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2.0 Un breve sguardo sulla città del futuro 2.1

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18

Molti di coloro (...) immaginano delle città nuove, mera-vigliose me-tropoli dalle torri trasparenti, bagnate da una dolce luce, dove regna una eterna primavera1.

2.0 Un breve sguardo sulla città del futuro

2.1

Perché la città?

Per quale motivo è importante soffermarci sul soggetto della città attraverso il cinema di fantascienza? La risposta a questa domanda è stata fornita in parte nel capitolo introduttivo. Niente di tutto ciò di cui scriveva quasi un secolo fa Lewis Mumford perde di attualità, ‘la città è il punto di massima concentrazione dell’energia e della cultura di una comunità’2

, rappresenta il lavoro congiunto di migliaia e, in caso di alcune megalopoli, di decine di milioni di persone. Il genio, il lavoro, la scienza e la cultura di tutta l’umanità confluiscono nel centro pulsante della metropoli, così come giustamente è stato osservato con i diversi modelli gravitazionali3.

La grande città è il cuore, centro motore del sistema cardiaco; è il cervello, centro da cui si diparte il sistema nervoso: da essa nascono e si propagano le attività delle nazioni e gli avvenimenti di portata

internazionale. L’economia, la sociologia, la politica fanno perno sulla grande città, e ogni sua modifica ha ripercussioni anche sulle persone sperdute nelle più lontane province. La grande città è il

punto di contatto di tutte le forze attive del mondo4.

Cosa potrebbe rappresentare al meglio quel futuro immaginario, quel cambiare continuo, l’avvenire, se non una città? L’essenza stessa del confluire di menti e di individui?

1

Vian B., Cinema e Fantascienza, Edizioni il Formichiere, Milano, 1980. p. 75.

2

Mumford L., La cultura delle città, Edizioni di Comunità, Torino, 1999. Intr.

3 Per i sistemi gravitazionali intendo i modelli economici e geografici che descrivono l’attrazione demografica e

economica delle metropoli. Cardelli U., Colombo L., Cristiano F., Ferone P., Fuccella R., Macchiaroli P.E., Rispoli C., Studi di Urbanistica, Volume terzo, Dedalo libri, Bari, 1979.pp.109-113.

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La campagna circostante è sempre stata più ferma, meno capace a riformare e cambiare, essa stessa per natura risulta tradizionale e conservatrice, una forza contrastante alla grande metropoli. Sono le città vicine, adiacenti alla campagna che, plasmando la stimolano e influenzano l’orientamento dei cambiamenti.

[Fig.1], panorama di Parigi con nello sfondo La Défense, (2015)5.

Esse (le città) sono veri centri dell’innovazione e della crescita economica, mentre al contrario, la campagna viene più spesso associata all’arretramento. Lo sguardo volto verso il passato rispecchia le attitudini delle aree rurali. Persino un cartello pubblicitario che mostra La Défense di Parigi, ci dice, The future is now6[1], la metropoli è talmente dinamica che,

cambiando dinanzi ai nostri occhi, mostra il futuro già oggi.

Le crescenti megalopoli sono interamente opere dell’uomo, sono più di qualsiasi altra cosa staccate, sradicate e distanti dalla natura. Essendo pervase dalla tecnologia e dalla scienza, svolgono un ruolo fondamentale nella fantascienza cinematografica. Probabilmente senza le città la fantascienza non avrebbe forse potuto esistere. La metropoli, anche se nella sua forma attuale molto criticata da Lewis Mumford, è una delle più grandi se non la più

5

Immagine disponibile su https://www.flickr.com/photos/26700938@N05/5020508459/in/gallery-cmdarnoc-72157625043566856/ consultato il 10/09/2015.

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grande invenzione dell’umanità7, nonché è essa stessa la caratteristica principale della società

moderna. Terreni con la più bassa concentrazione di popolazione, man mano allontanandosi dalle infrastrutture a rete delle grandi metropoli, assomigliano sempre di più alle nostre origini, stili di vita di millenni fa e la natura non alterata da secoli. Parlare del futuro in queste location, è come parlare di agricoltura mostrando i grattacieli di New York.

7

Con una delle più grande invenzioni dell’umanità intendo la costruzione delle città, che fu la conseguenza dell’invenzione dell’agricoltura stimata a circa 10000 anni fa, più grande invenzione dell’umanità: “l’agricoltura” L.A.ME.T.A. (http://lameta.info/, 2014).

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2.2

La città e la sua architettura nel futuro, secondo le visioni del presente

Il tema del futuro è vastissimo, un semplice pensare al futuro ci offre una gamma infinita di possibilità. Mischiando ed elaborando le nostre esperienze presenti possiamo arrivare ai risultati più disparati, moltitudine di visioni distopiche o utopiche che rappresentano le nostre paure e speranze, le immaginazioni o addirittura le pure fantasie, le quali comunque nascono in un contesto – nel presente. Cosi per esempio nell’ultimo trentennio del secolo scorso, quando i tassi di natalità rappresentavano una dinamica esponenziale, e la crescita demografica ci fece paura, a sua volta, la cinematografia di fantascienza di quel periodo rispecchiò spesso i timori legati alla possibile futura sovrappopolazione. Furono prodotti decine di film che mostrarono i risultati dell’eccessiva crescita urbana. Ad esempio Soylent Green (1973) (in italiano 2022: i sopravvissuti) racconta la storia di un poliziotto, Detective Thorn il quale vive nella sovrappopolata New York del futuro. La mancanza delle risorse è all’ordine del giorno. Le stagioni si sono ridotte ormai ad un estate continua con temperature che non scendono sotto i 30 gradi. Il cibo è difficilmente accessibile con l’eccezione dei ‘Soylent’, i biscotti prodotti, ufficialmente con il plancton, dalla corporazione Soylent. Thorn proseguendo un’inchiesta scopre che le risorse ittiche si sono esaurite alcuni anni fa e il principale ingrediente della ‘Soylent’ si rivela non essere il plancton, ma carne umana. L’orma di questo film è ancora presente nella pop cultura, influenzando tra l’altro l’immaginaria Neo Seoul di Cloud Atlas (2012).

La New York di Il Quinto Elemento (1997) affronta il problema della sovrappopolazione in un altro modo. La megalopoli cresce in verticale sopra i cumuli di rifiuti lasciando abbastanza spazio per tutti gli abitanti, mentre le risorse e materie prime vengono probabilmente importate dagli altri pianeti i quali, come ci suggerisce il film, l’uomo è riuscito a colonizzare con successo. La New York di Il Quinto Elemento è un’impressionante città verticale, dove il traffico non è solo orizzontale ma anche dal basso verso l’alto e viceversa, con dei treni che si spostano lungo le pareti degli infinitamente alti grattacieli.

Un esempio significativo, di come i processi che accadono nella realtà circostante influenzino la nostra percezione del futuro, viene rappresentato già dal Le voyage dans la

Lune (1902) del regista francese George Méliès, probabilmente uno dei primi se non il primo

film di fantascienza. Nel quarto minuto del film, dallo sfondo si scorge un’enorme città industriale del futuro, con le ciminiere, camini, fabbriche, magazzini, fumi e i tetti sull’orizzonte a perdita d’occhio. Nella parte centrale dell’inquadratura si può distinguere

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22

un’industria dove è prodotta la navicella spaziale (somigliante ad un missile) la quale in seguito viene lanciata sulla luna. Il fondale animato rappresenta la Parigi del futuro, la città industriale mostra ciò che l’autore del film, Georges Méliès, scorse come cambiamento tra la fine del XIX e l’inizio dell’XX secolo: la seconda rivoluzione industriale in corso, che trasformò radicalmente il panorama urbano. Il regista con intuizione ed efficacia riuscì a rappresentare la metafora dell’ascesa dell’industria in poche immagini in movimento. L’industrializzazione, la costruzione delle infrastrutture: ferrovie, strade, fabbriche, canali e il susseguirsi delle scoperte ed invenzioni, sicuramente stimolarono Méliès a produrre la prima in assoluto, anche se fantasiosa e poco realistica, anticipazione filmica del viaggio sulla luna. Donald Albrecht ha scritto a questo proposito:

Méliè’s own favorite subjects included industrialism’s latest technological and scientific discoveries8 .

Questi stessi processi della rivoluzione industriale hanno causato una crescita economica e urbana molto dinamica, essa venne rappresentata nei vari film dei decenni successivi. Per esempio Metropolis (Germania, 1927), mostra l’ansia legata al concetto dei grattacieli americani, che hanno cominciato a sorprendere e meravigliare il mondo.

Metropolis inoltre mostra la contrastante ascesa della città contemporanea - moderna del

mondo occidentale caratterizzata dai suddetti grattacieli, e allo stesso tempo graduale obsolescenza dell’insensata città industriale. La simultanea presenza di questi due poli opposti, provoca il contrasto che fornisce la base del racconto. Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo la città industriale si spostava gradualmente in periferia, veniva caratterizzata da onnipresenti baraccopoli e modeste case degli operai9, le baraccopoli degli anni ‘20 furono rappresentate nel film con la città sotterranea degli operai. Metropolis come anche altri film dei decenni successivi, mostrano il problema di classe e le crescenti disuguaglianze nella società urbana.

La Caduta Della Megalopoli invece, descritta da Lewis Mumford alla fine degli anni ‘30, echeggia nella società per tutta la seconda metà del secolo scorso influenzando ovviamente anche le visioni future delle città. Deitrich Neumann per esempio scrive:

8 Albrecht D., Designing Dreams: Modern Architecture in the Movies, Harper and Row, New York, 1986. p.28. 9

Lewis Mumford descrive con dettaglio l’evoluzione della città industriale, essa fu chiamata da lui Coketown riprendendo il nome del luogo dell’azione di Tempi difficili di Charles Dickens. Mumford L., La cultura delle città, Edizioni di Comunità, Milano, 1954.

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23

The next decades brought fears of Urban decay, the growing threat of pollution and potentially destructive class differences. All of which are mirrored In Ridley Scott’s Blade Runner In which the Los Angeles of 2019 makes specific Visual and architectural reference back to Lang’s Metropolis. In Batman the future Gotham City is presented as a brutalist, modernistic nightmare. Dick Tracy, finally,

provides a nostalgic alternative by creating the style of an imaginare pre-modernistic New York10.

Le città nella fantascienza dunque sono spesso delle rappresentazioni metaforiche o semplicemente esagerate delle questioni di attualità. Tali raffigurazioni tendono ad evidenziare, enfatizzare i problemi, le tematiche e le situazioni del presente. Il modo in cui lo scrittore o il regista di fantascienza si immagina la vita sociale nelle città del futuro, divisione delle classi e il complessivo panorama urbano dipende in gran parte dalle speranze e paure, o detto in altri termini, le credenze, di una data società nei confronti del suo futuro. Infatti Boris Vian diceva nel suo Cinéma science-fiction che: i letterati di fantascienza ‘scrivono ciò in che credono, E fanno si che ci crediamo anche noi’11

. Se una idea scientifica viene propagandata e accettata ampliamente come vera è quasi sicuro che verrà utilizzata e rappresentata in qualche film di fantascienza. Interessante notare che le idee e il cinema si influenzano a vicenda, essendo un mezzo di comunicazione di massa, il cinema, risulta un elemento chiave nel propagare e istituire le nuove idee che successivamente vengono adottate e realizzate. Dietrich Neumann scrisse al riguardo, nel suo saggio, citando Luis Buñuel:

Now and forever the architect is going to replace the set designer. the movies will be the faithful translator of the architect’s boldest dreams. Bunuel’s prophecy did not entirely come true. Architects have not replaced set designers. (...) film Has indeed – on numerous occasions – faithfully translated

the boldest dreams (and the worst nightmares) of architecture12.

Per alcuni critici, i recenti sviluppi dell’architettura sembrano suggerire piuttosto l’opposto della profezia di Buñuel, sono molto spesso gli architetti stessi ad essere influenzati dalle visioni cinematografiche. Il puro fatto di credere intensamente in una cosa e l’opinione che essa sia stilisticamente corretta e moderna, la può far diventare in voga e che si avverrà. Quest’ultima affermazione si concretizza nell’evoluzione degli stili di vita, stili architettonici o l’aspetto delle città nel futuro. Il cinema di fantascienza produce in questo modo molti anacronismi dei quali un esempio interessante sono le videochiamate, già presenti nei film di fantascienza degli anni ‘20. Cominciando da Metropolis (1927) e finendo con l’esempio di

10 Neumann D., Film Architecture From Metropolis to Blade Runner, Prestel, Munich, New York, 1999. p. 9. 11

Vian B., Cinema e Fantascienza, Edizioni il Formichiere, Milano, 1980. p.70. 12

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24

2001: Odissea nello spazio (Regno Unito, Stati Uniti, 1968), le onnipresenti oggigiorno

videochiamate, vennero rivelate in questi film in maniera molto efficiente. Già nel 1915, lo scrittore americano Vachel Lindsay, in uno dei primi libri in assoluto sulla teoria del film13,

The Art of the Moving Picture, affermò nel capitolo intitolato Architecture In Motion, che:

Gli architetti14, sono sopratutto gli uomini che promuovono lavoro in rappresentazione ultra-creativa resa cinematograficamente. La loro importanza non è solo di filmare i drammi storici ma anche di

rappresentare l’architettura del futuro15 .

Ancora Neumann nel suo saggio dice che:

l’architettura filmica più adatta è quella che viene creata per un film in particolare, ed esiste solo nel e attraverso il film, però tuttavia riflette e contribuisce ai dibattiti architettonici contemporanei. In tale occasione, il mass-medium del film può avere un ruolo importante nella critica e diffusione delle

idee architettoniche’16 .

La stessa visione utopica o anche positiva di una città nel cinema di fantascienza, influenzata a sua volta dagli urbanisti, architetti e scienziati, potrebbe in futuro avverarsi come il risultato dello sforzo nel raggiungere questo futuro utopico immaginato. La rappresentazione del nucleo urbano del futuro nella cinematografia di fantascienza è dunque una forma di cineplastica17. Con questa arte vengono progettate e realizzate le città nei film. Si può altresì confermare la tesi, che la cultura di massa incluso il cinema di fantascienza, influenzando l’aspetto della città del futuro, plasma in certo senso quindi anche l’architettura delle costruzioni degli architetti e i progetti degli urbanisti, incluso gli stili di vita nelle città o azioni dei loro abitanti nel futuro. Già nel 1925 Robert Mallet-Stevens osservò l’innegabilità

13 (…) published one of the very first books on film theory, The Art of the Moving Picture, claimed In a chapter

entitled ‘’Architecture In Motion’’ that ‘’the architects, above all, are the men to advance work In the ultra-creative photoplay’’ Their importance was not Just for the filming of historical dramas but also for the representations of the architecture of the future.Neumann D., Film Architecture From Metropolis to Blade Runner, Prestel, Munich, New York, 1999. p. 9.

14

Per gli architetti si intende gli scenografi e tutte le persone responsabili per l’aspetto futuro delle città nel film di fantascienza.

15 Ivi, p. 9. 16

Ivi, p. 8.

17

Ivi, p. 14. Anthony Widler nel suo saggio riporta il testo di Fernand Lèger il quale descrive la cineplastica quale l'arte plastica in movimento, architettura nel cinema.

(8)

25

della marcata influenza che esercita il cinema sull’architettura moderna e che a sua volta, l’architettura moderna porta il suo lato artistico nel cinema18

.

Infatti dietro la diffusione e accettazione del design moderno sono stati i film. Le opere come Le Diable au Coeur (Francia, 1928) oppure Les Nouveaux Mesieurs (Francia, 1928) o ancora Nous la Liberté (Francia 1931) con il ricorrente motivo delle finestre orizzontali; adottavano il design dei interni che era:

(…) reminiscent of the interlocking solids and voids of Le Corbusier’s Villa Le Roche-Jeanneret (1923-1924)19.

Molto presto il propagatore per l’eccellenza delle mode e stili diventò Hollywood che durante gli anni ’30 Dominò il cinema occidentale20.

Hollywood quickly rose to a commanding position not Only as a popularizer of fashion trends but also as an initiator of them21.

Un esempio di quanto i mezzi di comunicazione di massa sono stati importanti nella diffusione dei stili architettonici può servire l’esempio dello stesso Le Corbusier che influenzò l’architettura ‘grazie alla veemente propaganda da lui condotta attraverso la sua rivista

L’Espirit Noveau, 1920-1925’22. Nel caso dell’architettura moderna e tutti i suoi stili

discendenti, forse fu proprio la fotogenicità che sta dietro il successo dell’architettura moderna la quale, era invece spesso criticata per la sua freddezza e sterilità[2].

18

It is undeniable that the cinema has a marked influence on modern architecture; in turn, modern architecture brings its artistics side to the cinema. Ivi, p. 14.

19

Albrecht D., Designing Dreams: Modern Architecture in the Movies, Harper and Row, New York, 1986. p.56.

20 During the 1930s, Hollywood dominated Western screens. Albrecht D., Designing Dreams: Modern

Architecture in the Movies, Harper and Row, New York, 1986. p.75

21

Ivi, p.76.

(9)

26

[Fig.2], Scena tratta dal film Allan Dwan What a Widow! in cui viene mostrato l’interno del futuristico appartamento nel film diretto da Paul Nelson, (1930)23.

Negli anni ’20 e ’30:

Modernism was in the air, promoting the value of a progressive life-style to an era obsessed with progress24.

La stretta relazione del cinema con l’architettura può spiegare il carattere architettonico stesso del cinema, evidenziato già da Eisenstein25

. Il cinema instaura con l’architettura una stretta relazione, aggiungendo la quarta dimensione al suo cosmo fotografico. La quarta dimensione del tempo estende lo spazio nella profondità plastica, un processo che rievoca la contemplazione dell’opera architettonica.

2.3

Città del futuro: I nuclei urbani filmici e reali a confronto

23 Albrecht D., Designing Dreams: Modern Architecture in the Movies, Harper and Row, New York, 1986. p.16. 24

Ivi, p.56. 25

(10)

27

Le future città filmiche sono enormemente influenzate dal contesto storico in cui vengono prodotte le loro visioni. Il regista, lo scenografo, il fotografo, cercano dei set o delle ispirazioni che potrebbero aiutarli ad immaginare quel futuro che vogliono rappresentare. Per questo scopo essi possono servirsi degli ambiziosi progetti di urbanisti e architetti di strutture e città moderne. Altra cosa che potrebbe risultare utile quale fonte d’ispirazione, sono le immagini delle città più avanzate, le più dinamiche e moderne del mondo. Le suddette città cambiando di fronte a noi, ci mostrano un po’ di quel futuro già oggi. A sfruttare questa attenta osservazione dei processi evolutivi delle metropoli, della realtà circostante è stato già l’autore del grande classico del cinema, Metropolis, Fritz Lang. Metropolis (1927) film la cui storia, che focalizza la narrazione sui problemi dei suoi abitanti, viene ambientata nella città del futuro o per meglio dire città doppia. Nel film non viene rappresentata una sola città, ma due città una sovrastante l’altra: mentre la città sotterranea è un’ampia metropoli distopica dove i lavoratori delle fabbriche lavorano e vivono in delle condizioni pessime, la città sovrastante, la metropoli utopica viene abitata dalle classi sociali più agiate, i ricchi e la classe dirigente.Gli operai lavorano nelle fabbriche (Power Room) sottoterra per produrre l’energia sfruttata dalla città utopica della superficie. Anche in Metropolis, come tra l’altro nel menzionato già26

Le voyage dans la Lune, l’industria ha un ruolo importante nella città del futuro. Le fabbriche e gli edifici industriali presenti nel film, vengono ispirati dai disegni dell’architetto futurista italiano Antonio Sant’Elia[3]

. Le forme degli edifici della Power Room presenti nel film, hanno molteplici analogie con alcuni dei suoi lavori, come ad esempio il disegno dell’Edificio monumentale con scalinate27

(1912). Le caratteristiche scalinate monumentali poggianti sulle pareti inclinate vengono riproposte nella Centrale elettrica (1914) e nel Studio per Diga o Centrale elettrica (1914)28 dello stesso architetto.

È durante un viaggio a New York che il regista Fritz Lang venne colpito ed impressionato dal futuristico aspetto della metropoli americana. Il viaggio di Lang ebbe un ruolo cruciale29 nella preparazione dei set per il film Metropolis. Il set della Metropolis utopica, la città sovrastante, viene costruito basandosi sull’esperienza di una città vera, simbolo di modernità, novità nel panorama urbano grazie al recente boom edilizio degli anni

26

(cfr. cap. 2.2).

27

Longatti A., Disegni di Sant’Elia, Banca popolare di Lecco, Lecco, 1984. p.15.

28

Ballo G., Sant’Elia e l’ambiente futurista, Nuove edizioni gabriele Mazzotta, Milano, 1989. p.72-75.

29 Fritz Lang, who later often admitted that he had been more interested in the visual imagery of the film than in

its social content, recalled how his original idea had been based on his fascination with the skyscrapers of New York which he saw for the first time in 1924 on a promotional tour for his medieval epic. Neumann D., Film Architecture From Metropolis to Blade Runner, Prestel, Munich, New York, 1999. p. 34.

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28

‘20. Una città che in quegli anni divenne la prima megalopoli moderna del mondo. New York, in quegli anni fu

[Fig.3], A sinistra: disegno di Antionio Sant’Elia per la Centrale elettrica, (1913) 30; a destra: La Power Room di Metropolis, (1927).

la prima città nella storia dell’umanità a superare i 10 milioni di abitanti31, fu una città

totalmente nuova, in crescita, la New York aveva bisogno di soluzioni moderne per affrontare la congestione e una popolazione in dinamica espansione. In quegli anni la megalopoli americana era poco più popolosa di Londra (seconda città più grande del mondo al tempo). Ma a differenza di Londra, fu una città in espansione, dinamica e non ancora consolidata32

. New York si trovava nella situazione quasi identica a quella nella quale si trovano oggi le grandi città della Cina orientale. Da una parte mancanza di infrastrutture sufficienti, case, uffici e edifici pubblici; dall’altra enormi flussi di migranti, altissima percentuale di popolazione in età produttiva e sopratutto ingenti somme di capitali che fluivano senza sosta. I cambiamenti divennero così drastici che conveniva costruire gli edifici di più in più monumentali e impressionanti, usando tecnologie innovative e sofisticate. La New York divenne in quei tempi il faro della modernità mondiale. Non sorprende allora che lo skyline di New York venne ripreso come ispirazione per i set dei film di fantascienza. La città

30

Pinacoteca Civica di palazzo Volpi, Como.

31 Chandler T., Four Thousands Years of Urban Growth: An Historical Census, St. David’s University Press,

Leviston, New York 1987.

32

Con la città consolidate si intende le città delle quali il tessuto urbano ed il processo evolutivo, sia demografico che edilizio, viene in parte o totalmente stabilizzato.

(12)

29

impressionò tanto Fritz Lang33 che realizzò un set cinematografico al tempo impressionante

per uno dei più importanti film di fantascienza della storia del cinema. Metropolis essendo una città del futuro, non copia semplicemente una città esistente, ma anticipa delle caratteristiche ancora non esistenti o poco mature nella città esistente di New York del 192634

ed è questo in gran parte la causa del suo successo. Nel progetto di Fritz Lang il traffico pedonale viene separato totalmente da quello dei veicoli a motore. Un processo che viene attuato oggigiorno sempre più con la costruzione di strade sotterranee coperte da piazze e parchi. La composizione dello skyline di Metropolis non assomiglia a nessuna delle metropoli moderne, anche se possiede peculiarità, dettagli delle città contemporanee. Un elemento di

Metropolis che indubbiamente esercitò maggiore influenza nella pop cultura e non solo, è la Nuova Torre di Babele. La Nuova Torre di Babele è un grattacielo del film Metropolis molto

enigmatico, punto focale della metropoli del futuro. Un grattacielo alto, dominante l’intera città fu un’idea già discussa tra gli urbanisti della Repubblica di Weimar. La Nuova Torre di

Babele, al tempo della produzione del film, non aveva ancora un corrispettivo reale ( l’Empire

State Building fu costruito nel 1931). L’idea di un grattacielo centrale quale faro della modernità ha grande successo e persiste nei numerosi film di fantascienza posteriori, come per l’esempio il Seacoast National Bank Building in Skyscraper Souls (1932), Wynand Building di Fountainhead (1949)35, Glass Tower in The Towering Inferno (1974) o ancora molto più conosciuto Tyrell Corporation Headquarters di Blade Runner (1982). La Nuova

Torre di Babele influenza la pop cultura rafforzando allo stesso tempo l’idea stessa della città

moderna e il suo skyline dominato da un grattacielo colossale. Oggigiorno questa visione è diventata oramai una parte integrale di quasi ogni metropoli moderna che vuole contare. Tale concetto trova la sua più nota realizzazione nelle torri gemelle del World Trade Center di Nuova York. È molto sorprendente quanto diffusa e comunemente accettata diventò l’idea della super-torre dominante, adottata recentemente in molte città del mondo: a cominciare dal famoso Taipei 101[4] costruito a Taipei36, passando da una delle città più futuristiche al mondo

33

The View of New York by night is a beacon of beauty strong enough to be the centerpiece of a film... There are flashes of red and blue and gleaming white, screaming green... streets full of moving, turning, spiraling lights, and high above the cars and elevated trains, skyscrapers appear in blue and gold, white and purple, and still higher above there are advertisments surpassing the stars with their light. Neumann D., Film Architecture From Metropolis to Blade Runner, Prestel, Munich, New York, 1999. p. 34.

34

L’anno in cui il regista Fritz Lang effettuò uno dei suoi primi viaggi a New York. 35

The most memorable use of modern architecture as set design. The Fountainhead, directed by King Vidor, was released by Warner Bros. In the summer of 1949, six years after the publication of Ayn Rand’s mammoth best –selling novel, a popular culure phenomenon that announced modern architecture’s new status as an establishment sytle. Albrecht D., Designing Dreams: Modern Architecture in the Movies, Harper and Row, New York, 1986. p.168.

(13)

30

[Fig.4], A sinistra: la Nuova Torre di Babele di Metropolis, (1927); a destra: una delle moderne torri di babele, Taipei 101, Città di Taipei, (2004)37.

Insieme al famoso Burj Khalifa a Dubai38 e concludendo con La Kingdom Tower di Jeddah in Regno di Arabia Saudita, un grattacielo 20 volte più alto della Torre di Pisa e dieci volte quanto l’edificio più alto della città in cui attualmente è in costruzione39

.

Il Metropolis è la metafora della lussuria e vizio, l’idea della città moderna, il vetro, l’acciaio e le tecnologie più moderne messe al servizio di costruzioni futuristiche. Cosi come la Dubai, simbolo della modernità sfrenata nel bel mezzo del deserto, città totalmente nuova, sorta dal nulla, un progetto che deve mostrare al mondo intero di essere il futuro stesso, che in questa era postmoderna, presente è sinonimo di già futuro. Cos’altro poteva ispirare meglio tale impresa, se non l’idea stessa del futuro veicolata dai film di fantascienza e diffusa dalla cultura di massa? Dubai è una delle città nuove, la quale, da diversi punti di vista, assomiglia più ad un set del cinema di fantascienza che ad una città vera, cresciuta spontaneamente nei secoli. È lo stesso Matt Hanson a notare che lo spazio attorno a noi diventa progressivamente più cinematografico40. Basta un po’ di attenta osservazione della capitale dell’Emirato per

trovare molteplici analogie con i set cinematografici degli decenni passati. Un esempio dei più

37

Immagine disponibile su http://www.jacoporanieri.com/public/newmedia/2015/08/Taipei-101.jpg. consultato il 23/08/2015.

38

Progetto di: Adrian Smith, (2009), Ivi.

39 Progetto di: Adrian Smith, (in costruzione), Ivi. 40

(…) our spaces are becoming progressively more cinematic as the future gets nearer and digial entertainment visions loop and feed bac into architectural reality. Hanson M., Building Sci-fi Moviescapes, Focal Press, Burlington, 2005. p. 8.

(14)

31

significativi, sembra essere lo scorcio di città emersa lungo l’estesa Sheikh Zayed Rd la quale assomiglia ad una copia a colori del set di Just Imagine (1930)[5], il film di Davide Butler, un progetto visionario della città del futuro. La New York di Just Imagine venne influenzata dai progetti della Città del Futuro (City of The Future) di Harvey Wiley Corbett il quale a sua volta ispirò Hugh Ferriss e la sua visione della città del futuro nel The Metropolis of

Tomorrow. Lo scenografo di Just Imagine, Stephen Goosson come accadde nel caso di Metropolis si ispira a diverse fonti, alcune riconducibili a delle costruzioni reali, come per

esempio la recentemente costruita Banca di Manhattan (1929) o vicino al termine della costruzione Chrysler Building (1930). La New York di Just Imagine non ha precedenti, iscrivendosi nella storia come una rappresentazione innovativa e originale, con grattacieli altissimi di Goosson molto più eleganti di qualsiasi progetto del tempo. Le file di centinaia di finestre illuminate con chiarore, si dissolvono nelle facciate eleganti e snelle dei palazzi futuristici di Just Imagine. Il film esprime una propria originalità e stile che fu descritto da Harvey Wiley Corbett quale ‘uno stile ultra moderno non rilevato fino ad ora dai più ultra dei artisti ultramoderni’41

. Le costruzioni di Just Imagine, anche se chiaramente ispirate dal centro direzionale di The Metropolis of Tomorrow, mostrano le forme più slanciate in verticale, più leggere e molto più moderne e apparentemente contemporanee a noi, rispetto al progetto di Ferriss. La New York del futuro, del film diretto da Davide Butler, si scorge a malapena per un breve lasso di tempo in tutta la durata del film, ma questi pochi secondi furono sufficienti per stupire lo spettatore del tempo. Il progetto della New York per Just

Imagine, al tempo della costruzione, non aveva nessun corrispettivo nella realtà, nemmeno le

emergenti, a quei tempi, supermoderne megalopoli come New York o Chicago si avvicinavano a malapena a questa città. Però oggi, dopo quasi 100 anni, sono emersi dei nuclei urbani sorprendentemente somiglianti a quella ultramoderna immaginazione di un secolo fa, un anacronismo senza precedenti, rilevato grazie alle immagini in movimento. Non è stata però la New York che si è evoluta secondo il modello di Just Imagine, infatti la New York della prima metà del 900’ in via di consolidamento42

non poteva cambiare in modo così diametrale in un secolo, sono invece le nuove città del lontano Est o del Medio Oriente che hanno raccolto le suggestioni estetiche e di pianificazione urbana suggerite dal film di Butler.

41

An ultra modern style unrevealed heretofore by the most ultra of ultramodern artists. Neumann D., Film Architecture From Metropolis to Blade Runner, Prestel, Munich, New York, 1999. p.112.

(15)

32

[Fig.5], A sinistra: The City of the Future, disegno di Harvey Wiley Corbett, (1913)43; al centro: il set costruito da Erich Kettelhut per il film Just Imagine, diretto da David Butler, (1930); a destra la vista panoramica su Sheikh Zayed Rd di Dubai (Davide Waugh, 2011)44.

Le città totalmente nuove, sorte letteralmente dal deserto, sono cresciute principalmente grazie al commercio delle risorse energetiche fossili, consistente immigrazione della manodopera da tutte le parti del globo, esplosione demografica degli anni 90’ ed il turismo in sviluppo grazie ai milioni di persone meravigliate e incuriosite da questa modernità

ultramoderna. Sono delle città miraggio a modello di Las Vegas45, nuova Bahrain, Doha, Abu Dabi, ma sopratutto Dubai; proprio quest’ultima sembra essere descritta da Dietrich Neuman quando invece analizza il set di Just Imagine. Guardando la vista complessiva di Dubai attraverso lo scorcio della Sheikh Zayed Rd, si può a tratti avere l’impressione che Neuman scrivesse proprio parlando di essa:

Skyscrapers of up to two hundred stories are placed far enough apart to let light into the deep canyons between them, the different traffic levels seem well ordered, and the buildings gleam with electricity,

thus providing images of a healthy, prosperous, and enjoyable future. Stylistic unity has been achieved, as no traces of earlier historic buildings are to be seen46.

43

Immagine disponibile su http://metropolisoftomorrow.tumblr.com/post/609777496/city-of-the-future-by-harvey-wiley-corbett-1913 consultato il 06/06/2015

44

Immagine disponibile su https://www.flickr.com/photos/55669755@N08/5718990455 consultato il 06/06/2015.

45

Lewis Mumford ha condannato la realtà urbana di Las Vegas.

46

Neumann D., Film Architecture From Metropolis to Blade Runner, Prestel Publishing, Munich, New York, 1999.

(16)

33

Oltre alle influenze di Ferriss, un altro apporto architettonico è dato dagli skyscraper

bridges – i grattacieli ponti, disegnati da Raymond Hood nel 1929, anche in questo caso

abbiamo a che fare con un anacronismo. Questo tipo di architettura è stato concretizzato per la prima volta nel 1992, anno in cui è stato completato il Gate Tower Building a Osaka, il grattacielo viene attraversato ad una certa altezza da un viadotto-tunnel. L’edificio assomiglia molto di più alla scenografia di Stephen Goosson, che dei progetti originali di Raymond Hood.

Un altro significativo anacronismo, viene rappresentato nel film Francese Play Time (1967): un spettacolare e grandioso set cinematografico, cosiddetto Tativille fu costruito per rappresentare la Parigi del futuro. Play Time, anche se definito una commedia e non film di fantascienza, sicuramente merita l’attenzione nel presente lavoro. I grattacieli e i palazzi in acciaio e vetro mostrati nel film, ma non esistenti nella Parigi del ‘67, annunciavano un futuro con le strade pulite, un’atmosfera bluastro – azzurra del cielo riflesso nelle facciate di vetro. La massima cura dei dettagli e allo stesso tempo il minimalismo delle decorazioni, hanno reso l’insieme di un’estrema purezza e quasi sterilità, tipiche dell’architettura moderna. Il set risulta molto realistico e nel contempo rappresenta uno stile modernissimo. Film diretto da Jacques Tati, è un cinema sull’architettura e l’influenza della tecnologia moderna sulla vita di ogni giorno. La triade stilistica del campo lungo, della ripresa lunga e pan-focus ha contribuito a introdurre un diverso livello di coscienza spettatoriale. Le inquadrature di Tati sono frequentemente colme di particolari, figure e piccoli avvenimenti che avvengono in contemporanea.47In Play Time, la Parigi del futuro viene ridotta ai posti visitati dai turisti, i quali la Torre Eiffel e l’Arco di Trionfo che si riflettono nelle finestre o le porte casualmente aperte, tutto il resto è una città totalmente nuova.

Paris is identified as participating in the ‘International Style’ that makes all parts of the globe look alike48.

Come tante invenzioni, lo stile internazionale – l’architettura del Movimento Moderno fu un’invenzione europea, che in seguito venne interpretata, commercializzata e diffusa al livello globale dal capitalismo americano e il suo strumento preferito di propaganda: il cinema. Nel corso del XX secolo e ancor più oggi con lo stile neomoderno e high-tech, si

47

Ivi, pg.140. 48

(17)

34

affermò quale lo stile per eccellenza per uffici. Già negli anni ’20 gli architetti criticarono lo stile moderno corporativo americano, il quale ‘nel design (era) di solito tanto superficiale quanto il revivalismo che lo ha preceduto’49

.

La città immaginata da Jacques Tati non è un semplice progetto, ma un’intera

metropoli costruita pezzo per pezzo, curata nei minimi dettagli dallo stesso direttore, che sin dall’inizio sembra atteggiarsi come un’urbanista e architetto. Ponendosi come molto bella, pulita, e una modernissima metropoli, con ascensori, illuminazioni, insegne pubblicitarie e una vasta serie di particolari, Tativille è stata resa quale uno dei set cinematografici più complessi mai realizzato fino a quei tempi. Originariamente Play Time viene pensato come una critica alla diffusione dello Stile Internazionale in architettura e all’omogeneizzazione delle metropoli di tutto il mondo, invece è possibile che lo stesso abbia contribuito a questa propagazione, mostrando l’evidente modernità ed eleganza della Parigi del futuro.

The adoption of architectural modernism by the popular arts had two notable efects. First, it successfully promoted the modern style to the general public, making it both more accessibile and more palatable. Even more significantly, it helped create a potent new iconography for architecure:

Through frequent exposure in the media in a similar range of context, the ‘modern look’ became associated with affluence and witch progressivism in taste, if not necessarily in political beliefes50.

Quel che è più sorprendente è l’anacronismo che esercitò il film in questione. Al tempo di produzione del film esistevano a Parigi solo due grattacieli moderni in vetro e acciaio di cui uno in costruzione51, Nei decenni successivi più di trenta grattacieli moderni furono costruiti solo attorno La Défense, di cui la maggior parte negli ultimi anni, diventando così il secondo più grande quartiere d’affari d’Europa. La profezia di Play Time, della diffusione dell’architettura del Novecento nella città di Parigi e dell’evolversi di un centro direzionale su esempio delle città americane, sembra essersi avverata. L’odierno nuovo centro di Parigi, La Défense, denota enormi analogie con il set di Jacques Tati[6]

, pur rappresentando un aspetto lievemente più moderno di quel che ci mostra il film. Basta confrontare due scene: la panoramica di Parigi ritratta in un cartellone pubblicitario della city il quale ci annuncia con orgoglio the future is today; con la sequenza del film in cui compare la panoramica della città con la caratteristica Torre Eiffel, intravista dalla vetrata di un grattacielo.

49

Hitchcock H.R., Johnson P., Lo stile Internazionale, Zanichelli Editore, Bologna, 1982. p.49.

50

Albrecht D., Designing Dreams: Modern Architecture in the Movies, Harper and Row, New York, 1986. p.70.

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35

[Fig.6], A sinistra:La fotografia scattata negli anni in cui era prodotto il film Play Time, una panoramica di La Défense, con nel secondo piano Centre des Nouvelles Industries et

Technologies, (1961)52; al centro: una scena del film che mostra il panorama della Parigi del futuro(1967); a destra il panorama di La Défense di oggi, con nel secondo piano Centre des Nouvelles Industries et Technologies della prima immagine, (Davide Waugh, 2011)53.

Perfino il modo in cui lavorano gli impiegati di Tativille, svolgendo le loro mansioni nei cubi e spazi omogeneizzati, assomigliano moltissimo al lavoro dei colletti bianchi delle grandi corporazioni, così tanto polemizzato al giorno d’oggi. Nel film viene preannunciato il problema dell’alienazione nello sterile, innaturale e artificioso mondo moderno. Infatti di recente la critica di diversi urbanisti e studiosi discredita severamente i cosiddetti deserti di vetro e acciaio, i quali, anche se fotogenici e maestosi, sono posti freddi e poco stimolanti o addirittura nefasti all’aggregazione, incontri e la vita urbana. Uno di questi posti, in particolare dopo il tramonto, è diventato il quartiere moderno di Parigi, La Défense. Per le persone che hanno lavorato al Tativille nel 1967, l’affermazione del cartellone pubblicitario ‘the future is now’, risulta sicuramente più attuale che mai.

Come è stato esemplificato finora, gli agglomerati di milioni di persone, presenti nelle visioni futuriste, anche se immaginati nei diversi periodi storici del cinema, spesso sono influenzati dai centri urbani reali, allo stesso tempo influenzando i loro sviluppi futuri.

Un altro esempio viene fornito dalla più recente Los Angeles del futuro di Blade

Runner (1982), la città ed il suo carattere sono stati ispirati dichiaratamente dalla prosperosa

supermoderna metropoli di Hong Kong. La Los Angeles di Blade Runner pur essendo una città moderna con degli elementi obiettivamente utili, mostra un evoluzione urbana caotica e devastante. Infatti la città rappresenta nel suo insieme un consistente degrado strutturale e del suo tessuto urbano, cresciuta con la sovrapposizione di nuovi impianti e infrastrutture annesse

52 Immagine disponibile su http://www.storkers.com/2014/03/la-defense-de-1950-a-aujourdhui/ consultato il

27/09/2015

53

Immagine disponibile su http://www.survoldefrance.fr/photos/highdef/14/14931.jpg consultato il 19/10/2015.

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36

a quelle esistenti, che ha prodotto come risultato una città realistica, ma allo stesso tempo mal pianificata e sovraffollata sia di popolazione che di strutture. La Los Angeles di Blade Runner in questa ottica risulta piuttosto una rappresentazione distopica. Infatti, Ridley Scott voleva nel film un’atmosfera alla Hong Kong: ‘on a very bad day’54, cioè una metropoli moderna in

dinamica espansione55, ma anche con i problemi di inquinamento causato dalle zone industriali circostanti.

Nel Il Quinto Elemento (1997) viene messa in scena la New York del futuro, dove si svolge gran parte dell’azione del film. Possono essere avvertiti degli elementi tipici della metropoli statunitense, come lo slancio in verticale dei grattacieli e i diffusissimi elementi Art Déco delle facciate. Nel film il carattere architettonico delle città americane viene in gran parte conservato, però mutando le sue dimensioni in una mega-città inimmaginabile ai giorni nostri. Sono probabilmente state le teorie Malthusiane56 e le prognosi sulla crescita demografica esponenziale ad influenzare questa visione più di ogni altra cosa. Questa prospettiva venne già rivalutata vent’anni fa, appena pochi anni dopo le visioni di un mondo futuro sovrappopolato, messe sempre più in dubbio per via della crisi demografica che coinvolge sempre più i stati occidentali57

. Non viene tuttavia escluso, anche se poco probabile, che una città verticale avente come modello la New York dell’Il Quinto Elemento oppure la megalopoli di Blade Runner possa mai esistere in futuro. I vari fattori quali le migrazioni di massa, il cambiamento climatico e la crescita di popolazione nei paesi in via di sviluppo, avrebbero potuto provocare, se avvenuti in contemporanea, lo scenario sopradescritto di una megalopoli. È opportuno citare il film di Luc Besson per i suoi spettacolari effetti speciali, dei quali gran parte sono stati fatti nello studio, grazie all’uso di hardware per la creazione di immagini di sintesi, che hanno reso la rappresentazione molto complessa, ricca di dettagli con l’innumerevoli macchine volanti e marchingegni di ogni genere. Grazie alle immagini di sintesi è stato possibile rendere squisitamente quel carattere proprio di una megalopoli del futuro, eccessivamente popolata sviluppata in verticale, con i vari livelli di vie orizzontali che si scavalcano e perfino con treni verticali che svettano lungo

54 Wheale N., The Postmodern Arts: An Introductory Reader, Routledge, Londra, 1995. pg.107. 55

(…) one recognizes the director’s love of life in the big city, of urban density with crowds of people, colorful newspaper stands, shining neon lights reflected in puddles on the sidewalk, exotic fast food on sale in the streets. Neumann D., Film Architecture From Metropolis to Blade Runner, Prestel, Munich, New York, 1999. p.151.

56

La teoria di Malthus sulla crescita demografica in progressione geometrica.

57

Negli ultimi decenni i paesi occidentali devono affrontare il problema del tasso della crescita demografica negativo.

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37

le facciate dei grattacieli. È ‘la tecnica più sofisticata è applicata di nascosto per rafforzare l’effetto di verosimiglianza dell’universo diegetico che viene messo in scena’58

.

Concludendo, può risultare utile l’esempio del recente remake di Total Recall (2012) diretto da Len Wiseman, cui trama si svolge nelle due città contrastanti di Colonia e dell’Unione Federale di Britannia, entrambe collegate da un tunnel che attraversa il centro della terra. Colonia, ubicata nell’odierna Australia, è una città che fornisce i lavoratori alla più prosperosa Unione Federale, che personifica la Londra del futuro. Il film racconta la storia di Douglas Quaid, un operaio della Colonia è destinato a guidare una ribellione contro l’Unione Federale. La visione di Len Wiseman è un altro caso di città doppia sul modello di

Metropolis, tuttavia, questa volta, prendendo come fonte d’ispirazione, molto probabilmente, i

progetti degli architetti Giapponesi, come ad esempio le città sospese in aria: City in the Air (1961) e Clusters in the Air (1962)59 di Arata Isozaki. I progetti di Isozaki, mostrano molteplici analogie con le strutture intraviste dal balcone della casa di Douglas[7], gli appartamenti modulari impostati e accostati ad una base centrale, formano una sorta di albero artificiale[8].

Nonostante la chiara influenza, il progetto di Isozaki risulta più ordinato e regolare del caotico aspetto della Colonia. La distopica Colonia, è permeata dallo stile orientale delle strade sovraffollate del slum preferito dalla fantascienza cyberpunk, l’ormai non più esistente Kowloon Walled City di Hong Kong. La città stessa infatti, assomiglia molto di più ad una enorme megalopoli dell’Asia orientale che ad una città australiana.

Da notare in questo caso, che i nuovi centri urbani modello per le città future del cinema di fantascienza, cambiano nel tempo a seconda dell’emergere di nuovi prototipi della modernità. Così nella prima metà del secolo fu la New York ad essere elaborata, modificata e studiata in modo da mostrare il futuro, mentre oggi lo sono più spesso le città orientali. Chissà se nel futuro prossimo, a ispirare le rappresentazioni filmiche saranno le metropoli Africane o Indiane.

Quindi ci sono molte analogie con le città esistenti, esse in quanto base di partenza, spesso vengono modificate tramite: la creatività artistica, le proiezioni scientifiche, varie ricerche oppure i vari progetti degli architetti e urbanisti influenti. Come disse Dietrich Neuman, l’architettura ha cominciato ad avere un ruolo attivo nel cinema, da quando i grattacieli sono saliti al rango di stelle del cinema, ed è proprio per questo motivo che

58 Canova G., L’alieno e il pipistrello. La Crisi della forma nel cinema contemporaneo, Bompiani, Milano, 2000.

p.23.

59

Oshima K.T., Isozaki A, Arata Isozaki, Ken Tadashi Oshima, Phaidon Press Limited, New York, Londra, 2009. pp.36-39.

(21)

38

l’architettura cinematografica può esercitare così grande influenza sull’accettazione sociale e sulla diffusione, di progetti analoghi presenti o futuri. Nello stesso modo in cui le star del cinema influenzano i comportamenti, stili di vita o il modo di vestirsi delle persone in tutto il mondo, il cinema mostrando l’eleganza delle architetture moderne, immerse nei giochi di luce e d’ombre, influenzò l’architettura della realtà. Sono state le costruzioni semplici, limpide,

[Fig.7], A sinistra: Clusters in the Air, (Arata Isozaki, 1962); a destra: una scena del film Total

Recall, (Len Wiesman, 2012).

[Fig.8], Clusters in the Air, (Arata Isozaki, 1962).

allo stesso tempo coerenti e organiche, come gli appartamenti nei film: Easiest Way (1931),

l’appartamento di Manhattan di Men Must Fight (1933) con la struttura ossea, gli interni in acciaio e la parete in vetro tipiche dell’architettura moderna, oppure ancora Susan Lenox:

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39

(…) which featured the studio’s best modern design of the decade60 ,

che hanno influenzato il gusto architettonico dell’intero secolo.

Infine, il processo creativo volto a immaginare la città del futuro si nutre del lavoro degli urbanisti, degli architetti visionari e delle città modello esistenti, ma indirettamente anche della situazione geopolitica globale, delle tendenze sociali e dei timori del momento. Tutto questo confluisce in un montaggio filmico all’interno dell’inquadratura – il cosiddetto montaggio architettonico61, per restituirci una visione più realistica e dettagliata della città del futuro.

60

Albrecht D., Designing Dreams: Modern Architecture in the Movies, Harper and Row, New York, 1986. p.93.

(23)

40

2.4

Grado di alterazione dei centri urbani nel tempo: Fra il cinema e la

realtà

Come si è visto, i processi, i trend del presente, i progetti architettonici e urbanistici influenzano il modo in cui viene immaginata la città del futuro. La stessa di conseguenza, indirettamente, rappresentata in forma di un prodotto massmediatico quale il cinema, può influenzare i progetti urbanistici realizzati posteriormente. Le città della cinematografia di fantascienza, immaginate nel passato, mostrano tante analogie con le città del presente, in modo simile i progetti e gli studi dei vari architetti ed urbanisti influenzano come la città del futuro viene rappresentata sul grande schermo. Durante il secolo scorso, si sono costruiti decine se non centinaia di set cinematografici (alcuni dei quali menzionati in precedenza) volti a rappresentare le città del futuro nella cinematografia di fantascienza.

Tutte le rappresentazioni che hanno come scopo di rappresentare una città concreta e reale nel futuro, mostrano vari gradi di alterazione del tessuto urbano, in relazione al modello esistente. Alcune delle produzioni, non alterano la realtà in modo significativo, alle volte allo skyline della città, rispetto alla situazione presente nella realtà, vengono aggiunti solo alcuni edifici in più, varia di poco lo stile di vita oppure viene adottata qualche nuova tecnologia. Altre volte ancora, la città concreta viene totalmente stravolta, vengono mostrate città nuove e metropoli mai viste, architetture impossibili e innovazioni sorprendenti. Bisogna dunque, fare la distinzione tra le visioni, a seconda del grado di cambiamento, in confronto alla realtà, nel momento della produzione del film. Supponiamo che ci siano quindi tre gradi principali di alterazione:

- il cambiamento consistente o significativo del tessuto urbano/architettonico definito

Cambiamento Progressivo62. Esso si caratterizza dall’aggiunta di nuovi edifici,

infrastrutture, magazzini, fabbriche, livelli di traffico, come susseguirsi di evoluzioni, appunto una progressione.

- Il secondo grado comporta la stabilità, ovvero la stabilizzazione dei processi evolutivi di una data città/civiltà. Il grado di alterazione del centro urbano è poco significativo, non rilevante o molto somigliante al modello originale, un vero e proprio

Cambiamento Stabilizzante.

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41

- Il terzo grado è lo scenario regressivo, consiste nella regressione, degenerazione del tessuto urbano, degrado delle forme architettoniche o deurbanizzazione, per l’appunto il Cambiamento Regressivo, il quale, teoricamente, si addice meglio alle rappresentazioni distopiche.

In secondo luogo, i gradi principali di alterazione sono dividibili in sottogradi. Il grado di alterazione deve sempre riferirsi alla situazione al momento della produzione del film. Supponendo questo, immaginiamoci che in un film di fantascienza del 1920 viene mostrata la città di Chicago esattamente tale come lo è oggi. Il grado di alterazione sarebbe progressivo con uno spiccato anacronismo. Nello stesso tempo se il film in questione fosse prodotto con la stessa scenografia, due anni fa, risulterebbe in una rappresentazione di Cambiamento

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