• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 5 Edilizia archivistica e bibliotecaria.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "CAPITOLO 5 Edilizia archivistica e bibliotecaria."

Copied!
86
0
0

Testo completo

(1)

116

CAPITOLO 5

Edilizia archivistica e bibliotecaria.

Negli ultimi anni in Italia sono stati realizzati numerosi centri, non solo biblioteche e archivi, ma veri e propri spazi aperti al pubblico e allo scambio culturale, collocati in edifici storici ristrutturati o in altri costruiti ex-novo.

A questo fermento edilizio corrisponde altrettanto fermento in campo tecnologico e digitale (nella catalogazione, archiviazione, trattamento dei documenti cartacei), tanto che questo nuove tecnologie hanno mutato gli orizzonti di questi grandi edifici della cultura. Se da una parte l’uso di queste nuove tecnologie riduce lo spreco di spazio, per esempio con la miniaturizzazione di certi documenti come i cataloghi cartacei ora digitalizzati, in realtà ne aumenta il fabbisogno per ospitare la strumentazione informatica sempre crescente anche negli ambienti di consultazione per il pubblico. Cresce inoltre il fabbisogno di superfici più ampie per accogliere nuove attività come un ampio ingresso, luoghi per incontri, aule multimediali e spazi polifunzionali per rendere più accessibile il patrimonio documentario, non più interamente relegato negli spazi di deposito.

Nasce quindi l’esigenza di una distribuzione interna delle funzioni assai differente rispetto agli archivi tradizionali e la necessità di adeguare i vecchi edifici e impianti alle recenti norme.

Le nuove sedi, oltre ad adempiere alle funzioni di deposito e conservazione avranno una funzione pedagogica e sociale, uno dei pochi luoghi pubblici di conoscenza e di

socializzazione rimasti all’interno della città. Secondo il criterio della “valorizzazione”1

espresso nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, queste strutture possono essere in grado di offrire occasioni di svago utili alla crescita culturale dell’individuo di qualsiasi età e all’impiego creativo del tempo libero, devono quindi garantire l’accessibilità a tutti ed essere flessibili per accogliere servizi sempre nuovi e diversi. Il loro fine è quello di preservare il passato, come luoghi di memoria fortemente legati al contesto locale, ma anche farsi interpreti delle ambizioni della comunità, vere e proprie fabbriche del futuro.

1

Decreto Legislativo N.42 del 22 gennaio 2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio", art.6. Valorizzazione del patrimonio culturale: “La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale”.

(2)

117

5.1 Evoluzione della tipologia edilizia nell’architettura bibliotecaria

La biblioteca è tra le più antiche categorie d’opera. Dapprima la sua funzione era relegata a qualche locale annesso per lo più ai palazzi sacri, ma nei secoli acquista importanza e quindi una certa autonomia architettonica, fino a diventare il luogo deputato alla cultura e al sapere.

Con un breve excursus temporale vengono riportati i passaggi fondamentali di questa evoluzione.

Mesopotamia, (VII sec a.c. a Ninive, Palazzo Reale di Assurbanipal).

La biblioteca consisteva in un archivio di testi sacri e documenti; era un semplice locale annesso ai palazzi sacri della città-tempio ed era uno spazio praticamente inaccessibile.

Eta’ ellenistica, (II sec a.c. a Pergamo, Biblioteca di Attalo I).

La biblioteca diventa supporto fondamentale per l’insegnamento nelle scuole filosofiche, simbolo di cultura e scienza, ma ancora con la sola funzione di deposito. Era uno spazio accessibile ai soli studiosi, talvolta come edificio indipendente in prossimità di ginnasi, palestre e templi sorti all’interno delle città, ma più frequentemente consisteva in uno o più locali ad essi annessi.

Epoca romana, età imperiale, (biblioteche pubbliche).

La biblioteca non solo è archivio, ma anche luogo di cultura, ritrovo e socializzazione, (funzione ripresa solo dopo il XVIII sec.). La biblioteca diventa uno spazio pubblico, accessibile e rivolto a tutti; acquista una autonomia architettonica, diventando un edificio in posizione di centralità o comunque presso i maggiori servizi pubblici, come le terme, il foro, il mercato.

In epoca romana, grazie alla padronanza della tecnica costruttiva, si ha la creazione di nuovi tipi edilizi dal punto di vista formale, che ben si adattano alle nuove funzioni. La biblioteca, come altri edifici, diventa una tipologia edilizia per la prima volta codificata nel De Architettura di Vitruvio.

Un esempio molto caratteristico è la biblioteca di Celso a Efeso del II sec d.c. La facciata principale esterna è a due piani di ordini sovrapposti, in stile decorativo rappresentativo indipendente dalla struttura portante: una finta architettura che crea facciate scenografiche che, più della funzione, danno il carattere all’edificio. Anche

(3)

118

all’interno dipinti e decorazioni arricchivano lo spazio; all’interno dell’abside sul lato opposto dell’entrata troneggia una statua di Atena. In pianta lo schema e’ quello della grande sala (lo spazio bibliotecario), esposta a oriente e circondata da un portico perimetrale a forma di U, a costituire una galleria di più ballatoi su colonne, nelle cui nicchie erano collocati gli armadi con i rotoli. Presso le ampie finestre si trovavano i posti per la consultazione.

Prospetto e sezione della biblioteca di Celso a Efeso del II sec d.

Medioevo, (biblioteca monastica).

Con la crisi dell’impero romano, la biblioteca perde nuovamente la sua identità. La sua funzione è quella di archivio, laboratorio e deposito di testi sacri, quindi centro della conservazione del sapere in quanto luogo di trascrizione dei libri. Non più spazio pubblico, è accessibile ai soli addetti; perde anche la sua autonomia architettonica e torna ad essere uno spazio annesso a monasteri, cattedrali e corti.

Caratteristico esempio è la pianta ideale del San Gallo, un antico progetto, tentativo di mettere in pratica le regole dell’ordine benedettino. Nella biblioteca monastica dell’epoca medioevale ha origine la divisione, in spazi distinti e articolati, delle funzioni che si svolgono al suo interno e la diffusione dell’arredamento propriamente bibliotecario:

- lo scriptorium era lo spazio per la copiatura dei testi; ampio e illuminato da grandi finestre vetrate, con postazioni di lavoro disposte perpendicolarmente alle pareti, per meglio ricevere la luce;

- la bibliotheca era il locale di deposito dei libri, talvolta sostituito da semplici armadi, armaria, e scaffali collocati all’interno dello scriptorium;

(4)

119

- non esistevano ancora degli spazi per la sola consultazione e la lettura avveniva per lo più nella cella o nei chiostri all’aperto: i banchi di lettura, plutei, venivano spostati e i testi trasportati con apposite casse;

- nel basso medioevo, soprattutto nei climi freddi del nord Europa, si diffondono così spazi al chiuso per la lettura e la consultazione: dei cubicoli, talvolta ricavati dalle nicchie interne delle cattedrali, talvolta dei palchetti di legno con scrittoio e scaffali, veri e propri esempi di architettura nell’architettura; queste nicchie-studio, chiamate carolos, daranno origine agli odierni carrels delle biblioteche universitarie inglesi.

Dal XII sec al Rinascimento, (biblioteca universitaria e spazio per la cultura). Le città riacquistano importanza e nascono le prime Università: le biblioteche non sono più solo il centro per la conservazione del sapere, ma diventano anche fondamentali per la diffusione della conoscenza e sono realizzate per promuovere la consultazione. Non più luogo inaccessibile, la biblioteca, da ora, si rivolgerà ad un pubblico sempre più ampio. Riassume quindi un’identità architettonica autonoma e nascono nuove forme per rispondere alle nuove esigenze: si diffonde per le biblioteche il tipo architettonico a

basilica.

Schema planimetrico tipologia a basilica

Dal XII sec si diffonde la biblioteca a basilica o ad aula, che si rifà alla tipologia architettonica ad impianto basilicale, derivata dall’architettura municipale romana e da quella sacra della prima era cristiana. Morfologicamente è costituita da una sala rettangolare, con ampie finestre sui lati lunghi, file parallele di banchi perpendicolari alle pareti per ricevere la luce e un corridoio centrale di passaggio. I libri, non più chiusi in casse e armadi, erano esposti e con un preciso posto di consultazione, quindi facilmente individuabili e a disposizione di tutti. Nel Rinascimento, sempre con riferimento a tipologie dell’architettura sacra, l’aula viene ulteriormente sviluppata: la

(5)

120

sala viene suddivisa in tre navate con archi a tutto sesto sostenuti da colonne; le navate laterali ospitano i plutei e i leggii, quella principale funziona da corridoio di distribuzione. Con la diffusione della stampa e il conseguente aumento del patrimonio librario, si hanno delle ulteriori innovazioni per quanto riguarda l’arredo: scaffalature a file parallele inframezzate o meno da tavoli e sedie o da carrel di studio.

Un esempio di questa tipologia è il progetto della biblioteca Laurenziana di Michelangelo (1522-1534), a Firenze. Questa doveva essere collocata al secondo piano della Basilica di San Lorenzo ed era considerata un vero e proprio servizio di pubblica utilità. L’innovazione della tipologia bibliotecaria sta nel fatto che all’interno c’è una perfetta corrispondenza tra gli spazi, fortemente diversificati tra loro, e le rispettive funzioni: il vestibolo di accesso dalle grandi altezze, l’ampia sala rettangolare finestrata con i plutei per consultazione, infine la sala di deposito, inaccessibile al pubblico (mai realizzata).

Un altro esempio è la biblioteca Marciana di Venezia di Jacopo Sansovino (1537-1553), e Vincenzo Scamozzi (1582-1588). Anche questa si trova al piano nobile di un edificio porticato costruito di fronte a Palazzo Ducale, come completamento delle piazze principali della città. Per quanto riguarda l’assetto interno, attraverso un’ampia scalinata si arriva ad un vestibolo quadrato di accesso, succeduto dalla sala di consultazione rettangolare con i plutei. E’ la prima biblioteca con gli interni affrescati, ma l’innovazione sta all’esterno, cioè nel ruolo dominante che l’edificio acquista nello spazio urbano: era dall’epoca romana che un edificio architettonicamente indipendente, destinato alla cultura e all’istruzione, è equiparato ad un edificio di rappresentanza e collocato in posizione privilegiata. Anche per quanto riguarda i prospetti esterni ci sono chiari riferimenti alla tipologia edilizia bibliotecaria codificata da Vitruvio e alla biblioteca di Celso come gli allineamenti di elementi identici sugli assi verticali con portici al primo piano e finestre al secondo e le ricche decorazioni con ordini di colonne e altri elementi stilistici.

Rinascimento, (biblioteche pubbliche).

Con la riscoperta dei valori del mondo classico, la biblioteca diventa uno strumento di affermazione per coloro che detenevano il potere e che dovevano quindi ostentare il loro patrimonio culturale.

Da questa esigenza nasce l’immagine architettonica dell’anfiteatro dei libri o

(6)

121

Wall-sistem o anfiteatro di libri

Questa tipologia architettonica prevede che le pareti perimetrali della biblioteca siano tappezzate dai libri: non più racchiusi in depositi o incatenati ai tavoli i lettura, i libri sono contenuti in scaffali addossati alle pareti, disposti su più livelli e accessibili a tutti grazie a scale e ballatoi. Questo sistema, combinandosi prima con la tipologia ad aula, poi con quella a pianta centrale, andrà negli anni a riproporsi in impianti architettonici anche molto diversi tra loro.

Barocco, (biblioteche monastiche barocche).

In questo periodo si ha la riorganizzazione di molti dei possedimenti degli ordini monastici, secondo criteri già affermati in urbanistica e architettura civile. Si diffonde in questo periodo anche nei monasteri, soprattutto del nord Europa, il modello della biblioteca come unico ed ampio locale arricchito da sculture e dipinti; al loro interno trovano bella mostra i libri che, esposti alle pareti, diventano anch’essi elemento decorativo. La biblioteca è costituita da un vasto spazio unico e totale, fortemente centralizzato, arricchito da elementi stilistici e decorativi, come un salone per le feste. La biblioteca Ambrosiana a Milano, di Lelio Buzzi e Fabio Mangoni, (1609), è una delle prime grandi biblioteche pubbliche, aperta a tutti; l’obbiettivo è quello di favorire lo studio e la diffusione della cultura:

- l’ampia sala rettangolare, voltata a botte, e’ riscaldata in inverno; al centro si trova lo spazio per la consultazione;

- le lunette dell’alta volta a botte permettono l’illuminazione naturale;

- i libri, totalmente esposti al pubblico sulle pareti, diventano decorazione e architettura; sono sistemati in scaffali su due livelli, in modo da permettere anche un buon livello di comfort termico e acustico.

(7)

122

XVII-XVIII sec, (biblioteca metafora del sapere).

La biblioteca diventa la concretizzazione della catalogazione delle conoscenze, per questo il sistema delle pareti di libri non verrà più abbandonato. La ripresa dei motivi rinascimentali tipici di questo secolo, porta anche in architettura, alla riproposizione di antiche tipologie architettoniche: per la biblioteca, simbolo di conoscenza e della circolarità del sapere, viene ripresa la tipologia a pianta centrale del tempio classico romano e quella del Pantheon.

La pianta centrale è una tipologia architettonica già usata fin dall’antichità per templi ed edifici sacri. Viene ripresa nel XVIII sec per l’edilizia bibliotecaria, sia per le caratteristiche architettoniche che per i significati simbolici. Oltre alle possibilità di articolazione dello spazio interno, l’edificio a pianta centrale assume anche esternamente una specifica e autonoma identità tanto da dare una forte connotazione anche al contesto in cui è inserito.

Schema planimetrico tipologia a pianta centrale e Radcliff Camera a Oxford di James Gibbs, (1737-1749)

La Radcliff Camera a Oxford di James Gibbs, (1737-1749), e’ un vero tempio di libri, a pianta circolare concentrica, con la sala centrale di consultazione sormontata da un tamburo finestrato; un deambulatorio su due livelli occupa gli scaffali di libri. All’esterno la sacralità dell’edificio è valorizzata dal vuoto che questo crea intorno a se.

XVIII-IX sec, (trattati di edilizia bibliotecaria).

Continua a crescere il patrimonio librario e il numero degli utenti e nasce quindi l’esigenza di un’organizzazione spaziale interna della biblioteca più razionale e al

(8)

123

contempo di creare un catalogo da mettere a disposizione del pubblico e da affidare ad un bibliotecario: è l’origine dell’odierno servizio di reference.

Le teorie illuministe sono recepite anche in architettura, con l’esigenza di realizzare edifici per il bene sociale. La biblioteca, ormai simbolo consolidato dello studio e della conoscenza, viene teorizzata per la prima volta come tipologia edilizia funzionale e insieme architettonica: non più ricavata all’interno di edifici preesistenti o in complessi che ospitano altre funzioni e con un impianto tipologico adattato all’uso, bensì tipo architettonico autonomo, anche se derivato da un’astrazione e quindi decontestualizzato. Si ha una evoluzione tipologica della biblioteca con la messa a punto di modelli spaziali codificati sempre più articolati e gerarchici con i così detti architetti rivoluzionari. Nel 1784 si ha il progetto della Bibliotheque’ du Roi, di Etienne Louis Boullee’, che rielabora il tipo a basilica: la grande sala voltata a botte è illuminata dall’alto; all’interno l’anfiteatro di libri si sviluppa su quattro gradoni di scaffalature sovrapposte.

Nel 1819, con il progetto della Biblioteca Ideale, Jean Nicolas Luis Durand, sistematizzò le idee del maestro Boullee’ e di Ledoux, basando la sua progettazione architettonica sulla geometria elementare e sulla composizione di volumi puri. Elabora così il progetto di una biblioteca ideale: un enorme porticato perimetrale quadrato (simbolo della finitezza della condizione terrena) ai cui angoli si trovano gli alloggi dei bibliotecari, stamperie, depositi, servizi, racchiude una rotonda-pantheon con soffitto a cassettoni, a pianta circolare (simbolo del carattere divino del sapere universale), dove si colloca la biblioteca vera e propria. Gallerie radiali, che ospitano le pareti di libri, sono adibite alla consultazione e conducono al centro dove lavorano i bibliotecari; ciò assicura l’ordine e la sorveglianza.

Nel 1816 si ha uno dei primi manuali sull’edilizia bibliotecaria: Trattato della

costruzione e del regolamento di una pubblica universale biblioteca, di Leopoldo della

Santa. Si consolida la tripartizione funzionale e spaziale della biblioteca: conservazione, organizzazione, consultazione. Con le nuove esigenze e la partizione delle funzioni, si definisce quindi la tipologia edilizia della biblioteca e la sua distribuzione interna: pianta rettangolare con zona d’ingresso, sala di lettura centrale, zona catalogo adiacente, uffici e depositi di libri rari, ali laterali con locali di deposito.

(9)

124

5.1.1 La biblioteca contemporanea

In passato, considerata tempio del sapere, la biblioteca subiva una vera e propria introversione divenendo un monumento monolitico chiuso che si imponeva nel conteso urbano.

Nel futuro la biblioteca si prospetta come cittadella del sapere, aumentano le dimensioni, le articolazioni funzionali, gli spazi, i percorsi.

Nel presente è spazio di nuova socialità, in comunicazione e continuità con l’esterno.

Oggi la biblioteca, a seguito dell’istruzione di massa e della diffusione delle nuove tecnologie di accesso e comunicazione dell’informazione, da semplice contenitore di libri, si è trasformata in spazio multifunzionale, articolato e flessibile; il suo utilizzo è modulabile a seconda delle esigenze, può assumere ruoli molteplici, dal soddisfacimento dei servizi di base (conservazione, catalogazione, consultazione e prestito), allo sviluppo di nuove funzioni integrate ed accessorie come ricerca, riproduzione dei documenti, promozione culturale (convegni, mostre, eventi).

Si assiste inoltre ad una sempre maggiore diversificazione dell’utenza, delle discipline del sapere, dei supporti per la gestione delle informazioni; la biblioteca si diversifica quindi in molteplici sotto-tipologie: biblioteche nazionali, biblioteche pubbliche, biblioteche di quartiere, biblioteche per ragazzi, biblioteche universitarie, eccetera, ma soprattutto si caratterizza sempre più come una mediateca integrata, occupata non più soltanto dai consueti scaffali, tavoli e leggii per la lettura dei libri, ma anche da postazioni per la consultazione e riproduzione personale di altri archivi di memoria (fotografici, magnetici, elettronici, digitali), consultabili anche in rete.

Un fattore sempre più fondamentale da considerare in fase di progettazione è il programma biblioteconomico, stilato da bibliotecari esperti in base al bacino di utenza, al tipo di biblioteca, eccetera. Al giorno d’oggi assistiamo anche a trasformazioni tipologiche che traggono spunto dalle preesistenti architetture dove la funzione biblioteca, date le politiche di recupero del patrimonio edilizio esistente, va sempre più spesso a collocarsi.

L’edificio per la conservazione dei libri viene quindi necessariamente reinterpretato in forma libera e del tutto personale, svincolandone la progettazione da canoni compositivi e formali prefissati.

(10)

125

Dal punto di vista funzionale, (vedi paragrafo successivo 5.2 - Aree funzionali e dimensionamento delle unità ambientali), in generale vengono individuati tre macro funzioni definite livelli di servizio al pubblico:

1° livello: ingresso, reference, informazioni, attualità; 2° livello: sezione a scaffale aperto, prestito, lettura, studio; 3° livello: prestito e consultazione dal magazzino chiuso;

a questi livelli di servizio al pubblico si affiancano altre funzioni accessorie:

- spazi per attività culturali, sale polifunzionali per conferenze, didattica, esposizioni;

- spazi di supporto, attività commerciali, ristoro; - altre.

Nella progettazione degli edifici bibliotecari, non è quindi possibile far riferimento ad un modello unico prestabilito, ma si possono seguire dei concetti chiave; ne sono un esempio I 10 comandamenti di Faulkner Brown, per i quali l’edificio della biblioteca deve essere: - ORGANIZZATO - COMPATTO - VARIATO - ACCESSIBILE - AMPLIABILE - FLESSIBILE - SICURO - CONFORTEVOLE - AMBIENTE COSTANTE - ECONOMICO

Per meglio comprendere questi concetti vengono di seguito analizzati alcuni progetti

delle biblioteche contemporanee più significative2, realizzate in Italia e nel resto del

mondo, mettendo in risalto le caratteristiche sopra elencate.

2

Gli esempi sono stati tratti da “Marco Muscogiuri ; Biblioteche. Architettura e Progetto: scenari e strategie di

(11)

126

Peckhem Library, Londra, Will Alsop, 1997-2000.

In un sobborgo di Londra, dalla popolazione multietnica, il confronto con gli abitanti ha fatto emergere varie esigenze quali la necessità di un luogo di incontro, di spazi comunitari e di spazi per le feste.

Visione prospettica della Peckhem Library, Londra, Will Alsop, 1997-2000

I primi tre piani rientrati ospitano negozi e uffici per la comunità e si affacciano su una piazza coperta. Il corpo soprastante ospita la biblioteca: all’interno, nello spazio a scaffale aperto, tre volumi (pods) ospitano specifiche funzioni e sono illuminati da una luce zenitale.

Sezioni longitudanali

1.accoglienza/informazione/prestito, 2.scaffale aperto, 3.spazi lettura, 4.sezione bambini, 5.sala polifunzionale, 6.letteratura specifica

(12)

127

Il complesso risulta: ORGANIZZATO

Distribuzione interna semplice ed efficace:

- composizione degli elementi, definiti, dimensionati, distribuiti - accurata distribuzione dei percorsi per leggere l’edificio e orientarsi - aree di sosta e socialità ad ogni nodo di relazione

COMPATTO

- per rendere più fruibili i percorsi - per essere energeticamente efficiente VARIATO

Adeguata varietà di spazi per rispondere alle funzioni previste: - sequenze di ambienti di varia altezza forma e dimensione - varietà delle soluzioni spaziali: affacci, sequenze, luci, suoni - affascinante esperienza di scoperta

ACCESSIBILE

Facilmente fruibile all’interno→ di facile orientamento e comprensione

- attenzione per gli utenti disabili → segnaletica, grafica, no barriere architettoniche - capacità comunicativa → architettura familiare e affascinante, uso di un linguaggio

semplice tipico dei centri commerciali e dei circoli ricreativi. Visibile dall’esterno → riconoscibile nel contesto urbano

- colpire l’attenzione e permanere nella memoria, potere evocativo per la funzione pubblica che ospita, percezione intuitiva → entrata ben individuata e visibile e

articolazione funzionale dell’edificio comprensibile fin dall’ingresso

- continuità tra interno e esterno → trasparenza delle parti più informali, vetrate su strada, atrio a livello del marciapiede, rivestimenti esterni e interni uguali, percorsi pedonali esterni dentro l’edificio, percorsi di attraversamento della biblioteca all’esterno accesso da spazi commerciali adiacenti, continuità con il verde, giardini interni, sale all’esterno, vetrate.

(13)

128

Mediateca di Sendai, Toyo Ito, 1995-2000.

L’edificio è costituito da un blocco completamente vetrato di sette piani fuori terra e due interrati. La struttura e’ costituita da tredici grandi fasci di tubi che attraversano i piani fino a reggere la copertura; all’interno dei fasci ci sono i collegamenti verticali e gli impianti. Ogni piano della biblioteca ha una superficie di circa 2450 mq ed è organizzato come un grande open-space caratterizzato dall’allestimento degli interni e degli arredi, affidati ad un architetto.

AMPLIABILE

La biblioteca è un organismo in crescita, ma non sempre ciò è possibile, per esempio se il tessuto urbano è fittamente costruito o la biblioteca è ospitata in un edificio preesistente.

FLESSIBILE

Ben diverso da grande spazio contenitore, la biblioteca è piuttosto spazio polivalente, cioè ha la capacità di mantenere la propria identità ed efficacia anche se sottoposto a differenti usi; è l’architettura stessa che suggerisce diverse destinazioni d’uso:

- schema distributivo, maglia strutturale, impianti, tali da consentire agevoli cambiamenti nella distribuzione interna delle funzioni;

- importanza dell’arredo che diventa elemento di divisione e caratterizzazione degli spazi, mobile e modulabile, da progettare.

Le varie funzioni sono distribuite verticalmente: 7. locali tecnici

6. sala conferenze, sezioni speciali. 4. e 5. open-space polifunzionali,

2.e 3. spazi libreria su due livelli, 1. reference,informazioni,computer,uffici, 0. ingresso e attività consolidate: negozi, bar…

(14)

129

Biblioteca civica di Samarate (Varese), Alterstudio Partners, progetto del 2008. Questo centro culturale è composto da un corpo biblioteca, ospitata in un volume più articolato, e da un corpo compatto che ospita l’auditorium. Questi sono separati da una galleria coperta di accesso al parco e alla biblioteca e inseriti in un sistema di spazi verdi e attrezzati.

Visione prospettica del progetto della biblioteca civica di Samarate, 2008.

All’interno dello spazio bibliotecario c’è molta flessibilità grazie agli openspace e all’uso di arredi su ruote.

Nel progetto è stata posta grande attenzione per l’illuminazione naturale e l’uso di tecniche bioclimatiche:

- passive, come l’alto elemento monolitico asimmetrico in vetro opaco che contiene le scale e l’ascensore, nonché i camini per la ventilazione naturale;

- attive, per il risparmio energetico, come pannelli solari e fotovoltaici, pompe di calore che usano l’acqua di falda, eccetera.

SICURO

Per i documenti e le attrezzature, soprattutto per gli utenti e gli addetti: - sistemi antincendio, antitaccheggio,

- sorveglianza,

- più semplicemente collocazione centrale del banco reference. CONFORTEVOLE

Dove sia possibile trovare condivisione e intimità, socializzazione e privacy e dove risulti piacevole recarsi, familiare e sorprendente. Deve garantire il benessere degli utenti: termoigrometrico, visivo, acustico, psicologico.

(15)

130

AMBIENTE COSTANTE

Benessere per gli utenti e per la conservazione dei documenti: senza sbalzi nei livelli di illuminazione, temperatura , umidità.

ECONOMICO

Valore simbolico della scelta di soluzioni sostenibili per una istituzione come la biblioteca pubblica. Sostenibile per costi di costruzione, gestione, manutenzione:

- materiali durevoli, di facile manutenzione, reperibili,

- utilizzo di risorse rinnovabili e tecniche di recupero energetico, sistemi di cogenerazione, pompa di calore geotermica, sistemi solare termici e fotovoltaici, termorefrigerazione ad assorbimento,

- accorta progettazione dell’involucro edilizio e utilizzo di sistemi bioclimatici passivi, come ombreggiamento, ventilazione, verde a fini microclimatici.

Schema bioclimatico: funzionamento invernale ed estivo della loggia della sala studio, per illuminazione e ventilazione naturale.

(16)

131

Area industriale ex-Breda, Pistoia, industria ferroviaria e autoferrotranviaria Nel 1905, per iniziativa della società San Giorgio di Genova, fu costruito a Pistoia, in prossimità del centro urbano, uno stabilimento per la riparazione e la costruzione di materiale rotabile ferroviario. L’attività iniziò nel 1907 e dopo soli due anni diventò l’industria più grande della città. Nel 1973 lo stabilimento fu trasferito nell’attuale sede vicino all’autostrada e l’area originaria diventò di proprietà comunale.

Oggi una parte del complesso si trova in precarie condizioni di manutenzione e i locali sono adibiti a svariate funzioni.

Piano particolareggiato aree ex-Breda:

edificio p - nuova biblioteca comunale, da ristrutturare edificio c - i.t.c Einaudi - amministrazione provinciale edificio q - centro fiere parzialmente da ristrutturare edificio n - questura e polizia stradale, da costruire ex novo edificio o - università e laboratori scientifici

edificio r - nuovo polo universitario, da ristrutturare

La nuova biblioteca municipale è stata progettata nel 2000 dallo Studio Pica Ciamarra e Associati, su programma biblioteconomico di Giovanni Solimine.

L’edificio dove oggi si sviluppa la biblioteca comunale rientra nella tipologia degli edifici industriali bassi a pianta composta (struttura a portale con tre navate voltate), ed originariamente si estendeva su una superficie di 4000 mq, su un unico livello.

La biblioteca e’ insediata in un capannone industriale dismesso la cui struttura puntiforme originaria permette grande flessibilità nella distribuzione delle funzioni: - la navata centrale a tutta altezza diventa spazio di riferimento e galleria di attraversamento longitudinale,

(17)

132

- corpi aggiuntivi laterali proiettano all’esterno funzioni più informali creando terrazze di lettura anche al piano superiore.

All’interno della galleria centrale ci sono alberi, ampi lucernari, camini di sole ricavati nella copertura che consentono di illuminare gli ambienti interni che non hanno affaccio verso l’esterno, favorendo anche la ventilazione estiva.

Il programma considera tre livelli di servizio al pubblico: 1. settore di ingresso,

2. settore a scaffale aperto, 3. settore di approfondimento.

Ogni parte funzionale e’ indipendente: il personale ha ingressi e percorsi riservati, auditorium, attività consolidate e centro documentazione, hanno ingresso autonomo.

Distribuzione planimetrica delle

funzioni PIANO TERRA PIANO PRIMO PIANO SECONDO 1. ingresso 2. banco accoglienza-informazioni-prestito 3. guarda roba

4. attività consolidate (spazio commerciale)

5. attività consolidate (ristoro) 6. ufficio

7. spazio polifunzionale (mostre-conferenze)

8. antitaccheggio 9. deposito chiuso 10. ufficio-laboratorio

11. sezione musica e spettacolo, posti audiovisivi, multimediali

12. pc opac 13. reference

14. sezione bambini e ragazzi 15. spazio giovani

16. portico esterno 17. patio

18. emeroteca

19. sala lettura a scaffale aperto 20. reference e distribuzione da magazzino 21. audiovisivi 22. vuoto 23. ponte di collegamento 24. terrazza di lettura

25. ingresso centro documentazione 26. sale di lettura-studio, scaffale aperto studenti

(18)

133

5.2 Aree funzionali e dimensionamento delle unità ambientali

3

All’evoluzione delle funzioni prima accennata, corrisponde l’evoluzione delle forme di organizzazione dello spazio interno.

Utili esempi di organizzazione spaziale sono forniti dai modelli bibliotecari europei: - in Francia si è sviluppato il modello della Médiathèque, che sottolinea l’orientamento verso la contemporaneità e il mondo dei media. Offre molteplici servizi, consultazione dei documenti cartacei, digitali, audiovisivi e altre attività culturali quali esposizioni, conferenze, dibattiti, tutto in edifici dalle caratteristiche architettoniche moderne;

- in Inghilterra è sempre diffuso il vecchio modello delle Pubblic Library, che ha preso piede in tutto il mondo, caratterizzato da scaffale aperto (cioè libera consultazione dei testi da parte degli utenti), gratuità, semplicità dell’edificio e dei sevizi offerti, con informazioni anche sulla comunità;

- in Germania si sviluppa il modello della biblioteca su tre livelli dreigeteilte Bibliothek; l’architettura dell’edificio si articola: in settore d’ingresso organizzato per l’utente come un supermercato; spazio lettura-consultazione; zona chiusa dove risiedono i laboratori,

uffici, deposito.

Ma focalizziamo l’attenzione sugli edifici sede di importanti archivi.

L’archivio assolve importanti compiti istituzionali: conservazione del materiale documentario, trattamento delle carte per renderle consultabili (ordinamento e inventariazione), servizi al pubblico (consultazione in sala studio, biblioteca specializzata, riproduzione di documenti, mostre, didattica, convegni, servizio ristoro); a supporto di queste attività ci sono uffici, spazi per il riordinamento dei documenti e laboratori.

Importante è una funzionale dislocazione degli spazi e degli ambienti che, a seconda delle funzioni, richiedono componenti strutturali e impiantistiche specifiche. Richiedono attenzione la scelta dei materiali, i tipi di pavimento, l’illuminazione, le condizioni climatiche (temperatura, umidità relativa, inquinamento dell’aria), i percorsi cui sono sottoposti i documenti dai depositi alla sala di studio, la dislocazione di

3

Informazioni dati e tabelle tratti da:

Marco Muscogiuri, “Architettura della biblioteca: linee guida di programmazione e progettazione”, Sylvestre Bonnard, Milano, 2004;

Marco Muscogiuri ; Biblioteche. Architettura e Progetto: scenari e strategie di progettazione, Maggioli Editori, Dogana, 2009.

Maria Barbara Bertini, a cura di, “Prevenire è meglio che curare : la conservazione preventiva, ovvero come ottenere

(19)

134

ascensori e montacarichi, le attrezzature per la consultazione degli audiovisivi, la dislocazione vicina agli accessi esterni per le attività aperte al pubblico.

Per quanto riguarda lo sviluppo di edifici adatti ad accogliere queste funzioni, la letteratura internazionale fornisce preziose indicazione sull’edilizia archivistica e soprattutto sui depositi e i laboratori, la loro struttura, i materiali da usare per l’arredo.

Nel volume a cura di M. B. Bertini, Prevenire è meglio che curare : la conservazione preventiva, ovvero come ottenere i migliori risultati possibili con risorse limitate, sono raccolti saggi specifici che tengono conto dell’esperienza dei vari paesi europei, come:

- l’edizione del duemila del British Standards 5454, Recomendations for the Storage

and Exhibition of the Archival Documents;

- il volume francese del 1993 La pratique archivistique francaise.

- l’edizione aggiornata del 1998 delle spagnole Recomandationes para la edificacion de

archivos, di Julio Enrique Simonet Barrio;

Nel suo volume Julio Enrique Simonet Barrio, oltre ad elencare le funzioni da svolgere all’interno di questi edifici, propone un dimensionamento delle varie unità ambientali in base alla capacità documentaria dell’archivio, cioè ai metri lineari di scaffalatura prevista.

Lo schema a cui facciamo riferimento per l’organizzazione delle unità spaziali, e le indicazioni per il dimensionamento, si riferiscono ad una superficie media per 10 km di scaffale e 3600 mq di edificato.

1) AREA RISERVATA, vietata ai visitatori,

occupa circa il 75% della superficie totale dell’edificio, circa 2700 mq.

a. depositi dei documenti, occupano il 60% dell’area riservata, circa 2100 mq b. zona lavoro: ricezione, 25 mq

pulizia e disinfestazione, 25 mq

trattamento, sistemazione inventario, 50 mq laboratorio di restauro, 150 mq

laboratorio legatoria, 50 mq

laboratorio di riproduzione, 100 mq sala lavori speciali, 25 mq

sala computer, 15 mq sala scarti, 10 mq c. servizi: atri e corridoi

bagni, camerini servizi pulizia

(20)

135

2) AREA PRIVATA, accesso ai visitatori limitato,

occupa il 10% della superficie totale dell’edificio, circa 360 mq a. amministrazione: uffici vari (direzione, segreteria…), 150 mq sala assemblee, 25 mq sala riunioni, 25 mq b. locali impianti, 50 mq locali macchine, 25 mq manutenzione, 25 mq c. locali servizio

3) AREA PUBBLICA, accesso vigilato,

occupa il 15% della superficie totale, circa 540 mq a. ingresso, portineria

reception, informazioni, 25 mq

guardaroba, 1mq ogni 10 mq di sala consultazione

b. sale consultazione, 200 mq (5 mq a persona, 6 mq per postazioni con pc) c. controllo, deposito temporaneo, sala riproduzione, 25 mq

d. sala attesa, 25 mq mostre, 50 mq conferenze, 150 mq e. locali servizio

Il personale spesso effettua i suoi percorsi lavorativi all’interno dell’edificio con carrelli carichi di documenti, per questo è consigliabile che le attività siano svolte sullo stesso piano, e che lungo i percorsi non ci siano gradini e che eventuali rampe siano al più lunghe 2 m con una pendenza del 6%. I percorsi che effettua il personale durante l’orario di lavoro sono:

- ARRIVO DEL MATERIALE:

banchina di scarico→ricezione→disinfestazione→selezione, classificazione→deposito - ELIMINAZIONE o USCITA DEL MATERIALE:

banchina di scarico→sala scarti→distruzione documenti o trasporto in altre sedi. - CONSULTAZIONE DEL MATERIALE:

deposito→sala studio→deposito

Anche i percorsi che dovranno effettuare gli utenti è consigliabile che siano sullo stesso piano per favorire l’accesso anche di disabili e anziani.

(21)

136

- INGRESSO

→ informazioni

→ sala studio

→ esposizione, conferenze, didattica

→ uffici

Oltre alle suddette funzioni, per l’area oggetto dell’intervento, come da bando di

concorso4, è prevista una più ampia gamma di servizi destinati al pubblico come

caffetteria, spazi per ristoro e attività commerciali, sala esposizioni, spazi polifunzionali, che aumentano la polifunzionalità del polo archivistico, ma da esso sono indipendenti e separate, tanto da essere collocate nell’edificio limitrofo, non oggetto di questa Tesi.

Si può quindi prevedere un elenco delle funzioni più ampio e articolato e comunque flessibile, in base all’importanza che le varie attività avranno per lo sviluppo dell’edificio.

Elenco delle aree funzionali e delle unità ambientali5 AREA RISERVATA 1) SETTORE CHIUSO depositi 2) LABORATORI ordinamento e inventariazione restauro

riproduzione digitale e memorizzazione dati servizi igienici per il personale, pulizia locali AREA PRIVATA

3) SERVIZI INTERNI

uffici gestione scientifica amministrazione spazi riunioni e assemblee

servizi

4 “Concorso di progettazione in unico grado degli interventi necessari alla riqualificazione del complesso ex Pirelli

quale parte del polo archivistico livornese”, Comune di Livorno, Ufficio di Staff Programmi e Progetti Complessi.

5 “Area funzionale” è l’insieme di funzioni specifiche che si svolgono in una o più unità ambientali destinate allo

svolgimento di attività connesse alle funzioni date.

“Unità ambientale” è uno spazio definito, non necessariamente confinato da muri o barriere, destinato ad accogliere un’attività o un insieme di attività compatibili spazialmente e temporalmente.

(22)

137

altri servizi e locali impianti AREA PUBBLICA

4) SETTORE D’INGRESSO accoglienza e prime informazioni prestito

sezione informazioni di comunità

sezione consultazione di giornali e periodici correnti 5) REFERENCE e CONSULTAZIONE GENERALE ricerca di catalogo

servizi di reference e relativi spazi

6) SPAZI DI LETTURA, STUDIO, DIDATTICA tavoli con sedute informali

postazioni pc multimediali spazi di studio individuale spazi per lavoro di gruppo spazi di studio-consultazione

sale polifunzionali, seminari, conferenze, didattica… 7) SPAZI PER ATTIVITA’ COLLATERALI

caffetteria spazi per ristoro

spazi per attività commerciali esposizioni

auditorium

altri servizi e impianti

5.2.1 Depositi

In generale, i locali destinati ad accogliere i documenti devono essere “archivi” riservati a questo solo scopo e non risultare ingombri di altro materiale. Nel caso di edilizia bibliotecaria però, la disposizione di libri e documenti varia a seconda della loro fruizione da parte dell’utenza e si distinguono così: magazzino a scaffale aperto, magazzino a scaffale chiuso e deposito.

Il magazzino a scaffale aperto è un magazzino accessibile al pubblico. Per questo motivo le scaffalature potranno essere alte al massimo fino a 200 cm e si dovrà fare in

(23)

138

modo di collocare nei ripiani inferiori (a non meno di 15-20 cm dal pavimento) e superiore il materiale meno richiesto e lasciare vuoti alcuni spazi per i successivi incrementi e per permettere agli utenti di appoggiarsi e sfogliare i libri.

I palchetti potranno essere distanziati da 25 a 32 cm e accogliere 30-33 voll/mq. La distanza degli scaffali sarà di 150 cm e quindi si avranno circa 150/170 voll/mq, con

circa 4,8 ml6 di ripiani per mq (figura 6.1).

Nel magazzino a scaffale chiuso, cioè non aperto al pubblico, viene collocata la maggior parte della documentazione, per questo motivo dovrebbero essere localizzati e realizzati in modo da agevolare la connessione con gli spazi di consultazione e i laboratori, comunque collocati lontani da fonti di luce e da luoghi in cui possano esserci forti sbalzi di temperatura o umidità, ma soprattutto in uno spazio che renda possibile ampliamenti successivi.

I libri sono sistemati in modo più compatto, su scaffalature che possono essere fisse, mobili o automatizzate.

Le scaffalature fisse hanno scaffali alti 200-210 cm (altezza del ripiano superiore), con 6-7 palchetti distanti da 25 a 32 cm, il più basso a 10-15 cm da terra. Ogni palchetto contiene 35-40 volumi per mL o anche più, e la distanza tra gli scaffali può essere ridotta fino a 90 cm, o in casi di estrema carenza di spazio fino a 75-60 cm. Nel magazzino chiuso quindi possono essere conservati circa 240 voll/mq, con 6,9 mL di

palchetti per mq; sono necessari 4,2 mq netti per conservare 1000 volumi,(figura 6.2).

Il deposito compatto è localizzato preferibilmente in locali separati o ai piani interrati

anche per il carico notevole che le strutture devono sostenere7 e in posizione tale da

rendere agevole la distribuzione dei libri mediante impianti meccanico.

6

L’unità di misura della documentazione archivistica è il “metro lineare (mL) e indica la quantità di documentazione contenuta in un metro lineare di scaffalatura. Il peso di un metro lineare d’archivio varia a seconda delle dimensioni e della densità dei documenti, ma è tuttavia possibile fornire delle equivalenze medie tra metri lineari, peso e volume degli archivi considerati:

1 metro lineare d’archivio = da 35 a 80 kg (media 50 kg) 1 metro lineare d’archivio = da 0,06 a 0,12 m3 (media 0,08 m3) 1 kg d’archivio = da 0,010 a 0,040 mL (media 0,025 mL) 1 kg d’archivio = da 0,0008 a 0,0030 m3 (media 0,0016 m3) 1 tonnellata d’archivio = da 10 a 40 mL (media 25 mL) 1 tonnellata d’archivio = da 0,8 a 3,0 m3 (media 1, 6 m3) 1 m3 d’archivio = da 8 a 16 mL (media 12 mL)

1 m3 d’archivio = da 400 a 800 kg (media 600 kg)

7 I caratteri strutturali del deposito dovranno essere compatibili con il rilevante peso al metro quadro delle scaffalature

e delle carte in esse contenute, almeno 600 Kg./m2 per scaffali tradizionali e almeno 1.200 Kg./m2 per scaffalatura compattabile (vedi anche nota precedente); tali valori vanno commisurati alla effettiva distribuzione dei carichi e alla reale struttura.

(24)

139

Questo deposito compatto avrà scaffalature fisse o mobili, cioè a scorrimento su binari,

che consentano l’immagazzinamento di una gran quantità di volumi per metro quadro.

Le scaffalature fisse occupano più spazio e portano un carico per la struttura minore, di circa 750 Kg/mq (per gli standard francesi, 1200 kg/mq per scaffalatura fissa alta 2,20 m), rispetto ai 1250-1700 Kg/mq (sempre per gli standard francesi) portati dalle scaffalature mobili che però sono meno sicure per il personale, perché c’è rischio ribaltamento e pericolo di schiacciamento e, per i documenti, perché c’è rischio incendi

per eventuali cortocircuiti dei meccanismi di automazione.

Per quanto riguarda le scaffalature mobili, queste vengono installate su binari di supporto a livello del pavimento, e possono essere a scorrimento parallelo o perpendicolare all’asse con una distanza minima tra gli scaffali di 25 mm per non ostacolare lo scorrimento. Il meccanismo può essere manuale o elettrico, ma è preferibile un movimento meccanico o a mano per evitare l’uso di impianti elettrici e incendiabili, inoltre servono degli efficaci sistemi di bloccaggio. Per evitare il ribaltamento delle scaffalature è necessario che il rapporto tra l’altezza e lo spessore sia al massimo di 5:1.

Sono preferibili scaffalature metalliche regolabili trattate con smalto termofissato per resistere ad abrasione e corrosione e antiruggine, o meglio di acciaio al carbonio: queste hanno infatti maggior robustezza, durevolezza nel tempo e resistenza agli attacchi sia del fuoco sia degli insetti. I bordi dovrebbero essere arrotondati per non tagliare i documenti e gli scaffali dovrebbero avere le parti laterali chiuse e provviste di etichette per l’inventariazione. La lunghezza massima è di 10-11 m e lo scaffale più alto dovrebbe essere collocato ad un’altezza al più di 1,90 m con circa 5-6 palchetti sovrapposti profondi 30 o 40 cm a seconda della grandezza dei documenti; solitamente si prevedono scaffali a “doppia faccia”.

La scaffalatura in teoria deve essere completamente regolabile, in modo tale che gli scaffali possano essere spostati senza sbullonarli. La flessibilità negli scaffali è importante, dal momento che il materiale d’archivio non arriva in formati standard. Le scaffalature metalliche consentono un’ottimale utilizzazione degli spazi grazie alla possibilità di sistemare i ripiani a seconda delle esigenze.

Le scaffalature devono essere poste parallele tra loro, o a spina di pesce, ma meglio se perpendicolarmente alle pareti, per permettere una migliore circolazione dell’aria, con corridoi principali di almeno 1 m e secondari di 75 cm e discoste dai muri esterni, spesso fonte di umidità. Per gli standard francesi le dimensioni sono: 80 cm i corridoi

(25)

140

tra scaffali paralleli, 1,2 m i corridoi perpendicolari agli scaffali e 30 cm la distanza minima dai muri esterni.

Per questo tipo di scaffalature, per 1000 mL di scaffali tradizionali, occorre una sala di circa 170 mq; per gli standard spagnoli invece, per un’altezza dei locali di 2,30 m e scaffali con 7 ripiani, si ha una capienza di 1500 mL di scaffali per 250 mq di locale. Nel caso di sistemi più compatti, con 6-7 ripiani si può raggiungere uno stoccaggio fino a 400-500 voll/mq, con circa 11-11,5 mL di ripiani per mq, pari a circa 2,2 mq netti per 1000 volumi; questi sono incrementabili con un numero maggiore di palchetti raggiungibili con una scala o con sistemi speciali a ballatoio, (figura 6.3).

Per ragioni di sicurezza, i locali di deposito, alti non più di 2,5m, dovrebbero essere isolati eventualmente con libero accesso lungo il perimetro, illuminati e con cancelli di sicurezza, o comunque indipendenti dal resto dell’edificio, separati da barriere antincendio. La loro struttura dovrebbe essere in cemento armato, al più in acciaio laminato, con soletta antifiamme piena ad eccezione dei sistemi di fuga, di finestre e graticci. Le pareti perimetrali dovrebbero essere doppie con camera d’aria intermedia e fondamenta adeguate per evitare risalite di umidità.

Sempre per evitare rischio incendi e favorire il controllo ambientale, la superficie massima di un locale del deposito dovrebbe essere al più di 200 mq (per gli standard francesi, ma anche 250 mq per gli standard spagnoli), separati gli uni dagli altri da tramezzi e porte tagliafuoco con larghezza minima di 1m.

I rivestimenti esterni dell’intera struttura dovrebbero essere in pietra naturale o artificiale, laterizio a nudo o comunque materiali di facile conservazione e isolante termico e igrometrico e la copertura costituita da tetti inclinati, con camera d’aria rivestita da elementi impermeabilizzanti (materiale ignifugo e isolante termico) con scarichi all’esterno con alveoli di non ritorno per eliminare eventuale acqua; i controsoffitti sono da evitare perché possono annidarsi polvere e insetti.

I pavimenti dovrebbero essere piani, non avere gradini, porte, griglie o stuoie per non ostacolare il passaggio dei carrelli; se i dislivelli sono inevitabili sono permesse rampe con inclinazione massima del 10%. I rivestimenti dei pavimenti interni dovrebbero essere facilmente smontabili, in materiale pietroso levigato o se in cemento, rivestito con resine sintetiche termostabili resistenti a grossi carichi.

(26)

141

Tutti gli elementi strutturali e le rifiniture devono essere non combustibili, non emettere sostanze nocive, resistenti all’usura, facili da pulire, non produrre polvere, non scheggiarsi, non sdrucciolevoli, di materiale che smorza il rumore,di colore chiaro.

Eventuali aperture vetrate nei locali i deposito, (gli standard inglesi prescrivono che non ci sia nessun tipo di aperture all’esterno e prevedono chiusura automatica in caso di incendio), dovranno essere al massimo 1/10 della superficie delle facciate, per assicurare un minimo di areazione naturale, comunque schermate con telai e tende parasole per evitare l’infiltrazione dei raggi solari nocivi per i documenti. I serramenti dovranno essere in alluminio anodizzato o laccato, ermetici, con vetrate infrangibili, assorbenti radiazioni UV e IR, isolanti termici e acustici.

Se il soffitto del locale di deposito si trova a 2,10-2,15 m dal suolo, allora gli scaffali occuperanno tutta l’altezza del locale e i vari condotti degli impianti passeranno sopra i corridoi tra gli scaffali; se il soffitto arriva a 2,5 m, allora nei 30-40 cm sopra gli scaffali possono passare i condotti di areazione e climatizzazione, ma non condotti di acqua o altre sostanze liquide.

Nella struttura si devono comunque considerare le canalizzazioni elettriche, protette in guaine di sicurezza. Per l’illuminazione a fluorescenza, (lampade fluorescenti tubolari ad alta frequenza preferibilmente attenuabili), si prevede un interruttore per sala, mentre si devono prevedere prese di corrente di sicurezza standard per azionare gli aspiratori in caso di incendio. Per tutto il deposito sarà funzionante un pannello generale di controllo con lampade spia esterno, per ridurre al minimo l’accesso non necessario ai locali di deposito; per questo motivo tutti i servizi e gli impianti presenti devono essere isolabili e controllabili dall’esterno.

Eventuali passaggi verticali, montacarichi e scale di servizio devono essere inseriti in muri a prova di fuoco, dislocati preferibilmente tra i depositi e i locali amministrativi. Le dimensioni minime del montacarico per un addetto più i libri sono di 1,5x1,2 m, con apertura di 90 cm. Le scale di servizio devono avere una larghezza almeno di 1,2 m.

Documenti speciali e di grande formato come carte, mappe, fotografie, eccetera, devono essere collocate in appositi locali di deposito, ma comunque in prossimità dei locali di consultazione.

(27)

142

Lo spazio necessario per conservare materiali di formato speciale è di difficile quantificazione. Per mappe, disegni e carte geografiche si usano mobili a cassetti per l’archiviazione orizzontale, alti 110-140 cm, con 10 cassetti, per poter appoggiare e maneggiare i documenti, apribili sul lato più corto, oppure appesi verticalmente, inseriti in appositi sostegni e ospitare fino a 800 pezzi. Considerando il suo ingombro e quello dello spazio necessario all’uso, è possibile calcolare che per lo stoccaggio di 1000 pezzi sono necessari circa 6-7 mq, per circa 150 pezzi/mq, (figura 6.4).

5.2.2 Laboratori

Come per gli altri sevizi interni, quest’area deve essere flessibile, per potersi adattare a tutte le modifiche che si rendono necessarie nel tempo. Questo implica innanzitutto l’adozione di una maglia strutturale di pilastri sufficientemente ampia e la realizzazione di sistemi impiantistici distribuiti in modo tale da non rendere necessari interventi eccessivamente invasivi.

Questi spazi dovranno essere fuori dalla vista degli utenti, comunque vicini a magazzini e depositi e dovrebbero avere un accesso dall’esterno e dai parcheggi per il carico e scarico dei materiali.

Importante quindi è il luogo della ricezione del patrimonio documentario. Qui arriveranno gli automezzi, fino ad una banchina coperta e al riparo dal vento, rialzata dal suolo, con piattaforma elevatrice. All’interno il locale, con tavoli a scaffali lungo le pareti, permetterà non solo la ricezione, ma anche lo scarto del materiale archivistico.

Laboratorio di ordinamento e inventariazione

La sala deve essere areata e ben illuminata collegata all’ambiente di ricezione e scarto. Qui avviene la selezione del materiale e il suo trattamento. Servono grandi tavoli di lavoro, casellari e scaffali.

Laboratorio di restauro

Prima dell’arrivo al laboratorio di restauro, sarebbe necessario effettuare la

disinfestazione del materiale. La sala disinfestazione dovrebbe essere vicina alla

ricezione, ma ben isolata, a causa dei trattamenti che vi si svolgono. E’ consigliabile la sua suddivisione in tre parti:

(28)

143

- sala con autoclave e macchinari, ben ventilati e con una grande porta di accesso esterno, alta almeno 3,5 m, per il passaggio dei macchinari;

- sala di areazione ben ventilata.

In sostituzione alla sala di disinfestazione può esserci una sala di quarantena per lo stoccaggio di documenti da mandare in trattamento a laboratori esterni.

Adiacente ad esso si colloca il laboratorio di restauro. All’interno di esso si svolgono varie attività e, per questo, dovrebbe essere suddiviso in zone funzionali:

- operazioni manuali come pulizie speciali, rilegature, eccetera, - zona lavaggio e trattamenti tossici,

- zona operazioni meccaniche, - laboratorio di restauro.

Il locale dovrebbe avere finestre sull’esterno, una porta di accesso di almeno 2,10x1,5 m, uscita di emergenza ed un sistema di rilevazione incendi, estintori mobili e aspiratori per l’aria verso l’esterno.

L’arredo dovrebbe essere in metallo e modulare; il pavimento antiscivolo, idrofugo, anticorrosivo, per esempio in piastrelle.

L’illuminazione artificiale deve essere antinfiammabile, zenitale fluorescente con un illuminamento compreso tra 500 e 750 lux e punti luce sui piani di lavoro.

Laboratorio di riproduzione digitale e memorizzazione dati

La riproduzione dei documenti veniva effettuata per riprodurre documenti utili per gli studiosi, attraverso fotocopie, microfilm, copie fotografiche, analogiche o digitali. Oggi è diventata molto importante anche per fini di sicurezza, complemento o sostitutivi.

In questo modo, oltre a salvaguardare il patrimonio originale, l’istituto viene dotato di copie di documenti o di intere serie conservate in altri istituti che integrano o si collegano alla documentazione conservata. I documenti sono così riprodotti in modo che la ricerca sulla riproduzione diminuisca la movimentazione degli originali, spesso troppo consultate, o dal supporto molto fragile, o dalla difficile consultazione a causa delle notevoli dimensioni.

La riproduzione può essere fotografica, in microfilm, in formato analogico o digitale. Andranno conservate in luoghi diversi da quelli dove si trovano gli originali e conservati in appositi armadi e scaffali.

(29)

144

I documenti prodotti su banda magnetica, su pellicola, su supporti deperibili, richiedono ai fini della conservazione a lungo termine la riproduzione periodica su altri supporti. Per questo è opportuno rendere possibile che questi interventi avvengano all’interno dell’edificio.

5.2.3 Spazi di servizio interno

Gli utenti di questo settore sono gli addetti alla biblioteca e gli esterni che potranno essere occasionalmente ammessi in quest’area accederanno solo ad alcuni uffici e sale riunioni.

Questi spazi dovranno essere fuori dalla vista degli utenti, anche separati e localizzati ai piani più alti.

Uffici gestione scientifica e amministrazione

Questi uffici possono essere collocati anche ai piani più alti, e vi si potrà accedere dall’atrio di ingresso o anche da un accesso autonomo. Queste funzioni potranno essere svolte in due uffici, uno per la gestione scientifica, l’altro amministrativa, divisi da pareti mobili, parzialmente vetrate, che consentano facili modifiche nel tempo.

Importanti sono la luce e l’isolamento acustico.

L’illuminazione naturale dovrà essere integrata con lampade da tavolo e con un’illuminazione artificiale diffusa. Si devono evitare il riverbero sugli schermi dei computer, l’abbagliamento e l’eccessivo contrasto tra zone illuminate e zone in ombra. L’utilizzo di materiali fonoassorbenti negli arredi, nei pavimenti e nei soffitti contribuirà a diminuire la diffusione del rumore.

Sale riunioni

Sale per riunioni del personale e assemblee devono essere previste tra i servizi interni, separate oppure in diretto collegamento con gli uffici del corpo direzionale.

All’interno di questi spazi devono essere inclusi impianti tv e di video diffusione, segreteria con centralino telefonico, postazioni pc.

Spazi di servizio per il personale

Servizi igienici devono essere collocati presso i laboratori e gli uffici, in numero adeguato agli addetti previsti. Gli standard europei prevedono un minimo di un WC per uomo e uno per donna ogni 20 persone.

(30)

145

Devono essere previsti spazi per il personale, per il ristoro e per il riposo, come un salottino o aree per conversazione e relax con macchine distributrici di cibo e bevande.

5.2.4 Settore d’ingresso

Presso l’ingresso di questi edifici vengono collocate attività di libero accesso e non formalizzate.

Molti vi si soffermeranno per assumere informazioni, leggere giornali o semplicemente bere un caffè, senza dover necessariamente entrare nell’area dell’archivio. Per questo, oltre ad ospitare ampi e comodi spazi per gli utenti sarebbe opportuno adottare espedienti per stimolare l’esplorazione del patrimonio che viene custodito all’interno dell’edificio.

L’area deve essere accessibile, riconoscibile, informale, soprattutto centrale, importante è la segnaletica che indichi il regolamento, il percorso e le funzioni.

Gli spazi devono quindi essere ampi, luminosi, confortevoli, permettere all’utente di curiosare fra le bacheche, consultare i cataloghi on-line, navigare in internet tramite le postazioni in piedi, sedersi su una delle sedute sparse qua e là, oppure al tavolo per bere qualcosa e sfogliare il giornale.

Per attirare l’utente all’interno della struttura andrebbe enfatizzata la continuità visiva e fisica tra interno ed esterno. Questo attraverso vari accorgimenti architettonici come accentuare la trasparenza di alcune parti del complesso per consentire la visione degli spazi interni più informali; porre l’atrio a livello del marciapiede magari usando gli stessi materiali fra spazi limitrofi interni ed esterni; creando percorsi esterni di attraversamento dei locali per consentire l’osservazione dell’interno; facendo penetrare all’interno il verde esterno, non solo visivamente, ma anche attraverso giardini d’inverno e corti interne.

Ma se da un lato si deve enfatizzare la continuità con l’esterno e gli ambienti informali interni, dall’altro si devono collegare e proteggere le zone più silenziose dai rumori di fondo. Questo può essere realizzato attraverso l’uso di arredi, pareti divisorie vetrate, rivestimenti e pannelli fono isolanti.

L’accesso alla struttura deve essere ben visibile e riconoscibile dall’esterno, anche da lontano, possibilmente in prossimità di percorsi di intenso traffico pedonale.

Si devono evitare le barriere architettoniche e agevolare i movimenti degli utenti evitando dislivelli, segnalando quelli presenti, usando porte automatiche.

(31)

146

All’esterno devono essere predisposte pensiline per proteggere dalla pioggia; una doppia porta è utile per proteggere dagli sbalzi termici e dove non fosse possibile si può installare un ventilconvettore sopra l’entrata.

Entrata e uscita devono essere sottoposte a controllo, con una guardiola o almeno un servizio di video a circuito chiuso, essere adiacenti per risparmiare il personale di guardia ma comunque distinte per regolare i flussi. In questo modo tutti i percorsi interni sono più chiari e convergono ad un unico punto di controllo.

Al di là della porta d’ingresso è conveniente lasciare uno spazio libero di una certa dimensione, almeno 6-10 metri di profondità: questo servirà per permettere all’utente di orientarsi e per collocare bacheche, pannelli per manifesti, materiale informativo, postazioni internet temporizzate.

Per la documentazione eventualmente presente gli scaffali dovranno essere preferibilmente con ripiani mobili per adattarsi ai vari formati dei documenti. L’altezza netta tra i ripiani potrà essere di 25-32 cm con eccezioni per documenti più grandi e a questa altezza va aggiunto lo spessore del ripiano.

Devono essere inoltre qui localizzati armadietti per riporre capi di abbigliamento, borse o altri articoli che potrebbero essere d’intralcio all’utente. Comunque sia un efficiente sistema antitaccheggio e un sufficiente numero di appendiabiti permettono l’introduzione di cappotti e borse anche all’interno dei vari spazi della struttura.

Tra i locali di servizio da prevedere vi sono: il deposito dei materiali per la pulizia, il locale per la raccolta differenziata di rifiuti (con accesso esterno), i servizi igienici.

Accoglienza e prime informazioni

In prossimità dell’entrata, ma senza ostacolare il passaggio o intimidire l’utente, si trova il bancone, (figura 6.5).

Il personale svolge qui attività di supervisione e controllo dell’entrata-uscita, fornisce informazioni, registra utenti.

Il bancone deve risultare visibile, per esempio ribassando il soffitto sovrastante, usando colori e materiali differenti, evidenziandolo con un’illuminazione speciale e segnaletica. Al bancone del prestito si svolge la registrazione, la restituzione e la prenotazione dei documenti in entrata e in uscita, il loro controllo e smistamento.

Questo può essere localizzato in prossimità delle aree di consultazione della documentazione, per semplificare il percorso dell’eventuale impianto di distribuzione

(32)

147

dei libri, oppure nel bancone d’ingresso concentrando in un unico punto la funzione di assistenza al cliente, ottimizzando così gli spazi e il personale ma incrementando lo sviluppo lineare dl bancone stesso per non sovrapporre le singole zone operative.

E’ necessario prevedere lateralmente o dietro al banco, uno spazio sufficiente per il deposito temporaneo di libri o per accogliere carrelli su cui depositare il materiale. Vicino al banco devono esserci postazioni pc in piedi per al consultazione veloce del catalogo on-line. Le postazioni informatizzate in piedi occupano una superficie pari alla somma dell’ingombro del supporto (80x80 cm), dell’utente e della parte di passaggio laterale, quindi circa 2,8 mq.

La sezione di informazione di comunità offre notizie sui vari aspetti della vita pubblica e sociale. Queste possono essere fornite direttamente dal personale bibliotecario all’ingresso o presso appositi info-point nei pressi dell’area di ingresso, o mediante avvisi su bacheche informative, o on-line sui pc delle postazioni a sedere o in piedi.

Nel settore di ingresso si trova la sezione consultazione di giornali e periodici correnti. Qui avviene la lettura dei principali giornali e periodici on-line o cartacei di cui sono presenti non solo il numero corrente, ma anche i precedenti.

I materiali saranno presentati di piatto su speciali espositori suddivisi per temi di interesse. Oltre a giornali e riviste potranno esserci anche televisori accesi su canali satellitari e via cavo, schermi video-parete e pc in collegamento internet su siti specifici. Questa sezione dovrebbe diventare il salotto del complesso, luogo di incontro e conversazione, dove leggere un giornale, o sfogliare una rivista all’aperto, confrontarsi, bere un caffè. Per questo dovrebbe essere collocata vicino a servizi di ristoro e a eventuali spazi esterni, quali corti, loggiati, giardini anche pensili, ed avere sedute comode e confortevoli oltre che tavolini o piani di appoggio.

Per quanto riguarda le scaffalature dobbiamo distinguere tra gli scaffali destinati ai periodici e ai giornali correnti, da quelli che conservano vecchi numeri. Questi ultimi saranno rilegati o raccolti in contenitori che consentono di conservare circa 80-100 numeri per ml di ripiano. Con scaffali alti fino a 180-200 cm con 5 palchetti vengono stoccati fino a 380-400 numeri/mq.

Nella sala consultazione periodici e giornali correnti invece, questi saranno presentati di piatto su piani obliqui, quindi circa 4 periodici per ml di ripiano su 4-5 ripiani con il più

(33)

148

basso a 30 cm da terra. Si avranno circa 2,3 ml di ripiano per mq, ovvero circa 91 titoli per mq, (figura 6.6).

5.2.5 Reference e consultazione generale

Questa è un’area di consultazione e servizi dove si svolgono numerose attività quali la consulenza e assistenza agli utenti presso l’apposito bancone e ricerche via internet. Questa sezione fa da cerniera tra il settore d’ingresso e le sale di lettura nei pressi del deposito, tra zone di lettura ricreativa e aree di studio, cioè collegamento tra il primo e il secondo livello di servizi al pubblico.

Deve essere uno spazio flessibile per le varie funzioni svolte, sarà quindi opportuno differenziare gli spazi in funzione dell’uso, determinandoli mediante arredi, partizioni mobili o barriere fonoassorbenti, e andrà collocato centralmente (è consigliabile una certa prossimità con l’area di consultazione), perché deve essere facilmente individuabile, raggiungibile e garantire il controllo e la supervisione dell’area.

Per il bancone valgono le stesse osservazione fatte per quello dell’ingresso.

In questo caso però, per facilitare l’interazione tra utente e consulente, sarebbe opportuno prevedere postazioni ad hoc che consentano il lavoro fianco a fianco.

Eventuali scaffali per i volumi devono essere bassi con il ripiano superiore ad altezza 110-120 cm, utile per una veloce consultazione estemporanea dei volumi esposti, con quello inferiore a 30 cm da terra. Per opere di dimensioni maggiori la distanza netta tra i ripiani dovrebbe essere di circa 35-40 cm con 2-3 ripiani utili per scaffale e circa 20 volumi per ml di palchetto. Le scaffalature sono ad una distanza media di circa 180 cm, quindi si avranno 40-45 voll/mq con circa 1,9 ml di ripiani al mq, (figura 6.7).

La ricerca di catalogo può avvenire sia su supporto digitale tramite strumenti informatici, database on-line e su cd, sia su altro supporto, come schede mobili cartacee. In questa zona quindi vi sarà il maggior numero di postazioni pc e si dovrà fare in modo di raggiungere adeguati parametri di comfort ambientale e luminoso.

Saranno presenti postazioni pc in piedi e al tavolo e fotocopiatrici e scanner, in locale ben areato.

La postazione al tavolo con computer, per ricerca da catalogo o per navigazione internet, necessita di una minore superficie di tavolo ed è inoltre solitamente

Riferimenti

Documenti correlati