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Parrocchia S.Sebastiano di Renazzo

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Academic year: 2022

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Parrocchia S.Sebastiano di Renazzo

PREGHIERA PER L’ORDINAZIONE DIACONALE DI FRA GIACOMO MALAGUTI

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Quando ci siamo radunati tutti

Lettore: Io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?».

E io risposi: «Eccomi, manda me!». (Isaia 6,8)

Entriamo, durante il canto, portando l’Evangeliario messo poi sull’altare, aperto, appoggiato sul Leggio che usiamo di solito per il Messale, girato verso la gente Canto “Come tu mi vuoi” (n. 47)

Eccomi Signor, vengo a Te mio Re, che si compia in me la Tua volontà.

Eccomi Signor, vengo a Te mio Dio, plasma il cuore mio e di Te vivrò.

Se tu lo vuoi Signore manda me e il Tuo nome annuncerò.

Rit. Come Tu mi vuoi io sarò, dove Tu mi vuoi io andrò

questa vita io voglio donarla a Te per dar gloria al Tuo nome mio Re.

Dopo il segno di Croce

S: Gesù Signore, Servo Obbediente fino alla morte e alla morte di Croce, per la Misericordia di Dio e la Forza dello Spirito Santo sia con tutti voi

T: E con il tuo Spirito

S: Invochiamo ogni Grazia e Benedizione dallo Spirito perché la nostra Preghiera sia resa feconda dalla Sua Presenza!

T: Vieni Santo Spirito!

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S: Spirito di Sapienza e di Scienza, illumina sempre le nostre menti

T: Accendi in noi il Fuoco del tuo Amore

S: Spirito di Intelletto e di Consiglio, guide ed ispira i nostri cuori

T: Manda a noi dal Cielo un raggio della Tua Luce

S: Spirito di Fortezza e di Timor di Dio, sostieni il nostro cercarti con cuore sincero

T: Vieni Santo Spirito, soffia dai 4 venti!

S: Spirito di Pietà smuovi i nostri cuori alla Carità e consacra il nostro fratello Giacomo!

T: Vieni, padre dei poveri, vieni; datore dei doni, vieni, luce dei cuori.

Canto “Vieni Santo Spirito di Dio” (n. 215) Vieni, Santo Spirito di Dio

Come vento soffia sulla Chiesa Vieni come fuoco

Ardi in noi

E con te saremo

Veri testimoni di Gesù

S: Dio onnipotente sorgente di ogni grazia, dispensatore di ogni ordine e ministero, assistici con il tuo aiuto. Tu che vivi in eterno e tutto disponi e rinnovi con la tua provvidenza di Padre e che per mezzo del Verbo tuo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore, tua potenza e

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sapienza, compi nel tempo l’eterno disegno del tuo amore. (dalla Liturgia di Ordinazione Diaconale)

T: Amen

Lettore: Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.

Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta. umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.

Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Dopo la Lettura si esegue il Canto. Durante il canto, portiamo ai piedi dell’altare, in un cesto, un grembiule ed una stola entrambi simboli del Diaconato come immagine della Consacrazione e del Servizio

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Canto “Servo per amore” (n. 183) Una notte di sudore

Sulla barca in mezzo al mare E mentre il cielo si imbianca già Tu guardi le tue reti vuote

Ma la voce che ti chiama Un altro mare ti mostrerà E sulle rive di ogni cuore Le tue reti getterai

Rit. Offri la vita tua come Maria Ai piedi della croce

E sarai servo di ogni uomo Servo per amore

Sacerdote dell'umanità

Lettore: Forse a qualcuno può sembrare un'espressione irriverente, e l'accostamento della stola col grembiule può suggerire il sospetto di un piccolo sacrilegio.

Si, perchè di solito la stola richiama l'armadio della sacrestia, dove con tutti gli altri paramenti sacri, profumata d'incenso, fa bella mostra di sè, con la sua seta ed i suoi colori, con i suoi simboli ed i suoi ricami.

Non c'è novello sacerdote che non abbia in dono dalle buone suore del suo paese, per la prima messa solenne, una stola preziosa.

Il grembiule, invece, ben che vada, se non proprio gli accessori di un lavatoio, richiama la credenza della cucina, dove, intriso di intingoli e chiazzato di macchie, è sempre a portata di mano della buona massaia.

Ordinariamente non è articolo da regalo: tanto meno

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da parte delle suore, per un giovane prete. Eppure è l'unico paramento sacerdotale registrato dal vangelo. Il quale vangelo, per la messa solenne celebrata da Gesù nella notte del Giovedì Santo, non parla nè di casule, nè di amitti, nè di stole, nè di piviali.

Parla solo di questo panno rozzo che il Maestro si cinse ai fianchi con un gesto squisitamente sacerdotale.

Chi sa che non sia il caso di completare il guardaroba delle nostre sacrestie con l'aggiunta di un grembiule tra le dalmatiche di raso e le pianete di camice d'oro, tra i veli omerali di broccato e le stole a lamine d'argento!

La cosa più importante, comunque, non è introdurre il "grembiule" nell'armadio dei paramenti sacri, ma comprendere che la stola ed il grembiule sono quasi il diritto ed il rovescio di un unico simbolo sacerdotale. Anzi, meglio ancora, sono come l'altezza e la larghezza di un unico panno di servizio: il servizio reso a Dio e quello offerto al prossimo. La stola senza il grembiule resterebbe semplicemente calligrafica. Il grembiule senza la stola sarebbe fatalmente sterile.

(Stola e Grembiule, Mons. Tonino Bello) Dopo una pausa di silenzio

Lettore: Quando dunque Gesù ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto?

Tutti: Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.

Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.

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Tutti: Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.

Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.

Tutti: Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.

Al termine si canta e durante il canto, portiamo ai piedi dell’altare, in un cesto, il Calice ed un pane spezzato segni dell’Eucarestia, della Carità e del Ministero tipico del Diaconato

Canto “San Francesco” (n. 172)

O Signore fa di me un Tuo strumento fa' di me uno strumento della tua pace dov'è odio ch'io porti l' amore

dov'è offesa ch'io porti il perdono dov'è dubbio ch'io porti la fede dov'è discordia ch’io porti l' unione dov'è errore ch'io porti verità

a chi dispera ch’io porti la speranza.

dov'è errore ch'io porti verità

a chi dispera ch’io porti la speranza.

Rit. O Maestro dammi Tu un cuore grande che sia goccia di rugiada per il mondo che sia voce di speranza,

che sia un buon mattino, per il giorno di ogni uomo

e con gli ultimi del mondo sia il mio passo lieto nella povertà,

nella povertà.

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Lettore: Nella Chiesa deve vigere la logica dell’abbassamento. Tutti siamo chiamati ad abbassarci, perché Gesù si è abbassato, si è fatto servo di tutti. Se c’è uno grande nella Chiesa è Lui, che si è fatto il più piccolo e il servo di tutti. E tutto comincia da qui, come ci ricorda il fatto che il diaconato è la porta d’ingresso dell’Ordine. E diaconi si rimane per sempre.

Ricordiamoci, per favore, che sempre per i discepoli di Gesù amare è servire e servire è regnare. Il potere sta nel servizio, non in altro. E come tu hai ricordato quello che dico, che i diaconi sono i custodi del servizio nella Chiesa, per conseguenza si può dire che sono i custodi del vero “potere” nella Chiesa, perché nessuno vada oltre il potere del servizio. Pensate su questo.

Circa quello che mi aspetto dai diaconi aggiungo ancora tre brevi idee!

In primo luogo mi aspetto che siate umili. È triste vedere un vescovo e un prete che si pavoneggiano, ma lo è ancora di più vedere un diacono che vuole mettersi al centro del mondo, o al centro della liturgia, o al centro della Chiesa. Umili. Tutto il bene che fate sia un segreto tra voi e Dio. E così porterà frutto.

In secondo luogo -per i diaconi permanenti- mi aspetto che siate bravi sposi e bravi padri. E bravi nonni.

Questo darà speranza e consolazione alle coppie che stanno vivendo momenti di fatica e che troveranno nella vostra semplicità genuina una mano tesa.

Potranno pensare: “Guarda un po’ il nostro diacono! È contento di stare con i poveri, ma anche con il parroco e persino con i figli e con la moglie!”. Anche con la suocera, è molto importante! Fare tutto con gioia, senza lamentarsi: è una testimonianza che vale più di tante

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prediche. E le lamentele, fuori. Senza lamentarsi. “Ho avuto tanto lavoro, tanto…”. Niente. Mangiate [mandate giù] queste cose. Fuori. Il sorriso, la famiglia, aperti alla famiglia, la generosità…

Infine, terza [cosa], mi aspetto che siate delle sentinelle: non solo che sappiate avvistare i lontani e i poveri – questo non è tanto difficile – ma che aiutiate la comunità cristiana ad avvistare Gesù nei poveri e nei lontani, mentre bussa alle nostre porte attraverso di loro.

E una dimensione anche, dirò, catechetica, profetica, della sentinella-profeta-catechista che sa vedere oltre e aiutare gli altri a vedere oltre, e vedere i poveri, che sono lontani. Potete fare vostra quella bella immagine che sta alla fine dei Vangeli, quando Gesù da lontano chiede ai suoi: «Non avete nulla da mangiare?» E il discepolo amato lo riconosce e dice: «È il Signore!» (Gv 21,5.7). Qualsiasi necessità, vedere il Signore. Così anche voi avvistate il Signore quando, in tanti suoi fratelli più piccoli, chiede di essere nutrito, accolto e amato. (Papa Francesco ai diaconi di Roma, 19 Giugno 2021).

Dopo una pausa di silenzio

Lettore: Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità,

T: sarei un bronzo risonante o un cembalo che tintinna.

Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne, ma non avessi la carità,

T: non sarei nulla.

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Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo per essere arso, e non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla.

T: La carità è paziente, è benigna la carità;

La carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità;

T: tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non verrà mai meno. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità;

T: ma più grande di tutte è la carità.

Canto Alleluia

Ricevi il Vangelo di Cristo

del quale sei divenuto l’annunziatore:

credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede,

vivi ciò che insegni. (Dalla Liturgia di ordinazione) Canto Alleluia

S: Dal Vangelo secondo Marco

Gesù salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni. Parola del Signore

Breve Commento

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S: Raccogliamo ora ogni nostra Preghiera nella Preghiera di Gesù: Padre Nostro

S: Padre santo, che nel misericordioso disegno della redenzione hai scelto la Vergine Maria, umile tua serva, come madre e cooperatrice del Cristo, fa' che volgendo a lei il nostro sguardo, ti serviamo con totale dedizione e che il nostro fratello Giacomo che consacri con il tuo Spirito custodito dalla Vergine sia testimone autentico della tua carità. Per il nostro Signore Gesù Cristo... Amen

Canto finale “E’ la gioia che fa cantare” (n. 62) Rit. È la gioia che fa cantare,

celebrando il Signore

Il Suo spirito oggi canta in me.

È la gioia che fa cantare, celebrando il Signore

Il Suo spirito oggi canta in me.

1. Io canto la gloria Tua, perché hai vinto la morte la potente salvezza, la forza sei Tu!

2. Tu raduni il Tuo popolo, e sconfiggi le tenebre il Tuo esercito siamo noi, vittoria di Dio!

Finale: Il Suo spirito oggi canta in me! In me!

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