L’ESPERIENZA OLANDESE
1. TUSSEN DEN PARKEN a Utrecht, Olanda
1“Tussen den parken”, letteralmente “Tra i parchi”, è ubicato nella sottozona “HetZand” (la sabbia), all’interno del programma Vinex del LeidscheRijn di Utrecht.
La zona, compresa tra i comuni di Vleuten e De Meerned Utrecht, ad ovest di quest’ultima,è oggetto sin dal 1994 di un masterplan consistente nella realizzazione di 30.000 alloggi, 70.000 m2 di uffici, circa 240 ettari di zone produttive per oltre 40.000 occupati. Si tratta di uno dei programmi Vinex più grandi che siano mai stati messi in cantiere in Olanda.
“Tussen den parken”, 150 abitazioni per l’affitto sociale, realizzate dallo studio Brouwer Architecten di Amsterdam nel 2008, si inserisce specificatamente in questo contesto.
La politica abitativa avviata negli anni ’90 dal Vinex, attraverso i progetti ancora oggi in corso di realizzazione, dimostra la lungimiranza dei pianificatori. L’idea contenuta nei documenti di programma consisteva nella costruzione di nuovi insediamenti concepiti quali addizioni alla città esistente. Ciò si colloca come discontinuità rispetto a quanto sperimentato negli anni ’60 e ’70 proprio in Olanda, dove grandi quartieri residenziali, composti da tipologie ripetitive e monotone, si ritrovano disconnessi dalla città, a questa collegati attraverso contorti percorsi automobilistici: il Vinex come segno, dunque, di riscoperta dei centri urbani e avvio di una politica volta alla ricompattazione delle aree urbanizzate.
Il programma assumeva infatti, tra i fondamenti della propria strategia, che i nuovi quartieri fossero localizzati in connessione con le principali infrastrutture per garantire l’accessibilità, che la densità massima fosse di 34 abitazioni per ettaro e che almeno un terzo dei nuovi interventi fosse dedicato all’edilizia residenziale sociale. Il programma è un processo di enormi proporzioni ancora in corso, durante il quale, per quanto siano emerse difficoltà e necessità di aggiustamenti, si sono concretizzate sperimentazioni architettonico‐urbanistiche che avessero come focus importanti elementi programmatici del welfare urbano. Il termine “popolare”, per designare quel tipo di insediamenti, è quindi diventato insufficiente e tali località sono state semplicemente chiamate “Vinex”.
Osservando l’intervento recente di Brouwer Architecten, interpretazione delle indicazioni del piano, è possibile riconoscere in esso molti aspetti del programma.
I sette isolati residenziali che lo compongono sono prossimi a due aree a parco, così da collocarsi come un microcosmo urbano dotato di autonomia ma, al contempo, integrato con la città, rispondendo al principio base del programma olandese: possedere un parco urbano che non sia “periferico” ma parte del centro abitato, riducendo la distanza tra residenti e spazio verde.
Le due arterie principali in direzione nord‐sud, che congiungono i due parchi e sulle quali si affacciano le abitazioni avvicinandole ai trasporti pubblici, sono ampie ed alberate, delineate da prospetti contigui ed ordinati, la cui omogeneità geometrica è accentuata dalla presenza unificante del mattone faccia vista. L’insediamento si delinea con chiarezza per una propria precisa identità, rafforzata dalla texture e dalla cromia del materiale laterizio.
La tipologia dei corpi edilizi collocati sugli angoli degli isolati è volutamente diversa, rispondendo al criterio di diversificazione dello spazio urbano. La volontà di introdurre una variazione nello sviluppo di questo tema, essenzialmente ripetizione di un semplice modulo abitativo, risulta evidente percorrendo l’isolato lungo le strade in direzione est e ovest, dove il profilo dell’abitato si alleggerisce e il lato delle abitazioni è un continuum con il muro di confine dei giardini di proprietà.
Punto di partenza è il modulo abitativo. Le unità sono corpi di 5,4 m per 9 m, sviluppati su due piani e mezzo, per una superficie complessiva in media di 115 m2. La copertura è un’unica falda inclinata, mascherata dalla linearità del prospetto; al piano terra la cucina centrale e due spazi a giorno, l’uno che guarda il giardino privato, l’altro verso la strada, rinforzando il rapporto con il vicinato come l’impatto di un bow‐window, in questo caso appiattito sul prospetto.
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La qualità dell’insieme è il risultato dell’integrazione di molteplici fattori: diversificazione spaziale, sostenibilità economica, misura umana, tutela del paesaggio, secondo un vero modello olandese.
2. QUARTIERE RESIDENZIALE a Rotterdam, Olanda
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L’affaccio sul ramo della Mosa, che attraversa Rotterdam, è il punto di partenza per la progettazione di un nuovo quartiere residenziale firmato da DKV Architekten e articolato in 131 appartamenti e 36 case monofamiliari. Le unità abitative trovano posto in diverse tipologie di edifici: residenze in linea di quattro piani definiscono il perimetro dell’insediamento; case a schiera di due piani per singole famiglie occupano la parte centrale del lotto; due torri di ventuno piani ciascuna sono situate nella testata del quartiere rivolta verso il fiume. I tagli e le articolazioni delle abitazioni abitazioni sono molteplici e raggiungono la massima differenziazione e flessibilità nelle torri dove, ad ogni livello, sono ricavate due o tre unità e alcuni duplex ai piani più alti. Nei due blocchi verticali, che si sviluppano per oltre sessanta metri di altezza, gli appartamenti sono così caratterizzati da un nucleo fisso di servizi attorno a cui si aprono spazi di impianto libero, illuminati da ampie vetrate con profonde logge e affacci panoramici sulla Mosa e sullo skyline urbano. Oltre ad essere sottolineto dalla collocazione delle alte torri in posizione avanzata verso il corso d’acqua, il rapporto d’elezione con la presenza fluviale ‐ verso cui converge tutta la tensione progettuale di questo brano di città ‐ è rimarcato dalla terminazione della principale strada di accesso longitudinale al quartiere: alla fine della via, una grande scalinata dà accesso ad una piazza‐belvedere sopraelevata; tale spazio pubblico cela un parcheggio parzialmente interrato e va a costitui‐re, al contempo, un basamento per gli edifici multipiano ed un ampio invaso sulla riva del fiume dedicato al tempo libero dei residenti.
Il razionale disegno dell’insediamento è convenzionalmente basato sulla definizione perimetrale attraverso la collocazione di edifici lineari e la scansione ortogonale interna data da stecche edificate minori. L’architettura ripropone l’ormai consolidato linguaggio della tradizione residenziale olandese contemporanea, fatto di volumi semplici e nitidi, con coperture piane nelle case in linea o con falde inclinate ripetute nelle residenze a schiera. I diffusi tagli finestrati a nastro sottolineano l’orizzontalità dell’insieme, che trova il solo elemento di dinamica contraddizione nello svettare delle torri, adagiate con giacitura obliqua e in parziale aggetto, quasi a fluttuare sul loro basamento continuo.
I materiali scelti per la realizzazione degli edifici enfatizzano l’immagine di unitarietà del quartiere: tutto il complesso è dominato dalla presenza delle texture cromatiche e materiche del laterizio a vista, impiegato in forma di mattoni rosso‐aranciati di grandi dimensioni; estese superfici vetrate, con esili infissi in acciaio e griglie metalliche schermanti, completano la composizione dei piani di facciata; il legno, inoltre, è ampiamente presente nel cuore dell’insediamento dove, tagliato in lunghe doghe disposte orizzontalmente, dà corpo ad alte recinzioni per i giardini delle case unifamiliari.
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3. MAAS QUADRANT Rotterdam, Olanda
3Presso Hoogvliet, a sud‐ovest di Rotterdam, dove il fiume Maas forma un’ansa e prati, campi sportivi, strade alberate s’inseriscono nell’area, un quartiere residenziale denominato “Maas Quadrant” – 180 alloggi composti da 120 appartamenti e 60 abitazioni con giardino – si affaccia sull’acqua. Il sistema è precisamente identificabile per la presenza di tre edifici a torre che si ergono sul piatto paesaggio circostante, volutamente orientate verso il fiume. Il complesso è stato realizzato tra il 1999 e il 2004 da un
team di progettisti composto da Han van den Born, Ralf Pasel, Fleur Doelman, Charitas van de Heide, architetti dell’affermato studio KCAP, noto per la realizzazione di opere insolite, dove si incontrano architettura, pianificazione urbana e paesaggismo.
Con la sua forte distribuzione geometrica, il Maas Quadrant non cerca il dialogo con le aree adiacenti, affermandosi con carattere indipendente e unitario.
Le torri, punti cospicui sul limitare della riva fluviale, sono teste di ponte di quattro bande parallele composte da stecche di abitazioni basse, al massimo due piani, che corrono verso l’interno e che determinano, con lo scandire di strade traverse, lo schema “ippodameo” dell’area. Snelle torri e pacchetti di case basse: una combinazione di tipi architettonici senza vie di mezzo, quasi aggressiva, che trova raccordo e uniformità
attraverso la scelta del materiale di rivestimento a legare l’intero sistema: il laterizio.
Per le torri sono previsti non più di tre appartamenti per piano, in modo da garantire sufficiente apertura e luminosità all’abitare; la facciata verso il fiume è interamente trasparente, mentre maggiore chiusura è assicurata per il lato rivolto verso l’interno, dove la composizione alternata di vetro e laterizio sembra estensione dei prospetti dei blocchi bassi delle residenze retrostanti. L’accento determinato dall’accoppiamento delle tipologie architettoniche, ricomposto dai partiti unificanti dei prospetti e dai materiali adottati, definisce l’area e la rende inconfondibile. Le abitazioni a schiera, il prospetto cucito da un’unica cortina di laterizio, lamelle lignee in forma di brise‐ soleil e parti vetrate, sono accessibili singolarmente da piccole corti semiaperte, già parte del suolo privato, dove trovano spazio di sosta le automobili, liberando così, quanto più possibile, le strade da parcheggi. Chiaro è dunque il confine tra spazio pubblico e privato,ma al contempo l’abitazione,
con le sue generose aperture, assicura il controllo sullo spazio pubblico prospiciente. Il verde rimane l’elemento chiave scelto per connettere il sistema di percorsi d’accesso, offrendo sempre un’alternativa alle strade carrabili grazie a percorsi pedonali e ciclabili laterali, assicurando, infine, che il Maas Quadrant sia sempre in relazione con l’infrastruttura fluviale.
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4. APPARTAMENTI ED UFFICI SULLA WESTERDOK ISLAND ad Amsterdam, Olanda
4L’area dismessa degli scambi ferroviari sull’isola di Westerdok, limitrofa al porto e alla stazione centrale di Amsterdam, è stata oggetto di un recente intervento di sviluppo urbano articolato su più isolati e finalizzato a creare nuovi spazi per residenze ed uffici. Il piano è stato promosso e finanziato congiuntamente dalla municipalità cittadina e da investitori privati ed ha coinvolto, attraverso procedure di concorso differenziate, alcune affermate firme dell’architettura contemporanea olandese; così anche per Westerdok, come spesso è accaduto nella storia recente dei Paesi Bassi, le istanze di ampliamento e rinnovamento urbano, nonché di sviluppo del mercato immobiliare, sono divenute occasione per studiare tipologie insediative tese a coniugare le esigenze funzionali e dimensionali dell’edilizia civile con una elevata qualità architettonica. In questo contesto, lo Studio Jeroen Schipper Architecten ha progettato quattro dei quattordici edifici che sono disposti attorno ad una grande corte a comporre l’isolato centrale del quartiere. Per tutti i corpi di fabbrica, il giovane team progettuale di Rotterdam ha disegnato volumetrie nitide e compatte, differenziate nell’altezza ma caratterizzate dal cromatismo omogeneo delle cortine di facciata, rivestite con laterizi modellati a mano dal caratteristico tono bruno‐dorato. Un primo edificio, rivolto verso la città, si configura come una torre, articolata in tre quote di copertura, che raggiunge gli undici piani di elevazione; gli altri tre corpi, rispettivamente di tre, undici e sette piani,sono collegati in sequenza a delineare la testata angolare nord‐orientale dell’isolato rivolta verso il mare. Negli edifici trovano posto 135 unità immobiliari residenziali e 1.500 metri quadrati di superficie per uffici. Un grande parcheggio interrato si estende sotto tutto il lotto. I fronti esterni delle architetture progettate da JSA sono caratterizzati da un ordine basamentale in cui fitte e strette aperture verticali attraversano in continuità i primi due piani; agli altri livelli, grandi finestre dalle marcate proporzioni orizzontali assicurano ampie visuali sull’intorno urbano e sull’orizzonte
marino. Tutti i prospetti interni, affacciati sulla corte centrale, sono invece segnati dagli scavi di grandi logge e dai forti aggetti di balconi collocati ad ogni piano, secondo ritmi di volta in volta sfalsati rispetto ai livelli contigui.
Lo studio delle geometrie, delle dimensioni e degli assetti distributivi delle bucature è estremamente attento e raffinato e dà vita a impaginati di facciata ordinati ma dinamici; essi raggiungono la loro massima espressività nel lungo fronte di sette piani lievemente incurvato rivolto verso la banchina del porto e nel palinsesto scultoreo e chiaroscurale della facciata interna della torre di undici piani. I mattoni rivestono senza soluzione di continuità tutti gli elementi dell’architettura, i piani murari e le spesse solette degli aggetti, le spalle delle finestre e i soffitti delle logge, dando vita a tessiture stratificate orizzontalmente o verticalmente a ricordare membrature verticali di rinforzo, fasce marcapiano o più consistenti piattabande, come nei raffinati dispositivi laterizi della Scuola di Amsterdam.
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5. RECUPERO E NUOVA COSTRUZIONE a Rivarolo Canavese, Torino
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L’intervento reinterpreta la caratteristica della città storica secondo cui ogni edificio prospetta su strada condividendo le regole geometriche generali, ma inserendosi con proprie specificità cromatiche e materiche ben dichiarate ed individuate. Il progetto si articola in due corpi di fabbrica. Il primo è preesistente,ottocentesco, e dialoga con il tessuto cittadino tramite il suo affaccio principale su strada. Il secondo è di nuova costruzione ed è interamente sviluppato in una porzione di superficie interna al lotto. Per il primo edificio,i temi tecnici caratteristici sono, dunque, quelli della ristrutturazione e del restauro; per il secondo, sono invece costituiti dalle scelte più aperte dell’edificazione ex novo.
Nel primo caso,oltre ai consolidamenti, si è proceduto alla ridefinizione della frontiera muraria verso la corte comune interna lavorando su una muratura in blocchi, poi rivestiti; dal punto di vista della prestazione termica, la soluzione è risultata equiparabile ai setti perimetrali conservati, in muratura portante di laterizio pieno, pur nel minor spessore. Le falde di copertura sono riproposte in coppi.
Fatte salve le denunce in esterno delle membrature strutturali metalliche, i nuovi corpi di fabbrica si mostrano all’intorno con affacci in mattone di un rosso deciso. La caratteristica trama di travature e pilastri portata sui prospetti delinea per il mattone un’applicazione a tamponamento dei riquadri definiti dalle strutture. Entro tali cornici, i laterizi, scelti nei formati normati consueti, sono posati a malta,sfalsati di mezzo elemento fra corsi sovrapposti.
Il mattone in affaccio costituisce la vera e propria frontiera verso gli agenti atmosferici e le asperità del clima, integrando e proteggendo dietro di sé una stratigrafia che si completa con uno strato di materiale isolante, un tavolato sottile ed un intonaco civile. Si tratta dunque di un “cappotto”eseguito internamente, capace di ribattere alle criticità dei ponti termici in corrispondenza delle strutture, le cui membrature risultano annegate nei centimetri di coibentazione.
I nuovi volumi si mostrano come un unico fabbricato indiviso. Verso est, da un punto di vista geometrico, l’edificio prospetta in modo piano e bidimensionale, segnato dalle ordinate verticalità dei serramenti a tutta altezza e dai leggeri aggetti dei pluviali scostati dai muri.
Rispetto, invece, alla maggiore incisività dei raggi solari pomeridiani, il fronte si propone con maggiori aggetti balconati e, nelle porzioni più a nord,con un vero arretramento rispetto all’allineamento generale su cui la fabbrica si attesta. A sud,l’edificio si addossa,invece,ad un altro fabbricato esistente, proteggendosi così dal soleggiamento diretto. Nell’economia dell’intero intervento, si contano complessivamente 18 unità abitative con un taglio contenuto entro i 75 m2 utili. I progettisti ricavano entro i 18 appartamenti 7 diverse tipologie, limitandone fortemente la ripetitività. All’interno dell’edificio su strada, trovano collocazione 6 appartamenti disposti su 3 livelli. I restanti 12 sono organizzati entro i nuovi volumi, ripartiti invece su 4 piani. Questo progetto di edilizia convenzionata si avvantaggia di un finanziamento regionale in cui finalmente si ammette l’estensione dell’investimento ad interventi di recupero, oltre a quelli di nuova realizzazione.
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6. INTERVENTO BIOCLIMATICO a Monterotondo, Roma
6Monterotondo, 38.000 abitanti, poggiato su un colle che domina la valle del Tevere, può essere ritenuto la “porta” a nord est dell’area metropolitana romana.
Si estende tra una coltivazione di vigneti e una zona industriale, tra la Sabina e la traversa del Ponte del Grillo, che ospita numerose filiali di grandi aziende nazionali. Questo intervento di edilizia residenziale pubblica appena ultimato (1.243,35 m2), che sorge in località “Cappuccini”, è stato finanziato con fondi regionali e con un credito, da parte del Comune, per un importo totale di 2.217.228 €. È un edificio di tre piani abitativi fuori terra, con 6 appartamenti per piano – di 74,54,61 m2 – serviti da un sistema lineare di ballatoi vetrati, con 18 posti auto e 18 cantine al piano interrato. Il progetto è impostato sulla ricerca dell’ottimale. L’orientamento privilegia soleggiamento e ventilazione per la quasi totalità degli spazi vissuti (soggiorni‐pranzo e camere da letto) sul lato sud‐ovest e la disposizione dei servizi, dei ballatoi e del corpo scala a nord‐est.
La “spina” longitudinale si costituisce come fascia cuscinetto di contenimento delle dispersioni termiche, con i bagni, gli angoli cottura, i disimpegni, gli ingressi, gli armadi a muro i cavedi impiantistici e le torri di ventilazione degli alloggi. Queste ultime sono collegate con una serie di tubazioni sotterranee – “buried
earths pipes” – che forniscono ventilazione passiva e raffrescamento ad ogni alloggio. Il funzionamento
prevede, durante l’estate, la captazione primaria di una massa d’aria in movimento sottoterra; il suo incanalamento e raffrescamento per scambio termico col terreno, attraverso le tubazioni sotterranee; l’immissione dell’aria raffrescata in camere di premiscelazione; infine, l’introduzione dell’aria nei “condotti di immissione ascendente”, attraverso le 4 torri di ventilazione e la distribuzione ai vari alloggi. Strategico è anche “l’atrioserra bioclimatico” che, insieme al corpo scala, taglia il corpo nel centro dell’organismo edilizio. D’inverno, esso è chiuso all’esterno da una parete di lamelle di vetro basso emissivo e determina un accumulo di calore nell’aria in esso contenuta;questa viene smistata,attraverso i plenum collocati sopra i ballatoi, nei diversi alloggi, quale contributo al riscaldamento passivo. D’estate, l’atrio aperto permette la ventilazione per differenza di pressione e l’immissione‐smistamento della massa d’aria in movimento ad ogni piano, lungo la serie orizzontale longitudinale dei ballatoi.
Ogni alloggio dispone di una “loggia solare” che, aperta d’estate, assicura la ventilazione diretta e l’ombreggiamento, dovuto all’aggetto del solaio soprastante; d’inverno,con il sistema di vetratura mobile, diviene un “accumulatore solare passivo” che cede calore all’alloggio. Integrate alle logge solari,posizionate nello spazio più stretto, vi sono “piastre di accumulo termico”, costituite da un’intercapedine vetrata e da una parete massiva, assorbente, di colore scuro, che favoriscono la movimentazione e la distribuzione dell’aria calda verticalmente e a quegli alloggi che,con un affaccio prevalente sul lato nord‐est dell’edificio, sono più sfavoriti in termini di orientamento (in totale due ad ogni piano). Gli involucri di tamponamento, che coprono a cappotto travi e pilastri, costituiti da una stratificazione massiva (mattoni in laterizio) + uno strato isolante di 12 cm (in materiale ecologico) + rivestimento (intonaco con retina), garantiscono la tenuta alle dispersioni di calore, durante l’inverno, soprattutto a nord‐est e nord‐ovest, e uno scambio termico per irraggiamento verso i corpi interni, durante l’estate. I serramenti esterni sono a taglio termico con vetrocamera basso‐emissivo. L’impiantistica è calibrata su un minor dimensionamento, in conseguenza del risparmio energetico derivante dalle soluzioni bioclimatiche passive e dalla combinazione di una caldaia ecologica “intelligente” centralizzata, con un sistema di distribuzione basato su zoccolini radianti a pavimento che, distribuendo il calore in modo omogeneo, “attivano”, come “piastre termiche” di accumulo, le parti di solaio e di muro che sono a contatto. Un impianto automatizzato gestisce i tre elementi‐chiave del funzionamento bioclimatico passivo dell’edificio: aziona l’involucro vetrato dell’atrio a
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tutta altezza (aperto d’estate e chiuso d’inverno), composto da lamelle vetrate a sviluppo orizzontale, basculanti
ed orientabili in modo da non impattare i raggi solari durante i mesi caldi;gli accessi alle torri di ventilazione, nei loro collegamenti alla base dell’edificio con i “buried earths pipes”, per regolare l’immissione dell’aria captata e convogliata da questi ultimi dall’esterno; la protezione solare delle piastre di captazione solare e accumulo termico, collocate ai lati delle logge solari, schermabili durante l’estate con pannelli scorrevoli, a lamelle di alluminio fisse, per evitarne il surriscaldamento. Nonostante il bassissimo costo, pari a circa 780 €/m2, il fabbisogno energetico termico complessivo è pari a solo 10 kWh/m2 annui (Classe A+).
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7. ABITAZIONI POST‐TSUNAMI a Kirinda, Sri Lanka
7Il tema abitativo, tra i più ricorrenti nell’architettura di Shigeru Ban, è forse quello in cui, con maggiore evidenza, emerge il talento del maestro giapponese.
Nel sud dello Sri Lanka, Ban interviene, su iniziativa di una real estate internazionale a seguito dello tsunami del dicembre 2004, a ricreare alloggi e servizi per una comunità di pescatori musulmani rasa al suolo dalle mareggiate.
Ne scaturisce la realizzazione di 67 unità abitative ed una moschea, su disegno urbano assai semplice, arricchito dalle dotazioni di servizi e dall’illuminazione pubblica interamente alimentata da luce solare. Appena nove mesi dopo il catastrofico evento naturale, si concludono le prime due abitazioni, secondo il programma orientato alla consegna di tutte le sue parti in due anni.
La proposta di Ban costituisce ancora una volta l’incontro di due mondi, Oriente ed Occidente, ad incarnare la propria doppia matrice culturale.
La pianta tipica è una composizione di elementi rettangolari entro una base miesiana, a sua volta rettangolare, rialzata. Le geometrie pure, definite in concreto da setti in mattoni, sono rese imperfette dall’assenza di una chiusura netta delle figure, in favore di un loro completamento mediante elementi non murari ma d’arredo. Sotto il medesimo tetto, rivestito in tegole del tipo alla marsigliese e dagli ampi spioventi laterali, gli ambienti a pianta rettangolare si dispongono attorno ad una veranda aperta sui lati, come a ridurre alla minima scala il sistema urbano raccolto attorno alla piazza. In esso si ritrovano echi planimetrici dell’aggregazione di Le Corbusier per l’ospedale di Venezia, citati ad esempio da Chipperfield per l’ampliamento del cimitero di San Michele in Isola (VE).
La corte coperta, nella logica d’utilizzo dell’abitazione, riveste vitale importanza sia in termini ambientali, sia funzionali: nel primo caso, per la quantità d’aria fresca di cui poter disporre al riparo dai raggi solari (oltre che a protezione delle periodiche piogge abbondanti), da cui anche trarre vantaggio per le ventilazioni interne; nel secondo, per la naturale estensione all’aperto del soggiorno, quasi a raddoppiarlo. Questo secondo risvolto è ancora più apprezzato in considerazione dell’uso locale, secondo cui le donne della famiglia non possono vedere direttamente l’ospite: le estensioni della zona giorno permettono,dunque,di non relegarle in spazi troppo angusti ritagliati entro le dotazioni di base. Le case,di 70 m2 circa e tutte ad un solo piano, si avvalgono di sistemi costruttivi di prefabbricazione, altro segno distintivo del pensiero progettuale dell’architetto giapponese.
Per rispondere alla necessità abitativa generata dal sisma con adeguata rapidità, il pre‐assemblaggio degli elementi d’arredo in legno, a completamento dell’opera muraria, e la scelta di materiali di facile reperibilità locale sono state le due strategie primariamente adottate.
La partecipazione dell’arredo alla composizione, nel senso anche costruttivo, allinea questo progetto a quello della Furniture house, ponendolo in continuità con il percorso personale dell’architetto.
Non sfuggirà allora,per chi conosce l’opera di Ban e la sua ricerca su leggerezza e materiali poveri – specialmente pensando alla carta, spinta fino alle estreme possibilità strutturali ‐, l’orientamento ora volto ad un’architettura solida come quella del muro interamente realizzato in mattoni. Vince, in questo caso,la volontà di trasmettere l’idea di resistenza agli eventi e pure quella di durata dell’architettura, senza dimenticare, come già per la carta rispetto alla tradizione costruttiva giapponese, l’attenzione alle risorse ed alle capacità delle maestranze locali.
La costruzione in mattoni, specialmente quando si tratti di mattoni realizzati ed essiccati in opera, è tipica, con i suoi incavi sul lato di testa sfruttati qui ad impreziosire gli angoli retti delle murature; lo spessore della materia piena, posta al perimetro in blocchi sovrapposti, costituisce inoltre un aiuto a proteggere
particolarmente dai grandi caldi, secondo il comportamento inerziale del muro a regolare gradualmente gli sbalzi termici inter‐esterni.
Il legname, con cui del resto sono realizzati i principali completamenti e le strutture del tetto, proviene dagli alberi della gomma, pure molto diffusi nell’area.
La maggiore permeabilità ottenuta nelle porzioni d’involucro, in cui figurano gli inserti lignei, facilita la formazione di ventilazioni naturali interne, già assecondata dalle scelte planimetriche della corte coperta e da quelle in alzato degli ambienti a tutta altezza sino al vertice del colmo: l’aria più fresca delle zone ombreggiate penetra ed attraversa l’abitazione a mano a mano che, scaldandosi, risale e fuoriesce in corrispondenza del tetto. Il progetto, per i molteplici contenuti, vale ai committenti ed al progettista riconoscimenti internazionali.
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8. Analisi della qualità abitativa nei progetti social housing europei
Con l’utilizzo delle tecniche di analisi configurazionale e di geometria frattale, ho analizzato lo schema planimetrico delle unità abitative TUSSEN DEN PARKEN a Utrecht (Olanda) e MAAS QUADRANT Rotterdam (Olanda).Dai risultati emerge la massima centralità della zona soggiorno, rappresentata in rosso nella Convex Map; questo dato coincide con i risultati scaturiti dalla V.G.A., dove la centralità della zona soggiorno è evidenziata con toni rossi tendenti al giallo.
E’ possibile riscontrare varie analogie tra le unità abitative europee e le residenze analizzate del Progetto C.A.S.E. (Capitolo 4, pag.72): tutte le unità abitative sono state progettate in linea con i criteri di progettazione di Gropius, rispettando quelli che sono gli spazi minimi in architettura, imponendo i collegamenti diretti e brevi tra le camere e tra questi e i bagni. Ciò permette un controllo diretto degli adulti sulla camera dei bambini ed entrambe le utenze posso usufruire con facilità dei servizi igienici, grazie alla loro vicina posizione.
Inoltre le unità Olandesi, in particolar modo, sono inserite in un contesto “a verde”, circondate da parchi, dove i blocchi residenziali sono tra loro collegati con percorsi immersi nel verde. Questo non è stato riscontrato nel Progetto C.A.S.E. perché le residenze alloggiative si sono “imposte” sull’ambiente, deturpando scenari naturali di notevole importanza.