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Il fenomeno migratorio e il rispetto dei diritti umani di minori, giovani e donne

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Academic year: 2022

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I risultati del questionario su

“Il fenomeno migratorio e il rispetto dei diritti umani

di minori, giovani e donne”

Risposte delle Ispettorie delle Figlie di Maria Ausiliatrice

2018

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INTRODUZIONE

Il fenomeno migratorio riguarda circa 258 milioni di persone nel mondo. Di questi, 68.5 milioni sono migranti forzati (25.4 milioni sono rifugiati, 40 milioni sfollati interni e 3.1 milioni richiedenti asilo) mentre 10 milioni sono apolidi. Tra i rifugiati, il 52% ha meno di 18 anni. Inoltre è stato riscontrato che il 68% dei rifugiati proviene da Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia.1 Questa realtà è evidentemente oggetto di preoccupazione a livello mondiale e locale poichè ha implicazioni sulla vita di migliaia di minori, giovani e donne in diverse aree nel mondo. Papa Francesco lo legge infatti come “un segno dei tempi”2 che la Chiesa, con la sua guida diretta, vuole affrontare. La solitudine in cui si trovano i migranti, i rifugiati, e gli sfollati “è una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità”.3

A conclusione del UN Summit for Refugees and Migrants del 19 settembre 2016 a New York, 193 governi hanno adottato la Dichiarazione di New York sui Rifugiati e sui Migranti impegnandosi a:

- proteggere i diritti umani di rifugiati e migranti, indipendentemente dallo status loro riconosciuto, inclusi i diritti di donne e ragazze;

- assicurare che ogni minore migrante o rifugiato abbia accesso ai servizi educativi entro pochi mesi dall’arrivo;

- sostenere i Paesi che mettono in salvo, ricevono e ospitano grandi numeri di rifugiati e migranti;

- lavorare affinché si ponga fine alla pratica della detenzione dei minori durante l’iter di determinazione del loro status.

Con tale Dichiarazione è stata avviata la creazione di due patti globali per gestire in modo completo e collaborativo le conseguenze della migrazione internazionale. Si tratta del Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare (Global Compact for safe, orderly and regular migration – GCM)4 e del Patto globale per i Rifugiati (Global Compact for Refugees – GCR).5

Il Global Compact è stato formalmente adottato dagli Stati membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) in occasione di una conferenza intergovernativa tenutasi a Marrakech, in Marocco, il 10 e l’11 dicembre 2018.

La Santa Sede, come ha dichiarato l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, “nutre la speranza che il Global Compact sulla Migrazione non si limiti solo ad una buona gestione della migrazione, ma possa veramente essere un significativo passo in avanti al servizio della persona, non solo di ogni migrante, ma di tutta l’umanità. […] Stati, società civile o chiunque di noi, non potrà non essere consapevole delle sfide che le persone migranti devono affrontare e delle nostre responsabilità nei loro confronti, in particolare verso le persone più bisognose della nostra solidarietà”.6

1UNHCR, Global Trends Report 2017.

2 FRANCESCO, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 14 gennaio 2018.

3 Ibid.

4 Il Patto Globale per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare (Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration – GCM)ha lo scopo di definire procedure e impegni condivisi da parte della comunità internazionale, per ottenere una migliore gestione dei fenomeni migratori a livello globale e la valorizzazione della mobilità umana quale motore dei processi di sviluppo sostenibile. Il progetto iniziale per il GCM è stato pubblicato il 5 febbraio 2018 ed è stato presentato nel dicembre 2018 a Marrakech, Marocco.

5 Il Patto Globale per i Rifugiati (Global Compact for Refugees – GCR) mira a fornire disposizioni pratiche riguardo la condivisione degli oneri, l’impiego di competenze tecniche e di fondi, la definizione di quote per il reinsediamento dei migranti e l’elargizione di donazioni. Il progetto iniziale per il GCR è stato pubblicato il 31 gennaio 2018 ed è stato presentato nel settembre 2018.

6Archbishop Bernardito Auza, Apostolic Nuncio, Permanent Observer of the Holy See, Statement during the Concluding session of the intergovernmental negotiations on the Global Compact for Safe, orderly and Regular Migration, New York, 13 July 2018.

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L’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, da parte sua, non è indifferente alla realtà migratoria.

Infatti, già dal Capitolo XX (1996) era emersa l’esigenza di arrivare alla convivialità delle differenze. In occasione del 125° anniversario della prima Spedizione Missionaria, l’Istituto ha lanciato il progetto

“Per una casa comune nella diversità dei popoli”. Tuttavia, è stato a partire dal Capitolo Generale XXIII del 2014 che l’Istituto ha riconosciuto nel fenomeno migratorio uno dei campi in cui le FMA, con la comunità educante, sono interpellate urgentemente ad “allargare lo sguardo” per “osare insieme gesti profetici”. Quindi, ogni FMA, con l’intera comunità educante, è stata chiamata a:

- approfondire le cause delle migrazioni;

- collaborare a progetti educativi che favoriscano la prevenzione del fenomeno e l’accompagnamento dei migranti nei luoghi di partenza, di transito e di arrivo;

- operare in modo particolare a tutela dei minori e delle donne.7

Il perché del questionario

La migrazione è sempre più una periferia esistenziale e geografica che necessita una continua riflessione e verifica da parte delle FMA e delle loro comunità educanti.

Per raccogliere la voce di ogni Ispettoria e la risposta concreta data alla sfida migratoria, si è avvertita l’esigenza di un’azione congiunta da parte di tre Ambiti: Missioni, Pastorale giovanile e Famiglia Salesiana. Per questo motivo, l’Ufficio dei Diritti Umani ha realizzato un questionario da sottoporre a tutte le Ispettorie.8

Il risultato del questionario costituirà un punto di partenza per l’Ambito per la Pastorale giovanile nel verificare come gli interventi educativi delle FMA hanno favorito l’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione dei migranti e rifugiati negli ambienti salesiani: scuole, centri professionali, oratori-centri giovanili, case famiglia, centri educativi non formali, il VIDES Internazionale con l’azione dei volontari, la dimensione Giustizia Pace e Integrità del Creato e il Movimento Giovanile Salesiano.

L’esito sarà di aiuto anche all’Ambito per la Famiglia Salesiana, per conoscere l’operato delle Ex Allieve e delle FMA impegnate con i Salesiani Cooperatori nei confronti di migranti e rifugiati.

Inoltre, sarà di aiuto all’Ambito Missioni per il rilancio del progetto “Per una casa comune nella diversità dei popoli”, in occasione del 140° anniversario della prima Spedizione Missionaria.

Le risposte delle Ispettorie permetteranno anche all’Ufficio dei Diritti Umani di far conoscere nell’ambito delle Nazioni Unite (ONU) le buone prassi dell’Istituto nell’affrontare il fenomeno migratorio soprattutto in relazione a minori, giovani e donne. Al tempo stesso, le informazioni ricevute permetteranno di suggerire agli Stati azioni in grado di mitigare tale fenomeno.

7 Cf Atti del Capitolo Generale XXIII: Allargare lo sguardo. Con i giovani missionarie di speranza e di gioia, Roma, Istituto FMA 2014, n. 70.

8 Il questionario: Il fenomeno migratorio e il rispetto dei diritti umani di minori, giovani e donne è stato inviato alle Ispettorie il 13 gennaio 2017 con una lettera congiunta da: Ambiti di Missioni, Pastorale Giovanile e Famiglia Salesiana.

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Chiarificazione dei termini

I termini definiti in seguito servono per chiarire alcune espressioni riferite alla realtà migratoria.

a. Migrazione: Spostamento di una popolazione, di un gruppo di persone ecc. da un luogo a un altro.

b. Immigrazione: significa “arrivare dentro un altro paese”, dunque indica il trasferimento di una o più persone in un Paese diverso da quello d’origine, che può essere permanente o temporaneo.

c. Emigrazione: significa “andare via dal proprio Paese”, per cui consiste nel fenomeno sociale che porta una persona o parte di una popolazione a spostarsi dal proprio luogo d’origine verso un altro Paese.

d. Migrante: chi decide di lasciare volontariamente il proprio Paese d’origine per cercare un lavoro e condizioni di vita migliori. A differenza del rifugiato, un migrante quindi non è perseguitato nel proprio Paese e può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza, senza alcun rischio. Il termine

“migrante” ha quindi una connotazione più economica.

e. Sfollato: una persona che pur avendo abbandonato la propria casa a causa degli stessi motivi del rifugiato, o a causa di eventi eccezionali (carestie, per esempio), non ha attraversato un confine internazionale. La maggior parte degli sfollati non riceve protezione o assistenza internazionale.

f. Rifugiato: una persona che «nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato» (Convenzione di Ginevra del 1951). Il termine ha un significato giuridico ben preciso. Lo status di rifugiato è sancito e definito nel diritto internazionale.

g. Richiedente asilo: una persona che, avendo lasciato il proprio Paese, chiede il riconoscimento dello status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale ed è in attesa di una decisione da parte delle autorità competenti.

Figura 1: Vari tipi di migranti

classificati in base al motivo della migrazione

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Caratteristiche del questionario

Il questionario è suddiviso in 8 punti salienti per qualificare e quantificare quanto e come il fenomeno dei flussi di migranti e/o rifugiati ha coinvolto le Ispettorie, attraverso le loro risposte concrete.

1. Il fenomeno migratorio

1.1. In che modo il fenomeno migratorio è presente nella vostra realtà?

1.2. Su chi e su che cosa incide nelle attività quotidiane nel territorio della vostra Ispettoria?

2. Attività

2.1. Quali tipi di attività state realizzando per aiutare immigrati e/o rifugiati (nei nostri ambienti educativi, nei gruppi, nelle attività…)

3. Destinatari

3.1. Quali e quanti sono i destinatari di queste attività:

a. minori (età, sesso, provenienza) b. giovani (età, sesso, provenienza) c. donne (provenienza)

d. famiglie (provenienza, numero dei membri)

3.2. Conoscete le loro motivazioni (perché hanno abbandonato il proprio paese o regione?) Potete esemplificarne alcune?

4. Operatori

4.1. Chi è implicato in questa attività

a. per il coordinamento (nome e ruolo della persona responsabile) b. nella realizzazione dell’attività (FMA, volontarie/i, ex allieve/i, altri)*

specificate il numero 5. Collaborazioni

5.1. Avete trovato delle collaborazioni, e se si, con chi? (Istituzioni governative, ecclesiali, locali, Organizzazioni non governative, associazioni …).

5.2. L’attività, in caso di una collaborazione da chi è gestita? Da noi o dagli altri partners?

5.3. Potete dirci quali sono le attività/progetti gestite/i da noi 6. Progetti

6.1. Avete presentato progetti specifici?

a. Per quale categoria? / b. A chi sono stati presentati? /c. Sono stati approvati?

7. Risultati ottenuti

7.1. Siete soddisfatte dei risultati?

7.2. Che tipo di continuità pensate di poter dare?

8. Buone prassi

8.1. Potete descrivere una esperienza significativa (dove, per chi, come)?

8.2. Possiamo parlare di ‘buone prassi’? (Dove, per chi, come).

8.3. Hanno avuto un riconoscimento? Da parte di chi?

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IL FENOMENO MIGRATORIO

NEI CONTESTI DOVE LAVORANO LE FMA

La realtà migratoria varia da contesto a contesto come pure variano le risposte delle FMA. La descrizione di questo fenomeno si basa su informazioni fornite dalle Ispettorie/Visitatorie.

L’intera analisi ha risentito del fatto che i dati forniti da alcune Ispettorie fossero meno documentati ed organizzati rispetto ad altri. Inoltre, alcune risposte sono risultate incomplete o parziali.

Nonostante i limiti sopraindicati, è da rilevare che 57 Ispettorie (vedi figura 3) stanno apportando un contributo prezioso nel trovare soluzioni a breve o lungo termine in grado di restituire dignità a minori e giovani, donne e famiglie migranti.

AMERICA

Nel continente americano sono presenti numerose realtà migratorie differenti.

Stati Uniti e Canada sono paesi recettori di migranti, provenienti dal resto del continente.9 Per ciò che riguarda i giovani soprattutto, la mancata integrazione nella società nordamericana ha un forte impatto sulle loro vite.10

Il fenomeno sicuramente influenza le attività delle FMA, le quali devono far fronte ai crescenti bisogni linguistici e finanziari dei minori che frequentano le scuole.11

Le Antille sono una regione di transito verso il Nord America, sono molti i cubani e i portoricani che emigrano negli Stati Uniti. Risulta interessante la posizione della Repubblica Dominicana che, se negli anni ’60 era un paese a forte carattere migratorio, oggi molti migranti specialmente dalle vicine Haiti e Porto Rico. Nella Repubblica Dominicana è presente anche una forte migrazione interna verso le zone balneari monopolizzate da turisti occidentali. È preoccupante l’azione criminale di alcune organizzazioni che sfruttano i bambini haitiani costringendoli a chiedere l’elemosina.12

Le condizioni di vita ad Haiti sono molto precarie, sia nelle campagne che nelle città. Si registra una crescente disuguaglianza tra gli immigrati (arabi, siriani e dominicani) e la popolazione locale.

L’incidenza del fenomeno è visibile nella sempre più folta manodopera nell’agricoltura, nell’edilizia, nel commercio informale, nella sovrappopolazione delle città e nella crescente povertà della regione.

Inoltre, la migrazione nelle zone turistiche influisce molto sulle aspettative dei giovani che sono più motivati a lasciare il Paese alla ricerca di migliori condizioni di vita.13

Anche i paesi del Centro America (Messico, Guatemala, Honduras, El Salvador) sono perlopiù Paesi di origine e di transito verso il Nord America. Diventano, invece, paesi di destinazione per i nicaraguensi e i costaricani, che rimangono nel Centro America per l’impossibilità economica di continuare il viaggio. Si tratta principalmente di bambini e giovani adulti fino ai 35 anni.14

A causa della mancanza di cibo e medicine, negli ultimi tre anni il Venezuela ha vissuto una forte emigrazione, con circa due milioni di persone (specialmente giovani) emigrate nel resto dell’America Latina, in zone vicine alle miniere d’oro e in Europa. È forte anche la migrazione verso la capitale, Caracas, dove violenze, stupri, rapine e omicidi sono aumentati, cosi’ come l’abbandono scolare.15 Il

9 SUO/SUA

10 CND

11 SUA/SUO

12ANT

13ANT

14 CAM/CAR

15 VEN

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sistema scolastico risente profondamente della situazione: insegnanti, formatori, animatori e famiglie intere decidono di lasciare il paese in qualsiasi momento dell’anno e la scuola deve provvedere a cercare dei sostituti qualificati, che spesso scarseggiano.

Anche nei paesi delle Ande (Bolivia, Colombia, Perù) gli emigrati sono perlopiù padri di famiglia che si spostano verso paesi vicini come il Brasile,16 l’Argentina e l’Uruguay o nelle grandi città, per migliorare le condizioni di vita. La migrazione interna, soprattutto in Perù, ha cambiato la configurazione sociale e culturale delle periferie cittadine, dove malgrado la povertà si è generata una simbiosi culturale tra diverse tradizioni. Tuttavia, nelle Ande la migrazione è un fenomeno importante sin dagli anni ’80, e la mancanza della figura paterna ha portato alla disgregazione di molte famiglie.17

In Ecuador, molti tra coloro che emigrarono negli anni 70 verso Stati Uniti, Italia e Spagna, stanno rimpatriando a causa della crisi economica.18 Nonostante l’alto numero di emigrati, sono molto anche gli immigrati: colombiani, venezuelani, peruviani, cubani e spagnoli. Di conseguenza, aumentano disoccupazione, sovrappopolazione e povertà. La partenza di un genitore provoca spesso traumi nel bambino, che possono sfociare in abuso di sostanze e delinquenza giovanile.19

In Colombia20 mancano purtroppo le risorse economiche e umane per far fronte al fenomeno migratorio, tenendo presente che le opere delle FMA si trovano in luoghi molti isolati.

L’Argentina accoglie un gran numero di migranti provenienti da tutta l’America Latina e dalle regioni settentrionali del paese.21 L’Uruguay ha accolto molti rifugiati siriani che però hanno trovato serie difficoltà ad integrarsi, tant’è che i più anziani hanno deciso di lasciare il paese. Malgrado sia un paese recettore di migranti dal resto del continente, è presente anche una forte mobilità interna.22 Anche in Paraguay sono molti i giovani (qualificati o non qualificati) che emigrano verso il Nord America, l’Europa e i Paesi confinanti in cerca di opportunità. La migrazione interna è forte verso le periferie urbane, malgrado le condizioni di vita precarie in cui le famiglie sono costrette a vivere.23 In queste situazioni, i giovani offrono manodopera a basso costo mentre i bambini che vivono per strada finiscono spesso in contesti illegali, dove sono costretti a prostituirsi o a vendere droghe.

In Cile24 il fenomeno migratorio ha influito sul funzionamento delle scuole. Grazie ad una nuova legge che garantisce l’istruzione gratuita per tutti, molti studenti stranieri hanno avuto accesso alle scuole delle FMA, in cui si è iniziata a prestare particolare attenzione alle culture e ai costumi altrui.

AFRICA

In tutto il continente africano individuiamo un forte fenomeno migratorio, sia verso l’esterno che all’interno del continente.

Il Mali25 in particolare, a causa della sua posizione strategica, è un paese di forte tradizione migratoria, ma anche di transito e destinazione. In ogni famiglia c’è almeno un migrante, il che ha reso l’emigrazione un fenomeno sociale o addirittura un “progetto familiare”. Difatti, è un fenomeno talmente radicato che i trasferimenti all’estero contribuiscono significativamente all’economia

16 BCG

17PER; ECU

18 ECU

19 BOL

20CBN

21 ABA,ABB

22 URU

23 PAR

24 CIL

25 AFO

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nazionale (6,5% del PIL nel 2014) e locale. Tuttavia, i flussi migratori prevedono drammatici percorsi attraverso il Sahara e il Mediterraneo. In questa regione c’è bisogno di un’azione immediata per far fronte al problema, che è diventato una questione anche economica e politica. In Mali, l’importanza dell’emigrazione e la volontà delle autorità di rendere il fenomeno migratorio una risorsa, ha contribuito alla creazione di un Consiglio dei Malesi all’Estero. L’Africa Equatoriale26 sembra essere invece una regione che riceve sfollati interni. In Cameroon per esempio le comunità registrano un numero sempre più alto di rifugiati provenienti da zone limitrofe al paese. La guerra in Congo ha portato molti immigrati nei paesi confinanti, specialmente per quanto riguarda la realtà di Port Gentil in Gabon, dove soprattutto giovani uomini, donne e bambini hanno lasciato il loro paese in cerca di fortuna. In Guinea Equatoriale, invece, si nota la presenza di molte comunità francofone, anglofone e cinesi provenienti dal Burkina Faso.

L’Angola27 sembra essere un altro grande recettore di migranti da tutto il continente. Molti rifugiati provengono da Congo, Ruanda, Eritrea, Burundi. Altri invece sono uomini e donne in cerca di fortuna provenienti dal Mali e da tutta la regione della Guinea.28

In Africa Orientale,29 in particolare in Kenya, il fenomeno migratorio sembra essere perlopiù interno.

In Kenya, molti si spostano in cerca di opportunità ma vengono sfruttati economicamente. Altri lasciano le proprie case per motivi di carattere politico. Il fenomeno ha un grande impatto sulle famiglie migranti, che si trovano spesso senza cibo, casa e servizi igienici. Un numero consistente di bambini migranti non frequenta la scuola a causa delle tasse troppo alte, soffrendone le conseguenze.

Più a sud si può osservare come il Mozambico sia una zona di transito per migranti verso il Sud Africa e lo Swaziland, perlopiù adolescenti mozambicani.

Anche nella vicina isola di Madagascar troviamo perlopiù migrazione interna, dalle campagne verso le città.

ASIA

L’Asia è un continente variegato, che presenta trend migratori molti diversi tra loro.

Per quanto riguarda l’Asia Orientale notiamo la presenza di politiche restrittive nei confronti dei migranti: in Giappone30 gli emigrati sono integrati nella società, dato il basso numero di arrivi. È permessa la permanenza nel paese a coloro che possono “contribuire” all’economia giapponese. Di conseguenza, anche i rifugiati accolti sono pochi e tendono ad isolarsi in gruppi.

In Corea del Sud,31 la maggior parte dei rifugiati proviene dalla Corea del Nord. Alcuni di loro sono migranti economici, mentre altri sono alla ricerca di un partner coreano per poter avere la cittadinanza.

Anche in Cina32 la situazione dei migranti è sotto stretto controllo del governo. Attraverso la migrazione controllata, Hong Kong e Macao sono i paesi che ospitano il più alto numero di cinesi. C’è una quota giornaliera di 150 persone che possono accedere ad Hong Kong secondo il “One-Way

26 AEC

27 ANG

28 Mali, Benin, Guinea, Costa d’Avorio, Somalia, Ciad, Mauritania

29 AFE

30 GIA

31 KOR

32 CIN

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Permit Scheme”. Negli ultimi anni è aumentato anche il numero di migranti provenienti dalle vicine India, Pakistan e Sri Lanka.

Anche in India33 i bambini sono i più colpiti dal fenomeno migratorio. Nel paese troviamo sia migranti interni che migranti provenienti da altri paesi. Nella regione meridionale,34 in Stati come Karnataka e Andhra Pradesh, ci sono migranti in cerca di migliori opportunità di istruzione, di lavoro (per esempio nell’industria tessile), e di migliori servizi ospedalieri. Alcune donne e bambini di queste regioni, tuttavia, emigrano in cerca di lavoro a causa dell’insufficiente occupazione nell’agricoltura, o per le conseguenze devastanti del cambiamento climatico. Nello Stato di Tamil Nadu, ci sono intere famiglie di migranti provenienti dalle regioni settentrionali del paese, ma sono ben integrate.

Nel Sud-Est Asiatico, la situazione cambia radicalmente rispetto alle altre regioni analizzate, anche se i più colpiti dal fenomeno sono sempre bambini, giovani e donne.

In Myanmar35 per esempio, il fenomeno migratorio è molto evidente. A causa dei conflitti tra gruppi etnici, la popolazione fugge dai propri villaggi in cerca di rifugio in un altro Stato del Paese.

In Vietnam36 è impressionante il numero di cittadini che emigrano verso la Cambogia per ragioni economiche o politiche. Malgrado le difficoltà che i vietnamiti devono affrontare come migranti, circa l’80% di loro sembra godere di condizioni di vita migliori dopo la migrazione.37

In Papua Nuova Guinea è molto forte la migrazione interna.

Nelle Filippine,38 molti emigrano all’estero lasciando i figli nel paese. Questi ragazzi incontrano serie problematiche, avendo bisogno dell’amore e dell’attenzione dei genitori. Un altro fatto che si puo’

constatare è lo spostamento di popolazioni indigene nelle città.

La Tailandia39 sembra essere l’unico paese di destinazione dei migranti nella regione: in molti provengono dalle vicine Myanmar, Cambogia, Vietnam oltre che dall’India, Pakistan ed Asia dell’Est.

C’è una certa difficoltà nell’adattarsi allo stile di vita Thai, e gli stessi gruppi etnici tendono ad agglomerarsi in zone vicine tra loro. Alcuni migranti entrano illegalmente, andando ad aggravare la problematica della tratta di esseri umani. In tutta la regione40 è presente una forte migrazione interna dalle zone rurali alle città, sempre per ragioni economiche. Purtroppo, molti di quelli che arrivano nelle grandi città, specialmente vietnamiti,41 sono vittime di abusi e sfruttamento.

In Timor Este ed Indonesia,42 molti migrano verso l’Europa (Irlanda e Inghilterra) o verso la Corea, grazie ad un accordo tra i paesi. Si tratta perlopiù di giovani che emigrano in cerca di lavoro e rientrano nel paese dopo circa 5 anni. A volte giovani coppie lasciano i propri bambini dai nonni.

Il Medio Oriente43 è infine molto colpito dal fenomeno migratorio. Dati i continui conflitti e le crisi economiche, molti giovani e famiglie cercano di trasferirsi da un paese all’altro per fuggire da guerre e persecuzioni religiose.

33 INM

34 INM

35 CMY

36 CMY

37 VTN

38 FIL

39 THA

40 CMY; FIL; THA

41 CMY

42 TIN

43 MOR

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OCEANIA

Nel Pacifico il fenomeno della migrazione interessa principalmente l’Australia.44 Il Paese ha una società multi-religiosa, multiculturale e multietnica, che promuove la tolleranza.

EUROPA

In Europa, il fenomeno migratorio sembra concentrarsi nel sud del continente, in Italia, in Francia e in Spagna, in quanto paesi con sbocco sul Mar Mediterraneo.

Per quanto riguarda l’Italia, soprattutto il Sud vede una concentrazione maggiore di migranti. In Sicilia,45 le Sorelle lamentano un fenomeno migratorio presente sin dagli anni ’80. All’epoca molti giovani tunisini si sono spostati nel trapanese per intraprendere attività ittiche integrandosi nel territorio. Negli anni ’90 il fenomeno migratorio in Sicilia si è esteso comprendendo altre popolazioni:

colf e badanti (perlopiù donne asiatiche: indiane e filippine); braccianti agricoli (albanesi) o commercianti di prodotti etnici (magrebini), emigrati sia con la famiglia che soli. Negli anni 2000, la guerra nei Balcani ha portato nuove ondate di migranti provenienti da Ucraina, Bielorussia ed ex- Jugoslavia, diventate poi la nuova forza lavoro manovale. In quel periodo hanno iniziato ad aumentare i migranti di seconda generazione, nati dalle ondate migratorie dei decenni precedenti.

Significativa in Sicilia è anche la presenza di molti nuclei familiari provenienti dalla Cina, con attività commerciali in proprio. Nel messinese troviamo una perspicua presenza anche di latino americani ed africani della zona Sud Sahariana. In tutta l’isola, tuttavia, la presenza più importante sembra essere quella di migranti dal Maghreb. Dal 2007, con la crisi economica, l’approccio nei confronti dei migranti in Sicilia si è inasprito.

Simile la situazione nel resto del Meridione,46 con una recente crescita di sbarchi di rifugiati: minori – anche non accompagnati – giovani, donne ma anche uomini adulti. Per queste persone il sud Italia non è altro che un trampolino di lancio per arrivare in altre regioni o in diversi Paesi europei. Il Meridione rimane per questi recenti immigrati un mero luogo di passaggio. Tuttavia, il fenomeno migratorio ha sicuramente modificato la fisionomia dei destinatari delle attività delle FMA nelle scuole, negli oratori, nei centri di formazione professionale. Inoltre, c’è bisogno di una nuova sensibilizzazione all’accoglienza e alla solidarietà a livello pastorale.47

Anche nel Nord Italia la migrazione ha inciso grandemente sulle attività dedicate ai giovani48. Malgrado queste esigenze comuni a livello nazionale, la situazione al Settentrione si presenta differente. Qui sono presenti molti nuclei familiari “misti”,49 così come le seconde o terze generazioni di migranti.50 Questi migranti tendono ad essere stabili ed integrati. Stesso discorso vale per la migrazione interna al Paese, con cittadini del Sud Italia trasferitisi al Nord in cerca di migliori condizioni lavorative.

Tuttavia, negli ultimi cinque anni, la popolazione straniera è stata in continuo aumento. In Lombardia,51 specialmente, il fenomeno sembra essere presente sia in grandi città come Milano, sia in piccoli centri come Cinisello Balsamo (che conta 15.000 abitanti, di cui il 70% è di origine straniera).

Trieste52, a causa della sua posizione di confine presenta una situazione alquanto unica nel Nord

44 SPR

45 ISI

46 IMR

47 IMR; ISI

48 IPI

49 ITV

50 IPI

51 ILO

52 ITV

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Italia: troviamo un gran numero di migranti dall’Est Europa: Serbia, Romania, Kosovo. Molti sono i ragazzi di seconda generazione. Per quanto riguarda i bambini, si fa fatica a portare avanti attività di dialogo religioso e ad integrare i bambini appartenenti a “minoranze nelle minoranze”, come africani ed arabi. La maggior parte delle famiglie, quando può, torna nel paese d’origine. Alcune minoranze provengono anche da Cina, Afghanistan, Bangladesh, Pakistan, Colombia, Filippine e Guinea. Dal 2011 in poi anche nella zona del Cadore sono presenti numerosi richiedenti asilo, oltre ai regolari migranti “stagionali” provenienti dall’Unione Europea per trovare lavoro nel settore turistico. Per quanto riguarda i rifugiati, a volte il loro sostentamento ricade, parzialmente, anche sul bilancio parrocchiale.53

In Spagna il fenomeno si può definire massiccio, anche se non è omogeneo in tutte le regioni. Come in Italia, anche in Spagna si sente la generale esigenza di adattare le attività delle FMA sia a livello scolare che pastorale a beneficiari di origine straniera. In Catalogna,54 Galizia, Castiglia e León e Madrid55 si registra la presenza sia di migranti recenti che di migranti di seconda generazione. I bambini, come sempre, sono il gruppo più colpito dal fenomeno. Spesso i genitori emigrano soli lasciando i minori abbandonati a sé stessi e ricongiungendosi con loro dopo parecchi anni. La lontananza e il successivo sradicamento creano grandi difficoltà e squilibri nei minori.

Sin dall’inizio della crisi economica nel 2008 il numero di migranti si è notevolmente ridotto nelle città con poche opportunità di lavoro. Molti sono tornati nel paese d’origine, mentre altri si sono spostati in diverse zone della Spagna o dell’Europa.56

A Madrid è percepita un’importante presenza di donne sudamericane e magrebine in cerca di lavoro.

La maggior parte degli immigrati di Madrid vive nel nucleo urbano e si occupa di servizi domestici in chalets e case della zona. Di conseguenza, i figli rimangono soli fino a sera, senza nessuno in grado di seguirli nello studio. La situazione economica delle famiglie di origine marocchina e sudamericana a Madrid è molto precaria: molti migranti sono disoccupati, vivono in case popolari, non hanno finito gli studi e non conoscono bene lo spagnolo, il che rende difficile il supporto educativo ai figli.

A León,57 nel 2015, gli immigrati costituivano il 5,76% degli abitanti, di cui il 30% disoccupati a causa delle difficoltà relative all’inserimento lavorativo. La popolazione straniera in Castiglia e León è principalmente di nazionalità marocchina (21,40%), rumena (14,94%), dominicana (7,33%) e colombiana (6,89%). La presenza straniera in Castiglia e León conferma alcuni trend del fenomeno migratorio in tutto il paese: la maggior parte degli immigrati dal Marocco e dal Nord Africa sono uomini che emigrano da soli e si ricongiungono in un secondo momento con la famiglia. Al contrario, per ciò che riguarda i migranti provenienti dall’America Latina, vediamo come sia un’immigrazione chiaramente femminile. Le migranti spesso riescono a ricongiungersi con i figli solo dopo anni di distanza, quando questi sono già adolescenti. Ciò spesso sfocia in situazioni di assenteismo scolare e conflitti familiari. Siviglia, in Andalusia,58 a dicembre 2016 contava quasi 65.000 persone straniere, perlopiù residenti nel quartiere della Macarena, Cerro Amante e nel centro città.

Per ciò che riguarda l’Europa dell’Est e in particolare la Slovacchia,59 vediamo come il fenomeno migratorio cambi drasticamente. La Slovacchia non è un paese destinatario tradizionale per i rifugiati.

Tutt’oggi infatti, i paesi dell’Est Europeo sono paesi di origine di molti migranti. In Slovacchia la percentuale di stranieri ammonta all’1,7% della popolazione, una percentuale decisamente bassa se paragonata al resto dell’Unione Europea. Tuttavia, c’è una certa paura nei confronti dello “straniero”

53 ILO – Cinesello Balsamo

54 SBA

55 SLE

56 SLE

57 SLE

58 SSE

59 SLK

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che spesso sfocia in avversione. Prevale, inoltre, l’opinione che date le difficoltà economiche del paese, non si sia in grado di accogliere adeguatamente i rifugiati. Solamente la Chiesa e le organizzazioni umanitarie esprimono un’apertura nei loro confronti.

Per ciò che riguarda invece l’Europa Occidentale, vediamo come l’Irlanda60 ha accettato di accogliere 4.000 rifugiati. Inoltre, il governo ha accettato di accogliere 200 minori non accompagnati provenienti da Calais in Francia e più di 4.301 persone sono inserite all’interno del sistema per le domande di asilo. In Inghilterra61 sono moltissimi i migranti provenienti dall’Est Europa in cerca di un salario migliore, disposti a lavorare per turni lunghissimi e adattandosi ad uno standard di vita che permette loro di vivere con poco e mandare soldi a casa. I britannici sono spesso aggressivi nei loro confronti dato che lavorano duramente anche in turni che gli inglesi non sono disposti a fare. Inoltre, trovare un alloggio è un problema nel paese e spesso gli immigrati stranieri vengono con famiglie numerose ricevendo supporto economico dallo Stato che i britannici considerano ingiusto. Questa situazione causa spesso tensioni e ostilità nei loro confronti.

Forse unica nel continente la situazione della Svizzera.62 Le sorelle Salesiane sono presenti a Veyrier, Ginevra. Nella scuola sono presenti 75 nazionalità, di tutte le religioni e posizioni sociali, essendo Ginevra una realtà davvero internazionale. Il fenomeno dei rifugiati è davvero poco sentito nel paese, dato che il governo svizzero è per la non-accoglienza.

MOTIVAZIONI DELLA MIGRAZIONE NEI CONTESTI DOVE LAVORANO LE FMA

AMERICA

Tra le maggiori cause che spingono le persone a lasciare il proprio paese d’origine troviamo la mancanza di lavoro e la conseguente ricerca di migliori opportunità economiche altrove per sé stessi e per i propri figli.63 Infatti, nei paesi di origine dei migranti sono spesso presenti povertà estrema, alti tassi di disoccupazione, salari molto bassi. Emigrando e trovando un lavoro in un paese straniero, i migranti riescono ad inviare denaro alle famiglie che vivono ancora nel loro paese di origine.64 Un’altra causa fondamentale è l’insicurezza sociale dovuta a bande (Mara, Gang) che non solo combattono tra loro, ma compiono anche violenze contro la popolazione. Le famiglie subiscono infatti estorsioni, truffe, sequestri, violenze psicologiche e fisiche, minacce di morte, riscossioni del pizzo, tratta di persone.65

Inoltre, conflitti politici e sociali, violenze incontrollate, situazioni alimentari e sanitarie precarie spingono numerose famiglie a cercare contesti di vita più sicuri.66

A volte le popolazioni rurali sono costrette ad emigrare a causa della perdita dei loro terreni o per mancanza di acqua67. Spesso i bambini emigrano perché abbandonati dalle proprie famiglie o a causa di maltrattamenti familiari68.

60 IRL

61 GBR

62 ILO

63 MMO, PAR, PER, BOL, CAM, CAR, ECU, SUA, CND

64 ABA, CIL, HAI

65 CAM,CAR, SUO, PER

66 CND, VEN

67 PAR

68 MME, PAR

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AFRICA

Tra le maggiori cause che spingono le persone a lasciare il proprio paese d’origine troviamo l’insicurezza sociale causata soprattutto da conflitti e guerre.69 Inoltre, i migranti lasciano il proprio paese alla ricerca di migliori condizioni economiche, migliori opportunità di lavoro70 (in particolare lavoro non specializzato71) e di studio,72 in quanto i paesi di origine sono caratterizzati da grande povertà.73

ASIA

Tra le principali cause che spingono le persone a lasciare il proprio paese d’origine e troviamo le guerre,74 la crisi economica, la persecuzione religiosa e etnica.75

Altri fattori determinanti delle migrazioni sono l’estrema povertà, la mancanza di lavoro e di opportunità di studio nei paesi d’origine.76

Nel processo migratorio le donne sono spesso vittime di tratta di persone,77 mentre il rischio più grande che corrono i bambini è quello di essere venduti e/o violentati dai soldati. 78

EUROPA

I motivi che spingono le persone a emigrare in Europa sono soprattutto la ricerca di migliori condizioni economiche e sociali79 e la presenza di guerre, persecuzioni politiche e religiose, maltrattamenti e schiavitù nei paesi di origine.80 I migranti infatti scappano da queste situazioni per cercare in Europa pace, tranquillità e la possibilità di esprimere liberamente la loro religione.81 Molte donne scappano dalla schiavitù delle tribù o dei clan.82 Inoltre, molti emigrano per evitare di rimanere coinvolti in episodi di delinquenza nei loro Paesi che contano alte percentuali di criminalità83, oppure per sfuggire a discriminazioni razziali.84

In aggiunta, il ricongiungimento familiare85 è tra le maggiori cause dell’emigrazione. Molte donne emigrano sole per poter poi mandare i soldi alle loro famiglie che ancora vivono nei paesi di origine.86 La povertà87 è un’altra importante causa delle migrazioni, insieme alla ricerca di sistemi scolastici e sanitari migliori.88 Anche il degrado ambientale89 è tra le maggiori cause che spingono le persone ad emigrare.

69 AEC, MDG

70 AEC, AFE, AFO, ANG MDG

71 AFE

72 ANG, MDG

73 MDG

74 MOR, CMY

75 MOR, CMY

76 KOR

77 INB

78 CMY

79 ILO, IMR,IPI IRO, ISI, ITV, POR, SBA, SLE, SSE

80 ILO, ILS, IPI, IRL IRO, ISI, ITV, POR, SBA, SLK, SLE

81 POR

82 ILO

83 ILO

84 IMR

85 ILO, IPI, ITV, SBA, SLE

86 ILO

87 ILO, IRL, SBA

88 ILO IPI, ISI, ITV, SBA, SSE

89 IRL

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Figura 2: Motivi di migrazione come indicati dalle Ispettorie

Figura 3: Statistiche per continenti del lavoro delle FMA per migranti e rifugiati

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ATTIVITÀ SVOLTE DALLE ISPETTORIE PER I MIGRANTI, RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO E DESTINATARI

I programmi educativi svolti nelle Ispettorie per i migranti, rifugiati e richiedenti asilo, pur diversificati, possono essere ricondotti ai quattro verbi rilanciati da Papa Francesco per rispondere alla sfida migratoria: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.90

I programmi delle Ispettorie per accogliere i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo si concretizzano nelle forme di alloggio temporaneo e di accoglienza nelle comunità, assistenza con cibo e vestiti, alloggio e/o ostello per studenti migranti, registrazione dei migranti, centri di assistenza giornaliera, invio di FMA per lavorare con i migranti all’estero (vedi figura 4.1).

I programmi delle Ispettorie per proteggere i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo si esprimono nell’advocacy e nelle campagne di sensibilizzazione, assistenza medica, assistenza e sostegno psicologico, servizi ospedalieri, assistenza legale e riabilitazione di vittime di violenza domestica (vedi figura 4.2).

La maggior parte dei programmi delle Ispettorie per promuovere i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo risponde al nostro carisma educativo tramite l’educazione formale e non formale nelle nostre scuole e centri professionali, programmi di alfabetizzazione, formazione professionale, insegnamento della lingua e sostegno scolastico (vedi figura 4.3).

I programmi delle Ispettorie per integrare i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo consistono nell’aiuto offerto per l’inserimento professionale, micro-credito e aiuto finanziario, attività di doposcuola, dialogo interreligioso, assistenza e attività per favorire l’integrazione nella società, formazione e accompagnamento, centri per i giovani: oratori, campi, GREST, altre…, catechesi e momenti di preghiera (vedi figura 4.4).

I destinatari di queste attività appartengono a diverse categorie: bambini, giovani, donne e/o famiglie91, e mirano a garantire la dignità della persona, proteggerla e tutelarne i diritti fondamentali.

Le FMA promuovono, soprattutto, il diritto all’educazione, al gioco e al riposo, alla libertà di religione, al lavoro con delle condizioni giuste e favorevoli, a un adeguato standard di vita e di salute mentale e fisica. Le FMA offrono infatti ai migranti educazione e formazione integrale accompagnandoli da vicino per poter rispondere alle loro esigenze più profonde. Le FMA lavorano poi per assicurare autonomia e inclusione sociale attraverso il lavoro, per garantire una vera integrazione nella società.

Ogni programma o attività ha la sua peculiarità e risponde ai bisogni del contesto, qui riportiamo alcune delle buone prassi ed esperienze significative.

In Medio Oriente, è notevole il lavoro svolto nella comunità di Damasco, in Siria. L’intera regione è colpita da una forte crisi economica, scossa dalle persecuzioni religiose e bombardamenti. Sono questi i motivi che spingono migliaia di siriani e iracheni ad abbandonare le proprie case e le prime vittime della violenza sono bambini, giovani e donne. Spesso le donne che arrivano al centro delle FMA (prevalentemente musulmane) sono analfabete, dipendono dalla figura maschile e hanno perso tutto. La comunità FMA dal 2008 organizza per loro un corso di sartoria affiancato da attività di alfabetizzazione, affinché possano avere degli strumenti per guadagnarsi da vivere in modo dignitoso. Si tratta di un progetto portato avanti in collaborazione con istituzioni locali e organismi internazionali come l’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) e la SARC (Syrian Arab Red Crescent). Ogni anno 100 donne sono coinvolte nel corso di taglio e cucito che culmina con

90I dati sono classificati in base alle risposte consegnate dalle Ispettorie e Visitatorie nel marzo del 2017.

91Non è stata possibile quantificare i destinatari delle attività in quanto i dati forniti dalle Ispettorie sono inadeguati.

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il rilascio di un diploma e il dono di una macchina da cucire. In questi anni è stato rilevato che al termine del corso alcune delle partecipanti si sono spostate in un altro paese, altre si sono messe in proprio mentre altre ancora hanno fondato una cooperativa.

Nel Corno d’Africa le FMA vivono una situazione migratoria diversa e complessa. In Etiopia sono molti gli eritrei e i rifugiati provenienti dal Sud Sudan, di cui la maggioranza sono donne non qualificate alla ricerca di un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. In Sud Sudan e Sudan invece è forte la presenza di sfollati interni che scappano da violenza e brutalità. La disperazione è tanta, e il senso di insicurezza rende donne, giovani e bambini particolarmente vulnerabili ai trafficanti di esseri umani.

Per questo, le FMA collaborano con la Chiesa Cattolica Etiope, la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e altre congregazioni nel progetto “Stop human trafficking”. L’obiettivo è quello di contrastare la tratta offrendo delle alternative ai migranti.

L’empowerment si concretizza in tre fasi: la sensibilizzazione sui rischi del viaggio verso l’Europa, la promozione di programmi di formazione professionale e la creazione di opportunità di lavoro. Il progetto si rivolge soprattutto alle categorie più a rischio e ha finora coinvolto circa 3000 minori e 400 giovani, privilegiando le ragazze madri. Si sono riscontrati risultati positivi soprattutto nel settore alberghiero, della moda (Etiopia) e nel settore agricolo (Sud Sudan).

A Madrid, in Spagna, la comunità FMA è impegnata nel progetto “Emprende-Madrid”.

L’empowerment avviene lavorando contemporaneamente su due dimensioni: il singolo e la collettività. La prima fase implica un percorso personalizzato sulle emozioni, i sogni, la valorizzazione di sé e del proprio ruolo nella società. La persona viene così accompagnata nel processo di riscoperta delle proprie potenzialità e nello sviluppo di competenze lavorative. La seconda fase invece è quella dell’empowerment collettivo: gli operatori promuovono partnership con imprese e istituzioni affinché queste possano riconoscere e valorizzare il capitale umano dei migranti.

I risultati finora sono stati positivi, la rete di collaborazioni si è allargata e i partecipanti al progetto hanno sviluppato maggiore autonomia nel gestire la vita di tutti i giorni. Più dell’81% dei migranti ha trovato impiego, confermando che l’azione sociale di integrazione nel mondo del lavoro è efficace quando tiene conto sia delle caratteristiche della persona che delle esigenze del territorio.

A Seul, in Corea, la comunità FMA gestisce il progetto “Didimteo” (“luogo di appoggio”). Le principali destinatarie sono donne provenienti da diversi paesi asiatici emigrate per lavoro e poi vittime di violenza domestica. “Didimteo” mira ad accompagnare le donne migranti, prevalentemente divorziate, nel processo di ricostruzione della propria dignità, creazione di un ambiente familiare favorevole e successivo inserimento nel mondo lavorativo.

Tra le donne accolte, significativa è l’esperienza di Liwayway92, una donna filippina che come molte altre sue compagne si è avvicinata al centro dopo essere stata vittima di violenza domestica e aver divorziato. I maltrattamenti avevano creato una forte sfiducia verso il mondo esterno. Per due anni lei e i bambini sono stati accolti al Didimteo e qui Liwayway ha trovato supporto e accompagnamento psicosociale e spirituale, in un ambiente capace di accogliere lei i suoi figli. Allo stesso tempo, ha partecipato a diversi corsi specializzanti qualificandosi poi come barista. Questo le ha dato non solo l’opportunità di trovare lavoro, ma anche la motivazione per riprendere in mano la sua vita. La determinazione nell’affrontare nuove sfide le ha anche permesso in un secondo momento di aprire un proprio bar, comprare un appartamento e cominciare a riconciliarsi con sé e con gli altri.

Liwayway e tutte le donne che hanno partecipato al programma sono riuscite a trovare impiego una volta uscite dal centro. Inoltre, i risultati ottenuti sono stati riconosciuti dal governo che attualmente ne sostiene l’opera.

92 Il nome è stato cambiato per la privacy.

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Figura 4.1: I programmi delle Ispettorie per accogliere migranti e rifugiati

Figura 4.2: I programmi delle Ispettorie per proteggere migranti e rifugiati

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Figura 4.3 : I programmi delle Ispettorie per promuovere migranti e rifugiati

Figura 4.4: I programmi delle Ispettorie per integrare migranti e rifugiati

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OPERATORI

In alcune Ispettorie i programmi per migranti e rifugiati sono ben avviati, si svolgono all’interno di buone strutture e i ruoli degli operatori sono chiaramente delineati e coordinati. Generalmente i programmi sono coordinati dalle FMA, con l’eccezione dell’Europa che vede forte la presenza di laici coordinatori. (vedi figura 5.1).

Un numero significativo di FMA e comunità collabora all’interno dei programmi per i migranti, rifugiati e richiedenti asilo. I laici di diverse categorie - personale delle opere, volontarie/i, exallieve/i, Cooperatori Salesiani, volontarie/i VIDES, studentesse/i - assumono dei ruoli rilevanti. Questo avviene soprattutto in Europa, America Latina e Asia (vedi figure 5.2 – 5.4).

Si può notare inoltre che, in America Latina come in Europa, le FMA collaborano con la Chiesa locale, le Parrocchie, gli Istituti religiosi e con altre organizzazioni non governative per alcuni programmi per i migranti, rifugiati e richiedenti asilo (vedi figura 5.5).

Figura 5.1: Operatori per programmi per migranti e rifugiati e richiedenti asilo

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Figura 5.2: Operatori per programmi per migranti e rifugiati e richiedenti asilo

Figura 5.3: Operatori per programmi per migranti e rifugiati e richiedenti asilo

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Figura 5.4: Operatori per programmi per migranti e rifugiati e richiedenti asilo

Figura 5.5: Operatori per programmi per migranti e rifugiati e richiedenti asilo

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COLLABORAZIONI E GESTIONI PER PROGRAMMI

La maggior parte delle attività e dei progetti per migranti e rifugiati è gestito e amministrato dalle FMA. Alcuni di questi sono realizzati in collaborazione con istituzioni governative, organizzazioni non governative, altre istituzioni e con diversi attori di società civile.

Figura 6.1: Collaborazioni e gestioni per programmi per migranti e rifugiati e richiedenti asilo

Figura 6.2: Collaborazioni e gestioni per programmi per migranti e rifugiati e richiedenti asilo

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CONCLUSIONE

L’impegno delle Ispettorie nell’affrontare la sfida della migrazione, sia interna che esterna, è il risultato di una maggiore presa di coscienza del fenomeno, della mobilizzazione di risorse umane ed economiche, della creatività e dell’audacia nel lanciare programmi concreti e sostenibili nel tempo.

Riscontriamo una maggiore responsabilizzazione delle FMA che agiscono trovato soluzioni adeguate affinché ogni migrante, rifugiato e richiedente asilo possa vivere con dignità, in modo autonomo e con la consapevolezza di non essere più uno straniero ma un fratello/sorella.

I risultati ottenuti confermano che i programmi e i progetti per i migranti, rifugiati e richiedenti asilo hanno trasformato le comunità, le scuole, i centri professionali e le altre strutture educative delle FMA in case che sono effettivamente ambienti di “accoglienza, protezione, promozione e integrazione”.

Al tempo stesso, si sono allargate le reti di collaborazione e di solidarietà con organismi governativi, organizzazioni non governative e altri attori della società civile mettendo in luce lo spirito di partnership e di responsabilità sociale.

Il moltiplicarsi delle esperienze significative e delle buone prassi, come pure il riconoscimento ricevuto dalle Ispettorie per il lavoro su migranti e rifugiati, dimostrano l’apprezzamento dei Governi e della società civile per il contributo valido e positivo dell’Istituto volto a migliorare la vita dei più vulnerabili affinché la società sia più umana e più giusta, secondo il piano di Dio.

I risultati ottenuti, pur positivi, hanno anche evidenziato le difficoltà e i limiti esistenti che richiedono una continua riflessione sull’efficacia dei nostri programmi e la necessità di trasformarli.

Tuttavia, le FMA sono chiamate a intraprendere una strada fatta di rischi e opportunità, a lavorare con tutti perché, come invocava Papa Francesco, la responsabilità sia promossa e condivisa dalla comunità locale, nazionale e internazionale e ispirata ai valori della giustizia, della solidarietà e della compassione.93

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«Se il “sogno” di un mondo in

pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa comune”.94

93Cfr Il Colloquio Santa Sede – Messico sulla migrazione Internazionale, 18 giugno 2018

94 Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (2004), 6.

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