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Miscuglio di semi di wildflowers utilizzato per le scuole.

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Academic year: 2021

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Miscuglio di semi di wildflowers utilizzato per le scuole.

mix parco 1000 semi att

ipotetico% investimento piante/mq g/mq

agrostemma githago 8 60 10 0,133

agrostemma gracilis Milas 12 60 5 0,100

ammi majus 0,52 30 25 0,043

centaurea cyanus 3,8 20 10 0,190

chrisanthemum carinatum 2,4 30 15 0,120

chrisanthemum segetum Helios 0,9 20 15 0,068

clarkia unguiculata 0,3 20 15 0,023 consolida regalis 1,37 20 3 0,021 coreopsis tinctoria 0,3 30 20 0,020 dimorphoteca aurantica 1,8 50 12 0,043 eschscholzia californica 1,8 20 15 0,135 gaillardia pulchella 2 10 15 0,300 gilia tricolor 0,4 20 20 0,040 lavatera trimestris 6,4 30 10 0,213 linaria maroccana 0,06 20 30 0,009

linum grandiflorum Rubrum 3,8 30 12 0,152

matricaria chamomilla 0,3 50 20 0,012

mentzelia lindleyi 0,7 50 30 0,042

nigella damascena 2,6 50 20 0,104

papaver rhoeas 0,1 30 20 0,007

papaver rhoeas Shirley 0,1 30 20 0,007

rudbeckia amplexicaulis 0,5 20 12 0,030

silene armeria 0,05 20 30 0,008

trifolium incarnatum 4,6 50 10 0,092

Poi da marzo-aprile si va all'aperto, fino alla fine dell’ anno scolastico. Quella dell'orto è una esperienza che tutti i bambini, una volta nella loro

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esperienza didattica, dovrebbero fare.. Si consumano così anche i prodotti dell'orto utilizzandoli nella mensa scolastica.

Il lavoro in ognuna delle scuole si è sviluppato in diverse fasi: un momento formativo per insegnanti e tecnici del comune; una fase progettuale in cui le diverse scuole hanno attivato percorsi di progettazione partecipata con gli alunni e i genitori; una serie di laboratori nelle classi legati allo studio e alla conoscenza dello spazio verde a disposizione (studi naturalistici, cartografici, storici, raccolta dei desideri, ecc); una fase legata alla realizzazione (che ha coinvolto i tecnici comunali, gli insegnanti, i genitori e i bambini) e, per finire, una fase di manutenzione del giardino svolta in primo luogo da un gruppo di genitori coordinati da un’insegnante.

Il quaderno di matematica. Quello di italiano. E quello dell'orto. Insolito: ma molto interessante, è come un diario sulla coltivazione dell'orto. Per alcune ore alla settimana gli alunni, bombardati dalla tv a casa e bloccati al proprio banco a scuola, cambiano registro, avendo a che fare con semi, concime e frutti di stagione. Queste scuole hanno avuto come obiettivo comune quello di condividere esperienze e mettere in collegamento le scuole con una vera e propria rete. Ma perché un insegnante dovrebbe proporre un orto nella sua scuola? "Coltivare un orto mette a frutto abilità manuali, conoscenze scientifiche, sviluppo del pensiero logico. Lavorare con la terra aiuta i ragazzi a riflettere sulle proprie storie locali e familiari. Quasi tutti abbiamo avuto un parente che è stato "contadino" maestri per l'orto. Gli anziani sono valorizzati, vengono in classe e diventano professori, parlando della propria esperienza: spiegano i segreti della coltivazione, raccontano di come la luna influisce sui semi... Sono favole che i ragazzi ascoltano più volentieri della tv". Ma l'orto è un'occasione di incontro anche con la "storia" e con le altre materie di studio. Una parte

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dell'orto è dedicata ad esempio alle piante officinali, quelle che servono per curarsi.

L'orto poi educa i bambini ad altri due valori fondamentali: la cura delle cose e la pazienza dell'attesa, essenziali per vedere la propria pianta crescere e fruttificare.

PISA, Aprile 2008- scuola media Toniolo.

La natura a scuola .

L'area verde scolastica rappresenta in prima istanza la palestra verde dove il bambino impara a conoscere la natura attraverso una costante registrazione di ciò che accade e dove si può lavorare con l'ambiente per arricchirlo di nuove specie animali e vegetali.

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L’ area cortiliva scolastica risulta quasi essere una "proprietà privata" per gli scolari, e in quanto tale va protetta, gestita e curata.

L'educazione all'ambiente va pensata, percepita, intesa e vissuta, sia come modello educativo, strumento che consente di conoscere l'ambiente attribuendo un nome e un cognome a ogni forma di vita che s'incontra, sia come mezzo per la crescita della personalità del bambino e del ragazzo, esasperati da tutto ciò che si definisce tecnologia, portata all'eccesso. L'educazione ambientale è un'opportunità per affrontare in modo equilibrato molteplici aspetti della vicenda umana, dove si constata che ogni elemento è in relazione con gli altri e nulla al mondo esiste per caso. Va da sé che l'educazione ambientale va sviluppata con gradualità, nel rispetto delle varie fasce d'età e del livello di apprendimento scolastico. La scuola per l'infanzia, la scuola elementare, la scuola media e la scuola superiore, richiedono approcci diversi.

Se si lavora con i bambini più piccoli, ad esempio, bisogna rapportarsi alloro sviluppo dimensionale e comunicare con loro stando in ginocchio o seduti sui talloni: la dimensione, infatti, cambia la qualità dell'esperienza. Un campo di grano biondeggiante di spighe, forse, non susciterà l'entusiasmo dei bambini della scuola materna, che vedranno davanti a loro una foresta uniforme di culmi e nessuna spiga, poiché le spighe li sovrastano.

L'area verde scolastica assume grande importanza perché è logico vivere le prime esperienze di conoscenza della natura nell' ambiente quotidiano, come quello scolastico, dove il campo d'indagine risulta essenziale e controllabile dal bambino,dove sono pochi gli elementi in rapporto tra loro, con sviluppi temporali e dimensioni spaziali limitati, visibili e gestibili: ne sono un esempio l'orto e la siepe: nel primo si concentra la

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coltivazione delle verdure che vediamo sulla tavola mentre nella siepe si ritrova un ecosistema strutturato dove, in piccolo, si può capire che cos' è la biodiversità, in quanto la siepe accoglie numerose forme di vita, vegetali e animali (insetti, uccelli, piccoli mammiferi), fornendo loro ricovero e nutrimento.

Se lo spazio scolastico lo consente, la realizzazione di percorsi cromatici (con arbusti o con piante erbacee vivaci perenni) è di sicuro interesse, perché l'esplosione scalare di vari cromatismi, distribuiti nella massa, aiuta a capire come la natura sia bella in qualsiasi stagione, inverno incluso, considerato che alcune specie arbustive, come il calicanto e l' Hamamelis, fioriscono in gennaio-febbraio,altre, come il Pyracantha, sono sempreverdi in autunno-inverno e portano sui rami numerose bacche colorate. Valorizzando le caratteristiche delle piante, si possono ancora realizzare i percorsi delle aromatiche, i percorsi profumati, ecc.

L'acqua, fondamentale veicolo di vita, è utilizzata per realizzare stagni che ospitano piante acquatiche e forme di vita animali.

Semplici strutture in legno costruite per raccogliere semi o frutta, appese ai rami degli alberi, insieme ai nidi, attirano gli uccelli il cui volteggiare è uno degli spettacoli più belli della natura.

Insomma, la fantasia e la creatività non difettano certo nelle bambine e nei bambini e gli insegnanti trovano terreno fertile giocando e lavorando con la natura, fonte inesauribile di ciò che serve all'uomo, per vivere in modo sano ed equilibrato.

Vedremo nella come il giardino scolastico va letto, fotografato, reinterpretato, perché diventi sempre più scuola di vita e strumento di educazione all'ambiente.

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Il passato e il presente sono scritti nel libro del tempo e nessuno li può più cambiare, ma si possono benissimo leggere, vagliare e interpretare per capire come sono andate le cose prima che arrivassimo noi ad occuparcene.

Fare la fotografia del giardino scolastico e ipotizzare una fotografia futura, vuol dire sviluppare i temi posti da una serie di domande da rivolgere a chi ha frequentato la scuola in passato e a chi la frequenta ora.

Cercare di conoscere la storia della scuola: chi ha redatto il progetto, quando,quale impresa ha costruito la scuola, perché lo stile architettonico è di quel particolare tipo, che materiali sono stati usati, come sono stati eseguiti gli impianti, quale spesa è stata sostenuta, quanti bambini frequentavano la scuola al suo inizio, quanti insegnanti vi lavoravano, quanti bidelli vi erano, com'era la cucina da quando esiste la mensa?

Com'erano i programmi scolastici di allora? Che tipi di quaderni si usavano? Era obbligatorio indossare il grembiulino? Che adesso sembra tornare di moda. I libri quanti erano? Ho un buon ricordo dell 'insegnante? Ho veramente un buon ricordo complessivo di quei tempi o preferisco dimenticare alcuni momenti?

Anche gli insuccessi, come la mancata fioritura dei nostri semi o le fragole divorate in una notte dalle lumache, possono nel prossimo futuro fornire un bel ricordo e spunti di riflessione positivi.

Il giardino scolastico, finalmente oggetto di attenzione, quanto è grande? Se non lo sappiamo, si può fare lezione di geometria sul campo, in modo da disegnare il giardino, individuandone la forma geometrica e riportando sulla carta le misure

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riscontrate; quanto è grande rispetto all'edificio scolastico? È stato curato, in passato da qualche insegnante, classe o custode? Se sì, che cosa vi è stato coltivato?Con quali risultati?

Ha senso, oggi, recuperarne la memoria storica, farlo tornare vivo, colorato, allegro, ha senso dare la nostra impronta come segno del nostro passaggio?

C'è a scuola, fra le insegnanti e i genitori, qualcuno che ci crede ed è disponibile a lavorare per trasformare in meglio il giardino?

Cosa mi piacerebbe avere nel giardino della scuola come piante, animali, giochi,spazi, arredi?

Perché non decidere di riflettere e, lavorando insieme, bambini, ragazzi, insegnanti, genitori, nonni, fratelli e sorelle, volontari, professionisti, arrivare a definire con chiarezza come migliorare il giardino?

È necessario lavorare sodo e con attenzione vigile, perché se si perdono i compagni di cordata, ci si può ritrovare presto da soli e in grande difficoltà a portare avanti anche l'idea più bella.

E allora perché non coinvolgere in questa prima fase di raccolta dati insegnanti, genitori, bambini e ragazzi, la gente del quartiere che ha frequentato quella scuola e recuperare così quanta più memoria storica possibile?

Completata questa indagine conoscitiva, si dispone degli strumenti per ripensare l'area verde scolastica.

Lo spazio, si sa, è la risorsa più scarsa in molti contesti sociali e urbanistici, per cui è molto conteso, essendo molteplici le richieste di utilizzo sullo stesso metro quadrato.

Anche nell'area scolastica esterna spesso si vive lo stesso problema, specie se sono numerose le classi che gravano sullo stesso cortile.

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Diventa allora difficile stabilire le diverse destinazioni d'uso, come dicono gli urbanisti, dovendo appunto conciliare molte esigenze. Bisogna operare delle scelte, se non si può ottenere tutto da uno spazio limitato; può essere prevalente la richiesta di attrezzature ludiche, di aree per poter giocare, di superficie da coltivare o da impreziosire con alberi, arbusti, piante tappezzanti o erbacee perenni e colorate, orto didattico o frutteto, piccoli frutti, giochi d'acqua, ecc.

I bambini e i ragazzi, quali protagonisti principali, attraverso i disegni e le parole,sanno indicare cosa più aggrada loro all'interno dell'area scolastica della propria scuola; in un plastico rustico, realizzato in cartone, sanno raccogliere e presentare ancora meglio le loro idee. Oltre al plastico classico, si può pensare a qualcosa di innovativo: perché non realizzare un plastico vivo con piccole piantine coltivate in piccoli contenitori, con talee di siepi che raffigurino alberi, con ciuffetti d’erba tagliata che ricordi il prato, con o sassolini che rappresentino la viabilità, ecc., in modo che la simulazione sia il più possibile veritiera e dia un'idea più convincente di ciò che potrebbe sorgere in futuro se qualche adulto con lo spirito di Peter-Pan prendesse in considerazione le idee dei bambini? Si devono seguire le indicazioni da loro fornite, pur valutate da un occhio esperto, per evitare che grossolani errori nella trasformazione del giardino, gravino sul futuro utilizzo dell' area e sulla sua regolare manutenzione. Spesso, gli insegnanti dicono di non avere idee particolari su possibili soluzioni per rendere più bello e funzionale il giardino scolastico, o forse non ne hanno solo voglia, aspettano un aiuto per potervi lavorare. Lasciamo che siano i bambini e i ragazzi ad esprimere i loro desideri, l'esperienza insegna che da loro, in genere, vengono fuori le idee migliori, le soluzioni più inattese, ma anche simpatiche e materialmente attuabili.

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Anche ciò che sembra più strampalato in realtà ha un significato, delle motivazioni. Un esempio è dato da uno spaventapasseri della scuola materna Fibonacci che guarda caso, è stato chiamato Jack !

PISA, Aprile 2008 - Lo spaventapasseri, un nome una garanzia.

Vagliando il tutto con bambini, ragazzi ed insegnanti, si esaminano le varie soluzioni proposte e si entra nel merito della loro fattibilità tecnica e dei relativi costi.

La maggior parte delle richieste dei bambini sono realizzabili, ma se qualcosa non è fattibile per svariate ma motivate ragioni, bisogna avere il coraggio di spiegarlo serenamente ai ragazzi, i quali non si sentiranno così beffati perché comunque qualcuno ha prestato loro attenzione e ascolto e ha ragionato sulle loro proposte.

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La trasformazione del giardino scolastico può diventare un percorso interessante, non solo per i fanciulli del luogo, ma per quanti avranno dato una mano nel pensare e nel realizzare.

Una mentalità progettuale che si va formando a scuola, oltre che essere utile nella vita, può servire anche per riprogettare aiuole verdi pubbliche esterne alla scuola, per renderle più a misura di bimbo e ragazzo, ma anche di nonno e di disabile, pensando, perché no, pure a percorsi casa-scuola sicuri, che consentano ai bambini di recarsi da soli da casa a scuola e viceversa, passando attraverso il proprio quartiere in modo tranquillo, senza scontrarsi con un traffico caotico, inquinante e pericoloso. Tutto questo, detto in poche righe, è da progettare con estrema attenzione, perché investe aspetti di gestione urbanistica della città, soggetta a tutta una serie di normative, che interferiscono con competenze plurime. Sono ancora troppi tecnici che operano nell'Ente pubblico o per l'Ente pubblico, non hanno una mentalità disponibile a mettersi in gioco sul fronte di una vera progettazione partecipata, dove il pensiero della gente venga preso in considerazione, vagliato, corretto, integrato, ma non cestinato. È un nuovo modo di operare che gradualmente si fa strada e diventerà, speriamo presto, prassi, se gli addetti ai lavori accetteranno di cambiare modo di pensare ed agire.

Caratteristiche dei prodotti delle nostre fatiche.

Tutti i giorni, dopo sapienti lavorazioni, gli ortaggi entrano in cucina, a pranzo e a cena, li troviamo nei salatini e in altri cibi, addirittura nei gelati al gusto di fragola, di anguria, lampone e tanti altri. Torte salate e creme di verdura, contorni e antipasti, primi e una varietà di altre

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combinazioni fanno della cucina del nostro Paese una delle più ricche, non per niente è famosissima e consigliata la dieta mediterranea. Da buongustai, poi, possiamo approfittare anche di una serie di opportunità mediche per le proprietà curative degli ortaggi;

sappiamo che tutti hanno caratteristiche di primo piano nella dieta naturistica e dei prodotti biologici.

Insomma, in ogni modo e anche quando non ce ne accorgiamo, gli ortaggi entrano nel grande gioco dell' alimentazione moderna e ci saziano donandoci quanto di meglio la natura (da un punto di vista alimentare) può offrirci.

Gli ortaggi sono complementari dell' alimento principale, anche in base alle esigenze dei singoli momenti, poiché le loro forze si dirigono principalmente verso le singole regioni organiche con le quali sono imparentate, e precisamente:

"... le radici tonificano il sistema nervoso-sensoriale, sono sovente molto diuretiche e in senso terapeutico servono per ricondurre il calore del metabolismo entro i confini del suo dominio ed entro i limiti della norma (emicrania, sinusiti acne,infiammazioni varie)";

"... le foglie verdi, ricche di clorofilla, giovano specialmente alla ventilazione polmonare e al ritmo cardio-circolatorio. Esse rappresentano la neutralità centrale dell' alimentazione, per cui possono efficacemente affiancarsi a tutti gli alimenti ricchi di proteine e di grassi: formaggi, uova, legumi";

"... i fiori costituiscono un supplemento alimentare legato sovente agli aromi, che rappresentano lo "spirito" della nutrizione. Utilizzati come condimenti e in tisana,

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hanno delle virtù curative vere e proprie, specialmente sui processi catabolici, cioè dissociativi del ricambio. Svolgono una benefica azione antisettica, antibatterica, antifermentativa, diuretica, "

Tratto da: -Angela Cattro, La Natura Nutrice Universale, Compagnia

Editoriale -Torino.

Gli ortaggi insomma sono un alimento basilare: possono essere inseriti con una certa abbondanza in ogni pasto della giornata, e vengono collocati al secondo posto nell'alimentazione umana, ovviamente dopo i cereali". Lo scarso uso di questi prodotti della natura, prima o poi fa sentire i suoi effetti negativi, difatti la mancanza di fibra vegetale nell' alimentazione umana associata ad una vita sedentaria, procura problemi di stitichezza frequente anche in età scolare. Di norma il rimedio proposto al di là delle ormai tradizionali cure è appunto il maggior consumo di fibra grezza.

COLORE FITOCHIMICO PROTEZIONE - PREVENZIONE FRUTTA ORTAGGI

ROSSO Carotenoidi (licopene) Antociani Vitamina C

M. cardiovascolari, tumori, m. vie

urinarie Anguria, arancia rossa, ciliegia, fragola Pomodoro, ravanello, barbabietola rossa

GIALLO-ARANCIO Carotenoidi (beta-carotene) flavonoidi vitamina C

M. cardiovascolari, tumori, vista, m.-

sistema immunitario Albicocca, pesca, melone, agrumi Carota, peperone, zucca VERDE Clorofilla Carotenoidi (luteina, beta-carotene) Fenoli indolici Glucosinolati Minerali Vitamina C

M. cardiovascolari, tumori, vista Uva, kiwi Cetriolo, cavolo (vari tipi), insalate, spinacio, asparago, prezzemolo, rucola

BLU-VIOLA Antocianine Fenoli M. vie urinarie, invecchiamento, tumori Fico, piccoli frutti, prugna, uva Melanzane, radicchio BIANCO Allicina Isotiocianati Flavonoidi

M. cardiovascolari, colesterolemia Mela, pera Aglio, cipolla, porro, cavolfiore, finocchio, sedano,

(Di Carlo, 2005; rielaborata)

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La consapevolezza delle caratteristiche positive che l'ortaggio sortisce nella nostra alimentazione quotidiana, ci permette di apprezzare al meglio quanto una cultura/coltura, in parte abbandonata e/o trascurata, sia stata fondamentale per la crescita di interi popoli in epoche diverse, in ambienti differenti e con dinamismi evolutivi marcatamente locali.

In tempi antichi la sopravvivenza era anche possibile grazie alla generosità e alla straordinaria adattabilità degli ortaggi ai vari ambienti. A nuovi insediamenti umani di colonizzazione corrispondeva tutto un bagaglio culturale nel quale l'ortaggio aveva la sua meritata parte, era un tesoro da proteggere e proporre.

Va comunque ricordato che solamente alla fine dell'800 e all'inizio del '900,

soprattutto nei paesi civilizzati, si è potuto fare largo uso dell'infinita varietà delle specie coltivabili, grazie alle quali si sono potuti cambiare usi e costumi locali di popoli, al punto da impostare nuovi valori sociali (il pomodoro e il peperone per l'area mediterranea, importato dal nuovo mondo). Così i pomodori che allietano le nostre mense in inverno sono tunisini o marocchini e le melanzane che assaporiamo in primavera arrivano dall' Algeria. Le primizie di quarant' anni fa oggi, spesso, sono la normalità.

Tuttavia una delle molle più importanti per lo stimolo alla ricerca nel miglioramento genetico risiede ancora nell' aspetto esteriore dei prodotti: la forma, le dimensioni, il colore, la resistenza allo stoccaggio, ecc. La ricerca in questo ambito si è spinta ai massimi livelli, gli obiettivi raggiunti hanno un "non so che" di fantascientifico: dal pomodoro che non matura mai (se confrontato al nostrano da orto) alle mele che si possono conservare in celle frigorifere in assenza di ossigeno per anni, al

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gene del freddo del salmone che viene "trapiantato" nelle piante di tabacco per poterle coltivare in climi più freddi e quindi promuovere lo sfruttamento più redditizio di terre povere da sempre.

Infatti, l'industria alimentare già da tempo segue con estremo interesse l'evoluzione tecnologica della sfera del miglioramento genetico dei vegetali.

Grandi interessi economici e quindi di politica mondiale, impongono ritmi sempre più accelerati nella ricerca in questo settore: la fragola e gli altri ortaggi devono essere sempre più belli e robusti allo stoccaggio, e se ciò comporta un ridimensionamento dei caratteri organolettici, questi vengono serenamente messi in terz'ordine, sono meno importanti, l'obiettivo primario è la possibilità di poter movimentare per più tempo le derrate in sistemi di stoccaggio sempre più automatizzati, dove l'occhio vuole comunque e a tutti i costi la sua parte.

In questo preciso ambito il ruolo del colore, dell' aspetto esteriore e dell' odore sono assolutamente fondamentali.

Eppure siamo i primi a lodare il bell'aspetto di un ortaggio (non tenendo conto di quanta tecnologia ci sia dietro) e, nello stesso tempo, i primi a confermare sospirando quanto sia scialbo il suo gusto.

Anche altre caratteristiche quali il profumo, gli odori, gli aromi, fanno pensare a quanta differenza possa esserci tra un cespo d'insalata coltivata nel proprio orto se paragonato ad uno acquistato al supermercato. Figuriamoci poi se l’orto in oggetto è quello coltivato dai nostri bambini. Tutte queste "sensazioni" legate all' ortaggio fanno parte di un bagaglio culturale che ognuno di noi si porta appresso fin dall'infanzia, infatti tali aspetti organolettici derivano da acquisizioni di tipo elementare codificate in quel periodo di crescita.

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Caratteri fondamentali delle associazioni sono: forma, odore-aspetto, odore-colore, odore-stato, odore-età, ecc.

Sono questi primi passi, mossi principalmente alla presenza di figure adulte, che ci hanno permesso di organizzare un mondo dove gli "odori" sono ancora un fatto dominante, nonostante gli odori naturali trovino spesso dei fuorvianti concorrenti

Negli aromi completamente artificiali che, da fatto puramente commerciale, diventano fatto culturale, stabilendo nuovi valori.

Difatti, anche se non sollecitati per lungo tempo (quindi anche solo per un istante),la possibilità di captare messaggi di questo tipo ci permette di associare immediatamente un'infinità di correlazioni ambientali, e, se la nostra eccessiva specializzazione nel recepire gli odori tipici non è del tutto svanita, ci stupiamo di "sentire" nuove sensazioni-emozioni tanto da farci riflettere almeno per un attimo su questo aspetto.

Non dimentichiamo, inoltre, che gli odori sono come fotografie fatte col naso e ci ricordano con chiarezza momenti vissuti, persone, ambienti, periodi della vita, soprattutto legati all'infanzia e all'adolescenza.

Si può fare a scuola un giochino carino per conoscere meglio gli alimenti A partire dal luogo di origine dei loro ingredienti di base, consiste nel far portare a scuola dai bambini fotografie e disegni dei più disparati ortaggi per incollarli su un mappamondo, in corrispondenza delle zone di origine, cominciando ad "azzeccare" il continente; così facendo resta più chiaro e comprensibile che Giulio Cesare (che pure si poteva permettere quello che voleva), non poteva però gustarsi la cioccolata calda al mattino, o i pomodori nell'insalata a pranzo e men che meno le patatine fritte o i popcorn quando andava a vedere gli spettacoli al Circo Massimo.

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Il nostro fazzoletto di terra.

Manipolare insalate, pomodori, ravanelli, cipolle, mirtilli, more, ribes, apprezzare gli aromi quali basilico, rosmarino, prezzemolo, timo, maggiorana, origano,menta, salvia, ecc., genera un grande entusiasmo, per cui grandi e piccini hanno voglia di fare l’orto. Un po’ meno le bidelle che devono pulire i locali scolastici.

L'entusiasmo e la poesia devono esse controbilanciati da un sano realismo e da un esame delle condizioni dell' area verde scolastica e, soprattutto,

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da un preventivo "esame di coscienza" degli insegnanti, i quali devono valutare con molta attenzione e onestà se ritengono di essere in grado, non tanto di fare l'orto o il piccolo frutteto o l' angolino dei piccoli frutti, ma di gestire quanto si va a realizzare con la dovuta continuità di interventi settimanali.

Questa valutazione è fondamentale prima di decidere di partire con ogni iniziativa.

A questo punto non è così importante stabilire se seminare l'insalata o la valeriana o se mettere a dimora il radicchio trevigiano o quello di Verona, ma è necessario valutare chi vuole impegnarsi in modo continuativo nell'iniziativa.

Certamente riuscire a realizzare l'orto, contribuisce a capire meglio il millenario legame tra l'uomo e la terra, che lo sostiene e lo nutre con i suoi frutti, però esige la sua collaborazione, perché l'uomo viene chiamato a rispettare le sue leggi.

Per scendere più nel pratico, una volta stabilito l'aspetto della continuità di impegno, bisogna valutare con attenzione due aspetti: la presenza di una presa d'acqua vicina alla zona orto e l'esposizione soleggiata.

Un altro aspetto importante è il terreno: è difficile trovare il terreno ideale in un giardino scolastico dove, nella maggioranza dei casi, si sa, il prato è stato realizzato su un substrato costituito da materiale di riporto contenente di tutto (fra cui materiale per l'edilizia abbandonato sul posto dopo la costruzione dell'edificio scolastico), ma non terreno agrario; bisogna allora provvedere al miglioramento della composizione fisica e chimica del terreno; spesso, i terreni sono tenaci, duri, troppo argillosi: in tal caso l'aggiunta di un buona quantità di sabbia silicea (anche nella misura del 50%) e di letame bovino maturo o stallatico, oppure del

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compost, e proprio per dare una certa continuità alcune scuole hanno

deciso di praticare il compostaggio.

PARIGI, aprile 2008 - Parco di Bercy: orti didattici, il compost.

Migliorando la struttura del terreno, instaurando giuste condizioni agronomiche, favorendo gli scambi colloidali fra terreno e pianta e gli scambi gassosi fra terreno e atmosfera, comportandosi da veri agricoltori con la speranza di vedere premiati i propri sforzi.

Per sapere cosa seminare o trapiantare nei vari periodi dell' anno, è sufficiente farsi consigliare da un ortolano che opera nella zona e che sa fornire i consigli giusti in base al tempo, alla luna, alla temperatura, all'umidità e al clima della zona (giusto per fare un esempio, sulle

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montagne della Valtellina le piantine di pomodoro si mettono a dimora decisamente più tardi che in Sicilia). È difficile, in Italia, parlare in modo generico di un calendario delle semine e dei trapianti, considerata la conformazione geografica particolare del nostro Paese, che vede notevoli differenze climatiche tra Nord e Sud. La latitudine della nostra penisola, il fatto che per la maggior parte della sua lunghezza si protende nel Mediterraneo, l'entità dello sviluppo delle coste, la presenza dei sistemi montuosi delle Alpi e degli Appennini sono elementi che determinano una grande variabilità climatica che si riflette sulle pratiche agricole e sulle coltivazioni.

Nel nostro caso è stata fondamentale la partecipazione della Azienda Agricola ortovivaistica di Maurizio Pacini con sede a S.Giuliano di Pisa che ha fornito le piantine da trapiantare la prima e la seconda settimana di aprile fornendoci del materiale selezionato e di sicuro risultato.

L'orto è un utile strumento per accrescere alcune virtù trascurate, quali ad esempio la pazienza: far capire ai bambini che seminandola gli spinaci, la valeriana, i piselli nani, l'aglio e la cipolla in autunno, nel nord Italia, si vedranno gli ortaggi solo nella successiva primavera, vuol dire contribuire ad educarli al rispetto delle regole, in questo caso dettate dalla natura.

Altra virtù incentivata è la continuità dell'impegno. Un esempio per tutti: se durante l'estate non bagno l'orto, il pomodoro o il peperone o la melanzana, che fruttificano ad estate inoltrata, seccheranno anzi tempo, vanificando un anno didattico di preparazione pedagogica e agronomica. Anche se abbiamo detto che s’impara anche dagli insuccessi.

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Le aiuole dove abbiamo seminato i wildflowers, sono state trascurate in tutti i casi, tranne uno (Don Milani), ignorate e calpestate e abbandonate per questo motivo a metà aprile erano aiuole di gramigna.

Don Milani - 17 aprile 2008

Gereschi - 17 aprile 2008

Attenzione si deve porre pure al frutteto e all'angolo dei piccoli frutti; queste tipologie di piante hanno un ciclo biologico più lungo, che consente una maggior tranquillità di coltivazione; comunque meli, peri, peschi, albicocchi, ciliegi, kiwi hanno bisogno di irrigazioni di soccorso, di concimazioni, di potature finalizzate a ottenere buoni frutti, sani e

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maturi, riequilibrando nel con tempo la chioma e asportando parti malate o secche delle piante. Con queste tipologie di piante sarebbe necessaria la presenza di un custode che sopperisse alle necessità del periodo di chiusura delle scuole.

Di questa problematica ci occuperemo il prossimo anno scolastico, infatti ad ottobre saranno messe a dimora 100 piante da frutto che i bambini hanno acquistato col ricavato dalla vendita di cartoline di auguri realizzate in classe.

Una bella figura, che può accompagnare i bambini nella realizzazione e nella scoperta dell'orto, è il nonno esperto ortolano, buono, paziente e disponibile a trasmettere la sua esperienza ai più piccoli.

Non avendo fretta, cosa che invece caratterizza in genere i grandi, la figura del nonno, libero dalle catene d'impegni imprescindibili quali il lavoro spesso comporta, rappresenta un personaggio di quelli che lasciano il segno, aiutano ad apprendere e a ricordare segreti antichi.

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Andiamo in palestra, andiamo nell’orto. Le attrezzature.

L'orto è uno di quei luoghi dove l'uomo, che continua ad essere malato di onnipotenza, si accorge tutto d'un tratto che la sua presunta onnipotenza va in fumo a causa, ad esempio, di una devastante grandinata, che spazza via in un attimo quanto coltivato con pazienza e amore per mesi. Quindi l'orto può subito aiutarci a capire e a vivere una virtù: l'umiltà.

Gli attrezzi del mestiere

Sarebbe bene che l'area dedicata all'orto avesse la sua capanna degli attrezzi: questo ripostiglio è indispensabile per la sistemazione degli strumenti più o meno importanti per la conduzione dell' orto stesso.

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In linea di massima per la sistemazione di un orto non occorrono molti attrezzi,poiché una volta rivoltato il terreno e sminuzzata la superficie il letto di semina è già pronto. Questa operazione è stata fatta dagli operai dell’ Azienda Terra Uomini e Ambiente partner del Comune di Pisa.

Tuttavia le molteplici varietà di sementi utilizzabili e le differenti tecniche di coltivazione proponibili, richiedono una discreta quantità di strumenti per svolgere in modo adeguato tutte le operazioni successive. La vanga che tutti conosciamo ha così assunto diverse fogge e taglie e difatti il materiale di cui è composta non è sempre lo stesso.

C'è la vanga del vivaista (tedesca, IdeaI, spagnola forgiata a mano) il cui innesto sul manico è in ferro; quella dell' ortolano che è classica quadrata con poggiapiede, quelle per terreni argillosi, con punta triangolare e poggia-piede, quelle a punta rettangolare lievemente concava per fossi e tante altre.

Ancora oggi gran parte degli attrezzi posti in vendita negli esercizi per giardinaggio sono fatti a mano, forgiati e battuti a caldo, l'artigianato per questo settore, pur con evidente fatica, è ancora attivo e la qualità dei prodotti rispetto all'utilizzo e al costo è ancora elevata.

Oltre alle vanghe anche i rastrelli sono costruiti in ferro, in plastica, in legno, hanno larghezza variabile, con i denti inclinati in modo differente a seconda dell'utilizzo che se ne fa; il rastrello è uno degli attrezzi più importanti e versatili, che consente di effettuare una serie di lavori: raccogliere, ridistribuire, livellare, coprire, compattare il teneno, "grattare" la superficie del terreno per procedere alla trasemina del tappeto erboso e via rastrellando. Le zappe possono essere: a punta tonda, a punta triangolare (per la sistemazione di piccoli fossati), a punta quadrata, con denti.

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Per tutti gli attrezzi presi in considerazione e di altri ancora occorre fare un breve cenno sulle impugnature e i manici: normalmente fatti in legno (si possono trovare anche in plastica e metallo come ferro e alluminio) di specie arboree autoctone, sono per lo più di salice, faggio e frassino.

Le caratteristiche più importanti sono: l'elasticità, la leggerezza e maneggevolezza, la robustezza, la durata. Il legno migliore che riassume queste caratteristiche è quello di frassino; lo si può agevolmente riconoscere perché caratterizzato dal colore chiaro e da venature molto marcate, distinte tra loro.

Riassumiamo di seguito gli attrezzi più comunemente utilizzati: - la vanga;

- la zappa;

- il badile o pala;

- la falce; la roncola o falcetto; - la sega ad arco;

- il rastrello;

- la forca a denti piatti (sostituisce la vanga); - il tridente;

- l'erpicatore o zappa estirpatrice (sostituisce la zappa tradizionale); - la paletta;

- il trapiantatore;

- la forbice da giardiniere;

- la cesoia il rastrello a scopa;

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Bambini all’ opera.

Un'opportuna riflessione è raccolta nell'attenzione che si deve porre nell'uso di qualsiasi attrezzo di lavoro: dall'innocente rastrello, che se dimenticato con i denti rivolti verso l'alto può provocare lesioni gravissime a chi lo riceve sulla fronte calpestandolo (rottura del setto nasale o addirittura trauma cranico), alle più pericolose falce e roncola sempre taglientissime e quindi decisamente pericolose,soprattutto per i non addetti ai lavori, assolutamente vietate nei nostri orti in presenza dei bambini.

Ma le raccomandazioni non finiscono certamente qui, perché occorre conoscere in modo approfondito la postura adatta nell'impiego di ogni tipo di attrezzo, ricordando che eventuale errori si pagano molto salati, specialmente con dolori alla schiena, alle spalle o alle ginocchia: i danni da postura sono i più subdoli, perché generalmente si manifestano nel

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tempo. Sappiamo tutti che la gente di campagna ha molta dimestichezza con questi strumenti, di impiego quotidiano; chi li usa saltuariamente, usi la testa prima di tutto il resto.

La concimazione .

La concimazione è quella pratica colturale volta all'arricchimento di elementi nutritivi nel terreno destinato alla coltivazione. Si effettua per reintegrare la dotazione del terreno, dovuta alla sottrazione degli elementi nutritivi (depauperamento) da parte degli ortaggi coltivati, e disporre di verdura bella, buona, succosa, soprattutto sana, da consumare a scuola senza problemi.

Parliamo di ortaggi sani in quanto non trattati come nell' attualità, forti e quindi non aggrediti da tutti i parassiti e patologie di passaggio, gustosi come la natura e l'uomo li hanno selezionati con le loro caratteristiche più intrinseche.

Se la pianta che cresce in un ambiente ottimale acquisisce caratteristiche fisiologiche tali da farla diventare più resistente a vari attacchi ed aggressioni esterne, di

conseguenza dovrebbe ridursi l'impegno sul fronte fitoterapico (trattamenti insetticidi, anticrittogamici e diserbi), con vantaggio per tutti. Tali trattamenti sono assolutamente da evitare in presenza dei bambini quindi di conseguenza sconsigliati, meglio pensare ad un coltivazione biologica sicuramente più sana e più ecocompatibile.

La concimazione prevede l'apporto di macroelementi e microelementi. I macroelementi sono quegli elementi chimici di cui la pianta ha bisogno in

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una certa quantità, mentre i microelementi sono quelli di cui la pianta necessita in quantità modeste.

I macroelementi sono:

- l'azoto: N, indispensabile per la crescita in volume del corpo del vegetale, costituente delle sostanze organiche azotate (proteine, clorofilla). La sua carenza si manifesta con fogliame decolorato e crescita stentata, mentre il suo eccesso dà piante molto verdi, colorate, ma deboli da un punto di vista strutturale;

- il fosforo: P, si trova principalmente nei tessuti vitali e negli organi di riserva dei vegetali. Svolge funzione plastica in quanto entra nella costituzione di proteine, enzimi e composti di riserva, attiva il metabolismo e gioca un ruolo fondamentale nella fioritura, fruttificazione e lignificazione dei tessuti;

- il potassio: K, svolge un ruolo fondamentale di catalizzatore favorendo le combinazioni degli elementi assorbiti dai vegetali, aumenta la concentrazione di succhi cellulari, migliorando di conseguenza la resistenza delle piante alle malattie e al freddo;

- il calcio: Ca, salifica gli acidi organici presenti nei tessuti vegetali, in quanto potrebbero diventare dannosi per la pianta; svolge la funzione di catalizzatore nella formazione dell' amilasi, enzima di fondamentale importanza, in quanto scinde le molecole dei carboidrati complessi, favorendo la migrazione delle sostanze zuccherine all'interno della pianta; - lo zolfo: S, entra nella costituzione di alcune proteine in quanto presente in una serie di aminoacidi solforati; la sua carenza nelle Leguminose riduce il processo di fissazione dell' azoto atmosferico;

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- il magnesio: Mg, costituisce l'atomo centrale della molecola della clorofilla, grazie alla quale è possibile il processo fotosintetico; inoltre è contenuto in molti enzimi.

I microelementi, elementi chimici indispensabili per la vita dei vegetali, sono necessari in piccolissime quantità:

- il ferro: Fe entra nella costituzione di numerosi enzimi oltre che nei pigmenti respiratori, grazie alla sua capacità di legare ossigeno;

- il manganese: Mn è l'elemento attivante di alcuni enzimi, inoltre è indispensabile alla sintesi dei carboidrati, di alcuni aminoacidi e della vitamina C;

- lo zinco: Zn è indispensabile per la sintesi di alcuni aminoacidi e della vitamina C;

- il rame: Cu, partecipa alla sintesi clorofilliana e alla formazione delle vitamine A e C;

- il boro: B, è indispensabile per alcuni vegetali, ad esempio la barbabietola da zucchero;

- il molibdeno: Mb è indispensabile alla fissazione simbiotica dell'azoto; - il cobalto: Co è indispensabile alla sintesi clorofilliana e alla sintesi della vitamina B12.

La concimazione organica a base di stallatico è sempre la cosa migliore per l'orto. Anche l’ aggiunta di compost è un ottimo ammendante per il terreno dell’orto proprio per questo alcune scuole hanno deciso di mettere in funzione la compostiera.

I fertilizzanti che si trovano in commercio contengono anche i microelementi, in formulazioni bilanciate e sono adatti a diversi tipi di colture, ma nell' orto di casa e nell' orto didattico, una buona

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concimazione organica è sufficiente per ottenere ortaggi sani e piacevoli al gusto.

Mettiamo a dimora le piantine.

La semina e i trapianti sono quelle operazioni volte all'insediamento di specie vegetali a noi utili nell' orto.

La semina si effettua con l'utilizzo di sementi selezionate e trattate chimicamente contro l'aggressione d'insetti e funghi, tenendo ben presente:

l'epoca (in relazione alla specie interessata) e le distanze d'impianto. Queste ultime potranno essere variabili a seconda degli obiettivi prefissati in relazione all'utilizzo dell'orto come produzione o per scopo didattico. Alla semina seguono operazioni necessarie a ottenere un buon attecchimento dei semi: leggero costipamento del terreno in modo che aderisca bene al seme, facilitandone la geminazione ed annaffiature conformi alla stagione: minor quantità in periodi freddi e maggiore in quelli caldi.

La semina può essere effettuata con metodologie differenti:

- a spaglio: si pratica quando i semi sono molto piccoli, si mescolano con sabbia fine in modo tale da favorire l'uniformità dello spargimento: interessa basilico, broccolo, cavolfiore, indivia, lattughe, porro, prezzemolo, rapa, sedano, pomodoro ... ;

- a righe o file, seme distribuito regolarmente in piccoli solchi o lungo file tracciate: indicata per aglio, cipolla, scalogno, barbabietola, bieta da coste, carote finocchio, spinacio, ravanello ... ;

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- a postarella, seme introdotto in piccole buche grazie all'aiuto di un bastoncino: per semi molto grossi: es. zucca, zucchino, cetriolo, melone, cardo, pisello, ecc.

Il trapianto consiste nella collocazione a dimora delle piante estratte dal vasetto o dal contenitore alveolare,con tutte le loro radici, ben sviluppate. Si effettua per tutte quelle varietà dove l'introduzione di una piantina permette un più rapido e sicuro insediamento nell' ambiente e quindi opera con un rilevante vantaggio sui tempi di crescita e conseguente sviluppo ed irrobustimento del vegetale: si trapiantano abitualmente lattughe, pomodori, peperoni, melanzane, sedano, asparago, spinacio. In tutti i nostri orti abbiamo utilizzato piantine già radicate con una possibilità di successo maggiore.

Si procede con piantine allevate in semenzaio, poi ripicchettate (ripiantate in vasetti), il cui apparato radicale è consistente e ricco di radici assorbenti, dotate di moltissimi peli radicali.

Riferimenti

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