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Letterature di frontiera

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Academic year: 2021

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Letterature di frontiera

Hablar de fronteras en la literatura resulta paradójico.

La historia de la literatura ha demostrado que, si hay algo con lo que trabajamos los escritores, es precisamente con las posibilidades de la imaginación que no tiene límites, y que nada es imposible en el terreno de la ficción.

La frontera como experiencia creativa, Rosina Conde

Addentrandosi nei complessi fenomeni socioculturali e politico-economici su cui si fondano la letteratura del nord del Messico e la letteratura chicana del sud degli Stati Uniti si riscontrano sostanziali differenze tra le due produzioni, non solo a livello stilistico, ma soprattutto considerando i rispettivi sistemi letterari regionali di cui fanno parte e la diversa concezione della realtà di frontiera.

Da un’analisi comparativa tra escritura chicana ed escritura fronteriza

1

è emerso che esistono due modi di interpretare la frontiera: da un lato la frontiera come ponte e porta d’ingresso e come spazio poroso e di transizione (interpretazione condivisa dalla cultura chicana che ha come massimo rappresentante la scrittrice Gloria Anzaldúa); dall’altro lato, invece, come barriera, limite o linea di separazione tra due realtà completamente diverse: quella messicana e quella nordamericana

2

.

I presupposti socioculturali da cui si sviluppano queste due scritture sono, infatti, totalmente diversi:

en el caso de la escritura fronteriza del norte de México es fundar una cultura propia, ajena al sistema literario nacional; mientras que en la escritura chicana del sur de Estados Unidos enfatiza una lucha social en contra de la comunidad dominante.

3

1 Cfr. RODRÍGUEZ ORTIZ, Roxana (2008), Alegoría de la frontera México-Estados Unidos.

Análisis comparativo de dos escrituras colindantes, UACM, México.

2 RODRÍGUEZ ORTIZ, Roxana (2008), Disidencia literaria en la frontera México-Estados Unidos, in «Andamios», 5, n. 9, pp. 113-137.

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La letteratura chicana

La letteratura chicana è un'espressione di un gruppo minoritario negli Stati Uniti; tuttavia se la si compara con il progetto letterario-culturale del nord del Messico diventa dominante, data la disparità evidente tra le politiche culturali, di diffusione e di marketing adottate dai due paesi. Entrambe sono letterature di resistenza o dissidenza all'interno delle rispettive cornici letterarie nazionali. La letteratura chicana tende a opporsi al dominio della cultura statunitense di cui è una minoranza; la letteratura prodotta alla frontiera nord del Messico vuole rivendicare la propria originalità e regionalità distaccandosi dal cosiddetto centralismo culturale, che vede la capitale come il fulcro della produzione culturale nazionale.

La letteratura chicana è conosciuta come border writing o border literature

4

. È una letteratura concepita per lo più da scrittori e critici chicanos, una minoranza etnica e culturale negli Stati Uniti che tenta di ottenere riconoscimento e visibilità all’interno della sua comunità attraverso una strategia di rappresentazione nota col nome di performatividad discursiva

5

che ha consentito un processo di formazione identitaria del soggetto chicano nell'immaginario collettivo della frontiera, attraverso forme di rappresentazione teatrali che ne hanno enfatizzato i caratteri discriminanti e al contempo denunciato i comportamenti xenofobi di cui è vittima.

Il soggetto chicano è stato concepito dall'insulto, dalla violenza, dall'oppressione e soggetto alla dominazione culturale statunitense (el Otro) e attraverso tali rappresentazioni vuole affermarsi all'interno della stessa comunità che lo esclude.

[...] tanto la escritura chicana, como la comunidad chicana se origina en el momento de su colonización cultural, pues a través del insulto les empiezan a construir una identidad que exaltaba aspectos aislados y momentáneos de su realidad (como el hecho de llamarlos frijoleros, borrachos, holgazanes, etcétera)

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[...]

Il chicano non sarebbe chicano quindi se gli americani e gli stessi migranti

4 TABUENCA CÓRDOBA, María Socorro (1997), Aproximaciones críticas sobre las literaturas de las fronteras, «Frontera Norte», 9, n. 18, p. 85-110.

5 RODRÍGUEZ ORTIZ, Roxana 2008, p. 116.

6 Id., p. 117.

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messicani non avessero creato intorno alla sua figura il mito del pocho

7

, del pachuco

8

.

La letteratura chicana si distingue dalla produzione letteraria statunitense per le sue radici culturali e per le tematiche che rompono con gli schemi del discorso monolitico statunitense per affrontare temi come la differenza culturale da un punto di vista ibrido.

Si suppone che la letteratura chicana sia nata in seguito al Trattato di Guadalupe, quando gran parte del territorio messicano settentrionale fu ceduto agli Stati Uniti. Nacque così una regione con diverse esigenze di espressione, in primo luogo per tenere informati gli stessi abitanti di ciò che succedeva da una parte e dall'altra della frontiera e in seguito per preservare gli usi e i costumi messicani mediante la tradizione orale, le storie epiche e mitiche. Varie bande e compagnie di teatro itineranti andavano da una parte all'altra della frontiera per diffondere le loro storie e forgiare così nell'immaginario collettivo la figura del chicano, un soggetto migrante, bilingue e interculturale che ha saputo reinventarsi a partire dalla sua condizione fronteriza. I chicanos hanno saputo sfruttare varie forme artistiche, come il teatro, la pittura, la performance e la musica, per diffondere la loro cultura e mantenere vive le loro tradizioni. Anche i corridos

7 Secondo il DEM Diccionario del Español de México, il pocho è un 'espressione colloquiale per designare una persona «1) Que desciende de mexicanos pero es de nacionalidad estadounidense, o que es mexicano pero emigrado a los Estados Unidos de América y al hablar español introduce anglicismos y muestra poco conocimiento y aprecio de la lengua: Tony era mexicano, pero nacido allá, pocho, ni mexicano ni americano. 2) s. m. Mezcla de español con inglés, al hablar o escribir: escribir en pocho, un anuncio en pocho». Dal sito http://dem.colmex.mx/ (ultima consultazione in data 04/04/2014).

8 Secondo il DEM Diccionario del Español de México, il pachuco era un «1) Joven de origen mexicano, habitante de El Paso y después de todo el suroeste de los Estados Unidos de América, entre 1930 y el fin de la guerra, notable por su vestimenta de una elegancia extravagante: pantalón bombacho, angosto en los tobillos; saco largo de grandes solapas, cadena de oro entre el cinturón y la bolsa del pantalón, y sombrero tocado con una pluma; de origen humilde y campesino, vivía del pequeño contrabando de mariguana; dio lugar a una versión ligeramente nueva del caló de la ciudad de México: Pachuco mantenido ¿qué te has creído, infeliz? ¿Qué te has creído que soy de tus viejas de cabaret?». Dal sito http://dem.colmex.mx/ (ultima consultazione in data 04/04/2014).

Anche Octavio Paz ne El laberinto de la soledad (1950) parla del pachuco come di un personaggio, di origine messicana, che si distingue per il suo abbigliamento, per la sua condotta ribelle e per il suo linguaggio. «El pachuco no quiere volver a su origen mexicano;

tampoco -al menos en apariencia- desea fundirse a la vida norteamericana. […] el pachuco es un clown impasible y siniestro, que no intenta hacer reír y que procura aterrorizar. Esta actitud sádica se alía a un deseo de autohumillación, que me parece constituir el fondo mismo de su carácter: sabe que sobresalir es peligroso y que su conducta irrita a la sociedad; no importa, busca, atrae la persecución y el escándalo», in PAZ, Octavio (2004), El laberinto de la soledad.

Postdata. Vuelta al laberinto de la soledad, Fondo de Cultura Económica, México, pp.16-20.

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sono parte della cultura chicano-messicana:

Corridos first became widely used along the South Texas/Mexican border during

the early conflict between Chicanos and Anglos. The corridos are usually about Mexican heroes who do valiant deed against the Anglo oppressors. Pancho Villa's song, “La cucaracha”, is the most famous one... The ever present corridos narrated hundred years of border history, bringing news of events as well as entertaining.

These folk musicians and folk songs are our chief cultural mythmakers, and they made our hard lives seem bearable

9

.

Le varie compagnie teatrali e carpas itineranti si spostavano di villaggio in villaggio lungo la frontiera per riunire la comunità chicana e rafforzare così «la conciencia étnica en un territorio hostil

10

». Le rappresentazioni erano commedie in lingua spagnola, accompagnate generalmente da musica. Ebbero notevole successo anche per le tematiche affrontate: razzismo, disuguaglianza e discriminazione e per le critiche inferte alle istituzioni di entrambi i lati della frontiera.

I chicanos privilegiarono la via del teatro per arrivare a tutta la comunità chicana; la creazione del Teatro Campesino, il cui esponente era Luis Valdez, fu una prova tangibile dell'influenza del teatro su quella comunità; iniziò come parte del movimento sindacale a favore delle popolazioni provenienti dalle campagne e divvenne ben presto modello per nuove compagnie teatrali.

Come scrisse lo stesso Valdez in uno dei Cuadernos del pueblo, «la vida cotidiana es comida para el pensamiento [por lo tanto] nada representa mejor el trabajo del Teatro Campesino que el acto. Los actos nacieron de la realidad de los campesinos en huelga, en Delano, California en 1965

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».

La performatividad chicana si convertì così in un atto di insurrezione contro i principi alla base della modernità (giustizia, libertà e uguaglianza), che in realtà escludevano i gruppi minoritari, per la loro etnia, per il genere a cui appartenenvano o per le loro preferenze sessuali.

9 ANZALDÚA, Gloria (1999), Borderlands/La Frontera. The new mestiza, Aunt Lute, San Francisco, p. 83.

10 RODRÍGUEZ ORTIZ, Roxana 2008, p. 119.

11 Id., p. 120.

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Nel 1928 fu pubblicato Las aventuras de don Chipote o cuando los pericos mamen ad opera di Daniel Venegas, il primo romanzo considerato parte della border literature, in cui si riconoscono gli elementi essenziali della stilistica chicana: bilinguismo, umorismo e nostalgia. Solo a partire dal 1967, con la nascita della casa editrice chicana Quinto Sol, vengono diffuse ampliamente le opere prodotte dal movimento chicano. La prima antologia chicana fu pubblicata nel 1969 con il titolo El Espejo/The Mirror, a cura di Octavio Romano e Herminio Ríos

12

.

Ciò che accomuna tutte le opere di quel periodo è il recupero selettivo della storia, della mitologia e della tradizione popolare messicana in un procedimento di

«reinvención mítica

13

», riappropriandosi di alcuni referenti culturali come gli eroi della Rivoluzione messicana, alcune figure eroiche indigene, Popocatéptl e Iztaccíhuatl, i charros e in particolare la Vírgen de Guadalupe

14

, con l'intento di preservare e affermare, attraverso alcuni simboli della cultura messicana, la propria identità di fronte alla cultura dominante nordamericana e riconoscersi in essi come comunità.

Durante gli anni Settanta, la letteratura chicana si allontana dall'influenza indigenista del Messico postrivoluzionario e nazionalista, avvicinandosi a un discorso più postmoderno che vede nella frontiera lo spazio di transito, un ponte che permette di uscire e rientrare liberamente da e nella propria cultura.

A partire dagli anni Ottanta le maggiori rappresentanti della letteratura chicana sono le donne, dato il ruolo che rivestivano nella cultura mexico- americana come trasmettitrici, delle tradizioni di generazione in generazione.

Tra le principali esponenti di questa letteratura vi sono Gloria Anzaldúa, Margarita Coto-Cárdenaz, Pat Mora, Cherríe Moraga, Lucha Corpi, Veronica Cunningham, Carmen Tafolla, Helena María Viramontes, Ana Castillo, Emma Pérez, Sandra Cisneros, Denise Chávez, Selfa Chew, Carla Trujillo..

12 Ibidem.

13 Id., p. 121.

14 La Vírgen de Guadalupe è una delle figure religiose, politiche e culturali più importanti per i chicanos. «She is a synthesis, of the old world and the new, of the religion, and culture of the two races in our psyche, the conquerors and the conquered. She is the symbol of the mestizo […] Our faith is rooted in indigenous attributes, images, symbols, magic and myth», cosí esprime la loro fede Gloria Anzaldúa, in ANZALDÚA, Gloria 1999, p.52.

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La letteratura della frontiera nord del Messico

Il soggetto transfronterizo, invece, colui che abita alla frontiera nord del Messico e attraversa quotidianamente la frontiera recandosi negli Stati Uniti per motivi di lavoro, di studio o semplicemente per fare shopping, invece, non incorre in processi di formazione identitaria tanto complessi, in quanto la sua scrittura è legata principalmente al fenomeno urbano e alle caratteristiche dello spazio di frontiera. Vi è una relazione stretta tra l'artista o scrittore e la regione in cui vive che si manifesta attraverso la ricreazione della quotidianità nelle città di frontera.

Da questo spazio gli scrittori muovono le loro critiche e denunce contro lo spropositato sviluppo economico e le conseguenze da esso derivate.

La stilistica letteraria propria di questa zona fa i conti con le differenze spaziotemporali tra Messico e Stati Uniti mediante la descrizione di luoghi, di città, l'applicazione di certe leggi, lo stato di governabilità o ingovernabilità di uno o dell'altro paese. Le tematiche ricorrenti sono la frontiera, l'attraversamento quotidiano, la migrazione, la ricchezza sensoriale ed emozionale, la nozione di tempo e di spazio, la distanza e la velocità, la trasgressione dei limiti e di ogni tipo di frontiera, infine, la libertà creativa che si riflette anche nella formazione di nuovi linguaggi urbani.

Nonostante le due espressioni culturali (chicana e fronteriza) abbiano diversi punti in comune, per le loro rispettive posizioni geopolitiche si allontanano ed entrano in contraddizione tra loro.

Per concepire la frontiera è necessario, come sostiene Tabuenca Córdoba, tenere in considerazione entrambi i lati del territorio, altrimenti si rischia di favorire l'invisibilità e il colonialismo intellettuale di una delle due parti come nel caso della frontiera nord del Messico, dei suoi referenti e della sua letteratura che fino a qualche decennio fa erano sconosciuti sia a livello nazionale che internazionale.

Nel territorio messicano, lo studio della cosiddetta letteratura di frontiera ebbe

inizio a partire dai primi anni Ottanta, in concomitanza del lancio dei vari

programmi culturali promossi dal governo centrale. Con il Programa Cultural de

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las Fronteras (PCF) che arrivò alle città di frontiera nel 1985, si tentò di promuovere e diffondere la cultura messicana, riscattando, rivalorizzando «los valores y tradiciones nacionales

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» e preservando le peculiarità di ogni regione della frontiera che fino ad allora erano state considerate, da un punto di vista centralista, società prive di identità nazionale in quanto troppo lontane dalla

“civiltà”; un “deserto culturale” in cui non si produceva nulla di significativo a causa anche della loro vicinanza e il contatto con l'American way of life, che impediva loro di produrre “autentica” cultura messicana

16

.

Para otras plazas, como Tijuana y Hermosillo, la preocupación principal del programa era “nacionalizar” a los habitantes de la frontera norte del país, a quienes todavía a mediados de los ochenta consideraban como una población

“desculturalizada”, en peligro de ser absorbida por la cultura anglosajona

17

.

Inoltre, negli anni Novanta, la Dirección de Publicaciones del Consejo Nacional para las Culturas y las Artes (CONACULTA) finanziò e promosse la collezione Letras de la República, il cui obiettivo principale era quello di elaborare un'antologia letteraria per ogni stato della repubblica, come uno dei pregetti di descentralización promossi dal governo di Carlos Salinas de Gortari (1988-1994).

In verità solo alcune delle antologie furono pubblicate e in tutte si esponeva

«la necesidad del reconocimiento de la región/estado por parte de la misma comunidad y el reclamo que se hace al centro por la exclusión, el olvido o el abandono

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».

A novembre del 2005, durante la diciannovesima Fiera del Libro di Guadalajara, Daniel Sada, David Toscana, Élmer Mendoza, Eduardo Antonio Parra e Arturo Pérez-Reverte presiedettero la tavola rotonda intitolata Mesa de escritores de la frontera. In quell'occasione i sei scrittori messicani tentarono di

15 Id., p. 93.

16 Cfr. ZUÑIGA, Victor (1997), La política cultural hacia la frontera norte: análisis de discursos contemporáneos (1987/1990), «Estudios sociológicos», 15, n. 43.

17 TABUENCA CÓRDOBA, Maria Socorro 1997, p. 93.

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definire e giustificare il concetto di letteratura di frontiera

19

.

La denominazione di narrativa fronteriza, nonostante racchiuda un genere di letteratura limitata a quest’area geografica, contiene al suo interno varie accezioni che inizialmente non rientravano in questa cornice letteraria. Secondo diversi studi critici, la letteratura di frontiera si differenziava dal resto della produzione esclusivamente sul piano geografico, ma «el norte de México no es simple geografía

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».

Secondo lo scrittore e critico messicano Eduardo Antonio Parra, infatti, il termine narrativa del desierto che includeva la produzione di autori quali Daniel Sada, Jesús Gardea, Ricardo Elizondo Elizondo, Severino Salazar e Gerardo Cornejo, non era sufficiente per designare l'opera di questi scrittori.

Secondo quanto anticipava Eduardo Antonio Parra, gli elementi che accomunavano la cosiddetta literatura fronteriza erano «la omnipresencia del paisaje y el clima en los relatos, la proximidad geográfica de los Estados Unidos que trae como consecuencia los embates de la cultura norteamericana, y el lenguaje característico de los norteños»

21

.

Il gran numero di giovani scrittori e l'importanza politico-economica che ha assunto negli ultimi decenni la frontiera hanno permesso che la narrativa prodotta in questa zona abbia acquisito sempre più rilievo nel panorama della letteratura messicana contemporanea.

Fino a qualche decennio fa la letteratura di frontiera viveva isolata dal resto della letteratura nazionale. Questa condizione era dovuta al fatto che «la mayoría de los narradores de esta región publicaba en editoriales locales; de vida efimera, en caso de ser independientes

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sujetas a la voluntad de quienes presidían las instituciones, si se trataba de imprentas oficiales»

23

. Di conseguenza la

19 GONZÁLEZ, Alejandro G. (2008), Espejos profundos: un atisbo a la narrativa fronteriza contemporánea, San José State University, California – dal sito http://scholarworks.sjsu.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=4614&context=etd_theses (ultima consultazione in data 27/03/2014).

20 PARRA, Eduardo Antonio (2004), El lenguaje de la narrativa del norte de México, «Revista de Crítica Literaria Latinoamericana», 30, n. 59, pp. 71-77.

21 Id., p. 73 [l'onnipresenza del paesaggio e del clima nei racconti, la vicinanza geografica degli Stati Uniti che di conseguenza porta con sé gli attacchi della cultura nordamericana e il linguaggio caratteristico degli abitanti del nord].

22 È il caso della casa editrice indipendente Yoremito, fondata nel 1997 dallo stesso Luis Humberto Crosthwaite.

23 PARRA, Eduardo Antonio 2004, p. 71, [la maggior parte degli scrittori di questa regione

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distribuzione non era efficace e si limitava a un pubblico locale; e per la stessa ragione i contributi critici erano quasi inesistenti.

Storicamente, infatti, i territori della regione settentrionale del Messico, al confine con gli Stati Uniti, si svilupparono in maniera molto diversa rispetto al centro del paese. La lontananza dalla capitale, da sempre fulcro dell’attività politica e socioculturale del paese, influirono notevolemente sullo stato di isolamento e arretratezza economica in cui versava la regione e sulla produzione letteraria e culturale locale.

Le cose cambiarono con l'arrivo degli anni Ottanta, con il lancio del Programa Cultural de las Fronteras da parte del governo centrale che, nonostante fu molto discussa, incentivò la produzione letteraria e culturale della regione. Gli autori locali oltrepassarono così i confini del regionalismo e molti delle loro opere vennero pubblicate da case editrici di ampio prestigio ottenendo riconoscimenti a livello nazionale.

Nel suo saggio La frontera en el centro

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, Humberto Félix Berumen identifica alcune delle caratteristiche proprie di quella che per molti è considerata la literatura fronteriza, ma che data l'eterogenea e copiosa produzione degli ultimi vent’anni è difficile da etichettare; e ancor più difficile è identificare tratti comuni tra le opere prodotte da scrittori provenienti da esperienze e zone diverse della frontiera, distanti anche dal punto di vista geografico.

Una delle regioni più prolifiche del nord è la Bassa California alla quale il saggista ha dedicato la maggior parte degli studi della sua vita.

pubblicava in case editrici locali, di vita effimera, e se indipendenti erano soggette al volere di coloro che presidiavano le istituzioni, se si trattava di stampe ufficiali].

24 BERUMEN, Humberto Félix (2005), La Frontera en el centro. Ensayos sobre literatura, UABC, Mexicali.

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