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Ricordo solo, per quanto riguarda il CSM, che la Scuola ha ereditato un’attività già cospicuamente in atto

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Academic year: 2022

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Valerio ONIDA, già Presidente della Scuola Superiore della Magistratura Signor Presidente della Repubblica, signor Vice Presidente del Consiglio Superiore, signor Ministro e signori tutti, prima di tutto vi porgo il mio ringraziamento per aver dato anche al Direttivo uscente per bocca mia l’occasione di ringraziare. La storia di questi tre anni è stata già ricordata, è una storia costruttiva, non sono mancate le difficoltà ma la Scuola è nata e penso quel 24 novembre 2011 in cui proprio in queste aule fummo insediati e il cammino è stato lungo e proficuo. Per prima cosa quindi vorrei propri o esprimere un ringraziamento non formale intanto ai miei colleghi membri del Direttivo uscente e anche a quelli che ne hanno fatto parte soltanto per una parte del quadriennio, vorrei ricordare Mario Barbuto, Raffaele Marino e Domenico Manzione, ai Segretari Generali, al Segretario Generale Paola Piraccini che ha accompagnato la nascita e il consolidamento della Scuola creata dal nulla e al Segretario Generale Gianluigi Pratola che le è

succeduto e che assicura la continuità. E ancora un ringraziamento al novero numerosissimo di collaboratori della Scuola, gli esperti formatori che hanno seguito l’organizzazione di tutti i vari corsi, ai docenti, quasi mille persone nel triennio che hanno partecipato ai corsi, ai formatori decentrati che fanno parte del tessuto della Scuola, strada questa percorsa che è stata sempre condotta avanti in stretto rapporto con i referenti istituzionali della Scuola, il Consiglio Superiore e il Ministro della Giustizia, non solo nel rispetto di quelle linee guida che, come è stato ricordato, sono l’indicazione programmatica in termini di linee guida sulle attività della Scuola, ma anche nella concreta attività. Ricordo solo, per quanto riguarda il CSM, che la Scuola ha ereditato un’attività già cospicuamente in atto. Ricordo sempre, posso dirlo

scherzosamente, l’amico Franco Cassano che presiedeva la Nona

Commissione al momento in cui la Scuola è nata, esprimeva giustamente la sua preoccupazione dicendo “Non vorrei essere il Presidente della Nona Commissione che vede finire l’attività di formazione”, e mi fa piacere rivederlo oggi Vice Presidente della Scuola a raccogliere proprio questa eredità. Ma non solo questa eredità c’è stata dal Consiglio Superiore ed è stata raccolta dalla Scuola, ma anche nelle diverse occasioni di stretta

collaborazione operativa: la regolamentazione del nuovo tirocinio che per la prima volta la legge prevedeva venisse affidato per un semestre alla Scuola e che ha richiesto necessariamente una congiunta riflessione e

regolamentazione; le attività internazionali nelle quali il CSM non solo aveva preceduto la Scuola attraverso la sua partecipazione all’attività della Rete europea di formazione giudiziaria ma ha accompagnato ancora la Scuola nel seguito di questa attività; più di recente la collaborazione stretta in temi di corsi per a spiranti dirigenti dove i corsi sono la premessa perché il Consiglio possa svolgere una delle sue fondamentali funzioni cioè quella di nomina dei capi degli uffici; e ancora una collaborazione sul piano 14 organizzativo, da ultimo anche ospitando in questa sede alcuni dei corsi, in particolare il corso

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sulla comunicazione e corsi della Scuola. Ma anche col Ministro e col

Ministero devo ricordare che c’è stata questa stretta collaborazione non solo perché fin d all’inizio è stato il Ministero a dare supporto materiale alla

Scuola, le sedi, il personale ma anche perché più volte c’è stata l’occasione non solo nel contatto quotidiano che i problemi organizzativi ponevano, dal Ministero ci sono venute indicazioni ed esigenze sollevate circa aspetti della formazione, ricordo in materia di carcere a seguito di certe misure

intervenute recentemente o in materia di collaborazione con paesi stranieri o di processo telematico. Quindi diciamo la collaborazione con i due referenti istituzionali è stata una cifra costante nell’attività della Scuola. Io vorrei quindi rinnovare il ringraziamento e molto sinteticamente sul tema del perché e del come della formazione dei magistrati non potrei che ripetere le parole che il Vice Presidente, il Ministro e da ultimo in modo particolarmente incisi vo il Presidente Silvestri hanno detto. Vorrei solo dire che secondo la nostra esperienza non solo la formazione deve essere una formazione condotta con grande attenzione agli utenti che sono i magistrati , ricordo che la Scuola ha inaugurato una prassi di valutazione dei singoli corsi da parte dei partecipanti che ha detto molto, ma anche per il tentativo di capire di più della

magistratura. Ricordo quella ricerca che la Scuola ha avviato e condotto e che poi è stata resa pubblica anche con la collaborazione del Consiglio Superiore su “professione magistrato”, ma il lavoro va necessariamente continuato su quali siano le caratteristiche dei magistrati oggi e come la magistratura venga vista dalla società di oggi; la cura del pluralismo culturale, ho già ricordato che circa mille collaboratori, mille docenti di estrazione accademica, dell’Avvocatura, oltre che ovviamente in gran parte della magistratura hanno rappresentato tutte le voci nella Scuola, tutte le voci significative diciamo così. Ma poi anche quell’elemento che altri hanno

ricordato dell’apertura alla società perché la formazione chiaramente serve ai magistrati che ne sono i destinatari, ma serve alla società che chiede alla magistratura di essere all’altezza dei suoi compiti. Da questo punto di vista non posso non ripetere quello che già anche il Presidente Silvestri ha detto, non sono solo i saperi tecnici che la Scuola può fornire, anche perché in questi saperi spesso oggi l’aggiornamento sulle novità è acquisibile con altri strumenti, dalle riviste ai mezzi telematici, ma perché la Scuola è invece un luogo specifico di riflessione e di confronto anche fra magistrati che vengono da tutti gli uffici d’Italia e quindi dà u n valore aggiunto al significato di questa riflessione. La Scuola è un luogo privilegiato in cui i magistrati che

quotidianamente sono chini per così dire sul lo ro lavoro, spesso anzi sempre così intenso, possono confrontarsi e incontrare la realtà che sta sotto e dietro i loro compiti giudiziari. Ecco perché io credo l’autonomia della Scuola nei termini che sono stati già illustrati sia un 15 valore irrinunciabile per una formazione che non so lo sia tecnicamente qualificata ma sia aperta alla società, che sviluppi davvero quella che noi siamo abituati a chiamare ormai la cultura della giurisdizione conforme ai principi costituzionali perché, se

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dovessi dirlo in termini estremamente sintetici, la formazione per una cultura della giurisdizione non può non essere attenta soprattutto a quella che vorrei chiamare l’etica della giustizia. La giurisdizione, lo sappiamo, non è un potere nullo, come pensava qualcuno all’epoca della rivoluzione francese, e il

giudice non è una semplice bocca della legge, ormai tutti convengono nel riconoscere che così è. La giurisdizione è un potere, un poter e reale, ed è un potere importante per la vita della società, non deve mai essere arbitrio, l’indipendenza non è la garanzia di uno spazio per la formazione d i volontà individuali ma è uno strumento indispensabile perché sia resa giustizia.

Questo penso che si possa dire è la giustizia intesa come servizio. Grazie.

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