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Regione Abruzzo. Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano Vasto Chieti

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Regione Abruzzo

Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano Vasto Chieti

RASSEGNA STAMPA

Giovedì 13 agosto 2015

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ORT O NA Gi ove d ì, 13 agosto 2015

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Sanita’, Abruzzo rimandato

Va bene, i bilanci della sanità sono in ordine. Va benissimo, la Regione Abruzzo chiede l’uscita dal commissariamento. Tutto bene, ma c’è ancora un bel pezzo di strada da fare. Lo dice il tavolo romano di monitoraggio della sanità dopo la riunione del 23 luglio scorso. Sono tanti i rilievi che il ministero dell’Economia fa alla Regione.

D’Alfonso e Paolucci

In primo luogo c’è la spesa per le cliniche, quella coccola da otto milioni di euro di cui Maperò vi ha parlato un mese fa. Il tavolo di monitoraggio chiede alla Regione perché, rispetto a uno sforamento del budget di 5 milioni 836 mila euro e rotti, accordi un aumento per il 2014 e per il 2015 di 7 milioni 827 mila euro, col decreto del 26 giugno scorso. Perché, soprattutto se a sforare sono solo in tre (Pierangeli, Villa Serena e Spatocco). Non solo. Il decreto con cui il commissario alla sanità Luciano D’Alfonso aumenta il budget delle cliniche non è stato sottoscritto dal subcommissario: il ministero chiede non solo che il decreto venga firmato anche da Zuccatelli, perchè <si devono condividere le scelte programmatorie> ma soprattutto che venga recuperata una clausola.

Paolucci a Tagliacozzo

Quella, importantissima che dovrà dire in modo chiaro che quel tetto di spesa, già bello alto, non

verrà superato. E ci mancherebbe pure. Ma la Regione, poco dopo la coccola da otto milioni,

approva un nuovo decreto con cui aderisce totalmente alle condizioni imposte dalle cliniche. Su

questo punto, si legge nella relazione, sembra che D’Alfonso abbia fornito garanzie: “Il commissario

e il subcommissario rappresentano di aver raggiunto un accordo e che provvederanno ad emanare

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un provvedimento di aggiornamento”. I soldi dati alle cliniche sono soldi sottratti all’assistenza territoriale e agli anziani non autosufficienti. Lo conferma l’Advisor:

“C’è un accantonamento pari a 31,2 milioni per il potenziamento dell’assistenza territoriale per gli anziani non autosufficienti; tali risorse non sono state ancora destinate”. C’è un netto ritardo nel processo di riconversione e riorganizzazione della rete residenziale. Roma richiama all’ordine la Regione: bisogna mettersi in regola.

Ma ci sono altri rilievi. Sugli screening oncologici, innanzitutto. Roma vuole sapere se i dati forniti dalla Regione indichino <la percentuale di adesione della popolazione target oppure della

popolazione invitata>, e c’è una bella differenza. Poi sul percorso nascite: qui il giudizio è buono, anche se manca la definizione delle date per la chiusura di Sulmona.

Una protesta per i punti nascita

Un altro quesito è sugli ospedali di Penne, Popoli e Ortona: il tavolo esprime <forti perplessità per i presidi considerati di zona particolarmente disagiata rispetto ai tempi di percorrenza. Per Ortona non si comprende come il commissario intenda classificare il presidio>. Quindi, a detta del ministero, c’è ancora molta confusione nel processo di riordino degli ospedali minori. La razionalizzazione della rete dovrà tenere conto anche di alcuni reparti-doppione: quattro neurochirurgie sono troppe; troppe tre Neuroradiologie e radiologie interventistiche; troppi gli ospedali dotati di pronto soccorso con accessi annuali inferiori a 20.000. Ma anche la rete cardiologica dovrà essere razionalizzata:

“Tre strutture su dieci non raggiungono la soglia minima di sicurezza per l’infarto miocardico acuto;

le uniche due strutture regionali che effettuano procedure di by-pass aortocoronarico, nel 2013 hanno effettuato meno di 200 ricoveri pur avendo registrato una mortalità a 30 giorni allineata alla media italiana; circa la metà delle strutture non ha raggiunto la soglia minima di sicurezza>.

Ecco, se la Regione Abruzzo vuole davvero uscire dal commissariamento, dovrà portare queste

risposte e molte giustificazioni. Poi, soltanto poi, potrà esultare.

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Mercoledì, 12 agosto 2015

Consiglio: Abruzzo; D'Alfonso, questioni sollevate risolvibili Presidente annuncia incontro con i tre consiglieri assenti (ANSA) - L'AQUILA, 12 AGO - "Credo che domani pomeriggio ci sia lo spazio per incontrare Gerosolimo, Olivieri e Monticelli".

Così il presidente della giunta regionale, Luciano D'Alfonso, con parole pronunciate con pacatezza e tranquillità sulla vicenda dei tre consiglieri regionali di centrosinistra, i primi due di Abruzzo Civico e il terzo del Pd che ieri in dissenso con la maggioranza hanno disertato le commissioni e il consiglio regionale.

"Oggi ho incontrato Olivieri, ho sentito Gerosolimo, non mi sembra che le questioni sollevate siano irrisolvibili

considerandole in un quadro di finanza pubblica - spiega D'Alfonso, il quale ha anticipato che i tre sono d'accordo a votare il provvedimento sul riordino delle province e il salvataggio dell'Istituzione sinfonica abruzzese.

"Le questioni sollevate portano pezzi di Abruzzo interno sui quali c'è la mia sensibilità, è stato poi chiesto un

approfondimento sul risanamento di quattro partecipate e in tal senso c'è già una road map, dobiamo approfondire un documento sull'allargamento della collegialità". (ANSA).

XSB

12-AGO-15 22:39

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Anche Alexandra se ne va

Ecco, se n’è andata anche lei. Alexandra Coppola, renziana della primissima ora, ex

vicesegretario del Pd abruzzese e ora la donna che gestisce l’organizzazione e il tesseramento dei democrat (tanto per capirci, l’equivalente di Guerini per Renzi), entrata nella segreteria del

presidente Luciano D’Alfonso soltanto tre mesi fa, abbandona baracca e burattini. Andrà a Roma ad assumere un altro incarico. “Me ne vado perché il partito mi da’ l’opportunità di andare a lavorare a un progetto importante all’interno di una equipe molto qualificata. È un lavoro di due mesi che potrebbe durare anche di più e che non è conciliabile col mio impegno part-time alla Regione”.

La Coppola con Renzi e la Boschi

“Nessun rimpianto – aggiunge Alexandra – questo è un incarico che mi inorgoglisce. Naturalmente continuerò a lavorare con l’impegno di sempre nel Pd abruzzese”.

Con lei la segreteria di D’Alfonso diventa un deserto. Prima della Coppola avevano abbandonato

Barbara Becchi e Fabrizio Paolini.

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SULMONA Giovedì, 13 agosto 2015

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Mercoledì, 12 agosto 2015

SUORE DI CLAUSURA SENZA SOLDI PER CURARSI, L'APPELLO DELLA PRIORA

TERAMO - "Dicono che noi abbracciamo la vita claustrale per sacrificare, pregare per tutti, ma nessuno pensa a noi, che non abbiamo soldi per curarci. E’ veramente triste questa mancanza di carità".

Iniziano a far sentire la loro voce suore e monache di clausura anche abruzzesi praticamente impossibilitate, poiché senza reddito, a far fronte ad eventuali spese per ticket sanitari nei casi di visite specialistiche o acquisto di medicinali.

Lo fanno con una lettera a firma di una priora di una comunità di Roma. Indirizzata all'ex sindacalista teramano della Cisl Franco Capanna, da anni in prima linea in questa causa. Grazie alla sua tenacia le religiose di Teramo votate alla povertà già dall'ottobre 2013 possono contare su un accordo con il locale Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri. Ma molto altro deve essere fatto.

“Le suore - spiega Capanna - nella nostra comunità monastica, senza disponibilità economiche se hanno bisogno devono pagarsi visite e medicinali”.

Capanna aveva interessato anche il ministero della Salute il quale, nello scorso luglio, gli aveva risposto che, avendo già contezza della criticità segnata dall'ex sindacalista, si stava avviando 'un processo di revisione dell'intero processo di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie e delle esenzioni', 'e si cercherà di tutelare gli assistiti che appartengono alle categorie più svantaggiate'".

Sempre grazie all'interessamento di Franco Capanna, a Trieste l'Ordine dei medici ha promesso assistenza gratuita laddove sussistono criticità.

"Noi non abbiamo soldi per queste spese di sanità, e come dobbiamo fare? - si legge ancora in un passo della lettera della Priora - noi monache di clausura non abbiamo aiuto, si parla di molta gente bisognosa, di noi però non si parla”.

Capanna decise di abbracciare in toto le problematiche di tutti i meno abbienti per rispettare la

volontà della giovane moglie morta per cancro.

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Mercoledì, 12 agosto 2015

ANSA/ Il 40% dei pazienti con ictus non riceve cure adeguate 150 unita'di emergenza di cui solo 1 su 10 al Sud

(ANSA) - ROMA, 12 AGO - In Italia l'ictus colpisce 200.000 persone l'anno, una ogni 3 minuti, ma il 40% dei pazienti, come avviene in media anche in altri Paesi europei, non riceve cure adeguate ai più recenti standard scientifici. E' quanto emerge dal Progetto Eis (European Implementation Score), che ha valutato l'applicazione degli stessi in 10 Stati del vecchio continente. In particolare l'Italia si colloca a centro

classifica, al sesto posto. Al Sud si trovano solo una su dieci delle 150 stroke unit, ovvero le unità dedicate all'assistenza del paziente con ictus. Ma il vero 'buco nero' è la

riabilitazione territoriale, preclusa ai più. I risultati del progetto Eis - condotto in Belgio, Francia, Germania,

Inghilterra, Italia, Lituania, Polonia, Scozia, Spagna e Svezia - mostrano che, quanto all'utilizzo dell'attività scientifica nella pratica clinica, l'Italia raggiunge punteggi medio-alti

"in 5 degli 11 indicatori analizzati (politiche nazionali, strategie educative, attività degli opinion leader, interventi complessi, organizzazioni di pazienti), contro gli 8 della

Svezia, e i 10 di Inghilterra e Scozia", spiega Antonio Di Carlo dell'Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr). Tra i primi ostacoli, "poche risorse, troppa burocrazia, mancanza di conoscenza della malattia e resistenza ai cambiamenti". Ma anche carenze strutturali. I Paesi con

migliore assistenza sono caratterizzati dalla presenza di stroke unit e in Italia "ne servirebbero almeno 300, ma ce ne sono solo 150. Di queste solo l'11% al Sud, dove risiede però un terzo della popolazione", sottolinea Di Carlo all'ANSA.

Il diverso livello tra regioni del Nord, del Centro e del Sud emerge chiaramente dai risultati del progetto Eis, pubblicati su Stroke, rivista dell'American Heart Association. Al meridione, chiarisce il ricercatore, "ci sono meno campagne informative e mancano protocolli che guidino la transizione tra fase acuta, medicina generale e servizi riabilitativi".

Circa un milione di italiani porta le conseguenze di un ictus, ma proprio la fase della riabilitazione condotta sul territorio è "il vero buco nero dell'assistenza in Italia". "Una volta

dimesse dall'ospedale, solo due persone su dieci, tra coloro che ne avrebbero bisogno, riesce a fare fisioterapia e logopedia, per favorire il ripristino delle capacità motorie e linguistiche compromesse", spiega Di Carlo. Se poi si guarda alla terapia occupazionale, ovvero pensata per aiutare il paziente a fare attività quotidiane a livello domestico e sociale, "siamo

praticamente a zero tranne in qualche centro di eccellenza".

Cosi come la psicoterapia, conclude, "anche se la depressione post ictus colpisce fino al 30% dei pazienti".

YQX-COC

12-AGO-15 19:34

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Mercoledì, 12 agosto 2015

Musica durante intervento chirurgico riduce ansia e dolore (ANSA) - ROMA, 12 AGO - Ascoltare

musica prima, durante e subito dopo un intervento chirurgico diminuisce l'ansia, il dolore e il bisogno di antidolorifici,

persino quando l'intervento è in anestesia totale. Lo afferma uno studio coordinato dalla Queen Mary University di Londra e pubblicato dalla rivista Lancet.

I ricercatori hanno analizzato 73 studi condotti confrontando gli effetti dlela musica con quelli delle terapie usuali e di

altri interventi non medici, come i massaggi, su un totale di oltre 7mila pazienti di quasi tutti i tipi di chirurgia esclusa quella cerebrale. "Lo studio conferma, per la prima volta, il legame tra la musica nel teatro operatorio e una significativa riduzione nel dolore post operatorio, nell'ansia dopo

l'intervento e del bisogno di antidolorifici".

Il tipo di musica, scrivono gli autori, non influisce sui

risultati, anche se un leggero miglioramento non statisticamente significativo si è visto se è lo stesso paziente a sceglierla.

L'effetto si nota anche se il paziente è in anestesia totale.

"Sappiamo dai tempi di Florence Nightingale che ascoltare musica ha un impatto positivo nei pazienti durante un intervento

chirurgico - afferma Martin Hirsch, uno degli autori -, tuttavia serviva una analisi che mettesse insieme i risultati di tutti i piccoli studi in questo campo per provare che funziona realmente".

Sulla base dei risultati dello studio i ricercatori

sperimenteranno un metodo operativo per far ascoltare musica in un reparto del Royal London Hospital, dove alle donne che stanno per avere un cesareo e quelle che avranno un'isterectomia verrà fornito un cuscino dotato di altoparlanti.

Y91-COC

12-AGO-15 17:58

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Pubblicate sulla «Gazzetta Ufficiale» le modalità per la trasmissione telematica delle spese sanitarie

Medici e fd acisti «irte ediari»

Entro il 10 settembre i protocolli tra regioni, Mef, Entrate e ministero della Salute

Gian Paolo Ranocchi Lorenzo Pegorin

t,;; Professionisanitarie infer- mento visti le evoluzioni di questi giorni relativamente agli obblighi di comunicazio- ne telematica delle spese sani- tarie relative al 2015 in prospet- tiva della precompilata del prossimo anno.

Il decreto del ministero del- l'Economia e delle Finanze del 31luglio scorso («GazzettaUf- ficiale» serie generale nume- ro 185 pubblicata l'ii agosto scorso), ha varato le specifi- che tecniche e le modalità ope- rative relative alla trasmissio- ne telematica da parte dei sog- getti interessati, delle spese sanitarie al Sistema tessera sa- nitaria (Sts).

Il decreto segue il provvedi- mento del direttore dell'agen- zia delle Entrate (protocollo 103408/2015) con cui sono sta- te individuate le modalità tec- niche da parte delle Entrate, di utilizzo dei dati messi a dispo- sizione dal Sts, ai fini dell'ela- borazione della dichiarazione precompilata.

Il recepimento nel 730 onli- ne apartire dal 2015, delle spese sanitarie, costituisce infatti un fondamentale passaggio per mettere a disposizione dei

"settetrentisti" una proposta di dichiarazione completa, vi-

sto che tra gli oneri fiscalmen- te detraibili questi sono quelli più diffusi sul piano pratico.

I dati relativi alle spese sani- tarie sono raccolti e messi a di- sposizione delle Entrate, dal Sistema tessera sanitaria che costituisce, quindi, il cuore del sistema.

Sul sito ufficiale del Sts, se- zione "730 - spese sanitarie", è già consultabile lo schema dati di spese sanitaria previsto dal- l'articolo 3 del decreto legisla-

Deve essere trasmesso l'elenco aggiornato delle strutture sanitarie e dei professionisti

per l'abilitazione telematica tivo 175/2014.

I soggetti che sono interes- sati dall'obbligo di comunica- zione delle spese inerenti alle prestazioni, sono le strutture sanitarie accreditate (Asl, aziende ospedaliere, istituti di ricovero, policlinici universi- tari, farmacie, presidi di spe- cialistica ambulatoriale, strut- ture perl'erogazionedellepre- stazioni di assistenza protesi- ca e di assistenza integrativa) e gli iscritti all'Albo dei medici

chirurghi e degli odontoiatri.

Nonostante il recente varo dei provvedimenti, va eviden- ziato che ad oggi non è ancora possibile da parte degli inte- ressati provvedere a trasmet- tere al Sts i dati.

L'articolo 6 del decreto, in- fatti, prevede che l'applicazio- ne presso le singole regioni e province autonome delle di- sposizioni previste dallo stes- so decreto debba essere co- munque preventivamente de- finita attraverso accordi spe- cifici tra il ministero dell'Economia, il ministero della Salute, l'agenzia delle Entrate e le singole regioni e province autonome, da con- cludersi entro 30 giorni dall'u agosto.

Inoltre, occorre attendere che il ministero della Salute, le regioni e le province autono- me e la federazione nazionale degli ordini dei medici chirur- ghi e degli odontoiatri, tra- smettano al Sts l'elenco ag- giornato delle strutture sanita- rie e dei medici per consentire il rilascio agli interessati della necessaria abilitazione ai ser- vizi telematici del Sts. Quindi l'operatività dei diretti inte- ressati è ancora in stand by.

Ricordiamo che il comma 3 dell'articolo 3 del decreto legi- slativo 175/2014 che dispone

l'obbligo di trasmissione da parte di soggetti terzi di dati relativi a oneri e spese soste- nute dai contribuenti in rela- zione alla predisposizione del modello 730 precompilato, non fissa un termine preciso entro il quale gli operatori sa- nitari devono trasmettere al Sts le informazioni relative al- le prestazioni sanitarie eroga- te nel 2015.

Si ricava indirettamente tale termine, leggendo quan- to disposto dal comma 3 del- l'articolo 3 del decreto del Mef, in cui si dice che dal 1°

febbraio dell'anno successi- vo a quello di riferimento, il contribuente può consultare le proprie spese sanitarie ac- cedendo in proprio al Sts, per selezionare le spese per le quali intende esprimere l'op- posizione all'utilizzo da par- te delle Entrate.

Dato che la sensazione è che le informazioni da trasmettere al Sts saranno numerose (iden- tificativi del documento fisca- le, tipo di prestazione, data di pagamento, codice fiscale del contribuente) e riguarderan- no l'intero 2015, è auspicabile che gli interessati siano messi nelle condizioni di poter ini- ziare ad operare nel più breve tempo possibile.

ORI PROOUZION E RIS ERVArA

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Le opzioni

à I DIRE DI NO

Il contribuente laddove ritenga opportuno tutelare [apro p ria privacy, potrà rinunciare

all'utilizzo dei dati inerenti le spese sanitarie perla dichiarazione dei redditi precompilata. Ciò potrà avvenire in diversi modi. In una prima fase, al momento del sostenimento della spesa, comunicando all'operatore sanitario che intende opporsi alla trasmissione dei dati alSts.

Tale opposizione può essere manifestata non comunicando al soggetto che emette lo scontrino (farmacia) il codice fiscale riportato sulla tessera sanitaria oppure (anche se tale procedura non si rende applicabile per le spese sanitarie sostenute nel corso del 2015) chiedendo anche oralmente al medico o alla struttura sanitaria l'annotazione dell'opposizione sul documento fiscale.

uz I AL PC

In alternativa il contribuente potrà accedere al Sistema TS dal 1°

febbraio al 28 febbraio dell'anno successivo a quello di riferimento, per selezionare autonomamente le proprie spese sanitarie pervenute alSts per le quali esprimere l'opposizione all'utilizzo da parte delle Entrate.

Eccezionalmente, per le sole spese sostenute dal 1° ottobre 2015 al 31 gennaio 2016, l'assistito può esercitare l'opposizione a rendere disponibili all'agenzia delle Entrate, i dati aggregati relativi a una o più tipologia di spese

03 l MA NIENTE DETRAZIONI Ovviamente l'opposizione all'utilizzo dei dati relativi a talune spese sanitarie, comporta la totale irrilevanza delle stesse ai fini fiscali con la relativa perdita dei benefici in tema di detrazioni.

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Mercoledì, 12 agosto 2015

Africa un anno senza polio, vicina fine epidemia

(ANSA) - ROMA, 12 AGO - Dopo l'anniversario dell'ultimo caso in Nigeria, registrato il 24 luglio 2014, ora l'intera Africa

può celebrare un anno senza polio. Risale a un anno fa, avverte l'Oms, l'ultimo caso nel continente, in Somalia. Anche se devono passare ancora due anni prima della certificazione di 'polio

free', avverte l'organizzazione, il traguardo è una pietra miliare verso lo stop alla malattia.

In questo momento sono solo due i paesi in cui la malattia rimane endemica, Afghanistan e Pakistan, con quest'ultimo alle prese con continui attentati contro i team di vaccinatori. Nel 1988 i paesi in cui la malattia era endemica erano 125, ma le campagne di vaccinazione sono riuscite ad abbattere questo numero, anche grazie alle donazioni internazionali. "Anche se l'Africa ha raggiunto un importante risultato di salute pubblica - scrive l'Oms - il lavoro non è ancora finito. Per fermare definitivamente la malattia tutti i paesi, quelli in cui

endemica e gli altri, devono rafforzare le vaccinazioni, sistemare eventuali 'falle' nei sistemi di sorveglianze e fare di più per raggiungere i bambini che non sono trovati dai vaccinatori".

Y91-COC

12-AGO-15 15:48

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Mercoledì, 12 agosto 2015

Ebola: tre nuovi casi in ultima settimana, epidemia arretra

Liberia senza nuovi pazienti,esperti chiedono biobanca in Africa (ANSA) - ROMA, 12 AGO - Per la terza settimana consecutiva il numero di nuovi casi di Ebola si è fermato sotto i cinque. Nel

periodo dal 2 al 9 agosto, afferma il bollettino dell'Oms, si sono avuti solo tre nuovi pazienti, uno in sierra Leone e due in Guinea, mentre in Liberia non ci sono state nuove segnalazioni dopo il ritorno della malattia poche settimane fa.

"Il primo caso in Guinea riguardava un contatto non registrato, e la fonte di infezione al momento è ignota, così come per il secondo - specifica il rapporto -. Quello in Sierra

Leone era invece un bambino di 8 mesi con legami con un focolaio conosciuto".

Attualmente nei due paesi 1500 persone sono sotto

osservazione, mentre in Liberia tutti i contatti sospetti hanno superato il periodo di incubazione del virus. In totale sono quasi 28mila i casi, con circa 11mila morti. Con l'epidemia che sta fortunatamente volgendo al termine, avvertono alcuni esperti sul sito di Nature, è il momento di pensare a come affrontare le prossime che si presenteranno. Una delle proposte emerse durante un meeting a Freetown, in Sierra Leone, è la costruzione di una grande biobanca in Africa per raccogliere oltre 100mila campioni biologici di superstiti e vittime del virus. "I campioni saranno fondamentali per capire come si è evoluta l'attuale crisi di

Ebola - spiega Cathy Roth dell'Oms - per preparare le epidemie future e sviluppare la capacità di ricerca in una regione che dipende totalmente da esperti stranieri".(ANSA).

Y91-DR

12-AGO-15 12:40

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I tre nodi della sanità mondiale

Dopo Ebola, i nuovi imperativi per af 'optare al meglio le emergenze

di Jim Yong Kim

egli ambienti diplomatici e scientifici si crede troppo spesso che lagentenonsap- piaqual sigla cosapiù giusta in materia di politica estera o in caso diminacce globali. Troppo complica- to, dicono gli esperti, la gente non ca- pirebbe. Invece, secondo gli ultimi sondaggi, molta gente capisce benis- simo che lo scoppio di epidemie glo- bali rappresenta una grave minaccia alla propria vitae sicurezza economi- ca, e sa cosa andrebbe fatto.

Un sondaggio di opinione commis- sionato dal Gruppo della Ban ca mon- diale ha interpellato 4.000 persone di cinque Paese industrializzati - Fran- cia, Germania, Giappone, Regno Uni- to e Stati Uniti - e ha scoperto che la maggior parte non è convinta che il mondo, o il proprio Paese, siano pre- parati alla prossima epidemia globa- le. A rispondere che il mondo dovrà affrontare un'altra epidemia globale nei prossimi dieci anni è stato il dop- pio di chiharisposto dino, e meno del- la metà è convinto che il proprio Pae- se sia preparato. I rispondenti hanno messo "salute pubblica e epidemie"

tra le principali priorità globali, dopo terrorismo e cambiamenti climatici.

Questi dati arrivano aun anno dalla dichiarazione dell'Organizzazione mondiale perla Sanità che aveva defi- nito Ebola «un'emergenza di salute pubblica di portata internazionale», il massimo livello di allerta. Quella di- chiarazione aveva scatenato una massiccia risposta globale, ma erano giàpassati otto mesi dalprimo caso in Africa occidentale. Ciononostante, dopo più di 1lmila morti, milioni divi- te distrutte e miliardi di dollari persi, laminaccianon è ancora scongiurata, continuano a verificarsi nuovi casi di Ebola. Di recente, è emerso un altro virus infettivo nella Repubblica di Corea, laMers, che ha contribuito ari- portare il Pil a quello di sei anni prima.

Ma i virus Ebola e Mers sono rima- sti perlopiù confinati a pochi Paesi perché si trasmettono attraverso il contatto ravvicinato. Tuttavia, cosa accadrebbe se il mondo si trovasse davanti a una malattia che si diffon- de velocemente, pervia aerea, come l'epidemia di febbre spagnola nel 1918-1919? Secondo le proiezioni og- gi una febbre spagnola mieterebbe più di 33 milioni di vittime nel giro di 250 giorni. E il costo di un'epidemia così devastante è stato stimato a

4,8%io del Pil globale ovvero più di 3,6 trilioni di dollari.

La gente ha ragione: il mondo non è pronto a fronteggiare la prossima epi- demia. Rispetto a un anno fa, non sia- mo più attrezzati per contrastare ra- pidamente un'emergenza sanitaria del genere, ma possiamo esserlo e

Servono un sistema sanitario più solido in ogni Paese;

un sistema internazionale per fronteggiare le epidemie e fondi stabili al settore

...

spendendo meno di quanto ci verreb- be a costare un intervento poco tem- pestivo. I tre imperativi sono:

1) Fare in modo che tutti i Paesi in- vestano in una migliore preparazio- ne a cominciare daun sistema sanita- rio solido che possa garantire cure fondamentali e di qualità, controlli e capacità diagnostica. Dovremmo ampliare gli sforzi profus i in Etiopia e in Ruanda per formare funzionari sa- nitari che possano estendere l'acces- so ai servizi sanitari e garantire un'azione immediata in caso di futu- re epidemie. L'obiettivo deve essere una copertura sanitaria universale - sia per garantire a tutti le cure neces- sarie sia perché lasciare quelle zone prive senza un'adeguata copertura, mette a rischio tutti.

È questa la percezione dellagente:

la grande maggioranza pensa che in- vestire in dottori, infermiere e ospe- dali nei Paesi invia di sviluppo aiuti a prevenire lo scoppio di epidemie nei loro Paesi e faccia risparmiare vite e denaro, però l'esperienza della Co- rea dimostra che anche i sistemi sa- nitari più avanzati devono migliora- re la loro capacità di reazione in caso di epidemia.

2) Abbiamo bisogno di un sistema globale per prepararci e fronteggiare le epidemie che sia migliore, più coor- dinato, e coinvolga molti altri attori - tra cui anche un'Oms con più risorse.

La risposta a Ebola per i primi mesi è ricadutainmodo eccessivo sulle eroi- che spalle di Médecins Sans Fron- tières. Ci saranno altre epidemie, ma potranno essere arginate prima che diventino molto più estese, onerose e letali. Per questo bisogna stabilire de- gli accordi e uno stretto coordina- mento tra governi nazionali e locali,

enti internazionali, settore privato e organizzazioni non governative, con una catena di offerta che possa essere montata e attivata in un lampo. Il set- tore privato, che è stato in larga parte tagliato fuori dalla risposta iniziale a Ebola, può portare disciplina di mer- cato, innovazione e altre risorse alla lotta contro il virus.

3) Non possiamo dipendere dai fondi di emergenza e vanno predi- sposte squadre di pronto intervento al primo segnale di crisi. Davanti a un'epidemia che dilaga rapidamente, l'approccio tradizionale di lanciare appelliperlaraccoltafondinonbasta.

Il Gruppo della Banca mondiale sta lavorando con l'Oms e altre istituzio- ni a una parte della soluzione, una struttura di finanziamento per le emergenze pandemiche, come l'ab- biamo chiamata. La struttura, adotta- ta in Germania lo scorso giugno dai leader del G7, mira a garantire un fi- nanziamento adeguato e tempestivo ai Paesi e agli operatori internazionali per contenere in modo efficace una minaccia di epidemia. La struttura sta mettendo a punto accordi innovativi di finanziamento come assicurazioni private e fondi pubblici di emergenza che possono essere prontamente smobilitati per sostenere un inter- vento massiccio degli operatori sani- tari e la creazione di centri operativi di emergenza. I governi hanno già sfruttato questo meccanismo per ge- stire con successo rischi climatici e catastrofi naturali.

Da un'inchiesta condotta un paio di anni fa su un campione di 3omila diri- genti assicurativi è emerso che la loro massima preoccupazione era un'epi- demia globale. Ma l'allarme è stato ignorato, come i precedenti avverti- menti sulla Sars e l'influenza aviaria.

Oggi, dopo la dolorosa esperienza dell'ultima epidemia e con la forte consapevolezza dell'opinione pub- blica, è venuto ilmomento di affronta- re il problema della prevenzione e della risposta alle epidemie. È ora di passare dalle parole ai fatti.

Jim Yong Kim è presidente della Banca Mondiale (Traduzione di Francesca Novajra) O RIPRODUZIONE RISERVATA

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Mercoledì, 12 agosto 2015

I grassi che fanno male sono quelli trans, +34% mortalità Studio canadese scagiona quelli saturi di burro, uova e carne (ANSA) - ROMA, 12 AGO - Non tutti i grassi fanno così male al cuore come si dice. Uno studio pubblicato sul British Medical Journal riabilita quelli saturi, ovvero di origine animale e

presenti in uova, carne, burro e formaggi, mentre punta il dito su quelli trans, o idrogenati, come la margarina. Questi ultimi, infatti, spesso presenti in merendine, snack e prodotti

industriali per via del loro basso costo, provocano un aumento del 34% di mortalità.

La ricerca, condotta dall'Università canadese McMaster, ha studiato i risultati di 50 studi osservazionali per valutare l'associazione tra grassi saturi e trans e le ricadute sulla salute degli adulti. La conclusione a cui sono giunti i

ricercatori è che gli acidi grassi insaturi trans, cioè prodotti industrialmente da oli vegetali tramite un processo chimico detto idrogenazione, sono associati a un aumento del 34% di morte per qualsiasi causa, del 28% di morte per malattia

coronarica e del 21% per malattia cardiovascolare. Il consumo di grassi saturi, invece, tra cui anche l'olio di palma, non

sembrerebbe associato a un aumentato rischio di morte o a malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2.

"Non stiamo proponendo di aumentare il consumo di grassi saturi rispetto a quanto suggerito dalle linee guida", sottolinea

Russell de Souza, del Dipartimento di Epidemiologia Clinica e Biostatistica dell'Università canadese McMaster.(ANSA).

YQX-COC

12-AGO-15 18:00

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ELENA DUS

ER promuovere la sua merce, il lupo ha pensato di travestir- si da agnello. Con al- meno 5 milioni e mezzo di dollari la Coca Cola sta finanziando un'organizzazione non profit che insegni agli ame- ricani a non ingrassare: il Glo- bal Energy Balance Network.

Per rispondere alla scienza che lo accusa di inzeppare di zuc- chero i suoi consumatori, il co- losso americano ricorre alla stessa arma: un panel di scien- ziati registrati come consulenti e una raccolta di pubblicazioni che dimostrano come l'eserci- zio fisico possa controbilancia- re una dieta non necessaria- mente perfetta. Contro l'abitu- dine - estesa ormai a parec- chie multinazionali del cibo -

di finanziare studi scientifici

che dovrebbero essere indipen- denti, si è scagliata nel 2013 an- che Margaret Chan, direttrice dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. «La ricerca fonda- ta dalle industrie diffonde dati inaffidabili e crea dubbi nel pub- blico. Come abbiamo imparato dalla storia del tabacco, un'a-

Cinque milioni di dollari per lo studio. Ma alla base dell'epidemia di obesità ci sono proprio i soft drink

zienda potente può far credere qualsiasi cosa».

La polemica sulla Coca Cola è stata rilanciata oggi dal New York Times, ma accuse analo- ghe nel passato erano state ri- volte contro altre aziende come Kraft, McDonald's e Pepsi. Nel 2014 la rivista scientifica Natu- re era stata sommersa dalle cri- tiche per aver accettato un con- tributo dal Nestlé Research Center per il suo supplemento sull'obesità . Secondo il quoti- diano di New York, « la Coca Co- la, principale produttore mon- diale di bevande zuccherate promuove una nuova soluzione per l'epidemia di obesità: fare più esercizio e preoccuparsi me- no di tagliare le calorie».

Ma per la scienza non finan- ziata dalle industrie , il messag- gio è vero a metà. Se le calorie di troppo possono essere smalti- te con la ginnastica , l'eccesso di zucchero è diventata oggi una delle cause dell'epidemia di dia-

icerca finanziata dal

a: 44 Per

T,IA

colosso Us

tenersi in forma asta fare sport il

polemica

"Non pensate aie calorie

Ecco la dieta firmata

Coca Cola

bete. La principale fonte di zuc-

cheri dei ragazzi americani tra

2 e 18 anni - secondo la Ameri- can Dietetic Association - so- no proprio bevande gasate e succhi di frutta. Le vendite di soft drink nel mondo sono rad- doppiate nell'ultimo decennio, creando un business da 532 mi- liardi di dollari. Uno studio del 2012 su Plos Medicine sostiene che lo zucchero di Coca Cola e si- mili è responsabile di un quinto dell'aumento di peso degli ame- ricani tra il 1977 e il 2007. E gli

studi finanziati da Coca Cola, Pepsi e dall'American Bevera- ge Association - si legge sem- pre su Plos Medicine - hanno una probabilità cinque volte maggiore di escludere un lega- me fra bevande zuccherate e obesità.

Berkeley a novembre dell'an- no scorso ha votato una nuova tassa sulle bollicine dolci: pri- mo esempio negli Stati Uniti di una misura che l'American Be- verage Association aveva con- trastato finanziando la campa-

gna per il "no" con 2 milioni di dollari. La Coca Cola e le sue so- relle frizzanti sanno che sulla battaglia della salute si gioca il futuro dei loro profitti e hanno promesso di tagliare del 15% in dieci anni le calorie che gli ame- ricani assumono con le bevan- de. Ma come sostiene un edito- riale del British Medical Jour- nal di febbraio, «affidare la ri- cerca sull'obesità alle industrie alimentari è come affidare a Dracula la banca del sangue».

!9 NIVROOULONE NISERVAI A

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Il nutrizionista:

"Ma il consumo dí bevande gassate

® essere tossíco

UTTE le calorie assunte con il cibo vanno smaltite con l'attività fisica.

È la matematica del peso forma, spiega Paolo Sbraccia, che dirige il Centro per l'obesità del Policlinico Tor Verga- ta, insegna nell'università romana ed è presi- dente della Società Italiana dell'obesità.

Le calorie che provengono da un cibo sano sono uguali a quelle di un cibo spazzatu- ra?

«Le calorie sono calorie e il peso è il risulta- to di quanto entra e quanto esce. Mangiare un panetto di burro e poi correre 10 chilome- tri fa mantenere l'equilibrio. Ma certo segui- re una buona dieta mediterranea è la scelta migliore. E se ci si muove, un bicchiere di be- vanda gasata non farà certo male».

Dal punto di vista dei peso muoversi e mangiare poco è quindi equivalente a muoversi e mangiare molto?

«Sì, ma la virtù sta nel mezzo. Una vita se- dentaria fa perdere massa muscolare, una particolarmente attiva stimola il metaboli- smo. E si è dimostrato di recente che l'iper- metabolismo non favorisce la longevità».

Questo vale per il discorso del peso. Ma uno dei problemi legati al cibo spazzatura è il diabete.

«Nelle bevande gasate si trovano quanti- tà enormi di zucchero, che viene assorbito ra- pidamente e crea un picco di glicemia nel sangue. Questo non avviene per cibi ad assor- bimento più lento, come ad esempio i cereali integrali. Anche la mancanza di attività fisi- ca a lungo andare rende difficile il controllo della glicemia. In questo caso non si dovreb- be mai esagerare con il cibo».

Quindi la tesi della Coca Cola non è campa- ta in aria?

«Teoricamente no, Ma il consumo di be- vande gasate diventa davvero tossico se non è accompagnato da esercizio fisico. E biso- gna evitare di mandarle giù come fossero ac- qua. In un bicchiere possono esserci fino a cinque cucchiaini di zucchero».

(e. d.)

3 RICftO[JULONE NIíHNATA

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