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CAPITOLO 2

Storia del Purgatorio Rulfiano e della

Letteratura del “Meraviglioso”

2.1.

Introduzione al Concetto di Purgatorio e al “Purgatorio

rulfiano”

Per una prima analisi di Pedro Páramo mi servirò del “concetto” di Purgatorio, della sua nascita e dei suoi sviluppi, riprendendo il dettagliato studio di Jacques le Goff intitolato La nascita del Purgatorio1. Argomento centrale della mia tesi sarà infatti come l’evolversi del concetto di Purgatorio abbia portato alla creazione di mondi letterari ultraterreni in cui si racchiude il mistero e l’ambiguità di un retaggio tradizionale cattolico arrivato fino in Messico, e precisamente nella Comala rulfiana. Lo definisco “concetto” poiché il Purgatorio non è solo quel luogo inventato dalla religione cattolica in cui le anime dei fedeli si fermano in attesa di raggiungere, se meritevoli, il Paradiso, ma è anche un “concetto”, un’idea ben elaborata che si è protratta negli anni caricandosi di nuovi significati.

Questo luogo intermedio dove le anime dei defunti si troverebbero sospese in attesa del Giudizio finale non appare nelle Sacre Scritture; nacque in Occidente nel tardo Medioevo tra gli ambienti ecclesiastici, ed ebbe un rapido successo nel periodo successivo convalidandosi attraverso l’elaborazione teologica che lo trasformò da semplice credenza in dogma. Questo luogo è, dunque, uno “spazio intermedio”cui il defunto accede dopo la morte corporea, presente in molte religioni e a cui la

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società cristiano-medievale ha dato il nome di Purgatorio (dal latino

purgatorium).

Per la teologia moderna il Purgatorio non è un “luogo” ma uno “stato” (una condizione) ed anche in seguito alla sua istituzionalizzazione nel Concilio di Firenze2, l’idea di Purgatorio fu lasciata vaga. La religione cattolica non ha mai precisato né la natura né la genesi del concetto di Purgatorio, lasciando così spazio alle interpretazioni e alla libertà d’opinione. E fu proprio la scarsità d’informazioni a permettere la diffusione d’immagini e d’idee, nate dalla cultura popolare e poi tramandate attraverso racconti e leggende.

Nel basso Medioevo la pressione del folclore sulla cultura dotta era molto forte e la Chiesa, possiamo dire che, si è lasciata “aiutare” da quella stessa tradizione popolare che aveva creato l’immagine del Purgatorio, per diffondere una nuova struttura mentale dell’immaginario cristiano. Credere nel Purgatorio portò successivamente ad una più radicale rivoluzione dei costumi poiché modificava, oltre alla visione geografico -spaziale dell’aldilà, anche il rapporto del popolo con la Religione cattolica, cambiando drasticamente il modello dualista su cui era incentrata: Inferno/ Paradiso, Cielo/Terra, Buoni/Cattivi.

Alla sua nascita (tra il 1150 e il 1250 circa) il Purgatorio era visto dalla cristianità occidentale come un aldilà intermedio nel quale alcuni

defunti subiscono una prova che può essere abbreviata dai suffragi- l’aiuto spirituale- dei viventi 3a seconda della gravità dei loro peccati, da “lievi” a “veniali”o più rilevanti.

Con l’istituzione del Purgatorio l’anima del defunto abbandonava il proprio corpo ed acquisiva una sorta di “materialità sui generis” (per usare le parole di Le Goff) tale da poter subire le pene cui era destinata.

In questo scenario d’incertezza delle autorità religiose apparve una figura laica che sarebbe diventata portavoce della nuova immagine di cristianità: Dante Alighieri.

2 Concilio di Firenze (1439) durante il quale venne proclamata ufficialmente l’esistenza del

Purgatorio incitando il clero a diffondere l’idea che i fedeli, in cambio di una remissione delle pene da scontare, avrebbero dovuto pagare delle somme di denaro ( Denaro = Perdono dei peccati ).

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Il genio poetico di Dante Alighieri, cent’anni circa dopo la nascita del Purgatorio (siamo nel primo decennio del XIV secolo), offre un’iconografia splendida e dettagliata del Purgatorio e dei tre Regni Ultraterreni (così chiamati)4. A proposito del Purgatorio Dantesco Le Goff dice:

La seconda cantica è una conclusione sublime alla lenta genesi del Purgatorio. E’ tra le immagini possibili […] che la Chiesa, pur affermando l’essenza del dogma, aveva lasciato alla scelta della sensibilità e della fantasia dei cristiani, la rappresentazione più nobile mai concepita dalla mente umana5.

La rappresentazione dantesca è stata di capitale importanza nella diffusione e nell’accettazione dell’immagine del Purgatorio, attraverso la quale si è arrivati ad una vera e propria trasformazione della cartografia immaginaria dell’aldilà. In primo luogo è importante notare la collocazione del Purgatorio: non è sotterraneo ma è a ciel sereno, sulla terra: Dante e Virgilio possono riveder le stelle6.

La rappresentazione del Purgatorio e dell’Inferno danteschi sono l’archetipo del mondo di Rulfo, Comala (El levítico Comala come la definisce Hugo Rodríguez Alcalá nel suo saggio Miradas sobre Pedro

Paramo y la Divina Commedia7) .

El levítico Comala, la versione messicana del XX secolo del

purgatorio dantesco, è abitato da anime condannate come lo erano i condannati di Dante Alighieri, prigionieri in attesa di giudizio finale, e conserva credenze medievali e cattoliche. I personaggi di Rulfo credono nei suffragi, nelle messe gregoriane, nelle orazioni dei vivi per intercedere con i defunti e soprattutto credono nell’esistenza dell’Inferno e nel

4 Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Purgatorio e Paradiso. 5

Le Goff, Ibid. cap.X Il trionfo poetico: la Divina Commedia, p.381.

6

Inferno XXXIV verso 138 *…+ e quindi uscimmo a riveder le stelle. Il Purgatorio dantesco è posizionato su una montagna, preceduto da un’anticamera (primo passaggio per le anime non degne di entrare nel vero Purgatorio) e composto poi da sette cerchi (o cornici) la cui circonferenza si assottiglia man mano ci si avvicina alla vetta: il Paradiso. Ad accoglierli c’è il guardiano del Purgatorio, il saggio Catone Uticense. Dunque l’iconografia è chiara: Il Purgatorio è il secondo regno, il regno intermedio, in cui le anime si purificano e cominciano la scalata / l’ascesa spirituale verso il cielo.

7

Hugo Rodriguez Alcalà, Miradas sobre Pedro Páramo y la Divina Commedia. In Toda la Obra de

Juan Rulfo, edición critica de Claude Fell, Colección Archivos de la Biblioteca Nacional de Madrid,

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Paradiso (tutti eccetto Susana, la Beatrice miscredente di Jalisco8) anche se, essendo peccatori, a questo non possono accedere.

Il passaggio dalla vita alla morte è stato da sempre tradizionalmente descritto come un viaggio, così il viaggio di Juan Preciado guidato dal mulattiere Abundio (che fa le veci del vecchio Catone) si trasforma nel suo ultimo tragitto verso la morte. Tra i personaggi che più direttamente evocano i peccatori dei gironi dell’Inferno di Dante sicuramente troviamo la coppia incestuosa: Donis e sua sorella9.

Rulfo, dunque, riprende alcune immagini create da Dante e le rielabora. Quando nel frammento 30, Juan Preciado arriva nella “Casa del Peccato” abitata dalla coppia incestuosa, appaiono ripetute volte le stelle (elemento chiaramente dantesco) ed in questo modo Rulfo inserisce nel testo una specie di “Geografía del Infierno de Jalisco”10. Riporto qui il passaggio. Juan Preciado vuole andar via da Comala, si rivolge alla donna e le domanda:

-Come si fa ad andar via da qui? - E la donna risponde:

-Ci sono un’infinità di strade. Ce n’è una che va a Contla; un’altra che

viene di là. Un’altra ancora che porta dritto alla montagna. Questa che si vede da qui, che non so dove va a finire - e m’indicò con le dita il buco nel tetto, là dove il soffitto era crollato11.

Quel cammino “in verticale” che si vede dal buco del tetto permetteva a Juan Preciado di vedere le stelle prima di addormentarsi. Esso ricorda la fine dell’ultimo canto dell’Inferno quando Dante, ansioso di andare al chiaro mondo, vede da un pertugio tondo lo splendore del cielo stellato:

8

H.R.Alcalá, Ibid.p.677.

9

Cfr. Analisi del romanzo, cap.4.1 e 4.2.

10

H.R.Alcalá , Ibid.p.676.

11Juan Rulfo, Pedro Páramo, Einaudi, 2004, p.56- 57[¿Cómo se va uno de aquí?-Hay una moltitud de caminos.Hay uno que va para Contla; otro que viene de allá.Otro más que enfila derecho a la sierra. Ése que se mira desde aquí que no sé para dónde irá- y me señaló con sus dedos el hueco del tejado, allí donde el techo estaba roto. Fondo de Cultura Económica,1973, p.54].

(5)

Tanto c’io vidi delle belle cose

Che porta il ciel, per un pertugio tondo;

e quindi uscimmo a riveder le stelle. (Inferno, XXXIV, 137-139)

Ma l’espressione della donna “non so dove va a finire” potrebbe anche essere simbolo di auto-negazione del Paradiso o di rifiuto. Come vedremo tutti personaggi di Rulfo credono di non meritare il Paradiso perché si sentono tutti peccatori. La coppia incestuosa, in particolar modo, si sente colpevole di un doppio peccato: quello “originario” del popolo messicano e quello dell’incesto.

Come nell’Inferno Dantesco, i personaggi-peccatori di Rulfo, a volte, sembrano subire delle trasformazioni fisiche12. Ne abbiamo un chiaro esempio proprio nella figura della donna incestuosa. Siamo nel fr.35, Juan Preciado aveva già dormito in casa della coppia la notte precedente e sappiamo che ve ne avrebbe passato anche una seconda, ma quella notte, coricatosi con la donna poiché Donis era andato via, ella sembra subire una trasformazione. Juan dice:

Il corpo di quella donna fatto di terra, avvolto in croste di terra, si disfaceva come se si stesse sciogliendo in una pozza di melma. Mi sembrava di nuotare nel sudore che da lei grondava e mi mancò l’aria necessaria per respirare. Poi però continua e dice: Allora mi alzai. La donna dormiva.13

La trasformazione della donna sembra essere stata solo un’immaginazione, una visione terrificante del giovane in preda a spasmi notturni, gli stessi spasmi che lo porteranno ad uscire in strada e a cercare quell’aria, la cui mancanza, gli sembrava lo stesse uccidendo. In strada poi troverà la morte.

12

Cfr. Analisi del romanzo cap.4.1 e 4.2

13 Juan Rulfo, Pedro Páramo, Einaudi, 2004, p. 64 [ El cuerpo de aquella mujer hecho de tierra, envuelto en costras de tierra, se desbarataba como si estuviera derritiéndose en un charco de lodo. Yo me sentía nadar entre el sudor que chorreaba de ella y me faltó el aire que se necesita para respirar. Entonces me levanté. La mujer dormía, Fondo de Cultura Económica, 1973, p.61].

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Un altro chiaro richiamo mitico, stavolta strettamente biblico, è considerare Donis e sua sorella una sorta di moderni Adamo ed Eva, i quali, seppur dominati dalla colpevolezza del peccato commesso, si sentono responsabili del ripopolamento di Comala, come se fossero dei “primi padri fondatori”:

Eravamo così soli qui, che non c’eravamo che noi due. E in qualche modo bisognava ripopolare il paese14.

Le Goff definisce il Purgatorio come “il terzo luogo”, sia da un punto di vista temporale (tempo che intercorre tra la morte e il giorno del Giudizio) che spaziale (situandosi in un luogo indefinito tra Inferno e Paradiso). Secondo quest’ottica possiamo vedere il Purgatorio come una dimensione sospesa, in cui i morti non sono ancora morti del tutto e necessitano dell’intervento dei vivi per abbreviare le loro pene: una specie di negoziazione ,per usare un termine moderno, in cui i morti chiedono ai vivi di aiutarli ad uscire da quella condizione.

Ancora Le Goff si sofferma ad analizzare la “Logica del Purgatorio”15 ed afferma che i morti esistono soltanto attraverso i vivi. Innocenzo III aveva espresso ancora meglio questo concetto affermando che i vivi si

occupano dei morti perché sono a loro volta dei futuri morti. Questo mi

porta a riflettere su un altro punto della mia ricerca, ovvero sulle ragioni che spingono i vivi a pregare per aiutare i defunti. Forse l’aspirazione alla salvezza eterna non è l’unico motivo e, molto probabilmente, alla lotta tra angeli e demoni bisogna aggiungere la ricerca di giustizia: L’aldilà deve

correggere le disuguaglianze e le ingiustizie di quaggiù16.

In questa sede tratterò soltanto una delle tante classificazioni del Purgatorio a noi pervenute, la più attinente alla mia ricerca, quella del teologo medievale Anselmo di Canterbury descritta nel suo Cur Deus

14 Jaun Rulfo, Pedro Páramo, Einaudi 2004 p.56 [ Estábamos tan solos aquí, que los únicos éramos nosotros. Y de algún modo había que poblar el pueblo.Fondo de Cultura Económica, 1973, p.56 ].

15

Jacques Le Goff , La nascita del Purgatorio,Einaudi, 1982, cap VII. pp.234 -235.

(7)

homo (II, 15, 52, 115) . Anselmo di Canterbury aveva sottolineato un’

importante differenza tra il peccato “volontario” e il peccato “per ignoranza”, da cui poi si svilupperà la successiva distinzione tra “colpa”

(culpa) cioè un peccato grave che conduce alla dannazione, e

“pena”(poena), un peccato da cui ci si può redimere attraverso un castigo espiatorio (ad esempio attraverso la confessione).

Mi soffermerò qui sulla “colpa” perché i personaggi del testo che andrò ad analizzare nel corso della mia tesi: gli abitanti del Purgatorio Rulfiano, rientrano in questa seconda categoria.

Il Peccato è una delle parole chiave per l’interpretazione del romanzo di Rulfo. Qual è il peccato “originario”dell’uomo messicano? ed in cosa consiste il suo castigo espiatorio? Rulfo attraverso i personaggi di

Pedro Páramo mette in scena una rappresentazione allegorica della Colpa

dell’uomo messicano per aver permesso, prima ai conquistadores spagnoli poi agli americani, portatori di Modernità, di distruggere la loro bellissima Madre Terra, buona e fertile. Tutti i personaggi si sentono colpevoli per la distruzione del loro Paradiso terrestre e, convinti di essere destinati all’eterna sofferenza, vivono in un mondo”altro”- la Comala inventata da Rulfo- senza possibilità di redenzione.

Comala è, quindi, un Purgatorio poiché le anime vi sono rimaste intrappolate in attesa di qualcos’altro, ma è nello stesso tempo un Inferno perché quelle stesse anime non hanno possibilità di riscatto e sono destinate all’eterna sofferenza. Che Comala abbia caratteristiche infernali è evidente fin dalle prime pagine del romanzo: sappiamo che Juan Preciado arriva a Comala in estate, il tempo della canicola quando l’aria

d’agosto soffia bollente, avvelenata dall’odore putrido delle saponarie […]17. Quando poi Juan Preciado incontra Abondio i due proseguono il cammino verso il paese insieme:

17

Pedro Páramo, Einaudi, 2004 p.4 [ cuando el aire de agosto sopla caliente, envenenado por el olor potrido de las saponarias, Fondo de Cultura Económica, 1973,p.8]

(8)

Superate le colline, scendemmo sempre più. Avevamo lasciato l’aria bollente su in alto e andavamo affondando nel calore, senz’aria […]quel paese sta sulle braci della terra, proprio nella bocca dell’Inferno18.

Nonostante questa prima localizzazione spaziale del paese, nell’evolversi della narrazione, Rulfo aumenterà le caratteristiche purgatoriali di Comala arrivando a creare una personale visione del Purgatorio moderno.

Per studiare questa moderna versione del Purgatorio, e capirne le motivazioni, bisogna evidenziare una prima e importantissima differenza col suo archetipo classico, differenza fondamentale su cui si baserà gran parte della mia successiva ricerca: l’orribile mondo creato da Rulfo non è stato creato da Dio, ma dall’Uomo (l’avido cacique don Pedro Páramo che incarna, in senso più ampio, il potere e la violenza della Storia. L’appellativo “don”, tipico della cultura spagnola, applicato in Messico richiama la devastazione portata dai conquistadores spagnoli ed i loro successori). In una prima interpretazione di Pedro Páramo sembrerebbe dunque che il Purgatorio rulfiano sia una forte e decisiva condanna all’Uomo moderno, e metafora della condizione umana.

Centrale nella mia ricerca è anche valutare come nel Purgatorio cattolico venga scandito il Tempo, per poi relazionarlo con il “Tempo mitico” nel romanzo Pedro Páramo di Rulfo.

Sempre citando Le Goff:

Il Purgatorio è anche un periodo, dal momento che lo si può definire un inferno «a tempo» […]Morendo i defunti devono entrare in un tempo propriamente escatologico, sia che raggiungano subito l’eternità all’Inferno o in Paradiso, sia che rimangano in attesa, per tutto il periodo che separa la morte individuale dall’ultimo Giudizio, o in un luogo neutro

18

Pedro Páramo, Einaudi, 2004 pp.6 [[ Habíamos dejado el aire caliente allá arriba y nos íbamos

hundiendo en el puro calor sin aire [...] Aquello está sobre las brasas de la tierra, en la mera boca del infierno. Fondo de Cultura Económica, p.9]]

(9)

ma grigio e piuttosto cupo, come lo sheol ebraico, o piuttosto in ricettacoli quale il seno di Abramo19.

Nel Purgatorio dantesco il tempo è concatenato sia al viaggio di Dante, sia al tempo vissuto dalle anime lì presenti tra le quali si aggira. E’ un tempo accelerato o ritardato, un tempo altalenante tra la memoria dei

vivi e l’inquietudine dei morti, tempo ancora legato alla storia e tempo già assorbito dall’escatologia20.

Queste premesse sono importanti per analizzare e collocare il mio studio sui morti-non morti della letteratura messicana del ‘900, quelli di Rulfo in particolare, in uno statuto teologico –religioso che, socialmente accettato nei secoli XI e XII, è arrivato fino a noi, seppur caricato di nuove accezioni. Rulfo conduce il suo personaggio Juan Preciado in un mondo infernale senza via di fuga ed allegoricamente senza tempo, in una condizione di “atemporalidad de la muerte”21.

A mettere in discussione l’idea del Purgatorio fu inizialmente la corrente del Protestantesimo22nel XVI secolo, guidata da Martin Lutero, la quale criticando e disprezzando il sistema delle indulgenze (teologicamente assai discutibile ma tollerato dalla Chiesa cattolica) cercava di riformare la Chiesa Cattolica, non più conforme alla parola di Dio. Nel corso della storia, quindi, l’idea di Purgatorio, seppur ufficializzata, perse la sua credibilità in gran parte del mondo moderno guidato dal ‘700 in avanti (secolo dei Lumi) verso una radicale riforma delle menti e dei costumi.

La critica al Purgatorio è una delle tappe fondamentali della cosiddetta Dialettica dell’Illuminismo, che segna una prima grande

frattura tra tradizione e modernità. Horkheimer e Adorno23 analizzano

19

Le Goff, cap.X Il trionfo poetico: la Divina Commedia, p.330. Credenze religiose ereditate dal Cristianesimo ma provenienti da civiltà anteriori, ad esempio lo sheol ebraico è un mondo propriamente creato dagli ebrei per i propri morti.

20

Le Goff, Ibid. p.402.

21

Claves narrativas de Juan Rulfo, J.Carlos Gonzalez Boixo, Colegio Universitario de Leon, 1980, p.104.

22

Il Protestantesimo è una forma di cristianesimo nata a seguito del movimento politico e religioso noto come Riforma Protestante

(10)

come dall’Illuminismo, che chiedeva all’uomo di superare le superstizioni religiose attraverso l’autodeterminazione razionale, si è arrivati ad un’altra concezione del mondo, moderna e scientifica, ma ugualmente negativa.

Entrambe, seppur in maniera diversa, hanno reso l’uomo schiavo di una manipolazione, prima spirituale poi strumentale, relegandolo ad una condizione subalterna. Per manipolazione strumentale intendo la sopraffazione del dominio scientifico e tecnocratico portato dalla Modernità. Questo passaggio è fondamentale per capire come l’immagine del Purgatorio, dall’Illuminismo in poi. si sia caricata di nuovi significati non più redentori ma “perturbanti”. Da spazio istituzionalizzato e autorizzato dalla religione per la negoziazione tra vivi e morti, il Purgatorio diventa lo scenario per una nuova categoria: quella dei defunti che non hanno ricevuto l’aiuto dei vivi, che continuano a vagare in uno spazio ultraterreno senza pace: i cosiddetti fantasmi, o anime in pena. Da qui la nascita di quella Letteratura del Soprannaturale che vede nell’Illuminismo la principale materia da cui attingono i romanzieri dando vita a personaggi con una psiche irrequieta, molti dei quali fantasmi o anime in pena.

In più occasioni Marx aveva affermato come la società moderna tende a dimenticare i propri morti e come questi poi si trasformino in qualcosa che “pesa” sulla coscienza perché tra loro e noi c’è qualcosa, probabilmente, di non risolto. In letteratura questa precisa categoria è stata studiata e teorizzata da F. Orlando, che le ha dato il nome di “ritorno del represso” 24, su cui ritornerò più avanti.

Le Goff infatti afferma in un altro passaggio del suo libro:

Dal Rinascimento si assisterà però al ritorno dei fantasmi, poiché se in quel periodo il Purgatorio continua a svolgere il suo ruolo di collegamento tra vivi e morti […] non sembra più adempiere bene al compito di luogo di contenimento delle anime in pena25.

24

Cfr. Teoria e Statuti cap.3.1

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Saranno proprio queste anime in pena prima “contenute” nel Purgatorio a mettersi in contatto con i vivi. Le loro storie saranno descritte dalla letteratura di tutto il mondo, caricandosi di elementi inquietanti,

unheimlich26. Non potendo più vagare nel loro spazio istituzionalizzato chiamato Purgatorio, i fantasmi continuano a vagare in un altro spazio, quello letterario, cambiando drasticamente la loro categoria e destabilizzando la società che fino ad allora li aveva accettati. Da qui la nascita, a livello folclorico poi letterario, dei “fantasmi persecutori” , ovvero le anime dei defunti che dopo la morte tornavano per negoziare messe, elemosine e preghiere, dei fantasmi inquietanti quindi, ma tutto sommato “placabili”.

Nella letteratura moderna, in particolare quella occidentale dalla seconda metà del Settecento poi etichettata come “fantastica”o “soprannaturale”, l’immagine della caduta del Purgatorio, quasi sempre collegata a cambiamenti storico-politici importanti, si è manifestata con l’entrata in scena di fantasmi e vampiri, di tutt’altro genere. I nuovi fantasmi tornano infatti con altri intenti, quasi sempre vendicativi e persecutori nei confronti dei vivi; quasi sempre portatori di idee anacronistiche e ordinamenti decaduti che s’insinuano nei pensieri e nei sogni di persone appartenenti al “nuovo mondo”, come ad esempio in

Amleto27e ne il Conte Dracula28. In generale possiamo dire,quindi, che i fantasmi sono nella letteratura moderna la rappresentazione di un’aristocrazia socialmente e politicamente superata che si manifesta in modi misteriosi e perturbanti per tormentare i vivi.

Nella letteratura moderna sono molte le espressioni di un “Ritorno del represso” o “ritorno del superato”, dove per superato s’intendono quelle credenze, quelle tradizioni, ordinamenti e superstizioni superate dalla società ma non del tutto, e che ancora continuano a far capolino

26

Unheimlich , parola tedesca. Utilizzata per indicare qualcosa di misterioso , NON noto e NON familiare. Cfr. Pedro Páramo tra Realismo Magico e Real Maravilloso, cap.2.2.

27

Amleto dall’originale inglese The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, W. Shakespeare, 1600-1602.

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nella nuova società moderna fondata sul Progresso, un progresso accettato, forse, ma anche in questo caso, non del tutto.

Un’altra maledizione tutta moderna collegata sempre alla caduta del Purgatorio è quella dei morti che NON “ riposano in pace”: quei morti – non morti su cui Rulfo , come tanti altri scrittori occidentali e sudamericani del ‘900, scriveranno per raccontarne le storie.

In un certo senso può essere vista come una variante del Purgatorio: i morti hanno “peccato”e devono scontare una pena e questa pena corrisponde al non poter morire, al protrarre la loro vita maledetta e senza redenzione all’infinito.

“Chi non ha ben vissuto non può ben morire”: è questa la situazione

di partenza per uno studio sulla letteratura latino americana, una società in cui la modernità si è imposta con forza ed in un certo senso “gira a vuoto”, in un territorio come quello messicano in cui la tradizione non era ancora stata superata (o elaborata).

E’in questo contesto che analizzerò come i morti-non ancora morti del mondo rulfiano “girano a vuoto” nel loro spazio originario, una volta verde e fertile, nel tentativo di liberarsi da quella maledizione che li ha portati al declino.

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