INDICE GENERALE
Introduzione 5
CAPITOLO I
I “referenti” nel mondo della vita quotidiana
1.1 La vita quotidiana come provincia finita di
significato 8 1.2 Il concetto di Familiarità 14 1.3 “Sulla struttura dell’esperienza” in Alfred
Schütz
1.3.1 Le rilevanze tematiche 18 1.3.1.1 Le rilevanza tematiche imposte 18 1.3.1.2 Le rilevanze tematiche
intrinseche 21
1.3.2 Rilevanze “motivazionali” e Rilevanze
“interpretative” 24
1.3.3 “Fondo disponibile di conoscenza” e
“sedimentazione” 28 1.4 Il Concetto di modello culturale 36 1.5 Realtà Soggettiva e Realtà Oggettiva 48 1.5.1 La realtà oggettiva, esteriorizzazione e oggettivazione 48 1.5.2 La realtà soggettiva,
Capitolo II
Una provincia in-finita di significato. Nel mondo dell’attore/osservatore
2 Referenti, Concetti e Termini, tre “sfere”
intrecciate a confronto 67 2.1 I Referenti 67 2.2 Concetti volgari e concetti empirici 70 2.3 Sulla classificazione nelle scienze sociali 86 2.4 Utilizzare concetti per “indicare”
qualcos'altro 99 2.5 Note sulla natura del rapporto di indicazione 2.6 I termini 107 2.7 Note sul “concetto” nella sociologia di E.
Durkheim 109
Capitolo III
Nel mondo delle Logiche
3.1 Vagueness e Fuzzy Logic 114 3.2 Introduzione alla logica sfumata 121 3.3 Logica Fuzzy e Concetti 131 3.4 Un Appartenenza per gradi 132 3.5 Logica Classica vs Logica Fuzzy, gli operatori logici 136 3.6 Logica Fuzzy e Somiglianze di Famiglia 138 3.7 Un anello che ricongiunge i soggetti conoscenti ai referenti,la guida di Max Weber ed Egdar Morin 141
Conclusioni 150 Ringraziamenti 157
“L'unica paura universale, la sola, quella che guida tutti i nostri pensieri, è la paura di essere niente. È una sensazione che chiunque ha provato, sia pure per un secondo: rendersi conto
che, per natura, l'individuo non appartiene a nessuna delle categorie che lo definiscono, che
avrebbero potuto non avere i tratti che lo caratterizzano, che per un pelo non è nato altrove, non ha appreso un'altra lingua, non ha ricevuto una diversa educazione religiosa, non è
cresciuto in un'altra cultura, non è stato istruito in un'altra ideologia, non ha avuto altri genitori, altri maestri, altri modelli.
Vertigine!”
Eric-Emmanuel Schmitt
Introduzione
In questo elaborato ci proponiamo di evidenziare la vicinanza che intercorre tra quei soggetti che vivono nella vita quotidiana in modo ingenuo e impegnati nel proprio lavoro e quelli che invece vestono i panni del sociologo. Affronteremo per questo diverse tematiche che ci porteranno a spostare l'attenzione tra due provincie in-finite di significato fortemente intrecciate tra loro ovvero, quella della vita quotidiana e quella della sociologia intesa come disciplina scientifica. Guarderemo per questo ai referenti come a dei soggetti impegnati nelle loro attività lavorative, luogo in cui la coscienza è sempre in pieno stato di veglia. In questo ci saranno di grande aiuto alcuni concetti derivanti dalla
Fenomenologia schütziana, ovvero quello di
esperienza,di modello culturale, di fondo disponibile di conoscenza. Proprio questa prospettiva ci permetterà di comprendere come ogni individuo sia determinato socio-culturalmente, assunto questo che ci porta ad affermare con Berger e Luckmann che ogni individuo è in modo imprescindibile un “Homo socius”. Un individuo che grazie alla sua eredità culturale può orientarsi all'interno del fitto mondo delle relazioni sociali poiché è portatore di un habitus e di un linguaggio che gli permettono di interpretare il flusso caotico del divenire sociale. Ma questa capacità è resa possibile solo grazie ai periodi di socializzazione, primaria e secondaria. Una realtà
sociale esterna all'individuo che va interiorizzata,una realtà resa oggettiva e riprodotta attraverso gli scambi comunicativi dotati di senso che la caratterizzano.Non ci soffermeremo sulle differenti forme di comunicazione ma accenneremo a quella faccia a faccia. La socializzazione secondaria diviene, in questo elaborato, il luogo in cui la provincia finita di significato per eccellenza (vita quotidiana, architrave di tutte le altre provincie), si intreccia e confonde con quella della sociologia. La nostra idea, che vede le due provincie sfumare l'una nell'altra, ci ha portato a considerare gli elementi costitutivi di ogni linguaggio.Termini, significati e referenti faranno così da spartiacque per il passaggio tra i due mondi, un passaggio mai definitivo, mai esclusivo ma graduale.Affrontando, seppur non in modo esaustivo, queste tematiche ci ritroveremo all'interno della sociologia,di alcuni suoi concetti e diatribe interne.Così ci inoltreremo tra alcuni dei suoi strumenti principali, quelli che ci dovrebbero consentire di attraversare il mondo della teoria per balzare nella realtà empirica. Ma proprio su questo punto pare scorgersi una nuova problematica, e la questione sembra ricadere sulla
logica che sostiene queste due provincie. Ci
accorgeremo che proprio nella traduzione di una teoria in rilevazione empirica, che vede tra gli elementi chiamati in causa la relazione tra concetti e referenti, si inserisca la vaghezza come terzo elemento distruttore/creatore.Una vaghezza intrinseca al linguaggio naturale ma non a quello scientifico
irrigidito nelle sue determinazioni dicotomiche. La continua frammentazione concettuale,estendibile all'infinito, evidenzia la natura frattale dei concetti ma non sembra essere più adeguata a rappresentare una realtà complessa, nei termini moriniani. I “borderline case” portano a galla i limiti della logica classica ma sembrano ancora trattabili nelle loro somiglianze di famiglia che prevedono però un indebolimento dell'architrave logica.Per questa ragione sembra diventare più confacente alle esigenze non solo di ricerca, ma anche quotidiane una logica sfumata. L'appartenenza per gradi ad un insieme è una delle proposte fatte per indagare, concepire,la realtà sociale come network di relazioni complesse. Di qui la necessità di abbandonare il campo delle distinzioni chiare e distinte che proponevano un osservatore esterno e recuperare la sua centralità.Un osservatore spinto dalle sue motivazioni a definire i propri ambiti di ricerca, reinserito nel mondo dei suoi referenti poiché ogni acquisizione di conoscenze modifica in ogni caso sia la struttura sociale che la relazione con gli oggetti di ricerca. In questo modo però sembra scorgersi un avvicinamento tra il linguaggio naturale e quello proprio della sociologia dove la logica fuzzy,in modo vago, pare porsi nell'interstizio tra queste due oggettivazioni
CAPITOLO I
I “Referenti” nel mondo della vita quotidiana
1.1 La vita quotidiana come provincia finita di significato
Il mondo della vita quotidiana è una costruzione operata inter-soggettivamente1. Questo si presenta contemporaneamente come una realtà soggettiva e come una realtà oggettiva. Ovvero può essere considerato sia interno al soggetto/individuo che esterno. È frutto della continua dialettica tra tre momenti fondamentali cioè, l'esteriorizzazione, l'oggettivazione e l'interiorizzazione. Sono gli individui, immersi in giochi linguistici e attraverso di questi, che danno corpo e sostanza a questa realtà creando dei significati condivisi. Quanto appena detto non è a prima vista di immediata comprensione. Tale punto di vista sul mondo della vita quotidiana è il frutto di una ri-costruzione operata da autori come A.Schütz, L.Bergher e T. Luckmann. Prima di addentrarci nelle esposizione fatte da questi autori è bene ricordare che “il mondo della vita quotidiana
esisteva prima di noi e continuerà ad esistere anche 1 Diceva Schütz «É intersoggettivo perché viviamo in esso come uomini tra altri uomini, legati
a essi da reciproche influenze e attraverso il lavoro, la comprensione degli altri e l'essere compresi da loro». A. Schütz, Sulla metodologia delle scienze sociali, in Saggi Sociologici, U.T.E.T 1979, p. 10.
dopo la nostra morte2”, subendo certo alcune modificazioni. Per A.Schütz il mondo dalla vita
quotidiana è da considerarsi come una provincia
finita3 di significato, ovvero «è una particolare
modalità di rapportarsi del soggetto, nel tentativo di comprendere le azioni che si svolgono nel mondo che lo circonda, mondo della vita quotidiana, che ne costituisce il presupposto4». Secondo questo autore il mondo della vita quotidiana è solo una tra le tante provincie finite di significato «il numero delle provincie è pressoché infinito e all'interno di esse è possibile individuare delle sotto-provincie e così via. Schütz si limita ad indicarne alcune: il mondo della vita quotidiana, il mondo dei sogni, i vari mondi fantastici, il mondo della scienza, ecc. Il mondo della vita quotidiana rappresenta il mondo della realtà fondamentale, “l'archetipo della nostra esperienza della realtà. Tutte le altre provincie possono essere considerate come sue modificazioni”, compresa la sfera della riflessione scientifica. Quindi i significati costituiti nel mondo della vita
2 Possiamo rendere più comprensibile questa proposizione seguendo quanto dice Muzzetto : «Il mio mondo è quindi aperto “multidimensionalmente”. Spazialmente: verso tutti gli oggetti dell'universo, “entro e oltre la mia portata attuale e potenziale”. Temporalmente : verso il passato e verso il futuro; so che il mondo esisteva prima di me e esisterà dopo la mia morte. Socialmente : i significati del mio mondo della vita includono riferimenti al mondo della vita non solo dei miei consociati, ma anche dei contemporanei, dei predecessori e dei sucessori».L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.142.
3 Muzzetto dice «La “finitezza” delle provincie indica la natura interna della coerenza di un insieme di esperienze e insieme l'impossibilità di tradurre “direttamente” l'esperienza di una provincia nello stile cognitivo di quella di un altra, senza mutarne il significato» e continua «Ciascuna provincia è caratterizzata da: una specifica tensione della coscienza, una specifica epoché, una forma prevalente di spontaneità, una specifica forma di socialità, una specifica modalità di percezione del proprio sé, una specifica prospettiva temporale». L. Muzzetto,
Sviluppi della sociologia post- Weberiana, in Introduzione alla sociologia, a cura di Mario
Aldo Toscano, Franco Angeli , Milano 2006, p. 334-35.
4 A.Givigliano, La costruzione del dato in sociologia. Logica e Linguaggio, Franco Angeli, Milano 2006, pp. 90-91.
quotidiana precedono e fondano quelli delle altre provincie5». È in questo mondo infatti che l'individuo si muove, che lavora, che entra in relazione con i suoi simili ma soprattutto è il luogo in cui la sua
coscienza6 è in pieno stato di veglia. Possiamo
compiere un astrazione estrapolando il soggetto dal suo ambiente sociale e seguendo Schütz possiamo cercare di comprendere come questi attraverso il suo corpo faccia esperienza nel mondo della vita quotidiana. In questo senso l'atteggiamento naturale (di senso comune) di ogni individuo è mosso da un movente pragmatico. Egli dice «il mondo in questo senso è qualcosa che dobbiamo cambiare con le nostre azioni e che modifica le nostre azioni7». Vi è un concetto sottostante a questa riflessione ovvero quello di lavoro, poiché l'individuo fa esperienza attraverso delle locomozioni e dei movimenti corporei. Il concetto di lavoro (working) di cui ho appena parlato abbraccia moltissimi referenti e possiamo dire con Sartori che sta ad un alto livello
5 L. Muzzetto, Sviluppi della sociologia post- Weberiana, in “Introduzione alla sociologia”, (a cura di) Mario Aldo Toscano, Franco Angeli , Milano 2006, p. 335.
6 La coscienza è concepita da Schütz come articolata su due livelli differenti. Schütz riprende questa differenziazione in alcune pagine della La fenomenologia del mondo sociale, egli dice : «assumiamo come punto di partenza […], l'opposizione che Bergson stabilisce tra […], la
durèe, molteplicità qualitativa del divenire e del trascorrere, al tempo spazializzato uniforme,
discontinuo e quantificabile». La durèe, o anche chiamata “durata pura”, è irriflessa e questo significa che «quando mi immergo nella mia durata non trovo affatto una reciproca delimitazione tra i vissuti: un adesso si annette ad un altro adesso» ciò significa che nella durèe «il flusso di coscienza» si presenta con i caratteri dell'omogeneità e della in-distinzione. Il secondo livello in cui si articola la coscienze è « un mondo spazio – temporale dove l'attenzione della vita (attention à la vie), gli impedisce di immergersi direttamente nella durata pura. […].Bergson giunge in tal modo alla conclusione che ogni delimitazione e separazione dei vissuti dall'unico corso unitario della durata, è artificiale. […]. Perché si possa cogliere il flusso stesso della durata si presuppone un rivolgimento dello sguardo in direzione contraria al flusso della durata, un atteggiamento proprio nel corso della propria durata che è ciò che chiamiamo “riflessione”».A. Schütz, La fenomenologia del mondo
sociale, Il Mulino, Bologna – 1974, pp.63-66.
di astrazione. Infatti «il mondo del nostro lavoro, dei movimenti corporei, della manipolazione degli oggetti, delle cose e degli uomini costituisce la realtà specifica del mondo della vita quotidiana8». Ma è il corpo del soggetto che esperisce che acquisisce un'importanza cruciale «la collocazione nello spazio in cui il mio corpo è attualmente (e solo questo spazio) acquista proprio per questo fatto il carattere unico di un qui nei confronti di cui tutte le altre collocazioni spaziali sono un Là e, con più precisione, sono Là visti dal mio Qui. Il Qui è unico perché dopo essere diventato un Qui precedente e un Là attuale può essere concepito come un “da dove?” o un “verso dove?” ecc. Tutte queste azioni di orientamento hanno un solo senso nei confronti di un attuale Là, mai nei confronti di un attuale Qui, il quale essendo il centro dell'intero sistema di orientamento ha sempre un valore di coordinate zero9». Da questa definizione segue una distinzione tra quella parte di mondo definita a mia portata, quella definita a portata potenziale e quella a me inaccessibile10. Quella a mia portata è perciò «lo
8 Ibidem , p.197
9 Alfred Schütz, Il problema della rilevanza. Per una fenomenologia dell'atteggiamento
naturale, Rosemberg & Sellier, 1975. pag – 157.
10 «Il mondo dell’esperienza per quanto riguarda la distanza spazio temporale del soggetto viene suddiviso da Schütz in mondo a portata attuale, a portata re instaurabile e attingibile.
La terza via di Cicourel. Le radici della sociologia cognitiva tra fenomenologia sociologica ed etnometodologia di Riccardo Venturini, Franco Angeli, Milano 2008, p.153; Dice Schütz :
Il mio mondo mi si mostra fin dall’inizio come un settore di un unità più ampia che io chiamo universo, quest’ultimo essendo l’orizzonte “esterno”, aperto, del mio mondo della vita… mondo della vita – che – è “aperto multidimensionalmente ” cioè spazialmente, temporalmente, socialmente a diversi livelli di realtà. Spazialmente e temporalmente perché solo “ una sezione di esso è attualmente alla nostra portata, mentre altre lo sono potenzialmente: e questo sia che esse siano state precedentemente a nostra portata e vi possono essere nuovamente riportate (caso in cui il mondo è a portata reinstaurabile), sia che esse non siano mai state a nostra portata, ma noi possiamo aspettarci che in certe condizioni possano diventare tali (caso è il mondo a portata attingibile. Alfred Schütz, Il problema della
strato del mondo del lavorare di cui l'individuo ha esperienza come nucleo centrale della realtà e del mondo a sua portata11». Attraverso una locomozione del nostro corpo possiamo traslare questo punto 0 spostando le coordinate del “Qui” e del “La” del soggetto. Questo non significa che in un momento successivo il nostro soggetto non possa ripristinare le sue coordinate iniziali. Vi sono inoltre delle zone che non sono accessibili alla manipolazione del soggetto, ovvero delle zone lontane sia in termini temporali che spaziali. A ben vedere quanto abbiamo detto è una delle proprietà fondamentali che caratterizzano il soggetto/individuo Schütziano almeno quando lo consideriamo mosso dal movente pragmatico rivolto al mondo dell'atteggiamento naturale come un campo da dominare. É il movente pragmatico che ci porta ad illuminare una fetta di realtà e non un'altra. È la nostra attenzione che ci spinge a fare delle scelte, seguendo L. Verniani «ci è possibile cogliere solo determinate parti della realtà: scegliamo quelle più rilevanti per noi e per la nostra vita, selezioniamo cioè pragmaticamente in base ai sistemi di attribuzione di importanza12». C'è, nella vita quotidiana, un modo particolare di incontrare la realtà, una particolare “attention a la vie13”, che proprio in questa regione di significato
rilevanza. Per una fenomenologia dell'atteggiamento naturale, Rosemberg & Sellier, 1975.
p.122-123».
11 A.Schütz, Simbolo, realtà e società, in Saggi sociologici,U.T.E.T.,Torino – 1979, p.197 12 L.Verniani, Il concetto in sociologia. Considerazioni sul metodo, Edizioni Plus, Università di
Pisa, Laboratorio di Ricerca Sociale Dipartimento di Scienze Sociali, p. 77.
13 Schütz riprende l'idea di Bergson secondo la quale la coscienza sarebbe strutturata secondo i diversi piani caratterizzati ciascuno da una particolare “attention a la vie”. L. Muzzetto,
Sviluppi della sociologia post-weberiana, in “Introduzione alla sociologia” (a cura di) Mario
(vita quotidiana) si esprime al massimo grado, in virtù del movente pragmatico degli “atti lavorativi”. Schütz dice, «attention a la vie: l'attenzione alla vita è pertanto il principio fondamentale che regola la nostra vita cosciente. Con pieno stato di veglia si vuole indicare la massima attenzione prestata alla vita e ai suoi requisiti. Conseguentemente il sé è pienamente impegnato al raggiungimento dei suoi fini particolari – movente pragmatico – il lavorare per esempio. In questo modo l'attenzione è pienamente attiva e non passiva. Il concetto di completo stato di veglia indica il punto di partenza per una legittima interpretazione pragmatica della nostra vita cognitiva14». Della stessa opinione sono anche Berger e Luckmann che dicono « Fra le molteplici realtà ve n'è una che si presenta come la realtà per eccellenza: la realtà della vita quotidiana. La sua posizione privilegiata le da diritto alla designazione di realtà dominante » questo perché « essa mi costringe a dedicarle la mia attenzione nel modo più pieno 15». «In questo mondo del lavoro la mia coscienza è dominata dal movente pragmantico, cioè la mia attenzione verso questo mondo è soprattutto determinata da ciò che sto facendo, ho fatto o progetto di fare in esso. Così esso è il mio mondo per eccellenza16». È l'hic et nunc nella mia vita quotidiana ad essere concepito sia da questi autori che da Schütz come il realissimun della coscienza del
14 A.Schütz, Simbolo, realtà e società, in Saggi sociologici,U.T.E.T.,Torino – 1979, p.187. 15 P. Berger, T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Il Mulino -1969, pag.40. 16 Ibidem, p.41.
Dobbiamo ricordare che non solo tutte le zone della realtà non sono direttamente accessibili, ma di moltissime ne abbiamo una conoscenza superficiale. Inoltre come detto da Schütz la nostra conoscenza è sfocata.
soggetto. Quest'ultimo nei suoi atti lavorativi quotidiani entra in relazione con diversi “oggetti” e, nonostante (come dirò in seguito) parte della conoscenza che ha di questi oggetti sia data per scontata vi sono alcune situazioni in cui questi oggetti possono divenire problematici. «Fare di un oggetto un problema, renderlo il tema o l'argomento di un mio pensiero, non significa altro che concepirlo come dubbio e tale da poter essere messo in questione, separarlo dallo sfondo della familiarità di ciò che può essere e non è posto in questione, di ciò che è semplicemente dato per scontato17». Schütz affronta questo problema nel suo saggio “Il problema delle rilevanze” e proprio in questo testo si presenta alla nostra attenzione un nuovo termine, che in tutto il discorso sulle rilevane diviene un concetto chiave ovvero quello di
familiarità.
1.2 Il concetto di Familiarità
Ma che cosa si intende con il concetto di familiarità? Un oggetto è per noi familiare, o lo diventa, quando ne abbiamo fatto esperienza direttamente o quando, pur presentandosi come nuovo, può essere ricondotto ad un oggetto per noi tipico grazie a qualche sua proprietà intrinseca, ritenuta tipica per quell'oggetto (attraverso un atto di astrazione). Vi è una corrispondenza con quanto
dicono Berger e Luckmann in “La realtà come
costruzione sociale” quando parlano di tipizzazioni
più o meno anonime18, che si potrebbero anche
concepire come più o meno familiari. Schütz si sofferma anche sulla familiarità intesa soggettivamente e non esclusivamente su una familiarità oggettivamente constatata tra due oggetti. Questi dice infatti «d'altra parte il significato soggettivo della familiarità si riferisce per così dire, alla linea di demarcazione che esiste per il soggetto fra la parte del mondo che abbisogna e quella che non abbisogna di una ulteriore indagine19».Stiamo in questo caso parlando di qualcosa che si è già sedimentato nel nostro fondo di conoscenza disponibile. In sostanza «il termine familiarità come significato soggettivo, quello di avere una pratica sufficiente di oggetto della nostra esperienza ai fini attuali 20». Questo comporta che tale caratteristica, proprietà (familiarità) dà al soggetto «la possibilità di riferire nuove esperienze per quel che riguarda la loro tipicità, al mio fondo
18 Possiamo riassumere in questo modo quanto gli autori sostenevano : In primo luogo la loro argomentazione verte sulle “continue” tipizzazioni che gli individui utilizzano quando si trovano dinnanzi ad un altro individuo, in un “incontro faccia a faccia”. In questo tipo di incontro la “soggettività dell'altro mi è accessibile in maniera diretta” e mi è “spiccatamente vicina”. Questa si contrappone a tutte le altre “forme di rapporto” che sono “in vari gradi remote”. Ma cosa rende queste tipizzazioni più o meno anonime?. “Le tipizzazioni dell'interazione sociale diventano progressivamente anonime via via che si allontanano dall'incontro diretto” questo rende possibile “distinguere tra consoci con cui interagisco in incontri diretti e altri che mi sono puramente contemporanei, di cui ho solo ricordi più o meno dettagliati, o che conosco solo per sentito dire”. In sostanza “ l' anonimia aumenta via via che si passa dal più vicino al più lontano, perché l'anonimia delle tipizzazioni per mezzo delle quali percepisco le persone che mi sono difronte è costantemente riempita dalla molteplicità dei sintomi vivi che riferiscono a un concreto essere umano”. Inoltre il grado di anonimia è influenzato, secondo gli autori, anche da il “ grado di interesse e il grado di intimità” nella loro combinazione. P. Berger, T. Luckmann, La realtà come costruzione
sociale, Il Mulino -1969, pp. 47-53 .
19 Ibidem, p.29. 20 Ibidem, p.59.
abituale di conoscenza disponibile 21». Si tratta di quel fondamentale carattere che richiama un background già sedimentato attraverso esperienze precedenti. «Quanto più è anonimo il tipo tanto più grande è il numero di tratti atipici che l'oggetto concreto esperito mostrerà nella sua particolarità; quanto più il tipo ha pienezza di contenuto , tanto più piccolo sarà il numero di tratti atipici, ma anche più piccolo sarà il numero di esperienze che cadrà sotto tale tipo 22». «Ogni tipicità, accertata in un oggetto della nostra esperienza, si riferisce ad un insieme di proprietà, per cui questo oggetto nella sua particolarità irripetibile (tutto ciò fa si che esso sia questo singolo oggetto nel luogo che solo gli è proprio in questo momento irripetibile), differisce da tutti gli altri oggetti del medesimo tipo, e anche da se stesso quando è esperito in altri luoghi e in altri momenti 23». Almeno così è per il soggetto quando si trova nel suo atteggiamento naturale, di piena coscienza, impegnato con tutta la sua spontaneità a lavorare nel mondo della vita quotidiana. In altre parole possiamo notare nell'oggetto che abbiamo dinnanzi una similarità, una uguaglianza, un richiamo a qualcosa che abbiamo già esperito più o meno frequentemente, insomma qualcosa che abbiamo già tipizzato. Quanto appena detto ci consegna tra le mani due nuovi costrutti concettuali del sociologo viennese ovvero quelli di “rilevanza” e “fondo abituale/disponibile di conoscenza” .
21 Ibidem, p.56. 22 Ibidem, p.54. 23 Ibidem, p.54.
1.3 “Sulla struttura dell’esperienza”24 in Alfred
Schütz
«Il tema delle rilevanze è certamente uno dei temi che consentono un’analisi più approfondita dei modi in cui, nel modello Schütziano, si formano l’esperienza e il senso25».
«Le rilevanze costituiscono un sistema26». Schütz le distingue in rilevanze tematiche, rilevanze interpretative e rilevanze motivazionali per una ragione «puramente analitica27», senza che questa distinzione perda la sua «notevole capacità euristica28». La prima categoria esposta nel saggio “Il problema della rilevanza” è quella delle “rilevanze tematiche”.
24 Il titolo di questo paragrafo riprende il titolo della seconda parte del saggio Il soggetto e il
sociale. Alfred Schütz e il mondo del taken for granted di L. Muzzetto. Il seguente paragrafo
è poi sviluppato sui contenuti del testo appena citato e su quelli di “Il problema della rilevanza” di Alfred Schütz.
25 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.163.
26 Ibidem, p.164. 27 Ibidem, p.164.
28 Riporto di seguito un passo citato all’interno di La terza via di Cicourel. Le radici della
sociologia cognitiva tra fenomenologia sociologica ed etnometodologia di Riccardo
Venturini, Franco Angeli, Milano 2008, p.164; “Crediamo che la distinzione da noi tracciata tra i tre tipi di rilevanza non è solo espressione di sottigliezza e confidiamo che l’indagine seguente proverà la sua utilità. Anticipando alcuni dei nostri risultati, possiamo dire che la teoria delle rilevanze tematiche contribuirà a chiarire il concetto di valore e della nostra libertà di scegliere i valori in base al quale orientare la nostra vita teorica e pratica. Inoltre la teoria delle rilevanze interpretative getterà nuova luce sulla funzione e sul significato della metodologia (che è ristretta al regno delle rilevanze interpretative) e permetterà la fondazione di una teoria dell’aspettativa e in special modo dei problemi della razionalizzazione. Questa seconda teoria si mostrerà anche estremamente utile alla chiarificazione della teoria della verificazione, invalidazione, e falsificazione delle proposizioni che si riferiscono a fatti empirici, e ancora darà il suo contributo all’esame dei problemi costitutivi della tipicità. La teoria delle rilevanze motivazionali, infine sarà utile per l’analisi dei problemi correlati alla struttura della personalità e specialmente alla teoria della comprensione intersoggettiva”.
1.3.1 Le rilevanze tematiche
Prima di concentrare l’attenzione sulle rilevanze tematiche è bene ricordare due concetti fondamentali a queste correlati, ovvero quello di “tema29” e “orizzonte30”. «Il rapporto tema – orizzonte costituisce l’asse portante della struttura del campo di coscienza31».Le rilevanze tematiche vengono distinte dall'autore in altre due categorie ovvero quelle “intrinseche” e quelle “imposte”.
1.3.1.1 Le rilevanza tematiche imposte
Le “rilevanze tematiche imposte”, seguendo l'autore,
29 «Se l’asse portante dell’analisi schütziana è ancora una volta il pensiero di Husserl, non possiamo trascurare l’influenza di Gurwitsch, sia per i rapporti che intercorrono tra quest’ultimo autore e Schütz, sia perché Gurwitsch fornisce un analisi tra le più compiute della struttura della coscienza. Struttura invariante che ha una sua articolazione interna: “ Il campo totale di coscienza è formato da tre domini che possiedono ciascuno un tipo preciso di organizzazione. Questi domini sono: in primo luogo il tema, ciò su cui si concentra in un momento dato l’attività mentale, ciò che occupa la mente del soggetto o, come diciamo spesso, ciò che si trova nel fuoco della sua attenzione; in secondo luogo il campo tematico definito come la totalità dei dati compresenti al tema, dati che si presentano come aventi un rapporto intrinseco con lui e che formano lo sfondo o l’orizzonte dal quale il tema emerge come centro; in terzo luogo i dati che, sebbene compresenti, non hanno rapporti intrinseci col tema”, dati che formano “ciò che noi proporremo di chiamare margine”». L. Muzzetto. Il
soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.154.
30 Dice Schütz su concetto di orizzonte : «ciò che io percepisco è solo un aspetto dell’oggetto. Solo quando mi muovo intorno ad esso appaiono altri aspetti. Inoltre, l’aspetto della cosa afferrato attraverso il mio atto del percepire suggerisce altri possibili aspetti: il lato frontale della cosa suggerisce il suo lato posteriore, la facciata suggerisce l’interno, il tetto le invisibili fondazioni e così via. Tutti questi momenti messi assieme possono essere chiamati “l’orizzonte interno” dell’oggetto percepito, e possono essere analizzati sistematicamente seguendo le indicazioni intenzionali all’interno del noema stesso. Ma vi è anche un orizzonte esterno. Gli alberi sono in riferimento al mio giardino, il mio giardino alla strada,alla città,al paese in cui vivo, a infine, all’intero universo. Ogni percezione di un “particolare” si riferisce alla “cosa” a cui esso appartiene, la cosa ad altre cose sulle quali emerge e che io denomino il suo sfondo. Non vi è un oggetto isolato in quanto tale, ma un campo di cogitazioni con un alone, con un orizzonte o per usare l’espressione di William James, con frange che lo mettono in relazione con altre cose». A. Schütz, Alcuni Concetti guida della
Fenomenologia,in Saggi Sociologic, p. 108.
31 Luigi Muzzetto; Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.153.
comportano una modificazione della nostra categorizzazione abituale e sono scollegate da un nostro atto volontario. Questa esperienza insolita si pone proprio per la sua estraneità32 , per cui l'individuo non sceglie volontariamente di rendere tematica una determinata “cosa”. Facciamo un esempio, che è stato ripreso da Muzzetto (che si ispira a Schütz), «Un uomo entra in una stanza e vede in modo non chiaro un oggetto che potrebbe essere un rotolo di corda ma potrebbe essere anche un serpente. Supponiamo che questa stanza appartenga alla sua casa, sia cioè in un ambiente conosciuto , familiare. Perché tra i tanti oggetti presenti nella stanza l’attenzione si posa proprio su quello e perché l’interpretazione, tra le tante possibili, oscilla tra il rotolo di corda e il serpente?33» Dice Muzzetto «L’analisi ha inizio con la presentazione di un tipo di rilevanze tematiche, le rilevanze tematiche imposte, che l’autore propone attraverso un caso e attraverso il semplice richiamo della sua caratteristica essenziale: quello, appunto, del loro essere imposte34».Per utilizzare il concetto precedente chiarito di “familiarità35” possiamo dire che la rilevanza imposta rompe con la categorizzazione abituale con cui abbiamo familiarizzato attraverso esperienze precedenti. Prosegue Muzzetto «l’autore sintetizza il fenomeno della creazione di rilevanze tematiche imposte
32 «Non siamo noi a rendere tematica questa esperienza mediante un atto di volontà, e questo è il motivo per cui chiamiamo un tal genere di rilevanza, rilevanza imposta». L. Muzzetto, Il
soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.166.
33 Ibidem, p.164. 34 Ibidem, p.166.
dicendo che queste si producono ogni volta che si ha “una interruzione o modificazione che necessariamente rompe la categorizzazione abituale in base “all’ e così via” e al “sempre di nuovo” che sono le radici di tutta la nostra esperienza36».Questa si concretizza per esempio quando spostiamo l'accento di realtà da una «provincia di significato ad un'altra37». In sostanza «nell’ambiente familiare qualcosa si deve essere presentato come non familiare agli occhi dell’uomo che entra nella stanza, qualcosa non corrisponde alle sue aspettative. Questa rottura nelle aspettative “gli impone un cangiamento del suo campo tematico”38». «Quando abbiamo parlato della costituzione del nucleo tematico mediante rilevanze tematiche imposte, intendevamo solamente dire che un tale evento era il motivo per lasciare quel che precedentemente era assunto come tematico a favore di un nuovo tema39». «In altre parole si passa sempre da un tema a un altro»40. Concludiamo il discorso sulle rilevanze tematiche imposte con le parole del sociologo viennese «Le rilevanze tematiche sono imposte dall'interazione sociale determinata dagli atti dei nostri simili e di noi stessi come individui o gruppi sociali 41».
36 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.167.
37 Ibidem, p.167. 38 Ibidem, p.165.
39 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.34.
40 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.166.
1.3.1.2 Le rilevanze tematiche intrinseche
Affianco alle “rilevanze tematiche imposte42” vi sono quelle per cui attraverso un atto volontario si sposta l'attenzione (il nostro interesse) da un oggetto a un altro, da un tema a un altro. Seguendo Muzzetto queste sono «le rilevanze nelle quali si ha
una volontaria avvertenza al tema. Rilevanze quindi
non imposte, rilevanze per le quali il rivolgimento attenzionale è volontario, o, secondo la versione proposta in The Structures of the Life-World43, “motivato”44». Schütz distingue le rilevanze tematiche intrinseche in due sottoclassi. La prima, sviluppo
del tema, si ha nel «caso in cui si verifica una
sovrapposizione graduale di un tema all’altro, in cui il tema di partenza viene “ampliato e approfondito”45».Tale spostamento può essere compiuto durante un processo di ricerca mantenendosi sempre all'interno di un tema (chiamato originario) ma spostando l'attenzione da ciò che era tema a ciò che era orizzonte, portando quest'ultimo di-fronte alla nostra piena attività cosciente. Tutto questo avviene
42 Queste due sottoclassi di rilevanze non vanno concepite in modo esclusivo e contrapposto, dice Muzzetto «La distinzione tra rilevanze imposte e volontarie è di natura ideal-tipica […] dice Schütz, “il confine tra queste due classi non è affatto rigido”. Quindi si può rappresentare l’intero fenomeno come un continuum ai cui lati opposti si trovano da una parte rilevanze imposte e un chiaro cambiamento del tema, dall’altra rilevanze volontarie e una chiara continuità tematica». L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il
mondo taken for granted, Franco Angeli, p.172.
43 Come ricorda Peter L. Berger «Purtroppo Schütz morì nel 1959, a 59 anni, prima di aver raggiunto l’autorevolezza che gli venne riconosciuta solo successivamente. Thomas Luckmann conferì sistematicità al suo approccio attraverso un lavoro attento e impegnativo in Structures of the Life-World , opera di cui fu coautore con Schütz , già morto da tempo; questo fu certamente un caso unico e molto commovente di collaborazione tra un predecessore e un successore». P.L.Berger, Come vi spiego il mondo senza annoiarvi, Il Mulino, Bologna 2012, p. 24.
44 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.167.
senza che vi siano delle modifiche nel tema originario, ovvero si tratta dei casi in cui stiamo svolgendo un approfondimento o di una ulteriore chiarificazione di qualche elemento del tema originario. Nelle parole di Schütz «sovrapposizione volontaria di un tema ad un altro pur mantenendo il tema originario46». Ho parlato poco sopra di piena attività cosciente perché questa è collegata con i concetti di “orizzonte esterno” e “orizzonte interno”47. Se da una parte abbiamo la rilevanza tematica intrinseca dove «il tema e la rilevanza intrinseca sono solo due nomi della stessa configurazione48». Il tema, concepito in questo modo, è perciò stesso un campo illimitato per ulteriori possibili tematizzazioni come abbiamo già detto. «In questo senso è il compendio, il luogo di un numero praticamente infinito di rilevanze tematiche che possono essere sviluppate mediante ulteriori tematizzazioni dei loro contenuti intrinseci49». Ovvero, attraverso un atto di volontà possiamo portare ciò che è periferico all'interno della sfera del tematico. In altri termini si tratta di compiere sotto-tematizzazioni avendo un tema predominante come punto di partenza. Dall'altra parte abbiamo un tipo di rilevanza tematica intrinseca dove invece vi è un completo abbandono del tema originario, «costituzione
46 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.31.
47 Dice Muzzetto «ogni tema ha sempre un orizzonte interno (oltre a un orizzonte esterno). Orizzonte che può essere penetrato almeno potenzialmente , in modo illimitato: è possibile analizzare per esempio caratteristiche del tema “i suoi elementi”, le relazioni tra gli stessi “e le strutture funzionali che determinano il processo di sedimentazione da cui risulta”, le fasi politetiche della sua costituzione». L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il
mondo taken for granted, Franco Angeli, p.168.
48 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.32. 49 Ibidem, p.32.
di un nuovo tema senza connessione con il
precedente50». Dice Schütz, si ha «uno spostamento
volontario dell’attenzione da un oggetto all’altro laddove non c’è connessione tra essi51».
«Il tema è sempre in un campo ma anche connesso ad altri temi che insieme formano un sistema [...]L'insieme degli interessi attuali che a sua volta dipende dalle circostanze autobiografiche e situazionali, delineate da quello che chiameremo comunemente livello di investigazione52».
Riassumendo, abbiamo le rilevanze tematiche imposte quando tema e orizzonte sono “imposti” dall'insorgere di esperienze non familiari. Mentre abbiamo rilevanze tematiche intrinseche quando la nostra attenzione può dirigersi o meno (investigare, approfondire, chiarificare) alle indicazioni implicite nel tema predominante, attraverso atti volontari. Concludiamo con le parole di Muzzetto che, richiamando Schütz dice « vi è quindi “una linea sottile” che separa un cambiamento del tema “imposto” da un cambiamento “motivato”.Tra attenzione forzata e avvertenza volontaria vi sono differenze graduali. In altre parole la distinzione tra concetti imposti e concetti non imposti e di natura ideal-tipica; nei processi reali vi è una gradualità nell’avvertenza e un intreccio tra elementi diversi53».
50 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.169.
51 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.30. 52 Ibidem, p.35.
53 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.170.
1.3.2 Rilevanze “motivazionali” e Rilevanze “interpretative”
L'analisi sulle rilevanze no si ferma alla categoria delle rilevanze tematiche e alle sue sottoclassi. Infatti, vengono menzionate altre due categorie ovvero, le “rilevanze motivazionali” e le “rilevanze interpretative”. Partiamo da queste ultime. La cosa, il fenomeno, l'oggetto, ci si presentano dinnanzi chiedendo di essere interpretate – si deve rispondere alla domanda. Cosa può essere? Muzzetto introduce il paragrafo dedicato a questa classe di rilevanze con una domanda simile «Cosa accade una volta che qualcosa si costituisce come tema, che qualcosa attira l’attenzione?54». Di seguito faremo notare come, per comprendere l’argomentazione sulle “rilevanze”, non si possa prescindere dal concetto di background o, nei termini di Schütz, dal fondo di conoscenza disponibile o abituale (categorizzazioni, tipificazione, concettualizzazioni, esperienze acquisite precedentemente). In questo caso l'uomo Schütziano deve «affrontare un nuovo compito per afferrare il senso di quel che ora è nel nucleo tematico del suo campo concettuale. Deve interpretarlo55». Per questa ragione fa uso di un fondo di conoscenza acquisito nelle esperienze precedenti dove però «non tutto ciò che lo costituisce è utilizzato come schema di
54 Ibidem, p.177.
interpretazione56», solo quelle rilevanti57. Ci sono degli elementi di questo fondo di conoscenza che non sono utili per questa comprensione. Altri invece che sono «rilevanti per la sua interpretazione del nuovo nesso di percezioni58» questa è chiamata da Schütz
rilevanza interpretativa. «Questo genere di rilevanza
rivela poi una doppia funzione. Non solo la parte del fondo di conoscenza di cui disponiamo, che ha qualcosa a che fare con l'oggetto tematico che ora si offre alla nostra interpretazione assume una rilevanza interpretativa; ma, uno actu, certi aspetti particolari dell'oggetto percepito assumono il carattere di maggiore o minore rilevanza interpretativa ai fini di conoscere e interpretare la sezione del mondo attualmente esperita59».E ancora, quasi a conferma di quanto appena detto, «entrano in gioco e rendono possibile il riconoscimento di questo oggetto come appartenente al tipo già esperito, “rotolo di corda”, possibile ma non ancora probabile. Tale grado di probabilità che si conferisce a questa prima congettura interpretativa dipenderà in gran parte dall'intera situazione in cui tale congettura viene fatta60». Ci troviamo di-fronte a due momenti, ovvero l'esperienza che deve essere “interpretata61” e lo schema dell'interpretazione. Questi due momenti
56 Ibidem, p.36.
57 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.177. «Avremo quindi delle rilevanze che sono diverse da quelle tematiche, per quanto siano strettamente correlate a esse». Ibidem, p.177.
58 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.36. 59 Ibidem, p.36.
60 Ibidem, p.37.
61 Muzzetto sottolinea che «è opportuno precisare che per interpretazione non deve necessariamente intendersi il ricorso a “spiegazioni in senso stretto”, interpretazioni cioè che implicano il ricorso alla sfera predicativa, alla sfera del giudizio». L. Muzzetto, Il soggetto e
sono sempre integrati in sistemi e tali sistemi, almeno per quanto riguarda i tipi e le maniere tipiche in cui sono applicati, appartengono al fondo di conoscenza di cui disponiamo. Ho parlato molto spesso di fondo di conoscenza disponibile e di seguito lo analizzerò con maggior dettaglio. Per ora possiamo dire che «dobbiamo apprendere quel che ha rilevanza interpretativa62» e che «il sistema di rilevanze interpretative è fondato in breve sul principio della compassibilità (come direbbe Leibniz) di tutti i suoi aspetti coesistenti63». Schtüz sottolinea inoltre che vi sono degli aspetti che sono stati trascurati nel suo lavoro «l’importante problema dell’esperienza emergente assolutamente nuova, cioè l’esperienza di qualcosa di assolutamente
sconosciuto […] che non possiamo correlare col fondo di conoscenza disponibile prevalente, al punto che non lo si può assumere sotto di esso64». Schtüz indica anche altri due tipi di rilevanze che stanno sotto la categoria di “rilevanze motivazionali” quella “al fine di”65 e quella “a causa di”. Per tracciarne le caratteristiche riprendiamo l’esempio presentato nelle pagine precedenti (l’uomo nella
62 Muzzetto cita questa parte in modo integrale e la riportiamo di seguito «dobbiamo apprendere nel corso delle nostre esperienze come riconoscere aspetti che hanno rilevanza interpretativa o aspetti di oggetti già riconosciuti come tipici. Inoltre, dobbiamo imparare a dare il “giusto peso” al risultato delle nostre interpretazioni, come determinare l’influenza delle modifiche ambientali inerenti alla situazione in cui l’interpretazione ha luogo». A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.42, in L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.180.
63 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.43.
64 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.67, in L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p. 177.
65 Utilizziamo i termini “a fine di” e “a causa di” riprendendo l’impostazione argomentativa di Muzzetto. Schütz utilizzava rispettivamente i termini “in order to” per i primi e “because” per i secondi.
stanza e rotolo di corda/serpente) e seguiamo Muzzetto.«Il solito esempio, più volte riportato,rende palese quale sia lo spazio strutturale delle rilevanze motivazionali. L’uomo che entra nella stanza è giunto a un interpretazione dubbia dell’oggetto che attira la sua attenzione: potrebbe essere un serpente o un rotolo di corda. Supponiamo che prenda un bastone e che tenti di colpire l’oggetto per vedere se accade qualcosa, per ottenere ulteriori informazioni sull’oggetto. Ebbene l’azione non è spiegabile ricorrendo al concetto di rilevanza tematica e interpretativa: è necessario fare riferimento allo specifico interesse che ha l’uomo verso lo scioglimento dell’enigma. Non solo l’azione di colpire l’oggetto, ma anche il punto in cui l’uomo deciderà di interrompere l’indagine dipenderà dal suo specifico interesse nel momento dato: se si interrompe l’indagine evidentemente l’interruzione a cui si è pervenuti è tale da rendere possibile il controllo della situazione. Questo tipo di rilevanza è appunto la rilevanza motivazionale, rilevanza che rende leggibile l’azione come relazione tra elementi motivanti e elementi motivati66». Ciò che acquista fondamentale importanza nella trattazione di questa forma di rilevanze è «il fine del progetto67».
«Mentre le rilevanze motivazionali del tipo “al fine di” emanano dal progetto predominante già stabilito, le rilevanze del tipo “a causa di” riguardano la motivazione della determinazione dello stesso
66 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.184.
progetto predominante68».Richiamando ancora l’esempio precedente, possiamo dire che l’individuo ha cercato nuove informazioni sull’oggetto che aveva di-fronte «al fine di passare una notte senza correre pericoli69». Seguendo ancora la spiegazione di Muzzetto «supponiamo di venire a conoscenza che l’uomo ha paura dei serpenti. È chiaramente intuibile che quanto più grande è la sua paura tanto maggiore sarà il bisogno di acquisire una conoscenza chiara che non lasci adito a dubbi. Questa motivazione […] non è un fine da raggiungere. […] È chiaramente qualcosa che ha a che fare col passato dell’uomo e che lo spinge ad agire: è un autentico motivo
because70».Con la spiegazione delle ultime due
categorie di rilevanze abbiamo concluso questo paragrafo il quale, come già anticipato nelle pagine precedenti, deve essere correlato a quello successivo affinché si possa avere una visione più organica della “struttura dell’esperienza” nei termini di A. Schütz.
1.3.3 “Fondo disponibile di conoscenza” e “sedimentazione”
Come abbiamo detto nei paragrafi precedenti, A.Schütz considerava il “sistema71 di rilevanze” distinguendo, puramente per ragioni analitiche, tra rilevanze
68 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.48.
69 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.185.
70 Ibidem, p.187.
71 Dice Muzzetto: «Le rilevanze costituiscono un sistema, sistema che rappresenta, per così dire, il motore dell’attività selettiva dello spirito, il nucleo del processo, i modi dell’attività selettiva». Ibidem, p.164.
tematiche, rilevanze interpretative e rilevanze motivazionali. Queste tre categorie non si possono mai concepire l'una separata dall'altra ma “come egli
stesso afferma sono sempre in interrelazione, o
comunque inseparabili72”, e soprattutto sempre
condizionate dal contesto e dalla situazione.In altre parole il soggetto Schütziano si trova immerso in un mondo di oggetti che deve utilizzare per i suoi fini pragmatici ma che in alcune circostanze è costretto a problematizzare. Questo significa che è continuamente sottoposto a processi di interpretazione. Tali processi sono resi possibili poiché nella sua esistenza ha già avuto esperienze che si sono
sedimentate in un fondo abituale di conoscenza. Ma
cosa si intende con quest'ultimo concetto?. «Un tal fondo ha la sua storia determinata geneticamente e autobiograficamente ed è esso stesso il sedimento di pratiche acquisite abitualmente. Non solo le rilevanze tematiche ma anche le rilevanze interpretative (e gli atti da interpretare, asserire,
72 Muzzetto dedica ampio spazio a questo “problema”, sottolineando come «malgrado la distinzione tra analisi costitutiva e analisi relativa al funzionamento delle rilevanze dovrebbe consentire una chiara lettura dei problemi, non sempre ciò accade. Così alcune osservazioni, presenti nel Problema della Rilevanza Some e in Structures of the Life-world , , appaiono tra loro contraddittorie». Il discorso verte sul «rapporto fondante-fondato» La posizione presa da Muzzetto in questa circostanza è la seguente «noi riteniamo che Schütz intenda porre l'accento sulla co-presenza, sulla co-fondazione. Anche se, occorre aggiungere, ciò implica un processo circolare difficile da affrontare: la presenza di un tema implica l'esistenza di rilevanze motivazionali, a loro volta le rilevanze motivazionali si strutturano in base a esperienze che hanno avuto rilevanza tematica,e a queste ultime sono connesse delle rilevanze interpretative». L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken
for granted, Franco Angeli, p.227-228. Abbiamo scritto ”processo circolare” in corsivo
(assente nel testo originale) perché Muzzetto trova delle similitudini con il concetto di “circolo virtuoso o creativo” presentato da Francisco J. Varela in Il circolo creativo: abbozzo
di una storia naturale della circolarità, in La Realtà inventata di (a cura di P. Watlawick),
Feltrinelli, Milano, p.260. Il circolo virtuoso viene concepito come un «loop a causa del quale due livelli si ripiegano su se stessi, si intrecciano e si confondono. A questo punto ciò che volevamo mantenere su due livelli separati si rivela come inseparabile, il nostro senso di orientamento e di stabilità vacilla e si instaura un senso di paradosso».
mettere in dubbio, problematizzare e così via) sono tutte condizionate situativamente73».«Il fondo di conoscenza di cui disponiamo è il prodotto di diversi fattori74» ed è strutturato in base alle esperienze che con il tempo si sono sedimentate. La sua composizione non è da concepirsi come omogenea ma al contrario come fortemente eterogenea, infatti come dice Muzzetto, che richiama l'autore,«i suoi elementi non sono né in se stessi coerenti né necessariamente compatibili75» la conoscenza non è mai completamente chiara e distinta ma vi sono dei vuoti al suo interno. È vero che possiamo avere gradi diversi di familiarità con diversi oggetti (a prescindere dalle motivazioni che ci hanno spinto ad acquisirle) che vanno dal mero sentito dire a una conoscenza profonda spinta dal nostro ricercare e dal nostro interesse. «In questa maniera i gradi di plausibilità degli elementi del fondo di conoscenza a nostra disposizione si originano nei processi storici che partono da essi, cioè nei processi di sedimentazione76».La conoscenza di cui disponiamo (fondo abituale) può essere più o meno plausibile ma «il grado di plausibilità della nostra conoscenza, delle nostre convinzioni di possedere una certezza empirica alla fede cieca (oltre ad altri fattori) sarà determinabile nella misura in cui questa conoscenza è stata acquisita attraverso passaggi chiari e distinti che possono essere ricostruiti
73 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.42.
74 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.132.
75 Ibidem, p.133.
politeticamente (attraverso un analisi delle sue parti. Es. teorema di Pittagora ). Nel linguaggio ordinario: dipende dal fatto o meno che possiamo dare ragione delle fonti della conoscenza col mostrare gli atti singoli attraverso cui diventiamo coscienti, il concepire, l'intendere, l'apprendere e l'imparare attraverso cui acquistiamo piena coscienza o familiarità con l'elemento della nostra conoscenza 77».«Possiamo quindi anticipare che la distinzione tra una struttura di senso “mono-tetica e una
poli-tetica78” è un concetto chiave non solo per la
conoscenza delle azioni dei nostri consoci ma anche per la comprensione delle azioni dei nostri consoci e l'intera strutturazione del nostro mondo sociale79». C'è un concetto che è inestricabilmente connesso con quello di fondo di conoscenza disponibile ed è quello di sedimentazione. Tale concetto richiama il processo di comprensione delle nostre esperienze vissute all'interno del fondo di conoscenza disponibile e come immaginabile tale sedimentazione avviene lungo tutta la storia biografica80 di ciascun individuo. Questa può avvenire solo attraverso degli atti
riflessivi, il che comporta «il senso attribuito ai 77 Ibidem, p.76.
78 Muzzetto evidenzia come «la presenza di questa duplice modalità, “attraverso cui lo spirito può afferrare le esperienze precedenti”, ha conseguenze rilevanti in varie direzioni. a) struttura del senso dell'agire, b) conoscenza derivata e distribuita socialmente, c) Unità di connessione di senso ». L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken
for granted, Franco Angeli, p.136.
79 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.79.
80 Nell'analizzare l'aspetto genetico della costituzione del fondo di conoscenza disponibile, deve essere tenuto presente un aspetto essenziale che riguarda la “sequenza cronologica della sedimentazione” delle esperienze. Le “stesse” esperienze strutturate in sequenze cronologiche differenti costituiscono, istante per istante, fondi di conoscenza diversi tra loro: diversi per composizione delle loro varie parti, per gradi di chiarezza, determinatezza delle stesse, per le incongruenze interne, ecc; il che significa che costituiscono diversi sistemi delle rilevanze e dei significati. L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo
nostri vissuti è soggetto a modifica continua perché il tempo agisce trasformando le nostre esperienze81». Così come da individuo a individuo cambia il fondo abituale di conoscenza disponibile in un dato momento pur sapendo che il fondo abituale dell'individuo A e il fondo abituale dell'individuo B possono avere delle sovrapposizioni di maggiore o minore grado.«Il problema che concerne la sequenza cronologica relativa all'acquisizione di una determinata conoscenza dello stesso tema che abbia ipoteticamente lo stesso grado di chiarezza,distinzione,e precisione è ben nota.Esso è il problema centrale delle tecniche dell'insegnamento e di apprendimento.Ogni soggetto esige di essere affrontato in una forma particolare e questa forma varia a seconda delle culture e dei tempi che la storia dell'educazione chiaramente insegna. Per esemplificare, non si può dire che un avvocato esperto americano è superiore a un avvocato esperto francese82».Il processo di sedimentazione delle esperienze può subire delle perturbazioni. Schütz ne individua due a) la scomparsa del tema e b)
interruzione temporanea del processo.Il tutto,
processo di sedimentazione, può però ricominciare. Il primo di questi casi può avvenire per esempio quando «passiamo da una provincia finita di significato ad un'altra83».In questo caso il sistema di rilevanze tematiche,interpretative e motivazionali dell'una non corrispondono a quelle dell'altra.Un caso è per
81 L.Verniani, Il concetto in sociologia. Considerazioni sul metodo,Edizioni Plus, Università di Pisa, Laboratorio di Ricerca Sociale Dipartimento di Scienze Sociali, p. 77.
82 A. Schütz, Il problema della rilevanza, 1975 by Rosemberg e Sellier, Torino, p.90. 83 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco
esempio quello che un nuovo tema mi distrae dal mio interesse attuale, ma questo nuovo tema non lo porto avanti perché mi accorgo dell'irrisolvibilità del problema o della sua inconsistenza.Nel secondo caso (b) il tema predominante può essere neutralizzato, ovvero posto ai margini della coscienza, ma richiamato in un momento successivo e ripreso esattamente nello stesso punto. (Qua siamo nello stesso livello di realtà) quindi a differenza del primo in cui si nota il formarsi di un vuoto,
enclave84, in questo caso il vuoto non si forma. Il
processo può continuare e quel tema con i propri sistemi di rilevanze possono ricominciare. In A il tema che per un momento mi ha interessato non rimane neanche ai margini. Fino qua sembra tutto molto chiaro, ora però dobbiamo comprendere cosa accade quando un processo ricomincia ovvero quando pensiamo di aver risolto un problema e poi ci accorgiamo che «l'interpretazione del tema era incompleta e quindi dobbiamo ricominciare il processo da capo85». Nuovi eventi emergenti hanno fatto esplodere le nostre vecchie anticipazioni fondate su ciò che pensavamo di conoscere con piena certezza. Ciò che avevamo dato per scontato, il portatore del “e così via” deve essere rimesso in discussione in virtù della presenza di un nuovo tema/oggetto/problema contingente. In altre parole si tratta del bisogno di nuovi interrogativi.«Piuttosto il nuovo tema emergente o sopravveniente esige un radicale ricominciamento dell'intero processo, una revisione dei possessi
84 Ibidem, p.138.
abituali che vengono privati del loro carattere di sufficiente certezza ora non possiamo più accettare quello che già conoscevamo o continuare a dare per scontato quel che abbiamo raggiunto attraverso i processi precedenti. Evidentemente ciò che fu dato per scontato come possesso abituale fino a nuovo avviso, e la rilevanza tematica soppravveniente ed emergente è precisamente questo nuovo avviso che non ci permette di restare fermi ai risultati finora raggiunti86». «Il disfaccimento del nostro fondo abituale di conoscenze, il ricominciamento della sedimentazione, la ri-trasformazione della conoscenza già fuori questione in problema, le re-interpretazioni ricorrenti di ciò che sappiamo, tutto ciò mostra che vuoti già riempiti possono di nuovo ritornare tali, che vuoti precedenti erano riempiti solo in via approssimativa, che rilevanze ipotetiche del tipo “a condizione che ” sono sviluppate con i loro propri orizzonti particolari aperti e i loro sistemi pertinenti di rilevanze interpretative e motivazionali, che le modificazioni dei vari sistemi di rilevanze conflittuali si intersecano, esigendo perciò la loro espansione o restrinzione, e che fenomeni come celare, coprire, lasciar cadere, interrompere e simili si manifestano. Non è possibile e neanche necessario descrivere (con una casistica) tutte queste possibili interrelazioni. Ci basti capire che le trasformazioni dell'ignoto in conoscenza, la dissoluzione del conosciuto in vuoti e viceversa, l'entrare in orizzonti inesplorati di conoscenza sinora irrilevante ma possibile, la
creazione di nuovi sistemi di rilevanze interpretative e motivazionali, in breve tutte queste trasformazioni fenomeniche, creazioni, annullamenti, l'intero gioco di aspettative soddisfatte e anticipazioni frustrate (per non dire della possibilità di essere messa in questione della sufficienza della nostra conoscenza e della determinazione e rideterminazione dei fini perseguibili), si manifestano secondo un particolare ritmo individuale che ha i suoi momenti di transizione (punti di volo e punti di riposo), le sue articolazioni uniche e anche impulsi di quanta (si ricordi la nostra cautela espressa nei confronti di questa metafora). Questa articolazione ritmica della nostra vita spirituale è costitutiva della nostra esistenza storico-biografica come esseri umani in questo mondo. La nostra storia non è altro che la storia articolata delle nostre scoperte e del loro dissolversi nelle nostre situazioni auto-biograficamente determinate 87».Abbiamo parlato fino ad ora di un soggetto astraendolo da un ambiente sociale, provando a ripercorrere alcune tappe che lo portano a relazionarsi con degli oggetti acquisendo conoscenze e facendo esperienza nel mondo della vita quotidiana. Ma come abbiamo detto nelle righe iniziali di questo paragrafo il soggetto/individuo è sin dalla nascita imbrigliato in un mondo di suoi
simili e in reti di significato precostituite. Stando
alle parole di P. L. Berger e T. Luckmann questa si può considerare « la più grossa truffa che la società faccia ai danni dell'individuo: far apparire come
necessità ciò che in realtà altro non è che un insieme di fatti contingenti, e rendere così significativo, l'incidente della sua nascita88». Quanto appena detto ci porta all'interno di un concetto Schütziano che per la trattazione che seguirà acquista un'importanza particolare, quello di “modelli culturali”.
1.4 Il Concetto di modello culturale89
Seguendo la ricostruzione operata da Muzzetto possiamo dire che in Schütz i modelli culturali sono « modelli che costituiscono il luogo necessario della costruzione e trasmissione di ogni forma di conoscenza […] i cui contenuti costituiscono delle conoscenze che ciascun individuo, una volta acquisite, incorpora nel proprio fondo di conoscenza disponibile come conoscenza at hand 90». Vi sono
88 P. Berger, T. Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Il Mulino -1969, p.172.
89 Schütz dice «è un mondo di cultura perché, fin dall'inizio, il mondo della vita quotidiana è per noi un universo di significato, una struttura di significati che dobbiamo interpretare per individuare le nostre possibilità di azione nel suo ambito e per giungere a patti con esso. Questa struttura di significati, tuttavia, […], ha origine nell'attività umana ed è da essa istituita: nell'attività nostra e dei nostri compagni, contemporanei e predecessori».A. Schütz,
Sulla metodologia delle scienze sociali. In Saggi Sociologici, U.T.E.T – 1979, p.11.
90 L. Muzzetto, Il soggetto e il sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted, Franco Angeli, p.71.
Schütz, come scrive Muzzetto, compie una distinzione tra la conoscenza on hand e una conoscenza at hand. Delineiamo le differenze seguendo Muzzetto. La prima è una conoscenza universale e quindi non può essere problematizza e viene assunta come naturale. Infatti “la conoscenza on hand riguarda la struttura fondamentale dell'esperienza del mondo della vita: è la conoscenza che rappresenta la base necessaria dell'esperienza nel mondo. Ma quanto detto non è ancora sufficiente per comprenderne la natura. Occorre aggiungere che più che un contenuto questa costituisce una dimensione dello stock di conoscenza continuamente presente in ogni esperienza e in ogni situazione,[...] le esperienze che la costituiscono non vengono afferrate direttamente dalla coscienza, non sono mai collocate al suo centro, ma restano costantemente all'orizzonte dell'esperienza. La conoscenza at hand invece è resa possibile dalla conoscenza on hand, che in virtù di questo sta sempre all'orizzonte, e si riferisce alla maggior parte delle acquisizioni rese possibili dall'esperire che ogni individuo compie nella società, “appartengono alla conoscenza at hand la maggior parte delle esperienze che si sedimentano nel fondo di conoscenza disponibile”. Questa, a