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8 Considerazioni finali
La foce del fiume Serchio è stata oggetto di attività antropica sin dai tempi storici.
La limitata accessibilità, la sua ridotta fruibilità balneare e la presenza di servitù anche militari hanno contribuito a limitarne la frequentazione antropica per circa due terzi del secolo scorso.
Negli ultimi decenni c’è stato un aumento della fruizione nautica, con incremento particolarmente concentrato ed intenso nei periodi estivi.
Il diverso uso del territorio limitrofo delle due sponde ne ha comportato una sensibile differenziazione dal punto di vista paesaggistico e vegetazionale.
La frequentazione antropica della sponda settentrionale né ha da un lato limitato la naturalizzazione, producendo in compenso un sensibile effetto di stabilizzazione e manutenzione della linea di riva, mentre la sponda meridionale ha sviluppato fitobiocenosi naturali più ricche, estese e variate, al prezzo di un’evoluzione geomorfologica più sensibile all’erosione, in assenza di protezioni e manutenzione delle scarpate di riva.
L’attività nautica estesa a tutto l’anno, praticata principalmente da fruitori locali, risulta ragionevolmente compatibile con la sensibilità ambientale del sito, avendo creato un paesaggio sicuramente artificiale ( pontili, baracche, ormeggi, giardini) ma comunque storicamente collegato ad una fruizione “povera” e “alimentare”, estremamente meno impattante di quanto verificatosi in aree limitrofe ad elevatissima evoluzione turistica, nautica e balneare (litorale versiliese, foce dell’Arno).
Il picco di frequentazione estiva risulta manifestamente più aggressivo e meno compatibile con la delicatezza degli equilibri naturali dell’area; in particolare il mancato rispetto dei limiti di velocità di navigazione rilevato per circa la metà dell’utenza nautica estiva produce un’azione particolarmente aggressiva sul precario equilibrio dei profili spondali del tratto di fiume immediatamente a monte della foce propriamente detta. La semplice presenza riconoscibile di addetti alla vigilanza risulta sufficiente a mitigare i comportamenti scorretti. Non si sono rilevati effetti misurabili dell’attività nautica sulla qualità delle acque, mentre sono stati riconosciuti segnali di traccianti (nutrienti) di origine agricole in prossimità dell’arrivo in fiume delle acque provenienti dalle bonifiche (aree di coltivazioni intensive). Le osservazioni effettuate si sono necessariamente limitate ad una comparazione delle due sponde per i soli parametri idrochimici, di evoluzione morfologia spondale emersa e vegetazionale. La qualità ambientale dell’area, sarebbe meritevole sia di approfondimento e monitoraggio periodico degli aspetti già considerati che di estensione dello studio ad altri
133 importanti fattori (che motivi logistici, economici e temporali hanno necessariamente escluso dal presente lavoro). A titolo di esempio, sicuramente non esaustivo, si citano l’evoluzione della morfologia del fondale fluviale, gli aspetti faunistici, l’analisi paesaggistica, il monitoraggio della fruizione nautica esteso all’intero anno, l’analisi dettagliata di efficacia, efficienza, compatibilità ambientale delle differenti tipologie e materiali per le difese spondali.
Come considerazione conclusiva corre l’obbligo di sottolineare come l’area della Bocca del Serchio appare essersi mantenuta come un esempio di fruizione compatibile di una risorsa ambientale principalmente grazie ad una sua “marginalità”, assenza di notorietà e raggiungibilità meno agevole rispetto ad aree limitrofe meglio collegate e, soprattutto, famose. Questa protezione di tipo essenzialmente antispettacolare sta cedendo, ed il mantenimento della qualità ambientale del sito non potrà prescindere da una sempre più attenta comprensione, normazione e vigilanza, attente a preservare una fruizione estesa all’intero arco dell’anno, che fa parte della cultura locale plurisecolare, da tentazioni turistico balneari irrimediabilmente ad altissimo impatto ambientale.
