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Applicazione della Tecnica di prospezione “Geomagnetic depth sounding” (GDS) in aree Tettoniche Attive

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Academic year: 2021

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Scuola di Dottorato in Fisica Università Roma Tor Vergata

Applicazione della Tecnica di prospezione “Geomagnetic

depth sounding” (GDS) in aree Tettoniche Attive

Massimiliano Fois (XX ciclo)

Abstract

L’obiettivo di questo lavoro è stato l’applicazione della tecnica di prospezione “Geomagnetic Depth Sounding” (GDS), ad una porzione della catena dell’Anti- Atlante (Marocco), all’interno di un’area di 10000 Km2 compresa tra longitudine 7° ed 8° Ovest e latitudine 30.5° e 31.1° Nord.

Tale tecnica permette di fornire una descrizione qualitativa sulla distribuzione delle aree conduttive eventualmente presenti nell’area di studio attraverso la misura delle variazioni del campo magnetico terrestre e la successiva definizione delle cosiddette frecce di induzione di Parkinson.

I dati magnetici sono stati raccolti impiegando due magnetometri vettoriali (mod. flux-gate Lemi018) posizionati in 10 siti all’interno della suddetta area. Ogni stazione ha registrato le variazioni delle componenti X, Y e Z del campo magnetico terrestre per 7 – 10 giorni, nel periodo compreso tra Giugno e Novembre 2007.

Tra i dati raccolti sono stati selezionati solo quelli contenenti variazioni di campo magnetico con frequenza compresa tra 10-3 Hz e 3*10-5 Hz. Le frecce d’induzione di Parkinson calcolate hanno mostrato una coerente orientazione nella direzione Nord – Nord Ovest, verso la catena dell’Alto Atlante. I dati selezionati sono stati anche confrontati con quelli raccolti dall’osservatorio magnetico di Averroes (Casablanca) che si trova sul lato opposto della catena. Analogamente le frecce d’induzione calcolate utilizzando tali dati puntano in direzione dell’Alto Atlante, in questo caso verso Sud.

Da studi tettonici e gravimetrici (Burkhard et al., 2006; Ayarza et al., 2005) si evince che la discontinuità (crosta-mantello) Moho si trova, in quest’area, a profondità di circa 30 Km, e che la catena dell’Atlante non si troverebbe in equilibrio isostatico con il mantello facendo così ipotizzare l’esistenza di una risalita astenosferica. Nella catena dell’Atlante sembra inoltre esserci evidenza di paleovulcanismo, (Ramdani, 1998) e quindi la presenza di corpi magmatici intrusivi di consistenti dimensioni non ancora spenti.

Queste informazioni potrebbero giustificare la presenza di forti contrasti di conducibilità lungo la catena dell’Alto Atlante verso cui le frecce d’induzione sono attratte. Risultati simili sono stati ottenuti in un lavoro analogo svolto nell’area tettonica del Nord – Est del Canada che comprende la catena degli Appalachi (Bailey et al., 1974).

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In conclusione, lo scopo iniziale di questo lavoro era quello di caratterizzare una porzione dell’area tettonica dell’Anti Atlante da un punto di vista elettromagnetico mettendo in evidenza l’eventuale presenza di anomalie conduttive locali. I risultati ottenuti indicano una sostanziale omogeneità conduttiva su scala regionale. Tuttavia il confronto della risposta delle frecce d’induzione dell’area in esame con quelle di Averroes, mostra una struttura conduttiva anomala, esterna all’area di studio, lungo l’asse della catena dell’Atlante.

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