• Non ci sono risultati.

5.1 FASI DI ESTRAZIONE DELLA PIETRA Cap. 5 LE VOLTE LECCESI

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "5.1 FASI DI ESTRAZIONE DELLA PIETRA Cap. 5 LE VOLTE LECCESI"

Copied!
14
0
0

Testo completo

(1)

Cap. 5

LE VOLTE LECCESI

5.1

FASI DI ESTRAZIONE DELLA PIETRA

La lavorazione della Pietra Aura prende avvio dalle cave a cielo aperto. Qui il piano di coltivazione viene impostato dopo aver spianato il banco roccioso affiorante ed eliminato il “cappellaccio” (crosta superficiale). Il sistema di scavo, detto “a fossa” si avvale di mezzi meccanici che riducono la roccia in conci prismatici.

Il taglio di questi conci detti “cuzzetti” e “pezzotti” avviene sulla base di dimensioni standardizzate che, oltre ad essere collaudate da una secolare adozione, rispondono perfettamente all’esigenza di ottimizzare il processo produttivo legato, comunque, alla varietà presente nello strato in lavorazione.

Successivamente alla fase di estrazione, i blocchi sono portati in un’ampia aria di stoccaggio attigua ai laboratori in cui subiscono le prime operazioni di riquadratura e sgrossatura. Fasi del tutto meccanizzate.

I blocchi ricavati vengono ridimensionati in base alle misure standard o, di volta in volta, tenendo conto delle singole esigenze.

Durante questa fase i blocchi di Pietra Leccese “Aura” vengono ulteriormente rifiniti per essere quanto più vicini alle caratteristiche finali richieste.

Abilità tecnica e finezza artigianale si uniscono nell’ultima fase lavorativa della finitura, eseguita su ogni singolo pezzo da esperti scalpellini.

(2)

5.2

CARATTERISTICHE TECNICHE DELLA PIETRA

LECCESE

Essa risulta essere una roccia calcarea, della famiglia delle calcareniti mioceniche.

La caratterizza la presenza di numerosi frammenti di fossili, rappresentati soprattutto da specie planctoniche e bentoniche, che a volte sono conservati quasi integralmente.

All'esame petrografico la pietra del Salento appare composta da un impasto granulare (microfossili, frammenti di fossili, intraclasti e pellets) inglobato nel cemento calcitico. Costituente fondamentale ne è il carbonato di calcio.

In percentuale assai minore, la presenza di granuli di glauconite, quarzo, feldspati, muscovite, fosfati e materiali argillosi può arricchirne il contenuto e determinare le varie sfaccettature del suo carattere, ora duro e resistente, ora tenero e duttile.

Essa presenta, in conseguenza delle varie litofacies che caratterizzano il Miocene nel Salento, diverse tipologie che si distinguono per colore, granulometria, omogeneità, grado di compattezza ed età.

Tra queste la varietà cucuzzara, tosta, bianca, dolce, saponara, gagginara e niura

(3)

Fig. 129 – tabella delle caratteristiche tecniche della pietra leccese

Note

Il carico di rottura a compressione semplice dopo gelività diminuisce di un valore inferiore al 25% del carico di rottura a compressione semplice, pertanto la roccia deve considerarsi non geliva. Nelle prove di compressione a flessione, in base alla normativa UNI, è stato erogato un incremento di carico minore o uguale a 0,5 MPa/s.

Scheda generica dei vari strati

Varietà m.v. reale (Kg/m3) m.v. apparente (Kg/m3) gr. compattezza % coeff. porosità % coeff. imibizione & PIROMAFO 2750 1617 59 41,2 20,3 CUCUZZARA 2760 1780 64 35,5 12,1 DURA 2710 1861 69 31,3 11,6 BIANCA 2750 1738 63 36,8 14,4 DOLCE 2710 1660 61 68,7 16,2 SAPONARA 2770 1572 55 44,8 20,7 GAGGINARA 2730 1572 57 42,4 19,1

(4)

5.3

LE VOLTE

Sono realizzate con regolare tessitura muraria e conformate secondo superfici curve che fungono da coperture degli ambienti.

Per permettere la realizzazione del piano di calpestio l’estradosso delle volte è ricoperto da materiale di riempimento, mentre a livello di copertura le volte possono risultare estradossate mostrando all’esterno la loro superficie curva.

Distinguendo le volte seguendo criteri geometrici abbiamo: volte semplici e volte composte.

Le volte sono semplici se costituite dall’inviluppo di una sola superficie (a botte, a bacino, a vela).

Le volte composte sono invece formate da più superfici che si intersecano.

5.3.1

Cenni storici

I precedenti più lontani dell'arco e della volta, risalenti presumibilmente al terzo millennio a.C., sono stati individuati in costruzioni dell’Egitto e della Mesopotamia e sono legati alla produzione dei mattoni, di argilla e paglia tritata, disseccati al sole.

L'impiego dell'arco nei portali delle case e l'uso delle volte a copertura dei canali di scolo fu diffuso anche nella civiltà sumerica.

Ma prima che si giungesse all’utilizzazione sistematica di tali elementi costruttivi si realizzavano apparecchiature molto rudimentali: i primi costruttori pelasgici, ad esempio, adottarono la disposizione «a capanna»: a copertura delle pareti su pianta circolare veniva poggiato il tetto a forma cono costituito da una serie di bastoni affiancati e convergenti al centro, verso l'estremità superiore di un palo infisso al centro della capanna e a questo legati.

(5)

E’ stato anche ipotizzato che un tipo analogo, ma cupoliforme e coperto di terra, possa ritenersi il primo seme di costruzioni di cupole con argilla. Tali forme nell'area mediterranea sono, poi, apparse nei cosiddetti trulli.

Di particolare rilevanza sono poi le volte a “tholos” in pietra squadrata della cultura micenea.

La struttura a volta era anche conosciuta dai Greci che però non la utilizzarono. Fu invece molto utilizzato dagli Etruschi prima e dai Romani poi.

Questi ultimi non derivarono l’uso della volta dalla tradizione Etrusca così come avvenne per numerosi altri usi e costumi; ciò è testimoniato dal fatto che i primi rinvenimenti di strutture voltate risalgono solo all’epoca repubblicana di Roma.

Le cupole romane hanno come sezione meridiana un semicerchio. Le tipologie più antiche di volte romane venivano costruite utilizzando centine in legno che sostenevano la cupola fin tanto i cocci non avessero fatto presa tra di loro.

L’evoluzione della tecnica romana trova una delle sue massime espressioni nell’edificazione del Pantheon.

La grande esperienza costruttiva dei romani venne ereditata dai Bizantini che la connubiarono con le tradizioni orientali.

La costruzione della volta ogivale, che si generalizza dalla metà del XII secolo in poi, è il risultato delle esperienze dei tagliapietre, che sceglievano e lavoravano i materiali di migliore qualità.

Un'invenzione rivoluzionaria di tale secolo, “l'arco rampante” servì non solo a fornire contrafforti efficaci contro le spinte delle volte a crociera, permettendo, quindi, di innalzare edifici sempre più alti, ma anche a salvare dalla rovina molte volte antiche minacciate di crollo.

Nel periodo rinascimentale lo spolvero delle tradizioni costruttive classiche conduce ad uno rifiorire di edifici e di cupole ottagonali.

Di questo periodo sono grandi studiosi quali il Brunelleschi ed l’Alberti.

Le costruzioni voltate subiscono, durante il XVII e il XVIII secolo, sostanziali trasformazioni sia in Italia che all'estero. Per adattare gli spazi dei

(6)

monumenti medioevali e rinascimentali al nuovo gusto ed alle nuove esigenze figurative l'architetto barocco non esita a utilizzare le strutture preesistenti, plasmandole e conferendo una spazialità a lui più congeniale;

La cupola nell'età barocca diventa una forma architettonica pura e semplice, che non esprime più intenzionalità religiosa, ma si espone sempre alla contemplazione di tutti.

La volta, peraltro, diventa un elemento costruttivo di impiego corrente e come tale caratterizza le case comuni, gli edifici pubblici, i portici, oltre che i palazzi patrizi e le emergenze architettoniche, assumendo dovunque caratteristiche fisse, derivanti da norme che consigliano profili, materiali, spessori adeguati alle dimensioni e ai carichi.

5.3.2

Volta a Botte

La volta a botte è la volta più semplice. Essa è ottenuta da una serie di archi affiancati.

Tra le varie tipologie è la più antica: i Greci ne attribuivano l’invenzione a Democrito ma in realtà la volte a botte era già in uso preso gli egiziani 4000 anni fa.

Nomenclatura della volta (a botte):

(1) chiave di volta; (2) cuneo; (3) estradosso; (4) piedritto; (5) intradosso; (6) freccia; (7) corda; (8) rinfianco.

La stabilità complessiva della volta a botte dipende dalla stabilità degli archi che la compongono.

Essa può considerarsi che sia generata da una retta che si muove parallelamente a sé stessa toccando con un punto sempre una determinata curva (direttrice).

(7)

1.1.1

Volta a Crociera

La volta a crociera è una tipica volta composta insieme a quella a padiglione e a schifo. Essa deriva, appunto, dall’intersezione di due

volte a botte aventi la stessa freccia; in particolare sono composte dalle quattro superfici (unghie) che si trovano al di sopra delle due curve di intersezione e sono limiate all’esterno da quattro archi perimetrali.

Possono essere a tutto sesto, a sesto ribassato, a sesto rialzato, sesto acuto, ellissoidico etc. come le volte a botte che le originano.

Nelle volte a crociera, gli schemi arcuati, già apparsi all’epoca romana annegati nella struttura concrezionale, furono valorizzati staticamente e realizzati con accurata muratura in pietra, in vista sulla superficie d'intradosso, così da formare volte costolonate.

Su tali nervature poggiavano le “unghie” della volta; la risultante obliqua dei carichi veniva trasmessa attraverso, le suddette nervature, ai sottostanti piedritti posti nei quattro angoli - ove si equilibrava con quella della volta adiacente o con la resistenza di opportuni contrafforti in un giuoco di spinte e controspinte.

Se infatti, si costruivano più elementi contigui, le spinte si equilibravano, e la risultante sui supporti intermedi risultava verticale; se, invece, la struttura voltata consisteva in un unico elemento, questo dava luogo a spinte inclinate che richiedevano supporti muniti di contrafforti.

La presenza delle nervature con le quali la volta veniva ad essere sud-divisa in un certo numero di spicchi (unghie) rese la funzione statica di questi del tutto secondaria, riducendo il loro spessore a quello sufficiente al sostegno del loro peso.

Lo studio del regime statico delle volte a crociera è, comunque, assai difficile; basta, in tal senso, segnalare che per quelle realizzate in pietra

(8)

l'andamento delle tensioni dipende molto dal tipo di “apparecchio” e dalla posizione dei giunti.

5.4

LE VOLTE LECCESI

Le volte costituiscono nel Salento una singolarità architettonica.

Probabilmente i millenari abitanti di queste terre a forza di togliere pietre dal terreno, si accorsero che non vi erano solo pietre di roccia dura ma anche un tipo di roccia calcarea più tenera e quindi più lavorabile.

Iniziò così l'estrazione dal terreno del “carparo” e della “pietra leccese” nacquero nuovi mestieri tra cui i "cavamonti" ed i "foggiari".

La presenza della pietra fece loro capire che potevano benissimo costruire le case modellando questo materiale e sullo stile degli antichi furneddhri, iniziarono a nascere tecniche costruttive tutte particolari, basate sull'uso di quel materiale.

Nacquero così le "volte leccesi" e di esse vogliamo descrivervi le due tecniche costruttive fra le più consuete: la volta “a spigolo” e la volta “a squadro” o meglio conosciuta come "a stella".

Le abitazioni sino a qualche decennio fa furono costruite quasi esclusivamente utilizzando questa tecnica che consentiva un elevata resistenza ai crolli ed all'usura del tempo.

Oggi le case col tetto a volta costituiscono una rarità tra le nuove costruzioni, causa della mancanza di maestri in grado di realizzarle, malgrado un notevole ritorno del gusto per questo tipo di abitazioni.

5.4.1

Le Volte a Spigolo

La tecnica di questo tipo di volta è abbastanza semplice è sul tipo delle volte a crociera solo che il suo centro è racchiuso da una calotta chiusa nel suo centro dalla chiave di volta che serve a creare le spinte e dare il giusto equilibrio a tutta la struttura.

(9)

Questo tipo di volta è indicata per gli ambienti di dimensioni medio piccole (da ml. 4.00 a ml. 5.50) in quanto l'arco laterale, essendo a tutto sesto farebbe diventare la struttura troppo alta.

Fig.130 - La Volta a Spigolo vista in Pianta Fig.131 - Vista in Assonometria

(10)

5.4.2

Le Volte a Squadro dette “ Stella ”

Mentre per la volta a spigolo i pilastri erano costituiti da un parallelogramma (di solito un quadrato di cm. 70 x 70), nelle volte a squadro il pilastro d'angolo ha una forma ad "L", questo perché i punti di scarico della volta, che funziona allo stesso modo della precedente, sono due per ogni pilastro.

Si capisce, da questo che queste volte erano destinate per ambienti di vaste dimensioni, dove i carichi erano molto maggiori della volta a spigolo.

Oltre questo la "decoratività" di questa volta portata in spazi piccoli perdeva il suo effetto. Infatti la misura minima dei vani per il suo utilizzo era di almeno m.6.00 x 6.00.

Caratteristica curiosa che si riscontra nella chiave centrale della calotta è la "firma" del suo costruttore, di solito rappresentata da una croce (dato l'analfabetismo esistente) che per forma, dimensioni e posizionamento poteva far risalire al creatore del manufatto.

Per molti, invece, rappresenta solo il segno di augurio per il termine del lavoro e di simbolo per il proprietario che era ora di offrire il "capicanale" (banchetto finale da offrire alle maestranze, ancora in uso, in molti posti, anche con altri tipi di costruzioni) e quindi di saldare i pagamenti.

La protezione della costruzione, invece, era affidata ad un santino portato dal proprietario e sepolto o nelle fondazioni o alla base dell'appesa

(11)

(12)

5.5

IMMAGINI DELLE VOLTE LECCESI IN COSTRUZIONE

Fig. 136 - Fase di confinamento

Fig. 137 - Fase di costruzione della calotta Fig. 138 - Particolare dello spigolo

(13)

5.6

IMMAGINI DELLE VOLTE LECCESI ALLO STATO

FINITO

Fig.140 - Portico in Volte a Spigolo

(14)

Figura

Fig. 129 – tabella delle caratteristiche tecniche della pietra leccese
Fig. 132 -  Volta Scomposta dai suoi elementi principali
Fig. 135 - Vista scomposta dai suoi elementi principali
Fig. 136 - Fase di confinamento

Riferimenti

Documenti correlati

Nell'intento di perseguire dette finalità e sulla base delle direttive dei Ministero del lavoro e della previdenza sociale, le Agenzie per l'impiego possono

1) Denominazione, indirizzi e punti dl contatto: INAIL – Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. 3) Denominazione: Edificio sito in Roma,

1) Denominazione, indirizzi e punti dl contatto: INAIL – Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. 3) Denominazione: Sede INAIL di Foligno, via dei

1994/1995 Serie B femminile Rezzonico Fabrizio Mercoli Ursula 1995/1996 Juniores femminili Mercoli Ursula Pianta Maura Kurmann Carlo.. 1996/1997 Cadette

NOTA BENE: posso anche fare un impasto in giornata con 1% di lievito e fare tutta lievitazione a temperatura

FONDI 2017, TITOLO: POTENZIAMENTO DEL SERVIZIO DI STATISTICA DELL’IRCCS ISTITUTO CENTRO SAN GIOVANNI DI DIO FBF BRESCIA PER FAR FRONTE ALLE ESIGENZE DI PIANIFICAZIONE, GESTIONE E

In tutti i casi sopra elencati la POLIZZA copre le RICHIESTE DI RISARCIMENTO e le CIRCOSTANZE notificate agli ASSICURATORI che possono dare origine ad una

o dichiari fatti non rispondenti al vero, produca documenti falsi, occulti prove, o agevoli illecitamente gli intenti fraudolenti di terzi, perde il diritto ad