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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.35 (1908) n.1764, 23 febbraio

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Anno XXXY - Yol. XXXIX Firenze, 23 Febbraio 1908 N. 1764

SOMMARIO : La crisi negli Stati Uniti — Per la Somalia italiana — Il Comune di Firenze nel 1906 — Le

casse di risparmio in Italia (Pisa e Livorno) — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Amedeo Pistoiesi Alcoolismo e delinquenza — Neera, Les idées d'une femme per le femminismo — Ing. A.Lecomte, Le AsSociations Agri-coles professionelles et Mutuelles — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA: Il riassunto delle operazioni delle Casse di risparmio postali italiane - La Confederazione generale del Lavoro - Il movimento tram-viario nel Regno Unito - Il movimento postale in Europa — RASSEGNA DEL COMMERCIO INTER-NAZIONALE : Il commercio inglese —• Il commercio giapponese — Il commercio della Russia — Il com-mercio dell'Austria-Ungheria — Il comcom-mercio francese — Il comcom-mercio degli Stati Uniti — Le condizioni del lavoro in Europa — L'ispezione sulla applicazione della legge sugli infortuni del lavoro — La partecipazione agli utili degli operai nelle industrie — Camere di Commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Notizie commerciali.

Ancora sulla crisi negli Stati Uniti

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Alla estesa e lucida analisi della crise americana fatta dal sig. Delamotte, rispose in-tanto con brevi parole il sig. Peartree, già pre-sidente della Camera di Commercio americana a Parigi, il quale ringrazia il precedente oratore delle cortesi espressioni per gli americani, e con-venendo che gli Stati Uniti hanno attraversato delle ore dolorose, aggiunge che non fu mai que-stione di bluffer; la crise ed il panico furono pur troppo reali e causarono anche troppe rovine.

Ma vi è forse motivo da meravigliarsi — egli si domanda — di questi avvenimenti, e di lamentare che non sieno stati evitati? Evitarli era cosa impossibile, tutto al più potevano essere ritardati; ma la crise era fatale; oggi o domani doveva scoppiare ed il sig. Delamotte lo ha già riconosciuto.

Ma nella sua lucida esposizione non ha egli consacrata una attenzione forse eccessiva al lato monetario della questione? Infatti non è quello il fattore principale della crise attuale ma è, dice l'oratore, una crise di fiducia e non una crise monetaria. Le sue cause? Esse sono numerose, e se la questione monetaria interviene per una parte notevole, non bisogna dimenticare l'azione importante della questione sociale ed anche quella della questione politica.

Infatti la politica è così intimamente legata alla vita in America che interviene in ogni istante ed in tutti gli affari; l'elezione dal Presidente avrà luogo fra un anno e già tutto il paese vi si prepara.

Il sig. Peartree vuol rilevare una frase del sig. Delamotte: « Nessuno, egli disse, contesterà

(1) Vedi Economista, N. 1762.

gli abusi dei trusts, », ebbene, il sig, Peartree li contesta; vuole che si renda giustizia ai trusts che troppo spesso sono condannati

affrettata-mente.

E prima di tutto quale è il senso della pa-rola trusts ? — è la traduzione di « fidecom-missari ».

Quando piccole industrie, o società di debole importanza hanno voluto unire i loro sforzi per ottenere con una azione comune risultati più sodisfacenti, fu necessario pensare a depositare nelle mani di uno qualunque dei Cooperanti i ti-toli di ciascuno di essi. Questi fu il fidecommis-sario, il trust.

Il pubblico si è tosto impadronito di tale denominazione per applicarla alla nuova società che si formava ed alla intera intrapresa.

D'altra parte perchè biasimare a priori la creazione di simili aggruppamenti ? Se ne com-prende facilmente la utilità pratica in un paese così vasto come l'America, dove ogni intrapresa deve per necessità avere a propria disposizione

mezzi di agire, molto più potenti di quelli che basterebbero per mettere in valore le imprese meno ampie che si costituiscono nei paesi europei. Del resto bisogna tener conto ohe la crisi pas-serà prima assai che i trusts sieno spariti ; e questi sopraviverauno a quella senza dubbio e per lungo tempo ancora.

Nè può esser questione di regolare mediante legge i trusts per prevenire certi abusi che essi fatalmente portano, perchè è molto difficile in-tervenire nella legislazione di ciascuno degli Stati senza infrangere la costituzione; tutto al più si potrà portare, senza urtare le leggi costi-tuzionali, qualche disposizione sul commercio iuterfederale.

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istruzione si farà poco a poco e le crudeli le-zioni della esperienza vi contribuiranno poten-temente ; allora eviterà i passi falsi; a proprio vantaggio egli ha la sua grande vitalità e l'ora-tore non crede di illudersi predicendo la pros-sima fine della crisi ed accertando anzi che gli ultimi sintomi di essa saranno scomparsi prima della elezione presidenziale.

Il sig. Heidelback, banchiere americano, in-tervenuto alla importante adunanza, prende la parola per rilevare alcuni punti del discorso del sig. Delamotte. Egli pure lamenta che il Presi-dente Roosevelt non abbia nel suo messaggio tenuto parola delle tariffe ; ma costata in pari tempo che le tariffe protezioniste non sono af-fatto il paravento dietro il quale si ricoverano i trusts o la causa prima della loro creazione ; molti trusts infatti non vedrebbero affatto com-promessa la loro esistenza dall' applicazione del libero scambio : basta citare lo Stander Oil, lo Steel, lo Smelters ecc.

Il sig. Roosevelt disse di voler regolare i

trusts industriali, e sta bene; ma perchè non si occupa in pari tempo delle Trade-Unions, di que-sti « trusts operai » le cui esigenze divengono di giorno in giorno più intollerabili e che esercitano dapertutto là loro tirannia ? Sono importanti que-stioni sociali che dovrebbero avere una soluzione poiché i trusts dei produttori hanno avuto la loro origine soltanto sulla necessità di una unione per lottare contro le esigenze di quegli altri

trusts, le Trade-Unions.

L'oratore vuol anche ricordare un fatto che il sig. Delamotte ha lasciato nell'ombra per cor-tesia, ma che ha avuto la sua parte nella storia della crise ; cioè, egli non ha timore di affermare i discorsi che il Presidente Roosvelt ha pronun-ciati. Certo la crisi era inevitabile, ma il panico si poteva evitarlo, ed è il sig. Roosevelt che deve essere tenuto responsabile di questo panico. Egli ha prodigata la sua parola — si contano perfino sei discorsi in una settimana — dicendo alla folla che era venuta numerosa ad ascoltarlo: che vi erano dei ricchi malfattori », egli ha parlato di « ricchezze gonfiate » ; ha parlato di ricchezza produttrice ; così ha eccitato le passioni popolari, scatenato il panico, e la folla, prevenuta contro i ricchi che il Presidente presentava come mal-fattori, si è lasciata trascinare a deplorevoli eccessi.

Il sig. Heidelback crede di poter indicare un rimedio alla crise attuale : quello che il po-polo americano economizzasse; il risparmio è bensì entrato nei costumi, ma non è praticato che al momento delle grandi perdite. L'Americano in-dotto ad esagerare ogni cosa, spende tutto il suo denaro quando guadagna molto; economizza quando gli affari sono cattivi. Sembra che il risparmio possa arrivare ad una cifra di 5 dollari per testa e per anno ; basterebbero quindi due anni per ammontare un capitale sufficiente : la cifra di 500 milioni di dollari sarebbe presto raggiunta, ed è abbastanza rispettabile per aiutare la ri-presa degli affari.

Te, minato il discorso del sig. Heidelback sulla crisi agli Stati Uniti, prese, dopo breve sospensione della seduta, la parola il sig. Arturo Raffalovich, del cui pensiero sull'argomento in

questione già tenemmo cenno riferendo somma-riamente quanto egli scrisse uell'Economiste

euro-péen : perciò ne riassumeremo le idee.

Disse il sig. Raffalovich, fra l'altro, che la crisi americana fu prevista e attesa molti mesi prima della sua esplosione.

La crisi di credito scoppiò in ottobre : nel mese di agosto la Banca d'Inghilterra aveva dato un avviso alzando il tasso di sconto, che dovè portare al 7 per cento al principio di no-vembre.

Intanto i pagamenti in moneta erano stati sospesi dopo due mesi e mezzo agli Stati Uniti e l'aggio sulla moneta sussisteva, sebbene con-siderevolmente attenuato.

Gli Stati Uniti avevano passato attraverso una prova quasi violenta nel 1893. E qui il sig. Raffalovich descrive i caratteri di quella crisi, nella quale si notò la cattiva situazione del Tesoro, responsabile del rimborso dei

green-backs. La crisi fu lunga e dolorosa : essa si ri-solvè in grazia alle importazioni d' oro e alla riapparizione della moneta che era disparsa.

Il richiamo rapidissimo che il sig. Raffalo-vich fece attraverso il passato permette qualche avvicinamento interessante colla crisi attuale.

UEvening Post, l'Economist inglese e in ultimo luogo il sig. Taft, ministro della guerra, candi-dato alla presidenza hanno riassunto le cause della crisi del 1907 in maniera interessante.

L'oratore cita qualcuna di queste cause estratte dal Bankers Magazine :

1°) la rarità crescente del capitale dispo-nibile, di cui la domanda ha sorpassato la of-ferta, specialmente dopo le immobilizzazioni esa-gerate degli ultimi anni : l'obbligo di rinunziare a vasti progetti, i rimpiazzi di capitale che hanno affievolito le Banche ;

2°) lo sciupìo del credito dopo alcuni anni ad opera della gente sospetta che acquistò, senza pagare intieramente, delle azioni di banca, e di finanzieri ciechi che indebitarono gli Stati Uniti nel 1906, per centinaia di milioni di dollari in Europa ;

3°) gli episodi come quelli delle Compa-gnie d'assicuzioni, come il saccheggio dei Tram-ways di New-York, episodi di cui lo scandalo scosse la fiducia che il pubblico ignorante aveva nel suo banchiere. Vi è gente che dice che la rivelazione del male ha prodotto la perturba-zione ; che bisogna biasimare quelle che hanno segnalato il male, come se si potesse accusare la polizia di far nascere in noi la idea che vi sono dei ladri ;

4°) le leggi insufficienti per regolare gli impieghi dei fondi delle Trusts Compauies ; la follia degli amministratori che si sono opposti a tutte le riforme da sei anni ;

5°) infine, l'assenza degli scrupoli, la rab-bia degli articoli sensazionali dei giornali ecc.

L'Economist inglese ha enumerato i tratti distintivi della crisi :

1°) l'enorme distruzione dei capitali resul-tante dalle due grandi guerre contro i Boeri e tra Russi e Giapponesi, con una emissione sus-seguente di prestiti e un aumento inaudito di spese militari e navali ;

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hanno provocato uno sviluppo meraviglioso del commercio e dell' industria ;

3°) un rincaro dei prezzi che non è senza relazione col raddoppiamento delle produzioni dell'oro da dieci anni;

4°) una follia di speculazioni che si ma-nifestò nelle operazioni immobiliari nelle mani polazioni di azioni ferroviarie, di imprese indu-striali, nella fioritura di nuove Società e nel-l'emissione di nuovi titoli ;

5°) una lenta decadenza portata dalla de-nunzia progressiva di crediti, che condusse a un movimento dei sfiducia fra i capitalisti, detentori di valori,

(Continuai.

PER LA SOMALIA ITALIANA

La Camera ha approvato il discorso dell'ori. Tittoni sulla nostra azione nel Benadir ed a grandissima maggioranza voterà pure il progetto di legge presentato per l'ordinamento di quella colonia. Poiché trattasi di argomento avente im-portanza economica, non ci pare fuor di luogo occuparcene in questo periodico, tanto più che le colonie dovrebbero costituire una risorsa per la madre patria ; ma per noi sembra che le cose abbiano a procedère diversamente e basta la spe-ranza che le terre ove si estende il nostro do-minio possano essere redditizie un giorno, poiché pel presente questo non si ha da pretendere; ed il fatto che qualche tentativo di coltivazione speciale è riuscito, è motivo sufficiente per rite-nere la grande capacità produttiva dei nostri possedimenti coloniali. Intanto dobbiamo conti-nuare nella nostra politica cosidetta di penetra-zione, che sarebbe pacifica se non incontrassimo ostacoli per via, e per la quale son necessari altri arruolamenti di molte centinaia di ascari, costruzioni di punti fortificati, ricognizioni di navi lungo il corso di fiumi. Questi provvedi-menti sono peraltro più che giustificati trattan-dosi d'iniziare la messa in valore, lo sfruttamento del Benadir, per ottenere i quali, prima condi-zione — si dice — è quella di garentire la sicu-rezza della nostra colonia. — Per quel che ri-guarda la messa in valore della Somalia italiana e degli sforzi che dedichiamo a tale scopo sarà opportuna qualche considerazione: attualmente noi spendiamo — esercizio 1907, 1908 — per quella colonia, fra servizi civili e militari, L. 1.385.000; non sappiamo tuttavia quanta parte di questa somma sia destinata alle opere che sono produttive per sé stesse, come i lavori pub-blici'; la relazione è reticente su questo punto, accenna soltanto che per ciò che si riferisce ai lavori pubblici, appunto, trattasi d'opere iniziate per gli alloggi degli ascari, per 1' ospedale colo-niale, per le infermerie di Merca e di Brava ed ampliamenti di mercati. Opere iniziate, si badi bene, non compiute; pochino davvero dunque.— Ora però che si vuol stabilire un deciso pro-gramma per l'avvenire, e si tratta di dare alla colonia un indirizzo tale da renderla

eminente-mente produttiva, ecco come si provvede: la spesa attuale complessiva da 1.386.000 sarà por-tata nel prossimo esercizio a 1.935.000, ma del-l'aumento di 550 mila lire, 50 mila soltanto saranno dedicate ai lavori pubblici ; nell'esercizio 1909-1910 lo stanziamento sarà aumentato di altre 250 mila lire, ma di queste solo 75 mila devolute ai lavori detti; per le milizie l'aumento sarà invece di 350 e 175 mila. — Tuttociò per un paese grande una volta e mezzo l'Italia, e che ha uno sviluppo di costa sull'Oceano Indiano di oltre 2000 km., e dove sarebbero necessarie an-zitutto opere portuali di costo ancora ignoto, data la grave difficoltà degli ancoraggi. — Per que-sti. sono sempre in corso gli studi, e l'on. mini-stro non si è voluto pronunciare attendendone i resultati; tutti sanno però che non è cosa da poco, poiché la difficoltà di approdare in quelle coste per un certo periodo dell' anno è stato anche argomento di dibattito parlamentare. Quali sono gl'introiti della colonia? :— Si limitano per ora e forse per molto tempo ancora agli introiti doganali e diritti accessori che sono ascesi in quest' anno a L. 457800 con un aumento, pare, sull'anno precedente di 151500 lire; nessuna im-posta fondiaria o mobiliare per fortuna, che al-lontanerebbe anche coloro che volessero impiegare i loro capitali laggiù in avvenire e che sarebbe d'altronde inconcepibile. Dunque la colonia è passiva, gl'introiti non avendo coperto per l'eser-cizio in corso che un terzo appena delle spese ; ma non è già di qualche milione speso pel Be-nadir che dovremo noi rammaricarci; trattasi in-vece della straordinaria incoscienza, per non dire di più, della Camera, che, messa di fronte al grave problema che ha agitato nelle settimane scorse il Paese relativamente alla Somalia, ha mostrato di credere sul serio che un'era nuova incominci da ora, che in favore del Benadir si spenderanno per lavori di pubblica utilità in due anni 125 mila lire, oltre la cifra meschinissima destinatavi pel passato e che è servita a qualche impianto telegrafico, a poche caserme, ad un ospedale ancora in costruzione. — Tutto questo mentre 1' on. Tittoni ha riconosciuto che tra la costà ed i mercati dell' interno non esistono che poche e non buone vie carovaniere e che perciò bisogna pensare alle strade, che il terreno seb-bene stimato fertile dovrà derivare le sue irri-gazioni dai fiumi Giuba e Nebi Scebeli, che il problema degli approdi va seriamente studiato per le sue difficoltà.

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efficacemente per ottenerla, la colonia stessa è un peso, quando non è un motivo di guai. Ma il sistema opportunista dei mezzi rimedi, dei pannicelli caldi, è quello che ha la maggior for-tuna in Italia, tanto che sembra ingenuo op porvisi ormai. Di qui a qualche anno non po-tremo che ritrovarci nelle stesse condizioni di oggi, le scorrerie saranno forse trattenute dagli ascari, ma le strade continueranno a mancare o ad essere impraticabili, le ferrovie faranno di-fetto, le terre rimarranno sterili perchè non vi fu condotta l'irrigazione, le navi non potranno avvicinarsi alla costa che in certi periodi e con somme cautele. Avremo cosi una colonia sicura, forse, ma improduttiva. Si parla di trattative corse per concessioni minerarie a privati, di col-tivazione del cotone ; e dalle richieste avute vuol trarsi la deduzione che ormai si ha fiducia nella messa in valore di quei luoghi e che uno svi-luppo economico è imminente : ora è bene ricor-dare che le richieste stesse erano condizionate a tali clausole, che il rischio dei privati diventava nullo o irrisorio, come ha rilevato lo stesso Mi-nistro a proposito dell' ultima combinazione pro-gettata, la quale avrebbe voluta una guarentigia d'interessi da parte dello Stato per le sue col-tivazioni.

Quanto alla nostra emigrazione laggiù siamo pure molto scettici, sappiamo già che non è pos-sibile al Governo dirigere a sua volontà le cor-renti emigratorie, ce lo dice un' intera lettera-tura sull' emigrazione, e la stessa esperienza dell' Eritrea insegni. Se si è ripetuto in passato colla nota frase inglese che il commercio segue la bandiera, bisognerebbe dire ora, e con molta più verità, che 1' emigrazione segue il denaro, e corre là dove trova i capitali pronti per le im-prese con lucrosi salari. Che è quanto dire un mito oggi, e per molto tempo ancora, pel Be-nadir. Assai più avremo invece da sperare nella mano d'opera indigena, ma prima che questa sia abbondantemente richiesta, bisogna che i ca pitalisti si persuadano a tentar qualcosa di serio laggiù ; ed a ciò non si convinceranno se non quando un insieme di condizioni li avrà rassi-curati che possono impiegarvi col dovuto affida-mento le somme di cui dispongono ; ma come sarà possibile questo — ci domandiamo — se sono difficili le comunicazioni col mare sino alla sistemazione dei porti, se sonò parimente diffi-cili le comunicazioni coli' interno, donde si dipar-tono i centri carovanieri ?

In conclusione, noi avremmo desiderato che si fosse discorso in modo effettivamente chiaro; che si fosse detto : badate bene, con questi po-chi mezzi terremo una colonia più sicura che pel passato, ma sempre passiva o quasi. Altri-menti concedeteci molti milioni che son necessari alle più impellenti esigenze economiche, ed a compiere un vero passo innanzi. Il paese allora avrebbe meditato se quel! impresa gli conveniva, e sarebbe stato messo in grado di scegliere fra l'abbandono ed' una colonia produttrice; così in-vece continuerà a spendere senza resultato.

G . T E R N I .

Il Comune di Firenze nell'anno 1906

Pubblichiamo, come negli anni decorsi, la interessante statistica riguardante il Comune di Firenze nel 1906 come facciamo di altre grandi città italiane. E lo facciamo sulla scorta di un ampio Annuario del Comune di Firenze, recen-temente dato alle stampe.

Cominciamo dai caratteri demografici. Questi nell' anno 1906 differiscono di poco da quelli del precedente anno : appena è da segna-lare un lieve aumento di natalità accompagnato da una diminuzione, pure lieve, di mortalità. Più sensibile appare invece l'incremento dei movimenti migratori in specie per quanto ri-guarda la immigrazione.

Si arresta così la curva discendente della

natalità, e qnest' ultima risale da 21, 11 per mille nel 1905 ( minimo assoluto del periodo 1817-1905) a 21,38 nel 1906. Tale aumento lie-vissimo lascia peraltro la natalità fiorentina una delle più basse fra quelle indicate dalle stati-stiche urbane italiane e straniere. In Italia sol-tanto Torino, all' estero, solo Bruxelles, Parigi e qualche altra città francese dànno un numero inferiore di nati. Anche le sole cifre assolute indicate a pag. 26 indicano la grande diminu-zione di natalità a Firenze negli ultimi 15 anni: 5028 nati nel 1891, 4774 nel 1906 nonostante l'aumento di oltre 30.001) abitanti verificatosi in questo periodo.

La diminuzione si è manifestata nelle na-scite illegittime un po' più rapidamente che in quelle legittime: la percentuale di illegittimi dopo esser giunta nel 1901 al 16,52 è rimasta nel-1' ultimo biennio al di sotto del 15.

Il numero dei bambini legittimati per matri-monio dei genitori nel 1906 fu di 129, cifra pressoché identica a quella degli anni precedenti (133 nel 1903, 123 nel 1904, 122 nel 1905).

La fecondità dei matrimoni calcolata, in mancanza di dati più sicuxd, sul numero dei matrimoni conclusi nell'anno in confronto ai nati legittimi dell'anno stesso, è di poco superiore a quella del 1905 con 2,72 per matrimonio ( 2 , 6 8 nell' anno precedente ).

La distinzione dei nati-vivi per stagioni dà nel 1906 un massimo di natalità in estate (1213); seguono con pochissima differenza, la primavera (1205) e l'inverno (1202): ultimo a distanza più notevole è l'autunno (1154). Tale repartizione è assai differente da quella del precedente anno, ove si aveva un massimo in inverno, seguito dall' estate, dall' autunno e dalla primavera.

I nati-morti nel 1906 furono 207 (191 nel-l'anno precedente) che rappresentano, con leg-gero aumento sul 1905, il 4,3 per cento di tutte le nascite.

Gli illegittimi sono, come sempre, più nu-merosi fra i nati-morti che fra i nati-vivi, rap-presentando essi quasi il quarto di tutti i nati-morti (24,15 per cento).

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I matrimoni celebrati iti Firenze nel 190(1 | rappresentano in cifra assoluta (1547) il massimo del periodo 1890-1903 e superano di poco con la media proporzionale di 6,93 su mille abitanti la inedia corrispondente del 1905. Tale coefficiente di matrimonialità, non troppo discosto da quello della maggior parte delle altre città italiane, è assai inferiore alle cifre segnate dalle statistiche di molte città estere.

Continua assai elevata la proporzione delle unioni di celibi e nubili sul complesso dei inatri-moni: la diminuzione abbastanza notevole sulla percentuale dell'anno precedente e il conseguente aumento di unioni fra celibi e vedove, fra vedovi e nubili e fra vedovi e vedove sono soltanto apparenti e derivano dalle corruzioni fatte dopo una revisione completa dei documenti fatta dal-l' Ufficio di Statistica. Resta peraltro il fatto, già notato lo scorso anno, di un aumento consi-derevole nelle unioni fra celibi e nubili nel corso del periodo 1890-1906.

II numero massimo di matrimoni si verificò nel dicembre (172) e nel giugno (168), il minimo nel marzo (80): i corrispondenti massimi dell'anno scorso cadevano nel giugno (184) e nel novem-bre (180), il minimo nel maggio (99).

La combinazione più frequente nei matri-moni secondo l'età degli sposi è anche in que-st' anno quella fra sposi di 25 a 29 anni e spose fra 21 e 24 anni, comprendente il 15,6 per cento di tutti i matrimoni: seguono le combinazioni fra sposi di 21 a 24 anni con spose dello stesso, gruppo e fra sposi di '25 a 29 anni con spose dello stesso gruppo. Tutte e tre queste combi-nazioni prese insieme rappresentano il 38 per cento circa del totale dei matrimoni. Nel 1906 contrassero matrimonio 30 uomini e 9 donne di età superiore ai 60 anni: 39 uomini e 209 donne di età inferiore ai 21 anno.

La mortalità generale fu nel 1906 legger-mente inferiore a quella dell' anno precedente : 5051 casi di morte pari al 22,63 per mille, invece di 5(180 casi, pari al 22,99 per mille. I 5051 casi di morte, fra i quali si comprendono 1056 di per-sone estranee al Comune, si suddividono fra le varie stagioni dell' anno nello stesso modo del-l'anno precedente : anche nel 1906 il massimo numero di morti si verificò in inverno: seguono la primavera, l'estate, l'autunno. Mentre però la mortalità invernale fu, in relazione alla mag-gior mitezza del clima, inferiore di oltre 100 casi a quella dell'anno precedente, la mortalità della primavera superò invece di un centinaio di casi quella del 1905, cosicché il lieve miglioramento dell'annata è dovuto alle sole stagioni di estate e di autunno.

Veniamo ora ai movimenti migratori. Nel loro complesso tanto la immigrazione quanto la emigrazione dettero le cifre più ele-vate del periodo 1890-1906; immigrarono 8491 persone (3969 maschi e 4522 femmine), ne emi-grarono 5043 (2471 maschi e 2572 femmine), non

tenendo conto della emigrazione verso Stati esteri degli individui che si munirono del passaporto rilasciato dalla R. Questura, ma che non furono

cancellati dal registro di popolazione.

La classificazione particolareggiata, fatta sulle schede individuali, tiene conto della pro<

fessioue o condizione sociale dei migranti, della loro provenienza o destinazione e distingue gli individui isolati dalle famiglie, indicando anche se a capo di queste sia un uomo od una donna.

Il movimento migratorio a Firenze nell'anno 1906 dette una differenza in più di 1765 fami-glie e di 3448 individui in complesso (1275 fami glie con 2275 individui nel 1905), tutte le con-dizioni sociali contribuirono in quantità maggiore o minore a questa eccedenza : nella sola catego-ria dei senza professione che accoglie in gran numero le attendenti a casa si trova una dimi-nuzione di '22 famiglie e 46 persone.

Riguardo alla provenienza, si ha, come nel 1905, un eccesso di emigrazione soltanto verso la Liguria, il Lazio e la Lombardia ; per tutte le altre regioni la immigrazione supera la emigrazione.

Le spese fatte dal Comune di Firenze nel 1906 per la pubblica istruzione furono di poco superiori a quelle fatte nell'anno precedente e si raggua-gliano a L. 6,65 per abitante (L. 6,41 nel 1905): il costo medio per alunno delle scuole elemen-tari fu di L. 66,73 invece di L. 64,91 nel 1905.

Le inscrizioni alle scuole elementari, che avevano segnato fino all'anno 1903-04 un aumento costante, restarono nei tre anni scolastici suc-cessivi presso a poco stazionarie con tendenza alla diminuzione e soltanto l'ultimo anno 1906-7 accenna a un nuovo aumento. Nondimeno il numero degli alunni delle scuole pubbliche resta sempre relativamente assai scarso e la proporzione degli iscritti sul complesso della popolazione (6,3 per cento), pur tenendo conto della scarsa natalità fiorentina, è assai inferiore a quella di molte altre città italiane.

Questa scarsità relativa di alunni nelle pub-bliche scuole è in parte spiegata dal fatto che un numero considerevole di fanciulli frequenta scuole private, confessionali e laiche. Neil' anno

1906-07 la Sezione di Statistica potè rilevare, sui dati ad essa forniti dai singoli istituti, un aumento di circa 100 alunni nelle scuole private (6846 alunni in complesso).

Le spese di pubblica beneficenza segnano un aumento costante nell' ultimo quadriennio tauto nella loro cifra assoluta, quanto in relazione al numero degli abitanti. La spedalità per i poveri ha in questo aumento la parte più notevole. Nel complesso Firenze è una fra le città italiane maggiormente gravate da spese di questo genere e spende per beneficenza, relativamente alla sua popolazione, quasi cinque volte più di Torino e quasi tre volte più di Milano, ove le Opere pie locali hanno una importanza finanziaria molto superiore a quelle fiorentine. Dell' aumento com-plessivo nel numero dei malati ricoverati all'Ar-cispedale di S. Maria Nuova ci si può render conto rilevando come la cifra di esistenza media giornaliera in tale ospedale sia passata in sei anni da 1394 malati nel 1901 a 1659 malati nel 1906. Anche il costo di mantenimento è sa-lito fra il 1903 e il 1906 di 12 centesimi per malato e per giorno.'

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ace-tilene si è pure estesa nelle parti del territorio comunale ove non giunge la tubatura del gas, in sostituzione delle lampade a petrolio il numero delle quali è diminuito della metà.

Il consumo dell'acqua è rapidamente salito negli ultimi anni in relazione alla produzione aumentata: da 10,592™' al giorno nel 1896 si è giunti nel 1906 alla cifra quasi doppia di 19,057™'; i proventi dell' acquedotto comunale, pure nello stesso periodo, salirono da L. 601,833. 15 a L. 787,313.64, formando cosi una delle fonti di reddito più importanti del bilancio comunale.

Ed occoci alle finanze del Comune fiorentino. Il provento per sovrimposta sui terreni va gradatamente scemando per la continua fabbri-cazione di terreni prima coltivati, mentre per la stessa ragione aumenta il reddito per la

sovrim-posta sui fabbricati. Questi movimenti sono però lentissimi. Prese insieme, le due sovrimposte dànno ora circa 60,000 lire più che nel 1900.

Quasi tutte le tasse comunali hanno dato nel 1906 un reddito superiore a quello dell'anno precedente di 13,000 lire circa la tassa di

fami-glia, di oltre 6000 quella sugli esercizi, di oltre 2000 lire quella sui cani e quella sugli

spetta-tacoli pubblici. La tassa sul valor locativo, appli-cata solo a coloro che, non pagando tassa di famiglia, tengono nel Comune una casa o un ap-partamento, ha reso nel primo anno completo della sua applicazione L. 20,359.88 : la tassa

sulle vetture e sui domestici e quella sulle

vet-ture pubbliche dettero un reddito lievemente in-feriore a quello del 1905.

Il provento complessivo del dazio governativo

e comunale nel 1906 con L. 7,396,460. 02 rap-presenta il massimo di tutto il periodo 1866-1906 e supera di oltre L. 130,000 quello dell'anno prece-dente. Le spese di riscossione rappresentano il 17 per cento di questa cifra totale se vi si compren-dono le pensioni al personale in riposo, il 12,2 per oento se non si tiene conto delle pensioni stesse.

I dati relativi alla attività edilizia hanno acquistato negli ultimi tempi una importanza speciale per 1' agitazione destatasi in Firenze in seguito a parziali rincari di pigioni.

L'attività edilizia in questi ultimi tre anni è andata gradatamente aumentando: di fronte a 178 quartieri costrutti nel 1903 se ne ebbero 359 nel 1906.

Più numerosi che negli anni precedenti sono i quartieri nuovi di 4, 5 o 6 stanze : diminui-rono invece quelli di 3 stanze e i grandi appar-tamenti di 11 stanze e più: riguardo alla posi-zione si nota costante la prevalenza di alloggi al primo piano, ma abbondanti sono pure quelli a pianterreno e quelli comprendenti pianterreno e primo piano. Scarsi sono gli alloggi al terzo piano, rarissimi quelli al quarto. Oltre due terzi dei nuovi alloggi sono provvisti di acqua del-l'acquedotto comunale.

Seguono notizie sui Comuni limitrofi, che per brevità tralasciamo.

E va dato lode a chi cura la pubblicazione regolare e uniforme di quest' Annuario, il quale dà modo non solo di constatare il progresso del Comune di Firenze, ma di suggerire regola-menti e norme necessarie, e le opportune modi-ficazioni a quelle esistenti.

LE CASSE DI RISPARMIO IN ITALIA

( P i s a e L i v o r n o )

Eccoci a parlare di due importanti Cassa di risparmio, benché non principalissime, ma aventi ambedue una gloriosa storia: Pisa e Livorno: traggiamo i dati dalle notizie storiche sulle Casse di risparmio preparate nel 1906 alla Esposizione di Milano.

La Società che istituì la Cassa di risparmio di Pisa, autorizzata con sovrano rescritto 24 feb-braio 1831, componevasi di 128 cittadini (fra i nomi figurano 1' arcivescovo di Pisa, mons. Ra-nieri Albata, e il governatore, Alessandro Gali-lei), i quali sottoscrissero 130 azioni da 42 fio-rini, epperò in tutto una dotazione di fiorini to-scani 5460, pari a lire italiane 7644 ; i sottoscrit-tori donarono anche altri fiorini 546 (lire 764,40) per le prime spese.

La Cassa fu aperta al pubblico soltanto il 30 novembre 1834, e, al pari delle altre Casse del Granducato, fu dall' origine affiliata a quella Centrale di Firenze. Durò l'affiliazione per 22 anni, sinché, per ordinanza ministeriale 11 set-tembre 1856, la Cassa pisana venne dichiarata autonoma. Da allora, essa non ebbe dipendenza veruna da altri enti. Il Consiglio d' amministra-zione è nominato dai 100 soci che attualmente compongono la Società.

L'interesse attribuito in origine ai depositi fu del 4 °/0i disceso al 3.75 coi 1836 : tale durò

per 30 anni, sinché fu portato al 4.50 il 18 aprile 1866, e sino al 1° gennaio 1875. Dopo tal epoca discese sempre gradualmente, prima, col 1875 al 4.25, poi, nel 1879 al 4, col 1880 al 3.75 col 1881 al 3.50, col 1° luglio dello stesso 1881 al 3.25, ed infine col 1896 al tasso attuale del 3 °/0.

Quanto al numero dei libretti ed all'ammon-tare dei depositi, 1' aumento fu progressivo e co-stante, cosi che mentre il primo anno d'eserci-zio (1835) chiudeva con 1212 libretti per lire 104,955.82, 1' esercizio 1904 chiudeva avendo in circolazione 9152 libretti per lire 13,658,209.90: all'epoca stessa il patrimonio saliva a 1.2,316,803.28, cioè oltre un sesto dei depositi, compresi però in tal cifra un fondo pensioni di lire 21,313.74 ed un fondo beneficenza di lire 27,998.87.

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comu-nali e provinciali ; prestiti su pegno di oggetti d' oro, d' argento, masserizie e simili, come i co-muni Monti di Pietà ; anticipazioni contro depo-siti di merci ; acquisto di titoli a debito dello Stato , di Comuni e di Provincie. Con lo statuto del 1889, furono soppresse le anticipazioni con-tro depositi di merci, che di fatto non si erano mai eseguite ; fu autorizzato 1' acquisto di titoli garantiti dallo Stato oltre che di quelli emessi direttamente dallo Stato stesso, e di anticipazioni su detti titoli e su cartelle fondiarie. Infine l'ul-tima modificazione del 1904 aggiungeva i conti correnti ipotecari e le operazioni di credito agra-rio. L' impiego prevalente, come negli altri Isti-tuti primari, è quello in titoli (di Stato o garan-titi da esso) che assorbe cinque ottavi dell' atti-vità totale. I mutui chirografari (a Comuni) pre-sentano ancora qualche prevalenza sugli ipotecari. Nessuna somma fu mai impiegata in cambiali, nè in conti correnti attivi.

Sinora nessuna speciale azione fu spiegata in favore dell' agricoltura, e tanto meno dell' in-dustria : solo, quando nel 1900 fu istituita la Cattedra provinciale ambulante d' agricoltura, la Cassa concorse all' istituzione con un sussidio annuo di lire 1000, che nel 1905 fu elevato a

1500. La ultima modificazione statutaria, appro-vata col regio decreto 7 aprile 1904, ha intro-dotto fra le operazioni autorizzate quelle di cre-dito agrario, ma sino ad oggi nessuna ne fu iniziata.

Le erogazioni per beneficenza cominciarono nel 1854 e proseguirono, con qualche interru-zione, per mediocri somme, durante un venten-nio : dopo il 1874, presero maggiore sviluppo, e raggiungono a tutto il 31 dicembre 1904 lire 751,920, che, sommate col fondo disponibile per beneficenza a detta epoca di lire 27,998.87, dànno un totale di lire 779,918.87, così divise per epo-che e per destinazione :

1854-1859 1863-1870 1871-1880 1881-1890 1891-1900 1901-1904 Fondo disponibile Totale L. 2,200.— » 11,000.— » 173.464.— » 65,616.— » 229,208.— » 270,432.— L. 751,920.— » 27,998.87 L. 779,918.87

Alcune di queste erogazioni meritano per la loro importanza qualche cenno speciale: tali le lire 355,713 per 1' azienda prestiti sopra pegno, derivanti da che, venuto a cessare nel 1874 1' an-tichissimo Monte Pio di Pisa, la Cassa, non vo-lendo che mancasse tale benefica opera alla città, assunse per suo conto dal 1° gennaio 1875 l'im-presa dei prestiti sopra pegno ; purtroppo questa diede continui disavanzi (anche per 1' onere delle pensioni al personale), i quali gravarono sulle quote di utili per beneficenza nella elevata somma anzidetta; l'esercizio continua ad essere passivo e il disavanzo negli ultimi anni oscillò fra annue lire 15,200 e 17,600. Al Consorzio universitario, che ha per scopo di aumentare lustro e decoro all' insigne Ateneo pisano, la Cassa prese parte sin dall' inizio del Consorzio stesso (1889)

con-tribuendovi per l'egregia somma di quasi lire 130,000 da quando esso fu, nel 1893, eretto in in ente morale. La somma di lire 86,223, indi-cata come elargita alla Società del Teatro Nuovo equivale alla perdita intervenuta nel 1904 per transazione con la stessa di un mutuo ipotecario, alla qual transazione l'Istituto si acconciò con sacrificio per impedire che un' opera egregia di pubblica utilità andasse in vendita all' asta.

Per quanto riguarda la previdenza, si no-terà che fin dal 1890 l'assemblea generale ap-provò un regolamento per pensioni da assegnarsi ad operai d' ambo i sessi privi di mezzi, ai quali si concedevano dei libretti con obbligo di ver-sarvi 3 o 4 lire mensili, e con impegno della Cassa di servire, dopo 30 anni di ininterrotti versamenti, una pensione variante da lire 40 a 60 mensili, ottenuta con la capitalizzazione dei versamenti stessi e degli interessi al 4 °/0, e con

contributi dell' Istituto. A tal effetto, si stan-ziava una somma sugli utili, che nel 1894 giun-geva a lire 22,435, ma, non essendosi presentate domande di operai, si dispose di parte del fondo in altra guisa, così che nel 1902 era residuato a lire 12,800 circa. Allora, per conservargli una destinazione analoga a quella che ne suggerì l'istituzione, esso fu versato nel 1902 alla Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai nella esatta somma di 12,965 lire, che servirono per 1' iscrizione, col pagamento dei contributi arretrati, di 153 operai pisani. Inoltre, la Cassa prese parte per lire 3400 alla sottoscrizione del recente prestito a favore della Cassa nazionale di previdenza e della « Dante Alighieri ». Quanto alle pensioni per gli impie-gati, esse sono disciplinate sin dal 1886, ma il fondo destinatovi ascende sinora a piccola cifra (lire 28,000 circa) : il personale vi contribuisce con ritenuta in ragione del 3 °/0 sugli stipendi

superiori a lire 1800, e del 2 per quelli inferiori. La Cassa di risparmio pisana è dunque as-sorta ad alto grado di prosperità, e, come fu tra le filiali di Firenze la prima forse a staccarsi dalla Centrale per vivere di vita indipendente, così è anche quella che più presto è salita a così onorevole grado di importanza e di utilità locale.

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Cassa fiorentina: da allora l'incremento dell'Isti-tuto segui in maniera costante.

Attualmente, la Cassa di Livorno non ha dipendenze di sorta da alcun altro Ente ed il suo Consiglio d'amministrazione è nominato

dal-l'assemblea generale dei soci.

I libretti speciali di piccolo risparmio godono un interesse superiore dell'I per cento a quello assegnato ai libretti ordinari.

Le primitive disposizioni che regolarono al suo nascere la Cassa di Livorno prescrivevano che, settimanalmente almeno, i depositi fossero versati alla Cassa di Firenze, la quale accordava speciali condizioni agli Istituti affiliati. La Cassa di Livorno poteva fare direttamente prestiti sol-tanto alle pubbliche Amministrazioni e a Corpi morali di notoria solidità, ovvero sovvenzioni sopra crediti certi e sanzionati verso gli Enti stessi: gli impieghi in mutui a privati erano ri-gorosamente proibiti. Nel 1857 queste disposizioni vennero- modificate nel senso che gli impieghi del denaro, a misura degli incassi, fossero pro-posti al Consiglio dai consiglieri di turno, e, solo in difetto di pronta'occasione per utili rin-vestimenti, si inviassero alla- Cassa centrale le somme eccedenti i bisogni ordinari. Ma uno sta-tuto organico si ebbe soltanto in quello approvato il 28 maggio 1876, che si applicò all' Istituto divenuto autonomo e che per questa parte non fu modificato in seguito; esso permetteva i mu-tui ipotecari sopra immobili situati in Toscana ed a Provincie ed a Comuni del Regno, non su-perando il terzo delle disponibilità; i mutui a Corpi morali della Toscana ed a Provincie e Comuni del regno, non superando il quarto delle disponibilità; l'acquisto di titoli a debito dello Stato o garantiti da esso e di obbligazioni pro-vinciali e comunali ; i conti correnti col Comune di Livorno, con la Cassa di risparmio di Firenze e con le sedi di Livorno delle Banche Nazionale e Nazionale Toscana. Lo statuto del 1890 limitò i mutui ipotecari al 30 e i mutui a Provincie e Comuni al 15 per cento delle attività.

I.e sovvenzioni in prò dell' agricoltura non si presentavano naturali per l'Istituto, data l'e-stensione minima del territorio della Provincia, il quale può dirsi limitato alla città e all' Isola d'Elba, e data la vicinanza della Cassa di Pisa: quindi sono mancate le richieste in questo campo: soltanto nel 1904, costituitosi in Livorno un Co-mizio agrario, la Cassa non ha mancato di sov-venirlo. All'insegnamento tecnico ed industriale essa ha concorso sussidiando largamente la locale Scuola d'Arti e mestieri e quella industriale e femminile presso l'Istituto di Santa Giulia: in favore di queste due scuole furono elargite, du-rante gli ultimi 15 anni, lire 34.200, e i risultati dell'insegnamento sono molto soddisfacenti.

Le erogazioni per beneficenza cominciano dall'anno 1867: sospese poi per un lungo periodo, riprendono dal 1879 senza più interruzioni e giungono, compreso il 1904, alla cospicua somma di lire 909.401.90. A questa devesi aggiungere l'altra di lire 63,811.35, spese per acquistare e ridurre l'edificio intitolato « Asili Cassa di Ri-sparmio » del quale si concedeva 1' uso gratuito alla Società per gli Asili infantili di carità, ciò allo scopo di celebrare degnamente il

cinquante-simo anniversario della fondazione dell' Istituto: nel formare il quadro seguente la somma in pa-rola è stata assegnata all'anno 1889 ed in tal modo l'erogazione totale ammonta a lire 973,213.25, cosi distribuite: dal 1867 al 1870 L. 600.— » 1871 al 1880 » 6.0IÌ9.98 » 1881 al 1890 » 185,637.18 » 1891 al 1900 » 559,070.54 » 1901 » 2*21,835.65 L. 973,213.25

La Cassa di risparmio di Livorno visse

senza infamia e senza lodo: essa si serbò fedele al primo e circoscritto programma dei suoi fon-datori, ma non fu piccola nè vana. L'Istituto, senza cedere a desiderio di innovazioni, limitò la sua azione agli interessi locali proponendosi anzitutto di fornire ai depositi una sicurezza as-soluta ed illimitata, e poi di aiutare il Comune nelle trasformazioni rese necessarie dai bisogni cittadini e di afforzare, sovvenendo i locali Isti-tuti, le fonti della beneficenza pubblica.

R l Y I 5 T f l B l B L I O Q M F I C d

A m e d e o Pistoiese. - Alcoolismo e delinquenza. — Torino, Unione tip. ed. Torinese 1907, pag. 285. (L. 5).

E' noto che molti scrittori e tra questi prin-cipalmente i seguaci della scuola di antropologia criminale, hanno attribuito l'aumento della delin-quenza al diffondersi ed intensificarsi dell'alcoo-lismo ed hanno manifestato in più occasioni il loro appoggio a tutte le misure tendenti a limi-tare il consumo dell'alcool come bevanda.

Alcuni studiosi però e tra essi l'on. N. Co-lajanni, il quale ha dettata una chiara e bril-lante prolusione al lavoro del sig. Pistoiesi, hanno cercato di dimostrare col mezzo di dati statistici come la deduzione della scuola antro-pologica criminale fosse errata, e come il movi-mento dell'alcoolismo e quello della delinquenza fossero tutt'altro che sincroni nei diversi luoghi.

11 sig. Pistoiese in questo pregevole suo la-voro tratta l'argomento con numerosi dati di fatto e dimostra l'errore o la esagerazione di co-loro che attribuirono all'alcoolismo effetti sociali che assolutamente non sarebbero provati dai fatti. Naturalmente nè l'on. Colajanni nè il Pi-stoiese intendono con queste loro investigazioni di incoraggiare l'alcoolismo che anzi condannano in quanto sia abuso, ma soltanto mirano a pro-vare non essere esatto imputare all'alcoolismo una influenza decisiva nella delinquenza.

Sbarazzato il terreno da questa pregiudi-ziale questione, l'Autore esamina l'alcoolismo nelle sue cause e nei suoi rimedi con grande erudizione e con analisi delle diverse teorie esposte in proposito da vari scrittori.

(9)

libro veramante, esauriente non solo perchè vi è esaminato il tema sotto i vari suoi aspetti, ma anche perchè la discussione delle varie questioni vi è fatta con piena conoscenza della materia e con alto spirito scientifico.

Neera. - Les idées d'une femme pour le

femini-sme. — Paris, V. Giard et E. Brière, 1908 pag. 123 (2 fr.).

Il noto e simpatico libro di Neera è stato tradotto in francese dalla signorina H. Doiiesnel e pubblicato dalla solerte Casa Editrice V. Giard et E. Brière con una interessante prefazione del sig. Th. Joran.

Non è il caso di presentare ai nostri let-tori un libro italiano che già conoscono e che ora si pubblica tradotto molto bene in francese ; Neera è contraria al femminismo nel senso di un movimento ad eguagliare la donna all'uomo nelle funzioni sociali e noi, che più volte abbiamo avuto occasione di schierarci contro questo movi-mento, non possiamo che compiacersi vedendo tra-dotto per i francesi questo lavoro coraggioso e delicato.

Una brillante e concettosa prefazione del Joran accresce interesse a questo volumetto. Ing. A . Lecomte - Le Associations Agricoles

professionelles et Mutuelles. — Paris, L. La-veur, 1907, p. 297 (2 fr.).

Per quelle stesse ragioni per le quali si re-puta sempre che, nelle perturbazioni sociali, l'in-tervento delle moltitudini rurali abbia ad essere formidabile, si deve anche ritenere che l'inter-vento di quelle stesse moltitudini, se rivolto allo sviluppo di sane istituzioni economiche, abbia ad essere garanzia di sicuro successo. Ancora non si sono trovati i mezzi tecnici per superare le difficoltà intrinseche che si presentano alla orga-nizzazione economica delle popolazioni delle cam-pagne, ma qualche cosa qua e là si è fatto ed i risultati incoraggiano a proseguire nell' opera feconda.

L'ing. Lecomte, nel libro che presentiamo ai lettori, trattando dell'argomento riassume in forma chiara ed ordinata tutto ciò che sino ad ora è stato fatto per organizzare con sindacati professionali e con associazioni mutue l'economia rurale.

L'Autore sopratutto mira a dimostrare 1' uti-lità attuale e più ancora quella avvenire, quando i sindacati di produzione, di vendita, di difesa e le organizzazioni del credito agricolo saranno più sviluppati.

Interessante 1' ultima parte che riguarda le società mutue di assicurazioni che sono suscet-tibili di una larga e vantaggiosa estensione.

Precede il lavoro una breve prefazione del

dott. H. Ricard. J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Ecco il riassunto delle operazioni delle

Casse di risparmio postali italiane a tutto

il mese di dicembre 1907:

Credito dei depositanti alla fine del

mese precedente Lire 1,352,041,786.75 Depositi del mese di ottobre » 84,212,599.62

Lire 1,436,254,386.37 Rimborsi del mese stesso e somme

cadute in prescrizione » 51,154,710.27 Lire 1,385,099,67(110 Credito per depositi giudiziali » 17,527,8-11.77 Credito compless. dei depositanti su

4,909,223 libretti in corso Lire 1,402,627,517.87

— Il Consiglio nazionale della

Confede-razione generale del lavoro tra i suoi

la-vori approvò il regolamento che definisce i poteri e le attribuzioni dei tre ordini della confedera-zione: il Consiglio nazionale, composto di trenta membri, il consiglio direttivo composto di nove e il comitato esecutivo dei tre membri resid \ti in Torino, più il segretario generale. Su relaz . e Chiametti, si discusse intorno alla cassa ceni;: 'e prò scioperi che, senza sostituirsi alle casse d > e singole federazioni di mestieri ne integri la . ..i-caoia nei casi di grande conflitto tra capita - e lavoro. L'assemblea ha dato mandato al comitato esecutivo di invitare al convegno da convocarsi in Roma per la seconda quindicina di marzo le seguenti organizzazioni : la Confederazione gene-rale del lavoro, i partiti socialista, repubblicano e radicale, la federazione nazionale delle coopera-tive, l'estrema sinistra parlamentare, le camore del lavoro, e le federazioni nazionali aderenti : le rappresentanze dei comuni amministrati dai partiti popolari, la stampa quotidiana socialista, repubblicana e radicale, 1' associazione nazionale del Libero Pensiero, ecc.

Fu deciso di fissare la convocazione del con-gresso nazionale delle organizzazioni aderenti alla confederazione entro l'ottobre dell'anno corrente e di proporre alle sezioni di scegliere come sede del congresso Livorno o Modena. Su proposta degli on. Cabrini, Pietro Chiesa e Rigola e dei consiglieri Ricciardi, Calda e Pompeo Ciotti si decise di iscrivere all' ordine del giorno del con-gresso le seguenti questioni : 1. legislazione so-ciale (assicurazione obbligatoria per le malattie e la vecchiaia) ; 2. rapporti fra Camera del la-voro e federazioni di mestieri ; 3. organizzazioni operaie e partiti politici ; 4. cooperative e legho; 5. organizzazioni e organizzati.

— Un « White paper » pubblicato dal Board

of Trade pubblica interessanti notizie sull'esten-dersi continuo del movimento tramviario nel

Regno Unito. Mentre nel 1878 non esistevano

che 269 miglia di tramvie a cavalli, ora se ne hanno 2394 a trazione elettrica. Il capitale in-vestito in tali imprese nel 1878 era soltanto di 4,207,350 sterline, mentre al 1° gennaio 19U8 ammontava a sterline 64,092,091.

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ster-line, mentre le Compagnie private ne posseg-gono 823 miglia con un capitale di sterline 22,356,644,

I municipi proprietari di linee ne hanno complessivamente detratto dai profitti sterline 963,134 per ammortizzare dei debiti contratti per l'acquisto, costruzione e trasformazione delle tramvie medesime, hanno passato sterline 691,644 al fondo di riserva e di manutenzione e versate, come è stato detto, sterline 287,451 nelle Casse municipali.

Le città che hanno ricevuto maggiori utili dalle proprie tramvie sono Manchester, Ledds e Liverpool che hanno realizzato un utile rispet-tivamente di 59 mila, 50 mila e 27,586 ster-line.

— Ecco una interessante tabella del

mo-vimento postale in Europa nel 1906 :

Corrispondenze impostate, in arrivo ed in transito. Numero

del personale

postale Lettere Cartoline Germania Belgio Bulgaria Danimarca Francia Grecia G. Bretagna Italia Creta Lussemburgo Montenegro Olanda Norvegia Austria Ungheria Bosnia-Erzeg. Portogallo Rumania Russia Svezia Svizzera Serbia Spagna Turchia 296,738 (1) 8,660 3,790 x 7,770 93,759 x 2,442 X 195,432 X 41,872 174 644 X 28 9,946 x 4.643 62,984 x 28,957 x 595 7,067 X 7,459 X 56,865 x 10,386 14,627 1,133 X 5,593 2,602 X (migliaia) 5,920,758 767,011 48,612 284,101 3,460,229 30,270 4,797,228 1,040,433 1,620 31,796 130 574,129 148,077 1,753,172 719,033 25,313 95,826 221,952 1,481,008 371,227 599,515 32,333 428,656 35,958 (migliaia) 1,558,949 100,028 13,030 20,541 74,228 1,767 800,300 96,364 211 6,792 13 88,106 12,400 469,933 142,941 4.951 15,742 21,545 194,785 44,192 112,398 3.952 19,355 3,491 Stampe, giornali (migliaia) 3,329,316 437,255 18,227 133.142 1,910,714 13,041 1,077.000 587Ì813 582 13,325 58 284,887 79,499 397,048 228,214 6,643 40,100 154,685 542.798 188,712 251,567 11,127 209,655 6,514

Questo per la corrispondenza ordinaria: vi è inoltre il movimento dei vaglia, degli assegni, dei pacchi postali e delle assicurate che ingrossa notevolmente le cifre precedenti.

Tenuto conto della intensità del movimento postale in rapporto agli abitanti, viene prima la Svizzera con 153,8, fra lettere, cartoline, stampe, pacchi, assicurate ecc. per ogni abi-, tante.

Segue la Germania con 121,4 ; poi, in or-dine decrescente, la Danimarca con 101,3, il Bel-gio con 97,0, il Lussemburgo con 89,4, la Fran-cia con 81.4, l'Olanda con 77,5, la Svezia con 63,8, la Norvegia con 57,5, l'Austria con 56,8, la Rumania con 35,1, l'Ungheria con 32,7, l'Ita-lia con 29,1, la Spagna con 21,3; vengono ul-time il Portogallo con 16,9, la Bulgaria con 10,4, la Bosnia-Erzegovina con 9,3, la Turchia con 1,1 ed il Montenegro con 0,7.

Dal punto di vista dei risultati finanziari viene prima la Gran Bretagna che fra entrate

(1) 8ono compresi in questa cifra i mastri di posta, postiglioni, tutto il personale telegrafico e telefonico degli uffici esistenti nei protettorati ed all'estero.

X Compreso anche il personale dei telegrafi.

e spese presenta un avanzo di L. 132,162,685, poi la Russia con L. 113,235,515, la Germania con L. 94,266,910, la Francia con 48,262,276 ecc. ; l'Italia presenta un avanzo complessivo di 11,529.496 fra poste, telegrafo e telefono, risul-tante dalla differenza fra 108,324,709 di entrate e 96,795,213 di spese.

Il servizio della posta è passivo in Creta, Montenegro e Serbia.

Il commepcio inglese. — Ecco quale fu

il valore del commercio inglese in cifre tonde nel gennaio 1908 :

Importazioni Bestiame, sostanze

ali-mentari e tabacchi Materie greggie Oggetti manifatturati Generi diversi e

pac-chi postali 19j8 1907 sterline 19,900,000 19,700,000 25.000,000 26,900,000 11,300,000 13,700,000 200,000 200,000 Totale Lire st. 56,400,000 60,500,000 Esportazioni

Bestiame, sostanze ali-mentari e tabacchi Materie greggie Oggetti manifatturati Generi diversi e

pac-chi postali

Totale Lire st. 34,400,000 35,000,000 Commercio di transito 6,599,209 8,793,270

Ed ecco le differenze sul 1908.

1908 1907 sterline 1,500,000 1,500,000 4,200,000 3,900,000 28,200,000 29,100,000 500,000 500,000 Importazioni Bestiame, sostanze

ali-mentari e tabacchi Materie greggie Oggetti manifatturati Generi diversi e

pac-chi postali + 200,000 — 1,900,000 — 2,400,000 Totale Lire st. Esportazioni — 4,100,000 300,000 900,000 600,000 2,191,067 Bestiame, sostanze

ali-mentari e tabacchi Materie greggie Oggetti manifatturati Generi diversi e

pac-chi postali

Totale Lire st. Commercio di transito

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di-minuzione è imputabile alla bassezza dei prezzi perchè specialmente per il piombo, le quantità esportate furono più grandi. Il cotone ha aumen-tato di 440,000 sterline.

Nell'importazione, i materiali industriali grezzi hanno 1,893,000 sterline di diminuzione, i pro-dotti manifatturati di 2,400,000: anche qui de-vesi tener conto della bassezza dei prezzi. Cosi si è importato 2,419 tonn. di rame più dell'anno scorso.

Il gruppo dei prodotti alimentari, bevande e tabacco sono aumentate di 208,000sterline, mentre che il tabacco è diminuito di 668,000 sterline.

Il commercio giapponese. — Nel 1907

le importazioni in Giappone furono di 1,277,100 mila franchi contro 1,181,020,000 dell'anno pas-sato, un aumento, cioè, di 196,086,000. Le esporta-zioni furono di 1,111,980 contro 1,093,920,000 dell'anno precedente cioè un aumento di fran-chi 18,060,000.

Il commercio totale giunse al valore di 2.389,080,000 in luogo di 2,174,940,000, cioè un aumento di 214,140,000 franchi.

Nel commercio particolare segnaliamo alla importazione : materie prime 479,880 mila fr. articoli semi-manifatturati 237,360,000 fracchi, macchine, locomotive, petrolio 245,100,000 fr., articoli interamente manifatturati 23,220 mila franchi; prodotti alimentari 203,820,000 franchi, prodotti diversi 95,720,000 franchi.

Nella esportazione furono notevoli franchi 887,520,000 di articoli manifatturati o seraimani-fatturati.

Il commercio dell'Austria Ungheria.

-La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato le cifre com-plessive del commercio austro-ungarico nel 1907.

L'esportazione ammontò a 2330 milioni di corone e l'importazione a 2344 milioni.

Presto saranno note le cifre dettagliate.

Il commercio francese. — Ecco in cifre

tonde il valore del commercio francese nel gen-naio 1908:

Importazioni

1938 1937 (Lire)

Sostanze alimentari 71,426,000 79,564,000 Materie necessarie

all'in-dustria 345,423,000 292,448,(XX) Oggetti manifatturati 81,740,000 69,254,000 Totale lire 798,582,090 441,266,000 Esportazioni 1908 1907 (Lire) Sostanze alimentari 36,523,000 88,552,000 Materie necessarie all'in

dustria 97,740,000 112,912,000 Oggetti manifatturati 152,852,000 186,2a5,000 Pacchi postali 31,084,000 31,488,000

Totale lire 318,185,000 369,937,000

Ed ecco le differenze del 1908 dalle quali risulta una forte, e sopratutto persistente e ge-nerale diminuzione nelle esportazioni della Francia:

Importazioni

Sostanze alimentari — 8,138,000 Materie necessarie

all'in-•dustria + 52,975,000 Oggetti manifatturati + 12,486,000 Totale lire +- 57,323,000 — 2,029,000 — 15,172,000 — 34,127,000 — 424,000 Esportazioni Sostanze alimentari Materie necessarie

all'in-dustria

Oggetti manifatturati Pacchi postali

Totale lire — 51,752,000

II commercio degli Stati Uniti.

Du-rante l'anno scorso le importazioni agli Stati Uniti furono di 1,123,326,680 dollari e le espor-tazioni a 1,923,498,434 in aumento rispettiva-mente di dollari 102,825,108 e 125,255,000 in confronto al 1906.

Lo sviluppo di tale commercio è tanto più rimarchevole, se si tiene presente il cambiamento che si produsse nei mesi di ottobre, novembre e dicembre in seguito alla crisi economica. Ante-riormente ad ottobre tutti i mesi presentarono aumenti d'importazione in confronto del 1906; in dicembre invece le cifre dell'esportazione non sorpassarono i 92,288,771 dollari, restando così in diminuzione di 42 milioni in rapporto al pe-riodo corrispondente del 1906.

I movimenti di oro in novembre e dicembre, riflessero le condizioni anormali che prevalevano in quel momento. Le importazioni pei detti mesi si fissano in dollari 63,574,871 e 44,448,509 ri-spettivamente, ma il movimento totale delle en-trate di oro nell'annata non fu cosi considerevole come nel 1906, essendo stati di dollari 143,398,066 invece di 155,579,381.

L'eccedenza delle importazioni del metallo aureo sulle esportazioni non fu nel 1907 che di dollari 88,182,385 contro 108,870,222 nel 1906.

II commercio della Russia. — Ecco i

dati del commercio della Russia con l'estero du-rante i primi nove mesi del 1907.

Esportazioni:

Prodotti dell'alimentazione 41.3 milioni di rubli; prodotti grezzi 289 milioni di rubli, pro-dotti animali 17 milioni di rubli; oggetti manu-fatti 20 milioni di rubli.

Totale esportazioni 739 milioni di rubli.

Importazioni :

Alimentazioni 82 milioni di rubli ; prodotti bruti 270 milioni di rubli ; oggetti manifattu-rati 150. milioni di rubli

Totale 502 milioni di rubli.

Le esportazioni sono in diminuzione di 4 milioni di rubli sul 1906 medesimo periodo; le importazioni hanno aumentato di 57 milioni, di rubli.

LE CONDIZIONI DEL LAVORO NEI PAESI D'EUROPA

A l Commissariato dell'emigrazione sono state for-nite alcune notizie sulle condizioni del mercato del lavoro in alcuni paesi d'Europa, verso i quali, dal marzo in poi suole annualmente dirigersi parte della nostra emigrazione. Il Commissariato stesso si dà cura di riassumere tali notizie e le comunica alle autorità e ai patronati locali perché siano portati a conoscenza degli emigranti, che debbono essere avvertiti nel loro interesse dei pericoli a cui si esporrebbero emigrando in paesi nei quali non vi è ricerca di mano d'opera.

Quanto alla Germania il Commissari ato ha inviato ai prefetti, sottoprefetti e sindaci del regno, ai comi-tati mandamentali e comunali per l'emigrazione le seguenti notizie :

(12)

aumenta in Germania il numero degli operai disoccu-pali e da più parti sono quindi invocate misure re-pressive della immigrazione della mano d'opera estera. Si prevede che nella prossima primavera vi sarà in Germania una limitazione non lieve di tutti quei la-vori nei quali vengono di preferenza occupati gli ope-rai italiani.

Nella Vestfalia e nelle provincie Renane le ferriere, lo acciaierie, gli opifici, hanno ridotto di molto la loro produzione avendo le imprese adottato il sistema di non surrogare gli operai che per causa qualsiasi ab-bandonino il lavoro; come pure il sindacato dei pro-duttori di mattoni ha deciso di ridurre nell'anno in corso la produzione dei mattoni del 60 per cento. Nelle stosse Provincie e nella Lorena si prevede anche un sensibile disagio nelle imprese edilizie ed affini, (come le fabbriche di calce) nelle quali trovavano di solito occupazione numerosi nostri emigranti. La difficoltà della situazione è aggravata dal fatto che già si ri-versano nella Prussia Renana e nella Vestfalia operai di altre nazionalità, i quali, a causa della crisi finan-ziaria nord-Americani quest'anno non si recano negli Stati Uniti.

L'ispezione sulla applicazione delia legge

sugli infortuni del lavoro

L'Ispettorato generale del credito della previdenza ha pubblicati interessantissimi resultati delle ispe-zioni eseguite nell'anno dal maggio 1906 al 30 giugno 1907, dal personale tecnico dell'Associazione degli in-dustriali d'Italia per prevenire gli infortuni del lavoro con sede in Milano, circa l'applicazione della legge sugli infortuni in forma di relazione del Direttore dell' Associazione al Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio. In essa relazione si dice che le 786 ispe-zioni eseguite per ordine del Ministero si riferiscono a stabilimenti esistenti nelle provincie di Arezzo, Bolo-gna, Caltanissetta, Catania, Firenze, Forlì, Girgenti, Grosseto, Livorno, Lucca, Messina, Modena, Palermo, Parma, Piacenza, Pisa, Ravenna, Reggio Emilia, Siena u Trapani (Vedasi tabella unita).

Le altre 39d3 ispezioni eseguite per obbligo statu-tario della Associazione riguardano stabilimenti disse-minati nelle varie provincie del Regno ed occupanti n. 471,489 operai, cioè più della metà del totale degli operai manifatturieri, soggetti alla legge degli infor-tuni.

Il disbrigo delle ispezioni fatte per diretto incarico di codesto Ministero richiese 1030 sopraluoghi perchè moltissime volte l'Ispettore dovette ripetere la visita per poter prendere visione dei documenti comprovanti le assicurazioni all'industriale.

Assicurazione degli operai. — L' assicurazione degli operai è la parte della legge sugh infortuni del lavoro che si trova osservata dalla grandissima maggioranza degli industriali. Difatti, astrazione fatta delle Ditte inscritte presso l'Associazione, che necessariamente devono aver provveduto ad assicurare i loro operai, anche fra le 786 Ditte, visitate unicamente in dipen-denza dell'incarico avuto, se ne trovarono soltanto 53 scoperte d'assicurazione. A queste si potrebbero aggiun-gere poche altre contravvenzioni che si sarebbero po-tute elevare contro industriali, che, utilizzando mo-tori inanimati ed avendo meno di 5 operai, non avevano provveduto ad assicurare neppure quello addetto alla macchina; ma erano Ditte minuscole che evidente-mente avevano trascurato l'obbligo in buona fede credendo fosse ancora in vigore la disposizione della primitiva legge. Buona fede comprovata dalla solleci tudine colla quale provvidero a mettersi in regola.

A questo proposito però è da fare una considera-zione. La disposizione che, nel caso di officine aventi motori inanimati e che occupano meno di cinque operai limita l'obbligo dell' assicurazione soltanto a quello addetto alla macchina, ci pare nofa bene rispondente allo spirito della legge. Difatti, anche prescindendo dalla circostanza che in queste piccole officine è diffi-cile precisare quale degli operai sia addetto alla mac-china, perchè (in generale) tutti se ne servono pro-miscuamente, sta sempre il fatto che, in caso di un accidente di macchina, tutti gli operai della piccola officina (costituita quasi sempre da Un unico ambiente) si. trovano egualmente esposti a possibilità di pericolo.

Tale concessione di favore non la troviamo neppure opportuna per gli opifici annessi ad istituti di pub-blica beneficienza, ospedali, ec.

Nelle lavanderie per . esempio (che si trovano spesso in tali istituti) sono abbastanza numerose le persone occupate ma scarsissime quelle espressamente destinate al servizio delle macchine e che conseguentemente sono protette dalla assicurazione obbligatoria. Ora, in caso di una improvvisa fuga di vapore o dello scoppio (pur troppo non raro) di un idroestrattore a forza centri-fuga, tutti gli operai che si trovano nel locale possono essere gravemente feriti. Inoltre, quando in uno stesso locale si trovano a lavorare parecchi operai non si può mai avere la certezza che ciascuno attenda esclusiva-mente al lavoro che là Direzione gli ha assegnato. E' facile che un operaio addetto alla macchina richieda per un momento l'aiuto di un'altro addetto ad occu-pazione manuale, è pure facile (per quella attrazione che le macchine esercitano) che qualche operaio si az-zardi a sperimentarsi nel servizio di una macchina momentaneamente abbandonata dall'operaio che l ' h a in consegna od ad eseguire qualche operazione attorno ad organi in moto. Sono imprudenze che difficilmente si ponno evitare anche colla più diligente sorveglianza quindi non si vede ragione per la quale si abbiano a lasciare scoperti di assicurazione operai che lavorano in simili condizioni. Anche per semplice criterio di previdenza sarebbe quindi, da consigliare all'Istituto, di non valersi della facoltà che il Regolamento gli concede,

Tenuta libri di matricola, libri di paga e libretti per-sonali. — Se si sono constatate poche infrazioni riguar-danti l'obbligo dell'Assicurazione se ne ebbero a con-statare numerossiine riguardo alla tenuta dei libri contabili prescritti dalla legge. E' indubitato che ai piccoli industriali riesce difficile tenere le scrittura-zioni regolamentari : anche i ben intenzionati non hanno la coltura sufficiente per poterlo fare a dovere. In molti luoghi si è constatato che gli industriali hanno fatto accordo con qualche scritturale contabile il quale provvede a periodi a riempire i registri, quindi assai raramente si trovano a giornata e pel modo col quale sono tenuti affidano poco delia loro esattezza. Anche in stabilimenti importanti il libro di paga regolamen-tare è spesso compilato prendendo i dati da altri libri in uso nell' azienda e meglio adatti ai loro metodi di lavoro; lavoro di compilazione che può assai facilmente coprire delle irregolarità. Non pochi sono quelli che tengono il libro di paga senza fare la somma ad ogni periodo di paga e il libro allora si presta a completare le iscrizioni quando venga colpito d'infortunio un operaio non regolarmente inscritto.

La categoria di operai apprendisti (che la legge e il regolamento hanno creato ma che da noi non esiste affatto, giacché anche i fanciulli percepiscono una propria e vera paga proporzionata al lavoro che com-piono, stabilita senza alcun riguardo alla opportunità che hanno di apprendere un mestiere) ha creato un'al-tra complicazione contabile che dà spesso motivo a eccessive esigenze da parte dell'Istituto assicuratore il quale finisce a far sopportare all'industriale una spesa molto superiore all'aggravamento di rischio che l'Isti-tuto corre per operai aventi paghe inferiori a L. 1.67. Si potrebbero evitare queste complicazioni contabili e correggere le ingiuste e derisorie indennità che potrebbero toccare a giovani operai colpiti da inva-lidità parziale permanente stabilendo per le diverse invalidità o per operai inferiori ai 25 anni dei risar-cimenti a limite fisso, meglio rispondenti al danno su bìto e quindi molto superiori a quelli stabiliti dalla legge vigente.

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