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5ª Commissione permanente Bilancio Senato della Repubblica

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Academic year: 2022

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5ª Commissione permanente Bilancio Senato della Repubblica

Conversione in legge del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei

prezzi nel settore elettrico (cd. Decreto Sostegni – ter)

A.S. 2505

Audizione del Presidente nazionale di Conflavoro PMI, Roberto Capobianco

10 febbraio 2022

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2 Onorevole Presidente Pesco, onorevoli Senatori,

a nome di Conflavoro PMI, che ho l’onore di presiedere, intendo ringraziarVi per l’invito a partecipare a questa audizione, dandoci la possibilità di portare alla Vostra attenzione le nostre valutazioni circa il decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico.

***

• Sostegno alle attività economiche chiuse

L’articolo 1, comma 1, del decreto cd. Sostegni-ter rifinanzia il “Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse” con 20 milioni di euro per l’anno 2022, al fine di sostenere sale da ballo, discoteche e locali assimilati che dal 25 dicembre 2021 al 31 gennaio 2022 sono stati costretti a sospendere la propria attività.

Con il comma 2 del medesimo articolo, inoltre, per il mese di gennaio 2022 vengono sospesi i termini relativi ai versamenti delle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e sui redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e delle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale IRPEF, nonché i termini relativi ai versamenti dell’imposta sul valore aggiunto. Ai sensi del comma 3, i versamenti sospesi dovranno essere effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi, in un’unica soluzione entro il 16 settembre 2022.

La misura di cui al comma 1 vanta, senza dubbio, una copertura di scarsissima entità rispetto alle effettive necessità riscontrate dalle imprese dell’intrattenimento per cui, tra l’altro, è stata disposta la chiusura non più solo fino al 31 gennaio ma fino al 10 febbraio 2022.

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3 Pur comprendendo la ratio di agire con cautela, Conflavoro PMI ritiene doveroso evidenziare che le sale da ballo e le discoteche, a parte sporadiche e limitate aperture, sono di fatto chiuse da due anni, con un calo del fatturato che arriva al 100%. Stimiamo, infatti, una perdita di oltre 4 miliardi in due anni a fronte di aiuti ricevuti altamente irrisori.

Il settore in parola è composto da circa 3000 locali, di cui il 40% ha già dovuto chiudere temporaneamente i battenti mentre il 25%, senza un’adeguata ripresa, dovrà farlo a breve. La restante parte, invece, alla riapertura farà i conti con scarse risorse economiche, debiti accumulati e con l’incapacità di riprogrammare gli investimenti. Il dato ancora più allarmante, inoltre, è quello inerente all’impossibilità per i gestori dei locali e per tutta la filiera collegata di garantire l’occupazione: su 400mila, infatti, oltre 200mila lavoratori diretti e indiretti hanno già perso il lavoro.

È evidente, dunque, che le risorse sino ad oggi introdotte dal Governo non abbiano neanche minimamente tamponato l’emorragia generata dalla pandemia e, considerato quanto premesso, chiediamo che il Fondo venga rifinanziato con altri 300 milioni di euro e che la sospensione delle imposte venga estesa almeno fino a giugno 2022, così da consentire una vera e propria boccata d’aria alle discoteche e alle sale da ballo che, finalmente, stanno riaprendo, e garantendo altresì agli imprenditori la possibilità di programmare nuovi investimenti.

• Rilancio delle attività economiche di commercio al dettaglio

L’articolo 2 del decreto in esame istituisce, nello stato di previsione del Ministero dello Sviluppo economico, il “Fondo per il rilancio delle attività economiche”, con una dotazione di 200 milioni di euro per l'anno 2022, al fine di concedere contributi a fondo perduto a favore delle imprese che svolgono in via prevalente attività di commercio al dettaglio identificate da specifici codici ATECO.

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4 Le imprese considerate ai fini del beneficio devono aver maturato ricavi nel 2019 non superiori a 2 milioni di euro e poi una riduzione del fatturato nel 2021 non inferiore al 30% per cento rispetto al 2019. Per quanto riguarda l’ammontare del contributo, in particolare: a) 60% per i soggetti con ricavi relativi all’esercizio 2019 non superiori a 400.000 euro; b) 50% per i soggetti con ricavi relativi all’esercizio 2019 superiori a 400.000 euro e fino a 1 milione di euro; c) 40% per i soggetti con ricavi relativi all’esercizio 2019 superiori a 1 milione di euro e fino a 2 milioni di euro

Pur apprezzando lo sforzo dell’intervento atto a sostenere le attività di commercio al dettaglio maggiormente incise dalle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica, come Conflavoro PMI riteniamo che la norma sia caratterizzata da molteplici aspetti negativi.

Il primo è quello inerente alla scarsità delle risorse stanziate. Seppur si stiano registrando timidi segnali di miglioramento, la pandemia non è finita e lo stigma sanitario, oltre che mediatico, del Covid-19 continua ad impattare tanto sulla vita sociale quanto sul lavoro e sulle imprese, già costrette a fare i conti con gli strascichi economici degli ultimi due anni. Pertanto, i 200 milioni di euro messi in campo non basteranno neanche minimamente a compensare le perdite registrate.

Il secondo aspetto critico, strettamente correlato al primo, riguarda il fatto che, come già accaduto più volte in passato, per determinare il valore effettivo degli aiuti che verranno erogati bisognerà prima attendere la presentazione delle domande di accesso al Fondo da parte di tutti gli aspiranti beneficiari. L’importo del contributo, infatti, potrebbe essere ridotto qualora la dotazione finanziaria del Fondo non fosse sufficiente a soddisfare la richiesta di tutte le imprese aventi diritto.

Il contributo potrebbe essere ridotto altresì per rispettare la disciplina sugli aiuti di Stato.

Da qui, evidenziamo la terza criticità, ossia la (mancata) immediata applicazione della misura. Per ottenere i sostegni bisognerà attendere l’autorizzazione da parte della Commissione europea in tema di aiuti di Stato. Ma non solo. Nonostante negli scorsi mesi sia stata più volte ribadita la necessità di favorire norme autoapplicative, soprattutto quelle concernenti l’erogazione di contributi a fondo perduto in regime emergenziale, l’attuazione di quella in parola prevede l’adozione di un decreto attuativo da parte del Ministero dello Sviluppo economico. Anche se i

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5 meccanismi di accesso agli aiuti dovrebbero essere già rodati, il MiSE dovrà definire, speriamo nel più breve tempo possibile, termini e modalità di presentazione delle istanze, le indicazioni operative in merito alle modalità di concessione ed erogazione degli aiuti e altri elementi necessari per l’attuazione della misura.

Il rischio, a nostro avviso, è quello di minare l’utilità del provvedimento. Conflavoro PMI chiede, quindi, un incremento cospicuo delle risorse, oltre ad una semplificazione e velocizzazione dell’iter procedurale di attuazione della norma. Un’impalcatura legislativa calcificata, come abbiamo avuto più volte modo di ribadire, impatta in modo negativo sul tessuto delle piccole e medie imprese italiane, la cui sopravvivenza, soprattutto nell’attuale congiuntura economica, non può essere in alcun modo intaccata anche da uno stallo normativo di tale entità.

• Sostegno a parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici e contributi per i settori del wedding, dell’intrattenimento e dell’HORECA

In considerazione degli effetti dell’emergenza epidemiologica, l’articolo 3, comma 1, assegna uno stanziamento di 20 milioni, per l’anno 2022, al “Fondo per il sostegno delle attività economiche particolarmente colpite dall'emergenza epidemiologica”, da destinare ad interventi in favore di parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici. Con il comma 2 del medesimo articolo, poi, viene stanziata per l’anno 2022 la somma di 40 milioni di euro da destinare ad interventi per le imprese che svolgono, come attività prevalente, organizzazione di feste e cerimonie, ristoranti e attività di ristorazione mobile, fornitura di pasti preparati (catering per eventi), bar e altri esercizi simili senza cucina, gestione di piscine.

Sulla base di quanto già commentato nei paragrafi precedenti, anche nella fattispecie in esame Conflavoro PMI apprezza lo sforzo dell’intervento per ristorare le attività in parola ma ritiene del tutto irrisorie le risorse stanziate. Chiediamo, pertanto, che si provveda a raddoppiare le somme destinate a parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici, paralizzati evidentemente anche dalla drastica riduzione dei flussi turistici nazionali e internazionali. Chiediamo, poi, che ai

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6 settori del wedding e dell’HORECA vengano destinate risorse, nel 2022, per almeno 120 milioni di euro, così da compensare, almeno in parte, le ingenti perdite registrate negli ultimi due anni.

• Turismo

Come noto, l’intera filiera del turismo è stato tra i settori più falcidiati durante l’intera fase pandemica. La totale assenza di clienti e il drastico ridimensionamento dei flussi turistici ha determinato un netto crollo del fatturato, in molteplici casi sfiorando anche il 100%, rendendo impossibile far fronte alle spese vive dell’attività d’impresa e agli adempimenti fiscali.

La crisi che continua ad attanagliare la fitta rete di imprese turistiche - soprattutto di piccole dimensioni - e tutti i lavoratori dell’intero comparto e dei servizi ad esso connessi rende ancora acuta la necessità di ricorrere a strumenti che possano rispondere in modo concreto ad un cambiamento traumatico, articolato, complesso e di lungo periodo.

Per questo motivo, non abbiamo affatto condiviso la scelta del Governo di non prorogare, oltre il 31 dicembre 2021, la cassa integrazione Covid in favore del comparto turistico: sono già stati migliaia, infatti, nel solo mese di gennaio 2022, gli imprenditori costretti a far recapitare lettere di licenziamento ai propri lavoratori. Del resto, come prevedibile e come più volte annunciato anche da Conflavoro PMI, senza gli adeguati strumenti emergenziali di sostegno al reddito, unito a quella che da sempre definiamo come la “mancata riforma degli ammortizzatori sociali”, le imprese del turismo, che da due anni praticamente non lavorano, non avevano altra scelta che licenziare i propri dipendenti (a ciò si aggiungano tutte le “mancate” assunzioni).

Tra l’altro, la sopravvivenza delle imprese del turismo è compromessa da enormi costi fissi, per cui c'è chi, letteralmente in preda alla disperazione, ha già deciso di chiudere definitivamente e chi, invece, è stato costretto a cedere la propria attività in mani straniere.

Nonostante l’adozione di tutte le necessarie misure di contenimento, l’integrazione della certificazione verde Covid-19, oltre alle spese sostenute per garantire sempre la massima sicurezza

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7 al personale e ai clienti, gli investimenti e gli sforzi sono rimasti vani: migliaia di alberghi in tutta Italia, ad esempio, hanno le camere occupate solo tra il 5 e il 10%, dopo una pausa natalizia che di festività aveva soltanto il nome.

La nostra Confederazione intende, tuttavia, ribadire che il turismo è composto da una vasta filiera che, al pari degli alberghi e delle strutture ricettive, risente degli effetti nefasti della pandemia. Tra i comparti, di fatto, paralizzati vi è anche quello delle agenzie di viaggio che nel 2021 hanno fatto registrare un calo medio del fatturato di circa il 95%. Si pensi, poi, alle discoteche, come evidenziato in precedenza, all’intrattenimento, ai congressi, alle fiere e agli eventi che non vengono più organizzati nel nostro Paese.

Apprezziamo, all’articolo 4, comma 1, del decreto Sostegni-ter, l’incremento del Fondo unico nazionale turismo di 100 milioni di euro per l’anno 2022, e la misura di cui all’articolo 5 che prevede l’estensione temporale del credito d’imposta relativo all'ammontare mensile del canone di locazione in favore di imprese turistiche che hanno subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi nel mese di riferimento dell’anno 2022 di almeno il 50% rispetto allo stesso mese dell’anno 2019. Conflavoro PMI, tuttavia, giudica, le risorse stanziate decisamente scarse. Il nuovo anno è ancora caratterizzato da una situazione di estrema criticità e le previsioni di ripresa del settore turistico restano troppo incerte. Per tale motivo, si rende necessario potenziare le forme di ristoro, che rappresentano solo una riposta parziale per gli operatori economici che fanno i conti con la paralisi del mercato dei flussi turistici nazionali e internazionali.

Il comma 2 dell’articolo 4, infine, prevede il riconoscimento di un esonero contributivo per i contratti di lavoro dipendente a tempo determinato - ivi compresi quelli per lavoro stagionale - stipulati nel primo trimestre del 2022, limitatamente al periodo del rapporto di lavoro previsto dal contratto e comunque sino ad un massimo di tre mesi, nei settori del turismo e degli stabilimenti termali.

Dalla relazione sul Sostegni-ter si comprende che la ratio sottesa alla disposizione sia quella di agevolare i datori di lavoro del comparto turistico che creano occupazione in costanza

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8 dell’emergenza pandemica. Tuttavia, è opportuno porre l’accento sul fatto che il periodo di riferimento dei contratti stipulati tra gennaio e marzo 2022, nell’attuale fase, non sia caratterizzato da un’accentuata stagionalità delle presenze. La domanda di lavoro stagionale, infatti, non è affatto aumentata poiché resta ancora molto limitato l’afflusso turistico nazionale ed estero. Chiediamo, quindi, di estendere la portata della norma almeno alle assunzioni effettuate fino al 30 settembre 2022, così da consentire all’industria turistica di usufruire del beneficio quando, effettivamente, sarà possibile garantire l’inserimento nel mercato occupazionale dei lavoratori interinali.

• Disposizioni in materia di prestazioni di integrazione salariale

Il comma 1 dell’articolo 7 esclude, per i trattamenti ordinari o straordinari di integrazione salariale, nonché per gli assegni ordinari di integrazione salariale (a carico del FIS dell’INPS), fruiti dai datori di lavoro di alcuni settori nel periodo 1° gennaio 2022-31 marzo 2022, l’applicazione della relativa contribuzione addizionale, prevista a carico del datore.

Conflavoro PMI esprime apprezzamento per la misura ma, anche a fronte della mancata proroga della Cassa integrazione Covid, di cui al paragrafo precedente, intende porre all’attenzione del Legislatore la spinosa questione inerente al cd. ticket di licenziamento, un contributo aggiuntivo dovuto all’INPS che il datore di lavoro deve versare, a prescindere dalla effettiva richiesta del lavoratore dell’indennità NASpI, in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, individuale o collettivo.

Il ticket, che a seconda dell’anzianità del lavoratore può arrivare anche fino a 1500 euro, rappresenta uno tra i tanti balzelli che attanagliano le aziende. Considerata l’assenza di adeguati strumenti di sostegno al reddito e il fatto che, nell’attuale fase pandemica, l’assenza di liquidità nelle casse delle imprese non sia non sia imputabile alla cattiva gestione da parte dell’imprenditore ma alla crisi economica globale, riteniamo doveroso abolire questa vera e propria tassa che grava

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9 ulteriormente sulle spalle dei datori di lavoro, già incapaci di far fronte ai pagamenti a favore del lavoratore legati al trattamento di fine rapporto, ai ratei, alle ferie e ai permessi non goduti.

• Contenimento dei costi dell’energia

L’articolo 14 del decreto in esame dispone l’annullamento, per il primo trimestre del 2022, delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.

L’articolo 15, invece, attribuisce un contributo straordinario, sotto forma di credito d’imposta, alle imprese cd. energivore i cui costi per kWh della componente energia elettrica, calcolati sulla base della media dell’ultimo trimestre 2021 abbiano subìto un incremento superiore al 30% relativo al medesimo periodo dell’anno 2019. Il credito d’imposta è pari al 20% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022.

Conflavoro PMI calcola che i costi dell’energia per le imprese aumenteranno di circa il 375%

in un solo triennio, passando dagli 8 miliardi del 2019 ai 38 miliardi previsti per il 2022. Non v’è dubbio che sia sotto attacco la sopravvivenza di decine di migliaia di PMI, molte delle quali già costrette al blocco delle produzioni o alla delocalizzazione.

Il nostro Centro Studi ha stimato quanto, in termini percentuali, gli aumenti di gas ed elettricità, nel 2022, impatteranno sui principali settori produttivi e industriali del nostro Paese. In particolare:

• Filiera turismo (Alberghi e strutture ricettive): + 67,4 %

• Bar e ristoranti: + 89,9%

• Servizi alla persona (Parrucchieri e centri estetici): + 81,4%

• Commercio al dettaglio: + 62,7%

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• Filiera costruzioni: + 91,5%

• Trasporti e logistica: + 90,1%

• Altri servizi: + 75,1%

Il 75% delle nostre aziende sta già mettendo in campo vere e proprie misure “salva-impresa”

per tentare di arginare gli effetti nefasti provocati dai rincari delle materie prime. Migliaia di attività, infatti, hanno dovuto aumentare tra il 15% e il 60% i prezzi, con inevitabili impatti sulle tasche dei consumatori. Il 45% ha già dovuto provvedere al taglio dei costi extra mentre oltre il 20% è stato costretto a licenziare.

Inoltre, si genera un circolo vizioso per cui l'impatto sulla spesa delle famiglie diminuisce il loro potere d’acquisto, sottraendo risorse alla spesa in altri beni e servizi, frenando i consumi e, dunque, impattando inevitabilmente sulle imprese.

Le misure introdotte dal Governo per arginare gli impatti dei rincari non forniscono alcuna soluzione. Il solo taglio degli oneri di sistema, infatti, che indicativamente vale tra il 10 e il 20%

circa della bolletta in base delle dimensioni dell’azienda e dei consumi effettivi, non può, di tutta evidenza, compensare gli aumenti incontrollati dei prezzi che si stanno registrando.

Servono quindi misure tampone di breve periodo per arginare gli impatti imminenti, ma servono soprattutto misure strutturali di lungo periodo, dalla riduzione della dipendenza dalle forniture estere, ad una riforma della bolletta elettrica attraverso una revisione del nodo (critico) delle componenti parafiscali.

Oltre a questo, bisogna provvedere - se non ad azzerare - almeno a limitare le conseguenze funeste dell’aumento dei carburanti sulla filiera del trasporto e della logistica. Anche l’edilizia, tra i settori più colpiti dal caro-energia, rischia di veder vanificare la grande ripresa assicurata dal Superbonus 110% e dai vari bonus edilizi.

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11 Conflavoro PMI chiede al Governo e al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio per stanziare risorse per un intervento di più ampia portata. Il nostro auspicio è che si valuti concretamente l’opportunità di fissare il prezzo dell’energia per le imprese per tutto il 2022 e che la differenza venga posta a carico dello Stato. Con estrema urgenza, inoltre, è necessario che si provveda alla rateizzazione delle bollette anche per le aziende, che, di questo passo, rischiano un vero e proprio bagno di sangue.

• Misure di contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche

L’articolo 28 del decreto Sostegni-ter modifica la disciplina dello sconto in fattura e della cessione dei crediti d'imposta in materia edilizia ed energetica escludendo la facoltà di successiva cessione a favore dei primi cessionari.

Secondo il Rapporto Superbonus 110%1 dell’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, al 31 gennaio 2022 erano in corso 107.588 interventi edilizi incentivati, per un totale di circa 18,3 miliardi di investimenti che porteranno a detrazioni per oltre 20 miliardi di euro. Gli interventi sono così suddivisi:

- 16.348 lavori condominiali (il 48,1% degli investimenti), di cui il 63,7% già realizzati;

- 56.342 lavori in edifici unifamiliari (il 33,6% degli investimenti), di cui il 74,5% già realizzati;

- 34.895 lavori in unità immobiliari funzionalmente indipendenti (il 18,3% degli investimenti), di cui il 75,7% già realizzati.

Quelli tracciati da Enea sono numeri importanti, che mettono in luce come il Superbonus 110%, attraverso l’ammodernamento del patrimonio immobiliare italiano, rappresenti una leva per

1 Per consultare il Report dati mensile completo, aggiornato al 31 gennaio 2022, si rimanda a https://www.efficienzaenergetica.enea.it/Report31gennaio2022.pdf. L’analisi riporta sia i dati aggregati a livello nazionale si quelli relativi alle singole regioni.

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12 incrementare il livello di efficienza energetica degli edifici e ridurre le emissioni inquinanti, in linea gli ambiziosi obiettivi di transizione ecologica previsti dal PNRR.

La misura, inoltre, sta contribuendo a risollevare l’edilizia, settore ad alta intensità di occupazione e volano dell’economia, la cui sopravvivenza era compromessa già da oltre un decennio. Una crisi, quella del comparto delle costruzioni e di tutta la filiera ad esso collegato, che dal 2008 stenta a risolversi in via definitiva. Anche la pandemia, infatti, ha in parte bloccato i timidi segnali di ripresa che si erano registrati a causa sia della chiusura di interi comparti industriali sia del crollo degli investimenti nei settori pubblico e privato. L’attuale scenario, inoltre, non solo è caratterizzato da una grave carenza di manodopera e di operai specializzati ma anche da un rincaro generalizzato delle materie prime e del costo dell’energia.

Ciò premesso, l’appello di Conflavoro PMI è che non vengano introdotte limitazioni all’efficacia del Superbonus 110%, come quella prevista all’art. 28 del decreto in esame che,

appunto, con l’intento di prevedere nuovi vincoli antifrode nel settore delle costruzioni, sancisce l’impossibilità di ulteriori cessioni del credito agevolativo oltre la prima.

I limiti della norma sono evidenti. In primis, il fornitore che pratica lo sconto in fattura o il committente potranno cedere il credito pari alla detrazione spettante, ma chi lo accetta non potrà cederlo a sua volta e potrà utilizzarlo esclusivamente in compensazione, quindi per ridurre le tasse da pagare, utilizzando la somma entro l’arco di tempo di durata dell’agevolazione

ll divieto di successiva cessione, che si applica a tutti i soggetti, di fatto comporta che chi non ha adeguata capienza fiscale non potrà più accettare i crediti altrui non avendo modo di utilizzarli, a maggior ragione nel caso del Superbonus 110%, dato che a partire dal 2022 la durata della detrazione è ridotta da cinque a quattro anni

Ulteriore criticità è quella per cui chi ha accettato somme elevate in passato sottoscrivendo contratti che impegnavano all’esercizio dello sconto in fattura, con la certezza di poter monetizzare il credito fiscale con una successiva cessione, potrebbe trovarsi oggi nell’impossibilità sia di

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13 accettarne ancora (banche comprese) sia di non poter utilizzare interamente nemmeno i crediti fiscali che ha già acquisito.

I contratti ad oggi sottoscritti dagli operatori di settore, inoltre, superano di gran lunga gli importi utilizzabili in compensazione dal settore bancario, soggetto di riferimento per le cessioni dei crediti, impedendo agli operatori edili di trasformare in finanza i crediti e provocando, quindi, il dissesto delle imprese per asfissia finanziaria dovuta alla mancata monetizzazione del credito fiscale accettato in pagamento dei lavori eseguiti.

Conflavoro PMI intende anche evidenziare che la limitazione al numero di cessioni del credito maturato da Superbonus e altre detrazioni fiscali è intervenuta a nemmeno un mese di distanza dall’ultimo intervento normativo in materia, rendendo evidente l’imbarazzante approssimazione sia del sistema normativo che di quello di controllo, provocando ulteriori incertezze, confusione e paralisi e determinando unanimi prese di posizione contro questa misura da parte sia dei costruttori sia dagli ordini degli architetti e degli ingegneri.

Come specificato, tra l’altro, anche dal Servizio di bilancio del Senato nel dossier a commento del decreto Sostegni-ter, le nuove disposizioni potrebbero non essere a costo zero perché il rischio è quello di provocare una riduzione degli investimenti per mancanza di liquidità. Il conseguente blocco del settore potrebbe generare la riduzione delle entrate già contabilizzate nella legge di Bilancio.

Dato atto che la misura è rivolta ad evitare eventuali frodi - che potrebbero comunque essere fortemente ridimensionate rendendo tracciabile il credito dall’origine all’utilizzatore finale - tuttavia oggi il sistema dell’Agenzia delle Entrate non è in grado di farlo ma, al contempo, il Governo non ha tenuto conto delle esternalità negative che, nel caso specifico, rischiano di bloccare interamente il comparto edilizio.

Come Conflavoro PMI, dunque, chiediamo che l’articolo 28 venga abrogato. L’approvazione definitiva della misura creerebbe una crisi senza precedenti, in un periodo economicamente già

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14 complesso e critico dal momento che porterebbe alla chiusura di imprese con relative perdite di posti di lavoro e innumerevoli contenziosi con i committenti.

• La proroga delle moratorie per le PMI

Alla luce della situazione epidemiologica e degli effetti nefasti che la pandemia continua a generare sul settore produttivo e industriale italiano, è inderogabile scongiurare qualsiasi ulteriore impatto che possa inficiare sulla sua sopravvivenza.

Al fine di favorire il necessario sostegno finanziario alle imprese, dunque, Conflavoro PMI continua a chiedere a gran voce la proroga, almeno al 1° luglio 2022, di tutte le misure di intervento del Fondo di cui all’art. 13 del decreto-legge c.d. Liquidità.

Secondo la Task Force costituita per promuovere l’attuazione delle misure a sostegno della liquidità adottate dal Governo per far fronte all’emergenza Covid-19, al 13 gennaio 2022 erano ancora attive moratorie (ex lege e volontarie) per un valore complessivo di circa 44 miliardi, a fronte di poco più di 400 mila sospensioni accordate tra famiglie e imprese, mentre salgono a oltre 221 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le PMI. Attraverso 'Garanzia Italia' di SACE, i volumi dei prestiti garantiti hanno raggiunto i 32,3 miliardi di euro.

Alla luce dei numeri sopra evidenziati e, al contempo, del perdurare della pandemia, chiediamo un intervento tempestivo finalizzato, appunto, a prorogare la moratoria per le PMI almeno fino al 1° luglio 2022 ed eliminando la fattispecie che la limiterebbe alla sola quota capitale.

A nome di Conflavoro PMI, intendo ringraziare il Presidenti e tutti i Commissari per l’opportunità offerta, con l’auspicio che le proposte evidenziate possano trovare accoglimento e contribuire, dopo una lunga e drammatica fase di incertezza economica e di instabilità del mercato

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15 del lavoro, a creare le condizioni necessarie affinché il nostro Sistema Paese diventi più equo, inclusivo, sostenibile e competitivo anche a livello internazionale.

Conflavoro PMI: chi siamo

Conflavoro PMI è l’associazione datoriale che maggiormente tutela e promuove gli interessi delle imprese associate. Conflavoro PMI nasce per rispondere alle esigenze e ai problemi delle micro, piccole e medie imprese, che oggi sono le realtà maggiormente in difficoltà a causa della crisi economica globale. La confederazione si propone come obiettivo primario la ripartenza e riqualificazione del sistema imprenditoriale nazionale, attraverso un nuovo modo di far associazione, ponendo il mondo delle professioni qualificate al servizio di tutte le imprese associate.

Con più di 1000 collaboratori operanti in circa 70 sedi della confederazione, Conflavoro PMI conta ad oggi oltre 83.000 aziende associate su tutto il territorio Nazionale e più di 500.000 addetti appartenenti ai più diversificati settori economici del Paese.

Roma, lì 10 febbraio 2022

Il Presidente Conflavoro PMI Roberto Capobianco

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