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Le grandi trasformazioni del lavoro

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Academic year: 2021

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(1)

Le grandi trasformazioni del lavoro

Per una periodizzazione del lavoro che cambia

1913 1980 2005

Francesco Seghezzi – ADAPT/Università di Bergamo

(2)

Necessità di una periodizzazione:

- Per evitare confusione tra le diverse fasi del lavoro

che cambia

- Per offrire un quadro all’interno del quale svolgere

analisi dal punto di vista delle diverse discipline

(3)

Metodologia:

Modello epistemologico di Khun per analisi delle rivoluzioni scientifiche

Una rivoluzione avviene nel momento in cui il paradigma dominante un certo modello scientifico viene messo in crisi dal apparire al suo interno di anomalie che lentamente vanno a minarne gli assunti fondamentali, fino a portarne alla falsificazione a vantaggio di un nuovo paradigma che va a costituirsi durante questa fase critica.

È possibile usare questo metodo?

Svolgeremo analisi di materie economico-giuridiche in chiave sociologica.

Minore chiarezza a causa di un maggior numero di fattori

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Premessa

«Il lavoro è soltanto un altro nome per un’attività umana che si accompagna

alla vita stessa la quale a sua volta non è prodotta per essere venduta ma per

ragioni del tutto diverse, né questo tipo di attività può essere distaccato dal resto della vita, essere accumulato o mobilitato» K. Polanyi, La grande

trasformazione

Il lavoro non è una esperienza a sé stante ma in quanto forma del rapporto tra persona e realtà è immerso nei processi storici,

sociali ed economici. Non determinato da loro nella sua essenza ma condizionato da essi nella sua realizzazione

(5)

Il lavoro fordista

«Sviluppare nel lavoratore al massimo grado gli atteggiamenti macchinali ed automatici,

spezzare il vecchio nesso psico-fisico del lavoro professionale qualificato che richiedeva una certa partecipazione attiva dell’intelligenza, della fantasia, dell’iniziativa del

lavoratore e ridurre le operazioni produttive al solo aspetto fisico-macchinale» A. Gramsci,

Americanismo e fordismo

Subordinazione come attuazione del modello fordista/taylorista di

organizzazione del lavoro e dei processi produttivi: - Non proprietà dei mezzi di produzione

- Ampissima divisione del lavoro

- Dipendenza da tempi e luoghi di lavoro

- Lavoro come mero fattore della produzione, per questo razionalizzabile

Sistema produttivo:

- Produzione a catena di montaggio - Basso sviluppo tecnologico

(6)

Antropologia fordista

Necessità di creare «un nuovo tipo umano, conforme al nuovo tipo di lavoro e di

processo produttivo».

Lavoratore è macchina produttrice.

Trade off tra

Lavoro come creatività e intelligenza

Efficienza e produttività

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Prima grande trasformazione

(1980-2005)

Nel 1984 pubblicato Second industrial divide di M. Piore e C. Sabel che documenta crisi del sistema produttivo fordista. Nuovi sistemi produttivi caratterizzati da:

- Nuovi macchinari altamente tecnologici - Necessità di skilled workers

- Maggior competizione internazionale - Inizio di produzione non massificata - Riduzione della dimensione aziendale

Terziarizzazione settori produttivi:

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Il lavoro post-fordista

Nuova organizzazione del lavoro nell’industria grazie a modelli quali il Total

Quality Management, Just-in-time, lean production.

Aumento dell’automazione e della robotizzazione e informatizzazione della produzione, con conseguente riduzione dell’occupazione.

Aumento del livello di specializzazione richiesto ai lavoratori e necessità di un aggiornamento professionale.

Flessibilità nella produzione e nelle dinamiche occupazionali, esternalizzazione dei servizi e dei dipendenti.

Predominio del lavoro intellettuale sul lavoro manuale

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Un cambio di paradigma?

Possiamo affermare che si è trattato di una trasformazione nel solco del modello fordista.

Evoluzioni:

- Maggior centralità del ruolo del lavoratore

- Maggior autonomia

decisionale e organizzativa - Attenzione alla dimensione

formativa

Conferme:

- Non possesso dei mezzi di produzione

- Dipendenza da tempi e luoghi di lavoro

- Contratto subordinato come regolazione del rapporto di lavoro

MA

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La seconda Grande

trasformazione (2005-in corso)

Individuiamo il 2005 come spartiacque poiché inizia la diffusione dello smartphone e con esso la possibilità di connessioni mobili a costi accessibili.

Nuovi sistemi e modelli produttivi:

- Manifattura digitale

- Totale personalizzazione dei prodotti - Centralità del ruolo del consumatore - Sharing economy e condivisione invece

che scambio denaro-prestazione - Digitalizzazione dei servizi

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Il lavoro contemporaneo

Possibilità con la connettività mobile e cloud di lavorare senza dipendenza da luoghi e tempi

Sostanziale possesso dei mezzi di produzione, specialmente per i lavoratori dei servizi Polarizzazione del lavoro tra elevate e basse competenze

Sostituzione di lavoratori con

automazione sia nell’industria che nei servizi Carriere discontinue e lavoro per progetti, fasi e cicli professionali e formativi

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Un nuovo paradigma

- Non proprietà dei mezzi di produzione

- Ampissima divisione del lavoro

- Dipendenza da tempi e luoghi di lavoro

- Lavoro come mero fattore della produzione, per

questo razionalizzabile

- Strumenti e connessioni che consentono lavoro ovunque - Flessibilità/responsabilità nei

compiti e nelle mansioni - Centralità della produttività

calcolata sul risultato e non sul dove e quando

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I rischi della trasformazione

- Taylorismo digitale

- Deregolamentazione selvaggia

- Elevati tassi di disoccupazione

- Impoverimento dei low-skills workers

- Instabilità economica

- Aumento delle diseguaglianze

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Verso un ritorno della persona

Possibilità di ricentrare il lavoro non sul contratto o sulla prestazione ma sulla centralità della persona e delle sue relazioni con la realtà e con gli altri.

La necessità di competenze e responsabilità per sostenere e alimentare il processo di innovazione rende il lavoro più di un semplice fattore produttivo come gli altri. Gli conferisce un valore economico esponenziale.

Si supera quindi il concetto di homo oeconomicus individualista che lavora unicamente per il proprio tornaconto.

Si supera la concezione marxista del lavoro come alienzione.

La rottura dei pilastri della subordinazione cambia i rapporti tra lavoratore e

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La sfida

In una realtà più elevata le cose vanno diversamente, ma quaggiù vivere

significa cambiare, ed essere perfetti significa aver spesso cambiato. J. H.

Newman

Riconoscere un problema è il primo passo verso la soluzione

Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta

agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di

ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di

crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il

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