Giornata di studio
in collaborazione con:
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo
Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi
professionali.
Strumenti di analisi e miglioramento
Bergamo
9 febbraio 2012
Materiale didattico non vendibile riservato ai partecipanti al Convegno
“INTRODUZIONE ALL’ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO DEGLI STUDI PROFESSIONALI. STRUMENTI DI ANALISI E MIGLIORAMENTO”
Dispensa chiusa il 30/01/2012
GRUPPO EUROCONFERENCE S.P.A.
Via E. Fermi, 11/A - 37135 Verona Tel. 045/8201828 - Fax 045/583111 e-mail: convegni@euroconference.it sito internet: www.euroconference.it Tutti i diritti sono riservati.
È vietata la riproduzione anche parziale
I I NT N TR RO OD DU UZ ZI IO ON NE E A AL LL L ’ ’ OR O RG GA AN N IZ I Z ZA Z AZ Z IO I ON N E E , , G GE ES ST TI IO ON NE E E E C CO ON NT TR RO OL LL LO O D DE EG GL LI I S ST TU UD DI I P PR RO OF FE ES S SI S IO ON NA AL LI I . . S S TR T RU UM ME EN NT TI I D DI I A AN NA A LI L IS SI I E E M MI IG GL LI IO OR RA AM ME EN NT TO O
INTRODUZIONEALL’ORGANIZZAZIONE,GESTIONEECONTROLLO
DEGLISTUDIPROFESSIONALI.STRUMENTIDIANALISIEMIGLIORAMENTO RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 4
LOSCENARIOEGLISTRUMENTIMESSIADISPOSIZIONEDALCNDCEC RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 8
L’ANALISIDEICOSTIEDILCONTROLLODIGESTIONENELLO STUDIOPROFESSIONALE-RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Barbara Borgato pag. 12
CHECKLIST.(DALL’OMONIMO LIBRO DI ATUL GAWANDE) RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 39
ICONTROLLI-RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 45
LACOLLABORAZIONECONILCLIENTE-RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 49
ILRAPPORTOCONICLIENTI-RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 51
CARATTERISTICHEECLASSIFICAZIONEDELLE
PRESTAZIONIPROFESSIONALI-RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 54
LASTRATEGIADELLOSTUDIO-RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 65
LOSVILUPPODIUNNUOVOSERVIZIO-RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA
a cura di Michele D’Agnolo pag. 78
INTRODUZIONE ALL’ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO DEGLI STUDI PROFESSIONALI. STRUMENTI DI ANALISI E
MIGLIORAMENTO - Rappresentazione schematica
a cura di Michele D’Agnolo∗
mattino
• I NUOVI SCENARI OPERATIVI DEGLI STUDI PROFESSIONALI E IL FABBISOGNO ORGANIZZATIVO E DI COMUNICAZIONE
• CONTROLLARE LA SITUAZIONE ECONOMICA E FINANZIARIA DELLO STUDIO
• RIDURRE IL RISCHIO DI ERRORI E I TEMPI DI ATTESA ORGANIZZANDO E GESTENDO IL LAVORO
pomeriggio
• LA COLLABORAZIONE CON I CLIENTI
• LA COLLABORAZIONE CON GLI ADDETTI
• LA COLLABORAZIONE CON I COLLEGHI
• QUESITI
I NUOVI SCENARI OPERATIVI DEGLI STUDI PROFESSIONALI E IL FABBISOGNO ORGANIZZATIVO E DI COMUNICAZIONE
Cambiamento e modelli organizzativi: mercato delle prestazioni professionali e strutture organizzative
Analisi organizzativa e funzionale della propria realtà
Mappatura dei processi delle attività dello studio professionale Practice Management Guide di IFAC – CNDCEC
Lavori delle Commissioni di Studio Aziendale ed Informatica Linee guida per la ISO 9000
Strategie di studio errate: accorgimenti e soluzioni da adottare
∗ Pezzo aggiornato al 31/01/2012 (Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi professionali.
Strumenti di analisi e miglioramento)
LO SCENARIO E GLI STRUMENTI MESSI A DISPOSIZIONE DAL CNDCEC
La Practice Management Guide di IFAC - CNDCEC
I lavori delle Commissioni di Studio Aziendale ed Informatica Le linee guida per la ISO 9000
IL CONTROLLO DI GESTIONE NELLO STUDIO PROFESSIONALE
Riferimenti: Il capitolo 5 della Practice Management Guide
analisi economico-finanziaria dell’efficienza dello studio
budget come strumento di analisi costi e margini di profitto nelle diverse aree di attività e per linea di cliente
valorizzazione del costo orario e del margine di contribuzione di studio creazione del “Cruscotto direzionale” per il raffronto tra situazione a preventivo e a consuntivo
ORGANIZZARE E GESTIRE IL LAVORO
Riferimenti: Il capitolo 4, 5 e 7 della Practice Management Guide Il management nella pratica dello studio professionale
Pianificazione e monitoraggio degli incarichi
La misurazione dell’efficienza ed efficacia dei processi operativi La gestione delle non conformità e la definizione dei limiti di tolleranza La rilevazione dei tempi di lavoro: caso pratico (l’utilizzo del timesheet) Il sistema di reporting e monitoraggio
La pianificazione delle azioni
Coordinamento, comunicazione e riunioni Delega e feedback
LA COLLABORAZIONE CON I CLIENTI
Riferimenti: Il capitolo 5 e 6 della Practice Management Guide Capire il contesto ipercompetitivo e approfittare dell’incertezza
Come leggere i nuovi bisogni della clientela: value for money, hic et nunc
CASO DI STUDIO integrare con contabilità e bilancio la consulenza strategica per la micro e la piccola azienda
Come convincere i clienti a collaborare meglio con lo studio
Come comunicare efficacemente con la propria clientela usando il mezzo di comunicazione più appropriato
CASO DI STUDIO: chat e videoconferenza al lavoro Interagire con i clienti nella creazione di nuovi servizi
Scegliere dove, come quando e in che modo prestare la propria expertise
LA COLLABORAZIONE CON GLI ADDETTI
Riferimenti: Il capitolo 3, 4 della Practice Management Guide
Come preparare e stimolare i collaboratori a migliorare la comunicazione esterna dello studio
Come ottenere collaborazione nella crescita dell’efficienza dello studio CASO DI STUDIO l’utilizzo del timesheet
La eliminazione di colli di bottiglia e duplicazioni
CASO DI STUDIO la creazione del manuale delle procedure Come istituire meccanismi di valutazione e incentivi
LA COLLABORAZIONE CON I COLLEGHI
Riferimenti: I capitoli 1,2 e 8 della Practice Management Guide
Gli Studi associati e le Reti tra studi I modelli di studio e di rete: pro e contro Le occasioni di accordo e disaccordo
CASO DI STUDIO: come evitare brutte figure quando si segnala un altro consulente
Gli accordi contrattuali
LA COLLABORAZIONE CON I FORNITORI E LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Riferimenti: Il capitolo 5 della Practice Management Guide La collaborazione con i fornitori
La gestione dei rapporti con le pubbliche amministrazioni
LO SCENARIO E GLI STRUMENTI MESSI A DISPOSIZIONE DAL CNDCEC Rappresentazione schematica
a cura di Michele D’Agnolo∗
LA CRISI PIÙ LUNGA DEL MONDO
Conseguenze: chi vuol esser lieto sia…
LA PRACTICE MANAGEMENT GUIDE DI IFAC - CNDCEC
MODULO 1: LA PIANIFICAZIONE PER LO STUDIO MODULO 2 MODELLI DI STUDI E RETI
MODULO 3: COSTRUIRE E FAR CRESCERE IL VOSTRO STUDIO
MODULO 4: ELABORARE UNA STRATEGIA PER LA GESTIONE DELLE PERSONE MODULO 5: TECNOLOGIA ED E-BUSINESS
MODULO 6: GESTIONE DELLE RELAZIONI CON CLIENTI MODULO 7: LA GESTIONE DEL RISCHIO
MODULO 8: LA PIANIFICAZIONE DELLA SUCCESSIONE
MODULO 1
esamina l'attività e i processi di pianificazione strategica e la declinazione degli obiettivi individuali che ne conseguono.
∗ Pezzo aggiornato al 31/01/2012 (Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi professionali.
Strumenti di analisi e miglioramento)
Vengono discusse le strutture giuridiche ed economiche a disposizione degli studi.
Vengono esaminate le modalità di partecipazione agli utili e di governance degli studi e l'utilizzo di reti per aggiungere valore.
MODULO 2
MODULO 3
Un terzo contributo amplia i temi trattati nei moduli precedenti, esplorando in modo più approfondito i temi dello sviluppo di una strategia di crescita, affrontando con maggiore dettaglio il problema della regolamentazione e della concorrenza, il marketing e lo sviluppo di una cultura di studio.
MODULO 4
Il quarto Modulo si occupa delle risorse umane quale elemento chiave per il successo dello studio e del ruolo di leadership del professionista, e
di come migliorare la capacità di attrarre, trattenere, motivare e istruire i propri collaboratori e dipendenti.
MODULO 5
Il quinto capitolo esamina il ruolo sempre più importante che la tecnologia svolge nel successo di uno studio professionale, fornendo concrete
indicazioni per la efficace selezione, realizzazione e gestione di tecnologie, inclusa la formazione al personale.
MODULO 6
Il sesto modulo esamina lo sviluppo e la manutenzione continua delle relazioni con i clienti e le strategie di ottimizzazione comprese le reti, il passaparola, la cross-vendita.
MODULO 7
Il Modulo 7 esplora la gestione dei rischi e l'impatto specifico che essa ha sulla vita dello studio e fornisce uno schema concettuale per individuare, valutare e agire sui rischi normativi, deonotologici e operativi.
MODULO 8
L’ultimo modulo dell’opera fornisce gli strumenti per pianificare la successione. Vengono forniti criteri per la determinazione del valore dello studio e per gestire correttamente le principali operazioni straordinarie, quali fusioni e acquisizioni interne ed esterne.
I LAVORI DELLE COMMISSIONI DI STUDIO AZIENDALE ED INFORMATICA
Analisi dei processi e introduzione al marketing Strumenti informatici per la gestione dello studio Le linee guida per la ISO 9000
Se per voi è troppo: La “guida della guida”
L’ANALISI DEI COSTI ED IL CONTROLLO DI GESTIONE NELLO STUDIO PROFESSIONALE
Rappresentazione schematica
a cura di Barbara Borgato∗
CONTROLLARE LA SITUAZIONE ECONOMICA DELLO STUDIO
Analisi economico-finanziaria dell’efficienza dello studio
budget come strumento di analisi costi e margini di profitto nelle diverse aree di attività e per linea di cliente
valorizzazione del costo orario e del margine di contribuzione di studio creazione del “Cruscotto direzionale” per il raffronto tra situazione a preventivo e a consuntivo
CONTROLLO DI GESTIONE
«control» governo - guida
performance comportamenti Sistema di Controllo di Gestione
OTTICA STRATEGICA
CONTROLLO DI GESTIONE
NO: verifica / ispezione
Quali i soggetti dello Studio coinvolti?
Quale il ruolo dei supporti informatici?
Sistema di Controllo di Gestione
∗ Pezzo aggiornato al 31/01/2012 (Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi professionali.
Strumenti di analisi e miglioramento)
CONTROLLO DI GESTIONE: OSTACOLI
CONTROLLO DI GESTIONE: PROCESSO
Obiettivi
FEEDBACK
Azione Risultati
Obiettivi vs risultati
Ricerca delle cause
Azioni correttive
CONTROLLO DI GESTIONE: FASI
Controllo antecedente
Controllo concomitante
Controllo successivo Pianificazione
Strategica
CONTROLLO DI GESTIONE: FASI
• Quale tipo di Studio si vuole diventare
• Quale tipo di studio si è
• Percorso di avvicinamento
• Monitoraggio:
equilibrio economico-finanziario di breve (strumenti tradizionali)
implementazione della strategia (anche indicatori non financial)
CONTROLLO DI GESTIONE:
OGGETTI (DIMENSIONI DI ANALISI)
• Aree Strategiche di Affari
• Prodotti
• Attività/Processi
• Clienti
• Commesse
OGGETTI: AREE STRATEGICHE DI AFFARI
ESEMPI:
•Contabilità
•Bilanci
•Dichiarazioni
•Consulenza societaria
•Consulenza aziendale
•Collegi sindacali
• …
AREE STRATEGICHE DI AFFARI
•capacità di generare reddito
•possibili sinergie con altre ASA
•attitudine a consolidare l’immagine dello Studio
•eventuale gap tra competenze disponibili e competenze “ottimali”
•dimensione attuale (“volumi”) rispetto alla “massa critica”
PRODOTTI
Commercialisti ESEMPI:
•ASA: Contabilità
• Contabilità ordinaria
• Contabilità semplificata
•ASA: Operazioni straordinarie
• Fusione
• Trasformazione
• Cessione
• …
Analisi per identificare:
•tecnologia di erogazione (vedi ASA)
•tipologia di competenze richieste per la realizzazione
•grado di continuità nella realizzazione del prodotto
•livello di innovazione del prodotto
•tipologia di «offerta» del prodotto (singolo / «pacchetto»)
•prezzo
PRODOTTI
• Attività: compito o insieme di compiti che consumano risorse al fine di ottenere un output (destinato sia all’esterno, sia all’interno)
• attività a valore aggiunto
• attività a non valore aggiunto
• Processo: “insieme delimitato di attività intercorrelate, ciascuna delle quali presenta input e output predefiniti”*
• processi primari
• processi di supporto
* MELAN E.H. 1993
ATTIVITÀ / PROCESSI
Alcuni aspetti da considerare nella mappatura:
•Terminologia
•Soggetti da coinvolgere finalità della mappatura (es. timesheet; razionalizzazione dei processi,…)
•Strumenti / Metodologie
• documentazione esistente
• questionari
• interviste / riunioni - gruppo / singoli soggetti
ATTIVITÀ / PROCESSI
Attività di marketing rivolte ai clienti:
•potenziali clienti:
broadcasting (es. partecipazione a seminari, redazione di articoli,…)
courting (es. incontri per tradurre l’interesse manifestato in acquisizione di commesse)
•clienti attuali:
nurturing (nuovi servizi)
listening
CLIENTI / ATTIVITÀ
Tratto da: MAISTER D. H. (1993) e (2005).
• Indicatori: strumenti atti a misurare e rappresentare la performance di
un’organizzazione, lo sforzo compiuto verso il raggiungimento di obiettivi prefissati
• Definizione del sistema di indicatori:
• deve discendere dalla strategia dello Studio
• non è solo una questione di carattere tecnico, vanno considerati anche aspetti di carattere organizzativo e comportamentale
INDICATORI
Caratteristiche degli indicatori:
•misurabilità
•specificità
•raggiungibilità
•significatività
•confrontabilità
•attendibilità
INDICATORI
Funzione degli indicatori:
•misurazione
•valutazione
•programmazione
•comunicazione
INDICATORI
• Indicatori di scenarioscenario
• Indicatori diinputinput
• Indicatori di attivitattivitàà
• Indicatori di processoprocesso
• Indicatori di outputoutput
• Indicatori di outcomeoutcome
INDICATORI
Oggetto: contesto di riferimento (caratteristiche, dinamiche) Esempi:
•indicatori che rappresentano la situazione “demografica” delle imprese dei diversi settori (es. tasso di natalità, mortalità, sviluppo, il numero di fallimenti,…)
•situazione economica del contesto di riferimento (es. Valore Aggiunto,…)
INDICATORI: SCENARIO
Oggetto: risorse disponibili Esempi:
•costo del personale
•numero di addetti
•numero di ore disponibili
•…
ma anche …
•caratteristiche qualitative delle risorse (es. conoscenze, competenze)
INDICATORI: INPUT
Oggetto: volume di attività
Esempi:
•numero di pratiche
•numero di telefonate
•numero di clienti
•numero di circolari informative destinate alla clientela
•numero di ore dedicate alle ASA
•numero di ore dedicate ad attività di supporto
•numero di ore di formazione ricevuta dai dipendenti
•…
INDICATORI: ATTIVITÀ
Oggetto: svolgimento di attività concatenate e finalizzate ad un unico risultato Esempi:
•tempo di realizzazione di una pratica
•tempo di evasione di una pratica
•….
INDICATORI: PROCESSO
Oggetto: risultato dell’attività Esempi:
•numero di errori/non conformità
•numero di reclami
•% di pratiche riprocessate
•% di pratiche evase nei termini concordati
•% di dipendenti che hanno partecipato a corsi di formazione
•numero di clienti nuovi
•numero di clienti persi
•…
INDICATORI: OUTPUT
Oggetto: impatto prodotto anche con l’agire dello Studio
Esempi:
•Clienti: tasso di soddisfazione, conoscenze e competenze “trasmesse”
•Risorse umane: tasso di soddisfazione, sviluppo professionale
•…
INDICATORI: OUTCOME
Cosa e come misurare:
•fattibilità tecnica della misurazione
•comprensione delle cause e degli effetti
•costi
•livello desiderato di innovazione
INDICATORI: CRITERI DI SCELTA
Obiettivo: misurare il tempo impiegato rispetto ai diversi oggetti (ASA, prodotto, attività/processo, cliente, commessa).
Dati essenziali (oltre al tempo):
•quando: data della rilevazione
•chi:
soggetto che compila
soggetto responsabile (della pratica, del progetto)
•cosa: attività / prodotto ( ASA)
•per chi: cliente
Nota: incrocio attività/prodotto – cliente commessa
TIMESHEET
Altri possibili riferimenti:
•Quando altri riferimenti temporali:
assunzione dell’incarico
assegnazione dell’incarico al soggetto responsabile e al soggetto incaricato
scadenza concordata con il cliente
inizio e fine delle attività
•Dove:
luogo di realizzazione dell’attività
•Tempo:
oltre al tempo di realizzazione anche il tempo impiegato per eventuali spostamenti
TIMESHEET
Elementi da considerare e definire nella progettazione ed implementazione dello strumento:
•Attività / Prodotti
livello di profondità
definizione formalizzata dei contenuti («glossario»)
•Cliente denominazione univoca
•Individuazione del supporto informatico
•Modalità di compilazione
intervallo minimo oggetto di rilevazione
quadratura ore (presenza – tempo rilevato)
frequenza della rilevazione
TIMESHEET
Altri aspetti organizzativi e comportamentali:
•Fase iniziale di introduzione dello strumento
formazione delle risorse umane
feedback (analisi dei risultati) frequenti e condivisione in ottica «costruttiva»
anche degli aspetti organizzativi
•Successivamente:
feedback periodico
ottica ex-ante accanto a quella ex-post
TIMESHEET
TIMESHEET
costi per destinazione (oggetti)
analisi di redditività parcellazione Timesheet:
input per il sistema di contabilità analitica
Sistema di rilevazioni volto a determinare costi e risultati economici parziali dell’attività
Costruire, attraverso l’elaborazione dei dati di base, informazioni di costo e di ricavo riferite ai diversi oggetti «parziali» e responsabilità:
•ASA
•Prodotto
•Cliente
•Commessa
•Responsabile (Professionista)
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
P 1
P 3 COSTI INDIRETTI P 2
P 1
P 3 P 2
COSTI DIRETTI La relazione di causalità tra fattore ed oggetto di costo è chiara ed univoca il costo può essere riferito in modo “oggettivo”
all’oggetto di costo:
misurazione del fattore impiegato
attribuzione esclusiva del fattore all’oggetto di costo
La relazione di causalità tra fattore ed oggetto di costo non è definibile in modo “oggettivo”:
non è possibile misurare il contributo (consumo) del fattore impiegato
non è conveniente misurare il contributo (consumo) del fattore impiegato
PROCEDIMENTO DI RIPARTIZIONE
?
Analisi dei COSTI Costi DIRETTI / Costi INDIRETTI
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Analisi dei COSTI
Costo del personale: calcolo del costo orario
2. Compenso annuo dipendenti/collaboratori = compenso totale di competenza, comprensivo di tutti gli oneri a carico dello studio
costo orario compenso annuo ore lavorabili/lavorate
1. Compenso annuo professionista = compenso definito o “figurativo”
Può essere opportuno costruire costi orari differenziati (es: per categorie)
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Analisi dei COSTI
Costo del personale: fatturabile / non fatturabile
x costo orario
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Analisi dei COSTI Altri costi di Studio
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Risultati economici parziali Margine di Contribuzione di I e II livello
Ricavi
Costi Variabili Diretti
Margine
di Contribuzione II
+ -
=
Costi Fissi Diretti
-
Margine di Contribuzione I
=
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Risultati economici parziali Margine di Contribuzione di I e II livello
Fatturato ASA
- Costi diretti variabili ASA
= Margine di contribuzione I per ASA - Costi diretti fissi per ASA
= Margine di contribuzione II per ASA
Valorizzazione ore per ASA Costo dei diversi componenti dello studio (professionisti, collaboratori, dipendenti) calcolato come prodotto tra il costo orario e le ore impiegate da ciascuno nell’ASA in questione.
Valorizzazione ore per CLIENTE Costo dei diversi componenti dello studio (professionisti, collaboratori, dipendenti) calcolato come prodotto tra il costo orario e le ore impiegate da ciascuno per il CLIENTE in questione.
Fatturato CLIENTE
- Costi diretti variabili CLIENTE
= Margine di contribuzione I per CLIENTE - Costi diretti fissi per CLIENTE
= Margine di contribuzione II per CLIENTE
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Alcune considerazioni sul metodo Full Costing:
allocazione dei costi indiretti
L’imputazione dei costi indiretti agli oggetti di costo (ASA, Prodotto, Cliente, Commessa) dovrebbe avvenire nel rispetto del criterio funzionale o principio causale:
la quota di costi indiretti imputata a ciascun oggetto dovrebbe esprimere/approssimare in modo soddisfacente il contributo offerto dai fattori indiretti alla realizzazione dell’oggetto stesso
• Basi di imputazione a valore (monetarie)
(es. costo diretto del personale, costi diretti, ricavi, ...)
• Basi di imputazione quantitative non monetarie (es. ore)
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Alcune considerazioni sul metodo Full Costing:
allocazione dei costi indiretti
Procedimento di calcolo:
a) Determinazione del coefficiente di imputazione:
Costo indiretto da ripartire Valore totale della base
b) Calcolo della quota di costo indiretto relativo all’oggetto di costo “A”:
Coefficiente di imputazione x
valore della base di riparto relativa all’oggetto “A”
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Alcune considerazioni sul metodo Full Costing:
allocazione dei costi indiretti
Principali metodi per l’attribuzione dei costi indiretti:
•Base unica (full costing a base unica)
•Base multipla (full costing a base multipla)
•Metodo dei centri di costo
•Activity Based Costing
SISTEMA DI REPORTING
variabili critiche
• rilevanza
• aspetti monetari e non monetari
«COSA»
livelli di controllo
• vertice: informazioni di sintesi
• altri livelli: maggiore grado di dettaglio
«A CHI»
livelli di controllo
• grado di criticità del fenomeno
• tipologia di decisioni
«QUANDO»
SISTEMA DI REPORTING
contenuto
• chiarezza e comprensibilità
• comunicazione impatto sui comportamenti
«COME»
frequenza
• supporto informatico
«ENTRO QUANDO»
non solo precisione
• aspetti monetari
• aspetti non monetari (qualitativi)
«RAPPRESENTATIVITÀ»
SISTEMA DI REPORTING
FATTORE CRITICO
DI SUCCESSO OGGETTO CONTENUTO DIMENSIONI DI ANALISI ARTICOLAZIONE FREQUENZA TEMPESTIVITA’
ECONOMICITA' Conto Economico
Conto Economico progressivo al mese
"N"
ASA Titolari Mensile
20° giorno lavorativo successivo
ECONOMICITA'
Margine di contribuzione di 1°
e 2° livello
MdC I e II livello progressivo al mese
"N"
ASA
Prodotto (Ottica ABC) Cliente (Ottica ABC) Commessa (Ottica ABC)
Titolari Mensile
20° giorno lavorativo successivo
ECONOMICITA' Rendiconto
finanziario Flussi di cassa ASA Titolari Mensile
20° giorno lavorativo successivo
QUADRO COMPLESSIVO: ESEMPIO
SISTEMA DI REPORTING
FATTORE CRITICO
DI SUCCESSO OGGETTO CONTENUTO DIMENSIONI DI ANALISI ARTICOLAZIONE FREQUENZA TEMPESTIVITA’
TEMPO Rilevazione del
tempo Tempo dedicato ASA Prodotto Cliente Commessa
Responsabile di commessa Attività
Titolari Responsabili di commessa
Mensile
5° giorno lavorativo successivo
TEMPO Efficienza Tempo medio
Prodotto Attività incluse nel prodotto
Attività (non fatturabili) Titolari Responsabili di commessa
Mensile
5° giorno lavorativo successivo
TEMPO Efficacia Tempo impiegato / Tempo previsto
Prodotto Commessa Attività incluse nel prodotto
Attività (non fatturabili) Titolari Responsabili di commessa
Mensile (prodotto) Settimanale (commessa)
5° giorno lavorativo successivo
TEMPO Stato
avanzamento
Numero attività realizzate / Numero attività previste
Commessa
Titolari Responsabili di commessa
Settimanale
5° giorno lavorativo successivo
QUADRO COMPLESSIVO: ESEMPIO
SISTEMA DI REPORTING
QUADRO COMPLESSIVO: ESEMPIO
FATTORE CRITICO
DI SUCCESSO OGGETTO CONTENUTO DIMENSIONI DI ANALISI ARTICOLAZIONE FREQUENZA TEMPESTIVITA’
QUALITA' DEL
SERVIZIO Errori % pratiche riprocessate
Causa Prodotto Commessa
Responsabile di commessa Dipendente/Collaboratore
Titolari Responsabili di commessa
Mensile
5° giorno lavorativo successivo
QUALITA' DEL
SERVIZIO Tempo Tempo di attesa per nuove richieste
Prodotto Commessa
Titolari Responsabili di commessa
Mensile
5° giorno lavorativo successivo QUALITA' DEL
SERVIZIO Tempo Tempo di evasione del servizio
Prodotto Commessa
Titolari Responsabili di commessa
Mensile
5° giorno lavorativo successivo
QUALITA' DEL
SERVIZIO Rispetto scadenze
% di pratiche evase (non evase) nei tempi concordati con il cliente
Prodotto
Responsabile di commessa Cliente
Titolari Responsabili di commessa
Mensile
5° giorno lavorativo successivo
QUALITA' DEL
SERVIZIO Reclami Numero di reclami ricevuti
Causa Prodotto
Responsabile di commessa Cliente
Titolari Responsabili di commessa
Mensile
5° giorno lavorativo successivo
SISTEMA DI REPORTING
QUADRO COMPLESSIVO: ESEMPIO
FATTORE CRITICO DI
SUCCESSO OGGETTO CONTENUTO DIMENSIONI DI ANALISI ARTICOLAZIONE FREQUENZA TEMPESTIVITA’
CLIENTELA Analisi qualitativa Caratteristiche della clientela
Dimensione (es. fatturato) Tipologia (aziende, privati,…) Localizzazione geografica Settore di attività
Titolari Annuale
10° giorno lavorativo successivo
CLIENTELA Analisi qualitativa Soddisfazione della clientela
Studio
ASA Titolari Annuale
10° giorno lavorativo successivo CLIENTELA Fatturato
Fatturato relativo a clienti “continuativi” / totale Fatturato
ASA
Prodotto Titolari Semestrale 5° giorno lavorativo
successivo CLIENTELA Gestione clienti
Numero di clienti persi all’interno dei clienti
“continuativi”
Causa ASA Prodotto
Titolari Annuale
10° giorno lavorativo successivo CLIENTELA Gestione clienti Numero di clienti nuovi ASA
Prodotto Titolari Annuale
10° giorno lavorativo successivo CLIENTELA Gestione clienti Giorni medi di incasso
ASA Prodotto Cliente
Titolari Semestrale 5° giorno lavorativo successivo CLIENTELA Gestione clienti % di insoluti
ASA Prodotto Cliente
Titolari Mensile 5° giorno lavorativo
successivo
SISTEMA DI REPORTING
QUADRO COMPLESSIVO: ESEMPIO
FATTORE CRITICO
DI SUCCESSO OGGETTO CONTENUTO DIMENSIONI DI ANALISI ARTICOLAZIONE FREQUENZA TEMPESTIVITA’
RISORSE UMANE Ore lavorate Ore totali lavorate Dipendente
Collaboratore Titolari Mensile
5° giorno lavorativo successivo RISORSE UMANE Ore lavorate Ore di straordinario /
Ore totali lavorate
Dipendente
Collaboratore Titolari Mensile
5° giorno lavorativo successivo RISORSE UMANE Assenteismo Tasso di assenteismoDipendente
Collaboratore Titolari Mensile
5° giorno lavorativo successivo RISORSE UMANE Turnover Numero di nuovi
inserimenti Studio Titolari Annuale
10° giorno lavorativo successivo RISORSE UMANE Turnover
Numero di dipendenti/collabora tori usciti
Studio Titolari Annuale
10° giorno lavorativo successivo RISORSE UMANE Analisi qualitativa Soddisfazione delle
risorse umane
Singolo soggetto
Studio Titolari Annuale
10° giorno lavorativo successivo
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Conto Economico per ASA
ASA 1 ASA 2 ASA 3 ASA 4 TOTALE
Fatturato
Costi variabili diretti:
Costo dei dipendenti Costo del professionista Costo dei collaboratori Altri costi variabili diretti Margine lordo di contribuzione Costi fissi diretti
Margine di contribuzione per ASA Costi comuni indiretti:
Costo dei dipendenti Costo del professionista Costo dei collaboratori Ammortamenti Utenze
…
Risultato economico
Possibilità di aggregazione per attività di supporto /
unità organizzative
SISTEMA DI CONTABILITÀ ANALITICA
Conto Economico per ASA
•individuare le aree che apportano il maggior contributo alla redditività dello studio e ottimizzare l’impiego delle risorse nel contesto esistente
•ottica prospettica (medio-lungo periodo)
• MdC per ASA non è l’unico elemento di valutazione
• opportuno affiancare altri parametri relativi, per esempio, a clienti e risorse umane (competenze)
• documento che sintetizza in termini economico-finanziari gli obiettivi gestionali per un periodo amministrativo
• nel Budget si fissano gli obiettivi da raggiungere nel periodo di riferimento, si individuano i percorsi di attuazione e si indica l’impegno di risorse necessarie
BUDGET
STRATEGIA
PIANI DI AZIONE
BUDGET
Tratto da BERGAMIN BARBATO M. (2008)
ASPETTI DA VALUTARE
•coinvolgimento dei responsabili all’interno dello Studio
•esplicitazione delle strategie ai responsabili coinvolti (o dei cardini del percorso strategico)
•valorizzazione dei contributi informativi e decisionali forniti dai soggetti coinvolti
BUDGET
RUOLI DEL BUDGET
• Indicazione degli obiettivi
• Livello dell’obiettivo (più o meno sfidante) motivazione
• Obiettivi di budget
benchmark per la valutazione dei risultati
• Altri benchmark: dati storici, …
Documenti costitutivi
•Prospetti di sintesi:
Conto Economico prospettico
Budget Finanziari
•Prospetti parziali coerenza con l’architettura gestionale ed organizzativa dello Studio (approccio più diffuso: Aree Strategiche / Aree di supporto)
Nota: definizione dell’eventuale articolazione temporale
BUDGET
PROCESSO DI BUDGET
Conto Economico Budget Finanziari
ASA Prodotti
Clienti Commesse
Professionisti Collaboratori Dipendenti
STEFANI A. (2002)
Budget dei ricavi
•Analisi delle commesse in essere: programmazione ricavi per le commesse completate e/o confermate nel periodo successivo (con eventuali variazioni)
•Programmazione «nuovi» ricavi: nuovi clienti, nuovi prodotti, ampliamento dell’offerta a clienti esistenti (con prodotti esistenti),…
opportuno procedere con analisi specifiche / incrociate per le diverse dimensioni
non è necessario (solitamente nemmeno «possibile»), arrivare al minimo dettaglio (singola commessa)
•Aspetti finanziari: tempi di pagamento, durata media crediti
BUDGET
Budget Risorse Umane
•Confronto risorse necessarie – risorse disponibili (ore/TPE)
•Risorse necessarie Budget dei ricavi (se disponibili: riferimento a tempi standard)
•Risorse disponibili: considerare informazioni già note (es. pensionamenti, scadenze di contratti a tempo determinato,…)
•Possibile strumento: matrice che incrocia le singole risorse dello Studio con le dimensioni in cui queste saranno impiegate nell’esercizio successivo (ASA, Prodotti, Clienti, Commesse, attività di supporto)
BUDGET
Budget Altri Costi di Studio
•Sono compresi costi riferiti sia a dimensioni “fatturabili” (es. ammortamenti specifici, viaggi e trasferte, consulenze esterne,…), sia a dimensioni “non fatturabili” (costi «di struttura»)
•Opportuno associare i costi alla dimensione di riferimento (ASA / Aree di supporto, con possibile articolazione per attività, unità organizzativa,…)
•Possibile approccio: incrementale variazioni rispetto al periodo precedente
•Aspetti finanziari: tempi di pagamento, durata media debiti
BUDGET
Budget degli Investimenti
•Indicazioni dal Piano Strategico (es. costi associati all’apertura di nuovi uffici)
•Indicazioni dallo sviluppo degli step precedenti (ad esempio: acquisto di strumentazione per i nuovi dipendenti)
•Aspetti finanziari: tempi di pagamento
BUDGET
Budget Finanziari
•Valenza: simulare e valutare gli impatti sulla dinamica finanziaria dei programmi di azione (gestione operativa, politiche di investimento e finanziamento)
•Si tratta di rappresentare i flussi in entrata e in uscita previsti in corrispondenza dei diversi periodi
BUDGET
Altri aspetti
•Il Processo di Budget è iterativo
•Dopo l’approvazione del documento è opportuna la presentazione ai responsabili che hanno collaborato alla sua redazione (da valutare se comunicare anche agli altri soggetti)
•Monitoraggio in corso d’anno
•Eventuale fase di revised budget
BUDGET
II MODULO
RIDURRE IL RISCHIO DI ERRORI E I TEMPI DI ATTESA ORGANIZZANDO E GESTENDO IL LAVORO
Management nella pratica dello studio professionale Pianificazione e monitoraggio degli incarichi
Misurazione dell’efficienza ed efficacia dei processi operativi - gestione delle non conformità e definizione dei limiti di tolleranza - sistema di reporting e monitoraggio
- pianificazione delle azioni
Coordinamento, comunicazione e riunioni. Delega e feedback
LA NECESSITÀ DI DIRIGERE
Aumento della dimensione media dello studio e degli studi associati, merger&acquisitions
Affermazione dei modelli di collaborazione a rete Frequenti collaborazioni interdisciplinari
Aumento della complessità del lavoro Spinta verso la specializzazione
LA NECESSITÀ DI FARSI DIRIGERE
Le economie di scala sui processi secondari Le economie di apprendimento
Le economie di struttura
La possibilità di concentrarsi sul proprio core activity
DIRIGERE
Mostrare la strada dirimendo dubbi e incertezze Persuadere a seguirla
Monitorare che ciò avvenga Gestire le emergenze
“Ci vuole un fisico bestiale”
“MANNAGGIA IL MANAGEMENT”
Dirigere non viene naturale al professionista.
Il professionista viene selezionato con caratteristiche avverse a quelle del manager
Il professionista non viene educato a fare il manager
Anche molti laureati in economia ritengono che le materie manageriali siano inconsistenti
I professionisti e i collaboratori dipendenti sono ingestibili
IL PROFESSIONISTA NON GESTISCE VOLENTIERI
perché il management al contrario dei problemi tecnico-professionali è un processo legato alle relazioni interpersonali e dunque privo di certezze.
perché gestire implica fare discorsi scomodi e non farsi ben volere dagli altri
perché implica la delega. Il professionista vive la delega come una rinuncia alla propria professionalità e al controllo della situazione e come un aumento ingestibile del rischio anziché come una opportunità di crescita.
Se non rifiuta la delega la gestisce male per dimostrare la propria indispensabilità.
SOVENTE IL PROFESSIONISTA SI FA GUIDARE DALL’ISTINTO…
Pretende che la gente si accorga delle proprie carenze e cambi da sola o solo perché glielo dice
Dichiara di avere considerazione per i propri collaboratori ma in termini non verbali dà un messaggio confliggente
Non somministra correttamente lodi e rimproveri
LE MOLTE ATTIVITÀ DEL PROFESSIONISTA
Svolgere l’attività professionale Aggiornarsi
Curare i contatti con la clientela
Curare la parte amministrativa dell’attività Come fare spazio al management?
LA NECESSITÀ DI STRUMENTI DIREZIONALI
Tecnologie
Controllo di gestione Procedure
One minute manager
Capacità di coaching e di team management Time management
COS'È UN PROCESSO
Un processo è un “insieme di attività correlate o interagenti che trasformano elementi in ingresso (input) in elementi in uscita (output)”
PROCESSO
Attività correlate o interagenti tra loro INPUT
Requisiti specificati (incluse le risorse)
OUTPUT
Requisiti soddisfatti (risultato del processo)
Monitoraggio e misurazione
Processo contabilità generale Processo bilanci
Processo dichiarazioni dei redditi Processo contenzioso tributario Processo operazioni straordinarie Processo redazione pareri e contratti
PROCESSI PRINCIPALI IN UNO STUDIO DI COMMERCIALISTI
PLAN
DO CHECK
ACT
Ad ogni processo è sempre applicabile il modello PDCA o “ciclo di Deming” in base al quale ogni processo può essere pensato come organizzato in quattro
fasi:
Fase di pianificazione (PLAN)
Si definiscono obiettivi, iniziative e risorse Fase di realizzazione (DO)
Realizzazione dei processi Fase di valutazione (CHECK)
Si misurano e valutano le prestazioni dei processi Fase di intervento (ACT)
Si adottano le azioni per migliorare continuamente le prestazioni dei processi
IMPLEMENTAZIONE DI UN APPROCCIO PER PROCESSI
Identificazione dei processi (primari, secondari e gestionali) Mappatura dei processi
Descrizione dei processi Misurazione dei processi
TIPOLOGIE DI PROCESSI
Processi primari (o operativi): necessari per produrre il prodotto o servizio Processi secondari (o di supporto): necessari alla gestione e realizzazione dei
processi primari
Processi gestionali (o strategici):necessari a definire le politiche, la
pianificazione strategica, a fissare gli obiettivi e ad assicurare la disponibilità delle necessarie risorse
IDENTIFICAZIONE DEI PROCESSI
Pianificazione miglioramento Fatturazione
Definizione obiettivi e indicatori
Gestione informatica
Pianificazione strategica Archiviazione
Relativi alle prestazioni professionali
GESTIONALI SECONDARI
PRIMARI
LA MAPPATURA DEI PROCESSI
Una volta identificati i processi, è utile procedere alla loro mappatura ossia alla identificazione della sequenza dei processi stessi e delle
modalità di interazione tra gli stessi.
Una volta effettuata l’elencazione dei processi, questi dovranno essere descritti ovvero tradotti in un documento scritto o in un diagramma di flusso. La descrizione dovrà riguardare:
Elementi in ingresso Elementi in uscita Risorse impiegate Responsabilità e autorità Modalità operative Obiettivi
Punti di controllo
Un sistema di monitoraggio e misurazione dei processi efficace richiede l’individuazione di:
Opportuni indicatori di processo Accurate attività di controllo e verifica
Rappresentazione schematica
a cura di Michele D’Agnolo∗
LA FALLIBILITÀ NECESSARIA
Alcune cose che vogliamo fare oltrepassano semplicemente le nostre capacità
LA FALLIBILITÀ DOVUTA A CONOSCENZA PARZIALE
Possiamo commettere errori perché la scienza ha già fornito una comprensione solo parziale del mondo e del suo funzionamento
LA FALLIBILITÀ DOVUTA A INETTITUDINE
In questi casi la conoscenza esiste, ma non sappiamo farne uso.
∗ Pezzo aggiornato al 31/01/2012 (Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi professionali.
L’INETTITUDINE
Il problema a cui far fronte è l’inettitudine: stare attenti ad applicare in modo coerente e corretto le conoscenze di cui disponiamo
SCELTE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
La stessa scelta del giusto trattamento, da molte opzioni disponibili, può presentare non poche difficoltà anche per un esperto.
L’importanza dell’esperienza è fuori discussione.
Gli errori evitabili continuano demoralizzarci e a frustrarci nei settori più disparati a causa del volume e della complessità di ciò che sappiamo che hanno sorpassato le nostre capacità individuali di fornire benefici di questo sapere in modo corretto, sicuro e affidabile.
LA CHECKLIST
Ci protegge da:
Fallibilità della memoria e dell’attenzione umana, che sfuggono facilmente quando siamo incalzati da circostanze pressanti
Tendenza a saltare alcune operazioni anche quando ci ricordiamo che dovranno essere eseguite
LE CHECKLIST
Ci ricordano il minimo di operazioni necessarie e le rendono esplicite facilitano le verifiche
Instillano una sorta di disciplina per prestazioni più elevate Vizi di memoria, di attenzione, di precisione
Problemi:
Semplici: preparare un dolce a partire dagli ingredienti Complicati: mandare un razzo sulla luna
Complessi: crescere un figlio
La checklist
Può avere il compito anche di stimolazione della corretta comunicazione dei team di progetto nella risoluzione di problemi complicati e complessi
La checklist ideale allora deve
Fornire una serie di controlli che garantiscano l’esecuzione di compiti banali ma essenziali
Fornire un’altra serie di controlli di gruppo per garantire che le persone parlino e agiscano in modo coordinato e si assumano le proprie responsabilità, pur conservando il potere di gestire le sfumature di imprevisti nel modo migliore
LA FABBRICA DELLA CHECKLIST
Normali, per l’operazione di routine
non normali, si riferiscono a ogni emergenza possibile e immaginabile
COME SI COSTRUISCE UNA LISTA
Mantenersi tra le cinque le nove voci, corrispondenti ai limiti della memoria di lavoro
Sfrondare l’elenco salvaguardando le operazioni che più rischioso o mettere
La check deve stare in una sola pagina, pulita, senza colori inutili
È meglio usare maiuscole minuscole e i caratteri tipografici non graziati La checklist deve essere collaudata nel mondo reale, che immancabilmente
si rivelerà più complicato del previsto
DUE TIPI DI LISTA
Lista di esecuzione e conferma (ex post) Lista di lettura ed esecuzione (ex ante)
IL COLLAUDO
È importante collaudare la checklist nelle condizioni di utilizzo per vedere se ci sono voci da aggiungere, da togliere
Nell’ergonomia della checklist le operazioni andrebbero messe in ordine cronologico rispetto alle operazioni da eseguire
LA PROFESSIONALITÀ NELL’ERA DELLA CHECKLIST
Altruismo Bravura Affidabilità
Disciplina: nel seguire procedure assennate e nell’esercitare la propria funzione di concerto con gli altri
a cura di Michele D’Agnolo∗
LA SCELTA DEI CONTROLLI
Latitanza o paranoia?
I controlli sono per definizione un doppione Ad hocrazia dei controlli
CONTROLLI ED AUTOCONTROLLI
Il migliore controllo è l’esecuzione costantemente autocontrollata dell’incarico, cioè il lavoro fatto in modo “consapevole”
Dammi un occhiata per piacere..accordarsi sempre sui contenuti del controllo Attenzione che il controllato non faccia troppo affidamento sul controllante La necessità del confronto
E Berta spuntava…
quando l’ansia costa…
Il buco nero delle verifiche
Comunanza e conflitto di interesse
PSICOLOGIA DEI CONTROLLI
Lo scetticismo professionale
Saggio è colui che sa di non sapere (Socrate) Pollicino (registrazioni della qualità)
“Non mi sposo più”
∗ Pezzo aggiornato al 31/01/2012 (Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi professionali.
COME LIMITARE I CONTROLLI
Non duplicare controlli automatici del software
Se il software non funziona prendersela con chi ce lo vende o cambiarlo, non lavorare al posto del software
Non duplicare se non a campione controlli degli addetti Non controllare cose che si controllano da sole (es. 770)
I CONTROLLI NELLE FASI DI EROGAZIONE DELLA PRESTAZIONE
IN INGRESSO: sufficienza, non ridondanza e coerenza interna dei
documenti forniti dal cliente e con le istruzioni normative e di buona pratica per il loro trattamento,
IN LAVORAZIONE: chiudere i punti , coerenza con documentazione di anni precedenti o prodotta ad altri fini (es. poseidone)
DI OUTPUT: logicità e ragionevolezza delle cifre ottenute, confronto con situazioni simili o con esercizi precedenti, conti della serva, confronto con il cliente.
I CONTROLLI SECONDO LA TIPOLOGIA DI PRESTAZIONE
Calcoli: computo con criterio e/o con strumento alternativo (es. irap, computo perizie)
Testo: coerenza con i dati di base, rispetto della dispositio logica (es.
articolato di un contratto), correttezza e completezza di eventuali citazioni, correttezza grammaticale, non contraddizione dei vari punti del testo.
I CONTROLLI SECONDO IL RISCHIO CLIENTE
La vecchina del 730
Il bilancio della capogruppo Il 730 del figlio dell’imprenditore Attenzione alla deontologia Attenzione ai livelli di servizio
I LIVELLO I LIVELLO
III LIVELLO III LIVELLO
II LIVELLO II LIVELLO
132 132
1) CONTROLLI DI LINEA 1) CONTROLLI DI LINEA
Sono diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Vengono effettuati direttamente dalle stesse strutture produttive o sono incorporati nelle procedure o eseguiti dal back-office;
Le diverse strutture periferiche possono (in larga parte) concretizzarli mediante l’utilizzo di apposite procedure interne (in genere contenute nella rete locale)
2bis) CONTROLLI DI SECONDO LIVELLO 2bis) CONTROLLI DI SECONDO LIVELLO
Hanno l’obiettivo di concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione del rischio, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e di controllare la coerenza dell’operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio-rendimento assegnati. Essi sono affidati a strutture diverse da quelle produttive.
2) CONTROLLI SULLA GESTIONE DEI RISCHI 2) CONTROLLI SULLA GESTIONE DEI RISCHI
Hanno l’obiettivo di verificare, tramite una struttura terza, nel continuo o periodicamente l’esatta esecuzione dei controlli di linea.
Tale attività deve essere svolta da strutture appartenenti alla filiera produttiva, e comunque non dalla funzione di revisione interna.
a cura di Michele D’Agnolo∗
• La pianificazione della produzione
• È una funzione generalmente mancante o considerata poco importante all’interno dei nostri Studi.
• Nei nostri Studi manca il ritmo, manca il flusso, vale la legge di Parkinson alternata alla fretta.
• Fase di pianificazione
– Livelli di qualità/servizio da garantire al cliente – Selezione obiettivi, strategie, politiche e programmi
• Programmazione di lungo periodo
– Definizione capacità produttive
– Definizione futuro fabbisogno di risorse – Piano strategico della produzione
• Gestione operativa di breve periodo
– Obiettivi – Funzioni – Scheduling
• Obiettivi
– Adattare la forza lavoro ed i materiali a tecnologia ed attrezzature in modo da soddisfare a basso costo le consegne dell’intera gamma di prodotti offerti
• Funzioni
– Trasformazione
– Distinzione flusso produttivo in subsistemi – Esplosione del prodotto nei suoi componenti
• Scheduling
– Gestire e razionalizzare la distribuzione del lavoro – Parametri quantitativi
– Fattore tempo
∗ Pezzo aggiornato al 31/01/2012 (Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi professionali.
• Fasi principali
– programmazione operativa (planning) – preparazione del lavoro (routing)
– preparazione del programma di lavorazione (scheduling) – emissione degli ordini (dispatching)
– controllo dell’esecuzione (follow up)
• L’elenco degli incarichi
• La rilevazione dei carichi di lavoro: utilizzo dei censimenti e delle tecniche statistiche
• La riunione periodica di assegnazione e monitoraggio dei carichi di lavoro
• Rivedere continuamente la pianificazione
a cura di Michele D’Agnolo∗
PERCHÉ NON COMPRANO?
Ferdinand F.Fournies
Why clients Don't Do What They're Supposed To Do and What To Do About It
PERCHÉ NON COMPRANO?
Non hanno bisogno di ciò che vendi Non hanno bisogno di niente, mai
Non sanno che esiste un servizio migliore Non sanno che hanno un problema
Non sanno perché dovrebbero comprare ciò che tu vendi
PERCHÉ NON COMPRANO?
Non amano parlare con te Non sanno cosa vuoi fargli fare Hanno paura di comprare
Non capiscono quello che gli dici Non si fidano di quello che gli dici
Anticipano possibili problemi derivanti dall’acquisto di quello che gli proponi Ci sono reali problemi nell’acquistare i vostri prodotti
∗ Pezzo aggiornato al 31/01/2012 (Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi professionali.
PERCHÉ NON COMPRANO?
Pensano che ci siano altre cose più importanti Non sanno come prendere la decisione di acquisto Non sanno vendere
Non sanno come ordinare
Non sanno come usare il vostro prodotto Non sanno come negoziare
I TREND DELLA CLIENTELA
Consumi al minimo, investimenti anche meno Drenaggio totale della liquidità da parte dello stato Banche super conservatrici, rientri a sorpresa Iper regolamentazione e repressione
Prospettiva di breve e conservativa
Paura di fare il passo più lungo della gamba
Invece bisognerebbe “rompere” rispetto al passato Hic et nunc
LA DIFFERENZIAZIONE NASCOSTA
Come si fa a far percepire qualcosa che non è evidente ad occhio nudo?
L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI (A. DE SAINT EXUPERY)
Oggi il cliente va informato e formato come fanno le cantine con gli appassionati di vini
CARATTERISTICHE E CLASSIFICAZIONE DELLE PRESTAZIONI PROFESSIONALI
Rappresentazione schematica
a cura di Michele D’Agnolo∗
ALCUNE CARATTERISTICHE DELLA PRESTAZIONE PROFESSIONALE
Intangibilita’
Variabilita’
Non immagazzinabilita’
Non differenziabilita’
“Produzione” ed erogazione sono contestuali Non sono “possedibili”
L’output presenta una certa variabilità
Le risorse umane assumono fondamentale rilevanza Comakership
INTANGIBILITA’
POSSO MATERIALIZZARE IL SERVIZIO
COMUNICANDO IL VALORE DEL BENEFICIO DEI SERVIZI RESI REDIGENDO DOCUMENTI SCRITTI
UTILIZZANDO SUSSIDI AUDIOVISIVI
il servizio non è trasportabile e quindi “vincolo spaziale”
non può essere immagazzinato e quindi non è possibile “far scorta” di servizi
non è verificabile o valutabile prima dell’immissione sul mercato e quindi limiti alla standardizzazione
IMMATERIALITA’
∗ Pezzo aggiornato al 31/01/2012 (Introduzione all’organizzazione, gestione e controllo degli studi professionali.
Strumenti di analisi e miglioramento)
IMMATERIALITA’ E INTANGIBILITA’
La prestazione non è visibile e quindi difficilmente descrivibile
La prestazione non è misurabile con i classici strumenti di misura e quindi necessità di specifici sistemi di misurazione
maggior sensibilità alla tempestività e quindi la prestazione deve essere disponibile quando serve
CONTESTUALITA’ TEMPORALE
produzione ed erogazione sono simultanee il cliente partecipa al processo
la percezione della qualità non è uniforme
le risorse umane assumono importanza fondamentale
CONTESTUALITA’ TEMPORALE
Importanza della formazione del personale
Importanza della gestione delle relazioni con il cliente