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4.1. L’EVOLUZIONE DEL POPOLAMENTO ORNITICO 4.1.1 Confronto con il lavoro di Emilio Simi del 1859 4. DISCUSSIONE

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4. DISCUSSIONE

4.1. L’EVOLUZIONE DEL POPOLAMENTO ORNITICO

4.1.1 Confronto con il lavoro di Emilio Simi del 1859

Le informazioni storiche riportate nella Check-list degli uccelli del Lago di Porta sono state tratte da un manoscritto del naturalista Emilio Simi risalente al 1859, pubblicato postumo da Antonio Bartelletti nel 1991. L’opera, intitolata Prodromo

della fauna della Versilia, aveva non solo lo scopo di ultimare una trilogia sulle entità naturalistiche della Versilia (i due volumi già terminati trattavano di botanica e di mineralogia) ma voleva essere anche uno strumento didattico da utilizzare nelle scuole tecniche di Pietrasanta nelle quali vi era l’obbligo di studio delle Scienze Naturali. Per una serie di motivi ancora oggi sconosciuti, il manoscritto allora non fu pubblicato.

Il progetto originario di Simi era rivolto ai vertebrati ed in particolar modo ai mammiferi, agli uccelli, ai rettili e ai pesci; in seguito egli decise di trattare anche le specie di invertebrati.

La “Fauna” di Emilio Simi si compone di dieci fascicoli. di cui il primo, che probabilmente doveva contenere (oltre all’introduzione dell’Autore) l’inquadramento geografico dell’area oggetto di indagine, manca, o perchè andato perduto o perché mai redatto.

I primi 5 fascicoli si incentrano sulla descrizione delle classi dei vertebrati mentre gli ultimi 4 riguardano la trattazione degli invertebrati. Gli uccelli sono ampiamente descritti dal fascicolo 2 al 4 compresi e prendono in considerazione 172 specie. Le voci relative alle singole specie sono contrassegnate da un numero progressivo cui segue il nome scientifico e, tra parentesi, quello comune. Le informazioni consistono in una breve descrizione dell’animale, della sua fenologia e dell’habitat di appartenenza. A volte vengono riportate anche osservazioni riguardanti il comportamento sociale, alimentare o sessuale della specie, nonché spiegazioni sull’origine del nome locale della stessa.

Nel manoscritto si nota una maggiore attenzione da parte dell’Autore per le specie appartenenti agli ambienti della fascia collinare e montana della Versilia, più che a

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quelle legate alla zona planiziale e costiera. Questa scelta, quasi inconsapevole, è dovuta probabilmente alla maggiore conoscenza che Simi aveva di questi luoghi. Le note descrittive riguardanti le specie costituiscono un valido aiuto nell’ideale ricostruzione del paesaggio naturale ed agrario della Versilia di fine Ottocento. L’integrazione dei dati attuali con quelli di Emilio Simi ha comunque creato più volte una serie di problemi legati soprattutto alla corretta identificazione delle specie e al luogo in cui realmente esse erano state avvistate.

Il presente studio infatti tratta esclusivamente gli uccelli del Lago di Porta mentre il lavoro di Simi, prendendo in considerazione una porzione di territorio più ampia, che va dalle Alpi Apuane fino alla fascia costiera, inserisce spesso specie non proprie di questa zona. Per questo motivo sono state escluse dalla check-list le segnalazioni non sicuramente attribuibili al Lago di Porta.

Non meno problematica è stata l’identificazione di alcune specie attraverso un confronto tra la nomenclatura adottata dal Simi e quella attualmente valida. Poiché la nomenclatura scientifica ha subito alcune modifiche nel tempo, come si vede da quanto riportato nell’Appendice II, per specie quali Cannaiola, Migliarino di palude, Luì verde, Beccafico e Piro piro boschereccio, è stato necessario un accertamento con la nomenclatura riportata nell’ Ornitologia toscana di Paolo Savi (1827-1831). Per l’identificazione delle specie presenti nell’opera di Simi si sono utilizzate anche le descrizioni riportate dallo stesso Autore che si sono dimostrate sempre utili tranne nel caso dell’Albanella reale e dell’Albanella minore, riportate sotto il generico nome di “Albanella”, in quanto all’epoca non ancora riconosciute come taxa distinti (Simmons, 2000).

La presenza di errori nomenclaturali o di identificazione delle specie nell’opera del Simi è probabilmente legata ad osservazioni affrettate e all’uso di strumenti di indagine non del tutto idonei, come riportato da Bartelletti nel commento al

Prodromo della fauna della Versilia. All’Autore inoltre sono mancati dei validi riferimenti bibliografici da consultare al fine di superare alcune sue incertezze. Più difficile da spiegare è invece l’omissione di alcune specie di uccelli, anche comuni, quali ad esempio Cannareccione, Fiorrancino, Biancone, che al tempo non potevano considerarsi assenti.

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4.1.2 Confronto con i dati di Bartelletti e Tomei del 1979

Se l’analisi dei dati di Emilio Simi (1859) ci permette di ricostruire idealmente uno spaccato della Versilia storica, almeno da un punto di vista naturalistico, e ci dà un’idea della varietà delle specie animali presenti sul territorio, le informazioni più interessanti sull’avifauna del Lago di Porta si trovano però in un contributo di Bartelletti e Tomei.

Anche in questo caso, come nell’opera di Simi, non vengono trattati solo gli uccelli del lago e degli ambienti strettamente adiacenti, bensì quelli presenti in un’ampia fascia territoriale che si estende dalle pinete litoranee del Cinquale fino ai versanti delle colline sovrastanti il lago.

L’arco di tempo che separa l’indagine di Bartelletti e Tomei dal presente studio ha comunque permesso una migliore comparazione tra i dati, in quanto il paesaggio alla fine degli anni ’70 poteva già essere paragonato a quello odierno.

Le specie elencate da Bartelletti e Tomei, prese in considerazione nel presente studio, sono 186 rispetto alle 172 riportate, come già detto, da Simi ed alle 215 attuali. La Figura 4.1 mette in evidenza il numero di specie rilevate nei tre lavori.

172 186 215 150 170 190 210 230 250

Simi 1859 Bartelletti e Tomei 1979

attuale

Figura 4.1 Numero di specie di uccelli nel Lago di Porta

Al di là del numero, le difficoltà di comparare elementi quali la fenologia delle differenti specie, sono evidenti e rese tali dal fatto che questi Autori non fanno uso di

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una standardizzazione in categorie predefinite, ma semplicemente descrivono l’effettivo stato riscontrato specie per specie.

Dalla lettura puntuale degli status delle singole specie, senz’altro si può evincere che anche per Bartelletti e Tomei la percentuale maggiore sia quella dei migratori regolari o irregolari. Il dato è perfettamente comparabile alla composizione fenologica oggi rilevata, tenendo conto che la relativa estensione del sito non lo fa scegliere selettivamente come luogo di nidificazione e/o svernamento, quanto invece per estemporaneo luogo di sosta durante lo spostamento migratorio.

Tutto questo non vuole però significare che non siano intervenuti cambiamenti nel popolamento o nello stato delle singole specie; un loro esame singolo mette infatti in evidenza dei cambiamenti anche notevoli sia di occorrenza che di stato.

Per esemplificare questo fatto possono essere sufficienti gli esempi quale quello degli Ardeidi, ed in particolare l’Airone bianco maggiore, ormai comunemente avvistabile e non citato invece, se non come dato eccezionale, dal Simi. Egualmente interessante l’esempio delle oche che stanno divenendo di presenza sempre più regolare almeno ai passi. Un fatto da sottolineare può essere quello di una maggiore stabilità dei popolamenti; questo in riferimento non tanto alle specie prettamente acquatiche quanto a quelle legate a formazioni arboree.

Il Lago di Porta in effetti è andato incontro, negli ultimi decenni, a sostanziali cambiamenti.

Dal 1998 infatti la zona è stata inserita nell’elenco delle aree protette e, seppur lentamente, è stata sottoposta ad una serie di interventi finalizzati al miglioramento dei suoi habitat. Sono cessati quindi il distrurbo arrecato dall’attività venatoria e l’utilizzo della pista di motocross all’interno di una parte del bosco e sono stati fortemente limitati gli scarichi abusivi di inerti. Queste scelte hanno sicuramente permesso a molte specie di uccelli di frequentare l’area nella stagione invernale e/o in quella riproduttiva. Inoltre la vegetazione si è riappropriata delle aree degradate sviluppando una copertura per lo più arborea; le superfici boscate hanno progressivamente raggiunto un assetto più maturo, come testimoniano l’accumulo di legno morto in decomposizione e il fitto sottobosco.

Questo indubbiamente ha permesso alle specie legate al tronco per l’alimentazione e per la riproduzione (quali Picidi, Certhiidi e Sittidi), un tempo considerate rare o di passo, di trovare un ambiente idoneo.

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Il processo di rinaturalizzazione cui è andato incontro il Lago di Porta si nota non solo attraverso l’incremento delle aree boscate ma anche dalla trasformazione che ha interessato la zona umida.

La sua struttura odierna, costituita da una fitta distesa di cannuccia di palude, interrotta da chiari di modeste estensioni, riflette il naturale processo di evoluzione cui sono soggette tutte le zone umide se non opportunamente gestite. Un tempo infatti lo sfalcio della cannuccia così come della tifa e delle carici, era effettuato con regolarità in quanto le foglie di queste piante venivano utilizzate nell’artigianato locale. Queste pratiche rendevano più ampie (e in certi punti sicuramente più profonde) le superfici di acqua libera e creavano zone acquitrinose. Le numerose specie di limicoli e di anatre riportate nel contributo di Bartelletti e Tomei sono indice del maggior grado di varietà che all’epoca caratterizzava questo ambiente. Lo sfalcio veniva regolamente praticato anche nei prati umidi, oggi non più presenti nell’area protetta e nelle zone circostanti a seguito dell’espansione urbanistica. Quest’ultimo fatto riveste una particolare importanza per spiegare inoltre il decremento delle specie migratrici legate agli spazi aperti e alle fasce ecotonali: tali zone, pur essendo presenti all’interno della parimetrazione dell’A.N.P.I.L., hanno ormai un’estensione superficiale così ridotta da non poter ospitare un elevato numero di specie.

La mancanza di chiari più ampi, caratterizzati da sponde fangose e degradanti, nonché l’assenza di prati allagati, è forse il motivo principale che vede i limicoli rappresentati da un basso numero di specie rispetto a quelle possibili.

Per contro, l’esteso canneto e la fitta rete di canali e corsi d’acqua risultano essere un ambiente particolarmente idoneo per gli Ardeidi (rappresentati da quasi tutte le specie ad esclusione dell’Airone guardabuoi). L’attuale morfologia del canneto si è inoltre rivelata favorevole alla nidificazione di 1-2 coppie di Falco di palude, presente tutto l’anno con individui prevalentemente immaturi ed egualmente dell’Airone rosso.

L’assenza delle oche come svernanti, soprattutto dell’Oca selvatica presente con pochi individui nel vicino Lago di Massaciuccoli ma abbondantissima più a sud, è legata principalmente alla mancanza di zone di pastura esterne (rappresentate da campi più o meno allagati) oltre che all’assenza di ampi specchi d’acqua da utilizzare come “zone di rimessa”. Come già accennato, la forte pressione antropica, esercitata in modo consistente intorno alla zona del Lago di Porta, ha ridotto drasticamente gli

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spazi aperti che sono stati di conseguenza occupati da abitazioni e da attività industriali.

A seguito della crescita incontrollata della cannuccia di palude per la cessazione dell’attività di sfalcio, si è avuto un progressivo innalzamento dell’alveo del lago con il conseguente abbassamento del livello delle acque (attualmente meno di 1 metro): questo fatto spiega l’assenza delle anatre tuffatrici.

Non meno importante è la riduzione di specie migratrici irregolari (appartenenti ad es. alla famiglia degli Alaudidi, dei Laniidi e degli Emberizidi) legate agli spazi aperti e alle fasce di transizione Questi ambienti, compresi gli oliveti e i campi coltivati non presenti all’interno del perimetro dell’A.N.P.I.L., sono per lo più scomparsi nelle aree limitrofe al Lago di Porta e se vi permangono, si trovano rappresentati da piccoli fazzoletti di terra.

I migratori regolari sono più frequenti nella Zona umida e sono soprattutto Ardeidi e Anatidi. Questa tipologia ambientale, data la sua conformazione, rende più agevole l’osservazione diretta e permette di rilevare con più facilità quelle specie elusive e meno vocifere che altrimenti passerebbero inosservate. Ne sono esempio l’avvistamento del Cavaliere d’Italia e della Balia nera la cui presenza non era stata rilevata negli anni passati.

Il problema della scarsa contattabiltà invece è più evidente per il Bosco dove il minor numero di migratori registrato è imputabile in gran parte alle carenze di osservazione legate alle difficoltà sopra indicate. Nel Bosco sono state registrate molte specie nidificanti costituite prevalentemente da Picidi, Sittidi, Certhiidi, Turdidi e Paridi. Le prime tre famiglie sono inscindibilmente legate all’ambiente boschivo; per le altre invece bisogna sottolineare che si tratta di specie molto comuni ed adattabili come Merlo, Capinera, Luì piccolo, ecc. le quali, sfruttando i diversi livelli della copertura vegetale presenti in questo ambiente, hanno trovato un sito idoneo per la nidificazione. La Zona umida al contrario annovera un minor numero di specie nidificanti, per lo più Rallidi e Sylviidi. La scarsa presenza di acqua libera potrebbe risultare il limite principale alla nidificazione di alcune specie (tra cui Salciaiola e Basettino) presenti negli ambienti simili del bacino del Lago di Massaciuccoli, ma non rilevate a Porta.

Tra gli uccelli nidificanti non appartenenti alle tipologie sopra citate ricordiamo i Fringillidi, i Passeridi e alcuni insettivori (Averla piccola, Upupa, ecc.) che, nella stagione riproduttiva, sono legati prevalentemente ad aree marginali o poco

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urbanizzate e a zone di transizione tra i vari ambienti. In queste aree, caratterizzate da una maggiore eterogeneità, è inoltre molto più facile avvistare specie di comparsa occasionale.

Sono infine notevolmente aumentate le specie svernanti legate in particolar modo al Bosco e alla Zona umida. Di nuovo, infatti, la presenza di un sottobosco ben strutturato, caratteristico del bosco maturo, favorisce lo svernamento di molte specie di Passeriformi, in preponderanza Turdidi e Sylviidi. Nell’area umida si nota ormai in modo costante lo svernamento di Garzetta e Airone bianco maggiore, in ragione anche dell’incremento numerico che queste specie hanno recentemente registrato.

0 20 40 60 80 100 120 140 Simi Bartelletti e Tomei attuale n u m e ro d i s p e c ie Passeriformi Non-Passeriformi

Figura 4.2 Comparazione tra Pssseriformi e Non-Passeriformi nei tre studi effettuati per l’area del Lago di Porta

Per illustrare ulteriormente i cambiamenti che hanno interessato il popolamento ornitico del Lago di Porta, la Figura 4.2 mette a confronto il numero di specie segnalate attutt’oggi e suddivise in Passeriformi e Non-Passeriformi, rispetto a quanto riportato in Simi e Bartelletti e Tomei. Si nota un incremento delle specie registrate, spiegabile probabilmente con il fatto che ad oggi sono disponibili migliori strumenti di osservazione; a questi bisogna aggiungere le attività di monitoraggio che

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vengono svolte regolarmente nell’area e in generale il maggiore interesse che si è sviluppato per l’ornitologia e per il birdwatching.

Curiosamente non c’è differenza per le specie di Non-Passeriformi tra Simi e Bartelletti e Tomei, mentre il numero di Passeriformi è in continuo incremento fatto forse imputabile, oltre alla mancanza di strumenti idonei all’osservazione e al riconoscimento, allo scarso interesse che queste specie destavano.

29 18 16 12 6 29 84 6 3 2 10 0 20 40 60 80 100 120 Specie non citate in Bartelletti e Tomei Specie a fenologia inalterata Specie a fenologia variata n u m e ro d i s p e c ie

Specie a Stato ind. Specie divenute Acc Specie divenute W irr Specie divenute M reg, B Specie divenute M reg Specie divenute Occ Specie divenute SB Specie divenute W Specie divenute M irr

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Figura 4.3 Modifiche nella composizione fenologica del popolamento ornitico del Lago di Porta dal 1979 al 2006

Ben tenendo conto di quanto prima detto a proposito dell’uso dei termini fenologici, in Figura 4.3 sono state riportate le modifiche di status che le specie del Lago di Porta avrebbero subito dal 1979 ad oggi.

La comparazione è stata effettuata tra le 186 specie riportate in Bartelletti e Tomei e quelle attuali; viste le premesse, dalla lettura del grafico si può quindi affermare con

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cautela che 29 specie non risultano citate dagli Autori anzidetti, 84 sono rimaste a fenologia inalterata, mentre per le restanti sono intercorsi cambiamenti di varia natura.

Merita inoltre di essere citato il caso del Biancone, entrato nell’elenco delle specie migratrici regolari in seguito alla scoperta, da parte di birdwatchers ed appassionati dello studio delle migrazioni dei rapaci, di un importante flusso migratorio che interessa la Versilia.

Infine è opportuno considerare, tra le specie divenute migratrici irregolari, un tempo nidificanti o regolarmente presenti durante i passi, quelle tipiche dei prati e delle coltivazioni tradizionali (ad esempio Laniidi ed Emerizidi); per queste, anche nel Lago di Porta, si è registrato il forte declino osservato in tutto il loro areale.

4.2 L’APPLICAZIONE DELLA NORMATIVA COMUNITARIA

A TUTELA DELLE SPECIE E DEGLI HABITAT

A livello europeo la conservazione delle specie animali e vegetali nonché degli habitat naturali avviene in gran parte attraverso convenzioni e direttive le quali, recepite dagli stati membri della comunità, hanno lo scopo di mettere in atto tutte quelle misure necessarie a far sì che questi si mantengano in uno stato di conservazione “ soddisfacente”.

Le più importanti convenzioni a cui ancora oggi facciamo riferimento sono la Convenzione di Bonn del 1979 (recepita in Italia con la L. 42/83), che ha come obiettivo la conservazione delle specie migratrici di fauna selvatica e dei loro habitat, e la Convenzione di Berna, sempre del 1979 (recepita in Italia con la L. 503/81), che si ripropone la conservazione delle specie di fauna e di flora selvatiche e quella dei loro ambienti naturali.

Un concetto fondamentale che sta alla base di queste due convenzioni, e che si ritroverà in seguito anche in altre due direttive europee importanti da un punto di vista della conservazione ambientale, è quello di preservare le specie attraverso la conservazione, il mantenimento e il ripristino (laddove necessario) dei loro habitat. Questo ha un significato fondamentale soprattutto per le specie migratrici, per le quali, oltre a tutelare i quartieri di svernamento e di riproduzione, è necessario conoscere le rotte migratorie e conservare le zone di sosta che si trovano lungo il loro corso.

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Le direttive europee a cui facciamo riferimento sono la Direttiva 79/409CEE (detta comunemente direttiva “Uccelli”) e la Direttiva 92/43CEE (conosciuta anche come direttiva “Habitat”).

La Direttiva “Uccelli” si ripropone la salvaguardia delle specie di uccelli selvatici ed è recepita a livello italiano dalla L. 157/92 e a livello regionale dalla L.R. 3/94, finalizzate alla tutela della fauna selvatica omeoterma e alla regolamentazione del prelievo venatorio.

La Direttiva “Habitat” invece rivolge l’attenzione a tutte le specie vegetali e a quelle animali (esclusi gli uccelli), nonché agli habitat che necessitano di misure di conservazione. In Italia questa direttiva è recepita attraverso il D.P.R. 357/97 mentre a livello regionale dalla L.R. 56/00.

Il mezzo con cui entrambe le direttive cercano di attuare concretamente la conservazione delle specie e degli habitat naturali è una rete di aree protette (Rete Ecologica Natura 2000) che ricopra tutto il territorio della Comunità Europea. La formazione di questa rete ha avuto inizio in Italia nel 1995 nell’ambito del Progetto Bioitaly. Essa è costituita da Zone di Protezione Speciali (ZPS), come previsto nella Direttiva “Uccelli” e da Siti di Importanza Comunitaria (SIC), in base alla Direttiva “Habitat”. Ricordiamo, a proposito di questi ultimi, che, una volta passati 6 anni dalla loro designazione, i SIC diventano Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e sono soggetti a misure di tutela come le ZPS.

Al Progetto IBA (iniziato in Italia nel 1994 in applicazione della Direttiva 79/409CEE) fu delegato il compito di individuare a livello nazionale le aree importanti per gli uccelli (IBA: Important Bird Areas),(Gariboldi et al., 2000).

Le IBA sono aree prioritarie per l’avifauna identificate sulla base di criteri quantitativi e qualitativi.

Il primo elenco delle IBA fu realizzato nel 1989 da BirdLife International in tutto il territorio europeo (Grimmet e Jones, 1989). La scelta delle IBA, secondo nuovi criteri proposti nel 1994, è avvenuta tenendo conto della presenza delle specie inserite nelle SPEC (cfr. § 4.2.1), di quelle inserite nell’Allegato I della Direttiva 79/409CEE e infine in base alla presenza delle specie coloniali.

Il Lago di Porta costituisce una maglia della Rete Natura 2000 in quanto designato come ZPS sulla base della L.R. 56/00. Esso inoltre è stato istituito nel 1998 come A.N.P.I.L., Area Naturale Protetta di Interesse Locale, con Delibera del Consiglio

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Comunale sia di Pietrasanta che di Montignoso, in quanto l’area ricade all’interno dei confini amministrativi di entrambi i comuni.

In base alla L.R. 49/95 le A.N.P.I.L. vengono definite come aree naturali inserite in ambiti territoriali fortemente antropizzati le quali, nonostante la loro moderata estensione e la loro localizzazione, necessitano di misure di conservazione. La gestione di queste porzioni di territorio è affidata ai Comuni o alle Comunità montane.

Con la Figura 4.4 si mettono in evidenza le diverse perimetrazioni che riflettono le misure di tutela riconosciute all’area del Lago di Porta.

In giallo è evidenziato il perimetro dell’A.N.P.I.L. “Lago di Porta”, sotto il Comune di Montignoso e in verde quello dell’A.N.P.I.L. “Lago e Rupi di Porta”, sotto il Comune di Pietrasanta.

In rosso invece è indicato il perimetro della ZPS che comprende per intero anche le due A.N.P.I.L.

Con il termine A.N.P.I.L. “Lago di Porta” sono attualmente nominate la porzione di area protetta sotto il Comune di Montignoso e quella ricadente nel Comune di Pietrasanta come stabilito dalla D.C.R. n.18/02.

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4.2.1 Le specie inserite nelle Direttive della Comunità Europea

Le convenzioni e le direttive sopra menzionate non costituiscono le uniche forme con cui ci si propone di tutelare le specie e i loro habitat di appartenenza. Oltre a queste infatti esiste anche la Convenzione di Washington del 1973 (nota come CITES) il cui scopo è quello di regolamentare, a livello internazionale, il commercio di specie animali e vegetali (in tutte le loro forme) minacciate di estinzione. In questa convenzione sono presenti allegati che suddividono le specie in base allo status nel loro paese di origine e in base agli effetti che il commercio internazionale potrebbe avere sulla loro conservazione. L’Allegato I comprende le specie in pericolo di estinzione per le quali è assolutamente vietato il commercio a livello internazionale; l’Allegato II comprende specie che possono essere commercializzate solo se accompagnate da permessi di esportazione, in quanto potrebbero essere messe a rischio di estinzione se eccessivamente commercializzate; l’Allegato III infine elenca le specie non a rischio di estinzione per le quali il commercio internazionale è consentito purché tali specie siano accompagnate da permesso di esportazione o da certificato di origine.

L’Unione Europea, nel 1984, ha applicato la normativa CITES al suo interno attraverso il Regolamento 338/97CEE, apportando alcune modifiche agli allegati. Questi infatti sono quattro (A, B, C, D) e inseriscono un numero maggiore di specie rispetto a quelle riportate nei tre allegati originari. In questo modo si sottopone il commercio europeo a misure più restrittive.

Per maggiori informazioni sugli allegati del regolamento 338/97CEE si rimanda a testi specifici.

Infine per determinare lo status delle specie a livello europeo ci si avvale delle categorie SPEC (Species of European Conservation Concern) proposte da Tucker e Heath nel 1994 e riaggiornate al 2004 (BirdLife International, 2004). Queste indicano il grado di interesse conservazionistico di una specie, per l’Europa, definito sulla base del grado di concentrazione di tutta la popolazione mondiale nel nostro continente e sulla base del suo status di conservazione.

Esse sono:

 SPEC1 : specie presenti in Europa ma che richiedono un’attenzione a livello globale

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 SPEC2 : specie le cui popolazioni sono concentrate in Europa ma che si trovano in uno stato di conservazione sfavorevole

 SPEC3 : specie le cui popolazioni non sono concentrate in Europa e che si trovano in uno sfavorevole stato di conservazione

 Non-SPECE

: specie le cui popolazioni globali sono concentrate in Europa e che godono di un favorevole stato di conservazione nel nostro continente

 Non-SPEC: specie le cui popolazioni globali non sono concentrate in Europa e che godono di un favorevole stato di conservazione nel nostro continente

Il grafico in Figura 4.5 riporta il numero delle specie del Lago di Porta, suddivise per ambienti, inserite all’interno degli allegati di Direttive e Convenzioni comunitarie.

0 20 40 60 80 Berna II Berna III Bonn I Bonn II Dir. "Uccelli" 79/409 numero di specie Altro Zona umida Bosco

Figura 4.5 Categorie di tutela degli uccelli del Lago di Porta suddivisi per ambienti

L’Allegato II della Convenzione di Berna comprende le specie di fauna rigorosamente protette per le quali è vietata ogni forma di uccisione, cattura e

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detenzione. Su 132 specie presenti in questo allegato, 58 appartengono ad “Altro”, 45 alla Zona umida e 29 al Bosco.

L’Allegato III della suddetta convenzione invece comprende le specie per le quali devono essere adottate misure particolari, in termini di leggi e regolamenti, al fine di garantirne la sopravvivenza. La Zona umida ne comprende il numero più alto (39 su 74), seguita da “Altro” con 20 e dal Bosco con 15.

Nell’Allegato I della Convenzione di Bonn sono elencate le specie migratrici minacciate. Il Lago di Porta ne presenta 3: 2 di Zona umida e 1 di “Altro”.

Nell’Allegato II invece sono riportate le specie migratrici che si trovano in cattivo stato di conservazione, per le quali sarebbero necessari accordi internazionali finalizzati alla loro tutela. Su 78 specie, 52 sono di Zona Umida, 20 di “Altro” e 6 di Bosco.

L’Allegato I della Direttiva “Uccelli” 79/409CEE elenca le specie rare minacciate di estinzione. Su un totale di 53, 29 sono di Zona umida, 23 di “Altro” e 1 di Bosco.

0 10 20 30 40 SPEC 1 SPEC 2 SPEC 3 Non-SPEC Non-SPEC E numero di specie Altro Zona umida Bosco

Figura 4.6 Specie del Lago di Porta inserite nelle categorie SPEC esuddivise per ambienti

La Figura 4.6 riporta 213 specie inserite nelle categorie SPEC, ulteriormente suddivise per ambienti.

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Nell’ambito delle SPEC indicanti uno stato di conservazione sfavorevole, si nota che la SPEC3 annovera il più alto numero di specie (58), concentrate soprattutto in “Altro” (28 su 58) e nella Zona umida (24 su 58).

Per una maggiore sintesi la Appendice I (vedi) riporta l’inserimento negli allegati di Convenzioni e Direttiva di tutte le specie della check-list.

Una particolare attenzione è stata rivolta alle specie nidificanti presenti al Lago di Porta. Le seguenti figure (Fig. 4.7 e Fig. 4.8) riassumono il loro stato di conservazione nell’ambito delle categorie IUCN del 1994, in accordo con la Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (WWF 1998), e nell’ambito di quelle presenti nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana (Sposimo e Tellini, 1995).

0 2 4 6 8 EX CR EN VU LR NE c a te g o ri e I U C N numero di specie Altro Zona umida Bosco

Figura 4.7 Specie nidificanti presenti al Lago di Porta, inserite nella Lista Rossa Italiana

Un elevato numero di specie appartenenti alla Zona umida si trova nelle categorie Lower risk (7 su 41), Endangered (6 su 41) e Vulnerable (5 su 41).

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Le specie appartenenti alla tipologia ambientale “Altro”, invece, compaiono in numero minore. Se ne trovano in particolar modo 4 su 41 nella categoria Lower risk e 2 su 41 contemporaneamente in Endangered e Vulnerable.

Le specie di Bosco infine sono soltanto 2 su 41 nella categoria Vulnerable, Lower risk e Not evaluated mentre 1 sola specie compare nella categoria Endangered.

0 10 20 30 40 ES B B* C D E F N c a te g o ri e d i s ta tu s numero di specie Altro Zona umida Bosco

Figura 4.8 Specie nidificanti nel Lago di Porta inserite nella Lista Rossa Toscana

A differenza del grafico precedente, soltanto la categoria delle specie che non sembrano attualmente minacciate (categoria N) annovera, su un totale di 102, 32 specie di Bosco, 26 di Altro e 14 di Zona umida.

La categoria delle specie rare (C) invece ne comprende 10 di Zona umida mentre le altre categorie sono rappresentate da meno di 5 specie per ogni ambiente.

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