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Metodologia dell insegnamento e dell allenamento

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Academic year: 2022

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Corsi tecnici di Base

Metodologia

dell’insegnamento e dell’allenamento

Ad uso degli aspiranti Tecnici di Base

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SOMMARIO

Saperi e competenze del tecnico... 4

Conoscenze del tecnico ... 5

I compiti e le responsabilità professionali dell’allenatore ... 5

1. Metodologia dell’allenamento ... 6

Premessa ... 6

I fattori di prestazione ... 6

Capacita’ motorie ... 7

Il sistema delle capacità coordinative ... 7

Allenamento coordinativo ... 7

Capacità condizionali... 8

Meccanismi energetici ... 8

Quadro riassuntivo ... 9

Il Modello prestativo ... 9

Come analizzare e definire il Modello Prestativo ... 9

Quale dunque il modello prestativo del baseball/softball? ... 10

Capacità, qualità e abilità motorie: facciamo un po’ di chiarezza ... 10

Le fasi sensibili dell’apprendimento delle capacità coordinative e dello sviluppo di quelle condizionali ... 11

Fasi della preparazione sportiva ... 11

Caratteristiche principali dell’allenamento ... 12

Principi dell’allenamento... 12

Principi generali per i giovani e i principianti ... 12

Programmazione dell’allenamento ... 13

I mezzi di allenamento... 13

I parametri dell'esercizio fisico (movimento)... 13

Il carico di lavoro ... 13

Caratteristiche del carico di lavoro (insieme di stimoli) ... 14

La Supercompensazione in breve ... 14

Programmare l’allenamento. ... 15

2. Metodologia dell’insegnamento ... 17

Definizione di apprendimento ... 17

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Definizione di apprendimento motorio... 17

Prerequisiti dell’apprendimento motorio ... 17

Gli schemi motori di base e l’apprendimento motorio ... 18

Le tappe dell’apprendimento motorio secondo K. Meinel e G. Schnabel ... 18

Presupposti didattico – metodologici ... 19

Gli allievi ... 19

Le Motivazioni allo sport ... 20

Una classificazione sintetica delle motivazioni allo sport ... 21

L’orientamento motivazionale ... 21

Comportamenti del tecnico che possono determinare un particolare clima motivazionale... 21

L’organizzazione del lavoro come fattore che motiva l’apprendimento ... 22

Progettare la lezione di sport ... 22

Modello dei processi decisionali nell’insegnamento ... 23

Il lavoro in circuito ... 24

Vantaggi metodologici e didattici nell’uso della variabilità nell’allenamento ... 24

L’osservazione della tecnica, la correzione e il feedback ... 25

Modi del valutare... 25

Valutazione quantitativa ... 25

Valutazione qualitativa... 26

L'osservazione sistematica del movimento ... 26

Cosa influenza la valutazione della tecnica (qualitativa) ... 27

Elementi a favore dell’osservazione sistematica rispetto a quella “naturale” (non sistematica) ... 27

Uso del feedback estrinseco nell’insegnamento ... 28

Come correggere un errore... 28

Pillole di comunicazione didattica ... 29

Le capacità comunicative del tecnico... 29

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PREMESSA

I contenuti trattati in questa dispensa, pur non avendo la presunzione di essere esaurienti riguardo agli argomenti presentati, forniscono un’utile strumento di studio per coloro che si avvicinano per la prima volta al tema della Metodologia dell’Allenamento e dell’Insegnamento. Il fascicolo raccoglie il materiale presentato dai formatori metodologici nel corso Tecnico di Base Baseball e Softball e può essere facilmente consultato dai partecipanti, perché si è cercato di mantenere la scansione dei contenuti così come vengono via via affrontati nel percorso di formazione. Non mancano alcuni approfondimenti (soprattutto per la Teoria e Metodologia dell’Allenamento) che speriamo possano contribuire a incuriosire e stimolare altri ulteriori momenti di studio autonomo.

ALCUNE RIFLESSIONI INIZIALI

Un insegnante, un allenatore è, prima di tutto, uno specialista del comportamento e delle sue modificazioni.

Saper osservare, descrivere e trasformare i comportamenti sono le competenze primarie dell’insegnante/allenatore.

L’attività motoria in età evolutiva è:

• il mezzo essenziale per educare il movimento

• un mezzo importante per la formazione e l’educazione dell’individuo

• una componente necessaria per la salute

IL TECNICO È COMUNICATORE

 Comprende la complessità della comunicazione

 È orientato all’ascolto

Stimola la

comunicazione nel gruppo

IL TECNICO È UN LEADER

 Coerente

 Imparziale

 Conosce le regole della leadership

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SAPERI E COMPETENZE DEL TECNICO

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CONOSCENZE DEL TECNI CO

I COMPITI E LE RESPONSABILITÀ PROFESSIONALI DELL’ALLENATORE

• Facilitare l’apprendimento tecnico-tattico (obiettivo di servizio)

• Assicurare l’integrità fisica e la sicurezza degli allievi

• Sviluppare negli atleti un interesse a lungo termine per lo sport (nel nostro caso Baseball e softball)

• Gestire e controllare i carichi nella preparazione (eventualmente in accordo con il Preparatore Fisico)

• Sviluppare e Riequilibrare le caratteristiche motorie

• Organizzare le attività in modo efficace, adeguato ai tempi e al contesto operativo

• Tenere una documentazione sulle attività condotte

Il tecnico dovrebbe perciò possedere molteplici competenze interdisciplinari:

• Competenze tecniche

• Competenze psicologiche generali

• Competenze didattiche specifiche

• Competenze gestionali-organizzative

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METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO E DELL’INSEGNAMENTO

1. METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

PREMESSA

gni tipo di attività fisica determina sull'organismo effetti di natura fisiologica che, in una ripetizione sistematica e continuativa nel tempo, scatena una reazione di difesa e adattamento con conseguenti risposte funzionali più economiche e resistenti al fine di un migliore rendimento.

L'allenamento è “un processo pedagogico educativo continuo che si concretizza nell’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in qualità, quantità ed intensità tali da produrre carichi progressivamente crescenti che stimolano i processi fisiologici di supercompensazione dell’organismo e favoriscono l’aumento delle capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche dell’atleta, al fine di esaltarne e consolidarne il rendimento in gara” (Prof. Carlo Vittori). È evidente che tale concetto generale va adattato di volta in volta in considerazione dell'età, qualità fisiche, grado di allenamento qualitativo e quantitativo dell'atleta. In una moderna metodologia vanno considerati anche quegli aspetti psicologici individuali e sociali che risultano determinanti all'ottenimento della massima performance.

I FATTORI DI PRESTAZ IONE

Alla prestazione di ogni atleta, indipendentemente dal grado di maestria o dal livello di allenamento concorrono diversi fattori, che sono sinteticamente descritti nell’immagine sottostante

O

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CAPACITA’ MOTORIE

Il GUNDLACH nel 1968 divideva le capacità motorie in:

CAPACITA’ COORDINATIVE Dipendono dal Sistema Nervoso; sono il presupposto per regolare, organizzare ed apprendere i movimenti.

CAPACITA’ CONDIZIONALI Hanno come fattore limitante i processi energetici, plastici e metabolici. Utilizza l’energia disponibile dell’organismo.

IL SISTEMA DELLE CAP ACITÀ COORDINATIVE

Nello schema sotto è descritto il sistema delle capacità coordinative che influenzano in modo diverso l’evoluzione delle abilità tecniche dal punto di vista della direzione e del controllo del movimento, della capacità di adattamento alle diverse situazioni e l’apprendimento delle abilità specifiche degli sport (Blume 78).

Lo sviluppo delle capacità tecnico sportive si realizza tramite l’assunzione, l’elaborazione e il controllo dei dati che giungono al S. N. C. dagli analizzatori, che devono essere quindi opportunamente stimolati al fine di consentire al meglio lo sviluppo delle capacità coordinative e l’apprendimento del movimento.

• Tattili: Informazioni sulle pressioni che gravano sul corpo

• Visivi: Immagini raccolte dal mondo circostante

• Vestibolari: Statico-dinamico posizione spaziale

• Acustici: Suoni e rumori dall’ambiente circostante

• Cinestesici: Tensioni muscolari e tendinee

ALLENAMENTO COORDINA TIVO

Lo sviluppo delle capacità coordinative avviene attraverso sedute di allenamento in cui:

• Si propongono molti esercizi in tempi brevi

• Si alternano esercizi di impegno coordinativo variabile

• Non si fa precedere il carico coordinativo da quello condizionale

• Si ricerca una condizione ottimale di concentrazione, attenzione e motivazione

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CAPACITÀ CONDIZIONAL I

Come detto, le capacità condizionali sono direttamente legate al funzionamento e all’efficienza del metabolismo energetico che consente all’organismo di reperire risorse per sviluppare la forza nelle sue tre principali forme: FORZA,VELOCITÀ E RESISTENZA

La forza è la capacità motoria che permette di vincere una resistenza o di opporvisi con un impegno tensivo della muscolatura e, a seconda del MECCANISMO ENERGETICO che viene impiegato per la ricostituzione delle

“riserve energetiche”, essa si distingue in FORZA VELOCE (o Rapida) e FORZA RESISTENTE. I fattori limitanti sono principalmente:

1. diametro trasverso delle fibre e tipologia delle fibre muscolari (A e B) 2. frequenza degli impulsi nervosi

3. sincronizzazione delle unità motorie:

o coordinazione intramuscolare o coordinazione intermuscolare

MECCANISMI ENERGETICI

1. ANAEROBICO (senza l’utilizzo dell’ossigeno – si usano le riserve di ATP presenti nella cellula: in particolare nei mitocondri)

a. ALATTACIDO (meno di 10 secondi di sforzo massimale)

i. Ristoro: Rapido, l'energia spesa viene ripristinata dopo circa 3 minuti, anche se, al cessare dello sforzo o al diminuire dell'intensità gran parte della creatina viene

“rifosforilata” a CP in circa 10".

b. LATTACIDO (tra 10 e 40/50 secondi sub - massimale)

i. Ristoro: Subordinato alla eliminazione dell'acido lattico con resintesi del glucosio.

2. AEROBICO (si utilizza l’ossigeno e i grassi per la ri-sintesi dell’ATP, si «innesca» circa dopo 3 minuti in forma completa e garantisce un apporto di energia praticamente illimitato)

Il nostro organismo è in grado di produrre energia soprattutto in virtù del sistema muscolare, che può essere considerato una macchina che trasforma energia chimica in energia meccanica.

Questa trasformazione avviene durante la contrazione muscolare.

L'unico processo energetico che il muscolo può utilizzare direttamente per la contrazione è la scissione, tramite un enzima specifico detto ATPasi, dell'acido adenosintrifosforico o ATP in acido adenosindifosforico o ADP e fosfato inorganico (P):

ATP (ATPasi) → ADP + P + energia

Glicogeno + lipidi + O2 (ossigeno) → CO2 (anidride carbonica) + H2O (acqua) + energia.

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QUADRO RIASSUNTIVO

TEMPO MECCANISMO ENERGETICO PRESTAZIONE/POTENZA

fino a 8” - 10” Anaerobico alattacido alta

fino a 45” - 60” Anaerobico lattacido medio-alta

fino a 3’ Diminuisce attività anaerobica

aumenta quella aerobica medio-bassa

oltre i 4’ Aerobico bassa

NOTA: L’allenamento dovrà mirare allo sviluppo e all’utilizzo del meccanismo energetico necessario alla prestazione.

IL MODELLO PRESTATIV O

Per modello prestativo si deve intendere la definizione oggettiva di un insieme di fattori che caratterizzano la prestazione stessa. A cosa serve conoscere il modello prestativo?

1. Stabilire con buona approssimazione i fattori che maggiormente influiscono sulla prestazione nel baseball e nel softball

2. Orientare e controllare l’allenamento

COME ANALIZZARE E DE FINIRE IL MODELLO PRESTATIVO

- Confronto tra atleti di una stessa disciplina ma diverso livello agonistico (stesse qualità presenti in misura diversa? Qualità diverse?)

- Correlazione tra livello di espressione di una qualità e livello prestativo

- Caratterizzazione del gesto motorio (durata, intensità, frequenza,), costo energetico globale, (%

forza impiegata, gruppi muscolari coinvolti)

- Introduzione di una variabile che modifichi il livello funzionale e valutazione dei risultati sul gesto motorio

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Il baseball ed il softball sono:

1. Caratterizzati da un ambiente imprevedibile (sono cioè sport di situazione)

2. Basati soprattutto su combinazioni di abilità discrete (colpire, lanciare, afferrare) e su capacità coordinative speciali (battere e ricevere la palla con il guanto), timing e elevate capacità attentive 3. Necessitano soprattutto di velocità e forza esplosiva

4. Sono giochi di squadra dove è necessaria una buona capacità di prendere decisioni individuali e in gruppo.

QUALE DUNQUE IL MODELLO PRESTATIVO DEL BASEBALL/SOFTBALL?

1. Meccanismo energetico prevalente: anaerobico alattacido (forza esplosiva, e resistenza alla forza) 2. Capacità condizionali: Rapidità e velocità

3. Capacità coordinative: Elevato sviluppo delle capacità coordinative generali (in particolare oculo – manuali) e speciali

4. Competenze psicologiche e sociali: Elevate competenze attentive, strategiche e decisionali e buone capacità di lavorare in gruppo

CAPACITÀ, QUALITÀ E ABILITÀ MOTORIE: FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA

Le capacità motorie non sono apprese ma dipendono della maturazione biologica dell’uomo; sono identificabili in tutti gli individui, anche se nelle diverse età, hanno un’evoluzione significativa. Definizione secondo Fleishman: UN TRATTO PIU’ GENERALE DELLA MOTRICITA’ DEDOTTO DALLA COSTANZA DELLE RISPOSTE (correlazioni) A CERTI TIPI DI COMPITI (es. forza e salto in lungo o alto).

Nel programmare l’allenamento il tecnico dovrà, quindi, tenere conto, da un lato del modello prestativo relativo allo sport o al ruolo ricoperto dal singolo giocatore (in riferimento alle capacità motorie) e, dall’altro di insegnare le abilità e le tecniche specifiche necessarie a migliorarne la resa in gara.

ABILITA’ MOTORIE

Movimenti automatizzati attraverso l’esperienza Sviluppabili

Modificabili Infinite

Dipendenti da diverse capacità motorie CAPACITA’ MOTORIE

Derivanti da tratti ereditari Stabili e durevoli

Sono in tutto forse 50

Sono alla base delle abilità motorie

Approfondimento

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LE FASI SENSIBILI DELL’APPRENDIMENTO DELLE CAPACITÀ COORDINATIVE E DELLO SVILUPPO DI QUELLE CONDIZIONALI

Il processo di allenamento nell'età giovanile, dall'infanzia all'adolescenza, può trarre giovamento da quelle che sono comunemente note come le "fasi sensibili". Fermo restando che, il concetto stesso di allenamento e allenabilità, nelle prime fasi della vita di un individuo è da interpretare nel giusto modo. Quindi mai da intendere come l'impegnativa (e spesso esasperata) ricerca del miglioramento di una performance, quanto l'utilizzo prevalente di attività ludico-sportive, volte a stimolare un armonioso sviluppo psicofisico. È naturale tuttavia che, conoscendo quali sono le prerogative, le caratteristiche (ed anche i limiti) di ciascun individuo nelle varie tappe evolutive, ci consente in egual modo di ottimizzare il tipo di lavoro, di carico, o di compito motorio da

somministrare. Questo non soltanto renderà il lavoro più agevole e sicuro, ma ripagherà stimolando in modo massivo proprio gli ambiti motori che, più di altri, godono del "giusto momento" per essere sollecitati. Le fasi sensibili pertanto individuano quali prestazioni godono del miglior margine di allenabilità e miglioramento nelle varie età. La corretta e tempestiva stimolazione è quella che può portare i massimi benefici. Interventi tardivi invece non consentiranno un analogo sviluppo quand'anche tempo ed impegno profuso fossero maggiori (vedere il grafico a lato).

FASI DELLA PREPARAZI ONE SPORTIVA

Sulla scorta di quanto detto sulle fasi sensibili, nella tabella sotto viene riportato sinteticamente quello che potrebbe essere il percorso formativo in ambito motorio e sportivo tra i 6 e i 18 anni.

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CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’ALLENAMENTO

PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO

1. continuità: l'allenamento deve svolgersi in continuità nel tempo eliminando periodi di riposo eccessivamente lunghi che creano i presupposti di “adattamento alla inattività” e quindi perdita del lavoro precedentemente svolto. Pertanto la frequenza degli allenamenti, anche in periodi di riduzioni del lavoro, dovrà essere tale da garantire almeno il mantenimento di quanto acquisito;

2. variabilità: l'allenamento sarà più redditizio e più facilmente gradito quando comprenderà una serie molteplice di attività ed esercizi studiati in forma e successione tale da evitare l'insorgere della noia e dell'affaticamento nervoso, fattori che riducono sensibilmente la capacità applicativa e l'interesse dell'atleta. La variazione degli esercizi e dei metodi evita anche la formazione di "barriere" ovvero impedimenti all'ulteriore sviluppo delle capacità motorie;

3. sistematicità: organizzazione razionale tra le sequenze di allenamento e la frequenza con cui vengono proposti certi tipi di esercitazioni;

4. ciclicità: i carichi vanno organizzati in relazione ai diversi periodi programmati, pertanto devono avere le caratteristiche quantitative e qualitative proprie del ciclo di allenamento;

5. individualizzazione: da un iniziale programma generale applicabile a tutti si dovrà gradualmente passare alla ricerca di uno schema di allenamento “personalizzato” che tenga quindi conto delle peculiarità psichiche e fisiche dell'atleta e dei risultati da conseguire.

PRINCIPI GENERALI PE R I GIOVANI E I PRINCIPIANTI

Apprendimento: ogni esercizio, anche il più semplice, necessita di un periodo più o meno lungo di "tirocinio"

affinché l'atleta impari a eseguirlo correttamente. Con la ripetizione sistematica del gesto migliora inoltre la sensibilità neuromuscolare. Durante la fase di apprendimento possono essere usati due metodi:

- analisi: il movimento completo viene scomposto in una serie di movimenti più semplici da apprendere singolarmente. Solo in un secondo tempo verrà ricomposto ed eseguito il movimento originario;

- sintesi: esecuzione completa del gesto atletico anche da parte di giovani e principianti. Si interviene poi gradualmente nel correggere gli errori partendo da quelli più vistosi e raffinando sempre più la tecnica esecutiva.

Generalmente si consiglia di usare i due metodi contemporaneamente; infatti il giovane desidera eseguire subito la tecnica e il gesto della disciplina prescelta. Si eviteranno perciò lunghe e noiose sedute di solo apprendimento frazionato che potrebbero causare l'abbandono dell’attività;

Progressività: quantità di lavoro da svilupparsi in fase iniziale di approccio o ripresa di attività fisica, favorendo le doti di resistenza organica e potenziamento cardiocircolatorio e respiratorio, unitamente ad un'efficienza neuromuscolare generale alfine di ottenere una migliore condizione generale indispensabile al

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ben preciso di migliorare l'efficienza funzionale di specifiche regioni muscolari o apparati corporei che vengono maggiormente sollecitati nella esecuzione del gesto atletico.

PROGRAMMAZIONE DELL’ALLENAMENTO

I MEZZI DI ALLENAMENTO

Sono l’insieme degli esercizi fisici omogenei tra loro e si suddividono essenzialmente in tre categorie:

- esercizi di carattere generale: possono non avere alcuna attinenza all'impegno muscolare specifico degli esercizi di gara e tendono al miglioramento generalizzato delle capacità motorie come la forza, resistenza, la velocità, la coordinazione ecc.;

- esercizi di carattere speciale: hanno la caratteristica di contenere uno o più elementi esecutivi tipici delle azioni di gara in relazione alle quali ne rispettano i parametri esecutivi di spazio e di tempo;

- esercizi di gara: eseguiti sia globalmente sia in frazioni complesse per almeno 3/4 dell'esercizio di gara completo.

I PARAMETRI DELL'ESE RCIZIO FISICO (MOVIMENTO)

- movimento ciclico: relativo alla locomozione con caratteristica di movimenti combinati in successione (corsa, canottaggio, ciclismo ecc.);

- movimento aciclico: relativo all’esecuzione di movimenti che, attraverso le singole azioni, tende a conseguire l'obiettivo (strappo e slancio nella pesistica, salti, lanci ecc.);

- movimento misto: comprensivo dei primi due, si riferisce alle discipline sportive di situazione (giochi con la palla, sport di combattimento ecc.).

IL CARICO DI LAVORO

È l’insieme degli stimoli indotti dagli esercizi e dalle varie attività fisiche che vengono svolte in una seduta di allenamento (esercitazione). Presenta due aspetti:

- carico esterno: ovvero l'insieme di esercizi (stimoli) scelti in funzione del risultato che si vuole ottenere nel tempo. Gli aspetti più caratteristici del carico esterno sono i parametri di volume e intensità: ovvero quantità e qualità;

- carico interno: rappresenta la reazione dell'organismo al carico esterno. Esso si manifesta con mutamenti fisiologico-biochimici e morfologici e sollecitazioni psichiche e intellettive. Gli esercizi e le azioni motorie, grazie agli stimoli che inducono a diversi livelli biologici, sollecitano delle risposte tendenti ad un progressivo e graduale adattamento al carico.

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CARATTERISTICHE DEL CARICO DI LAVORO (INSIEME DI STIMOLI)

Durata del carico: è la durata dell'azione di un singolo o di una serie di stimoli (movimenti più o meno rapidi con più o meno carico). Si riferisce al tempo cronometrico in cui viene applicato il carico di allenamento detratto delle pause di recupero;

Volume del carico: è il numero degli stimoli inerenti il singolo esercizio o tutta la seduta di allenamento (quantità). Viene riferito ad una sommatoria omogenea di carichi come: numero di chilogrammi sollevati, numero delle ripetizioni di un gesto, numero delle serie o gruppi, distanza percorsa nelle corse, ecc.;

Intensità del carico: è l'impegno organico e muscolare rispetto alla massima prestazione possibile (qualità).

Si riferisce alla percentuale di chilogrammi usati rispetto al massimale in un dato esercizio, al numero di ripetizioni possibili del gesto in un determinato tempo, alla velocità di spostamento nella corsa, all'altezza superata nei salti ecc.;

Densità del carico: è il rapporto tra esecuzione e tempo di recupero. Si esprime in valori di tempo o in percentuale rispetto alle serie del singolo esercizio o dell'intera seduta di allenamento.

Frequenza del carico: è il numero delle volte che lo stesso stimolo viene utilizzato nell’unità di tempo presa in considerazione (giorni, settimane, ecc.);

Difficoltà esecutiva degli esercizi: si riferisce al grado di difficoltà e complessità degli esercizi effettuati. A volte gli stessi esercizi possono presentare livelli diversi di impegno (avversari più qualificati, campi di gioco non abituali, ecc.). I parametri più utilizzati sono quelli di volume e intensità. Nella applicazione del carico di allenamento è importante tenere conto soprattutto dell'età, sesso e livello di preparazione dell'atleta.

LA SUPERCOMPENSAZIONE IN BREVE

È il meccanismo che fa scattare l’allenamento per cui attraverso adeguati stimoli (esercizi) si tende a instaurare l'adattamento-risposta ai carichi e allo stress, ovvero vengono a crearsi i presupposti per resistere nel tempo a stimoli di maggiore entità (Figura 1).

1

I carichi ovviamente dovranno risultare quantitativamente e qualitativamente equilibrati, tali da scatenare quei processi biologici di adattamento che nel tempo instaurano delle risposte sempre più alte allo stimolo dato.

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Particolare attenzione va posta ai giusti periodi di recupero tra le varie sedute di allenamento, è infatti in questa fase che l'organismo ricostituisce le riserve energetiche e le possibilità funzionali "compromesse”

dall'allenamento. Per attuare il meccanismo corretto di supercompensazione è necessario che lo stimolo allenante si ponga entro certe soglie, infatti (tabella 1 e Figura 2):

PROGRAMMA RE L’ALLENAMENTO.

Essendo sempre coscienti del fatto che la programmazione dell’allenamento è un processo dinamico e complesso, vediamocome di fatto quest’ultima possa essere strutturata. La programmazione può essere temporalmente suddivisa in programmazione a corto, medio e lungo termine.

La programmazione a breve termine è costituita dalla seduta e dal microciclo.

La seduta di allenamento: è l’unità di base della programmazione, ed è a sua volta composta da metodi e mezzi di allenamento, può essere

"monotematica", ossia essere rivolta allo sviluppo di una sola capacità condizionale , in questo caso sarà specificatamente rivolta allo sviluppo della forza, della velocità, della resistenza generale o di quella specifica; oppure nell’ambito della stessa seduta si possono allenare più capacità condizionali contemporaneamente, solitamente non più di due, facendo oltretutto attenzione al loro abbinamento, ma di questo particolare, invero molto importante, parleremo in seguito.

Il microciclo: il microciclo di allenamento si

identifica solitamente con la settimana di allenamento, ma in alcune discipline sportive particolari e/o per altrettanto particolari esigenze programmatiche, può anche essere leggermente più lungo o più corto.

All’interno del microciclo le sedute di allenamento debbono essere tra loro concatenate attraverso una successione logica che rispetti i principi di base della programmazione sportiva ma anche di questo ulteriore

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basilare aspetto parleremo dettagliatamente in seguito, quando affronteremo l’argomento specifico della strutturazione del microciclo di allenamento.

Gli elementi costitutivi della programmazione a medio termine sono invece il mesociclo, il macrociclo ed il piano annuale.

Il mesociclo: classicamente è costituito dall’insieme di 4 microcicli, anche in questo caso comunque, per esigenze particolari può essere allungato o diminuito di un microciclo ed essere quindi composto da 3 oppure da 5 microcicli.

Il macrociclo: è costituito da un numero variabile di mesocicli solitamente compresi tra 3 e 5.

Il piano annuale: che come è facilmente intuibile comprende la programmazione di tutti i macrocicli che costituiscono l’intera stagione sportiva.

La programmazione a lungo termine è formata da due elementi costitutivi: il piano multistagionale ed il piano di carriera. Questo particolare aspetto della programmazione riguarda solitamente gli sport individuali ed ancor più specificatamente solamente gli atleti di altissimo profilo agonistico.

Il piano multistagionale: normalmente è composto da più stagioni sportive considerate in funzione della preparazione ad un evento agonistico specifico come ad esempio i Giochi Olimpici od i Campionati del Mondo.

Il piano di carriera: prevede la programmazione, ovviamente in linea molto generale, e direi anche del tutto teorica, della presumibile o per lo meno aspirabile, carriera sportiva dell’atleta.

Quando si allena si agisce contemporaneamente su diversi fattori:

1. Miglioramento delle funzioni cardiache e circolatorie 2. Miglioramento delle funzioni respiratorie

3. Miglioramento della funzionalità neuro muscolare

4. Miglioramento ed affinamento delle capacità coordinative

Il più delle volte (non avendo a che fare con atleti professionisti) il tempo da dedicare agli allenamenti è poco, quindi si dovrà cercare di utilizzare a pieno le occasioni che abbiamo per le esercitazioni

• Programmare con cura gli allenamenti

• Fare un piano di lavoro scritto

• Tenere nota delle proprie osservazioni

• Rendere gli atleti consapevoli (partecipi) del lavoro che si andrà a svolgere

• Tener conto di tutti i fattori di prestazione

• Curare gli aspetti tecnici senza sottovalutare quelli condizionali

• Non limitarsi a fare allenamenti di tipo generale solo in periodi non agonistici (o in un momento particolare dell’allenamento)

• Curare i fattori strategico – mentali

• Proporre allenamenti tecnici il più vicino alle condizioni di gara NOTA

1. Le modificazioni indotte dall’a. sono influenzate da alcuni fattori (frequenza, durata, intensità del programma, ereditarietà)

2. Gli effetti dell’a. sono specifici per il tipo di esercizio eseguito, per i gruppi muscolari impegnati e il tipo di programma adottato

3. La specificità dell’a. ha due ampie basi fisiologiche (metabolica, neurofisiologica)

4. Più si avranno le idee chiare sul modello motorio dei nostri atleti, sul tipo di capacità stiamo stimolando e sul programma che stiamo attuando, più il nostro intervento avrà possibilità di successo 5. Infine si ricorda che gli effetti dell’a. si perdono dopo alcune settimane di interruzione dello stimolo

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2. METODOLOGIA DELL’INSEGNAMENTO

La Metodologia dell’insegnamento è un ambito educativo interdisciplinare con contributi multipli:

PSICOLOGIA

DIDATTICA, PEDAGOGIA SOCIOLOGIA

In questo senso le pagine che seguono vogliono essere un ausilio utile per avvicinarsi anche ad argomenti che apparentemente divergono da quanto esposto sin qui, ma che, al contrario, devono far parte del bagaglio di formazione di chiunque intenda avvicinarsi alla professione di allenatore.

DEFINIZIONE DI APPRENDIMENTO

L'apprendimento è il processo di acquisizione di conoscenza, di una competenza o di una particolare capacità attraverso lo studio, l'esperienza o l'insegnamento.

L'apprendimento è un processo "esperienza-dipendente".

NB: anche una tecnica, un gesto o un comportamento errati sono frutto di apprendimento

DEFINIZIONE DI APPRE NDIMENTO MOTORIO

Per processo di apprendimento motorio si intende una attività diretta, specificamente, all’acquisizione ed al perfezionamento di conoscenze e di capacità che riguardano il movimento

(K. Meinel).

PREREQUISITI DELL’APPRENDIMENTO MOTORIO

Affinché possa avvenire un apprendimento, nello specifico, di tipo motorio sono essenziali alcune condizioni iniziali:

IDONEITA’

 Maturazione neurofisiologica

 Sviluppo funzioni percettive e cognitive

 Competenze motorie propedeutiche DISPONIBILITA’

Motivazioni OPPORTUNITA’

Contesto socioculturale favorevole

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GLI SCHEMI MOTORI DI BASE E L’APPRENDIMENTO MOTORIO

Gli Schemi Motori di Base sono le unità di base dei movimenti umani e, di fatto, rappresentano i movimenti fondamentali su cui si costruiscono tutti i futuri apprendimenti motori. Tutta la motricità e tutte le successive attività di tipo sportivo sono infatti costituite da questi elementi.

Imparare a realizzare ed utilizzare in modo efficace questi elementi significa, dal punto di vista Psico/Motorio, aver stimolato in modo adeguato gli apparati nervosi centrali e periferici deputati all'analisi, alla sintesi ed all'elaborazione dei dati percettivi, dal punto di vista sportivo significa avere la possibilità di accedere a qualsiasi tipo di "abilità" motoria (vedere figura sotto).

LE TAPPE DELL’APPRENDIMENTO MOTORIO SECONDO K. MEINEL E G. SCHNABEL Apprendere un gesto complesso significa controllarlo e cioè poter iniziare, continuare o arrestare un'azione del corpo secondo una certa intenzione. Comunemente si pensa che il controllo si debba esercitare solo quando compiamo gesti difficili per cui sono necessarie attenzione e concentrazione. Ma una persona esercita un controllo sul corpo anche quando "pensa ad altro" come ad esempio quando camminiamo, corriamo o guidiamo l'automobile e anche quando reagiamo "d'istinto" ad un grosso rumore, sussultando.

In questi gesti non è la coscienza che controlla il movimento ma strutture nervose che sfuggono apparentemente allo stato di vigilanza ma che comunque coordinano i movimenti dei segmenti che nell'insieme costituiscono il gesto motorio. Si parla infatti di coordinazione motoria come la funzione che ordina e collega tutti gli elementi che costituiscono il gesto.

K. Meinel e G. Schnabel (Teoria del Movimento) hanno classificato diversi livelli di “maestria” per descrivere le differenze presenti in atleti che posseggono diversi gradi di attitudine motoria, suggerendo anche le diverse metodologie da seguire per lo sviluppo delle capacità di movimento e tecnico - tattiche (vedi tabella sotto).

FASE DELLA COORDINAZIONE GREZZA FASE DELLA COORDINAZIONE FINE FASE DELLA DISPONIBILITÀ VARIABILE

È il livello motorio iniziale

Le condizioni di insegnamento devono essere facilitate

Le spiegazioni devono essere chiare e semplici

Le dimostrazioni devono essere immediatamente seguite dall’esecuzione L’allievo deve trovarsi in condizioni di

Le ripetizioni non devono essere basate sulla semplice automatizzazione C’è una maggiore attenzione ai particolari esecutivi

Entrano in gioco i meccanismi di memoria motoria e motivazionali dell’atleta

Si utilizzano condizioni variate e difficoltose

È la fase tipica del perfezionamento sportivo

Gli elementi tipici di questa fase sono: la precisione, la costanza, il ritmo e la rapidità di movimento

Si raggiunge un livello tale di automatizzazione che permette di focalizzare l’attenzione sugli elementi tattici del gioco

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PRESUPPOSTI DIDATTICO – METODOLOGICI

Il processo di insegnamento – apprendimento è il risultato di un’alchimia comunicativa tra allievi e istruttore e deve tenere conto dei molteplici aspetti che compongono il “contesto educativo”.

È stato osservato che dire “Io gliel’ho insegnato ma lui non l’ha imparato” è un po’ come dire “Io gliel’ho venduto ma lui non l’ha comprato.” È stato anche detto che in qualche caso gli alunni imparano nonostante l’insegnante, per sottolineare con un paradosso l’importanza dei processi di apprendimento. La cui centralità, tuttavia, non rende meno importante l’insegnamento, anzi, ne richiede la massima qualificazione come condizione sine qua non per una traduzione pratica effettiva della centralità dell’apprendimento stesso.

Semmai esclude il “cattivo” insegnamento, noioso ed autoreferenziale. Più gli insegnanti sono “bravi”, non solo, nella loro disciplina, ma anche e soprattutto a livello educativo, psicologico e didattico, in grado cioè di istaurare un buon rapporto con gli alunni, coinvolgendoli, interessandoli e responsabilizzandoli, più questi si impegneranno e impareranno bene, da protagonisti attivi e motivati: che poi è la scoperta dell’acqua calda. (Ennio Monachesi).

Sugli Annali P.I. n° 1-2/ ‘08, Maria Roldao scrive: “L’aspetto distintivo del ruolo dell’insegnante sta nell’atto di insegnare, visto tuttavia come attività transitiva che si può tradurre nella competenza di far sì che gli altri apprendano.” (Si veda a questo proposito la figura a pag. 3)

GLI ALLIEVI

Un buon punto di partenza è quello di considerare gli allievi come soggettidell’azione educativa e soprattutto considerarne le caratteristiche personali (e quindi unichee irripetibili) come da sintesi riportata sotto.

 SOMIGLIANTI MA UNICI

 CON SPECIFICITÀ CHE INFLUENZANO IL PROCESSO DI INSEGNAMENTO - APPRENDIMENTO: - Motorie (Coordinative/condizionali)

- Tecniche specifiche

- Strutturali: antropometriche, posturali, etc.

- Affettive- emotive - Motivazionali - Cognitive - Sociali

Queste caratteristiche sono indipendenti dall’età, ma è chiaro che più gli atleti sono giovani più l’azione didattica dovrà essere orientata sugli aspetti educativi che non su quelli tecnici, lasciando un ampio spazio all’apprendimento spontaneo e alla libera esplorazione. In questo caso il ruolo del tecnico è quello di agevolare l’apprendimento creando un contesto comunicativo adatto e stimolante, che favorisca l’iniziativa e la sperimentazione di soluzioni, anche diverse da quelle che l’istruttore si aspetta.

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NOTA: In questa figura è rappresentato visivamente quanto detto sin qui: nello sport giovanile dovrebbero prevalere gli aspetti formativi (apprendimento di una vasta gamma di abilità motorie, sviluppo delle capacità di movimento, implementazione dell’impegno e della motivazione, crescita etica e comportamentale, apprendimento del gioco, ecc.), mentre, con l’avanzare dell’età sportiva e delle abilità tecniche specifiche, l’azione del tecnico sarà maggiorente concentrata sugli aspetti tecnici.

LE MOTIVAZIONI ALLO SPORT

Il termine “motivazione” può essere inteso come “l’insieme dei fattori che promuovono l’attività del soggetto, orientandola verso certe mete e consentendole di prolungarsi qualora tali mete non vengano raggiunte immediatamente, per poi fermarla al conseguimento dell’obiettivo” (Reuchlin, 1957).

Esistono diverse definizioni di motivazione. Potremmo definirla, però, in senso pragmatico e chiaro, riprendendo una definizione di Antonelli come “la causa di un determinato comportamento”. Il tema della motivazione è di strategica rilevanza nello sport così come, in genere, riveste un aspetto chiave in altri contesti della nostra vita. La motivazione è una vera “spinta” a compiere una determinata azione allo scopo di raggiungere un obiettivo fissato. Motivazione, quindi, come azione a raggiungere un qualcosa.

Oggi, le richieste più frequenti degli atleti e degli stessi allenatori sono proprio legate agli aspetti motivazionali: come mai un atleta è più motivato rispetto ad un altro? Come mai esistono i cali motivazionali?

Come faccio a motivare maggiormente l’atleta? Come faccio a motivarmi? Quesiti normalissimi che celano dinamiche e processi complessi.

Parallelamente, è interessante indagare gli aspetti che spingono le persone, indipendentemente dall’età e dal genere, a praticare sport. In genere, le persone fanno sport per svariate ragioni, dalle più semplici ed ovvie alle più articolate. I diversi programmi di allenamento nello sport che non tengono conto del complesso motivazionale sono, in realtà, destinati a fallire.

In particolare nello sport possiamo identificare le seguenti motivazioni:

• Motivazioni per iniziare uno sport

• Motivazioni per continuare uno sport

Motivazioni esterne

Motivazioni interne

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UNA CLASSIFICAZI ONE SINTETICA DELLE MOTIVAZIONI ALLO SPORT

L’ORIENTAMENTO MOTIVAZIONALE

COMPORTAMENTI DEL TE CNICO CHE POSSONO DE TERMINARE UN PARTICO LARE CLIMA MOTIVAZIONALE

•Superamento del compito

•Acquisizione abilità

•Miglioramenti personali

Orientamento sul compito

•Confronto con gli altri

•Bisogno di vincere

•Mascherare le proprie difficoltà

Orientamento sull’io

Comportamento funzionale Alla competenza

Comportamento funzionale Alla propria affermazione

Orientamento al compito

Riconoscere l’impegno Sottolineare i progressi

Valorizzare il contributo di ciascun giocatore Premiare la collaborazione tra compagni

Orientamento all’Io

Rimproverare per gli errori

Sottolineare le prestazioni scadenti Dedicare maggiore attenzione ai migliori Stimolare la competizione tra compagni Premiare il risultato

Motivazioni per iniziare uno sport

Primarie

•Gioco Movimento Agonismo

Secondarie

•Fattori biologici, psicologici, socio- culturali, compensativi e

psicopatologici.

GIOCO motivazioni psicologiche, emotive, affettive

AGONISMO motivazione aggressiva e modelli di condotta socializzanti MOVIMENTO legate cioè alla sfera delle funzioni corporee legate al sapersi muovere

Naturalmente l’attenzione del tecnico dovrà essere focalizzata maggiormente sul mantenere viva la motivazione degli atleti verso lo sport scelto, considerando che il loro atteggiamento avrà anche una certa influenza su quelli che sono i possibili orientamenti motivazionali (vedere sotto).

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L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO COME FATTORE CHE MOTIVA L’APPRENDIMENTO La motivazione va sostenuta ed incentivata cercando di mettere gli atleti nella condizione di sentirsi sempre impegnati e partecipi, e di divertirsi nel fare l’allenamento, cercando di seguire lo schema qui sotto.

Come si può facilmente capire, l’organizzazione degli allenamenti, modulare attentamente gli interventi di tipo correttivo o di stimolo verso gli atleti rientrano in quelle che potremmo definire azioni mirate a mantenere o, meglio, ad accrescere la motivazione degli allievi verso lo sport e in particolare verso lo sport scelto. Diventa quindi essenziale per il tecnico operare e progettare attentamente le attività da proporre, al fine di consentire ad ogni atleta di raggiungere i propri obiettivi personali e, insieme ai propri compagni, quelli della squadra.

PROGETTARE LA LEZIONE DI SPORT

Da un punto di vista strettamente metodologico, nel PROGETTARE LA LEZIONE (allenamento), può essere utile tenere presente tre prospettive essenziali:

PROSPETTIVA ENERGETICA: quale tipo di forza (veloce, resistente, esplosiva, ecc.) intendo stimolare con l’allenamento; per quanto tempo saranno attivi gli allievi; come li organizzo per sfruttare al massimo il tempo;

PROSPETTIVA MOTIVAZIONALE: come far sì che il loro impegno si mantenga per tutta la durata dell’allenamento; quali attività sono più motivanti;

PROSPETTIVA DELLAPPRENDIMENTO TECNICO: quale aspetto della tecnica mi interessa; con quali esercizi e come intendo monitorare gli apprendimenti.

Essere adattate all’allievo (individualizzazione)

Essere significative

Garantire la pratica del massimo numero possibile di atleti contemporaneamente e una adeguata esposizione allo stimolo/target

Garantire un effetto fisiologico sufficiente In altre parole la lezione di sport

dovrebbe sempre rispondere ai descrittori di qualità riportati nel box a lato

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Fermo restando che il processo di allenamento sfrutta le capacità di adattamento dell’organismo e che l’obbiettivo dell’allenatore è quello di portare l’atleta ad eseguire i movimenti nel modo più economico ed efficace possibile (vedi fig. 1), l’istruttore può operare utilizzando molteplici modalità di lavoro. Tali possibilità dovrebbero però rispondere ai PRINCIPI DELLALLENAMENTO (vedere pagg. precedenti).Questi rappresentano un utile guida per l’impostazione delle singole sedute di lavoro ma anche come modello di riferimento per la realizzazione di un piano annuale o pluriennale di allenamento.

MODELLO DEI PROCESSI DECISIONALI NELL’INSEGNAMENTO

Naturalmente tutto si inquadra in un modello di attività che il tecnico deve costantemente operare e senza le quali le proposte e le attività che farà svolgere ai propri atleti non potranno essere oggetto di valutazione o di ristrutturazione (vedere fig. sotto).

PRIMA

ANALISI DELLA SITUAZIONE

DURANTE

CONDUZIONE DELLA SEDUTA

DOPO

VALUTAZIONE EFFICACIA DECISIONI SU:

• Obiettivi

• Attività

• Mezzi

• Metodi

DECISIONI SU:

• Presentazione

• Assegnazione

• Correzione e feedback

DECISIONI SU:

• Forme e tempi del controllo

• Analisi ed uso dei risultati

• Riprogrammazione

Figura 1: effetti dell'allenamento sulla prestazione S T I M O L O

ADATTAMENTO

MODIFICAZIONE DELLA PRESTAZIONE

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IL LAVORO IN CIRCUITO

Un modo molto efficace per utilizzare al meglio il tempo di lavoro e di rendere variabile la pratica (secondo il modello relativo ai principi dell’allenamento) è quello di utilizzare i circuiti a stazioni. Nel corso della sessione pratica è stato appunto approfondito questo aspetto (vedi suggerimenti metodologici e progressione didattica).

L’uso dei circuiti è, quindi, soprattutto una scelta di tipo organizzativo, nella tabella sotto sono riportati gli elementi essenziali a favore del loro utilizzo. Questa organizzazione del lavoro consente di proporre attività variabili (che sappiamo essere una “facilitazione” dell’apprendimento motorio) e che dunque risponde alla necessità di garantire, in una stessa seduta o in sedute diverse, di esercitare, alternandole, le diverse capacità motorie e le abilità tecniche specifiche.

TIPO DI CIRCUITO ASPETTI ENERGETICI PREVALENTI

PRATICA RANDOM È il circuito con pause predeterminate e un recupero non completo (si allena perciò soprattutto in un contesto di tipo anaerobico lattacido – interval training)

PRATICA SERIALE

Lo spostamento da una stazione all’altra avviene dopo l’esecuzione di un numero prestabilito di azioni, in questo caso l’atleta deve fare i conti anche con la distribuzione dello sforzo e, quindi, si allena, in una certa misura, anche la resistenza generale.

PRATICA PER BLOCCHI In questa attività prevale l’aspetto tecnico e, specificamente, per il baseball ed il softball, la velocità (anaerobico alattacido)

VANTAGGI METODOLOGIC I E DIDATTICI NELL’USO DELLA VARIABILITÀ NELL’ALLENAMENTO

1. La variabilità dell’allenamento è un fattore che facilita l’apprendimento di nuovi gesti e il miglioramento delle prestazioni.

2. Il lavoro in circuito ci permette anche di tenere insieme gli obiettivi di tipo condizionale con quelli di tipo coordinativo.

3. La variabilità aumenta il bagaglio motorio degli atleti.

4. Gli atleti lavorano tutti contemporaneamente.

5. L’attenzione è rivolta verso l’azione che l’atleta sta svolgendo e non verso ciò che fanno gli altri (questo consente di abbattere un po’ l’ansia di prestazione).

6. Ogni atleta diventa responsabile del proprio miglioramento e accresce l’autonomia.

7. Il tecnico può disporsi in modo da osservare uno ad uno gli atleti e correggere eventuali errori o fare osservazioni mirate.

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L’OSSERVAZIONE DELLA TECNICA, LA CORREZIONE E IL FEEDBACK

Si è detto che una delle competenze fondamentali del tecnico è quella di osservare, descrivere e trasformare i comportamenti: operazioni tutt’altro che semplici o scontate (come potrebbe sembrare a prima vista). Qui di seguito sono riportate in modo estremamente sintetico alcune problematiche legate all’osservazione, alla correzione e al feedback, che fanno parte appunto della funzione di facilitatore degli apprendimenti del tecnico.

MODI DEL VALUTARE

Valutare il movimento è un’operazione piuttosto complessa e ancora in via di definizione. Molto brevemente vengono descritti i due modelli che maggiormente vengono impiegati in ambito sportivo: il modello della valutazione QUANTITATIVA e il modello della valutazione QUALITATIVA. Pur rispondendo ad esigenze diverse, entrambi i modelli possono essere utili alla definizione e alla verifica degli obiettivi dell’allenamento, purché il tecnico ne sappia riconoscere limiti e potenzialità e soprattutto ne conosca le finalità.

VALUTAZIONE QUANTITA TIVA

LA VALUTAZIONE QUANTITATIVA ci fornisce quindi informazioni inerenti la prestazione (es: quanto tempo ho impiegato per fare 100 metri) ma non ci dice niente su COME questo sia avvenuto, sulla frequenza o su l’ampiezza dei passi, sul movimento delle braccia durante la performance, ecc. Appare chiaro, perciò, che in un ambito sportivo, come quello del baseball e softball, questo modello di valutazione non sia sufficiente per descrivere in modo accurato gli elementi che compongono la prestazione.

Test motori Test attitudinali Valutazioni funzionali

Prestazioni di:

forza velocità resistenza

Attraverso la misurazione di:

Ripetizioni Tempi Distanze Misure

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VALUTAZIONE QUALITATIVA

Il modello della VALUTAZIONE QUALITATIVA sembra rispondere meglio alle necessità di descrivere il gesto tecnico, ma non è esente da limiti che hanno a che vedere con le idee del tecnico e con la qualità stessa con cui essa viene operata. Proviamo quindi a evidenziarne alcuni degli aspetti cruciali.

L'OSSERVAZIONE SISTE MATICA DEL MOVIMENTO

Affinché dall’osservazione del movimento si possano trarre elementi utili alla valutazione della tecnica, essa dovrà possedere carattere di INTENZIONALITÀ e dovrà rispondere determinate proprietà. Al tempo stesso l’osservatore dovrà porsi alcune domande essenziali.

Attraverso Osservazioni sistematiche

Riprese video Situazioni e simulazioni

Questionari informativi

Si ottengono informazioni su:

Comportamenti Motori (tecniche) Stili di apprendimento

Atteggiamenti Relazionali ed emozionali Motivazioni

COSA OSSERVARE

• Gli obiettivi didattici guidano la scomposizione dell’oggetto osservato CON QUALE MODELLO CONFRONTARE

• Modello ideale?

• Modello idealizzato?

COME OSSERVARE

• Trascrivendo, annotando:

• pochi elementi per volta

• in condizioni definite

• ripetutamente

• utilizzando strumenti come griglie o schede

• con tecniche cinematografiche

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CARATTERISTICHE DELLOSSERVAZIONE SISTEMATICA:

 diretta (videocamera, fotografie)

 partecipata (l’insegnante partecipa)

 non partecipata (con osservatori)

 non finalizzata (l’osservatore distingue i fatti dalla loro interpretazione) – es. tenere lo score -

 finalizzata (puntualizzazione sulle condotte motorie)

 sistematica (documentando le osservazioni con griglie, tabelle, ecc.

COSA INFLUENZA LA VALUTAZIONE DELLA TECNICA (QUALITATIVA)

ELEMENTI OGGETTIVI

VARIABILI LEGATE ALLOSSERVATORE

ELEMENTI A FAVORE DELL’OSSERVAZIONE SISTEMATICA RISPETTO A QUELLA

“NATURALE” (NON SISTEMATICA)

• È significativa, costruita su di un progetto

• È riferita ad un preciso quadro teorico

• È periodica con scadenze prestabilite

• Prevede l’utilizzo di strumenti di registrazione (griglie, video, misure e tempi)

• È quanto più attendibile tanto meno fa riferimento alla memoria Prospettiva di osservazione

Angolo visuale Distanza

Durata del movimento e tempo in cui esso è visibile Illuminazione

Velocità angolari

Frequenza delle informazioni

Pregiudizi (modelli teorici, aspettative dell’osservatore) Acutezza visiva

Esperienza di campo

Frequenza (quanto più ci si esercita nell'osservare, tanto più accurata sarà la nostra capacità di farlo) Variabili psicologiche (motivazioni, emozioni)

Attenzione, concentrazione, fatica

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USO DEL FEEDBACK ESTRINSECO NELL’INSEGNAMENTO

Feedback estrinseci: sono le informazioni che l’allenatore deve fornire all’atleta dopo l’esecuzione di un gesto tecnico

NB: i feedback positivi (dire cioè quello che va fatto e come e non quello che non va fatto) migliora il senso di autoefficacia nell’atleta, potenzia la sua motivazione e di fatto consente margini di miglioramento maggiori nella prestazione

COME CORREGGERE UN ERRORE

1. Osservazione della prestazione

2. Valutazione dello scarto (esecuzione e attesa)

3. Diagnosi sulla natura dell’errore (selezione della risposta o esecuzione?) 4. Decisione sull’intervento da fare

5. Emissione del feedback

6. Valutazione degli effetti del feedback NB: l’errore fa parte del processo di apprendimento

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PILLOLE DI COMUNICAZI ONE DIDATTICA

In ogni comunicazione vi è un emittente e un ricevente, che si relazionano reciprocamente in un circuito continuo di interpretazione e volontà di comunicazione (vedere sotto).

Il flusso comunicativo è però fortemente influenzato dal contesto in cui esso viene attivato, tanto che comunicazioni che avvengono in ambienti diversi, pur mantenendo, in chi emette il messaggio, le stesse intenzioni, finiscono per essere interpretate da chi lo riceve in modo assolutamente diverso e fuorviante.

Si dovrà quindi aver cura di scegliere con attenzione non solo i modi, le parole, i gesti, ma anche e soprattutto il contesto in cui la comunicazione avviene. Vale la pena anche di ricordare che nella comunicazione entrano in gioco diversi elementi che ne determinano il risultato: aspetto verbale (cosa si dice), aspetto para verbale (come si dice) e aspetto non verbale (linguaggio del corpo).

LE CAPACITÀ COMUNICA TIVE DEL TECNICO

Molto sinteticamente, nell’elenco sotto, vengono descritte le principali forme che dovrebbe assumere la comunicazione in ambito didattico:

 Capacità di rassicurare/accogliere;

Capacità di osservare e ascoltare;

 Capacità di spiegare e mediare;

 Capacità di entusiasmare;

Capacità di incoraggiare;

Capacità di condividere le emozioni;

Capacità di promuovere l’autonomia.

NOTE: L’INCORAGGIAMENTO genera uno stato d’animo positivo e di coraggio rispetto alla possibilità di superare differenti situazioni e raggiungere gli obiettivi prefissati.

Per concludere sembra opportuno sottolineare come il tecnico debba fare ricorso e sviluppare un buon grado di EMPATIA al fine di entrare in comunicazione con i singoli allievi, ma anche di esercitarli alla capacità di entrare in comunicazione con gli altri, alla capacità di assumere il punto di vista degli altri (mettersi nei loro panni) e di saper condividere le emozioni con i compagni e con il tecnico.

Nella comunicazione fra due o più individui l’impatto globale del messaggio dipende per il:

7% dalla componente verbale 38% dal para linguaggio 55% dal linguaggio del corpo

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