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Academic year: 2022

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Questo libro

appartiene a

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Un Amico in Comune

Autore: Giorgio La Marca Editing: Gieffe

Progetto grafico e impaginazione:

Ass. culturale Passeggeri del Tempo

Associazione Culturale Passeggeri del Tempo

tel. 366.26.53.522

associazionepasseggerideltempo@gmail.com passeggerideltempo@pec.net

www.passeggerideltempo.it ISBN: 978-88-945728-2-7

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è da ritenersi puramente casuale.

Tutti i diritti riservati. E’ assolutamente vietata la riproduzione totale o par- ziale di questa pubblicazione, così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o qualunque mezzo senza l’autorizzazione dell’Associazione Culturale Passeggeri del Tempo.

Finito di stampare: Aprile 2021

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Giorgio La Marca

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Caro Amico, cara Amica,

tra poco leggerai il mio libro. Spero ti piacerà…..

Sfogliando le pagine troverai degli approfondimenti. Ti aiute- ranno a conoscere meglio come funziona la “macchina ammi- nistrativa” del Comune insieme al protagonista del racconto.

Anche tu avrai un ruolo molto importante durante questa av- ventura interagendo con noi attraverso un codice QR CODE presente in alcune pagine.

Cos’è il QR CODE? Te lo spiego subito…

Il QR CODE è un codice a barre bidimensionale di forma quadrata composto da moduli neri disposti all’interno di uno schema bianco. Le informazioni contenute, vengono principal- mente lette attraverso la fotocamera dello smartphone.

Questo è il codice QR CODE del nostro sito

Cosa dovrai fare quando ne incontrerai uno?

Con l’aiuto di un adulto, scansiona il codice, raggiungi la pagi- na internet relativa e condividi con noi il disegno o il lavoro che ti verrà richiesto. Noi saremo felici di pubblicarlo sul nostro sito.

Adesso non mi resta che augurarti buona lettura

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INTRODUZIONE Una storia originale

Sono convinto che la storia che tra poco racconterò, vi lascerà senza parole… proprio come è successo a me.

Da allora sono passati diversi anni. Ne hanno parlato davvero tutti: dai giornali ai telegiornali, dagli ospiti dei talk show agli uomini seduti ai tavolini dei bar.

Attraverso i social, poi, questa storia ha avuto un’eco ancora più particolare: è volata da un capo all’altro del mondo. I tanti curiosi e i “cercatori di notizie” hanno scovato ogni più piccola curiosità che potesse essere pubblicata alla ricerca di un like o di una visualizzazio- ne.

Ma partiamo dal principio…

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CAPITOLO PRIMO La Festa di Primavera

Correva l’anno 2016 e gli abitanti del piccolo comune di ROCCATONDA si stavano apprestando a vivere una do- menica diversa da tutte le altre.

Dai bambini agli anziani, tutti erano in strada per salu- tare l’arrivo della primavera per un evento che si ripe- teva per tradizione una volta all’anno.

Manifesti colorati affissi ad ogni angolo del paese in- formavano del programma dettagliato della giornata.

C O M U N E DI R O C CA T O N D A

DOMENICA

27 marzo 2016

ritorna la…

FESTA DI PRIMAVERA L’Amministrazione Comunale è

lieta di invitare la cittadinanza tutta alla nuova edizione della

FESTA DI PRIMAVERA Canti, balli e stand gastronomi-

ci per tutta la giornata fino a notte fonda con la DISCOTECA SOTTO LE STELLE

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Tutti aspettavano con grande impazienza la prima do- menica di primavera. Era un’occasione più unica che rara per vivere da protagonisti il proprio territorio ma anche per vedere le strade invase dai tanti turisti che di solito accorrevano dai tanti paesini limitrofi.

Almeno per quella giornata, ognuno si sarebbe sentito parte attiva della comunità. Erano tutti impegnati ad aiutare la macchina organizzativa, a farla funzionare nel migliore dei modi senza tralasciare alcun particola- re.

La città, in quella domenica festosa, indossava il vestito più bello e mostrava a tutti il suo lato migliore: le stra- de erano pulite, le aiuole perfette, la vigilanza e i tanti punti di accoglienza erano sparsi in ogni dove.

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La maggior parte delle strade del centro storico erano chiuse al traffico e, data la grande calca nelle ore di punta, si facevano addirittura procedere le persone in un solo senso di marcia.

Vicoli colorati con addobbi e luci, artisti e musica in ogni traversa. Tutto lasciava immaginare al visitatore di turno di essere in una cittadina speciale.

Purtroppo per gli abitanti di Roccatonda, dietro quei tanti sorrisi si nascondeva una profonda tristezza: in molti sapevano bene che il giorno dopo, così come ine- sorabilmente accadeva ogni anno, non appena calava il sipario su quell’unico evento organizzato dall’ammi- nistrazione comunale, si ritornava al monotono immo- bilismo e al suo opprimente ricordo per i dodici mesi futuri.

Ma quella domenica fu davvero speciale... qualcosa stava bollendo in pentola all’insaputa di tutti o quasi…

qualcosa a breve avrebbe scosso quella comunità…

Era questione di ore.

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CAPITOLO SECONDO Il Sindaco dei bambini

Il programma della festa era fitto di appuntamenti.

Ogni cittadino, indipendentemente dall’età, aveva una mansione specifica: chi cucinava ai vari stand, chi, con la pettorina con la scritta “Staff” dietro le spalle, distri- buiva volantini, chi indicava i percorsi pedonali, chi era addetto ai parcheggi e perfino chi si occupava dell’as- sistenza agli artisti.

Gli unici liberi erano alcuni gruppi di ragazzini che, sfuggendo agli incarichi, preferivano correre da un punto all’altro dei vicoli per assistere alle varie esibizio- ni o semplicemente per intenerire i cuochi e ricevere gratuitamente dei panini o porzioni di frittura.

Tra i leader dei vari gruppetti si distingueva Marco, un dodicenne peperino estremamente curioso e loquace.

Frequentava la seconda media ed aveva il sogno di diventare uno scrittore di successo.

I suoi voti a scuola erano sempre molto alti tanto da

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cessario, nei pomeriggi e nei giorni festivi aveva tanto tempo libero che utilizzava soprattutto per leggere e scrivere. Era appassionato dei romanzi di avventura.

I suoi più grossi sostenitori erano Piero e Sara, i suoi genitori. Erano persone poco convenzionali, molto ec- centriche ed estremamente fiere del loro unico figlio.

Anche loro avevano un ruolo di “rispetto” nella sagra.

Piero aveva “l’onore” di essere il responsabile della brace nell’Area Food. La sua zona di “comando” era segnalata sul percorso gastronomico con il cartello “Il Re della Salsiccia”.

Sara invece si occupava della cassa ma soprattutto del- le pubbliche relazioni con gli avventori. Dava loro noti- zie tecniche che spaziavano dalla qualità eccelsa della carne sulla graticola, alla bravura del marito nel cono- scere i tempi di cottura, dai dettagli del programma della festa fino ai pareri sui grandi dilemmi della vita.

Naturalmente molti dei suoi discorsi erano il giusto condimento al clima festoso della giornata.

Ogni volta che Marco con i suoi amici passava nei pres- si della postazione della brace, dopo aver fatto un oc- chiolino di intesa al resto del gruppo, iniziava ad elo- giare le tecniche e le abilità del padre puntando al suo egocentrismo.

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<<Ragazzi, guardate mio padre con quanta maestria riesce a gestire contemporaneamente sul fuoco più di cento salsicce>> diceva Marco con performance da grande attore mentre tutti gli amici intorno al fuoco gli davano sostegno dicendo all’unisono delle “o” prolun- gate.

Come al solito, Piero entusiasmato dagli elogi e dall’at- tenzione verso il suo lavoro, forniva tutti i dettagli del- la sua arte, mostrando l’utilità di alcuni attrezzi che aveva tra le mani che non erano altro che forbici e for- chettoni.

Tutto terminava con la solita frase: <<Il mio record è duecentoventisette salsicce che cucino contempora- neamente>>.

Le sue parole erano sostenute come al solito da un fra- goroso applauso, fatto da tutto il gruppo dei ragazzi, e condito da frasi già concordate, del tipo:

<<Bravissimo!>> e anche:

<<Il mio papà non va oltre le trentasei salsicce!>>.

Naturalmente l’obiettivo di Marco era quello di riceve-

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Con il loro trofeo tra le mani i ragazzi correvano da un punto all’altro del paese seguendo il programma degli spettacoli che si alternavano da una piazza all’altra: il teatro dei burattini con spettacoli ogni ora, giocolieri e mangiafuoco, mimo e bolle di sapone in ogni traversa.

La grossa attrazione di quell’edizione della “Festa di Primavera” erano i “Giochi di una volta”.

L’intera piazza antistante il municipio era invasa da giochi in legno realizzati con materiale semplice e di recupero. Chiunque vi passava non poteva non soffer- marsi accanto alle diverse postazioni per capire il fun- zionamento dei giochi e sfidarsi nelle varie prove senza distinzione d’età.

Ma l’appuntamento che incuriosì maggiormente Mar- co fu quello fissato per le ore dodici.

Sul manifesto del programma era presentato così:

“ELEZIONI DEL SINDACO DEI BAMBINI”

Il ragazzo non voleva mancare a quel curioso evento e quindi si anticipò di un quarto d’ora staccandosi dalla sua banda di amici.

Era stato il primo ad arrivare davanti alla pedana alle- stita per quell’evento, su cui il Sindaco, molto rilassato e tranquillo, stava chiacchierando con un po’ di gente

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regalando sorrisi e pacche sulle spalle.

L’unico per nulla divertito dalle battutine del Primo cit- tadino era un uomo anzianotto alle sue spalle, molto impegnato nei preparativi dell’iniziativa infatti conti- nuava a sistemare i diversi documenti presenti sul suo tavolino borbottando parole incomprensibili.

Al dodicesimo rintocco della campana della Chiesa di Sant’Antonio, davanti alla pedana erano accorse tan- tissime persone. Il Sindaco indossò la fascia tricolore e diede il benvenuto a tutti.

<<Cari amici e care amiche, in questa giornata così fe- stosa, sarà eletto il Sindaco dei Bambini>>.

Fu lui a spiegare che quell’idea aveva la finalità di ren- dere le istituzioni più vicine ai cittadini più giovani.

Poi aggiunse:

<<Il giovane Sindaco lavorerà con me per tutta la pros- sima settimana>>.

Quell’idea entusiasmò Marco. Voleva provarci anche lui, come d’altra parte anche tantissimi altri bambini.

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A spiegarlo fu proprio quel signore anziano tanto im- pegnato a scrivere su dei fogli.

Quindi era tutto chiaro per il giovane: bisognava dap- prima salire sul palco e parlare a tutti, poi aspettare l’e- sito delle votazioni a cui avrebbero partecipato grandi e piccoli.

Quel gioco provocò una grandissima curiosità. Il passa- parola veicolò centinaia e centinaia di persone verso la piazza, attratti proprio dall’originalità dell’evento.

Marco era entusiasta di poter prendere parte a quella competizione e volle rendere partecipe anche i genito- ri della sua scelta.

Naturalmente i due ne furono felicissimi, tanto che, in linea con il loro esuberante modo di fare, il padre iniziò ad urlare dalla sua postazione frasi del tipo:

<<Venite a mangiare le salsicce cucinate dal papà del futuro Sindaco>>.

La madre, impegnata a distribuire dei volantini per lo stand delle salsicce, a chiunque si trovava nel suo rag- gio di azione, promuoveva la scelta del figlio facendo una vera e propria campagna elettorale in suo favore.

Sul palco intanto si alternavano i giovani candidati.

Ognuno diceva qualcosa di diverso.

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Anche se per buona parte sembravano discorsi insen- sati, alla fine tutti i candidati ricevevano gli applausi dei parenti tra le risate di tutti.

Quella trovata innovativa della “Festa di Primavera” si stava trasformando in uno spettacolo di cabaret fatto con l’ingenuità dei bambini.

Nella scaletta degli interventi Marco era l’ultimo.

Finalmente arrivò il suo turno. Suo malgrado, in tutto quel tempo di attesa, per ascoltare gli altri, dimenticò di preparare il discorso.

Il ragazzo per nulla intimorito, non si perse di coraggio e prese la parola.

<<Buongiorno a tutti. Sarei molto felice di essere Sin- daco della mia città. Io sono qui, a Roccatonda, come i miei genitori e i miei nonni. Oggi vi vedo tutti felici, vi volete tutti bene, sembra quasi la vigilia di Natale. Ep- pure domani non è Natale, ma è un giorno come un al- tro. Cosa significa quello che sto dicendo? Che non è il calendario che fa la differenza ma l’uomo e le iniziative che si realizzano per la collettività. Oggi si festeggia l’arrivo della primavera. Stamattina le strade hanno il

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di tutto per ricreare durante l’anno questo clima. Forse è proprio questo il compito del Primo cittadino>>.

Durante quel discorso Marco notò un’insolita attenzio- ne, diversa da quella data a tutti i precedenti concor- renti.

Al termine delle sue parole ci fu un grande applauso accompagnato da un sospiro di sollievo del ragazzo.

Subito dopo il suo discorso partirono le operazioni di voto che furono ordinate e veloci.

Marco restò seduto sul muretto poco distante e notò che le diverse persone che andavano a votare non mancavano poi di strizzargli l’occhio passandogli da- vanti.

Arrivato poi lo scrutinio, il risultato sembrava quasi scontato già dai primi foglietti letti.

Gli addetti del Comune dal microfono ripetevano quasi sempre lo stesso nome.

<<Marco… Marco… Marco>> intervallato a piccoli sprazzi dai nomi degli altri candidati.

Terminata anche quest’altra fase, fece ritorno il “vero”

Sindaco e prese la parola.

<<E’ stato una bella gara. Abbiamo il risultato. Il Sinda- co eletto è Marco Di Prisco, dodici anni della seconda media>>.

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L’applauso che si alzò sembrava mettere d’accordo tutti. Marco fu invitato a raggiungere nuovamente il microfono dopo aver indossato la fascia tricolore iden- tica al suo “collega”. Era visibilmente emozionato.

In quel momento Marco conobbe anche quel signore anziano che aveva seguito tutte le fasi dell’evento. Fu proprio lui ad avvicinarsi e a presentarsi a bassa voce.

<<Sono il segretario comunale!>>

<<Piacere>> gli rispose Marco quasi intimorito dall’au- sterità del modo di parlare dell’uomo.

<<Tieni sempre a mente quello che hai detto prima.

Adesso firma qui!>>

Il neo Sindaco scrisse il suo nome su alcuni documenti appoggiati su una cartellina rossa, tenuta nelle mani del vecchio. Stessa cosa la fece anche il vero Sindaco che continuava a sorridere e a mettersi in posa per i cellulari e fotografi accorsi per l’evento.

Per Marco da quel momento iniziò un lavoro estenuan- te. Quella giornata per lui sembrava non terminare mai. Tenne la fascia tricolore fino a tarda sera. Persone del Comune, a rotazione, lo accompagnavano in giro

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sembrava fosse diventata un’esperta di tuttologia*, in- fatti elargiva consigli a tutti sui più disparati problemi.

Vedendo tanto delirio, la domanda che passava nella mente di Marco era solo una: <<Ma non è un gioco?>>

La risposta la scoprì il giorno dopo.

* Tuttologia – (f. s. neologismo): Tuttologo è un termine ironico che sta ad indica- re una persona che pretende di esprimersi in ogni campo del sapere.

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