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CAPITOLO QUARTO
Archivi e Digital Libraries : esperienze nazionali e
internazionali
“Se Dio esistesse, sarebbe una biblioteca”
Umberto Eco
4.1 Introduzione
Punto di approdo fondamentale di questo percorso di analisi dei formalismi presentati nel corso dei capitoli precedenti, sono i grandi “contenitori” dei dati, nel nostro caso di dati archeologici/culturali. Comprendere l’importanza della sharing knowledge, della standardizzazione dei formati dei modelli di rappresentazione della conoscenza ci fornisce l’input per introdurre il tema degli archivi e delle Digital Libraries (DL), già ampiamente citati, ma che necessitano di un approfondimento e un’analisi delle esperienze nazionali e internazionali che meglio hanno testimoniato negli ultimi anni le best practices nell’ambito del Digital Cultural Heritage. Nel capitolo faremo un survey tra progetti di enorme portata come la realizzazione di Europeana, la biblioteca digitale finanziata dalla Commissione Europea, progetti aggregatori di risorse nazionali, progetti sovranazionali di integrazione dei dati, esperienze di repositories diventati poi modelli internazionali.
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4.2 Digital Libraries
Una Digital Library (biblioteca digitale) è una collezione di oggetti digitali, archiviabili in diversi formati (testo, audio, video, immagine ecc.). Per considerarsi digital collection, la serie di dati necessita di essere organizzata sistematicamente, proprio come accade anche nelle biblioteche fisiche. La quantità di informazioni immagazzinabile è in un range davvero ampio, che varia da poche quantità di dati a migliaia di items. Nel corso degli ultimi anni l’argomento delle biblioteche digitali, è divenuto un vero e proprio campo di studio, la quantità di dati pubblicati in formato digitale continuano ad aumentare e lo studio delle infrastrutture e delle piattaforme di interoperabilità abbracciano i campi più disparati dell’educazione e della formazione. (Arms, 2001).
Numerosi sono stati i progetti finanziati soprattutto dal Seventh Framework
Programme1 della Commissione Europea, che dal 2007 al 2013 ha garantito
continuità nella ricerca, attualmente il nuovo programma Horizon 20202 proseguirà questa road map già tracciata di sostegno alla ricerca. Nell’ambito di DELOS3
(Network of Excellence on Digital Libraries) e DL.org4 (Digital Library Interoperability, Best practices and Modelling Foundations) sono stati prodotti numerosi documenti con guidelinea e indicazioni per la costruzione di una biblioteca digitale. In particolare il
Digital Library Manifesto5 recita così:
The Digital Library universe is a complex framework bringing together many disciplines and fields, spanning data management, information retrieval, library sciences, document management, information systems, web image processing, artificial intelligence, human-computer interaction and 1 http://cordis.europa.eu/fp7/home_en.html 2 http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/ 3 http://delos-dl.isti.cnr.it/ 4 http://www.dlorg.eu/ 5 http://www.dlorg.eu/index.php/outcomes/digital-library-manifesto
3 digital curation. The Digital Library universe is also an interplay of professional roles, encompassing cataloguing and curating, defining, customising and maintaining the Digital Library and its services, as well as developing and customising software. Such complexity and diversity in terms of approaches, solutions and systems has driven the need for common foundations that foster best practices and help focus further advancement in the field.
Il network ha redatto inoltre un Digital Library Reference Model6, nell’aprile del 2011. Il modello di riferimento è indispensabile perchè riassume lo scibile su tutto ciò che è stato prodotto fino alla data di redazione sull’argomento, ogni istituto o ente di ricerca può consultare il modello per allinearsi agli standard internazionali.
L’universo delle biblioteche digitali è senza dubbio complesso già dalla fase di sviluppo che passa necessariamente attraverso vari step. Sono distinti 3 tipi di “Sistemi” che corrispondono a tre livelli differenti di concettualizzazione.
Essi sono:
Digital Library (DL): un’organizzazione virtuale, che raccoglie, gestisce e conserva per lungo tempo contenuti digitali, offrendo ai propri utenti servizi specializzati.
Digital Library System (DLS): sistema di software basati sull’architettura richiesta da una DL.
Digital Library Management System (DLMS): il sistema che prevede come gestire e amministrare una DL.
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Figura 1: DL, DLS e DLMS. (da
http://bscw.research-infrastructures.eu/pub/bscw.cgi/d222816/D3.2b%20Digital%20Library%20Reference%20Model.p df)
I concetti fondamentali da considerare quando si parla di DL sono:
Organizzazione: tale concetto supporta l’intero mondo delle DL. <<A Digital Library is a kind of Organisation by its own,it is a social arrangement pursuing a well defined goal (the digital Library service).>> (ibid.).
Contenuti: questa voce indica i contenuti, che siano essi dati e informazioni, contenuti all’interno della DL e accessibili agli users. Il set di digital objects appartenenti alla collezione digitale.
Utenti: il concetto di utente (user) riguarda sia soggetti (umani) che macchine coinvolti nella fruizione delle informazioni contenute nella DL.
Funzionalità: riguarda i servizi che una DL può offrire ai suoi utenti eterogenei. Le funzionalità di base sono le informazioni di registrazione dell’oggetto, la ricerca e la navigazione.
Policy: riguarda il set di condizioni, regole, termini di utilizzo che regolano ogni aspetto della DL.
Qualità: rappresenta il parametro di valutazione dei contenuti, ma anche della fase organizzativa di tutta la struttura e dei servizi offerti.
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Architettura: si riferisce al DLS, ossia un mapping di tutti i concetti esposti in precedenza su una componente software.
Figura 2: Il mondo delle DL e i suoi concetti fondamentali (da
http://bscw.research-infrastructures.eu/pub/bscw.cgi/d222816/D3.2b%20Digital%20Library%20Reference%20Model.p df)
4.2.1. Quali sono i vantaggi di una DL?
Innumerevoli sono i vantaggi e le opportunità offerti da una biblioteca digitale. Ragioni di tipo logistico, economico, qualitativo. In particolare:
Non esistono confini fisici. L’utente potrà accedere da qualunque parte del mondo ai contenuti di una DL, superando le barriere territoriali.
Le informazioni sono accessibili 24h su 24, 7 giorni su 7.
L’accesso multiplo, permette agli utenti di accedere alla stessa risorsa anche in contemporanea. A differenza di una biblioteca fisica dove ed es. un libro in prestito sarà in possesso esclusivo di un unico utente per un periodo prestabilito variabile.
L’information retrieval, avviene attraverso la ricerca per termini, che facilita l’individuazione di un’intera collezione, basandosi anche su un unico termine di partenza. Un’interfaccia user friendly, una infrastruttura standardizzata faciliteranno questa operazione.
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Preservazione e conservazione, attraverso il processo di
digitalizzazione, standardizzazione si favorisce anche la long-term
preservation delle informazioni. Un libro che potrebbe subire un
danneggiamento di tipo fisico, un reperto archeologico irrimediabilmente distrutto da una catastrofe naturale ecc., grazie alla presenza di tali oggetti in una DL essi saranno preservati sotto forma di contenuti digitali (un formato text, un 3D).
Spazio per i contenuti potenzialmente infinito. (Gert, 2000).
Benifici economici, grazie ad esse si abbattono costi, in quanto
biblioteche fisiche sono molto costose, necessitano di strutture importanti, manutenzione, contenuti da acquisire. Inoltre conservare in forma digitale è più economico che in formato cartaceo (Arms, 2001).
4.3 Europeana
Europeana7 è una biblioteca digitale europea finanziata dalla European
Commission. In essa sono presenti contenuti provenienti da 28 paesi
membri in 30 lingue. Il suo lancio è avvenuto nel 2008 e i contenuti sono costantemente in aumento. La sua enorme collezione vede la presenza di libri, film, dipinti, giornali, archivi sonori, mappe, manoscritti ed archivi.
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7
Figura 3: homepage di Europeana (accesso 23/08/2015).
Ciò che ci interessa maggiormente è capire quali sono le modalità di ricerca di informazioni all’interno del portale.
Per la General Search è possibile ricercare tra i milioni di items presenti nella biblioteca, semplicemente digitando una keyword nella search bar. E’ possibile compiere anche una Specific Search, attraverso la quale cliccando sulla freccia accanto al tasto “Search” è possibile selezionare:
All fields Title Creators Subjects Dates/Periods Places
C’è inoltre anche un’altra possibilità di ricerca, inserendo all’interno della
search bar il termine che si intende ricercare preceduto da:
Who, che corrisponde al filtro Title
What, corrispondente a Creator e Subject
Where, che si collega al filtro Places
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Ad esempio se si vogliono ricercare esclusivamente i lavori di Leonardo Da Vinci ma non delle fotografie che lo raffigurano, documentari ecc. si inserirà who: Leonardo Da Vinci e saranno visualizzati già “filtrati”.
Una volta effettuata la ricerca è possibile rifinirla attraverso proprio il box presente a sinistra della pagina (figura 4).
Figura 4: search bar, refine your results. Ricerca simulata (accesso 23/08/2015)
In questo caso con “Refine your results” attraverso l’aggiunta di ulteriori
keywords, oppure utilizzando la ricerca a faccette con i seguenti filtri:
By media type - images, text, video, sound or 3D
By language – saranno visualizzati solo i contenuti nella lingua prescelta
By date – visualizzati gli oggetti esclusivamente con la data prescelta
By country – riferito al Paese fornitore del contenuto
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By provider – saranno visualizzati esclusivamente i contenuti di una determinata Istituzione selezionata.8
Europeana non consente soltanto di visualizzare e disseminare i contenuti presenti al suo interno, ma essendo un portale “multiservizi” essa permette la gestione degli oggetti digitali, dei metadati e la loro indicizzazione (Lorenzini, 2013). Per poter al meglio gestire dati provenienti da data
providers più disparati, dal punto di vista qualitativo, tipologico,
geografico, linguistico si è reso pertanto necessario sviluppare un data
model che potesse supportare in maniera efficace il metadata harvesting9. Infatti Europeana seguendo i dettami del OAI-PMH (OAI-Protocol for Metadata Harvesting)10 raccoglie i dati dai repositories aggregatori di risorse e fornitori di dati nell’ambito del progetto.
I modelli sviluppati sono due: l’ESE11 e l’EDM. L’Europeana Semantic
Element è stato elaborato in fase preliminare ed è un modello “flat”
utilizzato per la descrizione dei digital objects, è basato su un profilo applicativo di Dublin Core. Successivamente il modello è stato rimpiazzato dall’Europeana Data Model, che ha invece portato ad un arricchimento della qualità dei metadati e ad una maggiore granularità12. Grazie ad esso Europeana aggrega, processa, arricchisce e dissemina i dati. Essendo basato su una struttura semantica cross-domain, permette di mantenere la ricchezza dei particolari degli schemi di metadati di altri domini (ad es. LIDO, EAV, MARC)13. EDM permette la costruzione di un network collaborativo grazie proprio alla sua semantica e alle relazioni tra oggetti, include concetti provenienti da thesauri, analogamente consente l’arricchimento degli stessi attraverso il collegamento a thesauri esterni
8 http://www.europeana.eu/portal/usingeuropeana_search.html 9
Con metadata harvesting intendiamo il processo di recupero dei metadati da repositories esterni.
10 Vedi Capitolo terzo. 11
http://www.europeana.eu/portal/ese_index.html
12
Qualità e livello di dettaglio dei dati.
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10
come ad esempio GeoNames14 e DBpedia15. Anche EDM si basa quindi sugli standard già incontrati nel capitolo precedente: Dublin Core, SKOS e CIDOC CRM, supportati da OAI-ORE16 (Open Archives Initiative Object Reuse & Exchange). (Charles & Isaacs, 2015).
4.4 CulturaItalia: il portale della cultura italiana
Il portale CulturaItalia – Un patrimonio da esplorare17 è stato lanciato nel 2008 e si propone come il più grande contenitore di oggetti digitali nell’ambito della cultura del nostro paese. Il progetto è stato promosso e gestito dal MiBACT18, con la consulenza scientifica della Scuola Normale Superiore di Pisa19.
Figura 5: homepage di www.culturaitalia.it (accesso 23/08/2015).
Così come accade per Europeana anche CulturaItalia è un grande aggregatore di risorse provenienti da diversi data providers in questo caso nazionali. I data providers forniscono quindi i metadati delle risorse che
14 http://www.geonames.org/ 15 http://dbpedia.org/ 16 https://www.openarchives.org/ore/ 17 http://www.culturaitalia.it/ 18 http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/index.html#&panel1-1 19 http://www.sns.it/
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vanno a costituire la variegata ed eterogenea digital collection (musei, fotografie, biblioteche, archivi, gallerie, mostre, monumenti, filmati, dischi) del portale. Il sistema è in continua evoluzione in quanto sempre maggiori sono i fornitori di dati e le risorse che arrivano al contenitore, che rappresenta soprattutto una “vetrina qualificata” grazie alla quale l’utente può navigare in un portale unico ma esplorando risorse provenienti da portali di diversa natura.
Il portale è indirizzato non solo ad un pubblico di specialisti, addetti ai lavori, ricercatori e studenti, ma anche ad un pubblico generalista che possa navigare e apprezzare l’immenso patrimonio del paese e acquisire nuove informazioni. CulturaItalia pertanto aiuta la ricerca, ma supporta anche la valorizzazione e la comunicazione.
La fase di ricerca delle informazioni è facilitata anche in questo caso (come in Europeana) da un’interfaccia user-friendly, che attraverso una search bar permette di ricercare tra le migliaia di voci presenti nel portale. Navigando l'Indice delle risorse è possibile selezionare dei filtri che permettono di rifinire la ricerca in base ai propri scopi o interessi.
I filtri applicabili sono i seguenti:
Fonte dati Categoria Tipo Ambito Geografico Ambito Cronologico Lingua
Durante la fase di ricerca ulteriori filtri si aggiungono (fig. 6):
Data di creazione
Autore
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Figura 6: search bar e filtri. Ricerca simulata su CulturaItalia (accesso 23/08/2015)
Per permettere l’interoperabilità dei dati provienienti dai diversi archivi, l’accesso integrato da un sistema unificato, con dati strutturati in maniera differente CulturaItalia necessita necessariamente di un data model che potesse supportare le criticità evidenziate. Le risorse infatti corrono il rischio di essere duplicate e restare tuttavia in possesso dei fornitori. Bisogna considerare inoltre il problema della scalabilità, in quanto trattandosi di grosse quantità di dati l’ingresso progressivo non deve andare ad intaccare e rallentare l’intero sistema. Uno schema di metadati che consente l’harvesting e l’integrazione è quindi la soluzione necessaria, che viene identificato in Dublin Core per l’eterogeneità dei dati presenti nel portale. Nello specifico è stato adottato un Qualified Dublin Core20, partendo da esso è stato sviluppato PICO, un application profile che permette di integrare al set di metadata elements anche le norme e le linee guida, per una personalizzazione più completa e calzante dello schema in
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13
base alle esigenze dell’Istituzione. Pertanto il Dublin Core Type
Vocabulary è stato arricchito con ulteriori terms:
Ente/Istituzione - PICOtype:CorporateBody
Persona fisica - PICOtype:PhysicalPerson
Progetto - PICOtype:Project
Il mapping dei diversi schemi dei data provider sul PICO è stato attuato per permettere agli stessi di esporre i metadati per l’harvesting. Attraverso l’integrazione con il PICO Thesaurus che abbiamo analizzato nel capitolo precedente il lavoro può essere considerato come consono alle best
practices dell’ambito (Buonazia & Masci, 2007).
Il progetto è stato inoltre arricchito con una sezione
dati.culturaitalia.it21che permette l’accesso ad uno SPARQL endpoint in
cui invece i metadati sono strutturati e scaricabili in formato RDF, conformi al CIDOC CRM.
4.5 STARC Repository
In ambito archeologico tra i numerosi istituti di ricerca che si occupano di digitalizzazione dei dati archeologici, che hanno partecipato a numerosi progetti di cooperazione per l’integrazione dei dati, per la creazione di infrastrutture condivise e come data providers per Europeana rientra la realtà proviente dal “The Cyprus Institute”22, in particolare lo Science and Technology in Archaeology Research Center (STARC)23. Nel mondo delle DL l’istituto è partner di numerosi progetti internazionali: ARIADNE24
, ATHENA plus25, CARARE26, Linked Heritage27.
21 http://dati.culturaitalia.it/sparql/home.jsp?locale=it 22 https://www.cyi.ac.cy/index.php 23 https://www.cyi.ac.cy/starc.html 24 http://www.ariadne-infrastructure.eu/ 25 http://www.athenaplus.eu/ 26 http://www.carare.eu/ 27
14
Lo STARC Repository28 rappresenta un ottimo esempio di archivio destinato ai dati archeologici in formato 3D, essendo l’istituto specializzato – tra i tanti field di ricerca- in questo tipo di Scientific Visualization. All’interno dell’archivio è possibile esplorare i numerosi oggetti digitali prodotti dall’esperienza pluriennale nel settore (fig. 7), quindi nella sezione
Explore Repository appare nella barra a sinistra una semplice indicizzazione
a faccette per Collections – Object Type – Image Size.
Figura 8: STARC repository (accesso: 24/08/2015)
Cliccando su un oggetto digitale è possibile aprire la scheda dell’oggetto che vede la presenza di una thumbnail e un link ad un file in formato 3D PDF che può essere scaricato. Importante è la visualizzazione dei metadati attraverso lo schema sviluppato dallo stesso istituto: lo STARC Metadata
Schema. La sua struttura permette il data interpratation, il riuso e il post
processing dei dati grezzi (Ronzino & Hermon & Niccolucci, 2012). Lo
schema è basato su LIDO e CARARE, l’innovazione è nell’introduzione delle sezioni dedicate alla provenance e paradata29 postulate per la prima volta in uno schema di metadati, istanza che sarà poi ripresa anche nel CARARE 2.0.
28
http://public.cyi.ac.cy/starcRepo/
29
15
Figura 9: visualizzazione dell’oggetto digitale con thumbnail e metadati (24/08/2015)
Lo schema ha un Wrapper globale è chiamato PROJECT ed è a sua volta diviso in quattro Wrappers:
Project Information
Cultural Heritage Asset
Digital Resource Provenance
Activities
Ortofoto Formato del file, dimensione del file, risoluzione orizzontale, risoluzione verticale, larghezza, altezza
Modello 3D Formato del File, Dimensione del file, Numero di vertici, Numero di facce, rendering
time, texture, tipo di geometria
3D PDF Formato del file, dimensione del file, risoluzione orizzontale, risoluzione verticale, larghezza, altezza
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Documento di testo Formato del file, dimensione del file, risoluzione orizzontale, risoluzione verticale, larghezza, altezza
Immagine Formato del file, dimensione del file, risoluzione, larghezza,
altezza
Video Formato del file, dimensione del file durata, risoluzione, frequenza dei fotogrammi
Tabella 1: metadati per i vari formati degli oggetti digitali. (da Ronzino e.t al., 2012)
Nella tabella è possibile visualizzare tutte le meta-informazioni previste ed inseribili per ogni tipologia di formato dell’oggetto digitale; particolare attenzione ai modelli 3D in cui sono esplicitate informazioni riguardanti la fase di acquisizione e post-processing. (ibid.)
4.6 ADS Repository
L’Archaeology Data Service30
nasce nel 1996, realizzato dal consorzio del
Dipartimento di Archeologia e il Council for British Archaeology, all’interno dell’Università di York. L’attività di ricerca dell’istituto rappresenta l’eccellenza nel settore delle Digital Humanities in Europa e nel mondo. L’ ArchSearch Catalogue31fornisce l’accesso a più di un milione di record di metadati, riferibili al patrimonio archeologico del Regno Unito. In particolare essi derivano dal National Monuments Records (NMRs) of England, Scotland and Wales e dal Historic EnvironmentRecords (HERs). Dal 2005 all’interno dell’archivio sono stati inseriti numerosi report di scavo non pubblicati, facenti parte della cosiddetta “gray literature”(Kansa,
30
http://archaeologydataservice.ac.uk/
31
17
2011). Nell’ambito dell’OASIS Project (On-line AccesS to the Index of Archalogical investigationS)32 che insieme ad altri partner britannici – come ad esempio l’English Heritage- provvede alla digitalizzazione della letteratura grigia, ADS ha contribuito in maniera fondamentale alla diffusione dei reports, garantendo per ogni report un sistema di resource
discovery metadata a cui sono attribuiti autor, publisher, temporal e geospatial coverage, secondo lo schema Dublin Core Metadata Initiative.
Lo scopo fondamentale di ADS è la long- term preservation e l’accesso facilitato ai dati primari, sono stati infatti tra i precursori nella diffusione di queste istanze. Gli archivi pubblicati contengono databases di scavo e sui reperti, piante CAD e GIS, report in formato text e fotografie. Per facilitare la ricerca cross-section all’interno delle sue collezioni, delle query basate sul sistema di ricerca a faccette anche in questo caso sono state individuate come la soluzione più adatta. L’interfaccia ArchSearch (fig. 10) fornisce tre tipologie di ricerca:
Una standard Search Box con basata su una ricerca per keyword.
Una ricerca avanzata dove la query può essere combinata secondo i parametri “What”, “When” e “Where”.
Una mappa per la geographic search.
La ricerca a faccette pertanto risulta modellata sui 4 parametri:
What: qual è il soggetto del record?
When: qual è il range temporale al quale si riferisce il record?
Where: qual è la collocazione del record?
Media: in quale formato appare il record?
Per permettere il browsing ogni faccetta necessitava di una ontologia, espressa in una gerarchia di termini. Sono stati associati 3 vocabolari controllati già esistenti: per il What The Thesaurus of Monument Types
(TMT, English Heritage,2008)15; per il When il MIDAS Period list
18
19
(MIDAS, 2008)16; FISH, 200817; per il Where il County, District, Parish
(CDP) (U.K. Government list of administrative areas).
In questo esempio proposto nel volume di Kansa et.al (2011), la struttura gerarchica di una ricerca dettagliata della tipologia di monumento “Tower Keep” è la seguente: What Defense Castle Keep Tower Keep
4.7 I Recommended Repositories del JOAD
Il Journal of Open Archaeological Data33 ha redatto una lista dei repositories di dati archeologici raccomandati.
International Repositories National Repositories Institutional Repositories
JOAD Dataverse Arachne (Germania) UCL Discovery
ADS DANS (Olanda)
Figshare MAPPA (Italia) Open Context SND (Svezia) tDAR
Zenodo
Tabella 2: gli archivi consigliati dal JOAD.
Tra di essi figura l’archivio di ADS appena analizzato e il Mappa dell’Università di Pisa che sarà oggetto del caso di studio nel capitolo successivo.
33
20
4.8 ARIADNE
ARIADNE34 (Advanced Research Infrastructure for Archaeological
Dataset Networking in Europe) è un progetto finanziato dal 7th
Framework Programme della Commissione Europea. L’ambizioso progetto
partito nel febbraio del 2013, della durata di 48 mesi, ha come obiettivo l’integrazione delle infrastrutture di ricerca esistenti in ambito archeologico in Europa, permettendo l’accesso facilitato ai dati da parte dei ricercatori ed addetti ai lavori. Il progetto nasce proprio dalla difficoltà di integrazione dei
digital dataset prodotti dalle istituzioni in Europa, in un non-omogeneo e
frammentato scenario in cui periodizzazioni e localizzazioni non sono spesso facilmente mappabili generando quindi ridondanza. Attraverso la realizzazione di tools, web services e un comune repository basati su un alto livello di standardizzazione sarà possibile accedere a milioni di records di alta qualità. Il progetto conta le eccellenze in Europa con 23 partner, più 7 partner associati.
Figura 11: homepage di ARIADNE (http://www.ariadne-infrastructure.eu/. Accesso 25/08/2015)
34
21
Le attività principali di ARIADNE riguardano:
Interoperabilità: con l’adattamento e l’integrazione delle infrastrutture esistenti, analisi e progettazione di strumenti per favorire l’accesso integrato.
Sviluppo di estensioni: in particolare lo studio e lo sviluppo e la realizzazione di estensioni del CIDOC CRM nello specifico field dell’archeologia.
Creazione di linked archaeological data: attraverso lo sviluppo di servizi semantici.
Data mining e Natural Language Processing: creando tools che permettano l’elaborazione e l’estrazione di dati strutturati da report e letteratura grigia, per favorire la fase di indicizzazione.
4.9 Conclusioni
In questo capitolo abbiamo affrontato il tema delle Digital Libraries e degli archivi digitali, come realtà ormai affermata in ambito archeologico e dei beni culturali in generale. Partendo da un’analisi dei vantaggi di una biblioteca digitale che comporta anche un risparmio di tipo economico, minore impatto ambientale ed una preservazione dei dati continuativa abbiamo effettuato un survey delle buone pratiche nel nostro settore di riferimento. In primis Europeana rappresenta un progetto di portata mondiale e un contenitore di numerosi altri progetti collaterali che sono tuttora in fieri. Di recentissima pubblicazione è infatti il portale di EAGLE35 (The Europeana network of Ancient Greek and Latin Epigraph) che permetterà l’accesso a migliaia di iscrizioni in lingua greca e latina, con relativa traduzione e metadatazione. Analogamente abbiamo analizzato il portale di CulturaItalia e il suo progetto di SPARQL endpoint rappresenta
35
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un ottimo contributo per la realizzazione del progetto di Web 3.0. Abbiamo scelto invece di raccontare ADS e lo STARC come eccellenze nell’ambito dei repositories internazionali, approdando infine ad ARIADNE del quale anch’essi sono partner del progetto. ARIADNE rappresenta sicuramente un traguardo importante per la comunità scientifica, ma anche un punto di partenza. Una volta concluso il progetto, con la realizzazione di un
data-model e di numerosi servizi integrati, tools e un unico grande repository di
dati archeologici, passando per la formazione dei giovani ricercatori grazie al Transnational Access, sarà davvero possibile porre le basi per la sharing