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7. INTERPRETAZIONE PALEOAMBIENTALE

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Academic year: 2021

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7. INTERPRETAZIONE PALEOAMBIENTALE

La distribuzione degli organismi, come già accennato nel paragrafo 6.7, è regolata da diversi fattori sia fisici che biologici. E’ però l’interazione di tutti questi parametri nel loro insieme che condizionano la loro distribuzione (Raffi e Serpagli, 1993). A titolo di esempio la figura 7.1 è una rappresentazione grafica del concetto di interdipenda di tre fattori che regolano la distribuzione degli organismi. La variazione anche di solo uno dei fattori (fisici o biologici) fa variare i limiti di tolleranza di un qualsiasi organismo.

Per una corretta interpretazione paleoambientale è quindi necessario considerare tutti i dati a disposizione tenendo conto della loro interdipendenza.

Per le associazioni studiate, ogni dato ecologico (affinità tessiturale, habitus e forma biologica, gruppo trofico, ecc.) è stato infatti analizzato secondo la reciproca dipendenza con gli altri dati.

L’associazione T1 risulta essere indicativa di un substrato sabbioso, nettamente dominata da forme seminfaunali (70,09%) e sospensivore (77,70%), in un ambiente marino collocabile tra la parte profonda del piano infralitorale ed il circalitorale con un clima di tipo subtropicale, dominata dal gruppo biocenotico DC/DE (68,75%) e con una certa energia ambientale

Fig. 7.1: grafico illustrante la zona di tolleranza di un organismo che corrisponde ad un volume risultante da tutte e tre le componenti considerate: temperatura, salinità e tenore di ossigeno. T, S ed O corrispondono rispettivamente alle zone dei singoli fattori: temperatura, salinità ed ossigeno (Raffi e Serpagli, 1993).

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(correnti di fondo) come indicato dalla presenza della biocenosi SGCF (8,04%), delle forme LRE (7,14%) e di quelle reofile (22,77%).

Anche la malacofauna del campione T2 è fortemente dominata da sospensivori (77,14%) e da seminfaunali (61,44%), che popolavano un substrato di sabbia limosa in un ambiente marino tra l’infralitorale ed il circalitorale con clima tropicale/subtropicale con prevalenza delle biocenosi DC/DE e con una certa energia ambientale, in quanto è sempre importante la presenza della biocenosi SGCF (5,83%), delle forme LRE (16,14%) e di quelle reofile (25,11%).

Il biotopo corrispondente all’associazione del campione B1 è caratterizzato da un substrato di sabbia limosa con netta prevalenza di sospensivori (77,91%) e di seminfaunali (63,32%), che popolavano un fondale marino tra l’infralitorale ed il circalitorale dominato dalle biocenosi DC/DE con condizioni climatiche di tipo caldo-subtropicale in un ambiente con un certo grado di idrodinamismo come indicato dalla biocenosi SGCF (4,02%), dalle forme LRE (5,03%) e dalle reofile (17,09%).

Il campione B2 associato ad un substrato di sabbia limosa, presenta dominanza di sospensivori (59,81%) e di infaunali (44,64%) in un ambiente marino del piano infralitorale con un clima di tipo caldo-subtropicale ed una dominanza del gruppo biocenotico DC/DE (43,99%) con la presenza di forme reofile (20,25%), di forme LRE (9,49%) e della biocenosi SGCF (3,16%) che sono indicative di una certa energia ambientale.

La malacofauna del campione C1 è indicativa di un substrato sabbioso del piano infralitorale in un ambiente sempre marino ma probabilmente, caratterizzato da apporti continentali come indicato dalla presenza della specie Chamelea gallina (7,87%), segnalata in corrispondenza delle foci dei principali fiumi (Stolfa Zucchi e Giovannelli, 1979). L’associazione mostra prevalenza di sospensivori (oltre il 70%) ed infaunali (59,69%) mentre la rappresentanza biocenotica risulta molto frazionata ma sempre dominata dal gruppo DC/DE (22,73%) in un clima tropicale/subtropicale. Le forme LRE raggiungono una dominanza del 15,30% che insieme alla biocenosi SGCF (6,01%) ed alle forme reofile (18,36%) indicano un certo grado di idrodinamismo.

Il campione C2 appare molto simile al precedente, in quanto è caratterizzato da un substrato sabbioso dell’infralitorale, dominato da sospensivori (oltre il

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60%) ed infaunali (56,40%) con un quadro biocenotico frazionato dove prevalgono le biocenosi DC/DE (21,12%). Cresce la dominanza delle forme LRE (18,32%), dominate dalla specie opportunista Corbula (Varicorbula) gibba (16,43%), che ancora una volta insieme alla biocenosi SGCF (4,01%) ed alle reofile (13,93%) sono indicative di un certo grado di idrodinamismo in un paleoambiente marino sempre caratterizzato da apporti continentali (è presente Chamelea gallina con 5,37%) in un clima tropicale/subtropicale.

L’associazione del campione D1 nonostante sia caratterizzata da un substrato di limo sabbioso con prevalenza di forme infaunali (57,95%) risulta sempre dominata da sospensivori (33,33%). La dominanza di forme LRE (38,04), la presenza delle reofile (15,22%) e della biocenosi SGCF (12,32%) concorrono a delineare un certo grado di idrodinamismo in un ambiente marino del piano circalitorale con condizioni climatiche di tipo temperato-caldo. In particolare, l’elevata dominanza delle LRE dimostra che forme indicatrici di stress ambientale, in particolare C. gibba, hanno invaso il biotopo sovrapponendosi ai biota residenti che rimangono però, ancora riconoscibili (DC/DE, VTC, ecc.).

La malacofauna del campione D2 non risulta molto diversa dalla precedenza in quanto è indicativa di un substrato di limo sabbioso dominato da infaunali (52,69%) dove però, i sospensivori (31,70%) mostrano una dominanza sostanzialmente analoga a quella dei detritivori (30,25%) con prevalenza di forme LRE (26,34%) rappresentate principalmente da C. gibba (15,61%) e con la presenza di forme reofile (19,02%) e della biocenosi SGCF (12,20%), tutti elementi che indicano ancora instabilità ambientale in un ambiente marino del piano circalitorale con condizioni climatiche di tipo temperato-calde.

Il biotopo corrispondente al campione E1 è indicativo di un substrato sabbioso infralitorale, sempre con prevalenza di sospensivori (oltre il 70%) e di forme seminfaunali (50,87%) caratterizzati dalla dominanza di taxa LRE (39,13%) in un ambiente con clima tropicale/subtropicale sempre con un certo grado di idrodinamismo ed instabilità ambientale come evidenziato dal 21,30% di forme reofile, dalla SGCF (5,22%) e dalla presenza di due specie indicatrici di instabilità, C. gibba (25,65%) e Nuculana pella (13,48%).

L’associazione del campione E2 con un substrato sabbioso è molto simile alla precedente poiché è dominata da sospensivori (63,59%) e da seminfaunali

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(53,41%) in un ambiente marino dell’infralitorale con clima tropicale/subtropicale e sempre con un certo idrodinamismo associato a stress ambientale come indicato dalla prevalenza di specie LRE (28,61%) con una forte presenza di forme reofile (33,57%) e delle due specie C. gibba (17,02%) e N. pella (9,96%).

A questo punto può essere interessante valutare come variano le diverse caratteristiche attraverso le associazioni, così da poter riconoscere una eventuale evoluzione ambientale tra le faune esaminate.

Tutte le malacofaune studiate sono relative ad ambienti di piattaforma interna variabili tra la parte più profonda dell'infralitorale ed il circalitorale. Dal punto di vista biocenotico dal campione T1 al C1 l'associazione delle biocenosi DC/DE risulta sempre predominante. A partire dal campione C2 si evidenzia una condizione di stress ambientale segnalata dalla dominanza di Corbula (Varicorbula) gibba (16,43%), specie opportunista ed indicatrice di instabilità.

Tale condizione perdura fino al campione E2, come indicato anche dalla forte presenza di forme LRE che diventano dominanti a partire da D1.

In corrispondenza dell’associazione C2 si registra infatti, un probabile aumento di apporti continentali, che potrebbero essere indicativi di una maggiore sedimentazione e quindi di un’elevata torbidità delle acque. C. gibba è infatti una specie dotata di un robusto apparato filtrante e quindi, è in grado di sopportare notevoli quantità di sabbia e di fango nel sifone inalante, e può diventare dominante proprio in condizioni di elevata torbidità. Dal campione C1 fino al campione D2 le diverse associazioni sono dominate da forme infaunali.

Questo fattore è indicativo di un possibile aumento di sedimentazione che genera un maggiore spessore di sedimenti colonizzabili, necessario alle forme infaunali per infossarsi. Solo negli ultimi due campioni E1 ed E2 tornano a prevalere le forme seminfaunali pur mantenendosi una situazione di stress ambientale come indicato per entrambi i campioni, dalla dominanza delle forme LRE e dalla presenza di C. gibba e N. pella.

Osservando come variano gli indici diversità si nota però, come a partire dal campione C1 si hanno in generale, valori più alti rispetto alle associazioni precedenti. Questa maggiore diversità potrebbe essere ricollegata a fluttuazioni di tipo ambientale.

Figura

Fig.  7.1:  grafico  illustrante  la  zona  di  tolleranza  di  un  organismo  che  corrisponde  ad  un  volume  risultante  da  tutte  e  tre  le  componenti  considerate:  temperatura,  salinità  e  tenore  di  ossigeno

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