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Milano: al via l'evento internazionale Mobility in Italy "Moving Ahead: verso la mobilità del futuro"

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Milano, 28 Aprile 2016

L’auto e i trasporti non saranno più come li conosciamo oggi. Ecco perché

L’Italia è ancora alla finestra rispetto alle opportunità dell’industria globale della nuova mobilità

Se alcuni indizi fanno una prova, le notizie degli ultimi mesi mostrano il più importante e profondo cambiamento nell’industria dell’auto, almeno per come l’abbiamo conosciuta fino a oggi. Non si tratta di un nuovo prodotto o servizio, ma di concepire diversamente il business della mobilità Il tutto è sintetizzabile in nuovi business, nuovi protagonisti globali e nuove geografie.

Nuovi business e organizzazioni

Il business dell’auto “tradizionale” oggi vale circa 2,3 trilioni di dollari mentre quello dei servizi di trasporto è stimato in 5,4 trilioni di dollari. Facile quindi prevedere che questi numeri facciano gola a tanti. Ma quali sono i nuovi business di trasporto?

Lo Sharing: le auto non sono più un bene di proprietà, ma sempre più condiviso. Il business del car sharing sembra essere un must per operatori e del settore e non. Car2go (gruppo Daimler) conta oggi la più capillare diffusione globale dopo il recentissimo lancio in Cina con 400 Smart a Chongqing, la megalopoli con quasi 34 milioni di abitanti (considerata una delle più grandi città del mondo), pochi mesi dopo aver introdotto la flotta di 300 Smart Elettriche che spopolano a Madrid.

DriveNow (gruppo Bmw) sta estendendo le operations in America (lanciata la scorsa settimana la città di Seattle) e in Europa (da anni si vocifera del lancio su Milano e con il nuovo bando del Comune forse vedremo flotte di I3 in sharing anche qui). Proprio pochi mesi fa General Motors ha lanciato Maven, suo brand di car sharing con primo test in Detroit e a breve anche in Europa. Ma non solo le case auto, anche il car rental intravede crescite importanti. EuropCar è tra i brand più attivi, socio di car2go Europe, ha investito lo scorso anno in Ubeeqo azienda francese che ha da poco lanciato una piattaforma per gestire i servizi di mobilità anche aziendali e gestisce un servizio di car sharing a Parigi e Londra. Nel frattempo sempre Europcar ha promosso un carsharing elettrico con Nissan in Spagna.. ma solo per testare il modello. Senza dimenticare l’ultima novità, il noleggio “Oneway” a 1€. AvisBudget da alcuni anni ha rilevato le intere operations di Zipcar leader in US e lo ha mantenuto separato dal gruppo con strategie di crescita molto Americane e ancora poco Europee.

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Gestire business così complessi è difficile e molte sono le aziende che puntano a newco appositamente dedicate. Anche questo sembra essere un trend molto comune. Ford ha da poco annunciato la nascita di una newco Ford Mobility Solutions per “snellire” le procedure e cogliere le opportunità dei nuovi mercati, ora a caccia di CEO in Silicon valley. GM ha costituito un’intera divisione con management dedicato (e leadership al femminile) dopo aver sviluppato un piano di investimenti come mai visto prima. Prima ha fatto un’iniezione di 500mln di $ in Lyft (ridesharing), poi ha rilevato gli asset di Relayrides (carsharing peer to peer) e poco dopo ha acquisito Cruise Automation, per 1bln$, società di San Francisco di soli 3 anni di vita dedicati alla tecnologia di guida autonoma. Al punto che in tanti pensano a un rebranding di GM in “General Mobility”. Più silenziose ma non meno attive le grandi case europee, con Audi che ha lanciato “Audiondemand”, servizio a metà tra il car sharing e il car rental, ma solo con vetture premium, oltre ad avere a Monaco l’Audi Business Innovation Gmbh, una società dedicata ai futuri business. L’ultimo arrivato in termini di tempo è il gruppo Jaguar LandRover, è di poche settimane la presentazione di InMotions start up dedicata ai nuovi settori, con base a Londra ma già al lavoro per inaugurare i primi servizi. Non si può non citare poi la cenerentola dell’auto Teslamotors, che con una furbissima presentazione del futuro modello elettrico Model3 (previsto tra oltre 18mesi, al prezzo di 35.000 dollari) si è portata in cassa 400mln di $ di acconti creando un picco di richieste e prenotazioni mai visto prima. Non contenta, già iniziano i rumors sui progetti di car sharing/ride sharing con vetture a guida autonoma, ai quali l’azienda sta lavorando con dei partner ancora segreti.

Nuovi protagonisti della new mobility e della guida autonoma

Una recente ricerca di ICB Insights ha mappato i 30 brand al mondo che sono operativi nel settore delle nuove tecnologie, in particolare nella guida autonoma, come mappato nella figura. Alle

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aziende automotive si aggiungono brand che vedono nell’auto (o meglio nella mobilità) un mercato allettante. I progetti di Apple (già discussi) e in avanzato stadio di definizione al punto che si parla di produzione prevista in Austria. Google ha una flotta di selfdriving pod in giro per la California e Faraday Future (finanziata da LEECO, meglio conosciuta come la Netflix cinese) che ha appena celebrato la posa della prima pietra della megafactory a nord di Las Vegas, o Next-EV con sedi in America, Germania e Cina e protagonista del campionato di Formula-E. Oltre a qualche player ancora in “stealth mode” come Rivian (base a Detroit) e Atieva (siliconvalley) e l’ultima nata, poche settimane fa, Future Mobility Corp, finanziata dalla multinazionale cinese Tencent e un team di 3 executives appena rubati direttamente da BMW.

Nuove geografie, mentre l’Italia è alla finestra

L’ultimo fenomeno meritevole di attenzione è come questi cambiamenti globali stiano cambiando anche le geografie dell’industria. La Silicon Valley sembra avere trovato il nuovo trend di sviluppo perché ospita tutti i centri di ricerca e sviluppo di ogni brand automotive e non solo. Se Detroit è la capitale manifatturiera “antica” le 50 miglia che separano San Francisco da San Jose sono il fulcro per ogni innovazione di servizio. È la naturale evoluzione delle auto concepite come smartphone e come mezzi connessi tra loro e con il territorio.

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Non solo per l’industria, ma anche i governi si attivano per attrarre e favorire l’innovazione.

California e Nevada sono i primi Stati ad avere autorizzato la guida autonoma e sperimentazioni anche in ambito stradale, addirittura introducendo il riconoscimento legale del “computer” come

“autista”. Questo si aggiunge al macroinvesitmento di 4 billions di $ che il segretario di stato ai trasporti americano ha annunciato a Detroit a gennaio per creare il “sistema” nazionale per la guia autonoma. Nella logica dei ruoli, è naturale che colossi come Google, Ford, Volvo, Uber, Lyft abbiano appena annunciato la costituzione di una “coalizione” per attività di lobbying a favore dell’auto a guida autonoma, per aiutare ad abbattere le barriere e difficoltà legali. Solo in America ci sono 53 disegni di legge legate a questo tema in 23 Stati diversi. E l’Europa? Sembra stia perdendo un treno importante. Solo l’UK si è mossa con largo anticipo cercando di attrarre investimenti e operatori, avviando un disegno di legge per consentire le sperimentazioni di veicoli a guida autonoma. A questi si aggiungono sperimentazioni e centri di ricerca in Olanda mentre crescono i player della filiera automotive impegnati in attività di r&d. L’Italia non sembra vedere alcun interesse in questo settore, né da parte delle Istituzioni che dell’imprenditoria. Peccato che rischiamo di dimenticare che la prima auto a guida autonoma… era proprio italiana, realizzata dall’equipe del prof. Broggi dell’Università di Parma, oltre 10 anni fa e che da alcuni mesi è stata acquistata per 30mln di € dalla multinazionale californiana Ambarella, ovviamente.

Carlo Iacovini

Partner, Board Member c.iacovini@clickutility.it

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