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.LA NUOVA DIREZIONE GENERALE

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Academic year: 2022

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In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. Brescia C.M.P., detentore conto per La restituzione al mittente, che si impegna a pagare La relativa tariffa

.LA NUOVA DIREZIONE GENERALE

(jZ) Governerà l'Istituto per sei anni

J

(;} iuniti nella Casa che ospita gli studenti della Filosofia a Guadalajara, Messico, una cinquantina di Saveriani (rappresentanti delle venti Regioni che l1stituto conta un po' ovunque nel mondo) hanno pregato insieme e riflettuto sulla presenza dei figli del Beato Conforti in un mondo in rapida trasformaziO'ne. Che cosa ci chiedono, oggi, la Chiesa e i fratelli e le sorelle sparsi nei vari continenti dove operano i Saveriani?

Negli ultimi giorni del Capitolo si è passati alle votazioni per eleggere i membri della Direzione Generale, che guideranno l1stituto saveriano per i prossimi 6 anni. Era il 16 luglio, giorno in cui la Chiesa celebrava la memoria della Madonna del Carmelo, e sotto la sua protezione sono subito stati posti i cinque confratelli appena eletti. Essi sono:

,;

Superiore Generale: p.Rino Benzoni nato a S.Lorenzo di Rovetta (BG) nel 1952 ordinato prete a Parma nel 1977, ha operato in Congo

Vicario Generale: p.Luigi Menegazzo nato a Cittadella (PD) nel 1952, ordinato prete a Parma nel 1977, richiamato dal Giappone

Consigliere: p.Salvador Romano Vidal responsabile per l'animazione, il laicato, l'economia nato in Catalogna (Spagna) nel 1945, ordinato prete a Parma nel 1972,

missionario in Burundi, Cameroun e Ciad

Consigliere: p.Josè R.obledo Sanchez responsabile per la formazione nato a Guanajato (Messico) nel 1959, ordinato sacerdote in Messico nel 1989, chiamato dall1ndonesia Consigliere: p.Giancarlo Lazzarini responsabile per la vita saveriana, nato a Murano (VE) nel 1943, ordinato sacerdote nel 1974, missionario in Brasile

L'età media della nuova Direzione Generale è di 50 anni.

Il saluto di p.Francesco Marini

Padre Generale uscente

Carissimi confratelli, il dono della beatifica- zione di mons.Conforti ha portato un rinnovato inte- resse e una riscoperta della figura, della spiritualità e del carisma del Fondatore.

Allo stesso tempo abbiamo vissuto la grave situazione di emergenza che ha carat- terizzato a lungo la missio- ne in vari paesi. Abbiamo seguito con particolare at- tenzione il settore della for- mazione dei giovani che si preparano a seguire la voca- zione missionaria e che pro- vengono dai quattro conti- nenti, con culture e lingue diverse". Guardando agli impegni e alle sfide della missione del Terzo Millen- nio, non si sono ancora aperte prospettive certe che diano concretezza alle aspi- razioni di pace, di sviluppo, di democrazia, di interazio- ne feconda a livello interet- nico e internazionale. I mis- sionari rimangono a fianco della gente per rafforzare il senso della loro dignità, su- scitare la speranza, ricerca- re la riconciliazione, con la parola e la solidarietà, nello spirito del Vangelo".

La sfida resta l'incontro tra il Vangelo e il mondo co-

Come premio dei molti anni donati da p.F. Marini ai confra- telli durante il periodo trascorso nella Direzione Generale, la nuova Direzione ha stabilito che possa tornare alla sua amata missione indonesiana. In attesa del visto, p.Marini trascor- rerà alcuni mesi con i confratelli della Spagna.

sì diverso nelle culture e to da offrire agli altri popoli nelle religioni. del pianeta, incontrandosi.

Oggi si intravedono le Per l'Europa e, in genera- premesse per un incontro le, per tutto l'Occidente la più fecondo: abbiamo un missione è un forte richiamo Vangelo più essenziale, più all'essenzialità del Vangelo.

immediato; siamo pronti, Ci rendiamo conto che la più che in passato, sia a dare missione oggi è una ucontro- che a ricevere. Sarà un pro- tendenza", una scelta che cesso lungo e paziente; non non segue la moda; ma è an- potremo lasciarci prendere cor più necessaria.

dalla fretta. Una valutazione Il potenziale missionario sull'America Latina, impe- dell'Occidente è ancora no- gnata a passare da una tevole. Le Chiese devono uchiesa che riceve" a una ravvivare la propria convin- uchiesa che dà": sta risco- zione nell'invio alla missio- prendo la sua vocazione ne. Una Chiesa che non in- rnissionaria. I popoli suda- coraggia a partire, inevita- mericani hanno infatti mol- bilrnente si chiude.

I cinque confratelli della nuova Direzione Generale:

al centro p.Rino Benzoni, Superiore Generale.

Da sinistra: p.Romano Vidal, p.Giancarlo Lazzarini, p.Luigi Menegazzo, p.Robledo Sanchez.

MESSAGGIO AI CONFRATELLI

a nuova Direzione Generale della Famiglia saveriana, ha inviato il suo primo messaggio di saluto a tutti i confratelli che, in quattro continenti, sono impegnati nelle diver- se attività di missione, for- mazione, animazione mis- sionaria e vocazionale, atti- vità di giustizia e solida- rietà.

Con parole semplici e fraterne, il Superiore Generale p.Rino Benzoni e i consiglieri si sono rivolti innanzitutto ai Saveriani anziani e malati che, "dopo lunghi anni di vita missio- naria nei vari compiti loro affidati, ora continuano a vivere la donazione totale alla missione nella preghie- ra e nella sofferenza".

Il secondo pensiero è per tutti i giovani che stan- no completando la loro for- mazione alla missione e, in particolare, per coloro che in questi giorni, da varie parti del mondo, stanno per entrare a far parte della Famiglia saveriana attraver- so la professione dei voti religiosi e l'impegno a dedi- carsi per tutta la vita all'annuncio del Vangelo con il voto di missione, caratteristico del carisma saveriano. -

Un saluto è poi stato rivolto a tutti i Saveriani che stanno portando "il peso del lavoro e del caldo", in situazioni a volte difficili e rischiose. La Direzione Generale segnala quindi alcune sfide, invi- tando tutti a farne espe- rienza:

* la comunione, come sfida da affrontare a tutti i livelli, per vivere ciò che viene annunciato;

* l'internazionalità, come cammino da conti- nuare con coraggio e il con- tributo di tutti;

* l'identità della voca- zione e del carisma, da vive- re con autenticità per servi- re l'umanità;

* la fede e l'apertura allo Spirito, per annunciare il Vangelo attraverso la tra- sparenza della vita.

Ricordando l'intercessio- ne della Vergine di Guadalupe nella vita e nella devozione dei popoli del Messico e dell'America Latina, la Direzione Generale affida "tutti i Saveriani, uno per uno", alle mani di Maria, Madre della Missione.

Il messaggio è iniziato con queste parole: "ll recente Capitolo ci ha scelti come nuova Direzione Generale della nostra Famiglia Saveriana.

Senz'altro la vostra sorpresa non è inferiore alla nostra!

Ringraziamo i Capitolari per la fiducia accordataci, e tutti voi per le preghiere fatte e che continuerete a

rivolgere al Signore per noi e per tutta la nostra Congregazione Missionaria.

Non sappiamo se saremo all'altezza. Sappiamo però che ci dedicheremo con tutte le nostre forze e con tutto l'amore di cui siamo capaci.

Con queste poche righe vor- remmo inviare a tutti voi un primo saluto semplice e fra- terno".

(2)

I

OTTOBRE 2001

Lettere & Progetti

p.Ettore Fasolini MISSIONARI SAVERIANI

Via Piamarta 9 - 25121 BRESCIA E - MAIL: [email protected]

Pagina web: www.saveriani.bs.it

*"7-fane che operano

in

Brasile

Sono a Parma per qualche mese, e ne approfitto per inviarti un saluto prima di tornare nella mia missione in Brasile. Ti mando una foto dei bambini che frequentano il nostro asilo a Londrina. Sono in abito di gala, perché era il giorno della distribuzione del diploma di fine anno scolastico, l'addio all'Asilo prima di iniziare il cammino nelle Elementari. Li vedi belli, felici e soddisfatti; ed hanno ragione di esserlo. Anche noi missionarie godiamo con loro perché è dawero una grande gioia constatare il risultato di tanti sacrifici e difficoltà.

Sentiamo sempre di più che vale la pena aiutare e collaborare per l'educazione religiosa e pedagogica a beneficio di tanti

bambini bisognosi di tutto. Grazie per avermi ascoltata; qui leggiamo tanto volentieri "Missionari Saveriani". Se pubbliche- rai la foto, sarà il segno di un piccolo traguardo verso un futu- ro più sereno.

Lucia Milani, Saveriana in Brasile

~ru.ndi, terra senza pace

Ho ricevuto la generosa offerta per le nostre opere a Bunjumbura. Grazie anche a chi ha collaborato, da me e da tutti coloro che ne beneficeranno. La situazione qui è sempre tesa e pesante, con continue sparatorie di giorno e di notte.

Siamo sempre in attesa di un dialogo tra le parti, difficile ma non impossibile. Le cose invece danno poca speranza, sembra- no anzi peggiorare. Ricordateci nella preghiera. Auguri per il tuo prezioso lavoro a favore delle Comunità in Italia e di noi missionari sparsi nel mondo. Con ogni augurio di bene.

p.Giovanni Carrara, Burundi

Con la presente le chiedo di non spedire più al mio indirizzo la rivista mensile "Missionari Saveriani", poiché non trovo più il tempo materiale per leggerla e sono quindi costretto a cesti- narla ancora incartata. Pur condividendo appieno quanto in essa contenuto, pur apprezzando in sommo grado l'opera dei missionari nel mondo, ritengo uno spreco di soldi continuare a ricevere la Vostra rivista; qualche altra persona sicuramente ne potrà fare un uso migliore. Ringraziandola per la disponibilità, ricordando nella preghiera quel mondo sommerso che opera per il bene altrui, voglia gradire i miei più affettuosi saluti.

Alfredo, Pettenasco

* Sono grato a coloro che mi notificano cambiamenti di indirizzo, persone anziane defunte e che naturalmente non sono più in -- - grado di leggere le nostre pagine ( almeno su questa teua), oltre coloro che al momento per i motivi più diversi non hanno possibilità di liberare il giornale dal cellofan, come scrive l'amico Alfredo. Nello stesso tempo invito tutti i fedeli lettori ad inviarmi nuovi indi- rizzi di parenti o amici che pensate possano essere inte- ressati a leggere le nostre notizie, magari anche solo per dare un'occhiata alle foto e ai vari titoli. È sempre un gesto di simpatia, affetto, verso le missioni. Per questi nuovi indirizzi non c'è da pagare nessuna quota. Se ci ami, ci cerchi e ci fai conoscere. Grazie!

"Chi ama l'umanità di un amore astratto,

quasi sempre ama

soltanto se stesso"

fedor Dostoevsky

p.Ettore

GIAPPONE AL TELEFONO Saper ascoltare

Festa di diploma per i bimbi dell'asilo di Londrina

subito diffusa. Cominciano così ad arrivarmi telefonate di natura molto diversa, che mettono a dura prova la mia capacità di comprensione ed ascolto. Fino ad ora la telefonata più lunga è stata di quattro ore e_ mezzo e la più corta di quarantotto minuti. Cercare di aiutare la gente semplicemente ascol- tando la al telefono è un modo per dialogare e cono- scere in profondità le situa- zi o ni di sofferenza degli altri. Quello che una volta era il campo della confessio- ne o del dialogo spirituale non è sparito, anzi è più vero che mai. Non importa si tratti di pagani o cristiani;

la gente ha bisogno di essere ascoltata seriamente, di par- lare con qualcuno, desidera riconoscere i propri sbagli, vuole poter uscire da situa- zioni di stallo, sentirsi rico- nosciuta, accolta e perdona- ta per continuare a vivere, sperare e amare.

U

n modo per aiutare la gente in difficoltà può essere quello dell'uso sapiente del telefono.

Personalmente ho sempre preferito il colloquio diret- to, faccia a faccia, piuttosto che la comunicazione telefonica dove non si vede l'interlocutore. Con lo svi- luppo e la diffusione dei telefonini ho dovuto rivede- re le mie idee ed operare un cambiamento notevole. Mi sono accorto che la gente attorno a me per lo più pre- ferisce parlare attraverso la mediazione di un mezzo di comunicazione. Non entro in merito ad esprimere un giudizio se la cosa rappre- senti un'evoluzione o un regresso nella comunicazio- ne, constato semplicemente l'evidenza dei fatti.

Mi sono reso conto di questo cambiamento parte- cipando in Giappone ad un corso di preparazione di operatori telefonici che si propongono di aiutare le persone in difficoltà ascol- tando i problemi al telefo- no. Si tratta di un gruppo di volontari credenti e non, che mette a disposizione un po' di tempo per ascoltare ed interagire al telefono. Il gruppo è nato per iniziativa del vescovo che, preoccupa- to dell'alto numero di suici- di, ha pensato ad un telefo- no della speranza. Un prete diocesano si è messo al lavoro e l'iniziativa ha preso forma. Sono ormai vent'anni che il gruppo esi- ste sul territorio, ricevendo una decina di telefonate al giorno sui problemi più disparati che la gente incontra. Il fatto che la per- sona possa mantenere l'ano- nimato facilita l'esposizione della situazione; il fatto di telefonare permette di con- frontarsi con qualcuno senza correre rischi e per- tanto di oggettivarsi e cer- care una soluzione ai pro- blemi. L'operatore che sta dall'altra parte del telefono ha l'unico compito di ascol- tare con attenzione ed aiu- tare chi sta parlando a chia- rire meglio a se stesso ciò che sta vivendo, ed even- tualmente trasmettere spe-

ran.a e fiducia.

Ho partecipato ad un corso di formazione perma- nente che si tiene ogni anno per una serie di venti sabati consecutivi nella sede diocesana; parlano psicologi dell'università, medici, insegnanti e preti.

Incontri molto ben fatti; vi partecipano una trentina di persone in gran parte prin- cipianti, più un numero imprecisato di persone che già interagiscono, ma che vogliono migliorare sempre più la capacità di ascolto e di aiuto.

Non sono ancora un membro effettivo degli operatori, e probabilmente non lo diventerò mai, vista la mia pronuncia straniera ed il mio modo di parlare il giapponese ancora molto approssimativo. Tuttavia la notizia che un missionario straniero è a disposizione ed ascolta la gente, si è

Il telefono, questo stru- mento maleducato che mi interrompe quando meno me lo aspetto, e che ha la prete- sa di avere la precedenza su tutto, questo strumento che non ho mai amato, recente- mente sta diventando per me uno strumento che aiuta qualcuno a vivere e a vivere meglio. Anche se molto in ritardo mi sono accorto che la "Buona Notizia" del Vangelo può essere trasmessa efficacemente anche ascol- tando il telefono.

p.Silvano Da

Roit

5[2001 Messico Una jeep per Acoyotla

C'è qualche Saveriano che sulla Sierra Madre usa il cavallo.

Con una jeep i suoi viaggi sarebbero più sicuri e rapidi.

Lo vogliamo aiutare?

6/2001 Sierra Leone Diamo un futuro al paese

Nonostante la guerra continui a tormentare questa sfortunata nazione,

molte scuole hanno intenzione di riaprire. Ma mancano di tutto.

Anche un piccolo aiuto concorre a superare qualche problema ... logistico.

Coloro che intendessero partecipaie aDa reaJizzazinne di questi progetti sono ·

a seIViisi deU'acduso Conto Corrente Postale oppure inviando l'offerta direttamente al CCP 00204438, intestato a Procura delle Missioni

Via s.Martino 8 - 43100 PARMA

Si prega di specificare sul retro

del CCP l'intenzione. Grazie.

(3)

~ S\VDNANI

OTTOBRE

20011

Vita Saveriana

CI HANNO PRECEDUTI NELLA CASA DEL PADRE

Un compagno di classe ricorda p.Francesco Spagnolo

E

ntrai Vicenza, nella l'Istituto casa di di p.Uccelli il 3 ottobre 1929 e p.Francesco il giorno dopo.

Da allora siamo stati sempre insieme, per tutto il ginnasio, durante il noviziato e il liceo.

Dopo il liceo si usava andare nei nostri seminari per fare gli assistenti ai giovani aspiranti.

Ed anche quell'anno fummo mandati insieme a Grumone (Cremona), per il Ginnasio. Fu un anno felice, allietato dalla sua vena umoristica, dalla sua voglia di scherzi. Poi tornam- mo alla Casa Madre per la teo- logia. Lui era un bravo tea- trante: faceva ridere tutti, mentre io mi dovevo accon- tentare delle parti di compar- sa. Aveva dei periodi di

depressione, tanto che i Superiori ebbero qualche incer- tezza per ammetterlo alla pro- fessione perpetua; ma nutriva una pietà così profonda che i Superiori videro in lui uno che amava veramente il Signore e lo mandarono avanti. E tutta la sua vita fu una dimostrazio- ne di questo suo amore.

Nel 1943 terminammo gli studi e ci preparavamo al sacerdozio. Mamma Teresina era ammalata di cuore e allora Francesco chiese che gli fosse anticipata di qualche mese l'ordinazione sacerdotale. Per cui andammo a Vicenza e fummo ordinati in tre il 28 marzo 1943. Appena finita la Messa gli dissero che la mamma stava male, e partì

Fondatore d'una

Scuola Tecnica in Bangladesh Fratel Sandro Tasca

Mi piace presentare la figura di un amico e confratello a un mese dalla sua morte avvenuta all'ospedale di Bergamo a causa di un'emorragia celebrale. frate\ Sandro Tasca ha dato una forte testimonianza nella Boyra Technical School in Bangladesh. Venuto a conoscenza che i Saveriani stavano avviando una scuola profes- sionale a Boyra, Sandro si "offre" per quell'attività. Così, dopo aver studiato un anno la lingua in Inghilterra, si reca in Bangladesh e si immerge, nello studio del bengalese. Nel gennaio del 1975, con l'avvio della scuola professionale, collabora con i confratelli impe- gnati in questo progetto e nell'avviamento dei primi corsi. Grazie alla sua preparazione tecnica e ad un "grosso" bagaglio di espe- rienza, con tenacia si butta nel mondo da lui sognato.

Il suo impegno durante 16 anni di attività fu tale da rendere la scuola competitiva per la realtà bengalese, e la gratitudine degli studenti ne è solo una ulteriore dimostrazione. Posso dire che la scuola che ora gestisco, sa tutto di lui. Tuttora gli istruttori si avvalgono dei programmi che lui ha steso, delle unità didattiche

Un tempo in Bangladesh la scuola funzionava così

che lui ha realizzato e si rifanno alla sua personale preparazione;

studiano sul materiale da lui selezionato e lavorano con utensili che negli anni Sandro si è procurato. L'impegno, la precisione, l'amore che Sandro ha dedicato alla programmazione didattica hanno dato alla scuola un'impostazione che suscita ammirazione.

Una volta ho invitato gli istruttori della scuola di Dinajpur, poiché ritenevo che un confronto di diverse esperienze potesse essere d'aiuto ai nostri studenti. I nostri ospiti si sono intrattenuti tre giorni e alla fine dopo aver lodato i nostri programmi, non solo, ma si sono portati via il nostro manuale didattico!

Nel 1994 Sandro fu richiamato in Italia perché nominato Direttore della Procura saveriana per le missioni di Parma: un inca- rico delicato e di rilevante importanza per le missioni, che egli ha svolto con grande competenza e responsabilità. L'8 febbraio scorso è morto negli Ospedali Riuniti di Bergamo: era andato a trascorre- re dalla mamma anziana un fine settimana, come da un po' di tempo era solito fare. Personalmente ritengo che grazie a Sandro e per lui ho trovato la forza di tirare avanti in questo progetto a cui sapevo che egli aveva dedicato il meglio della sua vita.

fr.Giovanni Gamba

subito senza fermarsi per il pranzo: non stava male, era morta. Fu una giornata triste anche per noi. Per lui fu come il segno che il suo sacerdozio sarebbe stato segnato dal Calvario: fin dal primo giorno i dolori della croce.

Tre anni dopo, finita la guerra, fu tra i primi a partire per la Cina. Non aveva termi- nato lo studio della lingua a Pechino che dovette fuggire al sud, per sottrarsi all'avanzata comunista. Ma i comunisti erano già nel Kiangshi, dove i missionari si erano rifugiati.

Dal novembre 1948 al '52 una persecuzione subdola: visite continue della polizia, restri- zioni nell'apostolato e final- mente l'espulsione. Padre Francesco non tornò in Italia, andò nel Pakistan Orientale, oggi Bangladesh, ove l'aveva preceduto l'ex superiore gene- rale p.Arnatore Dagnino, anche lui cacciato dalla Cina. Quel che ebbero a soffrire in quella missione poverissima, fra gente musulmana ostile e in mezzo alla miseria più grande, è difficile da immaginare.

Io intanto ero andato in Giappone e dovendo tornare in Italia nell'aprile 1966 presi un biglietto di aereo per Dhaka, la capitale del Bangladesh: vole- vo incontrare p.Checco, dopo vent'anni che non lo vedevo.

Arrivai a Khulna, il centro della missione saveriana ove era vescovo mons.Dante Battaglierin. Quello che vidi mi stringeva il cuore: animali morti nei campi, bambini con la pancia gonfia e davanti alle case la gente affamata. Quasi non riuscivo più a mangiare nemmeno io. Mi recai da p.Francesco: otto ore di battel- lo. Mi venne incontro con la banda e con tanti bambini:

improvvisò una festa. Ma quel- lo che c'era in realtà dietro al suo volto sorridente non tardai a valutarlo: solitudine assolu- ta, distanze immense dai con- fratelli, tra una popolazione di indiani "paria", sottocasta, sorvegliati continuamente dalla polizia per ruberie e vio- lenze, alle quali li spingeva la miseria. E p.Francesco che non sapeva districarsi da sé in nulla. Andai via di là con l'angoscia nel cuore. Ricordo che nell'incontro con i confra- telli dissi: "Vedo proprio che non siete chiamati all'annun- zio, ma a salvare questo popo- lo salendo il calvario con Gesù".

P.Francesco rimase là senza lamentarsi, ricordando quello che aveva scritto il Fondatore, mons.Conforti: dovete conside- rarvi vittime volontarie per la salvezza dei non cristiani. Nel 1971 avvenne la guerra di indipendenza del Bangladesh.

Padre Francesco era a Jessore, una delle principali residenze della missione. Vicino c'era l'ospedale del saveriano dottor Bucari. Padre Mario Veronesi era uscito con la camionetta a soccorrere una malata grave.

Appena rientrato, due soldati pakistani gli si pararono di

fronte e gli spararono. Padre Francesco era in chiesa con qualche ragazzo. Sentiti gli spari, fuggirono nel boschetto vicino e si gettarono a terra.

Altri spari, tanta paura, poi silenzio. Quando uscirono tro- varono p.Veronesi in un mare di sangue e i .due ragazzi uccisi nella chiesa.

Francesco durò ancora qual- che tempo in missione, poi tornò in Italia malmesso in salute, scosso dalla morte del confratello. Non parlava più delle missioni, ma continuava ad amarle e quando poteva rac- coglieva qualche soldo per i suoi amici del Bangladesh.

Credendo di stare meglio - ma non era vero - si recava spesso a Roma per chiedere il rinnovo del Visa per il Bangladesh: gli risposero evasivamente. Io cer- cavo di distoglierlo, ma senza successo. Finalmente mi venne un'idea. Gi dissi: "Vedi come danno pochi Visa, se lo danno a te non lo daranno ad un gio- vane, la tua andata là è danno- sa alla missione, resta qui". Mi ascoltò. Fu per un paio d'anni a Reggio Calabria, ed era con- tento perché gli sembrava di essere con i suoi poveri del Bangladesh; ma anche lì sof- ferse la povertà e l'isolamento.

Poi cominciò la sordità, e ritornò a Parma. Ringraziando Dio qui ebbe anni felici: incon~

trava la gente, raccontava bar- zellette e soprattutto cercava di dire a tutti una buona paro- la.

Poi cominciò l'apostolato della corrispondenza: quante lettere e quanto bene ha fatto!

Sentiva di amare tutti e voleva fare del bene a tutti. Aveva trovato una frase di s.Francesco di Sales: "Ci sono più anime al mondo che amino più cordialmente, più tenera- mente e, per dirlo proprio in buona fede, più caldamente di me; perché è piaciuto a Dio di fare il mio cuore così". Diceva anch'io sono così! Amava tutti;

a volte aveva lo scrupolo di amare troppo. Le sue delicatez- ze nel servire i confratelli parevano alle volte persino

Il tipico sorriso

di p.Francesco Spagnolo

esagerate. Per esempio, andava a prendersi un frutto e poi quando arrivava a tavola lo offriva ai compagni; si alzava spesso per raccogliere i piatti;

poi andava in cucina ad asciu- gare le posate; faceva tutti i piccoli servizi che era possibile fare.

Ma il Signore gli volle dare un'ultima prova. Circa un anno fa cadde in una depressione profonda. Stava chiuso in camera, insonnolito e triste. Lo assalivano ansie e scrupoli. In passato aveva avuto come direttore spirituale un benedet- tino, che poi era morto; allora nei momenti di ansia ricorreva a me o a p.Dagnino. Aveva però verso Gesù un amore così intenso ed una fiducia così grande che gli bastava pensare a Lui per uscire dalle sue pene di spirito. Quest'ultimo periodo di tempo fu per lui un tempo di prova, la notte oscura per la quale passano molte anime mistiche: p. Francesco era un'anima mistica. Finisco con le consolanti parole di san Paolo: "Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisu- rata di eterna gloria". Ora che hai conseguito questa smisura- ta gloria, p.Francesco prega per noi, che siamo ancora nella tri- bolazione.

p.Augusto Luca

La mattina del 4 luglio, p.Rinaldo Nava è stato ricoverato al Fatima Hospital di Jessore dopo aver awto un malore caratte- rizzato da senso di svenimento, estrema debolezza e dolori precordiali. Dopo le prime attenzioni in ospedale il quadro sin- tomatologico si risolveva. È stato consigliato di rimanere in ospedale a riposo per il resto della giornata, onde valutare con una ulteriore osservazione la presenza di altri sintomi. Verso le 18.30 è mancato improvvisamente. Aveva 50 anni, nativo di Macherio. Dal 1984 era missionario in Bangladesh.

Il Signore lo accolga nel suo regno.

(4)

I

OTTOBRE 2001

Una parte dei Saveriani che operano in Indonesia, con alcuni dei nostri studenti.

Al centro il "decano" p.Mario Boggiani: 87 anni; da 50 anni a Sumatra

TRA I PIÙ POVERI: I FIGLI DEI MINATORI

Q

uando nel 1968 venni trasferito a Sawah Lunto il primo incontro con i fedeli avvenne di domenica durante la s.Messa. Mi presen- tava a nome del vescovo p.Pietro Grappoli. Dopo la s.Messa, ci fu un incontro con rinfresco. Tra i presenti prese la parola anche il signor Tohan, capo della cristianità.

Tra l'altro disse: "Noi fedeli di Sawah Lunto non vogliamo p.Mario come nostro pastore, ma vogliamo che resti tra noi p.Morini". Che colpo per me:

non ero gradito! Alla fine risposi dicendo: "Prima si assaggia e poi si può afferma- re se è buono o no, quanto viene presentato. Io sono venuto qui dietro decisione del mio vescovo. lo sono qui per eseguire gli ordini del mio vescovo e qui resto!".

La prima notte fu quanto mai agitata, per certi anima- letti che mi tormentarono . Al mattino seguente bruciai il letto di legno con tutto il resto. Trovai altri inconve- nienti: nel bagno erano cre- sciute le piante ogni cosa era quasi inusabile. Anche la resi- denza e le scuole erano spor- che. Alla fine mi ammalai.

Volevo abbandonare tutto e far ritorno a Padang. Di giorno in giorno questa decisione si faceva sempre più forte. E un bel giorno mi decisi: raccolsi le mie cose e andai in città a comperare il biglietto della corriera per Padang. Attesi per alcune ore, ma invano, la cor- riera non arrivava. Stanco di aspettare mandai qualcuno a chiedere spiegazioni di tanto ritardo: la corriera era rotta e per questo non sarebbe partita che all'indomani mattina.

Amara delusione: pensavo di finire il mio calvario! Ma il buon Dio voleva diversamen- te.

Quella sera una bambina di 7 anni venne e mi chiese:

"Padre, vuoi andartene anche tu? Non ci lasciare orfani" e si mise a piangere. Quelle lacri- me mi colpirono. Entrai in chiesa a pregare e chiedere consiglio. Mi misi in ginocchio davanti al tabernacolo ed il mio sguardo corse contempo- raneamente alla statua della Madonna. Mi sembrava che piangesse pure lei. Per un momento la pregai, ma poi mi commossi e giù lacrime calde anche dai m1e1 occhi.

Continuavano a rintronare nel mio intimo le parole della bambina: "Anche tu vuoi andartene e lasciarci orfani?".

Alla fine mi alzai, dicendo a me stesso: "No, assolutamente no, non vi lascerò orfani, resto!".

Fu così che rimasi con loro.

Dopo il pianto erano rinati in me il coraggio e l'entusiasmo.

Mi misi quanto prima all'opera, rimettendo a nuovo la residen- za, i servizi e tutto quello che era necessario. Però il mio ideale era la scuola. La liberai dagli inquilini sgraditi, la rimi- si a nuovo e poi lanciai il mio appello per accogliere tanti nuovi scolari, promettendo pure un premio a chi ne porta- va uno nuovo nella nostra scuola. Risposero al mio appel- lo in modo meraviglioso: ven- nero tantissimi scolari.

Mi si presentò subito il problema economico, gli scola- ri erano quasi tutti figli di minatori dell'Ombelin che stentavano a vivere. Non mi abbattei. éhiesi aiuto al Centro Sociale Diocesano di Padang, ma la risposta fu perentoria:

chiudere i battenti se gli sco- lari non potevano pagare la tassa scolastica. Non mi sco- raggiai davanti a questa rispo- sta, anzi mi spinse a cercare nuove vie di finanziamento.

Scrissi lettere su lettere:

all'estero, ai miei benefattori, parlando loro di queste creatu- re povere e desiderose di fre- quentar e la scuola. La Provvidenza mi venne in aiuto e tanto! Potei aiutare tutti i bambini nelle diverse spese scolastiche ed anche nella nutrizione e nel vestito. La mia giornata era assorbita quasi tutta da loro. Cercavo, soprattutto, di educarli al bene, all'acquisire la scienza ed a perdonare. Erano quasi tutti discendenti di criminali, e per questo portavano in se stessi lo spirito di odio e di vendetta.

Ma la veste bianca che indossavo parlava continua- mente a loro che erano miei figli carissimi, senza distinzio- ne di religione, di razza o di ceto sociale. Quanta fatica all'inizio ad educarli e domi- narli, a far capire il senso del perdono e ad amarsi vicende- volmente secondo i principi di Dio. Alla fine il Signore premiò la mia costanza, appianando le difficoltà. Adagio, adagio la scuola si trasformò in un pic- co lo paradiso terrestre.

Parecchie autorità vennero a farci visita, per congratularsi e

, conoscere il metodo adottato

per tanta riuscita. Non era altro che l'amore, sempre pronto ad aiutare tutti.

Insegnai anche a càntare;

per questo composi un canto adatto all'ambiente. Gli scolari lo cantavano volentieri: spesso si udiva dalle colline circostan- ti il canto "Kota Kwali", che riempiva sempre di gioia, soprattutto me personalmente.

E mi fermo qui, lasciando al

"Libro della vita" tanti partico- lari duri che si riferiscono agli inizi di questa missione. Ai posteri continuarne la storia.

p.Mario Boggiani

Il primo sbarco

E

spulsi dalla Cina da Mao- Zetung nel 1951, otto Saveriani, anziché tornare in Italia, scesero in Indonesia, una collana di isole che si stende per cinquemila chilometri lungo l'Oceano Indiano. Il drappello si fermò a Sumatra per dare inizio ad un nuovo lavoro apostolico e sostituire i Cappuccini olandesi, allora mal visti nella nazione che stava cercando di liberarsi dal giogo della colonizzazione.

Ai Saveriani venne ceduta una vasta zona, pari a metà dell'Italia. Un territorio con clima equatoriale, per lo più montagnoso, ricco di vulcani attivi, foreste millenarie, fiumi ed acquitrini infestati dalle zanzare e dai serpenti.

In quella fetta di isola la Chiesa cattolica contava allora poco più di 2 mila anime. Iniziò così

la dura esperienza del p · approccio, tra popolazioni nosciute, che parlavano lingue e seguivano nella totalità la religione m na.

Il nome degli otto in Saveriani che calcarono primi le orme di s.Fran Saverio ( apparso in quelle trade 400 anni prima), Vincenzo Capra, Pio Po Lorenzo Lini, Oddo Gale Aurelio Canizzaro, Ante Nardello, Pietro SpinabelD J Mario Boggiani. A loro prf _ si aggiunse p.Raimoll!

Bergamin, consacrato "

primo vescovo di Pad~ , L'unico superstite di quel po è p.Boggiani che ancor è vegeto e attivo nella città ' Padang, confessore ricercatili 1 mo: ha 87 anni. ~

Quando la Casa dello Studentato a Giakarta era in costruzioDL chiama "Wisma Amoldi", intitolata a p.Giuseppe, che tanto dedicato per le vocazioni saveriane in Indonesia

GLI AUGURI DEL SUPERIORE GENERALE ai Saveriani che operano in Indonesia

N

ell'occasione della celebrazione del 50° della presen71l Saveriani in Indonesia, desidero esprimere le felicitazioni e auguri più sentiti alla Provincia dell1ndonesia, a nome rrùo nale e di tutta la Direzione Generale. Questa celebrazione sarà ID d momento di riflessione e di festa non solo per voi, ma per tuttab ] grande Famiglia saveriana.

Primo gesto della celebrazione è il ringraziamento al SignOII che ci ha concesso di servire nella Chiesa indonesiana e in mezzo1 · questo meraviglioso e ricco popolo. Un pensiero di riconoscenr.o.w anche ai pionieri della nostra avventura, i quali con fede e genero-te sità hanno aperto la strada in condizioni allora difficili da tanti f punti di vista. I frutti di questo servizio apostolico durante i pn ti 50 anni, sono stati àbbondanti: la Comunità cristiana si è cmi» 0 lidata e sviluppata e il clero locale è cresciuto a tal punto che°' 'i molte Comunità sono autosufficienti. Anche i carismi si sono svi, luppati molto nella Chiesa, così che tante vocazioni sia maschi che femminili, sono sorte in tante Comunità. La Chiesa è a tal pun, to matura che può raccogliere e sviluppare anche il carisma

a

nario. Oggi la Chiesa indonesiana non è più una Chiesa che rime 1J

solo, ma che invia e che dà: presente con il suo servizio mission;

rio in tanti altri Paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina.

Celebriamo questo anniversario in un · momento difficile per i Paese. La nostra solidarietà con l1ndonesia ci fa sofferenti e preoc-•

cupati. Per cui non vogliamo solo fare festa, ma riflettere e farci» 'B lidali con coloro che più soffrono per le difficoltà del momento. !fii 1 speriamo che questo travaglio sia momentaneo e porti tuttim 1

ad una consapevolezza e ad una responsabilità più grande. E pie,

ghiamo che il Signore ci conservi la pace così da poter continuarei cammino verso uno sviluppo pieno di giustizia e di fraternità, Clii

il contributo e per il vantaggio di tutto questo grande Paese.

Ai carissimi Saveriani tutti della Provincia, ai parenti, e ai mdli amici e benefattori che ci amano e ci sostengono; i più sentitiat guri, ringraziamenti e saluti da parte mia a nome di tutta Famiglia saveriana. Che il Signore sia la nostra luce, la nostra e la nostra pace.

Roma, marzo 2001

(5)

C inque religioni in cerca d'armonia

L

a mistica giavanese dell'interiorità ha eserci- tato un influsso determi- nante sulle 250 etnie e sui seguaci delle quattro religioni dominanti in Indonesia: isla- mici, buddisti, hindu, cristia- ni. L'ideale di tolleranza, di armonia, con se stessi, con gli esseri umani e la natura, si

estende anche alla pratica religiosa. L'idea dell'armonia favorisce sia l'unità nazionale che la molteplicità. Il popolo indonesiano è un popolo profondamente religioso, e il suo stile di vita è assai influenzato dalla religione praticata . La Costituzione afferma che l1ndonesia è uno

vescovo di Padang, mons.Martinus Situmarang, nativo di Sumatra

et nord, celebra una Messa solenne alle isole Mentawai

I

l cardinale di Giakarta, Julius Darmaatmaja, ha voluto presentare al Papa e a lai confratelli cardinali l'attua-

le situazione della Chiesa cat- tolica in Indonesia: "Nel suo lsforzo di essere Chiesa per e - ron il popolo, la Comunità cat-

olica indonesiana promuove .'inculturazione e il dialogo -~con le altre religioni, e la soli- darietà con i popoli. Nel far esto essa arricchisce se stes- -~sa e gli altri, comunicando il

uo messaggio di fede. Il 1umero dei cattolici, nella mia

rra, conta solo 7 milioni e ezzo, in una popolazione icino ai 210 milioni, co~

''800/o di musulmani. Davvero .n piccolo gregge, che può

escere nella consapevolezza ella sua profonda spiritua- '1tà.

L1ndonesia sta attraversan- .

o una preoccupante crisi eco- omica, politica e spirituale.

,me cittadini siamo dilaniati inuguaglianze, minacciati diffidenze e sospetti. Tanto e certe regioni stanno tra- 1rrnandosi in campi di batta- 1lia. Pur partecipando all'ago-

. del proprio popolo, i cat-

tolici intravedono la presenza dello Spirito di Dio nelle loro vicende, scoprendo e forman- do piccole Comunità di frater- nità e di mutuo soccorso, con la speranza di creare una vita migliore per l'intera nazione.

Convinti che non ci sia auten- tica evangelizzazione senza l'annuncio di Gesù Cristo e del suo Spirito, i cristiani di Indonesia ( ci sono pure oltre 20 milioni di protestanti) si rendono conto che il loro annuncio sarebbe incompleto senza un autentico dialogo verso le diverse culture, razze e religioni, ma soprattutto un chiaro messaggio indirizzato ai poveri. È necessario presen- tare un Cristo che ama la gente, che si fa carico delle situazioni di povertà, di ingiu- stizia, di persecuzione, nelle quali una grande parte della popolazione si dibatte e sof- fre".

"Il cristiano - ha affermato il prelato giavanese - è una persona che ama anche coloro che non lo amano. Le nostre Comunità sono impegnate a costruire una comunione di Comunità. Solo così i "poveri,

~ ~vtl!IANI

OTTOBRE 2001

I

Stato che si basa sulla fede in Dio, che tutto abbraccia, e lo Stato garantisce a tutti la libertà religiosa. Sulla carta d'identità di ogni cittadino deve sempre apparire l'indica- zione della religione professa- ta. Un ateo dichiarato non ha cittadinanza in Indonesia. Le statistiche delle religioni pro- fessate in Indonesia oggi pon- gono al primo posto l'islam, con 800/o: la maggior concen- trazione musulmana del mondo.~Seguono i protestanti con il 100/o, i cattolici con il 50/o, i buddisti con il 30/o e gli hindu con il 20/o. La politica del Governo, per quanto riguarda le religioni, si orienta per il mantenimento della tol- leranza e dell'armonia tra i vari gruppi religiosi, preve- nendo motivi di conflitto tra le varie religioni e Comunità.

Più facile è il dialogo tra i cri- stiani, gli hindu e i buddisti.

Molto più difficile con i musul- mani, specie in alcune zone, soprattutto se lontane, dove l'influsso del Governo centrale è più limitato.

gli ultimi della terra" potranno sperare di vivere più pacifica- mente, pure nelle tensioni e paure che li minacciano e "i ricchi" potranno scoprire una spiritualità diversa". Secondo il cardinale, il fatto che ogni anno più di 50 mila persone adulte in Indonesia decidano di studiare la religione cattoli- ca e chiedere il battesimo è un segno che, pur nelle diffi- coltà di questi anni, l'albero dell'evangelizzazione produce frutti buoni e abbondanti.

Popolazione

Durate media di vita

210.000.000 63 anni 400/o Popolaz. sotto i 15 anni

Cristiani: cattolici e protestanti Lingua ufficiale

30 milioni malese Giakarta 12 milioni repubblica presidenziale Capitale

Governo

IL CRISTIANESIMO IN INDONESIA

8° secolo 15° secolo 1534 1546 1562 1596 1807 1940 1979

Tracce di una comunità caldea a Sumatra Una comunità nestoriana a Palembang, Sumatra Prima missione sull'isola Ternate, portoghesi Il Saverio visita le Celebes e le Molucche I Domenicani evangelizzano Timor e Flores Con gli olandesi il cattolicesimo viene proibito Ritornano i missionari: e Giakarta diventa la prima Prefettura Apostolica

Consacrazione di mons.Soegijapranata, primo vescovo indonesiano

Il Governo chiude le frontiere ai missionari stranieri

Sono entrati nella famiglia

· D a 50 d'anni i Saveriani di Indonesia hanno aperto case formative ai giovani che intendono legarsi a vita all1stituto, provenienti dai vari gruppi etnici. La formazione non si discosta da quella degli altri Istituti: ma è vista come più impegnativa e più lunga nel tempo. Terminati gli studi nelle Superiori si richiedono altri 10 anni, spesi in un'intensa prepa- razione umana, intellettuale e spirituale. La Famiglia saveria- na oggi è internazionale nei suoi membri e presta il suo ser- vizio nelle Chiese locali assu- mendo compiti vari e difficili.

Tutto questo richiede una pre- parazione seria, profonda e adeguata.

Anche in Indonesia l'ideale missionario entusiasma. Molti sono i giovani che chiedono informazioni, dopo aver cono- sciuto la nostra disponibilità ad accoglierli. C'è chi "viene e ve- de", e decide di entrare nella Famiglia. Sono piuttosto nume- rosi i seminaristi che iniziano il cammino; ma il loro numero si

La celebrazione della Prima Messa d'un Saveriano indonesiano assottiglia perché non tutti si

sentono sufficientemente equipaggiati e disponibili; altri trovano difficoltà negli studi.

Non è facile fare vita comune, dal momento che questi giova- ni provengono da abitudini e culture tanto diverse tra loro.

Le speranze per il futuro delle vocazioni ci sono e ci danno coraggio. Oggi gli studenti del primo periodo sono una cin- quantina.

Il 1995 è stato un anno di grazia: mentre venivano cele- brati i 100 anni di fondazione dell1stituto, un avvenimento di portata storica ha rallegrato la Famiglia: è stato ordinato sa- cerdote il primo Saveriano di Indonesia, il giovane p.Albertus Priyono, con una cerimonia av- venuta nella sua parrocchia con il card. Darmaatmaja.

Avvenimento che assume per i Saveriani un grande significato.

-e

__,.,

(6)

m

OTTOBRE 2001

~ Sl\'tl!IANI

Animazione .Missionaria

(forno alle ,Jprime bat-

tute del

Vangelo di M a r c o :

"Convertitevi, e credete al Vangelo". La pagina odier-

na si compone della frase- titolo e dei

racconti di chiamata dei primi apostoli. Marco si presenta subito con il suo stile scarno e nervoso, efficace e originale.

La prima affermazione è un'ouverture solenne e tagliente, categorica e quasi spregiudicata. "Il tempo è compiuto". Da quando Cristo- Vita eterna ha fatto irruzione in "questo" nostro tempo, si è aperta un'altra era "totalmen- te" nuova; la storia ha cam- biato direzione: quella di

"questo" nostro tempo è diventata una storia si{a-per- dire e chiamiamola-pur-così!

fl "nostro" tempo ha cambia- to natura: non è più quello scandito in minuti-ore-giorni- setti man e-mesi-anni; "que- sto" tempo-si-fa-per-dire ha ammainato le vele; "questo"

tempo-chiamiamolo-pur-così è diventato precario e gracile, perché passa e finisce; "que- sto" nostro cronos è cambiato, è diventato un"'occasione eterna" nel senso che "il"

tempo "vero" è solo quello che imbocca la direzione dell'eternità: è, ormai, arriva- ta a noi la fine dei tempi!

La buona novella dell'eter- nità cambia tutto, rivoluziona tutto, relativizza tutto: ivi compresi il matrimonio e· i legami familiari, i re e le regi- ne, i divi e le dive. Pare che l'idea dell'eternità sia "la" più rivoluzionaria ed esplosiva nel senso che il visibile-passegge- ro, il contingente-relativo, subiscono un colpo "mortale", si trattasse pure della più potente e ambiziosa multina- zionale! Quindi, o uomo,

"convertiti": cioè cambia

"radicalmente" idea e, soprat- tutto, "mentalità": la legge

"perversa" del profitto ad-ogni- costo deve essere sostituita da quella "rivoluzio- naria" della

"sobrietà" , del

"sapersi-accon- tentare": perché, o uomo potente in "questo"

mondo, Cristo ti regalerebbe alcune parole dolci come il miele e pesanti come macigni: "Che ti vale possedere anche il mondo

tutto quanto, se poi perdi l'eternità?". E quale bene può essere paragonabile all'eter- nità che secondo Cristo è diventata "la" perla preziosa e "il" tesoro del campo? Oh uomo, eonvertiti dunque!

" ... e credi al Vangelo!".

Ci chiediamo: perché Marco usa il termine "credere", che è azzeccatissimo e "il" solo giusto? Perché la "conversio- ne" alla quale ci esortiamo ripetutamente, dal visibile all'invisibile, è purissima gra- zia-dono dello Spirito.

n

cri- stiano si definisce biblicamen- te uno che "sa distinguere" il passeggero dall'eterno: ora questa "distinzione" l'uomo- in-quanto-tale non la può fare se lo Spirito non gliene dà grazia: l'uomo-in-quanto-tale sceglierà sempre il benessere visibile, mai la povertà-vergi- nità-indissolubilità. Lo Spirito non "apre" la sua mente e non "muove" la sua volontà.

Perciò ai "beni del Regno" va dato un assenso "di fede": li accetto come "beni", perché

"tali" me li propone la fede.

Perciò si deve dire: "credo"

che le beatitudini-indossolubi- l ità-ve rg in i tà-pove rtà sono"beni". Perciò si deve pregare: "Oh ~pirito, dammi grazia di "capire", perché i Beni messianici sono "inade- guati" alla mia mente "carna- le". Perciò si deve pregare con Agostino e con la Chiesa: "Oh Spirito, dammi-infondi-fammi amare ciò che comandi e comanda ciò che vuoi".

p.Amato Dagnino

Preghiera amidista

O luce senza uguale, infinito splendore così puro, così calmo così dolce e consolante potessi restar presso di te!

Guardaci, o dolce luce, e fa' che non perdiamo

la sapienza del cuore.

Tutti a te si dirigano;

superati gli ostacoli, possano tutti rinascere in Te!

Andda è il dio della Tena Para ove tatti gli uomini sono d,iamatl

a rillascere per reterniti

DIECI ANNI DI VANGELO

C

omunicare il Vangelo in un mondo che cambia è il titolo del documento con cui i vescovi italiani tracciano alle loro Chiese gli orienta- menti pastorali per i prossimi dieci anni. La comunicazione è uno dei grandi temi del nostro tempo. Non esiste se non ciò che si comunica. Ma nelle dinamiche della comu- nicazione o entra il Vangelo, come messaggio centrale, o tutto diventa vuoto. Il "gran- de fratello" è la comunicazio- ne senza Vangelo, quindi senza gioia, senza libertà, senza speranza, senza neppu- re un senso. Del mondo di oggi sì dice che cambia: non si registra solo un dato di fatto, ma si coglie un'attesa.

C'è desiderio di cambiamento, c'è sete di futuro. A questo desiderio, a questa sete il Vangelo può e deve essere offerto come la vera novità, come l'acqua che zampilla nell'oggi di Dio. Le riviste missionarie, voci per la Chiesa italiana in un'immensa umanità ai margini del Vangelo ma al centro del cuore di Dio, con che animo leggono questi orientamenti e quale specifico contributo possono dare a questo cam- mino? Una risposta più approfondita potrà venire dal Forum che gli Istituti missio- nari hanno programmato per il febbraio 2002: "Insieme prendere il largo", e che si ispira alla Lettera apostolica del Papa Novo millennio ineunte. Ma un primo senti- mento ci sembra di poter manifestare ed è un senti- mento di gioia per il fatto che la Conferenza dei vescovi italiani imbocca decisamente le vie della missione. La con- versione pastorale program- mata al Convegno di Palermo porta a questa conclusione:

non si può vivere il Vangelo senza comunicarlo. Nel docu- mento della CEI si parla di

Il missionario porta la gioia del Signore ai bimbi e ai grandi

due livelli di comunità: il livello eucaristico, formato dai cristiani che partecipano alla Messa domenicale, e il livello battesimale, formato da quei battezzati che con la Chiesa hanno rapporti spora- dici (in occasioni particolari della vita) e che rischiano perfino di dimenticare il loro battesimo e di cadere nell'incredulità. La prima comunicazione di Vangelo deve avvenire fra questi due livelli: i cristiani "che vanno a Messa" devono "comunicare il Vangelo" ai loro fratelli che ne conservano solo deboli tracce.

È la prima "uscita" che i vescovi chiedono, si potrebbe dire il "primo cerchio" della missione. Che non può però fermarsi qui: "Se questi due livelli saranno assunti seria- mente e responsabilmente, saremo aiutati ad allargare il nostro sguardo a quanti hanno aderito ad altre reli- gioni e ai non battezzati pre- senti nelle nostre terre.

Anche la vera e propria mis- sione ad gentes, già indicata come paradigma dell' evange- lizzazione, riprenderà vigore e il suo significato diventerà

pienamente intelligibile nelle nostre comunità ecclesiali".

E proprio qui si colloca il compito di quella porzione specificamente missionaria della Chiesa italiana rappre- sentata dalle nostre riviste:

ricordare e far comprendere che mandare missionari (uomini e donne, religiosi, preti e laici, singoli e fami- glie) e accompagnarli fra i popoli e i poveri della terra è compito di ogni comunità cri- stiana, di ogni parrocchia; se questo compito non è assolto o è assolto in modo evane- scente, mancano an·che i modelli e le vie per la missio- ne sul territorio. La missione sul territorio è sempre, in qualche modo, una missione di ritorno.

A comprendere meglio e ad attuare gli orientamenti pastorali dei nostri vescovi ci aiutino, con la loro interces- sione, i grandi missionari che diedero al loro amore per la Chiesa un orizzonte senza frontiere: uno per tutti, Guido Maria Conforti, che il card.Angelo Roncalli, futuro Giovanni XXIII, ebbe a defini- re: "Vescovo di Parma e mis- sionario per tutto il mondo".

"Chiedo la benedizione del tuo Dio"

m

a sera stavo confessan- o nella cappella di un villaggio.

Improvvisamente si ingi- nocchia davanti a me un bam- bino di otto o nove anni.

Attira la mia attenzione il fatto che non si faccia il segno della croce e che, come se fosse impaurito, non mi rivolga la parola. Gli doman- do: "Sei cristiano?". "No, non lo sono", mi risponde.

Noto la tensione sulla sua faccia e le lacrime che comin- ciano a inumidire gli occhi. La gente attendeva pazientemen- te in fila. Io dovevo dirgli di andarsene, ma le parole non mi uscivano di bocca. "Che cosa posso fare per te?", gli chiedo. Con un filo di voce mi risponde: "Mi picchiano sem- pre, per questo chiedo la benedizione del tuo Dio. Sono il più piccolo dei miei fratelli e tutti mi comandano di fare

qualcosa e devo servire le donne e gli adulti della mia numerosa famiglia. Quasi tutti i giorni mi picchiano. E sono troppe le volte che resto senza mangiare. Per questo sono venuto: desidero la benedizio- ne del tuo Dio".

"Perché chiedi la sua bene- dizione?", gli domando.

"Perché tutti mi picchiano e ho udito che il tuo Dio benedi- ce quelli che soffrono ed è amico dei piccoli. Io sono un bambino e in casa mi trovo molto male".

Un nodo mi stringe la gola.

Questa volta sono io che, a malapena, riesco a dire qual- che parola: "Il Signore, nostro Dio, che è misericordia e tene- rezza sia con te e ti accompa- gni, ti benedica con il suo amore e ti liberi da tutti i mali". Il volto del bambino è cambiato completamente.

Sorridendo si è allontanato

nelfoscurità della notte.

Che Dio parli per bocca dei piccoli, è stata per me cosa evi- dente. Un Dio che chiama alla benedizione, alla vita, alla soli- darietà e alla riconciliazione.

Da qualche anno, qui in Benin, ci troviamo di fronte a un pro- blema molto doloroso: il traffi- co dei bambini. Molti di loro sono condotti in Costa d'Avorio, in Nigeria, in Gabon, per i lavori forzati, la prostitu- zione. Nel Centro di ascolto e di orientamento tenuto da un mio confratello, qui a Cotonou, ne sono stati accolti più di quattrocento. I piccoli conti- nuamente ci interpellano.

Arduo è il compito per costrui- re un mondo più fraterno e umano. Però se scegliamo la benedizione di Dio e accettia- mo la sua presenza nella nostra vita, Egli farà il resto.

p.Giuseppe Brusegan , Benin

(7)

~ St\VH!I.MI

OTTOBRE

20011 -

Spazio Aperto

NOTIZIE • NOTIZIE.

~ ~

Mozambico: inaugurata scuola di formazione radiofonica

È nata Moçambicana, una scuola di formazione radiofonica che realizza il sogno di un gruppo di ragazze mozambicane di Nacala. Si tratta di un progetto educativo, inaugurato grazie all'impe- gno di alcune studentesse che già da tempo avevano manifestato interesse per la comunicazione sociale. Dopo aver avviato con successo il giornale EscoLAR, fondato due anni fa, che collega circa duemila alunne di diverse scuole e Istituti sparsi per il Paese, la scuola femminile di Nacala ha dato vita alla nuova scuola Moçambicana. Decisivo è stato l'impegno di suor Daniela Maccari, mis- sionaria Comboniana, il sostegno dell'Unesco e la solidarietà di due coppie di sposi italiani che hanno rinunciato ai regali di nozze per offrire un contributo importante alla nuova struttura edi- toriale. "Se è vero che chi educa una ragazza educa un popolo, la scuola femminile di Nacala sem- bra essere sulla buona strada", ha commentato suor Maccari, da anni in prima linea nella promo- zione sociale, come parte integrante dell'evangelizzazione. Per il momento la "radio scuola" fun- zionerà come Centro di formazione tecnica e giornalistica, ma in seguito avvierà la realizzazione di programmi educativi che saranno diffusi da diverse radio comunitarie in collegamento tra loro attraverso un progetto comune sostenuto dall'Unesco in Mozambico. Oltre alla promozione della donna nella società mozambicana, musica, lingua e culture locali sono tra i suoi temi.

Afganistan: per i Telebani Internet è peccato

I Telebani non cessano di stupire. Hanno infatti deciso di vietare l'uso di Internet all'interno dell'Afganistan e stanno studiando un sistema per controllare le informazioni diffuse sulla rete.

Lo ha dichiarato il Ministro degli Esteri Wakil Ahmed Muttawakil precisando che il regime di Kabul non è contrario a Internet, ma intende creare un sistema capace di controllare tutto ciò che è "sbagliato, osceno, immorale e anti-islamico". Internet in Afganistan è considerato un lusso.

Distrutto da 20 anni di guerra, il Paese asiatico è fortemente penalizzato dalla scarsa erogazione di energia elettrica e dispone di un fatiscente sistema telefonico; basti pensare che i server utiliz- zati per la navigazione in rete sono quelli pakistani. Muttawakil non ha comunque spiegato come il suo Governo intende fare per assicurarsi che le misure restrittive vengano effettivamente rispet- tate, né quando entreranno in vigore.

Hong Kong: la popolazione è insoddisfatta per il ritorno sotto Pekino

Circa il 68 per cento dei residenti ad Hong Kong ritiene che le condizioni di vita siano peggio- rate da quando, primo luglio 1997, l'ex colonia britannica è tornata sotto l'amministrazione cine- se. È quanto emerge da un sondaggio condotto dal Programma di opinione pubblica dell'Università di Hong Kong. Su un campione rappresentativo di 1.047 persone intervistate nel mese di giugno, soltanto il dieci per cento ha dichiarato che la situazione nel territorio è migliorata dopo il ritor- no alla Cina, mentre per il 68 per cento, è decisamente peggiorata. Scende inoltre drasticamente, rispetto ad un analogo sondaggio condotto nel 1997, la percentuale di coloro che si dicono "entu- siasti" all'idea che il loro territorio sia tornato alla Cina: era il 35 per cento quattro anni fa; è solo il 7,8 per cento quest'anno. Resta invece stabile, secondo un altro sondaggio, la popolarità del governatore di Hong Kong, Tung Chee-hwa: piace al 53 per cento degli intervistati, più o meno la stessa quota dello scorso anno. Il 33 per cento del campione ha però espresso il proprio dissenso per l'attività condotta in questi mesi dal Governo locale.

Che cos'è la Rete di Lilliput?

Segnaliamo ai nostri lettori il primo libro su La Rete di Lilliput vista da chi l'ha promossa e da chi ne è membro. La Rete è una federazione di associazioni, gruppi e semplici cittadini impegnati nel volontariato, nel sindacato, nel campo del commercio e della finanza etica, nel terzo settore, nella nonviolenza, nella cooperazione e nel mondo della cultura che si è costituita per resistere contro l'oppressione dell'attuale sistema economico e costruire, invece, un'economia di giustizia.

L'obiettivo a lungo termine è la costruzione di un mondo dove ogni al}itante della Terra possa soddisfare i propri bisogni materiali, sociali e spirituali nel rispetto dell'integrità dell'ambiente e del diritto delle generazioni future a ereditare una Terra feconda, bella e vivibile. (EMI, AA.VV., Bologna, pp. 240). Per informazioni: www.emi.it

Padre Paolo Manna verrà beatificato il 4 novembre

Il 24 aprile la $.Congregazione per le Cause dei Santi ha reso noto il Decreto di Giovanni Paolo II sul miracolo attribuito al venerabile Servo di Dio p.Paolo Manna. Il 9 giugno la segreteria di Stato comunicava che il Santo Padre aveva disposto la cerimonia di beatificazione di p.Manna e di altri 6 Servi di Dio per il 4 novembre in Piazza s.Pietro. Padre Paolo Manna nacque ad Avellino il 16 gennaio 1872 e morì a Napoli il 15 settembre 1952. Sacerdote dal 1894 in Birmania, vi rimase fino al 1907, quando dovette rimpatriare definitivamente per malattia. Padre Paolo Manna fu Superiore Generale dal 1924 al 1934 del Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano (PIME).

Durante la sua permanenza in Italia p.Paolo Manna fu un ardente apostolo della stampa e dell'edi- toria missionaria. La gemma della sua vita sacerdotale e missionaria fu la fondazione nel 1916 della Pontificia Unione Missionaria del Clero e delle Religiose, diffusa ormai in tutto il mondo, e che è anima della cooperazione missionaria. "Tutta la Chiesa per tutto il mondo!" era il suo motto.

Altro speciale merito di p.Manna fu la passione per il problema della divisione dei cristiani e per la loro unione. Ne scrisse e ne parlò a non finire perché, secondo lui, era "il più grave problema del mondo d'oggi, d'una importanza superiore alla stessa propagazione della fede tra i non cristia- ni, perché questa non si avrà piena e totale senza l'unione dei cristiani". Le spoglie di p.Paolo riposano nella cappella cimiteriale privata del PIME presso il Seminario "S.Cuore" da lui aperto a Ducenta nel 1921 per le vocazioni missionarie del Meridione d1talia.

Il Governo di Cuba e la Chiesa

In occasione di una visita a Miarni, il vescovo di Camagiiey, mons.Adolfo Rodriguez, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba, ha affermato in un'intervista che le relazioni tra la Chiesa cattolica e lo Stato si stanno deteriorando. La Chiesa auspica che il Governo cubano com- prenda il significato dell'espressione "Stato laico moderno" e che permetta l'evoluzione della società, mediante la partecipazione del popolo.

1~

In occasione dei 50 anni di presenza dei Saveriani in Indonesia, siamo lieti di annunciarvi che l'Editrice Saveriana di videocassette - Videomission - ha realizzato due VHS, accompagnate da un CD musiche e dal libretto dei testi, dove si narra l'avventura missionaria di s.Francesco Saverio, apostolo dell1ndia, del Giappone e dell1ndonesia.

Il percorso si snoda in 8 episodi distinti, come le otto tappe della vita del Saverio. Prezzo: L.60.000.

Missionari Saveriani - Via Piamarta, 9

25121 Brescia+ Tel. 030/3772780 - Fax 030/3772781

SEMI DA COLTIVARE

Una notte ho sognato che in città era stata aperta una nuova bottega con l'insegna: unono di Dio". Entrai e vidi un angelo dietro il banco. Meravigliata, gli chiesi: "Che vendi, angelo bello?".

Mi rispose: uOgni ben di Dio!". uFai pagare caro?". "No, i doni di Dio sono tutti gratuiti".

Contemplai il grande scaffale con anfore d'amore, flaco- ni di fede, pacchi di speranza, scatole di salvezza, e così via. Mi feci coraggio e, poiché avevo un immenso bisogno di tutta quella mercanzia, chiesi all'angelo: "Dammi un bel po' d'amore di Dio, tutto il perdono, un cartoccio di fede e salvezza quanto basta!".

L'angelo, gentile, mi preparò tutto sul balcone. Ma quale non fu la mia meraviglia vedendo che, di tutti i doni che avevo chiesto, l'angelo mi aveva fatto un piccolissimo pac- chetto. Esclamai: "Possibile! Tutto qui?".

Allora l'angelo, solenne, mi spiegò: usì, mia cara! Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma soltanto piccoli semi da coltivare".

Clinica delle Malattie Infetti ve e Tropicali dell'Università di Genova

Con piacere comunichiamo che è stata attivata una sta- zione radio grazie alla quale potremo essere direttamente in contatto con amici lontani, operatori sanitari impegnati nel Terzo Mondo. Quando sarà necessario potranno dare via radio la loro consulenza anche i medici delle altre specialità presenti nell'Ospedale San

Martino di Genova.

Attualmente i radioamatori di Rapallo collaborano per impo-

stare questa attività: e conti- nueranno a collaborare per ampliare l'efficienza dell'ascol- to nell'attesa che si uniscano a loro altri radioamatori italiani e non. Chi fosse interessato a questo servizio, per conoscere frequenze , orari di ascolto e altre notizie utili, scriva a:

Clinica Malattie Tropicali, Ospedale S.Martino Largo Rosanna Benzi, 1

16132 Genova

Riferimenti

Documenti correlati

196 la Sede di Ascoli Piceno (AP) è riclassificata, con decorrenza 1° ottobre 2014, da sede dirigenziale a sede non dirigenziale affidata alla responsabilità di

Ufficio II – Gestione delle risorse umane del comparto scuola – attuazione degli ordinamenti – Istruzione non statale.. Dirigente Tecnico e Referente Regionale per la Formazione e

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