 23 ottobre 1981;

5. MAINARDI PAOLO e MIGLIORINI

ANTONELLA: accertato in loc. Baccaiano di Montespertoli il 19 giugno 1982;

(5)

6. MEYER HORST W. e RUSCH JENS U.: accertato in loc. Giogoli di Scandicci il 10 settembre 1983;

7. STEFANACCI CLAUDIO e RONTINI PIA:

accertato in loc. Boschette del Comune di Vicchio di Mugello il 30 luglio 1984;

8. KRAVEICHVILI JEAN e MAURIOT NADINE:

accertato in loc. Salve Regina di contrada Scopeti in Comune di S. Casciano Val di Pesa il 9 settembre 1985;

2. delitto continuato di vilipendio di cadavere previsto dagli artt. 81, 410 co. 2 c.p., perché, con più azioni esecutive del medesimi disegno criminoso, mutilava i cadaveri di De Nuccio Carmela, Cambi Susanna, Rontini Pia, Mauriot Nadine, asportando in tutti gli episodi una zona del corpo in regione pubica e negli ultimi due anche la mammella sinistra: accertato nei luoghi e nei tempi indicati al capo A);

3. delitto continuato di porto e detenzione illegale di arma comune da sparo previsto dagli artt. 81 c.p., 61 n. 2 c.p.

2, 4, 7 legge 895/1967 e succ. modificazioni perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, al fine di commettere gli episodi di omicidio indicati al capo A) e nei tempi e luoghi ivi descritti, illegalmente deteneva e portava in luogo pubblico la pistola Beretta cal. 22 L.R. serie 70;

4. contravvenzione prevista dagli artt. 81 c.p., 61 n. 2 c.p., 4 legge n. 110/1975 perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso ed al fine di commettere gli episodi indicati al capo A) nei tempi e luoghi ivi descritti portava, fuori della propria abitazione, un’arma da punta e taglio.

(6)

SENTENZA in data 1/11/94

depositata il 13-4-95

Il Cancelliere Li

fatto avviso di che all’articolo 151 Cod. p. p.

Il Cancelliere

(7)

SVOLGIMENTO DEI FATTI

Il giorno 9 settembre 1985 nelle prime ore del pomeriggio giungeva alla stazione dei Carabinieri di S. Casciano Val di Pesa, in provincia di Firenze, la notizia che in una zona boscosa situata nelle immediate adiacenze di via degli Scopeti, tratto di strada che collegava l’abitato di S.

Casciano con la via Cassia, era stato rinvenuto un cadavere.

Accorsi immediatamente sul posto il maresciallo Vincenzo Lodato, comandante della stazione, con altri militari, ci si rendeva conto che il cadavere, parzialmente occultato dalla sterpaglia e da alcune scatole di vernice che gli erano state gettate addosso, era quello di un uomo di giovane età che presentava numerose ferite da arma bianca e da arma da fuoco in varie parti del corpo. Nella piazzola sovrastante il luogo ove era stato rinvenuto il corpo ed a breve distanza dallo stesso veniva localizzata un’auto Volkswagen Golf bianca con targa francese: accanto a questa era situata una tenda di tipo canadese che presentava uno squarcio nel tessuto della parete posteriore. All’interno veniva rinvenuto il corpo nudo e privo di vita di una donna che presentava numerose ferite da arma da fuoco: il cadavere mostrava inoltre due vistose mutilazioni e cioè l’escissione del pube e del seno sinistro.

Ancor prima che gli esami autoptici e balistici ne dessero la certezza ci si rendeva immediatamente conto, per la particolarità delle lesioni che il corpo della donna presentava e per gli strumenti usati per realizzare l’azione criminosa, che il fatto era, in ordine di tempo, l’ultimo episodio della serie di duplici omicidi commessi da un misterioso criminale che la voce e la fantasia popolare

(8)

avevano denominato ‘mostro di Firenze’ o ‘mostro delle coppiette’, per gli specifici bersagli della sua azione delittuosa e che l’arma da fuoco usata era ancora una volta la pistola Beretta calibro 22 Long Rifle serie 70, che, a quel punto, aveva apposto il suo tragico sigillo su ben sedici omicidi.

La lunga scia di sangue legata alla suddetta arma aveva avuto inizio il lontano 21 agosto 1968 quando nelle prime ore del mattino in Lastra a Signa località Castelletti, all’interno di un’auto Alfa Romeo Giulietta, erano stati rinvenuti i cadaveri di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco, entrambi residenti in Lastra a Signa, attinti da numerosi colpi di arma da fuoco. Le indagini svolte all’epoca avevano portato all’incriminazione del marito della donna, Stefano Mele, che aveva in un primo momento confessato di essere stato lui l’autore del crimine, ritrattando successivamente ed accusando della commissione del delitto altri soggetti, tra i quali gli asseriti amanti della moglie, Vinci Francesco, Vinci Salvatore e Cutrona Carmelo. La vicenda aveva trovato una soluzione apparentemente definitiva con la affermazione di colpevolezza del Mele, consacrata nella sentenza 25 marzo 1970 della Corte di Assise di I grado di Firenze, sostanzialmente confermata in grado di appello e passata in cosa giudicata, con la quale il prevenuto era stato ritenuto unico responsabile del duplice omicidio, oltreché di calunnia aggravata continuata in danno dei due Vinci e del Cutrona.

Particolare rilievo aveva avuto il fatto che, al momento della commissione del duplice delitto, all’interno dell’auto, addormentato sul sedile posteriore, vi fosse il figlio della donna, Mele Natalino di anni sei, il quale quella stessa notte verso le ore due, aveva suonato il campanello

(9)

dell’abitazione di tale De Felice Francesco, sita ad alcuni chilometri di distanza dal luogo del delitto, dicendo che suo padre era ammalato a letto e che “la mamma e lo zio” erano

“morti in macchina”.

Quanto all’arma del delitto essa era stata genericamente individuata dal perito nominato nel corso della sommaria istruttoria, il colonnello di artiglieria Innocenzo Zuntini, in una pistola automatica calibro 22 L.R., forse una vecchia pistola da tiro a segno a canna lunga, molto usurata nel percussore, nell’estrattore, nell’espulsore e nella camera di scoppio.

Trascorrono poco più di sei anni e nella notte di sabato 14 settembre 1974, in Borgo S. Lorenzo località Sagginale, viene uccisa una giovane coppia di fidanzati, Pasquale Gentilcore, residente a Pontassieve e Stefania Pettini, residente a Vicchio di Mugello frazione Pesciola. Al momento dell’intervento dei Carabinieri, avvertiti da alcuni passanti, il corpo seminudo del ragazzo giaceva riverso al posto di guida di un’auto Fiat 127, di proprietà del padre di lui, mentre quello della ragazza, completamente nudo, era collocato all’esterno, dietro la parte posteriore dell’auto. La ragazza giaceva supina con gli arti superiori ed inferiori divaricati ed un tralcio di vite infilato nella vagina. In un primo momento si era pensato che il decesso di entrambi fosse dovuto a colpi inferti con un’arma bianca, tipo cacciavite o punteruolo, successivamente gli esami necroscopici avevano permesso di accertare che le vittime erano state attinte da una duplicità di strumenti lesivi:

proiettili di pistola cal. 22 L.R. e colpi di arma bianca, presumibilmente un coltello. L’uomo era stato raggiunto da almeno cinque colpi di arma da fuoco, che ne avevano

(10)

determinato la morte immediata, e presentava anche alcune ferite da arma bianca inferte post mortem. La ragazza invece era stata attinta da tre colpi di arma da fuoco nell’arto superiore destro, che l’avevano solo ferita, ed era stata poi uccisa e letteralmente crivellata a colpi di arma bianca: sul corpo la perizia individuerà ben 96 ferite specifiche, alcune inferte in vita, la maggior parte post mortem, sparse per tutto il tronco ma raggruppate a livello addominale nella regione pubica.

Il colonnello Zuntini, al quale il G.I. aveva affidato l’incarico di espletare la perizia tecnico-balistica, indicava il tipo di arma da fuoco impiegata dallo sparatore come una pistola automatica Beretta cal. 22 L.R. modello 73 o 74, con munizionamento Winchester serie H, dotato di proiettili di piombo a ramatura esterna, e nell’arma bianca un coltello a punta con lama di cm. 10/12, larga circa cm. 1,5 ed affilato da un solo lato: superfluo aggiungere che a quel momento nessuno aveva pensato ad una possibile identità dell’arma usata nei due diversi episodi criminosi, mentre poi le particolari modalità di commissione dell’ultimo di questi, in particolare l’oltraggio portato al corpo della donna, indicavano che l’autore o gli autori erano evidentemente maniaci con deviazioni sadico-sessuali.

Trascorre ancora un lungo periodo di tempo e, quando ormai l’episodio del 1974 sembrava quasi dimenticato, essendo risultate comunque infruttuose tutte le indagini espletate, sabato 6 giugno 1981 alle ore 23,45 circa, in Scandicci via dell’Arrigo, viene trovata uccisa un’altra giovane coppia di fidanzati, Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio. I corpi erano stati scoperti per caso dal brigadiere della P.S. Sifone Antonio il quale, la mattina del giorno

Riferimenti

Documenti correlati

Questo può consistere sia nel danno patrimoniale derivante dall'impoverimento o dal mancato arricchimento della capacità professionale oppure da perdita di possibilità di guadagno

(Policlinico), in quanto ritenuto responsabile di reiterate violazioni al divieto di svolgimento di prestazioni aggiuntive in regime di libera professione intramuraria,

impegnano la responsabilità personale e diretta dei componenti degli organi di amministrazione che li dispongono”. In sostanza, il comma 7 dell’art. 761/79 va interpretato nel

- che, ritenendo che la detta assunzione debba far data dalla illegittima decadenza dalla nomina, e che la ritardata assunzione sia da imputare a comportamento illegittimo della P.

S.I.Ve.M.P TAR Campania Sentenza n.405/08 --i comportamenti denigratori sono stati individuati da parte ricorrente nelle lettere con le quali il dirigente della divisione

- del tutto incomprensibilmente non veniva ammesso all’interpello interno riservato all’Ufficio servizi; - nel corso del 2003, dopo essere stato di fatto rimosso dal Nucleo

33, comma 5, il diritto del genitore o del familiare lavoratore che assiste con continuità un handicappato di scegliere la sede lavorativa più vicino al proprio domicilio e di

Alle Aziende sanitarie locali compete, altresì, l'attribuzione (art. 50, comma 3, del CCNL 5 dicembre 1996, cit.) - in base alle risultanze, appunto, della graduazione delle