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Camillo Marino, critico cinematografico e fondatore di “Cinema Sud” questo

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

L’esperienza di “Cinema Sud” è sicuramente una delle più vivide nel panorama non solo del cinema del Mezzogiorno, ma anche più in generale, della battaglia intellettuale e dell’impegno di quanti si sono schierati fin dal 1958, anno in cui nasce la rivista, per dare voce a una terra che sente forte l’urgenza di avere riconoscimento in campo culturale unitamente al vivace senso di rivalsa sociale che la contraddistingue.

Questi sentimenti convogliano e prendono forma sulle pagine della suddetta rivista, che diventa vero e proprio “luogo di battaglia” e terreno fertile per gli intellettuali meridionalisti nel dare legittimità alla schiera di cineasti e intellettuali impegnati sul fronte del Mezzogiorno. Da subito il Neorealismo appare la chiave di volta e la modalità espressiva per eccellenza in cui l’”arte militante” trova la giusta dimensione.

Camillo Marino, critico cinematografico e fondatore di “Cinema Sud” questo

lo sa bene e fa dell’estetica neorealista la linea di pensiero e il taglio

editoriale della rivista. Egli sostiene il valore politico e sociale del cinema che

non costituisce solo un mezzo d’evasione, bensì dev’essere soprattutto

mezzo di denuncia delle problematiche del sistema vigente e in questo senso

vede il cinema politico come figlio naturale del Neorealismo. Arte e politica

devono dunque viaggiare a braccetto in nome di una dialettica edificante che

dia voce alle minoranze contro le deviazioni del potere dominante, in nome

della ribellione alla violenza e alla sopraffazione sia sul piano sociale che

culturale. L’entusiasmo di Marino sprona a rendere protagonisti e partecipi

del processo di sviluppo quei registi che hanno indagato coraggiosamente le

problematiche sociali più spinose in nome della verità, della libertà e

dell’educazione civile sulla traccia dei grandi maestri del Neorealismo.

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Si fa alta la bandiera dell’”arte militante”, che deve unire intellettuali e lavoratori, che obblighi gli artisti di avanguardia a costruire opere cinematografiche con la consapevolezza di scrivere nuove pagine di storia.

Arte e società devono incontrarsi: si deve dunque parlare al cuore della gente, perché si risvegli la coscienza collettiva e la partecipazione emotiva degli spettatori muova essi stessi a scardinare le situazioni e le sofferenze che li affannano quotidianamente. Marino è fortemente convinto che occorra non essere testimoni passivi dei fatti, bensì di debba colpire i lettori a un esame di autocoscienza civile e risvegliarli dalle paure e dall’omertà del sentire comune a cui sono relegati. “Quando la storia si fa più fantastica di descrizione e meno rispettosa della realtà temporale, allora per l’artista c’è pericolo che non faccia storia né arte”.

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Il primo numero di “Cinema Sud” esce nel gennaio del 1958 col sottotitolo

“Rivista di cultura cinematografica”. Accanto a Camillo Marino nomi come Ruggero Guarino, condirettore, Giuseppe De Santis, Filippi De Iorio, Achille Fabrizio e Italo Freda. La rivista annuncia da subito l’intenzione di portare avanti la critica neorealista marxista che serpeggiava in questo gruppo di intellettuali irpini. Marino parla di una vera a propria scuola neorealistica di Avellino che dalla fine degli anni ’50 cerca di promuovere le basi di un’estetica neorealista dichiarando guerra al formalismo. Il gruppo di

“Cinema Sud” rifiuta il cinema di genere e di fa difensore di un cinema costruito sulle basi della verità storica in contrasto con le classi dominanti.

Vita e progresso vanno di pari passo in un continuo divenire realizzando, attraverso le pagine di questa rivista, un’operazione straordinaria, fantastica prima e realistica poi. Contro l’immobilità culturale Marino e i suoi

1. C. Marino, Contro la finzione spettacolare, “Quaderno di Cinema Sud: estetica degli emarginati”, 1984, cit.

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collaboratori vogliono proporre un cinema impegnato nel mondo e con fervore, guardano a tutto ciò che è arte, intesa non come fatto statico e meramente contemplativo, bensì come elemento dinamico e parte attiva del dibattito culturale.

“Cinema Sud” è un progetto ambizioso e mostra i tratti di una rivista di ampio respiro, non si limita a trattare del cinema del Meridione, ma viene arricchita da rubriche sul cinema straniero o d’essai, da saggi critici sulla letteratura e sull’arte.

Nell’anno 1959, sempre dal genio e dall’attivismo di Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio, nasce il Festival “Laceno d’Oro” con il quale i due intellettuali intendono allargare ulteriormente gli orizzonti della rivista e portare direttamente in Irpinia, nel meraviglioso altopiano del comune di Bagnoli, meglio noto come “la gemma dell’Irpinia”, una manifestazione di respiro nazionale. Progetto ambizioso, intorno a cui non è mancato lo scetticismo, il “Laceno d’Oro” si avvale del battesimo artistico di Pierpaolo Pasolini ad avvalorare ulteriormente il desiderio di travalicare la dimensione meramente folkloristica e provinciale e avere riconoscimento e credibilità a largo raggio.

L’impegno degli intellettuali irpini dunque si batte su diversi fronti grazie alla caparbietà di un Camillo Marino che non si è mai risparmiato per far sì che i progetti “Cinema Sud” e “Laceno d’Oro” potessero sopravvivere e camminare di pari passo, grazie soprattutto al sostegno di grandi autori quali Lizzani e Zavattini che hanno creduto nel pensiero di Marino e nella battaglia di

“Cinema Sud”. Lo stesso Zavattini ha diretto al posto di Camillo Marino Ia

rassegna del “ Laceno d’Oro” e in merito ad esso così scrive: “ Il Festival del

cinema neorealistico di Avellino è un esempio di quanto voglia e sappia

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produrre una onestà intellettuale intesa come bene supremo degli uomini migliori e di buona volontà. È una notevole e sincera operazione culturale che onora innanzitutto il Mezzogiorno”.

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La solida collaborazione fra Zavattini e “Cinema Sud” è uno dei pilastri su cui regge l’impianto realista della rivista.

Nel 1962 la pubblicazione di “Cinema Sud” si arresta per problemi economici, ma Camillo Marino non si scoraggia e continua il suo lavoro di giornalista e critico sulla scia tracciata dalla rivista e l’anno successivo fonderà la rivista “Il Don Chisciotte”. Nel 1964 con il numero 29 “Cinema Sud” torna in tipografia ed annuncia la sua rinascita con l’editoriale dal titolo “Eccoci di ritorno”. Sarà un viaggio lungo 40 anni, fatto di difficoltà e di percorsi talvolta impervi che han messo a dura prova la vita della rivista, ma che non hanno impedito a Marino e ai suoi collaboratori di resistere e di perseverare nel loro lavoro e nella loro passione fino al 1998, anno in cui la rivista vede i suoi orizzonti.

Tra le firme più illustri dei 121 numeri della rivista ricordiamo nell’arco di quarant’anni di pubblicazioni i nomi dei veneti Orio Caldiron, oggi ordinario di storia del cinema all’Università “La Sapienza” di Roma, Giorgio Tinazzi e Gianni Mengarelli (entrambi docenti all’Università di Venezia), il torinese Enrico Giacovelli, storico del cinema tra i più affermati delle nuove generazioni, i napoletani Armando Borrelli, Vincenzo Maria Siniscalchi, Sergio Lori, redattore del Tg Campania e ancora il siciliano Nino Cacìa, Gualtiero De Santis, critico cinematografico e docente di Letterature Comparate e di Metodologia ed Analisi dello spettacolo presso L’Università di Urbino “Carlo Bo”, Vittorio Martinelli, uno dei massimi studiosi del cinema muto, Gregorio Napoli, critico cinematografico de “Il Giornale di Sicilia”,

2. da “Il saluto di Cesare Zavattini alla città di Avellino e alla gente irpina” in occasione del XVIII Festival del

“Laceno d’Oro”.

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Angelo Zanellato, professore e critico padovano; i compianti Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore trentino, Federico Frascani, prestigiosa firma del

“Giornale” di Napoli negli anni ’50 e poi del “Roma” e de “Il Mattino”, Paolo Turco, Floriana Maudente e Giuseppe Pisano, senza dimenticare i prestigiosi cineasti e registi che la rivista può annoverare nel comitato di redazione: da Pasolini a Zavattini, da Marcello Gatti, uno dei più grandi direttori della fotografia al mondo (“Le quattro giornate di Napoli”, “La battaglia di Algeri”), a Carlo Lizzani e Giuseppe De Santis, da Giuliano Montaldo a Lina Wertmüller.

Fra i sostenitori di “Cinema Sud” vanno inoltre ricordati alcuni dei più bei nomi della narrativa italiana contemporanea, primi fra tutti Domenico Rea, ma anche lo scrittore napoletano Luigi Incoronato, Gaetano Afeltra e il coraggioso giornalista siciliano, Giuseppe Fava. Nell’anno 1969 si annoverano le collaborazioni di Moravia, Ungaretti e Levi.

La rivista e la collana di pubblicazioni monografiche, che da nasce dalla

stessa, i “Quaderni tematici di Cinema Sud” (37 numeri, ancora oggi

pubblicati a cura del prof. Paolo Speranza), rappresentano non solo un

baluardo dei valori del realismo nel cinema e dell’impegno meridionalista, ma

anche un laboratorio per molti giovani critici che arrivano dalle università e

dalla carta stampata. A questi intellettuali spetta il compito di non far

disperdere il prezioso patrimonio culturale e cinematografico nazionale del

Neorealismo, di custodirne la memoria, di sviscerarlo e di perpetrarne

l’eredità nell’attualità del loro tempo. Costantemente in divenire “Cinema

Sud” dimostra di stare al passo dei tempi non solo indagando l’attualità, ma

anche presentandosi con vesti grafiche e formati aggiornate al cambiare

della contingenza storico-culturale, pur restando fedele fino alla fine alla

propria politica ideologica.

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La rivista mantiene nel corso degli anni una linea aperta e pluralista, lasciando libera possibilità di espressione a persone di diversi orientamenti, dando spazio a dibattiti e confronti alle varie parti su fronti svariati. Dalla fine degli anni ’80 sono presenti anche recensioni di libri e una rubrica sui programmi televisivi più importanti. Progresso e democrazia diventano le parole chiave e “Cinema Sud” man mano acquista visibilità e popolarità in Europa, confermando la funzione di avanguardia dell’Irpinia nella critica cinematografica e gratificandola di un posto importante nella cultura neorealista.

Un omaggio a Camillo Marino e a quanti si sono schierati con lui per dare voce al Mezzogiorno e a una terra che è vivida, vibrante e desiderosa di riscatto, è per me doveroso.

Necessaria è la memoria per la coscienza e la consapevolezza del proprio vivere e il mio modesto contributo vuole solo riportare alla luce un patrimonio ricchissimo e preziosissimo per l’Irpinia, senza ovviamente aggiunger nulla a quel che di straordinario è stato, bensì rinverdire il ricordo di Camillo Marino attraverso la sua opera e restituire così a “Cinema Sud” un po’ di lustro.

Per ricordare che mai nulla è perduto, che anche nel provincialismo e nel fatalismo di una piccola realtà, che non vede nei propri piccoli mezzi possibilità di dare la svolta al proprio destino, è possibile invece reagire se le persone si uniscono intorno ad unico progetto in cui credono davvero.

Questo ci insegna la straordinaria lezione di Camillo, che è possibile essere

protagonisti del proprio vivere, che essere presenti al proprio tempo aiuta a

resistere!

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