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Non vogliamo darci delle arie mettendo in evidenza le

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Academic year: 2022

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(1)chic & cool wedding € 1 , 00. 0828. 1992339 - unicosettimanale. it - redazione@unicosettimanale. it Editore: Calore s. r. l. Sede Legale: Fraz. Seude n. 91- Roccadaspide (Sa); Sede Redazionale:Viale della Repubblica, 177 Capaccio Paestum (Sa) - “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€. Anno XVIII n° 43 del 07 dicembre 2017. Di città in città nel parco Agropoli, Ascea, Capaccio Paestum, Roccadaspide, Sala Consilina, Sapri, Vallo d. Lucania BARTOLO SCANDIZZO. N. on vogliamo darci delle arie mettendo in evidenza le “città” del nostro territorio anche se non tutte portano sul gonfalone la denominazione che le “eleva” al di sopra di altre località che pure hanno storia da mettere in mostra e storie da raccontare. L’obiettivo è quello di evidenziare che nella regione verde, “prigioniera di una provincia” (la definizione è di Ermanno Corsi) esistono dei centri che hanno ambizione di porsi alla guida di aree vaste per territorio e per servizi per ricevere linfa vitale dai comuni che orbitano intorno ad esse e per offrire servizi che altrimenti sarebbero impossibili da avere in un raggio di pochi chilometri. Scuole, ospedali, porti, siti archeologici e attrazioni turistiche … ospitalità alberghiera e diffusa, ospedali e scuole superiori, aziende di medie e grandi dimensioni, diocesi e santuari, spiagge e montagne, pianure e colline … Un tempo si ipotizzò addirittura la “Città del parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni” che aveva l’ambizione di mettere in rete ed efficientare tutto il patrimonio culturale, economico e sociale dislocato in modo diffuso sul territorio.. SEGUE A PAGINA 7. FEDE E SOCIETÀ. SCUOLA. CAPACCIO PAESTUM. Una ricerca per allungare la vita. “Scelta” obbligata. I doveri da città leader. L. R.. MONICA ACITO. S. U. abato sera, nella chiesa parrocchiale di Cannalonga sono stati presentati i risultati dello “Studio osservazionale sulla prevenzione di malattia neoplastica” nell’ambito del convegno che proponeva alcune considerazioni sulla dieta mediterranea nel territorio del Parco. Gli organizzatori hanno invitato sindaci, medici, responsabili delle strutture sanitarie, il presidente del parco. SEGUE A PAGINA 15. GIUSEPPE LIUCCIO. na volta lasciato alle spalle il piccolo cancello dell'infanzia, un quattordicenne dei piccoli borghi della Valle del Calore deve compiere forse la prima scelta seria della propria vita, ossia quella che concerne la scuola superiore da frequentare nei cinque anni a venire. La scelta non è mai lussureggiante o ricca di opzioni, giacché la quasi totalità dei ragazzi dei piccoli borghi racchiusi nel ventre della Valle del Calore e degli Alburni SEGUE A PAGINA 2. L’. amico Batolo Scandizzo ha deciso di dedicare un numero monotematico di questo settimanale, di cui è direttore, ai centri più popolosi e storicamente più significativi del vasto territorio del Parco del Cilento, del Vallo del Diano e degli Alburni e mi ha fatto affettuose pressioni perché scrivessi una mia riflessione su Capaccio Paestum. Non nascondo che ho opposto notevole, anche se garbata, resistenza per due ordini di motivi: 1) perché ne ho scritto così tante volte da riSEGUE A PAGINA 11. CASTELLABATE. “Qui non si muore” GENNARO MALZONE. I. l Comune di Castellabate nell’arco di 60 anni ha visto enormemente crescere la sua popolazione (dai 6.000 a 10.000) ed il suo tenore di vita, grazie alla oculata intraprendenza degli amministratori locali, ma soprattutto alle valide iniziative dei piccoli e medi imprenditori, che hanno impegnato risorse e capitali nella creazione di strutture turistiche e del tempo libero. Tutto cominciò nella primavera del 1954, quando a San Marco fu costruito un porto efficiente e sicuro. La pesca diventò un’attività redditizia e una fonte di guadagno SEGUE A PAGINA 6. Castelsandra, abbattute le ville BARTOLO SCANDIZZO. S. pinelli, Pellegrino e Galletti ci mettono la faccia nel tentativo di riqualificare SEGUE A PAGINA 22. ALL’INTERNO ARTICOLI DI GRAZIA DE VITA GIUSEPPE D’AMICO ENRICO SERRAPEDE ANGELO GUZZO COSIMO DE GIORGI NICOLA DI DARIO VALLO DELLA LUCANIA A PAGINA 7 SALA CONSILINA. A PAGINA 8. AGROPOLI. A PAGINA 10. SAPRI. A PAGINA 12. ASCEA/VELIA. A PAGINA 13. ROCCADASPIDE. A PAGINA 16.

(2) 2. SCUOLA. n° 43 07/12/2017. Volti nuovi, 14 anni e tanta paura: il primo passo nel futuro. La “scelta” della scuola superiore è quasi sempre obbligata SEGUE DALLA PRIMA MONICA ACITO. (Aquara, Felitto, Castel San Lorenzo, Castelcivita, Bellosguardo, Sacco, Roscigno, Ottati) si trasferiscono in massa a Roccadaspide, che offre la possibilità di frequentare il liceo scientifico, il linguistico, lo sportivo, e le varie declinazioni dell'istituto tecnico. Una scelta comoda, quella di frequentare le scuole superiori a Roccadaspide: la cittadina è collegata in modo ottimale con tutti i piccoli borghi, tramite pullman con corse mattutine, e la distanza è molto ridotta. Raggiungere Roccadaspide non è un problema, anche perché vi è una forte concentrazione di lavoratori provenienti dai paesi limitrofi, e anche questo è un punto a favore degli studenti. Agli occhi di un quattordicenne abituato a vivere una realtà quotidiana fatta da una piazza, due o tre bar, una fontana, un negozio di alimentari e due pizzerie (per essere magnanimi), anche una cittadina come Roccadaspide può risultare eccitante: è come essere proiettati in un film diverso, una pellicola dai contorni "avventurosi", ci si ritrova a fronteggiare e sperimentare sulla propria pelle una libertà nuova e diversa, fatta di uscite anticipate da scuola, "filoni" all'insaputa dei genitori, assemblee, occupazioni, cortei, giornate fuori con gli amici, e il teatro di tutto ciò è la nuova cittadina che fornisce occasioni e possibilità che un piccolo paese mai avrebbe potuto offrire. Tutte le piccole conquiste e tappe adolescenziali portano il marchio dello sfondo che le accompagna, e il background della città dove si sceglie di frequentare le superiori rimane inciso sulla pelle per anni, come un tatuaggio cucito perennemente sulla carne. E se invece non si vuole. frequentare nessuno degli indirizzi presenti a Roccadaspide? Se si vuole frequentare il liceo classico? Le alternative ci sono, ma tutte meno agevoli. Si può scegliere di andare a Vallo della Lucania, a Eboli, Sala Consilina o addirittura Salerno. Le comunicazioni sono più strenue ed ardue, considerando che, ponendo come esempio il caso di Vallo della Lucania, non esistono pullman di linea né pullman privati, e l'unico modo per arrivarci comporta una formidabile dose di sacrificio: bisogna abbracciare la propria croce, trovare un modo per arrivare fino alle "Colonne D'Ercole" di Ponte Rotto e da lì aspettare un CSTP che traghetti, da Campora e passando per la Retara, fino alla cittadina cilentana. Oppure esiste il treno. Una volta risolto l'annoso problema del come arrivare, inizia per lo studente ginnasiale si apre forse una delle avventure migliori della propria vita: ricominciare, daccapo. Ricominciare, senza volti noti, senza le facce che si sono avvicendate nella propria vita fino ad allora. Soltanto i propri quattordici anni, la propria ingenuità e la propria paura. Si impara a macinare chilometri, si apprende la finissima arte del sacrificio, l'arte del percorrere strade infinite con le proprie suole, le levatacce alle cinque e mezza del mattino, il ritrovarsi catapultati in un contesto oggettivamente diverso dal proprio. Roccadaspide non è come Vallo della Lucania, non vi è quell'aria di familiarità, raramente ti ritrovi assieme al compagno di merende, all'ex amico di scuola o al parente che va lì per lavoro, le classi sono composte da facce sconosciute e la città, agli occhi di un quattordicenne, sembra un labirinto. Un labirinto che, con gli anni, si impara a do-. mare e fare proprio, fino ad incarnarlo nelle fattezze del proprio cuore: s'impara ad apprezzare il gusto di andare in libreria, recarsi al forno a prendere rustici o pizzette appena sfornate e croccanti, s'impara ad attraversare la strada con piglio deciso se prima ci si reggeva a stento sulle proprie ginocchia vacillanti, s'impara la magia dei. parchi, delle stazioni di pullman dove s'incrociano volti che vengono dalle montagne più inerpicati e occhi che sanno di paesi di mare. Si delinea sul proprio corpo la geografia di un Cilento più grande, si apprendono i confini dei paesi del Gelbison e dei borghi appollaiati sulla costa, s'impara un mare diverso e si viene a contatto per-. sino con dialetti diversi. E poco importa se è molto più lontano di Roccadaspide e se non ci si può svegliare trenta minuti prima dell'inizio delle lezioni, perché anche le levatacce mattutine e i chilometri giornalieri saranno stati parte integrante dell'avventura migliore che possa vivere un ginnasiale: la scoperta di se stesso.. Al centro di Riabilitazione di Piaggine tutti a proprio agio. RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. aro direttore, sono stata ospite nel Cen- bravi operatori: vi prego, non cambiate mai e tro di Riabilitazione di Piaggine per continuate a seminare tanti granelli di serenità. una cura e mi piace segnalare, attra- Dio vi benedica! Con affetto e stima verso il vostro giornale, quanto segue. Gli operatori del Centro ed il personale tutto Pina Di Stasi eccellono per professionalità ed affettuosa gentilezza. Il bambino, l’adulto, l’anziano, si sentono a proprio agio perché sono curati con competenza ed un alto senso di umanità. Mi sono accorta che i problemi e le sofferenze che li affliggono vengono per un po’ dimenticati perché per tutti c’è una festosa accoglienza, un ascolto attento, intelligente ed un clima di serena armonia. Un grazie di cuore a tutti questi Gita sociale ad Assisi - Pazienti e personale. C.

(3) VALLO DI DIANO. n° 43 07/12/2017. 3. Padula, presentato il libro “Il Cilento in Australia” di Gina Chiacchiaro e Bartolo Scandizzo. Un diario di viaggio intriso di emozioni e di abbracci ANTONELLA CITRO. “I. l Cilento in Australia” è il libro di Gina Chiacchiaro e Bartolo Scandizzo presentato sabato 2 dicembre nella sede sociale del Circolo Carlo Alberto 1886 di Padula. L’evento è stato aperto dai saluti del presidente Felice Tierno e del professor Gaetano Ricco che ha letto e commentato a più riprese alcune poesie riportate nel testo. “Riprendiamo le nostre attività culturali con la presentazione di questo testo – ha detto Tierno – parla di un fenomeno che conosciamo bene cioè della emigrazione verso un continente prima non così tanto conosciuto, cioè l’Australia”. A questo risponde anche lo storico Gaetano Ricco: “Il libro ha l’aspetto di un diario di viaggio perché riporta le interviste fatte ai nostri concittadini che in anni difficili emigrarono verso l’Australia appunto – dice – ma è anche un canto a quelle che sono le nostre radici, a quella che è la nostra cultura e a quelli che sono i fondamenti stessi della nostra vita”. Gina Chiacchiaro è intervenuta sulla straordinaria esperienza di questo viaggio durato due mesi quando cioè entrando in contatto con diverse persone trapiantate laggiù si è instaurato un reciproco scambio di battute che ha consentito un reale arricchimento personale. È stata raccontata così l’integrazione e il volersi mettere in gioco anche attraverso la cucina che conserva il sapore della terra natia. “Questo libro nasce dal desiderio personale di fare una vacanza diversa – afferma – ma si trattava di una vacanza dove si andava a verificare, a toccare con mano l’esperienza di queste persone che dal Cilento si sono trasferite in Australia alla ricerca di un mondo migliore”. “Ho trovato la gioia e i sorrisi di chi ce l’ha fatta con coraggio a superare le difficoltà – continua. Gina - e a mettere radici profonde in una terra così lontana da casa. Con orgoglio e nessun risentimento. Abbiamo potuto raccontare il bello e il meglio di queste persone”. Infine è intervenuto Bartolo Scandizzo, autore insieme a Gina sua moglie di un testo la cui lettura è scorrevole ma che induce alla riflessione, composto da tante fotografie e da tanti abbracci, dal continuo rimando al mare. “Ed eccomi di nuovo in Australia, per la terza volta per vivere un’altra esperienza, ancora unica nel suo genere - scrivono – perché questa volta vogliamo raccontare la storia degli altri, di coloro che sono venuti qui da emigranti e ci sono rimasti raggiungendo alcuni traguardi importanti”. Su Bartolo il viaggio in Australia ha prodotto l’effetto. di aver incontrato persone speciali. “Ognuno di loro ha lasciato una traccia – ha detto – perché collegare quei luoghi a quei paesi dai quali sono partiti, a quelle persone, effettivamente da una bella sensazione. Possiamo dire che questa gente è il. meglio di noi, gente che è andata via e che ha avuto coraggio e ha saputo crescere i figli e andare oltre la vita che avrebbero potuto immaginare in questa nostra terra”. I due autori si soffermano molto sull’umanità che hanno incontrato che però è. stata preceduta dalla ritrosia di incontrare e parlare. Poi la voglia di parlare e di raccontare la propria storia. Quando Bartolo ha mandato il suo libro a quelle persone laggiù, ha generato stupore e, questa cosa, è stata accolta con un pizzico di orgoglio.. Capaccio Paestum: presentato il libro di Alessia Cicala. Tutto ciò che desideri è dall’altro lato della paura GLICERIO TAURISANO. U. n viaggio nel delicato e complesso mondo adolescenziale cercando non solo le speranze di un futuro ma anche e soprattutto amore e ascolto. E’ quanto emerso dalla prima presentazione del libro della giovanissima scrittrice Alessia Cicala “Tutto ciò che desideri è dall’altro lato della paura” edito da Graus Editore per la collana Zeta Generation, svoltasi venerdì 1 dicembre presso la Sala Erica in Capaccio Paestum, alla presenza di un folto pubblico che con profondo interesse ha ascoltato e apprezzato gli interventi sia della scrittrice che di Milva Carrozza la quale ha moderato e presentato l’incontro; di Annalisa Gallo, consigliere comunale; dell’assessore all’Istruzione Franco Sica; dell’autore Glicerio Taurisano e di Biancarosa Di Ruocco che ha magicamente letto alcuni brani del libro. Un racconto coinvolgente, che si snoda tra il drammatico stato d’animo della giovane protagonista, il rapporto di questa con i suoi amici, i suoi primi amori e il mondo degli adulti, dei genitori, della famiglia, cercando a volte anche disperatamente quell’àncora. di salvezza che spesso è lo stesso stato d’animo dell’adolescente a rifiutare. Un romanzo, quello di Alessia Cicala, che penetra nel profondo mondo di una realtà la quale dovrebbe essere molto più considerata, ma anche tutelata, da parte della società; una narrazione a volte drammatica certe altre toccante per la genuinità espressiva dei dialoghi che appaiono quasi disegnati, tanto ne è meravigliosamente concertata la disposizione e il metodo letterario. Un libro da leggere, da considerare anche per il suo confrontarsi tra pensieri e dialoghi, valicando proprio quel sottile confine che vi è tra i vari aspetti della vita giovanile e il rapporto con gli adulti, i quali spesso dimenticano che esiste un mondo, quello raccontato dalla giovane scrittrice, che non è altro. se non verità; una realtà che chiede solo il suo spazio, il suo esistere. Alessia Cicala è una ragazza di 18 anni, nata a Capaccio Paestum e frequenta il Liceo Classico Francesco De Santis; come tutti i giovani della sua età ha la sua ambizione, anche se sostiene decisamente che occorre avere i piedi ben piantati a terra, e quindi avviarsi verso i propri obiettivi con umiltà e rispetto. Già dall’età di sei anni ha iniziato a comporre poesie, partecipando a vari concorsi di narrativa e di poesia; aspira a diventare un’attrice e scrittrice cinematografica e questo suo primo lavoro letterario ben si colloca nella possibilità di ricevere, da parte delle produzioni cinematografiche, proposte e circostanze di tale natura, tanto completo e conforme ne risulta il racconto verso una rappresentazione visiva.. M MX-3050 0N pia, stampa e scansione documentale. Tutto a colori, in formato A3 – A4..  

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(7) 4. n° 43 07/12/2017. COOPERAZIONE. A braccetto con le aziende per lo sviluppo. I responsabili delle filiali di Eboli e Campagna in visita alle attività sul territorio Suanno della Cma: «Alla Bcc di Aquara sanno ascoltare». S. ul territorio concretamente insieme a chi è promotore di sviluppo. Relazioni autentiche da parte della Bcc di Aquara i cui rappresentanti costantemente si recano in visita presso le aziende. «Ed è quello che ormai da anni riscontro nella Bcc di Aquara. – sottolinea Franco Andrea Suanno, amministratore di seconda generazione dell’azienda Cma che si occupa della vendita di macchine e attrezzature agricole e presso cui si sono recati Concetta Carrozza, preposto della filiale di Eboli della Bcc di Aquara, insieme ai colleghi Lucia Vecchio e Carmine Stoppiello Viviamo nella Piana del Sele, in un mondo virtuoso. Questo il privilegio che, se sapientemente sfruttato, può divenire la nostra forza. Ecco perché diviene i fondamentale importanza essere affiancati da un. credito cooperativo valente, concretamente vicino al territorio e soprattutto avere un punto di riferimento costantemente vicino. Qualcuno che conosce la tua storia e, quindi, sa consigliarti per il meglio. Qualcuno che oltre alla professionalità ci metta anche la faccia». Bcc di Aquara banca concretamente sul territorio anche in occasione della visita alla pasticceria Coppola di Eboli da parte del preposto della filiale di Campagna Sabatino Doto, accompagnato dalla collega Bianca Maria Lombardi, che ha incontrato Roberta Coppola la quale da alcuni anni ha rilevato l’attività di famiglia gestita ora con le nipoti Federica ed Andrea. Un team di sole donne, quarta generazione in famiglia di pasticcere, che in laboratorio lavorano gli impasti seguendo tutte le ricette tramandata da nonno Angelo.. CAPACCIO. L’incontro presso l’azienda Cma. La visita presso la pasticceria Coppola ad Eboli. BEVI SALERNITANO. La nobile impresa della socia Vienna Cammarota. Presenti sul Corriere della Sera. S. ull’inserto l’Economia del Corriere della Sera di lunedì 27 novembre, a firma di Gabriele Bojano, ampio spazio dedicato alla Bcc di Aquara e alla sua campagna promozionale dei vini territoriali BeviSalernitano a sostegno del mondo rurale.. V. ienna Cammarota, amica e socia della Bcc di Aquara dal 1980, ha compiuto l’impresa di percorrere 1600 km a piedi, dalla Repubblica Ceca a Paestum, compiendo il percorso del Gran tour che fece Goethe oltre 230 anni fa. Ad accoglierla davanti ai templi di Paestum il direttore generale Antonio Marino ed il sindaco di Capaccio, Franco Palumbo, che dopo aver speso parole di. elogio per Vienna Cammarota e la sua memorabile impresa, ha sottolineato che la «Bcc di Aquara si è dimostrata ancora una volta una banca del territorio, innamorata dei suoi cittadini e delle imprese dei suoi cittadini». Antonio Marino, direttore generale della Bcc di Aquara, ha consegnato una targa a Vienna Cammarota..

(8) VALLO DI DIANO. n° 43 07/12/2017. IN FARMACIA. L’America era il sogno di molti ma non per tutti si è avverato. LA PREVENZIONE DEI TUMORI A TAVOLA. Luigi Curto e l’ospedale di Polla MASSIMILIANO DE PAOLA. C. ari lettori di UNICO, per gentile concessione del giornalista Giuseppe Geppino D’Amico, in questo numero vi racconto alcuni particolari molto interessanti, aneddoti sulla storia dell’ospedale di Polla e sul suo fondatore Luigi Curto, presi da un estratto dell’intervento di Giuseppe Geppino D’Amico, in occasione del centenario dell’Ospedale Civile “Cav. Luigi Curto” dello scorso 21 giugno 2005. Ve lo avevo promesso ed io mantengo sempre le promesse! Inizio dal principio. All’indomani dell’Unità d’Italia il flusso migratorio, peraltro già presente all’epoca del Regno delle Due Sicilie ma non quantificabile per mancanza di statistiche, cresce a dismisura fino a diventare un vero e proprio esodo. Partivano tutti, anche tanti ragazzini che genitori in preda alla disperazione per la miseria in cui erano costretti a vivere cedevano a mediatori senza scrupoli che li conducevano all’estero. I più fortunati erano i ragazzi in grado di suonare uno strumento che, sistemati sui marciapiedi delle città americane, riuscivano a guadagnare qualcosa; gli altri, invece, erano costretti ai mestieri più umili e faticosi. Solo nel dicembre del 1873 il Parlamento Italiano porrà fine a questa vergogna nazionale approvando una legge a tutela della puerizia, “Proibizione d’impiego di fanciulli in professioni girovaghe”. L’America era il sogno di molti ma non per tutti il sogno si è avverato. Anche il Vallo di Diano visse momenti molto difficili nonostante i benefici apportati dalla realizzazione e dall’apertura della ferrovia Sicignano-Lagonegro. La crisi. era forte così come, almeno a Polla, era vivo il desiderio di costruire un ospedale perché la situazione sanitaria presentava una forte emergenza. Il consiglio comunale di Polla, nel 1876, aveva chiesto al re d’Italia Vittorio Emanuele III di poter utilizzare i soldi del grano per un erigendo ospedale. Passarono gli anni ma l’ospedale non si riuscì a costruire per mancanza di fondi. E quì entra in gioco Luigi Curto il cui sogno americano era diventato realtà. Nato il 1° febbraio del 1836 a Polla da Francescopaolo e Margarita Iacontini, lascia l’Italia nella primavera del 1861 diretto in Argentina, dove ben presto il suo cognome viene cambiato in Curto. In quarantacinque anni di permanenza e di duro lavoro nel campo del commercio dei cereali, riesce ad accumulare una notevole fortuna. In Argentina conosce e sposa Regina Alonzo, di origini spagnole. Sensibile ai bisogni del prossimo, partecipa in modo tangibile alla fondazione del nuovo ospedale italiano di Buenos Aires, dove, a dimostrazione della benemerenza acquisita, sarà successivamente collocato un busto di marmo in suo onore. Agli inizi del ‘900 Luigi Curto decide che è giunto il momento di rientrare in Italia e di donare anche al suo paese un ospedale per i più bisognosi. Intanto, il 3 settembre del 1904, invia una lettera al dottore Carmine Stabile, che nel frattempo aveva lasciato il lavoro presso l’ospedale italiano di Buenos Aires per fare ritorno in Patria, con un acconto di 5.000 lire per il consiglio comunale affinché venisse acquistato il suolo su cui realizzare l’edificio. Successivamente, il 24 dicembre dello stesso anno, scrive al. sindaco ed al consiglio comunale di Polla per comunicare di avere provveduto a rimettere altre 20.000 lire ad un gruppo di amici tra i quali lo stesso dottor Carmine Stabile, il farmacista Domenico Curzio e Antonio Iacontini con preghiera di consegnare il danaro al consiglio comunale oppure ad una commissione nominata dagli stessi amministratori per la costruzione dell’ospedale. Nella lettera, dimostrando una notevole lungimiranza, Luigi Curto raccomanda al sindaco di fare in modo che la nuova struttura venga realizzata in località Belvedere anziché in località Cappuccini, ritenuta lontana dalla strada rotabile e, quindi, di non facile accesso. Secondo le indicazioni suggerite, il suolo viene acquistato in località Belvedere; i lavori iniziano il 21 giugno del 1905, giorno dell’onomastico di Luigi Curto. Per la collocazione della pietra fondamentale la Commissione organizza una solenne cerimonia con la partecipazione del sindaco, Isacco Del Bagno, dei consiglieri comunali, delle altre Autorità cittadine e di tutti gli alunni delle scuole. Quella data segna una tappa importante nella storia di Polla, in quanto dalla realizzazione dell’Ospedale, che impegnò numerosi artigiani locali, ha tratto notevoli vantaggi non soltanto nel campo della sanità ma anche nel campo economico e sociale. Per dare solennità alla giornata, viene coniata una piccola medaglia d’argento con impressa su un lato l’immagine della donna simbolo della. 5. ALBERTO DI MURIA. N. Vittoria, mentre sul retro è incisa questa scritta: “Ospedale Civile Francesco Paolo Curcio; Collocazione della pietra fondamentale; Ricordo; Polla, 21 giugno 1905”. Il testo inciso sulla medaglia ci spinge a ritenere che l’ospedale avrebbe dovuto portare il nome del padre di Luigi Curto e che, dopo la morte del fondatore, siano stati gli Amministratori della Congrega di Carità a volere il nome “Luigi Curto”. L’anno successivo anche Luigi Curto lasciò l’Argentina per fare ritorno in Italia e, giunto a Polla, fu ospitato dall’amico dottore Stabile. Fortunatamente ebbe la soddisfazione di vedere completato l’ospedale prima di passare a miglior vita, il 31 maggio del 1908. La notizia della sua scomparsa destò profondo cordoglio sia a Polla che a Buenos Aires ed ebbe ampio risalto sui giornali tra i quali vanno segnalati La Patria degli Italiani, La Uniòn ed El Progresso. In conclusione è importante ricordare una frase tratta dall’articolo pubblicato dal giornale El Riachuelo che meglio di altri spiega ed eleva il senso dell’opera di Luigi Curto: “Morì in Polla, all’età di settant’anni, dopo avere impiegato la sua vita e la sua fortuna per opere altrui, costruendo degli ospedali dove se ne sentiva la mancanza”.. el rapporto tra alimentazione e cancro diversi studi scientifici hanno evidenziato l'esistenza di una relazione tra l'insorgenza di tumori e la frequenza di consumo di determinati alimenti e bevande; d'altra parte il ruolo protettivo di alcune categorie di alimenti, è comunque ormai certo. Limitare il consumo di carne rossa ed evitare il consumo di carni lavorate e conservate, come salsicce, wurstel, e tutti i salumi. E' necessario evitare le cotture della carne ad alte temperature, come frittura, griglia, perché durante la cottura si formano alcune sostanze che sono cancerogene; l'associazione più forte è stata riscontrata con i tumori del colon-retto. Per quanto riguarda il consumo di alcol il consiglio è di evitarne l'assunzione per ridurre il rischio di tumori oro-faringei, esofagei, del colon-retto e del seno. Poiché l'effetto cancerogeno è dose dipendente, si consiglia almeno di limitarne l'assunzione. Lo studio EPIC è la più vasta indagine svolta su una popolazione per conoscere le relazioni fra alimentazione e salute; questo studio ha messo in luce una correlazione inversa tra il consumo di frutta e verdura e il rischio di tumore in generale. Le sostanze protettive contenute nei vegetali sono composti fitochimici come i polifenoli, tra i quali i più diffusi sono i flavonoidi, che svolgono il ruolo protettivo possedendo un grande potere antiossidante in grado di bloccare i radicali liberi che nascono dai processi di ossidazione e che possono danneggiare le cellule dando inizio ad un tumore. L'acido ascorbico o vitamina C, presente in frutta e verdura fresca, ha un elevato potere antiossidante. Le crucifere ovvero cavolfiore, broccolo, verza, favoriscono l'eliminazione di sostanze tossiche e hanno potere protettivo nei confronti dei tumori del colon, della prostata, della leucemia e del carcinoma della mammella. info@farmaciadimuria.it. I S APORI D EL VALLO di S uriano F. & C . s .a.s.. FRESH PASTA THE FRESH PASTA COMPANY. Produzione artigianale del Parco del Cilento e Vallo di Diano Via Largo Silla - 84030 SILLA DI SASSANO (SA) - Italy (+39). 0975 72 676. www.isaporidelvallo.it - isaporidelvallo@gmail.com.

(9) 6. DI CITTÀ IN CITTÀ NEL PARCO. n° 43 07/12/2017. “Benvenuti al Sud”, “qui non si muore”. Castellabate tra passato, presente e futuro SEGUE DALLA PRIMA GENNARO MALZONE. planet. beverage. speciality drink & food.         

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(11)  INFO&CONTATTI tel 0828 730510 / fax 0828 72805 S. S 18, Km 89, 700 Capaccio info@planetbeverage.it. www. planetbeverage. it. di tante famiglie che alternavano il lavoro dei campi a quella della pesca. Nel frattempo l’amministrazione comunale con il contributo della Cassa del Mezzogiorno, riuscì di dotarsi di nuovi edifici scolastici, di case popolari e, risolse, almeno in parte, il problema dell’approvvigionamento idrico. A San Marco nacque per la munificenza di Manlio De Vivo l’ “Istituto ONOG” per gli orfani di guerra, dotato di scuole di ebanisteria e di laboratori per meccanici e radiotecnici. A Castellabate, invece, l’Istituto “Conte Francesco e Virginia Materazzo”, dava ospitalità a circa trecento bambini, tra i cinque e dodici anni, e dotato di due corsi completi di istruzione elementare. Questo permise a molti abitanti del territorio di essere assunti come impiegati e addetti ai vari servizi. Intorno agli anni ’60 – ’70, la limpidezza del mare, la salubrità dell’aria, l’ospitalità degli abitanti, attirarono in zona molte famiglie dell’hinterland napoletano in cerca di refrigerio e riposo durante i periodi estivi. Fu così che molti contadini si trasformarono in piccolo imprenditori turistici e delle vacanze all’aria aperta. Sorsero villaggi turistici (zona Lago) tutt’ora ancora vitali, efficienti e dotati di ogni comfort. Si sviluppò anche il settore edilizio; nacquero piccole imprese edili. Il turismo di massa si riversò sulle nostre incontaminate marine insieme a famiglie orbitanti nelle organizzazioni camorristiche, che fecero scempio del territorio, anche con l’aiuto e sostegno o la connivenza dei responsabili della “Res Pubblica”. Nonostante la legge Galasso per le severe misure urbanistiche, i nostri litorali furono sommersi da fabbricati abusivi, privi di fognature e delle necessarie infrastrutture. Il piano regolatore, da più parti invocato, rimase una. vana chimera. Fu quindi necessario provvedersi di un’efficiente e funzionale depuratore in contrada Maroccia, uno dei primi realizzati nel Cilento. Nel frattempo a Santa Maria e San Marco si sviluppò la cantieristica navale: dal piccolo gozzo dei maestri d’ascia alle grandi imbarcazioni in vetroresina. Invece, nella vasta pianura dell’Annunziata sorsero due grossi complessi industriali: “Zarotti”, dedita alla conservazione e commercializzazione dei prodotti ittici e la ditta “Fabbricino” rivolta alla vendita al dettaglio dei prodotti dell’ “Algida”. Entrambe offrirono, ed offrono tutt’ora lavoro a numerosi abitanti del posto. La Cassa Rurale ed Artigiana, trapiantata da Castellabate a Santa Maria, vide enormemente aumentare il numero dei suoi soci e dei suoi azionisti, permettendo a contadini, ad artigiani a piccole imprese di migliorare le proprie aziende, di acquistare nuovi macchinari e di incrementar la produzione agricola e i lavori artigianali. Spuntarono ristoranti, pizzerie, alberghi, bar, luogo di ritrovo per la gioventù, discoteche e lidi balneari. L’amministrazione comunale provvide a dotare dei più elementari servizi (acqua, luce, strade, scuole) anche le più lontane e disabitate zone del territorio. Santa Maria fu resa più graziosa ed accogliente da un bellissimo lungomare, da un corso fornito di negozi e di vetrine alla moda, di una vasta piazza nei pressi della Casa comunale, di zone per la sosta ed il parcheggio. Invece la Cooperativa di autotrasporti “SMEC”, permise di avvicinare con varie linee giornaliere tutte le località del territorio, favorendo le comunicazioni ed i commercio. A San Marco il 1983 un’intera necropoli romana fu riportata alla luce mediante una sistematica campagna di scavi. A Santa Maria la ottocen-. roccadaspide1@ageallianz.it. tesca Villa Matarazzo con il suo vasto parco fu acquistata dall’allora Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano ed affidato in comodato d’uso al comune. Oggi la Villa ha subito un’ulteriore restauro, mentre il suo parco è stato attrezzato di un orto botanico, di un acquario, e di un futuro centro di studi sulla biodiversità terrestre e marina. E’ un’ulteriore occasione di sviluppo sociale, economico e culturale. Nel borgo medievale, invece, di Castellabate, grazie all’interessamento e all’opera di Monsignor Alfonso Maria Farina, fu riportata all’antico splendore la chiesa parrocchiale, divenuta in seguito Basilica Pontificia Minore, furono restaurate le opere pittoriche di notevole interesse artistico. Una fornita biblioteca comunale, con una sezione dedicata alla storia locale e alla conservazione di documenti e libri rari inerenti la storia e le tradizioni della regione Campania, rappresenta un luogo di dialogo, di conoscenza e di grande spessore culturale. Si diede inizio al rifacimento del medievale castello. Alla fine degli anni ’90 fu restituito alla comunità per iniziative culturali, artistiche, musicali e teatrali, pur suscitando polemiche e mal contento per le opere di ristrutturazione effettuate. Infine la bellezza del borgo, delle sue caratteristiche stradine sono state di recente immortalate dalle riprese cinematografiche di “Benvenuti al Sud”. Frotte di turisti, carovane di pullman, anche durante i fine settimana invernali, si aggirano tra vicoli lastricati alla ricerca della ormai piazzetta, del suo ufficio postale e della targa “Qui non si muore”. Mentre il vecchio urbano si spopola nuove abitazioni sorgono lungo la. strada provinciale di accesso al borgo. Oggi Castellabate è un ridente borgo medievale, e con le sue splendide marine di Santa Maria, San Marco, Ogliastro e Lago, con la sua mitica isoletta della sirena Leucosia, con le due vaste aree naturalistiche e paesaggistiche (Licosa e Tresina), la sua area marina protetta. Da risolvere restano: la realizzazione di un attrezzato parcheggio per autobus e vetture per Castellabate capoluogo; la realizzazione di una funzionale funivia di collegamento tra Santa Maria e Castellabate; la creazione di un polo scolastico con l’istituzione di un liceo linguistico e di un istituto per operatori enogastronomici; la creazione di un ordinato e scientifico piano commerciale per tutto il territorio; la realizzazione di un parco di divertimento per i bambini e per il tempo libero; il ripristino di tutti gli antichi sentieri e delle torri costiere; la creazione di una sala cinematografica e teatrale, di un centro studi di valenza universitaria per la conoscenza e la diffusione dell’opera dei benedettini e del codex cavense; il ripristino e la valorizzazione dell’antico monastero di San Giovanni a Tresino; l’utilizzo di Castelsandra per lo studio e la ricerca sulle malattie cancerogene; la creazione di un mercato ittico e agricolo al chiuso; la creazione di piccoli laboratori artigianali e botteghe nel centro medievale di Castellabate ed il ripristino delle facciate a pietra locale delle abitazioni..

(12) DI CITTÀ IN CITTÀ NEL PARCO. n° 43 07/12/2017. 7. “Da paese di conciatori a città di servizi”. Vallo della Lucania, punto di riferimento del Cilento GRAZIA DE VITA. I. n un recente lavoro la storia di Vallo, scritta da alcuni ricercatori, è stata significativamente riassunta nella frase “da paese di conciatori a città di servizi”. Probabilmente è ancora la sintesi più efficace per delineare la vicenda secolare della cittadina e individuare i processi più significativi attivi fino alla fine della seconda guerra mondiale. Negli ultimi due secoli, Vallo ha partecipato al grande processo di modernizzazione europeo, pur rimanendone ai margini e superando a stento alcuni tradizionali ostacoli per i condizionamenti interni ed internazionali del mercato di beni e di servizi e per la povertà dei prerequisiti di base: bassa produttività agricola, scarsità di capitali e investimenti, blocco della mobilità sociale. Un ruolo particolare in tale processo è quello svolto dalla classe dirigente, che ha sempre avuto una primaria importanza nella gestione dei fattori propulsivi. Negli ultimi decenni, il maturare di una maggiore partecipazione democratica ha posto in termini nuovi il ruolo di tale ceto, sollecitando più di prima gli amministratori locali riguardo alla crescita politica e civile, da perseguire grazie all’efficacia e all’efficienza di nuovi comportamenti istituzionali e di stili capaci di assicurare l’effettiva partecipazione dei cittadini all’autogoverno e alla produttività sociale del potere pubblico. Il sistema democratico, la dinamica delle elite, le tipologie amministrative, in età repubblicana, si sono legate alle trasformazioni economiche. Le esperienze della democrazia di massa, adattandosi ai radicati processi socio-economici, hanno agevolato l’emergere di un nuovo ceto politico, il riassetto dei poteri locali, la trasformazione del galantuomo in burocrate. Il regime fascista, infatti, non aveva realizzato le sue promesse di modificare struttura e formazione delle elite, confermandone ruoli e poteri a fronte di una continua crescita demografica che aggravava i problemi socio-economici. Così, tali problemi dovettero essere affrontati nel dopoguerra, quando terminò davvero l’Ottocento, il “secolo borghese”, e si fecero le prime esperienze della società di massa con chiare ri-. percussioni elettorali. S’impone un’economia sempre più statica, parzialmente stimolata dalla spesa pubblica, unica occasione per rendere più dinamico il ruolo e la composizione dei gruppi sociali. Uffici ed enti statali sono al centro di tale processo: le scuole, il tribunale e, soprattutto, l’ospedale civile diventano sempre più importanti, determinando l’evoluzione con la quale oggi si deve fare i conti. Lo studio della struttura produttiva aiuta a comprendere queste dinamiche ed il processo di formazione del nuovo gruppo dirigente. Sulla base del possesso fondiario e della relativa rendita, perno del persistente primato dei notabili, chi emerge nella cittadina, soprattutto durante il “lungo Ottocento”, acquisisce non solo potere economico, ma anche amministrativo, consolidandosi come referente dei politici nazionali, i quali beneficiano del processo di accentramento che lega la capitale e i ministeri alla rete periferica dell’amministrazione.. Gli spaccati di vita quotidiana consentono di conoscere dimensione e portata del paese, che fino agli anni Settanta del ‘900 si concentra ancora nella piazza principale per poi estendersi alla “Variante”, dove sorgono edifici e si anima una più attiva catena di esercizi commerciali e di servizi. Intanto, i problemi dell’agricoltura si aggravano per un rapporto sempre più sproporzionato tra abitanti e capacità produttiva, elemento da tener presente per valutare vicende che si concludono col fallimento delle istanze contadine. Il progressivo benessere è determinato soprattutto dagli effetti dell’emigrazione che fa sorgere nei terreni e negli orti, una volta coltivati, case e palazzi. La dinamica occupazionale segna anche un progressivo calo delle attività artigianali per le opportunità rappresentate dall’impiego nella burocrazia e nei servizi. La crisi del settore fa assistere all’impoverimento dei ceti medi inferiori che con i contadini vanno ad ingrossare le fila. di chi è costretto ad emigrare. Negli stessi decenni, persiste e si aggrava la crisi agricola per l’incapacità d’impiantare una produzione più moderna; lentamente si radica il fenomeno del contadino part-time con un progressivo invecchiamento medio. La situazione non si percepisce con chiarezza al centro, ma appare evidente nelle tre frazioni maggiormente condizionate dalla persistenza di dinamiche ottocentesche. Massa, Angellara e Pattano beneficiano molto meno dell’evoluzione socioeconomica che disegna il nuovo volto di Vallo come cittadina di servizi dal prevalente animus borghese, conservato fino a qualche anno fa. Questa caratteristica emerge se si analizza con attenzione il significato della piazza maggiore con i suoi palazzi, proiezione dei rapporti di forza tra gruppi familiari egemoni, analisi da cui si evidenzia l’incontro tra grande e piccola storia perché testimonia in concreto l’operato delle forze economiche e so-. ciali. Esse sono espressione di valori e comportamenti che hanno animato un’esperienza bisecolare fatta di baroni marginali, contadini legati a tradizioni economiche e cultura sapienziale, possidenti-imprenditori impegnati a custodire il binomio “roba e dio” e preservare una prassi imponendosi come galantuomini. In definitiva, la trama di questa storia è che i gruppi dirigenti locali egemonizzano la società, gestiscono il consenso e controllano i centri del potere. Da qui la persistenza, alla fine, di caratteristiche responsabili di una progressiva marginalità per un ambiente con poche risorse e una società sostanzialmente chiusa. Al pessimismo dell’intelligenza occorre affiancare l’ottimismo della volontà per evitare che siano sempre altri, venuti da fuori, ad imporre per proprio utile modelli diversi e non equilibrati. Una nuova generazione, formata e capace di cosciente partecipazione e progettualità, può generare dinamiche a dimensione d’uomo e, quindi, una adeguata leadership. Il popolo così può uscire dal complesso del vecchio ed acquisire l’orgoglio dell’antico per apprezzare le proprie radici ed i valori etici ed estetici che intende tramandare, accreditando i motivi di riscatto che animano le nuove generazioni. Vallo, partecipe di questa storia, deve fare memoria e consegnarla a chi nel nuovo secolo può continuare a sperare in un futuro di progresso.. Agropoli, Ascea, Capaccio Paestum, Roccadaspide, Sala C., Sapri, Vallo d. Lucania. Di città in città nel parco SEGUE DALLA PRIMA BARTOLO SCANDIZZO. P. er la verità, chi è andato molto vicino al successo è stato il progetto della “Città del Vallo di Diano”. E, per dirla tutta, ci sono stati anche momenti in cui molti centri si sono proposti per la 6^ provincia della Campana oppure la 3^ provincia della Basilicata. Perfino i due centri più popolosi, come Agropoli e Capaccio Paestum, non hanno disdegnato di avviare confronti per ipotetiche fusioni con lo scopo di aumentare il peso specifico politico ed economico nel confronto con la regione Campania. Tutte idee che hanno sprigionato passioni, mobilitato cittadini, caratterizzato proposte … insomma, che hanno alimentato aspettative tese ad ottenere uffici previsti dallo stato centrale che da soli portano nelle città elevate di “rango” un indotto importante in termini di ricadute economiche e sociali.. Con il ridimensionamento del ruolo delle province è successo che i centri che si sono conquistati nel tempo ruoli di guida nei territori in cui sono ubicate si sono ulteriormente “elevati” a portatori di interessi diffusi fino ad accentuare il ruolo di aggregatori di interessi e farsi portavoce di aree più vaste con interessi comuni. L’area PNCVDA ha addirittura un suo “Parlamentino” previsto nello statuto fin dall’istituzione dell’ente parco: tutti i sindaci e presidenti di Comunità montane costituiscono la Comunità del Parco. Attualmente il presidente è Salvatore Iannuzzi, sindaco di Valle dell’Angelo, il comune più piccolo del territorio (248 abitanti).. Vallo della Lucania Potrebbe essere la Comunità del Parco il luogo istituzionale dove ricominciare a ipotizzare una forma avanzata di coordinamento tra i centri più grandi per dare un’anima ad un territorio con un grande passato, un incerto presente e un futuro che ancora non si riesce ad avvistare all’orizzonte..

(13) 8. DI CITTÀ IN CITTÀ NEL PARCO. n° 43 07/12/2017. ITI, Progetto Aree Interne e GAL Vallo di Diano. Sala, tra ciò che ha perso e quello che cerca GIUSEPPE D’AMICO. “P. aese che vai, usanza che trovi”. Il significato di questo antico adagio è molto semplice: “Ogni paese ha le proprie usanze ed i propri costumi”. In senso lato, però, può assumerne un altro: “Ognuno ha un proprio modo di affrontare una determinata vicenda”. Ed allora, parafrasandolo possiamo dire “Paese che vai, sindaco che trovi”. Si, perché per fare il sindaco non c’è una ricetta precisa per cui ognuno ha un proprio metodo per esercitare un mandato amministrativo che presenta continuamente nuovi problemi, spesso impegnativi e di difficile soluzione. Prendiamo il caso di Sala Consilina. Negli anni ’80 sindaco della città capofila del Vallo di Diano era il preside Michele Cavallone, politico di ispirazione e formazione cattolica, militante DC, un galantuomo che ha profuso molte energie per amministrare una città all’epoca particolarmente vivace dal punto di vista politico-amministrativo per la presenza dei più importanti partiti politici. Convinto di lavorare per il bene della città, assorbiva spesso in silenzio anche le critiche che gli venivano mosse dagli avversari durante le riunioni consiliari quando i cittadini seguivano numerosi i lavori del parlamentino municipale. Dopo Michele Cavallone Sala Consilina ha avuto, ovviamente, altri sindaci tutti (spero di non sbagliare) di ispirazione centrista o di centro-sinistra: Antonio Coiro, Giuseppe Colucci, Gaetano Ferrari e, dal 2013, Francesco Cavallone, figlio d’arte, dotato di un carattere diverso da quello di papà Michele. Avvocato quarantottenne, Francesco Cavallone ha masticato politica fin da piccolo ed è entrato in consiglio nel 2004. Per dieci anni è stato assessore con il sindaco Gaetano Ferrari e nel maggio del 2014 è stato eletto sindaco. Come dire? Un sindaco nuovo nel rispetto della continuità postdemocristiana, popolare e ulivista. Dal padre Michele ha ereditato l’amore per la città, la cultura del lavoro e la passione per la politica. Non mancano, però alcune differenze a cominciare dal modo di reagire: quando ritiene ingiuste le critiche mosse al suo ope-. rato non risparmia nessuno. Se il padre ascoltava spesso in silenzio, Francesco (come dire?) non porge l’altra guancia e risponde per le rime “per ristabilire la verità dei fatti”. Superato il giro di boa del primo mandato sindacale, Cavallone Jr. non si sottrae alle domande del cronista che gli chiede notizie sulle iniziative portate a termine ma reagisce di brutto quando qualcuno sostiene, “in malafede”, ci tiene a precisare) che Sala è una città in declino. La reazione è immediata e per meglio difendere la “sua” città e l’operato della giunta ha aperto un canale su youtube per rivolgersi, in stile chiaramente deluchiano, direttamente ai cittadini attraverso i social. Naturalmente, gli argomenti più delicati riguardano la soppressione del Tribunale di Sala con accorpamento a Lagonegro (avvenuta quando era sindaco Gaetano Ferrari) e la chiusura della Casa Circondariale, decisa un anno fa. Il Tribunale? “Non è stato soppresso solo a Sala Consilina ma nell’ambito del progetto, certamente errato, della revisione della geografia giudiziaria”. Casa Circondariale? Stesso discorso del tribunale: “siamo sub judice perché è stato chiuso dal Ministero senza avere consultato gli enti locali per cui c’è in corso un contenzioso ancora aperto”. Enel e Sip? “Anche in questo caso se ridimensionamento c’è stato si è trattato di un piano predisposto dalle due aziende su scala nazionale”. In tema di “presunto spopolamento” il sindaco è categorico: ”Ho studiato con attenzione i dati relativi all’andamento demografico. Nel 1871 Sala aveva 7.800 abitanti; nel 1991 erano 12.750; oggi siamo a 12.651. Si tratta di un decremento minimo rispetto ad altri centri ma ci sono numerose richieste di cittadini di altri comuni che intendono trasferirsi nella nostra città. Per quanto riguarda il presente ed il futuro di Sala Consilina, Francesco Cavallone non nascondo le difficoltà ma non sarebbe giusto ignorare quello che è stato fatto e gli eventi che si sono verificati”. Vediamone alcuni. Palazzo di Giustizia? Non essendoci il tribunale è stato trasformato in una cittadella degli. uffici che ospita il Giudice di Pace, il Distretto Sanitario della Asl Salerno e, in tempi brevi, il Centro per l’impiego che sarà punto di riferimento per l’intero Vallo di Diano. Ritenendo Sala una città di servizi e centro scolastico (con il Tasso di Salerno e il Liceo di Nocera Inferiore, il Liceo Classico “M.T. Cicerone” è uno dei primi tre Licei pubblici istituiti in provincia di Salerno) la giunta Cavallone ha prestato particolare attenzione a tali problematiche e quando gli chiedono di evidenziare i progetti realizzati il sindaco ricorda l’ultima iniziativa portata felicemente a termine: il finanziamento di circa 13.500.000 euro per la realizzazione del Campus Scolastico che prevede l’unificazione delle scuole cittadine. In particolare, sarà abbattuto e ricostruito in loco l’edificio che ospita l’Istituto Tecnico Industriale. Il progetto, con esposizione del grafico, è stato presentato ufficialmente a Roma il 22 novembre scorso. Sempre in tema di edilizia scolastica, il cronoprogramma prevede per il prossimo mese di aprile l’ultimazione dei lavori per il complesso di contrada Fonti che ospiterà le sccole materne ed elementari. Sempre in campo culturale, altro fiore all’occhiello è la realizzazione del teatro comunale, “un piccolo gioiello che porta il nome di Edoardo Scarpetta, con 490 posti e contiamo di dare sistemazione definitiva all’adiacente museo archeologico”. Sono stati ultimati i lavori per la messa in sicurezza del costone roccioso in località San Leo, fonte di grandi preoccupazioni agli abitanti delle zone sottostanti. Per lo stadio comunale sono stati resi nuovamente agibili gli spogliatoi ed il terreno di gioco e si spera di ini-. ziare in tempi brevi i lavori per la copertura della tribuna. Sono stati realizzati gli impianti a Led sulle strade comunali ed è stato riportato il mercato al centro della città. Inoltre, sarà realizzata una seconda area industriale nei pressi dello svincolo autostradale Sa/RC per il quale è disponibile un finanziamento di 6.000.000 di euro e si procederà all’adeguamento della Casa Comunale con un ulteriore finanziamento di 1.200.000 euro. Fin qui l’incontro con Francesco Cavallone. All’orizzonte, però, si sta affacciando una nube di cui non abbiamo potuto discutere perché successiva al nostro colloquio ma su cui il sindaco, ne siamo certi, non mancherà di alzare la voce: l’INAIL ha deciso di far effettuare dai tecnici degli uffici della Basilicata (Potenza e addirittura Matera) le pratiche relative alle ispezioni nei cantieri del Vallo di Diano e le visite mediche per i lavoratori. Già si parla di un’altra grossa beffa. C’è poi il rapporto con gli altri comuni del Vallo di Diano in merito al progetto ITI (Investimento Territoriale Integrato). Per il sindaco di Sala Consilina attraverso l’ITI si potrebbe unire il territorio mettendo insieme quanti più enti possibile. Un territorio di almeno 30.000 abitanti potrebbe accedere più facilmente ad una serie di finanziamenti. Su questo, però, i sindaci hanno preso tempo anche per valutare la compatibilità dell’ITI con il progetto “Aree interne” della Comunità Montana e con le iniziative del GAL (Gruppo di Azione Locale). Ma il rapporto tra i vari comuni del Vallo di Diano meriterebbe un’analisi più approfondita che, almeno in questa occasione, lo spazio a disposizione non ci consente..

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(15) 10 n° 43 07/12/2017. DI CITTÀ IN CITTÀ NEL PARCO. Settant’anni di prolificità sotto tutti i punti di vista. L’evoluzione di Agropoli da piccolo centro a media città ENRICO SERRAPEDE. A. Corso Italia, 39 Tel. e Fax 0828.723253 Capaccio Scalo (SA) email: deslinelibero.it. gropoli, la perla del Cilento. Il capoluogo di questa fantastica terra. La città negli ultimi settant’anni ha subito una trasformazione davvero impressionante tant’è che nel gennaio del 2004 dopo un Decreto del Presidente della Repubblica ha ricevuto il titolo di Città. Un passo importante, prestigioso, frutto di una grandissima mutazione avvenuta dal dopoguerra fino ai giorni nostri. La crescita di questi anni non è avvenuta solo dal punto di vista del prestigio ma anche, e soprattutto, da quello demografico. La cittadina, infatti, nel 1951 vantava 7774 abitanti. Numero destinato a salire in maniera esponenziale. Oggi, alle soglie del 2018, Agropoli può contare su oltre 20000 abitanti anche se questa crescita sta subendo un deciso rallentamento. Dal ’91 al 2001, infatti, la popolazione è aumentata di 2000 unità, mentre, nella decade tra il 2001 e il 2011 di appena 800. Chiaramente è un dato che rispecchia l’andamento nazionale anche se per Agropoli non si può non tenere in considerazione l’aspetto geografico. La città è satura, soprattutto sull’aspetto geografico. È stata violentata dal cemento e dall’abusivismo edilizio (in alcuni casi). Chiaro non tutte le evoluzioni sono state nocive. Un polo importante come Agropoli, in una posizione così importante, non poteva restare una città paludosa, quasi di campagna. Emblematiche infatti le foto di repertorio a ridosso del secondo conflitto mondiale quando le truppe americane sia accamparono dove oggi sono sorti il CineTeatro “E. Di Filippo” il palazzetto dello sport intitolato ad Andrea Di Concilio. Una zona, in pratica, vero cuore pulsante della città arricchita anche dal museo industriale della Fornace, ancora non aperto al pubblico e. sempre oggetto di polemiche dopo l’inaugurazione in pompa magna a poche ore dalle elezioni di giugno. Un’altra grande evoluzione di una città avviene senza dubbio tramite l’istruzione e oggi Agropoli è un punto di riferimento importante. 7 le scuole dell’infanzia “Mozzillo”, “Cafarelli”, Agropoli – Centro, Madonna del Carmine, Bivio Mattine, San Marco (Verga), San Marco (Selvi). 6, invece, sono le scuole primarie: Distretto Didattico I Circolo, Agropoli Cap. P.P., Angela Cafarelli, Cannetiello, Mattine e San Marco. Unica la Scuola Secondaria di primo grado: la “Gino Rossi Vario”. Molto ampia anche la scelta per l’ultima formazione prima degli studi universitari. Il Liceo “Gatto” propone ben quattro indirizzi: Classico, Scientifico, Scientifico opzione scelte applicate e Linguistico. Non mancano nemmeno gli istituti di formazione: Istituto Professionale Industria e Artigianato, Istituto Tecnico Economico, Istituto Tecnico Tecnologico. Accantonata l’istruzione un’altra componente che ha fatto grande Agropoli è quella turisitica. E, in questo caso, è impossibile non citare il Porto Turistico e quanto ha influito sulla crescita della capitale del Cilento. La posa della prima pietra avvenne nel 1969. All'evento presero parte il primo cittadino Gaetana Troisi, il ministro all'istruzione Fiorentino Sullo, il senatore del PRI Biagio Pinto e Nicola Carola, segretario della locale sezione della DC che tanto aveva fatto affinché il centro cilentano avesse il suo porto. La spesa iniziale prevista per la costruzione dell'infrastruttura fu preventivata nel 1964 in due miliardi e quattrocento milioni di lire. Per la sua realizzazione (pontili esclusi), il comune ne dovette sborsare duecentocinquantamila in più. Le opere furono suddivise in. otto lotti, il primo realizzato dall'amministrazione Troisi mentre gli altri da quella Maurano. Il porto di Agropoli, nato come struttura di quarta classe, aveva finalità prettamente turistiche con tratti di banchina riservati a piccole unità di pesca. Negli anni, oltre agli esistenti moli di sottoflutto e di sopraflutto, si è provveduto al suo ampliamento con l'istallazione di pontili galleggianti o in cemento. Dal 1991, inoltre, è attivo l'ufficio circondariale marittimo. Prima della costruzione del porto l'area, denominata Salecaro, era già utilizzata dai pescatori come piccolo porticciolo naturale inserito in uno spettacolare paesaggio selvaggio, ancora incontaminato dalla mano dell'uomo. Con la realizzazione del porto quintali di cemento hanno coperto scogliere e insenature naturali, cancellando uno degli angoli più suggestivi della città in nome del progresso e dello sviluppo economico. Nei prossimi anni una nuova mutazione potrebbe avvenire nell'area portuale. L'amministrazione comunale e la regione Campania, potrebbero dare il via ad un project financing che coinvolgerà anche i privati, per un valore circa 25milioni. Il progetto, elaborato dallo studio "Conti e Associati di Udine", prevede la realizzazione un unico grande molo centrale (una struttura a due piani con una torre), che tagli in due tutta l'area portuale, e due moli, uno sopraflutto e l'altro sottoflutto, più estesi rispetto a quelli già esistenti. Non tutti gli sviluppi edilizi, però, hanno giovato alla città che tra gli anni sessanta e settanta è stata decisamente violentata da alcune costruzione in pieno centro città che. ne hanno deturpato, in maniera irrevocabile, l’aspetto estetico. Parliamo di una serie di grandi palazzi che ha ridosso del mare, e nel complesso paesaggistico, stonano decisamente agli occhi di guarda Agropoli in lontananza. Abusi purtroppo non puniti all’epoca quando anche in città si cavalcava la moda dell’edilizia. Una scelta che probabilmente in molti adesso stanno rimpiangendo.. Tel 0828. 1992339 Fax 0828. 1991331 e-mail: redazione@unicosettimanale. it url: www. unicosettimanale. it Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo In redazione Lucio Capo e Gina Chiacchiaro Grafica ed Impaginazione Veronica Gatta Testata realizzata da Pietro Lista Stampa C.G.M. s.r.l. Contrada Malagenia, 84061 Ogliastro Cilento - (SA) tel. 0974 844039 Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n. 119 Responsabile Trattamento Dati Bartolo Scandizzo N° iscrizione ROC: 13170 Abbonamento annuale 25, 00 Euro Abbonamento web € 12, 00 Arretrati: € 2,00 + sp. di sped. Per abbonarsi: Codice IBAN: IT55 Y083 4276 1400 0401 0040 585 intestato a Calore s. r. l. Tiratura: 3500 copie Il N° 43 di Unico è stato chiuso in redazione il 05/12/2017 ed è stato avviato alla spedizione agli abbonati il giorno 07/12/2017 presso il CPO di Salerno.

(16) n° 43 07/12/2017. 11. CA. DI CITTÀ IN CITTÀ NEL PARCO. La Riforma Agraria diede il via alla modernizzazione. Capaccio Paestum doveri di una città leader SEGUE DALLA PRIMA GIUSEPPE LIUCCIO. schiare di ripetermi, 2) perché incomincio a pensare seriamente di tirare i remi in barca e a non tediare più me stesso ed i lettori per inseguire l’utopia di un futuro nel segno dello sviluppo del territorio, che mi ha dato i natali, e di cui comincio a dubitare. Ma, alla fine, ho ceduto per due buoni motivi anche in questo caso: 1) perché la scrittura, come la lettura, è il mio pane quotidiano; 2) perché non scrivere per la mia terra e per il suo futuro lo considererei un tradimento. E, allora, eccomi a tentare un incipit minimamente interessante ed originale. Ho scritto a più riprese nel corso degli ultimi decenni che il Cilento nel suo insieme, dal Sele a Sapri, così come è geograficamente e storicamente considerato, avrebbe bisogno di UN PROGETTO che ne individuasse i bisogni e le possibilità di sviluppo con una analisi articolata e motivata, chiamando a raccolta tutte le forze vive: amministratori locali, imprenditori, categorie professionali, forze sociali associate e non, intellettuali, scuole, parrocchie, consorzi, fondazioni, istituti di credito e tutta la più vasta rappresentanza della società civile per pervenire ad un impegno di lavoro condiviso, calendarizzandone tappe e scadenze con metodo e scrupolo ragionieristico. L’impegno dovrebbe poter contare sul coordinamento di un Ente sovra comunale deputato per legge a farlo: IL PARCO. Ma il Parco a quasi tre anni dalla nomina della nuova governance non lo ha fatto, perpetuando l’eredità di stallo o quasi lascatale dalle precedenti, che non avevano niente affatto brillato per inventiva di progettualità credibile ed affidabile, come, d’altronde non lo hanno fatto i comuni più importanti, che a stento governano (?) l’esistente rinserrati, come sono, nei loro municipi senza voli di fantasia che scaldino cuore e gonfino anima a proiezione di futuro. Fatta questa premessa che mi procurerà ulteriori antipatie ed altri nemici più di quanti non ne abbia già, mi accingo ad articolare la mia riflessione su Capaccio Paestum, che è stato, è e resta uno dei centri più significativi non solo del Cilento, ma della intera provincia di Salerno e della stessa regione Campania. E, a mio modesto parere, un dibattito fecondo di sviluppi posi-. tivi dovrebbe rispondere, innanzitutto, alle due seguenti domande. 1) Come recuperare, valorizzare ed esaltare l'unità della Kora Pestana nella ricca e varia articolazione dei paesi delle colline, che nel corso dei secoli, dalla antichità magno greca ai nostri giorni, hanno fatto riferimento a Capaccio e, soprattutto, alla sua ricca e vasta pianura per uno sviluppo unitario condiviso del territorio? 2) Come interpretare e rappresentare una fetta consistente di territorio dandogli voce e protagonismo ipotizzando un LABORATORIO per creare nuovi ORGANISMI AMMINISTRATIVI nella direzione dell'accorpamento non più rinviabile dei comuni, per approdare, infine, alla creazione di una CITTÀ? E cominciamo da lontano, da una stagione che io ho vissuto in prima persona non fosse altro che per ragioni anagrafiche: La lotta per l'occupazione delle terre e la conseguente Riforma Agraria, anche se monca, rivoluzionarono nello spazio di un decennio costume, economia e vita di un intero territorio più di quanto non avessero fatto tutti i secoli precedenti messi insieme. Rifiorì l'agricoltura con prodotti di pregio e di nicchia. Mosse i primi passi il turismo, che, in seguito, esplose tumultuoso e caotico con l'imbarbarimento di costa e pianura sull'onda anomala di una urbanizzazione intensiva e di rapina. Si prosciugò la palude geologica, ma restò il pantano della politica (!?) e dell'incultura, salvo qualche raro miracolo di ninfea solitaria. E comunque un'analisi minimamente seria dei mutamenti etno antropologici, sociologici e politici dell'intero territorio comunale non può che partire di là. Il vecchio CAPOLUOGO è regno sempre più esiguo di quanti, a tutela di orgoglio di identità e ad argine di migrazione biblica verso il mare con tutto il suo carico di problemi di cui mi sono occupato ampiamente altre volte. La “Piana”, frutto di un meticciato sociale raccogliticcio e molecolarizzata, come è, tra borghi e casali rurali, non ha un'anima e manca di identità. L'Area Archeologica è involgarita, spesso, da un turismo mordi e fuggi, che esalta il pendolarismo dei visitatori sudaticci a caccia di gelaterie e pizzerie dopo le brevi escursioni a fruizione di museo e templi dorici. Gli imprenditori turistici (sono tanti ed. alcuni anche di buon livello) hanno interessi consolidati, anche se non sempre con una visione unitaria della qualificazione, della diversificazione e della destagionalizzazione dell'offerta, arrancano ad ipotizzare un progetto articolato in sintonia e sinergia tra loro. Il mondo delle campagne, atomizzato in numerose categorie, spesso rissose ed in conflitto tra loro, non sempre riesce ad esprimere speranze e problemi in un progetto condiviso per obiettive incapacità dei protagonisti e per tacita quanto palese pigrizia di leader, o presunti tali, che su questa parcellizzazione spesso hanno costruito fortune economiche e carriere (!?) politiche. Di sicuro il mondo dell'agricoltura e della zootecnia dà voce, quando la dà, a problemi di interessi diversi da quelli del turismo. Il compito della Politica è (sarebbe) quello di ridurre ad un UNICUM queste due realtà, che, non sempre, comunicano tra di loro. È tutta qui la “scommessa”. Forse il collante potrebbe essere la CULTURA nel senso più ampio dell'accezione del termine. E, a mio modesto parere, è l'unica strada fruttuosa e produttiva per un mélange che ne fonda ed esalti gli interessi condivisi. La società italiana è fluida. Sfugge a controlli ed indagini per la rapidità dei mutamenti, come sostengono acutamente sociologi e politologi. Il fenomeno è drammaticamente dilatato nella pianura pestana con la conseguenza della quasi impossibilità di incasellare in categorie più o meno credibili le schegge, spesso impazzite della rappresentatività sociale ed economica. La politica o non si pone il problema o è incapace di farne una lettura accurata. Eppure non è più tempo di gestire stancamente l'esistente, all'insegna della più piatta routine della quotidianità. Urge uno scatto di orgoglio ed un guizzo di fantasia per una radicale rivoluzione, delle coscienze, innanzitutto, se si intende costruire un futuro minimamente competitivo sui mercati. Di qui la necessità di eliminare, in primo luogo, la frattura tra i mondi dell'agricoltura e della zootecnia, da un lato, e quello del turismo, dall'altro, per sinergizzarli, invece, in un rapporto proficuo e duraturo. E la strada per raggiungere l'obiettivo è quella di una valida infrastrutturazione dell'intero territorio nel segno della cultura: Un laboratorio di politica del turismo e per il turismo, parchi fluviali (Sele, Ca-. podifiume, Solofrone), museo del sacro, dell'agricoltura e zootecnia, masserie didattiche, biblioteche e cineforum di quartiere/contrada, utilizzando i locali delle scuole, efficaci forme di acculturazione per tutti, dando a tutti pari opportunità per cancellare definitivamente la convinzione che, soprattutto nel turismo, ci sono pochi privilegiati che banchettano lautamente e molti, troppi, a cui sono destinate soltanto le briciole;In definitiva operare in modo che le tante contrade nate e cresciute in orizzontalità dal Sele al Solofrone ed in verticalità dal mare alle colline abbiano un ruolo di protagonismo e si sentano parte attiva ed integrante di una comunità condivisa, che, finalmente dalle tante ISOLE diventi un ARCIPELAGO in una rete feconda di interconnessione, comunicazione e rapporti. Il progetto è ambizioso, lo so. E per realizzarlo c'è bisogno di una classe dirigente nuova, giovane anagraficamente, ma soprattutto dentro, psicologicamente, motivata, proiettata verso il futuro. Mi auguro fortemente che quella eletta il 25 giugno scorso, sotto la guida del sindaco, Cav. Francesco Palumbo, abbia forza, determinazione ed entusiasmo per accettare la sfida e vincerla. È il mio augurio e la mia speranza. E faccio i miei auguri più sinceri e cordiali al Sindaco, che ha superato bene un problema di salute e che è ritornato di nuovo al suo posto di lavoro. Ma è legittimo anche chiedersi: i nuovi eletti sono consapevoli del lavoro duro che li attende che è quello di RIFONDARE LA POLITICA, in una visione nuova e moderna? Allo stato attuale, a sei mesi circa dall’insediamento, non ci sono ancora segnali significativi di cambiamenti e svolte radicali. Aspettiamo il varo del nuovo bilancio che per una Amministrazione all’inizio del suo mandato. è considerato un punto ineludibile per esprimere un giudizio motivato e documentato sul suo operato. Se ne rendano conto e se ne convincano sindaco e consiglieri recentemente eletti con la consapevolezza profonda di amministrare non una città qualsiasi, ma una CITTÀ/MONDO. Sappiano che il mondo li e ci guarda e che le future generazioni li e ci giudicheranno severamente e che non basta un assetto ed un riordino degli uffici e dei servizi, pur riconoscendolo ed apprezzandolo, per gridare al miracolo. Ci vuole di più, molto di più. UN PROGETTO di largo respiro, a breve e a lungo termine, di sviluppo convincente ed affidabile che prefiguri una SVOLTA RADICALE, e che va fatto ampiamente e bene. Una delle tappe più significative è certamente il PUC, che, da sempre, storicamente, è uno degli argomenti più impegnativi e carichi di incidenti d percorso da varare. Auguriamo di tutto cuore all’Amministrazione Palumbo che ne venga rapidamente a capo e con successo. Ed i miei auguri sono sinceri, anche perché, come tutti sanno, mi sono speso con convinzione ed entusiasmo prima, durante e dopo la campagna elettorale con lealtà mai venuta meno, anche se non sempre ricambiata. Ed ora passiamo all’altro punto anticipato nella seconda domanda iniziale. Storici e politologi autorevoli hanno sostenuto, non senza fondamento, che una delle cause del ritardo storico del Cilento e della zona a Sud di Salerno, dal Sele a Sapri, è da attribuire alla mancanza di una città che, con le sue funzioni burocratiche/amministrative, con le conseguenti attività economiche e con le istituzioni culturali, costituisca polo di attrazione e propulsione economica e civile per l’intero territorio. SEGUE A PAGINA 15.

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