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LA CUPOLA DI SANTA MARIA DEL FIORE
L’architetto più illustre del tempo, Arnolfo di Cambio, che progettò la maestosa cattedrale, partì dalla facciata senza mai spiegare in che modo avesse intenzione di innalzare la gigantesca cupola che aveva messo su carta.
Così quando il duomo venne terminato ancora non c’era traccia della cupola sopra l’altare e gli architetti che lo succedettero tentarono ogni scappatoia per rinviare il “trascurabile” dettaglio.
Venne dunque indetto un concorso per scegliere l’architetto al quale sarebbe spettato il tanto oneroso compito.
I partecipanti furono numerosi e non mancarono, come ci racconta il Vasari, i balordi con le idee più bizzarre. Il vincitore fu Filippo Brunelleschi, il quale non aveva mai studiato architettura, era bensì orafo e orologiaio, ma che sosteneva di poter erigere la cupola più grande del mondo senza impalcature di sostegno.
Vinse il concorso Filippo Brunelleschi nel 1420, nominato “provveditore della cupola”, diede inizio a un’impresa rischiosa e straordinaria, che lo tenne impegnato per molti anni. La cupola, infatti, fu completata (lanterna esclusa) nel 1436. Solo nel 1471, con il posizionamento della lanterna, la cupola potè dirsi completata. Brunelleschi venne scelto contro lo scetticismo di molti che lo ritenevano rozzo e illetterato, tanto da affiancargli inizialmente il Ghiberti, finendo per causare numerosi dissapori tra i due e notevoli rallentamenti alla costruzione.
Dando prova di grande coraggio, si ispirò ai romani per l’incastro dei mattoni a spina di pesce in modo che non cadessero durante la muratura, nonostante l’inclinazione, e utilizzò numerose altre tecniche di tecnologia avanzata di cui non lasciò mai spiegazione.
L cupola sarebbe diventata alta 114 metri con una base di 42 metri!
Brunelleschi elaborò il progetto, inventò le macchine per sollevare i materiali, compì attenti calcoli
e misurazioni. Egli costruì la gigantesca cupola utilizzando delle impalcature provvisorie infisse nella
struttura muraria, rialzate col procedere dei lavori. Si trattava di una soluzione molto rischiosa, che
potè realizzare grazie alla sua profonda conoscenza delle tecniche e del “modo di misurare” degli
antichi Romani e a un sistema di progettazione fondato su precisi principi scientifici e matematici,
costantemente verificati in fase di costruzione.
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