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L’importanza del Commercio. I cibi dei cristiani e degli ebrei.

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Academic year: 2021

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L’importanza del Commercio. I cibi dei cristiani e degli ebrei.

Il cammino della dieta mediterranea può contare sia su molti “aiuti” nel corso della storia sia su avvenimenti o situazioni che hanno portato ad una diminuzione della scelta degli alimenti da consumare.

Un effetto positivo sul cammino della dieta mediterranea è da rintracciare nel ruolo del commercio. Dagli egiziani ai greci, dai romani fino ad oggi il commercio ha permesso l’interazione di diversi culture e l’introduzione di nuovi cibi. Tra tutte le grandi civiltà fino ad ora citate sicuramente i romani sono il popolo che ha avuto più beneficio dal commercio se visto come trasporto di prodotti alimentari. Le richieste di cereali, vino, olio, miele provenienti da Roma e da molte altre importanti città dell’impero romano non sarebbero potute essere placate se non grazie alle numerose tratte commerciali sia su terra che su mare.

Segno tangibile dell’importanza del commercio di prodotti alimentari è stato avvalorato di recente dalle scoperte dell’archeologia subacquea e dell’archeologia alimentare. E’ stata la voglia di nuovi cibi, prima nel periodo greco e poi in quello romano, a portare un’ innovazione della navigazione. La stessa nave utilizzata per la guerra e per il trasporto di alimenti si evolve in differenze di struttura e capacità di carico permettendo il trasporto di grandi quantità di alimenti nelle nuove tratte commerciali del mediterraneo.

Esempio lampante della rivoluzione sopra citata è ben rappresentato da due navi, la vinaria e la granaria. La prima, destinata al trasporto del vino, poteva contare su una quantità di carico che poteva arrivare fino a diecimila litri, la seconda,invece, era esclusivamente destinata al trasporto di una grandissima quantità di cereali.

Proprio grazie a navi come queste la diffusione di nuovi alimenti permise la possibilità di introdurre nuovi cibi e di aumentare le conoscenze pratiche per la produzioni di altri beni come il vino e l’olio.

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Le cartine marittime del periodo greco-romano ci illustrano come le tratte commerciali erano legate alla disponibilità di un certo bene nel corso dell’anno; si spiega quindi il perché di come tratte commerciali tra Roma e molte colonie dell’attuale Siria fossero molto praticate in periodi dell’anno in cui si poteva raccogliere frutta, ma abbastanza scarse o comunque ridotte in periodi in cui dalla Siria era possibile ottenere solo pochi beni alimentari. Anche nell’impero greco le tratte commerciali seguivano la disponibilità di un bene e, infatti, di mese in mese cambiavano le destinazioni della

maggior parte delle navi dirette nella Magna Grecia. Un registro rinvenuto in una nave affondata vicino alle coste sud dell’Italia ci illustra quanto le tratte commerciali dalla Grecia al salentino fossero gestite unicamente in base alla disponibilità di vino e di grano.

Oltre al commercio un altro fattore importante che ha influito sull’alimentazione è stato la religione. Gia nella religione egiziana era proibito mangiare tipologie di alimenti considerati protetti o ritenuti il simbolo di Dio in terra.

Il rapporto tra Dio e alimentazione cambia di aspetto nell’impero fenicio e maggiormente in quello greco. Nel primo, anche se non abbiamo materiale archeologico per poterci permettere una adeguata conoscenza, gli studi di questa civiltà riportano un rapporto tra cibo e Dio abbastanza

libero:

“ le genti potevano mangiare di tutto, ma nei giorni di banchetto o in onore dei cattivissimi signori del cielo soltanto alcuni cibi potevano essere consumati e forse tra questi alcuni erano solo destinati agli Dei e non destinati alle giornate di queste semplici genti”.

Nell’impero greco quasi tutti i cibi erano stati offerti agli uomini dagli Dei dell’Olimpo come dono e ne era permessa la consumazione.

E, tra i dodici Dei cari a questo popolo, almeno due sono la

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Dionisio nella mitologia greca è Dio della fertilità, dell’estasi e rappresenta il vino; come tale le sue feste si celebravano in estate quando gli acini diventavano bruni e il dio si svegliava dal suo profondo sonno. Il mito racconta che Semele, amante di Zeus, pregò il padre degli dei di apparire in tutto il suo splendore. Quando questi apparve tra tuoni e fulmini, Semele fu ridotta in cenere dallo splendore della visione, ma prima che si consumasse definitivamente, Zeus prese il bimbo che quest’ultima portava in grembo e se lo impiantò nella coscia fino a quando non arrivò il

momento del parto. Il piccolo venne allevato da Ino e dalle ninfe. Da Sileno, figlio di Pan apprese l’uso del vino e il mistero dell’edera.

Era,moglie di Zeus, gelosa per il tradimento del consorte volle regalare a Dionisio la pazzia, ma l’intervento di Rea, Dea della terra, ne restituì la ragione, ma non la protezione del vino stesso. Dionisio cominciò ad andare in giro per tutta la Grecia ad insegnare l’arte del vino, dalla semina alla raccolta. Il culto di Dionisio fu tanto importante in Grecia quanto nell’impero romano nel quale assunse il nome di Bacco.

Nell’impero romano molta importanza comincia ad assumere il cristianesimo. Clemente Alessandro scrive nel II secolo d.C. il Pedagogo che vuole rappresentare un vero e proprio manuale per la vita del cristiano. Non sfuggono, ovviamente, i comportamenti verso il cibo. Clemente consiglia alimenti a cui dare la preferenza perché semplici e puri come pane, pesce, cipolle, olive, legumi, latte e formaggi. Bisogna evitare le carni poco cotte o bollite e le salse. Il vino, dono di Dio secondo San Giovanni, può essere utilizzato, ma con parsimonia e controllo perché il troppo bere avvicina a satana.

E’ praticamente impossibile citare tutti i consigli e i modi di consumo degli alimenti scritti nelle opere del primo cristianesimo così come l’enorme presenza di simbolismo rivestito dal cibo nella bibbia, ma possiamo affermare con sicurezza che i pasti dei cristiani non si

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alcuni di questi come il vino, l’olio e il pane, protagonisti della tradizione mediterranea giunta fino a noi, vengono nella liturgia cristiana avvicinati al signore e tinti di significato di sacralità in determinate cerimonie. Da questo momento in poi assisteremo alla nascita di monasteri circondati da viti e cereali segno di devozione verso il vino che assumerà un ruolo sacrale all’interno delle cerimonie cristiane.

Studi recenti hanno dimostrato quanto importante sia stato, per l’alimentazione mediterranea attuale e soprattutto per quella nostrana, il ruolo del cristianesimo verso alcuni cibi che sono potuti arrivare fino a noi.

Oltre al cristianesimo un’altra importante religione monoteistica ha voluto insegnare ai sui seguaci i cibi e i metodi di alimentazione;

l’ebraismo. La tradizione ebraica considera la propria esperienza di vita e religiosa come osservazione incondizionata alla Torah, una forma di legge suprema che Dio ha donato al suo popolo. E’ possibile inquadrare nel Torah le regole alimentari che “insegnano” al credente come mangiare, ma è estremamente difficile, per alcune di esse, una comprensione completa se non ci si avvicina a tutta l’opera della Torah e alla storia del popolo ebraico.

Tali regole possono essere così sintetizzate:

1. Sono elencati gli animali che è permesso mangiare

2. Gli animali devono essere uccisi secondo una tecnica stabilita 3. Il sangue non può essere bevuto e il nervo sciatico non può

essere mangiato

4. Non si può consumare tutte le parti di grasso 5. Non si può mescolare i latticini con le carni

6. E’ proibito mangiare animali con malattie o difetti fisici, sostanze che possono mettere in pericolo la vita o membra tolte ad animali viventi.

A grandissime linee si può delineare che, nell’alimentazione degli ebrei, sono permessi bovini, ovini e caprini, ma sono proibiti suini, equini, conigli

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e lepri. Per i volatili ogni comunità ha mantenuto una propria tradizione secondo cui alcuni volatili sono consumabili e altri no. I pesci che possono essere mangiati sono quelli che hanno pinne e squame. E’ permesso il miele prodotto dal lavoro delle api e anche il latte della donna, ma fino ai 4 anni di età. Il cibo animale permesso deve essere macellato secondo una

particolare macellazione rituale chiamata Shechithàh: consistente nel

portare a morte velocemente, senza dolore e in abbondante dissanguamento l’animale mediante un taglio della trachea e dell’esofago fatta con una lama affilata e velocemente.

Per alcuni gruppi di ebrei l’alimentazione è stata inizialmente vegetariana, ma in un momento successivo della storia per “autorizzazione” divina si è trasformata in carnivora al patto che bisogna risparmiare il sangue (Gen 9:4) per rispettare la vita in tutte le sue forme. Per tale forma di rispetto è divieto il consumo di membra tolte ad animali vivi.

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