Geologica Romana 37 (2003-2004)
La sera del 24 settembre 2003, un destino maligno ha portato Giovanni Pallini a varcare l’ultima sua porta terrena, mentre era in escursione didattica sugli amati monti dell’Appennino umbro-marchigiano.
La sua vita troppo breve è stata intensa, densa di interessi, di relazioni, di affetti, ricca di risultati, sempre illuminata da un sorriso aperto e radioso, nel solco di una passione pienamente vissuta per il suo mestiere di scienziato e di educatore. Il suo modo di condividere la ricerca, “crescendo” i suoi studenti nei valori della ragione e dell’amore per la conoscenza è una limpida interpretazione di ciò che realmente significa l’inscindibilità di ricerca e didattica nella docenza universitaria.
La sua opera nell’ambito dell'Università si svolge in due fasi.
La prima, “romana”, inizia da studente e si svolge nell’ambito di una comunità di amici appassionati come lui di paleontologia, sotto la guida, burbera ma sempre generosa, di Anna Farinacci. La complementarietà del fare ricerca del gruppo roma- no, gli permetterà di alimentare e sostenere l’interesse per il suo specifico campo, al quale apporterà contributi determinanti, di un gruppetto di giovani, destinato a costi- tuirsi come un significativo insieme di ammonitologi e geologi del giurassico-creta- cico appenninico; l’appassionato ricordo che segue è di uno di loro.
La seconda fase, purtroppo breve, si svolge a Chieti, nella cui relativamente giova- ne università porta tutto il suo entusiasmo operativo, venendone ampiamente gratifi- cato dalla stima dei colleghi, ma, soprattutto, dalla entusiastica e appassionata rispo- sta degli studenti chietini.
Arrivederci, Jack. Mi manca l’incontro mattutino nella tua stanzetta dalla porta perennemente aperta. E, grazie, per il sorriso, la disponibilità, l’entusiasmo, l’apertu- ra intellettuale, l’esempio e l’affetto che mi hai sempre dato.
Ruggero Matteucci