115 CONCLUSIONI
La recente riforma della legge fallimentare, intervenuta dopo diversi vani tentativi, colma una lacuna da tempo avvertita nel panorama giuridico italiano, e perciò è stata salutata con favore dagli operatori del diritto, sebbene non siano mancate critiche per le soluzioni proposte e le modalità tecniche con cui la nuova disciplina è stata introdotta. Infatti, le soluzioni proposte non sono state ritenute idonee allo scopo, né idonee a garantire un mercato funzionale e la tutela effettiva dei soggetti coinvolti.
In conclusione, è possibile affermare che le innovazioni normative contenute nella riforma appaiono finalizzate al raggiungimento di obbiettivi meritevoli, anche perché tendono a consolidare le soluzioni cui è giunto, nel corso degli anni, il dibattito dottrinario e giurisprudenziale. Tuttavia, a causa delle evidenti imperfezioni tecniche del testo legislativo, la riforma sembra aver risolto solo in parte i contrasti giurisprudenziali sorti in relazione alla figura del piccolo imprenditore (e ciò esclusivamente con riferimento all’eliminazione del divieto di ricondurre a tale categoria le società diverse da quelle artigiane). Ove non intervenga un opportuna riformulazione chiarificatrice delle disposizioni analizzate, le stesse saranno, presumibilmente, fonte di un diffuso contenzioso innanzi alle Corti fallimentari, sulle quali graverà il compito di rendere “ diritto vivente” il nuovo impianto legislativo, colmando le lacune che si avuto modo di evidenziare nel corso della presente indagine.
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