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Capitolo 2

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Academic year: 2021

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Progetto di un asilo nido e una scuola per l’infanzia, via Le Rene - Ospedaletto - Pisa.

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Capitolo 2

Il DOCUMENTO PRELIMINARE PER L’AVVIO

ALLA PROGETTAZIONE (Dpp).

“Tutte le opere dell’uomo racchiudono dei segreti che non si svelano fino a quando non sono diventati parte di noi stessi: fino a che non sono entrate nelle nostre esperienze esistenziali. Anche un aratro ha dei segreti per chi, pur conoscendone le parti meccaniche, non lo abbia sperimentato nelle sue funzioni, nelle varie stagioni dell’anno, nella siccità e nei geli, nei momenti della speranza e della depressione, finché non sia diventato parte della sua vita.”

“G. Michelucci – Non sono maestro – 1976”

2.1 - GESTIONE DEL PROCESSO EDILIZIO.

La sfida progettuale a cui dovrebbero essere chiamati i soggetti coinvolti nella progettazione: produttori, tecnici, amministratori e soprattutto utenti, è quella di rendere l’organismo edilizio l’espressione condivisa di un ambito culturale.

Un approccio al problema che fornisca soluzioni condivise non potrà quindi prescindere da un confronto tra i soggetti interessati.

Le scuole per l’infanzia rappresentano un campo ove, questo confronto, potrebbe tradursi in una auspicabile progettazione partecipata finalizzata ad un percorso consapevole che fornisca soluzioni alle esigenze di valorizzazione dei

ritmi evolutivi, delle capacità, delle differenze e dell’identità di ciascuno, nonché della responsabilità educativa delle famiglie.

Un’attenta progettazione sarà necessariamente volta a rispondere a determinati bisogni espliciti e impliciti che, il processo funzionale (FAST – Funzionale Analsis System Tecniche) dovrebbe tradurre in esigenze, a cui corrispondere requisiti e funzioni. Nell’ottica di una lettura del processo delle costruzioni civili,

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52 suddiviso nelle quattro fasi: Programmazione – Progettazione - Realizzazione - Gestione l’art. 15 del D.P.R. 554/99 (regolamento di attuazione della Legge 109/94: Legge Merloni e successive modifiche), affida alla progettazione il fine fondamentale di realizzare un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra i benefici e i costi globali: costruzione, manutenzione e gestione.

La progettazione è informata, tra l’altro, a minimizzare l’impiego di risorse non rinnovabili e nel massimo riutilizzo di quelle rinnovabili. Il progetto è redatto secondo tre progressivi livelli di definizione: preliminare, definitivo, esecutivo. I tre livelli costituiscono un progressivo affinamento delle tematiche e delle sinergie che caratterizzano l’opera sviluppandosi senza soluzione di continuità.

Al fine di un puntuale controllo delle fasi formative dell’opera, in ambito pubblico, dall’ideazione fino alla gestione, la Legge Merloni (art. 7), recependo le indicazione della Legge 241/90 (“Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”), ha individuato nella figura del Responsabile Unico del Procedimento (RUP) il tecnico che provvede a creare le condizioni affinché il processo realizzativo risulti condotto in modo unitario in relazione ai tempi e ai costi preventivati, alla qualità richiesta, alla manutenzione programmata, alla sicurezza e alla salute dei lavoratori ed in conformità a qualsiasi altra disposizione di legge in materia.

Nell’art. 8 del regolamento di attuazione vengono dettagliati i compiti del RUP:

- promuovere e sovrintendere agli accertamenti preliminari,

- verificare in via generale la conformità ambientale, paesistica, territoriale ed urbanistica degli interventi,

- redigere il Documento Preliminare per l’avvio alla Progettazione (Dpp), secondo quanto previsto all’art. 16 della legge,

- coordinare le attività necessarie alla redazione del progetto preliminare, definitivo ed esecutivo,

- promuovere all’amministrazione aggiudicatrice (stazione appaltante) i sistemi di affidamento dei lavori e la pubblicità degli atti relativi,

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53 - effettuare, prima dell’approvazione del progetto in ciascuno dei suoi livelli, le necessarie verifiche di rispondenza al Dpp e conformità alla normative vigente,

- svolgere la funzione di vigilanza sulla realizzazione dei lavori,

- raccogliere, verificare e trasmettere all’Osservatorio dei LL.PP. gli elementi relativi gli interventi di sua competenza,

- accertare la data di effettivo inizio dei lavori e ogni termine di svolgimento dei lavori.

PROCESSO EDILIZIO

PROGRAMMAZIONE-PROGETTAZIONE-REALIZZAZIONE-GESTIONE

Programmazione Progettazione Realizzazione Gestione

A B C D E F G H I ELABORATI P R O G E T T O P R E L IM IN A R E P R O G E T T O D E F IN IT IV O P R O G E T T O E S E C U T IV O VERIFICHE F IN A L IT A ’ E O B IE T T IV I V IN C O L I C L A S S I D I E S IG E N Z A R E Q U IS IT I F U N Z IO N I T E T T I E C O N O M IC I VALIDAZIONE C O N T R O L L I C O L L A U D O M A N T E N IM E N T O D E L L E P R E S T A Z IO N I N E L T E M P O COME → ← PERCHE’

Il RUP può assumere anche il ruolo di Responsabile dei Lavori e svolge i propri compiti con il supporto dei dipendenti delle amministrazioni aggiudicatici.

L’art. 15 del regolamento di attuazione elenca i contenuti del Dpp: questo documento racchiude tutti i dati di ingresso che i progettisti, e lo stesso RUP, devono rispettare per soddisfare le esigenze del committente e dell’utilizzatore finale. Le indicazioni in esso contenute sono graduate in rapporto all’entità, al

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54 tipo e alla categoria di intervento da realizzare.

Il Dpp deve contenere le indicazioni riguardanti: 1. situazione iniziale,

2. finalità, obiettivi e strategie per raggiungerli, 3. esigenze,

4. regole e norme tecniche da rispettare, 5. vincoli di legge,

6. funzioni che dovrà svolgere l’intervento (Analisi funzionale), 7. requisiti ambientali, tecnici e gestionali da verificare,

8. impatti dell’opera sui sovrasistemi di cui fa parte,

9. le fasi della progettazione: la sequenza logica e i tempi di svolgimento, 10. livelli di progettazione ed elaborati relativi,

11. limiti finanziari,

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2.2

SITUAZIONE INIZIALE.

L’importanza che il luogo fisico assume nell’ambito del processo di pianificazione urbanistica e di progettazione edilizia necessita di una ricerca approfondita evidenziata attraverso la definizione dell’“Analisi del sito”. Questa fondamentale indagine conoscitiva preventiva comporta una necessaria attenzione che il progettista deve assumere, nelle diverse fasi del suo lavoro, verso quegli elementi ambientali e climatici condizionanti le sue scelte progettuali rivolte in direzione di un’edilizia eco-sostenibile.

Le analisi da effettuare sono, nella maggior parte dei casi, estremamente semplici e spesso rimandano a specifiche normative vigenti la cui applicazione deve essere comunque rispettata. L’obiettivo che si intende perseguire è soprattutto quello di agevolare la progettazione di interventi eco-sostenibili a seguito di ponderate valutazioni sulla realtà ambientale locale. Con lo scopo di ottenere una progettazione edilizia efficace, è necessario porre in essere delle scelte progettuali appropriate, comunque finalizzate al contenimento delle risorse e nel rispetto dei vari aspetti di carattere ambientale.

L’analisi del sito, compiuta nella fase che precede la progettazione, comporta la ricerca delle informazioni più facilmente reperibili relative ai fattori climatici o agli agenti fisici caratteristici del luogo. La valutazione dell’impatto dell’opera sull’ambiente rimanda all’utilizzo delle fonti della pianificazione territoriale ed urbanistica sovraordinata o comunale esistenti, delle cartografie tematiche regionali e provinciali, dei dati forniti dai servizi dell’ARPA, delle informazioni in possesso delle aziende per la gestione dei servizi a rete, ecc.

Le necessità connesse con l’edilizia eco-sostenibile e bioclimatica sono infatti fortemente influenzate dall’ambiente, nel senso che gli “agenti fisici caratteristici del sito” (clima igrotermico e precipitazioni, disponibilità di risorse rinnovabili, disponibilità di luce naturale, clima acustico, campi elettromagnetici) determinano le esigenze e condizionano le soluzioni progettuali da adottare per il soddisfacimento dei corrispondenti requisiti.

Gli agenti fisici caratteristici del sito sono quindi elementi fortemente condizionanti le scelte morfologiche del progetto architettonico e comportano,

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56 nella fase della progettazione esecutiva, conseguenti valutazioni tecniche e tecnologiche adeguate: elementi attivi del luogo, essi sono a tutti gli effetti i dati assunti nella fase di progetto.

L’approfondimento di questi elementi specifici è necessario per consentire: - l’uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche al fine di realizzare il benessere ambientale (igrotermico, visivo, acustico, ecc.);

- l’uso coscienzioso delle risorse idriche;

- il soddisfacimento delle esigenze di benessere, igiene e salute (disponibilità di luce naturale, clima acustico, campi elettromagnetici, accesso al sole, riparo dal vento, ecc.).

I fattori ambientali sono invece elementi dell’ambiente che vengono influenzati dal progetto. Non sono pertanto dati di progetto ma piuttosto elementi di attenzione o elementi facenti parte dello studio di impatto ambientale (SIA) che eventualmente si rendesse necessario per l’opera da effettuare in funzione delle normative vigenti (come ad es. la qualità delle acque superficiali o il livello di inquinamento dell’aria).

La conoscenza dei fattori ambientali interagisce con i requisiti legati alla salvaguardia dell’ambiente durante tutto l’arco di vita dell’opera progettata e compiuta. I requisiti di salvaguardia ambientale sono raggruppabili in alcune categorie di seguito riportate:

• salvaguardia della salubrità dell’aria; • salvaguardia delle risorse idriche; • salvaguardia del suolo e del sottosuolo;

• salvaguardia del verde e del sistema del verde; • salvaguardia delle risorse storico culturali.

Appare importante segnalare come, nell’iter progettuale, i requisiti legati alla salvaguardia dell’ambiente definiscano gli obiettivi di eco-sostenibilità del progetto: tali obiettivi, per essere raggiunti, devono basarsi sui dati ricavati da una specifica analisi del sito.

Ai fini della presente proposta di valutazione di un opera che disponga di requisiti di eco-sostenibilità, si è ritenuto che l’analisi dei fattori ambientali possa non essere richiesta in quanto per la stessa risulta possibile rimandare alle

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57 normative urbanistiche vigenti ed agli eventuali studi di impatto ambientale già in essere.

Gli “agenti fisici caratteristici del sito” condizionano invece le scelte di progetto e appaiono necessari per soddisfare i requisiti di eco-sostenibilità e di natura bioclimatica: appare senza senso soddisfare tali requisiti senza la contemporanea verifica del prerequisito denominato “Analisi del sito” che è rivolto alla conoscenza dei dati sugli agenti fisici caratteristici del luogo e che a tutti gli effetti corrisponde ai dati di progetto.

Per poter delineare un progetto dotato di caratteristiche di eco-compatibilità o di bioedilizia, costituisce pertanto prerequisito non derogabile la redazione di una relazione tecnica che attesti l’avvenuta valutazione dei parametri ambientali significativi e caratteristici del luogo: l’analisi potrà portare anche solo ad una valutazione di “non considerazione” del singolo elemento ma in ogni caso la scelta dovrà essere giustificata.

Valutabili di volta in volta, queste informazioni si dimostrano necessarie nella fase della progettazione e tendono al raggiungimento degli obiettivi inizialmente assunti.

Stralcio del PTC 2004 della Provincia di Pisa. Art. 40.2 - Criteri per il risparmio energetico.

40.2.1 Disciplina del risparmio energetico negli insediamenti civili.

40.2.1.1 I Comuni sono tenuti, nell'ambito dei propri piani strutturali e degli altri strumenti urbanistici, a valutare la sostenibilità delle proprie previsioni prevedendo, per significative trasformazioni del territorio, l'integrazione tra il sito e gli involucri edilizi, con la finalità di recupero in forma "passiva" della maggior parte dell'energia necessaria a garantire le migliori prestazioni per i diversi usi finali.

40.2.1.2 Ai fini di cui al punto precedente, nelle previsioni di nuovi insediamenti, prima della fase di definizione della disposizione delle strade e degli edifici, dovrà essere redatta una relazione descrittiva del sito contenente:

caratteristiche fisiche del sito: pendenze, percorso del sole nelle diverse stagioni, direzione, intensità, stagionalità dei venti prevalenti ecc.;

contesto del sito: edifici e strutture adiacenti, relazione dell'area con strade esistenti, altre caratteristiche rilevanti (viste sul panorama circostante, orientamento

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dell'appezzamento, ecc...);

le ombre prodotte dalle strutture esistenti sul sito o adiacenti ad esso;

gli alberi sul sito o adiacenti ad esso, identificandone la posizione, la specie, le dimensioni e le condizioni.

40.2.1.3 Sulla base dell'analisi precedente i piani strutturali prevederanno per i loro strumenti attuativi che il lay-out delle strade, dei lotti da edificare e dei singoli edifici dovrà tendere a:

garantire un accesso ottimale alla radiazione solare per tutti gli edifici, in modo che la massima quantità di luce naturale risulti disponibile anche nella peggiore giornata invernale (21 dicembre);

consentire che le facciate ovest degli edifici possano essere parzialmente schermate da altri edifici o strutture adiacenti per limitare l'eccessivo apporto di radiazione termica estiva, se ciò lascia disponibile sufficiente luce naturale;

garantire accesso al sole per tutto il giorno per tutti gli impianti solari realizzati o progettati o probabili (tetti di piscine, impianti sportivi, strutture sanitarie o altre con elevati consumi di acqua calda sanitaria);

trarre vantaggio dei venti prevalenti per strategie di ventilazione/raffrescamento naturale degli edifici e delle aree di soggiorno esterne (piazze, giardini ecc..);

predisporre adeguate schermature di edifici ed aree di soggiorno esterne dai venti prevalenti invernali;

ridurre l'effetto "isola di calore" mediante un'opportuna progettazione del verde ed attraverso il controllo dell'albedo delle superfici di pavimentazione pubblica.

40.2.1.4 I Comuni sono altresì tenuti, nell'ambito dei propri piani strutturali e degli altri strumenti urbanistici, a valutare la sostenibilità delle proprie previsioni prevedendo criteri tecnico-costruttivi, tipologici ed impiantistici idonei a facilitare e valorizzare il risparmio energetico e l'impiego di fonti energetiche rinnovabili per il riscaldamento, il raffrescamento, la produzione di acqua calda sanitaria, l'illuminazione, la dotazione di apparecchiature elettriche degli edifici in relazione alla loro destinazione d'uso e in stretto rapporto con il tessuto urbano e territoriale circostante, anche incentivando la realizzazione di impianti centralizzati, dotati di tutti i dispositivi sufficienti a garantire la contabilizzazione individuale dei consumi e la personalizzazione del microclima.

Tali criteri devono portare alla riduzione dei consumi energetici assoluti e specifici (kWh/m2/anno) rispetto allo standard attuale, come pure alla riduzione dell'impiego delle risorse energetiche non rinnovabili.

40.2.2 Disciplina per il risparmio energetico negli insediamenti produttivi I Comuni sono tenuti, nell'ambito dei propri piani strutturali e degli altri strumenti urbanistici,

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a valutare la sostenibilità delle proprie previsioni di insediamenti produttivi, corredando gli atti di opportune elaborazioni atte a valutare la fattibilità tecnico-economica:

dell'uso della cogenerazione per la soddisfazione, elettrica e termica, dei fabbisogni energetici degli insediamenti previsti nell'area;

dell'uso di scarti di calore da processi produttivi per la soddisfazione dei fabbisogni energetici degli insediamenti previsti nell'area;

della possibilità di cessione degli scarti termici degli insediamenti previsti nell'area all'insieme di fabbisogni civili presenti nell'intorno dell'area stessa;

considerando i seguenti elementi:

tipologia delle tecnologie utilizzate, con riferimento alla valutazione delle migliori tecnologie disponibili in modo da minimizzare, compatibilmente con altre restrizioni di carattere ambientale, l'uso e l'impatto delle fonti energetiche;

tipologia delle fonti energetiche utilizzate nei processi produttivi in relazione all'ottimizzazione delle modalità di reperimento delle stesse (impiego di sistemi funzionanti in cogenerazione, utilizzo di calore di processo, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, ecc..);

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2.1.1 - Pianificazione urbana e territoriale.

Nell’ambito della riorganizzazione del sistema urbano promossa dal P.R.G. 2001 del Comune di Pisa la zona di Ospedaletto (UTOE 33, 34, 37) sarà interessata dal trasferimento di funzioni di servizio con caratteristiche non urbane, in uscita dal centro storico o comunque dalle aree interne alla città ed in particolare dello Stadio, delle sedi delle Forze Armate, e dallo sviluppo di un’area attrezzata per fiere e manifestazioni varie, nel comparto territoriale compreso tra la SS. Emilia e la ferrovia Pisa-Collesalvetti.

n. UTOE STANDARD URBANISTICI

istruzione servizi verde parcheggi totali abitanti mq/ab.

a b c d Cens.’91

mq mq mq mq mq n.

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Stralcio PS Comune di Pisa. UTOE N° 33 - OSPEDALETTO Sup. tot. mq 2.801.580

Processo di formazione e connotati attuali: L’area, costituita prevalentemente da tessuto agricolo, si sviluppa lungo l’asse della via Emilia, tra la S.G.C. Pisa Firenze a Nord e il confine del parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, a sud.

Ad ovest confina con la fascia agricola adiacente all’aeroporto (utoe 35) e a nord-est è lambita dai fabbricati della omonima zona artigianale-industriale-commerciale, dai quali risulta distanziata da una stretta fascia inedificata, residuale, attualmente degradata per l’abbandono dell’uso agricolo.

L’area è tagliata diagonalmente in due parti dalla Ferrovia Pisa-Collesalvetti, che, pur generando una sconnessione tra due parti di un insieme organico, ha preservato la zona a sud da pesanti trasformazioni. Il vecchio nucleo, Hospitalectum de via Romea, si trova in posizione rilevata rispetto al padule circostante, lungo la via Emilia. L’incrocio tra la via Emilia e l’asse via dell’Arginone-via delle Rene, dove nel sec.XII sorgeva l’Ospedale di Cassandria, è oggi il nodo centrale della frazione, su cui si attestano la chiesetta settecentesca di S. Iacopo, ricostruzione della precedente romanica (1185) e gli unici spazi di aggregazione. L’abitato storico, costituito da un tessuto di corti coloniche, si è andato consolidando nel corso degli anni 50/60 con il filamento di edifici a bassa densità lungo via delle Rene, che ha sì rafforzato la consistenza della frazione, ma ha tipologicamente e morfologicamente snaturato il carattere del borgo rurale. Il disordine formale è dovuto all’assenza di un linguaggio comune, che leghi tra loro le preesistenze storiche e i recenti interventi, ma soprattutto nel trattamento degli spazi aperti dove si assiste ad una proliferazione incontrollata di annessi, garages, baracche in lamiera.

La realizzazione della S.G.C. e il conseguente alleggerimento del traffico sulla via Emilia, non hanno portato con sé una riqualificazione dell’area, che ancora lamenta la carenze di servizi pubblici.

La struttura agraria, punteggiata da case coloniche di impianto storico soprattutto nella parte meridionale, sebbene impoverita nelle strutture protettive (siepi e filari), ha mantenuto la sua consistenza ed un importante ruolo di produzione agricola.

Zona settentrionale dell’area situata in classe di pericolosità geologico idraulica 3A, zona meridionale posta in classe 3B.

Invarianti strutturali: Tessuto delle case corti, delle case coloniche sparse e dell’orditura campestre.

Fascia inedificata verde che serve a tenere nettamente separato il borgo dal comparto produttivo.

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Vincoli e condizioni ambientali: Fascia di rispetto di 10 m dal piede esterno dell’argine su entrambi i lati del Fosso di S.Ermete e del Fosso del Caligi.

Per gli insediamenti esistenti e per gli interventi di trasformazione si prescrive la preventiva realizzazione del sistema fognario e l’allacciamento all’impianto di depurazione di Oratoio o ad altro impianto di depurazione realizzato nell’area di Pisa sud.

Per i nuovi interventi di trasformazione si prescrive di commisurare l’incremento di carico urbanistico alla potenzialità residua dell’impianto di depurazione di Oratoio, tenendo presente il contemporaneo utilizzo dello stesso da parte del Comune di Cascina, o comunque di condizionare l’insediamento di un carico urbanistico eccedente le potenzialità dell’impianto di depurazione esistente all’adeguamento dimensionale dell’impianto o comunque al soddisfacimento del fabbisogno.

Si prescrive la non ammissibilità di nuove aziende a rischio di incidente rilevante, insalubri di classe I, o che comportano emissioni in atmosfera, nell’ambito di questa utoe.

Obiettivi qualitativi e funzionali generali: Conservazione del tessuto storico e delle sue tipologie insediative con attenta regolamentazione degli interventi da attuarsi negli spazi aperti pertinenziali.,

Maggiore integrazione dell’abitato di Ospedaletto con la città e potenziamento della centralità locale, con dotazione di servizi oggi assenti.

Valorizzazione delle qualità agronomiche e paesistiche delle aree agricole, conservazione dell’orditura campestre e miglioramento della strutturazione del territorio, con reintroduzione di siepi e filari. Qualificazione del sistema abitativo esistente.

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Obiettivi qualitativi e funzionali locali: nessuno

Salvaguardie: Sospensione dell’efficacia delle previsioni di PRG con contenuto edificatorio ad eccezione di quelle previste dal PEEP ‘95.

Sospensione delle previsioni di PRG a carattere edificatorio in contrasto con la prescrizione di conservazione dell’edificato storico fino a specifiche discipline del RU.

Dotazione minima di Standard: 18 mq./ab

L’attività di pianificazione urbanistica da parte del comune di Pisa non ha conosciuto soste, anche negli anni recenti di vigenza della L.R.5/95, che hanno visto l’avvio di importanti programmi, come il Piano delle zone da destinare ad edilizia economica e popolare (P.E.E.P.’95, nella Tav. PZ9), diversi piani di recupero, compreso quello relativo al contratto di quartiere di Porta Fiorentina, piani particolareggiati di aree per servizi, o destinate a verde sportivo, di aree produttive, etc., oltre che una serie di aggiornamenti di previsioni non più attuali, con provvedimenti di variante, che hanno avuto il conforto della congruenza con gli studi di piano regolatore generale che nel frattempo venivano portati avanti, fino a configurare vere e proprie anticipazioni del regolamento urbanistico, per le varianti approvate in regime di Piano strutturale e quindi, per le norme di salvaguardia di quello strumento, necessariamente in conformità con esso.

Il Regolamento urbanistico mantiene la continuità con tale produzione urbanistica recente, sia facendo esplicitamente salvi, e quindi mantenendone l’efficacia, una serie di piani attuativi approvati od anche solo adottati, sia determinando discipline locali (di zona) integrative delle precedenti, così da non determinare improvvisi salti di continuità: è il caso, ad esempio, delle aree produttive di completamento di Ospedaletto.

In coerenza con gli indirizzi del Piano strutturale, il Regolamento urbanistico, affronta la disciplina del territorio, in primis distinguendo tra territorio extraurbano e territorio urbano.

Il RU individua in esso il sistema delle acque superficiali (fiume Arno, fossi e canali), nonché la zona di salvaguardia idraulica proposta dal PS nella zona di Putignano/Ospedaletto/Stagno e fatta propria dall’Autorità di Bacino del fiume Arno.

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64 Il Regolamento individua e disciplina distintamente gli insediamenti produttivi singoli, (PQ1) con ciò intendendo i complessi specialistici per la produzione esistenti, in collocazione anomala rispetto alle aree sistematicamente destinate alla produzione, e pertanto in rapporto ravvicinato con il sistema insediativo a prevalente utilizzazione residenziale.

La norma definisce le condizioni di operatività a garanzia della vita economica dell’insediamento e contemporaneamente le condizioni di garanzia nell’impatto sul sistema insediativo ed ambientale. Per aree specialistiche per la produzione (PQ2 e PQ3) si individuano e si intendono le aree urbanizzate ed attrezzate sistematicamente per tale fine, per le quali si pongono rispettivamente problemi di completamento e di riqualificazione da governare mediante piano attuativo, per le quali viene ridefinita la gamma delle utilizzazioni ammissibili così da comprendere anche una serie di servizi ed attrezzature, mentre le aree di sviluppo, quella della cantieristica tra l’Aurelia ed il Canale dei Navicelli e altre ad Ospedaletto (tra cui la principale destinata ad area fieristica ed attrezzature connesse) sono trattate come aree di trasformazione corredate di scheda norma.

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65 variante urbanistica già approvata, integrandola con alcune condizioni al contorno, per il richiesto piano attuativo.

Stralcio NTA RU 2001 Comune di Pisa. 12. La zona produttiva di Ospedaletto (Utoe 33, 34, 37). 12.1 La nuova area per attrezzature.

Il PS prevede, tra la via Emilia e la ferrovia per Collesalvetti in prospicienza della parte pubblica dell’area produttiva, un’area destinata alla produzione di beni e servizi che il RU precisa come destinata sia ad attrezzature urbane di cui si auspica l’uscita dalla città, per raggiungere obbiettivi di riqualificazione locale che ad attrezzature di servizio al sistema produttivo.

Tale area può essere utilizzata per dare risposte ad ulteriori esigenze di razionalizzazione delle funzioni urbane, rimaste inevase anche dopo il trasferimento delle sedi delle aziende di servizio nell’ex Deta Lazzeri, ed in particolare il decentramento di funzioni militari ancor oggi in città.

Inoltre si prevede che l’attuale sede del Mercato Ortofrutticolo sia riconvertita in Area Fieristica attrezzata.

Appare dunque evidente che tra tali diverse funzioni possono stabilirsi interessanti sinergie e verificarsi economie di scala.

Tali ipotesi, peraltro, non possono essere verificate fino in fondo nei tempi assunti per la definizione del RU, il quale, pertanto, contiene una scheda di indirizzo di carattere del tutto generale (36.1).

12.2 Le nuove aree per la produzione di beni e servizi.

Si premette che nel PS del contiguo comune di Cascina, al confine tra i due comuni, è presente una revisione di un’area della superficie territoriale di 34 ha riservata all’espansione produttiva, con la condizione che sia supportata da una infrastrutturazione che si appoggi esclusivamente a quella interna all’area esistente di Pisa.

L’utilizzabilità di tale area è dunque subordinata alla stipula di una intesa gestionale tra i due comuni. Occorre inoltre tenere conto della presenza di vincoli di salvaguardia idraulica inseriti nel PS dall’Autorità di Bacino dell’Arno, che fanno riferimento alla ipotesi di realizzazione di un canale scolmatore con presa idraulica nei pressi delle antiche Bocchette di Putignano e con recapito finale nell’ex padule di Stagno, ovviamente da risagomare nel suo profilo altimetrico allo scopo di garantire la capacità di ritegno idrico di progetto. Poiché le riserve in ordine alla necessità ed alla fattibilità di tale opera non sono state al momento sciolte, ne deriva che il RU non può prevedere infrastrutture in senso trasversale al canale stesso, per cui le infrastrutture di connessione con l’area posta nel comune di Cascina possibili con la via Emilia non potranno assicurare una pienezza di relazioni con l’area produttiva di Ospedaletto.

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12.3 La riqualificazione dell’insediamento produttivo esistente.

All’interno dei limiti del sistema insediativo-funzionale alla produzione di beni e servizi definiti in sede di Piano strutturale, il RU definisce previsioni di dettaglio, inerenti:

• la conservazione degli insediamenti d’impianto rurale storico superstiti, ed il loro inquadramento ambientale ed economico;

• le modalità ed i contenuti del limitato sviluppo/completamento previsto.

• la distribuzione pianificata delle attrezzature di servizio alle imprese, agli addetti, ai visitatori.

• un sistema normativo diretto alla riqualificazione insediativa (fisica e funzionale).

In particolare la riqualificazione insediativa, per così dire “interna” appare oggi difficoltosa, alla luce di una serie di occasioni che sono state perdute nella precedente gestione urbanistico-edilizia dell’area.

Particolarmente grave appare l’aver consentito la perdita del segno storico territoriale fondamentale dato dal Fosso Vecchio di Cascina e dalla strada (e dai saltuari insediamenti rurali) ad esso connessi.

Altrettanto grave risulta la debole gestione della norma -unica tra tutte le zone di PRG- qui presente, che prescrive un percentuale di verde ed un indice di piantumazione minimi.

Di fatto la stragrande maggioranza delle aziende insediate non hanno realizzato tale verde né per questo hanno subito sanzioni di sorta. Il poco verde realizzato appare comunque disorganico e residuale.

Da qui l’ipotesi, recepita nella nuova formulazione normativa relativa alla riqualificazione obbligatoria in caso di completamento dell’insediamento tradizionale, di fasce piantumate concentrate nei resedi privati, lungo le strade.

Infine la norma amplia la gamma delle utilizzazioni, andando ad includere un vasto elenco di funzioni di servizio privato.

12.4 Altre previsioni.

Altre categorie territoriali definite dal PS interessano l’area produttiva: - aree di connessione;

- aree a parco

- fasce di filtro boscate, sia lungo la Superstrada che lungo la SS.Emilia. - infrastrutture areali da ristrutturare.

Su queste il RU ha svolto approfondimenti, definendo la compiuta disciplina:

1. Le aree di connessione corrispondono a fasce territoriali ove sono ancora presenti insediamenti rurali riconoscibili (con brandelli di campagna ancora coltivata) e che si intendono mantenere tali, riaggiornandone il ruolo. Al riguardo le riflessioni svolte hanno portato a differenziare le vocazioni delle porzioni componenti, come risulta dai contenuti delle diverse schede-norma relative alle aree di trasformazione in esse sono ripartite.

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2. E’ bene ricordare che la spina prevista a parco in senso nord-sud, compresa tra le aree più propriamente artigianali e quelle destinate a due grandi aziende industriali, ambedue cessate, come la Deta-Lazzeri (ora centro di aziende pubbliche di servizio) e la Sintergres era stata concepita, dallo stesso P.R.G. previgente, e dalle successive proposte di Piano, come asse attrezzato di servizi alle imprese e agli addetti, nel verde. Detta spina è stata pealtro inclusa nell’ambito di salvaguardia idraulica già descritto.

Nel PS inoltre è stato introdotta su tale medesima fascia, su richiesta della Regione, la previsione del raccordo ferrroviario tra la Pisa-Vada e la Pisa-Firenze.

Di fatto l’utilizzazione di tale “canale” ed i vincoli infrastrutturali presenti (SS. Emilia, Superstrada) inducono alla definizione di un tracciato ferroviario prevalentemente soprelevato, il che assicura anche la necessaria permeabilità in senso ovest-est tra l’interno dell’area produttiva esistente e l’espansione prevista nel territorio cascinese, il che potrebbe anche determinare una condizione di compatibilità con l’eventuale mini-scolmatore.

Ove le verifiche di fattibilità (legate alla questione del cosiddetto miniscolmatore) portassero ad escludere detta previsione, non resterebbe, per il raggiungimento dell’obbiettivo ferroviario, che ricorrere ad una ipotesi alternativa, parallela a quella sopradrescritta e spostata a monte di alcune centinaia di metri, in prevalenza sviluppata nel comune di Cascina, vicino al fosso Ceria che costituisce per gran parte confine comunale. Tale ipotesi presenta i vantaggi di non impattare né sulla collina della discarica né sulle relazioni locali a nord della Superstrada.

In ambedue i casi risulta possibile, se si ritiene opportuno, individuare, nella zona di distacco dalla linea Pisa-Collesalvetti, ad ovest dell’Emilia ed in adiacenza con l’area del mercato ortofrutticolo, una eventuale area di scambio intermodale (o comunque uno scalo-merci).

Il tema di PS relativo alla riduzione degli impatti infrastrutturali ( e di altro) con la realizzazione di fasce filtro boscate è stato approfondito andando alla definizione di un abaco di condizioni e situazioni, cui si rimanda (appendice n.4).

4. Per il nodo infrastrutturale Superstrada/via Fagiana Nuova il RU propone una semplice soluzione: la totale demolizione dello svincolo esistente, che batte ogni record di consumo di suolo e cervelloticità e la sua sostituzione con una semplice rotatoria bassa, servita da rampe. Tale soluzione implica una riduzione della velocità sulla via Fagiana Nuova e spinge per la sua trasformazione in viabilità con caratteristiche più urbane che autostradali.

12.5 Gli aspetti funzionali.

Le riflessioni svolte si sono misurate con il tema delle funzioni diverse da quelle produttive in senso stretto ed in particolare con il tema delle attrezzature di servizio

Al riguardo si ritiene che si debbano distinguere due realtà :

• le attività di servizio che vengono prodotte in zona al pari dei beni, e che corrispondono assieme a quelle, all’economia esterna (con ciò non escludendo che una quota di utenti di tali servizi siano le stesse aziende insediate nell’area);

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• le attività di servizio al personale addetto (o dirette a clienti e visitatori, o anche a semplici passanti), quali alberghi, pubblici esercizi, mense, negozi, agenzie bancarie, agenzie immobiliari e simili.

Le attività del primo tipo possono insediarsi nei lotti produttivi con il semplice rispetto di condizioni espresse nelle relative norme.

Alle attività del secondo tipo il RU riserva specifiche zone (per attrezzature, appunto) che sono collocate in posizioni di migliore accessibilità e che contribuiscono, assieme alle sistemazioni a verde ad esse connesse, alla riqualificazione dell’immagine esterna dell’insediamento produttivo.

Per tale motivo la proposta colloca tali aree in fregio alla via Fagiana ed alla via Emilia (e potrebbe collocarle lungo la via Maggiore d’Oratoio, rivista ed ampliata, una volta sciolti i nodi del tracciato ferroviario e del “miniscolmatore”), senza peraltro introdurre nuove accessibilità

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trasversali che potrebbero danneggiare la circolazione su tali arterie fondamentali. Aree di trasformazione

34.1 Area via Meucci 34.2 Area via Fagiana 34.3 Area via Emilia I 34.4 Area via Emilia II

36.1 Area via Emilia III (polo servizi) Piani attuativi confermati

PEI area n.09 (Utoe 33) PA area a servizi via Fagiana PA area produttiva di Montacchiello

DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE N. 58 del 22/07/2008

OGGETTO: L.R. N.1 DEL 03/01/2005 ART.15 E SUCCESSIVI - Adozione di variante parziale al piano strutturale finalizzata al trasferimento di funzioni militari dal centro storico ed alla realizzazione di una nuova caserma in loc Ospedaletto.

Processo di formazione e connotati attuali: vedi stralcio PS. Invarianti strutturali: vedi stralcio PS.

Vincoli e condizioni ambientali: vedi stralcio PS.

Obiettivi qualitativi e funzionali generali: Conservazione del tessuto storico e delle sue tipologie insediative con attenta regolamentazione degli interventi da attuarsi negli spazi aperti pertinenziali.,

Maggiore integrazione dell’abitato di Ospedaletto con la città e potenziamento della centralità locale, con dotazione di servizi oggi assenti.

Previsione di nuova localizzazione delle strutture militari esistenti in centro storico di cui è previsto il trasferimento, comprendenti, oltre alle funzioni proprie della difesa, anche le destinazioni residenziali strettamente correlate.

Valorizzazione delle qualità agronomiche e paesistiche delle aree agricole, conservazione dell’orditura campestre e miglioramento della strutturazione del territorio, con reintroduzione di siepi e filari. Qualificazione del sistema abitativo esistente.

Obiettivi qualitativi e funzionali locali: vedi stralcio PS. Salvaguardie: vedi stralcio PS.

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2.2.2. - Il P.E.E.P. ’95 e la nuova proposta progettuale.

Il programma d’intervento persegue l’obiettivo strategico di fornire un

servizio integrato all’ambito urbano di “Ospedaletto” mediante l’utilizzo due aree adiacenti alla via Emilia e alla via le Rene.

La destinazione d’uso in atto al momento dell’approvazione del piano attuativo era a vivaio comunale e a servizi: nella fattispecie vi trovava sede l’APSA (Azienda Pisana Servizi per l’Ambiente).

Inquadramento.

Lo strumento urbanistico vigente, denominato P.E.E.P. 1995, si pone i seguenti indirizzi d’intervento: “dotare spazi ed elementi di riferimento il centro di Ospedaletto. L’intervento si compone di due parti, quella attestata sulla via Emilia è costituita principalmente da un edificio su due livelli con porticato collegato con un percorso pedonale alla scuola, quella sulla vie delle Rene è formata da una piazza/parcheggio sulla quale si attestano la nuova chiesa ed un edificato residenziale su due livelli analogamente alla tipologia esistente.”

Allo stato attuale il programma proposto dal P.E.E.P. ’95 ha trovato parziale realizzazione, infatti resta libera una porzione dell’area sulla via Le Rene destinata a servizi dove in una prima ipotesi doveva realizzarsi una chiesa (LOTTO n°3, sup. 8350 mq).

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71 Parametri urbanistici e per Zone di Concentrazione Volumetrica (ZCV). PARAMETRI DIMENSIONALI URBANISTICI ED EDILIZI parametri In d ic a ti vi m q P re sc ri tt iv i % Superficie complessiva aree a destinazione pubblica aree edificabili 13800 9600 4200 100 70 30 Aree a destinazione pubblica aree a standard aree per viabilità

9600 9600 0 100 100 0 Aree a standard verde parcheggi

servizi (chiesa e scuola)

9600 1300 2300 5000 100 14 24 52 Alloggi stimati Abitanti presunti 18 72 PARAMETRI PER ZCV

(Zone di Concentrazione Volumetrica)

mq Destinazione d’uso volume H max 1 2 3 4 3000 1200 8350 1250 Residenziale Residenziale- comm.-dirz.-serv- Servizi Scuola 5400 1800 1200 7,50 7,50 P.T. VOLUME TOTALE 8400

Indice di Fabbricabilità Fondiario 2,00 Indice di Fabbricabilità Territoriale 0,61 Dotazione standard mq x abitante 133,33

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72 Delimitazione del lotto d’intervento e vista a volo d’uccello.

Su tale lotto, il programma proposto nel presente lavoro mira a dotare il sistema urbano di un asilo nido e una scuola per l’infanzia che dovranno soddisfare la richiesta dei servizi in previsione dei programmi previsti dagli strumenti urbanistici sovraordinati per la zona di Ospedaletto.

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2.3 – QUADRO CONOSCITIVO.

Il quadro conoscitivo con riferimento a tematiche di tutela ambientale e risparmio delle risorse viene riportato in Allegato A.

2.4

FINALITA’, OBIETTIVI E STRATEGIE PER

RAGGIUNGERLI.

La finalità del programma è volta a realizzare un organismo edilizio le cui attività si prestano a stimolare la vita comunitaria durante tutto l’arco della giornata e dell’anno in aderenza all’orario annuale delle attività che, sebbene sempre strutturato in maniera organica e in sé compiuta sul piano educativo, potrà oscillare, a seconda dell’età dei bambini, delle esigenze delle famiglie, delle condizioni socio-ambientali e delle convenzioni con enti ed istituzioni del territorio per lo svolgimento di determinate attività o servizi, tra moduli di 875 e di 1700 ore annuali, moduli che sono comunque scelti all’atto dell’iscrizione.

Sono obiettivi generali del programma:

o Il rispetto della morfologia urbana e del terreno in modo da configurare un intervento integrato con le preesistenze.

o L’adozione di tecniche alle sistemazioni esterne e mirate al mantenimento della permeabilità dei terreni.

o L’installazione e la realizzazione delle reti tecnologiche improntate al miglior inserimento ambientale, perseguendo il rispetto delle peculiarità del luogo.

o Il ridotto impatto ambientale durante la costruzione, l’esercizio e la demolizione o l’eventuale riuso delle strutture.

Sono obiettivi del programma riferiti alle peculiarità formative delle strutture quelli puntualizzati dal D.Lgs 19 febbraio 2004, n.59 – “Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione, a norma dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53.”:

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74 Obiettivi generali del processo formativo:

La Scuola dell’Infanzia rafforza l’identità personale, l’autonomia e le competenze dei bambini. Essa raggiunge questi obiettivi generali del processo formativo (art. 8 del 275/99), collocandoli all’interno di un progetto di scuola articolato ed unitario, che riconosce, sul piano educativo, la priorità della famiglia e l’importanza del territorio di appartenenza con le sue risorse sociali, istituzionali e culturali.

In relazione alla maturazione dell’identità personale, e in una prospettiva che ne integri tutti gli aspetti (biologici, psichici, motori, intellettuali, sociali, morali e religiosi), essa si premura che i bambini acquisiscano atteggiamenti di sicurezza, di stima di sé, di fiducia nelle proprie capacità, di motivazione al passaggio dalla curiosità alla ricerca; vivano in modo equilibrato e positivo i propri stati affettivi, esprimendo e controllando emozioni e sentimenti e rendendosi sensibili a quelli degli altri; riconoscano ed apprezzino l’identità personale ed altrui nelle connessioni con le differenze di sesso, di cultura e di valori esistenti nelle rispettive famiglie, comunità e tradizioni di appartenenza.

In relazione alla conquista dell’autonomia, la Scuola dell’Infanzia fa sì che i bambini, mentre riconoscono le dipendenze esistenti ed operanti nella concretezza del loro ambiente naturale e sociale di vita, siano capaci, in tale contesto, di orientarsi in maniera personale e di compiere scelte anche innovative. Inoltre, si impegna affinché, come singoli e in gruppo, si rendano disponibili all’interazione costruttiva con il diverso e l’inedito e si aprano alla scoperta, all’interiorizzazione e al rispetto pratico dei valori della libertà, della cura di sé, degli altri e dell’ambiente, della solidarietà, della giustizia, dell’impegno ad agire per il bene comune.

In relazione allo sviluppo delle competenze, infine la Scuola dell’Infanzia, consolidando le capacità sensoriali, percettive, motorie, sociali, linguistiche ed intellettive del bambino, impegna quest’ultimo nelle prime forme di lettura delle esperienze personali, di esplorazione e scoperta intenzionale ed organizzata della realtà di vita (in senso sociale, geografico e naturalistico, artistico e urbano), nonché della storia e delle tradizioni locali. In particolare, mette il bambino nella condizione di produrre messaggi, testi e situazioni attraverso una molteplicità

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75 ordinata ed efficace di strumenti linguistici e di modalità rappresentative; di comprendere, interpretare, rielaborare e comunicare conoscenze ed abilità relative a specifici campi di esperienza; di dimostrare ed apprezzare coerenza cognitiva e di comportamenti pratici, insieme a intuizione, immaginazione, creatività, gusto estetico e capacità di conferimento di senso.

Per quanto presentati in maniera elencatoria, infine, va ricordato che gli obiettivi specifici di apprendimento obbediscono, in verità, ciascuno, al principio della sintesi e dell’ologramma: l’uno rimanda sempre funzionalmente all’altro e non sono mai, per quanto possano essere minuti e parziali, richiusi su se stessi, bensì aperti ad un complesso, continuo e unitario rimando reciproco.

La scuola dell'infanzia cura la documentazione relativa al processo educativo ed in particolare all'autonomia personale delle bambine e dei bambini, con la collaborazione delle famiglie.

Gli obiettivi saranno perseguiti attraverso il progetto che individui:

1. l’installazione, la realizzazione ed il potenziamento delle reti tecnologiche e delle infrastrutture in relazione alle pressioni sul sistema città;

2. le sistemazioni esterne;

3. i volumi di nuova edificazione in relazione al contesto urbano;

4. la distribuzione degli spazi interni ed esterni e la loro caratterizzazione funzionale e formale;

5. i sistemi tecnologici privilegiando l’utilizzo di tecnologie avanzate mirate alla salvaguardia ambientale;

6. la realizzazione di spazi, superfici, arredi che fungano da stimolo allo sviluppo della socialità, l’apprendimento e alla creatività dei bambini; 7. la realizzazione di ambienti che stimolino lo scambio, la relazione e la

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76 La strategia adottate per raggiungere gli obiettivi prefissi vengono precisate nelle seguenti indicazioni progettuali:

DIMENSIONI DELLA PERCEZIONE. Paesaggi luminosi (lightscape).

La luce è responsabile di tre distinte dimensioni percettive: la visibilità, l’immagine estetica e lo scorre del tempo.

La disciplina illuminotecnica si è occupata soprattutto alla prima dimensione e ha teso a trascurare le altre due. La luce invece è una delle grandi componenti emotive della nostra percezione estetica.

Una prima distinzione può essere fatta fra la luce naturale e quella artificiale. La prima non solo informa sulle condizioni metereologiche ma permette di percepire il progredire del tempo. La luce del giorno si presta, inoltre ad essere facilmente modulata, filtrata, schermata, tesaurizzata con semplici mezzi che anche i bambini posso gestire direttamente. In tal modo essa diviene una materia manipolabile. L’illuminazione artificiale è opportuno che non sia uniforme e monocorde come avviene molto spesso nella disciplina illuminotecnica per privilegiare il parametro della costante e uguale visibilità in ogni punto dello spazio.

La quantità, la variazione e la distribuzione multidirezionale generano, con opportune modulazioni, un effetto rilassante. A seconda delle esigenze un uno spazio può essere reso profondo o piatto regolando il campo con variazioni di luminosità e coni di luce.

La compresenza di sorgenti diverse, luce diurna filtrata e sorgenti artificiali di diverso genere (incandescenti, fluorescenti, neon) consente di creare un paesaggio luminoso più variato e di sfruttare meglio le diverse caratteristiche illuminotecniche espressive e abitative di ogni luce.

Caratteristica da promuovere nelle scuole è l’illuminamento misto prodotto da luce diretta e indiretta generando un campo molo comunicativo grazie alle riflessioni dei materiali che rivestono le pareti. Contemporaneamente è importante disporre di compensazioni alla luce naturale per consentire una buona e corretta percezione quando, ad esempio, in una giornata di pioggia la luce naturale è molto

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77 fredda e altera la corretta percezione dei colori. Anche queste correzioni dovrebbero essere gestite, il più possibile, dai bambini.

Paesaggio cromatico (chromascape).

Il colore, come la luce, è un prodotto dello scenario culturale esistente. Generalmente un’immagine molto semplificata di bambino, genera paesaggio cromatici molto semplificati, con risultati discutibili: presenza di colori primari molto scuri o prevalenza di colori tenui. Un’immagine più complessa e storicamente collocata dell’infanzia implica, invece, un paesaggio cromatico più ricco e vario. Anche le ricerche relative alle risposte biologiche della specie umana nei confronti del colore, svolte soprattutto nel campo della psicologia e psichiatria, vanno poste in relazione con la contemporaneità storica dei soggetti (bambini e bambine).

Un paesaggio cromatico può e deve essere ricco, comprendendo tutte le varianti di identità del colore, senza però generare un effetto cacofonico, ma anzi risultare una sintesi equilibrata. Risulta apprezzabile un paesaggio cromatico composto sia di colori superficiali come una vernice coprente, che iconici come una pietra preziosa, legno, vetri, pietra; cioè sia materiali dipinti che con colori propri.

L’ambiente e gli oggetti possono avere diverse caratteristiche cromatiche: mentre l’ambiente è bene che sia prevalentemente delicato e sereno, il paesaggio oggettuale può presentarsi più colorato. L’ambiente deve inoltre avere prestazioni cromatiche cioè correggere i toni di luce, sottolineare l’identità di alcuni spazi. I pavimenti dovrebbero essere delle basi neutre. I soffitti di solito sono utilizzati per il controllo della luce. Le pareti, basi per la comunicazione e documentazione, devono avere caratteristiche di ospitabilità cromatica e dovrebbero, dunque, essere trattate con un colore unico. La ricchezza del paesaggio cromatico consente lo sviluppo di sensibilità e conoscenza permettendo esplorazioni e sensazioni più variate. L’effetto cromatico complessivo deve essere comunque armonico. I colori degli arredi dovrebbero essere astratti, favorendo la metafora e lasciando spazio all’interpretazione ei bambini ad esempio il tetto del gioco della casa non dovrebbe essere rosso-coppo. I paesaggi cromatici esterni dovrebbero essere realizzati con elementi naturali (piante, fiori, legni) che possano modificarsi con il

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78 passaggio delle stagioni e dell’ora del giorno.

Paesaggio tattile (tactilescape)

Oggi siamo coscienti che la pelle si frappone tra noi e il mondo, facendo si che il tatto non possa essere inteso come un organo specifico, ma come qualcosa di diffuso e fortemente connesso con l’esperienza del soggetto. Nella cultura del progetto attuale è importante elaborare una strategia di uso dei materiali. Nell’abitat contemporaneo la maggior parte dei materiali sono progettati ossia non naturali. Il concetto di naturale viene sottoposto a verifica e l’attenzione si sposta semmai sul livello di manipolazione di un materiale. Ne deriva uno scenario materico complesso: famiglie di materiali diversi, diversa durata, diversa grana, etc.

La pedagogia considera la tattilità come un’esoperienza di tutto il corpo: la pelle dei bambini piccolissimi esplora il modo, instaura con esso relazioni di simpatia, antipatia, indifferenza. I bambini toccano, accarezzano, sfregano, battono.

La molteplicità degli stimoli sensoriali, in sintonia con l’immagine culturale complessa del bambino, deve produrre un risultato “sinfonico”. Si ribadisce la centralità del progetto e del gruppo di lavoro della progettazione. La multisensorialità e la polimatericità predisposti per favorire l’esplorazione sensoriale e la manipolabilità non devono portare a oggetti e arredi che riassumano in se tutte le possibilità tattili. La tattilità, come gli altri sensi, necessita di spazi e pause di ascolto. L’esperienza tattile risulta più godibile e comprensibile se ha i ritmi giusti. Si tratta di costruire un ambiente che abbia caratteristiche anche elementari nelle singole parti e che produca emergenze ricche ed espressive.

Importante è il comportamento dei materiali al passare del tempo, non necessariamente devono essere tutti duraturi e immutabili; compatibilmente con le esigenze economiche, è importante una evoluzione dl paesaggio materico. Occorrono quindi elementi che cambiano in poche ore (come i fiori, che non cambiano mai come il vetro, o che cambino con la capacità di nobilitarsi nel tempo come il vetro.

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79 La punibilità dei materiali è inversamente proporzionale alla loro morbidezza, porosità, fragilità. La complessità e ricchezza sopraccitate devono riuscire a guidare le scelte di progetto considerando la pulibità non assoluta.

Non ci sono luoghi privilegiati per l’esperienza tattile dei bambini. Il pavimento rimane una delle superfici più frequentate dai bambini. Esso è per i più piccoli un mondo da esplorare.

Paesaggio odoroso (fragrantscape).

L’olfatto comunica con la parte più antica del cervello (il cinocefalo), la prima che si è sviluppata nel corso dell’evoluzione fisica delle specie. Ad esso perciò sono associate le emozioni più profonde e dirette. La percezione di un odore ha un forte potere evocativo. Oggi particolare attenzione va posta verso i prodotti della pulizia. Questi più che i materiali e gli oggetti sono i veri veicoli che configurano l’immagine olfattiva di un ambiente. Un altro elemento da tenere presente sono i profumi della natura: è opportuno che siano presenti all’interno delle costruzioni come testimonianza delle forme viventi. Gli odori vegetali e floreali sono preferibili a quelli animali. Sebbene la cultura occidentale contemporanea tenda ad occultare l’odore naturale del corpo, il mondo dell’infanzia è ancora permeato di odori e l’olfatto è tangibilmente uno degli strumenti di conoscenza dei bambini. Anche i vari ambienti della scuola hanno un odore dato da presenze di materiali specifici, dalle persone che lo abitano, dalle attività che vi si svolgono.

Gli strumenti di controllo e intervento sul paesaggio odoroso sono vari: controllo dei prodotti di pulizia, uso di essenze profumate, nebulizzatori, uso di elementi naturali, uso di materiali caratterizzati da odori propri persistenti.

Paesaggio acustico (soundscape).

La rivoluzione industriale è l’evento più importante nella storia del paesaggio acustico. Oggi accanto a paesaggi sonori prevalentemente naturali, ne abbiamo molti altri il cui scorrere temporale non è fatto da ritmi, ma da un pieno continuo che si ripete incessantemente giorno e notte. Quella che sta andando perduta è la coscienza dell’ascolto, la capacità di poter selezionare gli stimoli sonori, di conoscerli e riconoscere la loro fonte. Due sono gli elementi di cui il suono ci informa. La distanza della sorgente e la sua esistenza. La localizzazione influenza profondamente la nostra concezione spazio-temporale.

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80 I nidi e le scuole per l’infanzia hanno un paesaggio sonoro con caratteristiche precise e problematiche. Per paesaggio sonoro si intende una dimensione ambientale che, come il paesaggio cromatico o luminoso, ha una sua identità, che può essere progettata.

Sia a livello di comfort che di interesse del paesaggio sonoro, è auspicabile ottenere una situazione in cui i suoni risultino distinguibili. Si deve percepire la sorgente dei suoni, la provenienza elle onde sonore e riconoscerne il timbro. Per ottenere questa condizione acustica definita nitida si interviene su diversi elementi:

o regime acustico generale;

o bilanciamento delle frequenze (quelle medio-alte forniscono tendenzialmente più informazioni sulla direzione dei suoni);

o permanenza del suono nell’ambiente (tempo di riverberazione).

Il controllo delle caratteristiche acustiche si ottiene intervenendo sulla forma dell’ambiente e sui materiali che lo compongono.

E’ importante esista anche una varietà acustica nel paesaggio scolastico, cioè che ogni ambiente abbia una sua identità sonora, così che i bambini nella loro fruizione nomade dei luoghi incontrino situazioni sonore diverse.

Rimane sempre importante offrire ai bambini la possibilità di intervenire sulle qualità sonore dell’ambiente, l’ambiente deve risultare una fonte di occasioni sonore per configurare il suono come materia da utilizzare e manipolare. Come per la luce e il colore, anche per i suoni è bene che i bambini siano in sintonia con gli agenti esterni, naturali e stagionali. La pioggia e il vento possono diventare delle sonorità delle quali accorgersi e con cui giocare.

Microclima.

Gli aspetti relativi al controllo del comfort interno e delle condizioni microclimatiche hanno un valore fondamentale per generare una architettura relazionale. Il comfort ambientale è il risultato della somma di una serie di fattori già di per se complessi e difficilmente isolabili, che si incrociano e interrelazionano tra di loro in modo continuato e instabile. Isolare progettualmente alcuni di questi fattori e cercare di darne una valutazione parziale e quantitativa risulta, tuttavia, necessario.

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81 L’edificio deve possedere una elevata reattività ambientale, variabile nel tempo. I principali fattori verso cui l’edificio deve dimostrare questa reattività sono fattori esterni e interni.

Fattori esterni:

o alternanza giorno/notte; o alternanza estate/inverno;

o abbattimento degli agenti aggressivi interni. Fattori interni:

o alternanza presenza/assenza;

o riduzione e recupero delle emissioni negative; o controllo e riduzione dell’inquinamento indoor.

Sarebbe importante variare la temperatura e la qualità dell’aria secondo le attività dei bambini, tuttavia nel nido e nella scuola dell’infanzia nessun luogo è dedicato a una sola attività. Occorre quindi un ambiente molto duttile dal punto di vista microclimatico. Non necessariamente l’ambiente deve avere caratteristiche omogenee, la disomogeneità orizzontale è una caratteristica microclimatica che generalmente l’uomo trova apprezzabile. Al contrario la disomogeneità verticale è invece motivo di malessere. La progettazione delle condizioni igrotermiche deve tener conto anche dell’attività motoria superiore dei bambini rispetto a quella degli adulti. E’ auspicabile l’organizzazione di zone intermedie tra le condizioni climatiche interne e d esterne, come nei giardini d’inverno, nelle logge, nei patii, così che i bambini possano scegliere condizioni di abitabilità variabili nel corso della giornata. La flessibilità e la velocità di risposta degli impianti diventa una qualità importante nelle scuole, per correggere qualità dell’aria e temperatura, a seconda delle situazioni, in breve tempo sia attraverso sistemi automatici di regolazione che di controllo diretto degli operatori.

Il pavimento, zona privilegiata e molto abitata dai bambini può essere reso confortevole mediante l’utilizzo di sistemi di emissione radianti.

Il microclima è una qualità ambientale non solo molto soggettiva ma anche di difficile visualizzazione e metabolizzazione. Sono interessanti interventi che riescano a rendere tangibili, con altri sensi, le caratteristiche microclimatiche, così che i bambini possano appropriarsene.

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2.5 – ESIGENZE.

Gli obiettivi sono precisati dall’individuazione di determinate esigenze esplicite o implicite che riassumono i vari aspetti che si manifestano nell’interazione tra l’utente, il sistema tecnologico e il contesto nel quale avviene l’azione.

La norma UNI 8289:1981 ne individua sette Classi di Esigenza fornendo di ognuna la relativa definizione riferita in generale al sistema edilizio, più propriamente in questa una fase utilizzeremo il termine organismo edilizio essendo questa un’indagine che ne considera il complesso dei sistemi:

SICUREZZA – insieme delle condizioni relative alla incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione di danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio dell’organismo edilizio.

BENESSERE – insieme delle condizioni relative a stati dell’organismo edilizio adeguati alla vita, alla salute ed allo svolgimento delle attività degli utenti.

FRUIBILITA’ – insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività.

ASPETTO – insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva dell’organismo edilizio da parte degli utenti.

GESTIONE – insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio dell’organismo edilizio.

INTEGRABILITA’ – insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi e dei sistemi dell’organismo edilizio a connettersi funzionalmente tra loro e con i sovrasistemi.

SALVAGUARDIA DELL’AMBIENTE – insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui l’organismo edilizio fa parte.

Ad esse aggiungiamo un’ulteriore classe che interessa l’utente in termini di modalità di realizzazione delle opere costituenti l’organismo edilizio e della loro rispondenza delle proposte dai progettisti con lo stato dell’arte:

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83 COSTRUIBILITA’ – insieme delle condizioni tecniche ed economiche relative alla realizzazione delle unità degli elementi e dei sistemi dell’organismo edilizio.

Per ogni Classe di Esigenza possono essere individuati requisiti specifici che ne definiscono i parametri entità misurabili e quindi verificabili in sede di progetto, esecuzione, controllo e collaudo.

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