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Capitolo I La storia delle Isole Falkland/Malvinas

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Capitolo I

La storia delle Isole Falkland/Malvinas

1.1La scoperta delle isole e le lotte per il loro possesso

A cavallo del XV e XVI secolo, spinte da interessi di varia natura, Spagna e Portogallo prima, Francia e Inghilterra dopo, si mossero alla ricerca di nuove terre, commissionando numerose spedizioni nei mari del sud. Sulla base di alcune fonti, si ritiene che la scoperta delle isole Falkland/Malvinas sia avvenuta nella prima metà del XVI secolo ad opera di Amerigo Vespucci nel 15011.

Gli inglesi sostengono che il primo europeo ad aver avvistato le isole Falkland/Malvinas nel 1592, sia stato il navigatore John Davis e successivamente, nel 1594, sir Richard Hawkins che battezzò le isole Terra della ragazza di Hawkins.

Gli argentini, contrariamente a quanto affermato dagli inglesi, ritengono che il primo ad aver avvistato le isole sia stato il portoghese Esterao Gomes nel 15202 e, a sostegno della loro tesi, richiamano l’Islario general de todos las islas del mundo, pubblicato nel 1541 da Alonso de Santa Cruz, che descrive le isole Falkland/Malvinas con il nome di Sanson o Patos, collocandole ad una distanza di circa 48 miglia a sud di Puerto Deseado.3 Fanno presente altresì, che nessuna carta nautica o geografica inglese del XVI secolo menzioni un’eventuale localizzazione delle isole in questione; al contrario, sembra confermato da riscontri attendibili la presenza dello spagnolo Pedro de Vera alle

1

In una lettera indirizzata a Francesco Soderini, datata settembre 1504, Amerigo Vespucci scrisse che durante la navigazione lungo la costa sud-est del Sud America, nei pressi della latitudine attuale delle isole Falkland\Malvinas, avvistò “una terra priva di porti, inabitata e molto fredda”. Cfr. R. C. Laver, The

Falklands\Malvinas case: breaking the deadlock in the Anglo-Argentine sovereignty dispute, Nijhoff, The

Hague, 2001, p. 239; E. Rogati, Profilo storico-giuridico della controversia sulle Falkland/Malvine, in

Affari Sociali Internazionali, 1983, n. 1, p. 24.

2

R. Sala, Il conflitto delle Falkland/Malvinas: un’analisi sistemica, Milano, Franco Angeli, 1996, p. 28.

3 F. & O. M. Hoffmann, Sovereignty in Dispute: The Falkland\Malvinas, 1493-1982, Westview, Boulder,

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2 Malvinas nel 1525 nonché dello sbarco, nel 1540, di Alonso de Camargo a capo della spedizione iberica Obispo de Plasencia4.

Quasi un secolo dopo, nel 1690, il capitano inglese John Strong navigò lungo lo stretto che separa le due grandi isole. All’isola occidentale venne dato il nome di Pepys, in onore di Samuel Pepys, Segretario dell’Ammiragliato; all’isola orientale venne dato il nome di Falkland, in omaggio a Lucius Garey, visconte di Falkland, Lord Tesoriere della Royal Navy.

Negli anni avvenire, Francia, Spagna e Gran Bretagna si fronteggeranno svariate volte per il possesso delle isole. Il perché di così tanto interesse per le Falkland/Malvinas è da attribuire alla loro rilevanza strategica, in quanto il loro possesso avrebbe garantito il controllo del passaggio fra l’oceano Atlantico e l’oceano Pacifico e la supremazia sui mari australi5.

Il XVIII secolo vide un aumento dell’interesse per l’arcipelago da parte dell’impero britannico; infatti le isole, oltre all’importanza strategica già sottolineata, sarebbero state un’importante avamposto sia per il controllo del commercio con il Cile e Perù, sia per le spedizioni inglesi contro la costa del Cile, nel più ampio contesto delle lotte contro la Spagna.

Nonostante il crescente interesse manifestato per le Falkland/Malvinas da inglesi e spagnoli, il primo ad occuparle fu l’esploratore francese Louis-Antoine de Bouganville che, il 2 febbraio 1764, vi insediò una colonia a Port Louis, nell’isola orientale dell’arcipelago6. Il colpo di mano francese non passò però inosservato e nel 1765, richiamando il diritto di prima scoperta, Lord Egmont, capo dell’Ammiragliato britannico, inviò il capitano John Byron a prendere possesso dell’arcipelago. Questi, evitando la colonia francese, sbarcò sull’isola nord-occidentale, precisamente nel porto

4 L. Destefani, The Malvinas, the South Georgia and the South Sandwich Islands. The conflicht with

Britain. Buenos Aires, Edipress, 1982, pp. 46-49.

5

Nel 1748 l’ammiraglio George Anson, al suo ritorno dal giro del mondo, dopo aver attraversato lo stretto di Capo Horn, raccomanda l’occupazione delle Isole Falkland, in vista della creazione di una serie di basi navali destinate ad assicurare alla Royal Navy il passaggio dall’oceano Atlantico all’oceano Pacifico. Il fine di tale raccomandazione era quello di fronteggiare l’avanzata degli spagnoli, che avevano predisposto una serie di porti sia sulla sponda dell’Oceano Atlantico che sulla sponda dell’Oceano Pacifico, meglio attrezzati di quelli inglesi. S. Johnson, Riflessioni sugli ultimi fatti relativi alle isole

Falkland (1771), Milano, Adelphi, 1982, pp. 37-38.

6 Il possesso formale dell’isola fu preso durante una speciale cerimonia tenutasi il 4 aprile 1764. R. C.

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3 dell’isola di Trinidad, in un punto che venne denominato Port Egmont, prendendone possesso in nome di re Giorgio III7.

Alla colonizzazione francese non reagì soltanto la Gran Bretagna; anche la Spagna scese in campo a reclamare i propri diritti.

Carlo III di Spagna, richiamando la prossimità territoriale con i domini spagnoli in Sud America e il Trattato di Tordesillas del 14948, reclamò le isole presso l’alleato Luigi XV; questi, dopo varie trattative, riconobbe il diritto vantato da Carlo III e lasciò cadere ogni pretesa9.

A differenza della colonia francese, l’insediamento inglese era molto meno tollerato e parecchi ministri spagnoli era favorevoli all’uso della forza contro la Gran Bretagna se questa non avesse acconsentito a lasciare le isole. Dopo vari tentativi andati a vuoto, il nuovo governatore delle isole, il capitano Luis Felipe Ruiz Puente intimò agli inglesi di abbandonare le isole e il 10 giugno 1770, il capitano di vascello Juan de Madariaga, per ordine del Governatore spagnolo (Viceré) del Río de la Plata, Francisco Buccarelli, occupò Port Egmont e battezzò le isole, Malvinas10.

7 A. Sinagra, Controversie territoriali tra Stati e decolonizzazione. Il contenzioso anglo-argentino per le

isole Falkland-Malvinas, Milano, Giuffrè, 1983, p. 14.

8

Oltre al Trattato di Tordesillas, tra i titoli formali facenti capo alla Corona Spagnola, vanno ricordate le Bolle pontificie di Papa Alessandro VI (Inter caetera del 4 maggio 1493 e Dudum siquim del 26 settembre 1943) con le quali si riconosceva in favore di Re Ferdinando e della Regina Isabella l’esclusivo dominio spagnolo su tutte le terre scoperte o da scoprire ad ovest delle isole Azzorre e di Capo Verde. Nello specifico, con la Bolla Inter cetera, Papa Alessandro VI tracciò la linea divisoria del mondo (rraya) tra la sovranità spagnola e quella portoghese, fissando il limite di 100 leghe dalle isole di Capo Verde. Successivamente, nel 1494, il Trattato di Tordesillas spostò il limite a 370 leghe a ovest dalle isole di Capo Verde; Trattato che trovò poi approvazione con la Bolla pontificia di Papa Giulio II Ea quae del 1506. Per un approfondimento dei poteri dei Pontefici romani in materia di attribuzioni territoriali e, in generale, ai diversi modi di acquisto del territorio delle diverse fasi storiche, cfr. T. Filesi, Esordi del

colonialismo e azione della Chiesa, Como, Cairoli, 1966; Id., Significato e validità delle Bolle Alessandrine di fronte al fenomeno di espansione d’oltremare dell’evo moderno, in Annuario di diritto internazionale, Napoli, Libreria Scientifica, 1966, p. 197 ss.

9

La Spagna, come risulta dalla ricevuta del 4 ottobre 1766 sottoscritta dal Conte di Bougainville, pagò a titolo di indennizzo alla Compagnia di Sain-Malò, la somma pari a 618 lire, 13 soldi, per le opere e i lavori eseguite sulle isole. A. Sinagra, op. cit., p. 14; R. C. Laver, op. cit., pp. 30-31;

10 Il Vicereame del Río de la Plata è stato uno dei vicereami spagnoli in America Latina. Al Vicereame

del Río de la Plata territori aderirono i governatorati di Río de la Plata, Paraguay, Tucumán e Santa Cruz de la Sierra, e le Provincie di Cuyo e Charcas. Queste aree costituiscono attualmente i territori degli stati di Argentina, Bolivia, Paraguay e Uruguay, le zone meridionali di Brasile e Perù, il nord del Cile e le Isole Falkland. Gli altri Vicereami spagnoli in America Latina sono stati: Vicereame della Nuova Spagna; Vicereame della Nuova Granada; Vicereame del Perù.

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4 A seguito dell’azione spagnola, dopo un lungo periodo di pacer, si andò molto vicini ad una guerra fra le case regnanti di Spagna e Gran Bretagna; malgrado ciò, prevalse la ragione e nel 1771, dopo lunghi negoziati, venne firmato un trattato di pace per il quale la corona spagnola consentiva al Regno Unito di ricostruire una sua presenza a Port Egmont, escludendosi comunque ogni implicito riconoscimento di sovranità britannica sul territorio11.

Il 20 maggio 1774, gli inglesi evacuarono Port Egmont, lasciando sul posto una targa di piombo con la quale dichiaravano le isole proprietà di S.M. britannica Giorgio III; nessun valore, se non simbolico, poteva e può attribuirsi ad essa12.

In merito alla dipartita inglese, esistono due teorie contrastanti. Secondo gli storici inglesi, la scelta di abbandonare le Falkland/Malvinas dipese dall’eccessivo costo economico per il mantenimento di una guarnigione a Port Egmont e per la sua colonizzazione.

Gli storici argentini, invece, interpretano gli eventi in modo differente. Dopo la cacciata in malo modo degli inglesi da Port Edmond, Madrid era decisa a tenersi le isole; ma, di fronte alla dura reazione britannica, decise di addivenire ad un compromesso con Londra. Nello specifico, l’accordo del 1771 conteneva una clausola segreta secondo la quale gli inglesi, dopo poco tempo, avrebbero dovuto abbandonare volontariamente la postazione 13.

11 Il negoziato fu condotto, con la mediazione francese, dall’ambasciatore plenipotenziario di Spagna

principe de Masserano e dall’ambasciatore inglese lord J. Rochford. Nell’intesa sottoscritta a Londra il 22 gennaio 1771 si legge: «The Prince de Masserano declares ate the same time in the name of King his Master that the pledge by his said Catholic Majestry to restore His Britannic Majesty the possession of the Port and the Fort called Egmont cannot, nor ought in any way affect the question oh the prior right of sovereignty of the Malouine island, otherwise called Falkland». R. C. Laver, op. cit., p. 46.

12 Cfr., al riguardo, la sentenza arbitrale emessa dal Consiglio federale svizzero il 24 marzo 1922, nella

controversia tra Venezuela e Colombia, con la quale il Consiglio ha statuito, ai fini di una fondata rivendicazione territoriale, la inidoneità di meri atti simbolici quali: targhe, ceppi, monumenti, avvistamenti e generiche rivendicazioni specificando, inoltre, che non basta il solo animus possidenti privo di una reale situazione di effettivo possesso. G. Nesi, L’uti possidetis iuris nel diritto

internazionale, Padova, Cedam, 1996, p.

13 L’accordo sarebbe stato concluso per dare soddisfazione morale all’offesa subita dalla Corona

Britannica a seguito della cacciata del 1770. D. Pabon, J. C. Corbetta, E. Di marco (eds.), Conflicto entre

Argentina y Gran Bretana por las Islas Malvinas, La Plata, Universidad nacional de La Plata, 1982, p.

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5 La partenza da Port Egmont nel 1774, quindi, non sarebbe avvenuta, come sostengono gli storici inglesi per ragioni economiche, bensì in applicazione di un accordo segreto14. Le Falkland/Malvinas restarono una base navale spagnola e un punto d’appoggio per le baleniere fino al 1811, quando la Spagna dovette abbandonarle in seguito all’occupazione da parte di Napoleone.

Delle difficoltà spagnole ne approfittò la Gran Bretagna che diede il via ai suoi piani di penetrazione nei mercati centrali del Sud America, rivolgendo la sua attenzione al Rio de Plata e alla città di Buenos Aires. Così, il 25 giugno 1806, una spedizione britannica, con a capo il generale William Beresford e il capitano sir Home Popham, sbarcò nei pressi di Buenos Aires, inducendo le poche truppe spagnole presenti alla ritirata verso Cordoba.

I coloni di Buenos Aires, intolleranti alla dipendenza spagnola, avevano accolto ben volentieri gli inglesi in quanto ritenuti, erroneamente, portatori di civiltà e libertà; la realtà fu ben diversa. Gli inglesi si dimostrarono più brutali e più avari degli spagnoli, infondendo nel popolo il malcontento fino al punto da far esplodere una ribellione, sostenuta dalla guarnigione spagnola di Montevideo, che costrinse gli inglesi a consegnare le armi. La Gran Bretagna reagì inviando una spedizione, guidata dal generale John Whitelock che, il 5 luglio 1807, attaccò Buenos Aires. Malgrado i rinforzi mandati dalla madrepatria, l’occupazione inglese non durò a lungo e, dopo sanguinosi combattimenti, si concluse con la resa del generale Whitelocke al generale spagnolo Liniers. Per tutta la durata dei conflitti e negli anni a venire, nessuno si interessò alle Falkland/Malvinas15.

1.2La fine della dominazione spagnola e l’inizio delle lotte Anglo-Argentine

(1816-1960)

L’invasione della Spagna di Napoleone accelerò il processo d’indipendenza di molti degli attuali Stati del Sud America, al tempo colonie del dominio spagnolo. La prima dichiarazione formale di indipendenza giunse dall’Argentina il 9 luglio 1816 novembre.

14 E. Rogati, op. cit., p. 29.

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6 Nei primi mesi del 1820, il primo presidente argentino, Bernardino Rivadavia, intraprese un intenso programma di colonizzazione. Il 9 novembre dello stesso anno, il colonnello David Jewett, al comando della nave argentina Heroína, prese formalmente possesso delle Falkland/Malvinas a nome delle Provincie Unite del Rio de la Plata. Alla notizia dell’occupazione argentina delle isole, nessuna nazione presentò reclami o manifestò perplessità; anzi, nel 1825 la Gran Bretagna e la neonata Repubblica Argentina siglarono il Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione16.

I rapporti diplomatici tra Argentina e Gran Bretagna iniziarono a deteriorarsi a partire dal 10 giugno 1829, giorno in cui il governatore di Buenos Aires, generale Manuel Rodriguez, nominò Luis Vernet capo della neo istituita Comandancia politica y militar delle isole Falkland/Malvinas.

Vernet adottò, sin da subito, un ambizioso piano di colonizzazione e sfruttamento delle risorse introducendo l’allevamento ovino e regolamentando la caccia alle foche e alle balene. Ma mentre le prospettive di crescita futura per la colonia argentina facevano ben sperare, gli interessi economici e strategici degli Stati Uniti e della Gran Bretagna iniziarono a cozzare con l’autorità argentina.

La pretesa argentina di disciplinare la pesca antartica fu contestata dagli inglesi e ignorata dagli Stati Uniti, le cui navi continuarono sistematicamente ad infrangerla. Nel 1831, Vernet sequestrò tre baleniere statunitensi: la Harriet; la Breakwater e la

Superior. Contro l’iniziativa argentina, gli Stati Uniti inviarono la fregata USS

Lexington, comandata dal capitano Silas Duncan che, il 28 dicembre 1831, non limitandosi a recuperare le navi confiscate, mise «a ferro e fuoco le isole» e le dichiarò

res nullius17.

Nonostante il sanguinoso ed infame atto di pirateria compiuto dagli Stati Uniti, l’Argentina non si disinteressò delle Falkland/Malvinas e nel settembre 1832 nominò il sergente maggiore Juan Esteban Francisco Mestivier nuovo governatore delle isole. La carriera di Mestivier come governatore ebbe vita breve; infatti, non appena la nave con cui era arrivato sull’isola, la Sarandì, lasciò il porto per effettuare un giro di perlustrazione dell’arcipelago, scoppiò una sommossa e Mestivier venne assassinato.

16 A. Sinagra, op. cit., p. 24.

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7 Al suo rientro, il capitano Jose Maria Pinedo sedò la sommossa e si proclamò nuovo governatore di Puerto Soledad.

Il primo ministro inglese lord Palmerston, venuto a conoscenza dei fatti accaduti nelle isole e preoccupato da un possibile insediamento statunitense, su suggerimento dell’Ammiragliato britannico, decise di riprendere la situazione in pugno e, facendo rivalere nuovamente i propri diritti sulle isole, inviò all’ammiraglio Thomas Baker, capo della stazione navale sudamericana, l’ordine di prendere il controllo dell’arcipelago18. Il 20 dicembre 1832 la fregata Clio, comandata dal capitano John James Onslow, in pochissimo tempo prese possesso di Fort Egmont19.

Il governo di Buenos Aires ritenne l’azione britannica una vera e propria usurpazione perpetrata a danno di un paese giovane e incapace di difendersi. Il 17 giugno 1833, l’ambasciatore argentino a Londra, Mariano Moreno, inviò una nota di protesta a lord Palmeston. Questi, rifiutò la nota inviatagli e riaffermò la sovranità britannica sostenendo che: 1) la Gran Bretagna aveva esercitato la sua giurisdizione sulle isole durante il XVIII secolo; 2) la nomina di Vernet, prima, e Mestivier, dopo, a governatore delle Falkland non era stata riconosciuta dalle altre potenze; 3) le isole, a seguito dell’abbandono del 1811 e alla distruzione dell’insediamento argentino nel 1831 ad opera degli americani, erano divenute res nullius e che, pertanto, una loro l’occupazione era giuridicamente ammissibile20.

All’epoca dell’occupazione inglese, la vita politica argentina era dominata dalla figura di Juan Manuel de Rosas, che detenne la carica di governatore della provincia di Buenos Aires dal 1829 al 1852. Questi, a seguito della linea politica intrapresa nel Rio de la Plata, finì per trovarsi coinvolto in degli scontri contro la Francia e la Gran Bretagana. Nel 1838, al fine di ottenere la libera navigazione dei fiumi interiori del Rio de la Plata, la Francia s’impadronì dell’Isola di Martin Garcia, di fronte a Buenos Aires e l’Inghilterra, al fine di salvaguardare i suoi interessi commerciali e contribuire a mantenere l’indipendenza dell’Uruguay, minacciata da Rosas, ne ordinò il blocco.

18 H. S. Ferns, Gran Bretaña y Argentina en el siglo XIX, Buenos Aires, Solar/Hachette, 1979, p. 235.

19 G. Corsico, Le Isole dalla scoperta all’occupazione britannica del 1833, in N. Ronzitti (ed.), La

questione delle Falkland-Malvinas nel diritto internazionale, Milano, Giuffrè, 1984, p. 18.

20

AA.VV., La battaglia per le Falkland-Malvine, Milano, Produzioni Artistiche Milanesi, 1989, p. 16. Per una descrizione completa della protesta si veda R. Perl, The Falkland Island Dispute in International

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8 Alla fine, gli inglesi iniziarono a ritirarsi nel 1847 ed i francesi nel 1848 fino a che, il 24 novembre 1849, entrambe le potenze sottoscrissero con Rosas il Trattato

Arana-Southern. In questo contesto, le isole Falkland/Malvinas ebbero un ruolo irrilevante.

Lo stesso de Rosas, considerandola una questione minore, si limitò semplicemente a menzionare il bisogno dell’Argentina di recuperare le isole, senza però intraprendere nessuna azione concreta21.

Nel corso di tutto il secolo XIX, l’influenza dell’Inghilterra sull’Argentina si sarebbe poi accentuata, investendo soprattutto in settore economico. Invero, proprio in Argentina, la potenza britannica aveva investito dal 40 al 50% del totale degli investimenti in America Latina, in particolare nella costruzione e gestione delle vie ferroviarie e di altri servizi22.

Anche per l’Argentina le relazioni commerciali con la Gran Bretagna erano di fondamentale importanza. Nel 1852, all’indomani della caduta del dittatore, per quanto la questione delle Falkland/Malvinas fosse di grande rilevanza, quantomeno emotiva, i problemi socio-economici interni del paese fecero passare in secondo piano qualsiasi progetto di rivendicazione.

Fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo si assistette alla rapida ascesa dell’imperialismo americano, cui corrispose l’inizio del declino dell’egemonia internazionale della Gran Bretagna.

Le conseguenze dei mutamenti nell’equilibrio fra le potenze internazionali si riverberarono anche sull’Argentina che, sentendosi schiacciata economicamente fra Stati Uniti e Gran Bretagna, manifestò tutta una serie di proteste formali alle due potenze includendo fra queste, solo marginalmente, la rivendicazione delle Falkland23. D’altro canto, eventuali rivendicazioni dell’arcipelago non avrebbero ottenuto seguito per via della grande rilevanza che le Falkland avevano dimostrato di avere per la Gran Bretagna durante le due guerre mondiali24.

21 Sul ruolo politico di de Rosas, gli storici argentini concordano nel ritenere che egli abbia tenuto, nei

confronti degli inglesi, un atteggiamento conciliante. T. Halperin Longhi, Storia contemporanea

dell’America latina, Torino, Einaudi, 1982, p. 234.

22 G. Pope Atkins, Latin America in the international system, London, Westview press, 1989, p. 37.

23

R. Sala, op. cit., p. 33

24 L’arcipelago fu protagonista di due grandi battaglie navali. La prima, nel 1914, quando presso di esso

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9 La fine della seconda guerra mondiale pose definitivamente termine alla posizione egemonica della Gran Bretagna in America Latina a favore degli Stati Uniti, divenuti una delle due superpotenze mondiali.

La guerra aveva comportato per l’impero britannico un’ingente quantità di spese e di debiti, contratti fra gli altri anche con l’Argentina.25 A causa della grave crisi economica seguita alla guerra, la Gran Bretagna non era in grado di saldare tali debiti, il che diede modo a Juan Domingo Peron, salito al potere il 24 febbraio 1946, di ottenere in cambio la proprietà delle ferrovie e degli altri servizi inglesi sul territorio argentino.

La nazionalizzazione di tali servizi rientrava nel programma politico di Peron, volto a fare dell’Argentina un paese moderno e autonomo rispetto alla sudditanza politico-economica dagli Stati Uniti e portarlo su una «posizione indipendente» rispetto al bipolarismo USA-URSS26.

A questi obiettivi, in campo internazionale si associava una politica di enfatizzazione del sentimento nazionalista che non poteva non avere fra i suoi capisaldi la questione delle Falkland.

A tal fine, nel maggio del 1954 Peròn sviluppo un’intensa campagna propagandistica di «vittimismo territoriale»27 che presentava le «Malvinas», soprattutto attraverso i mass-media e le istituzioni scolastiche, come parte integrante del territorio nazionale. La lotta contro l’imperialismo coloniale in terre americane divenne il leit-motiv della campagna peronista, collegandosi alla tesi della «tercera posicion international» che l’Argentina avrebbe dovuto assumere28.

In questo contesto, richiamando il torto subito dagli inglesi, Peròn coniò lo slogan «Las Malvinas son argentinas». Il motto risultò subito molto efficace in quanto: 1)

seconda, nel 1939, quando gli incrociatori britannici spinsero il comandante della corazzata tedesca Graf von Spee, Hans Wilhelm Langsdorff adauto-affondare la propria nave al largo di Montevideo.

25 I debiti ammontavano, secondo il valore attuale, a circa 750.000.000 di dollari. F. & O. M. Hoffmann,

op. cit., p. 44.

26 J. A. Derpich, Peron, Milano, CEI, 1971, p. 258.

27 AA.VV., La battaglia per le Falkland-Malvine, op. cit., p. 21.

28 Il 25 agosto 1954, il Congresso votò la Legge n. 14406 sulla nuova organizzazione amministrativa

dello Stato. All’art. 1, comma c si stabiliva l’istituzione di una provincia comprendente la Terra del Fuoco, le isole dell’Oceano Atlantico meridionale (Malvine e dipendenze) ed il settore antartico rivendicato dall’Argentina. G. Corsico, op. cit., p. 26.

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10 richiamava un reale episodio di sopraffazione da parte della Gran Bretagna; non creava nessun attrito con i paesi vicini; 2) si agganciava all’ondata anticoloniale post guerra, presentandosi come «progressista»; 3) raccoglieva il diffuso rancore degli argentini contro gli inglesi e gli europei, riconosciuti colpevoli di aver abbandonato il loro «paese-figlio» sudamericano, lasciandolo senza un posto nell’ordine internazionale post-bellico. Nei fatti, malgrado le dimostrazioni di solidarietà da parte degli stati latino-americani e l’assoluto consenso della popolazione sul tema, dopo l’allontanamento di Peròn dal potere29, la questione delle Falkland/Malvinas perse calore e non fu portata avanti dai successori di Peròn che si interessarono di altri problemi ben più urgenti30.

1.3I negoziati e i tentativi di accordo dopo la caduta del regime peronista

Ne gli anni intercorsero fra il 1965 e il 1982 si assistette a quella che può essere definita una «guerra diplomatica» fra Argentina e Regno Unito per tentare di giungere ad una soluzione pacifica della contesa31.

Le trattative tra i due Stati furono intralciate dall’attivismo delle correnti nazionaliste argentine che mirarono a spingere i governi su una linea intransigente.

Un primo episodio risale al 1964 quando un pilota argentino, Miguel Fitzgerald, allo scopo di riaffermare la sovranità argentina, a bordo di un piccolissimo aereo compì un raid aereo sulle isolea, atterrando a Port Stanley32.

L’incidente non impedì che l’anno successivo, l’Argentina invitasse la Gran Bretagna ad iniziare negoziati diretti sulla questione. Londra rispose che questi avrebbero potuto svolgersi solamente se il tema della sovranità fosse stato escluso dall’agenda delle discussioni; l’Argentina si dimostrò disponibile. Nonostante le garanzie offerte dal governo argentino, le trattative vennero ostacolate da un’altra iniziativa dei circoli

29 Nel settembre 1955, Peròn venne rovesciato da un colpo di stato orchestrato dai militari. Il suo posto

venne preso dal generale Leonardi.

30 Leonardi fu rimpiazzato nel dicembre del 1955 da un altro militare, il generale Pedro Aramburu.

Successivamente, nel 1958, a seguito della sua vittoria elettorale, il membro dell’Union Civica Radical Intransigente, Arturo Frondizi divenne a sua volta presidente fino al 1962.

31

R. Sala, op. cit., p. 36.

32 D. Pabon, J. C. Corbetta, E. Di Marco, Conflicto entre Argentina y Gran Bretagna por las islas

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11 estremistici di Buenos Aires. Infatti, mentre il duca di Edimburgo si trovava in visita ufficiale nella capitale argentina, il 28 settembre 1965, un gruppo di giovani argentini, appartenenti all’associazione di estrema destra Condor, sequestrò e dirottò sulle isole un aereo di linea nazionale con a bordo 55 passeggeri, in servizio tra Buenos Aires e Rio Gallegos. Una volta atterrati all’aeroporto di Port Stanley, occuparono gli uffici amministrativi del capoluogo e rivendicarono la sovranità argentina sull’arcipelago. Il generale Ongania, presidente argentino all’epoca dell’accaduto ed il sottosegretario agli esteri, Mazzinghi, prontamente ribadirono la dissociazione del proprio governo dall’incidente e non esitarono a definire l’accaduto: «puro gesto di pirateria». L’azione, che si rivelò essere solo un gesto simbolico, si concluse il 30 settembre con la resa del commando alla polizia delle «Falkland»33.

Nei diciassette anni di negoziati, la soluzione proposta dal governo argentino rimase sempre la stessa, ovvero la restituzione della sovranità sulle isole all’Argentina in qualità di legittimo proprietario34. Tale soluzione si basava principalmente su una serie di rivendicazioni di carattere giuridico, sui principi esposti dalla Carta dell’ONU all’art. 73 (concernente i territori non autonomi) e su quelli contenuti nella Risoluzione 1514 del dicembre 196035.

Il ventaglio di soluzioni proposte dalla Gran Bretagna fu più ampio. Se in una prima fase, tra il 1964 ed il 1966, i dirigenti britannici sostennero la non negoziabilità della sovranità sulle isole, una soluzione che avrebbe potuto risolvere la situazione fu proposta nel 1968, quando la Gran Bretagna si dichiarò disponibile a cedere la sovranità sull’arcipelago all’Argentina in cambio di soddisfacenti garanzie argentine nei rispetti degli isolani. Si giunse così ad elaborare il Memorandum of Understanding che considerava un’eventuale trasferimento della sovranità all’argentina, le cui modalità dovevano essere accettabili per gli isolani36.

33 G. Conetti, I titoli di sovranità, in N. Ronzitti (ed.), La questione delle Falkland-Malvinas nel diritto

internazionale, Milano, Giuffrè, 1984, p. 28.

34 R. Sala, op. cit., p. 41.

35 R. Sala, ibidem.

36 I motivi del cambiamento nella posizione furono molteplici. Alcuni studiosi ritengo il mutamento della

politica inglese fosse dovuto innanzitutto, alla volontà di espandere le proprie relazioni commerciali con i paesi latinoamericani e, in particolare con l’Argentina, lo stato più «europeo» della regione. In secondo luogo, le difficoltà economiche e non solo della Gran Bretagna orientavano l’attenzione dei dirigenti

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12 Tuttavia, i rappresentanti eletti degli abitanti dell’arcipelago manifestarono con fermezza il desiderio della popolazione di conservare il proprio legame con la Gran Bretagna e di essere contrari ad ogni forma di trapasso di sovranità. A questo punto il Governo di Londra fu «costretto» ad abbandonare ogni idea di cessione sottolineando che, in queste circostanze, le rivendicazioni argentine risultavano essere contrarie al principio di autodeterminazione37.

Il diniego inglese non fu ben accetto dai dirigenti politici argentini. Buenos Aires era perfettamente cosciente del fatto che, fino a quando gli isolani avessero goduto del «diritto di veto» nella politica inglese circa le Falkland/Malvinas, sarebbe stato pressoché impossibile giungere ad una conclusione favorevole dei negoziati38. Nonostante l’irrigidimento argentino, il Regno Unito insisteva nel proporre delle trattative. Tra il 1969 e il 1971 si tennero una serie di negoziati tra le delegazioni dei due Stati, a termine dei quali venne siglato il 5 agosto 1971 il Communication

Agreement39. La scelta dei dirigenti politici argentini di continuare i negoziati su degli

aspetti secondari, abbandonando momentaneamente la questione della sovranità, fu dettata dalla convinzione che in questo modo avrebbero persuaso gli isolani che un’integrazione delle Falkland/Malvinas con l’Argentina non avrebbe potuto che giovare ai loro interessi. Inoltre, il potenziamento delle comunicazioni tra la terraferma e l’arcipelago avrebbe accresciuto nei Falklanders il senso di dipendenza verso il paese latinoamericano40.

Nonostante ciò, nel 1975, i rapporti anglo-argentini subirono uno stallo a seguito del rifiuto inglese di negoziare sulla sovranità delle isole.

inglesi verso altri problemi. Infine, le difficoltà e i costi legate al mantenimento, alla difesa e allo sviluppo dell’arcipelago. R. Sala, op. cit., p. 42.

37 G. Conetti, op. cit., p. 29.

38

Ibidem

39 Esso prevedeva l’abolizione del divieto alle comunicazioni dirette tra l’Argentina e l’arcipelago nonché

la creazione di servizi aerei e navali. Inoltre, l’Argentina offrì agli isolani un documento di viaggio che permetteva loro una totale libertà di movimento sul suo territorio ed un pacchetto di facilitazioni economiche. Altri due accordi furono firmati il 13 settembre 1974: uno per facilitare il commercio ed i trasporti di merci tra le isole e il continente, l’altro per permettere alla compagnia petrolifera statale argentina (YPF) di fornire prodotti petroliferi alle Falkland/Malvinas. Cfr. D. Pabon, J. C. Corbetta, E. Di Marco, op. cit., p. 20.

(13)

13 L’Argentina, fortemente contrariata dal rifiuto di Londra, reagì «minacciando» la Gran Bretagna di gravi ripercussioni e nell’ottobre dello stesso anno richiamò in patria l’ambasciatore a Londra. Malgrado ciò, la Gran Bretagna continuava a negoziare senza la benché minima intenzione di giungere ad un accordo sulla sovranità, facendo aumentare il malcontento nell’opinione pubblica argentina.

Nel 1976 il problema venne affrontato con veemenza dalla stampa argentina che sostenne una campagna per l’invasione e la riconquista dell’arcipelago. Vennero rivolti pubblici appelli al presidente Isabel Martinez Peron, alle forze armate e all’opinione pubblica affinché l’intera nazione si mobilitasse per realizzare l’annessione delle isole. Questo attivismo durò per oltre una settimana, ma alla fine si risolse in nulla di fatto. Da lì a poco tempo, l’attenzione dell’opinione pubblica sarebbe stata distolta dalla caduta del neoperonismo e dell’avvento di un nuovo regime militare41.

Tra il 1977 e il 1981 si svolsero una serie di riunioni tra i rappresentanti dell’Argentina e del Regno Unito42.

Grazie al negoziato di New York, svoltosi tra il 13 e 14 dicembre 1977, le relazioni diplomatiche tra i due Paesi sembrarono migliorare. In questa circostanza vennero istituiti due gruppi di lavoro il cui compito sarebbe stato quello di ampliare ed approfondire le trattative inerenti le future relazioni economiche nonché il problema della sovranità. Nonostante gli ottimi inizi, la situazione mutò radicalmente durante i successi colloqui di Lima tenutesi dal 15 al 17 febbraio 1978, durante i quali, i rappresentanti inglesi vollero solamente discutere delle problematiche relative alla cooperazione economica, deludendo fortemente le aspettative dei rappresentanti argentini che si erano, invece, presentati con notevole ottimisti ritenendo che la Gran Bretagna si fosse finalmente decisa a concedere la sovranità delle Falkland/Malvinas43. Anche negli anni seguenti, immediatamente precedente lo scontro bellico, non si registrarono progressi e vista anche la crisi interna che la giunta militare argentina

41 Il colpo di stato militare che avrebbe portato al potere il generale Videla avvenne nella notte tra il 23 ed

il 24 marzo.

42 Gli incontri si tennero: New York, 13-14 dicembre 1977; Lima, 15-16 febbraio 1978; New York, 14-15

e 29 settembre 1978; Ginevra, 18-19 dicembre 1978; New York, 21-23 marzo 1979; 28-29 aprile 1980; 23-24 febbraio 1981; Parigi 15 giugno 1981.

(14)

14 doveva affrontare, non sembra strano che essa abbia deciso di scaricare le tensioni nazionali all’esterno, sventolando il «mito nazionale delle Malvinas»44.

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