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7 Sintesi dei risultati

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Academic year: 2021

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7 Sintesi dei risultati

7.1 Quadro storico della fruizione antropica dell’area d’interesse

Per poter trarre delle conclusioni sul presente lavoro di tesi, e su ciò che è stato evidenziato dai diversi rilievi effettuati, è opportuno sintetizzare il quadro generale sull’uso che è stato fatto nella storia di questo particolare territorio, concentrandoci nello specifico, sul ruolo centrale che il fiume ha avuto per le popolazioni che si sono stanziate sulla riva durante le diverse epoche, a partire dall’età del Bronzo (III-II millennio a.c.) fino ad oggi. Ci sono infatti testimonianze di presenze etrusche in tutta la fascia costiera che va dall’Arno alle Alpi Apuane con riferimento ad insediamenti portuali, a cui segue un gap di informazioni che si protrae fino alla fine del I sec a.C. nel quale si sa che Pisa era una base militare romana che aveva sul litorale porti usati come approdo per attività commerciali e militari e nell’immediato entroterra c’erano piccoli insediamenti ad economia agricolo-pastorale oltre che a caccia e pesca. La presenza dell’uomo in tutta la pianura pisana, e in particolare sulle rive dei fiumi principali che l’attraversano, Arno e Auser-Auserculus, dall’età romana passando per il periodo medievale, si è protratta fino alle epoche moderne e ad oggi, con un continuo intensificarsi di villaggi come è avvenuto ad esempio sul corso del Serchio con la nascita degli insediamenti quali Nodica, Avane, Filettole, San Frediano (Della Pina, 1984) e Migliarino.

Queste popolazioni hanno da sempre contribuito a cambiare profondamente la natura del territorio che di per se, si presentava angusto e inospitale, essendo nato come terreno paludoso. A tal proposito basti pensare a tutte le opere di bonifica che si sono susseguite nel tempo e che si sono particolarmente intensificate nel ‘700 grazie agli investimenti dei proprietari terrieri del tempo, come testimoniato dalle cartografie dell’epoca (Archivio Salviati).

Il territorio come si presenta oggi non è altro che la testimonianza del rapporto che in passato c’è stato tra la natura e l’uomo e degli gli scambi che sono avvenuti tra questi. Il fiume infatti è stato con le sue acque e i suoi pesci, fonte di mobilità e sostentamento per le popolazioni rivierasche, le quali a loro volta hanno interagito con il corso del fiume trasformando più volte il territorio; non ci dimentichiamo infatti, che la foce del Serchio, si trova nella sua attuale posizione in quanto c’è stata una deviazione artificiale.

E’ dalla fine dell’’800 che la fruizione antropica del tratto terminale del fiume inizia a diversificarsi tra la sponda Nord e quella Sud. Nella prima infatti, dopo la nascita del polo

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124 orbitavano intorno alla fattoria dei Salviati, si ha un accesso in primis per scopi di pesca, è negli anni venti infatti che vengono date le prime concessioni per installare le reti per i pescatori in bocca di Serchio, e in secondo luogo anche per scopi ludico-ricreativi, essendo il fiume l’unico modo per arrivare alla spiaggia e al mare. La nascita prima della ferrovia Pisa– Spezia, e successivamente della nuova Aurelia non hanno fatto altro che rendere più accessibile anche alle popolazioni dell’entroterra, la zona di Bocca di Serchio, fenomeno che si è ulteriormente intensificato con l’allacciamento all’aurelia dello sbocco autostradale della Firenze-Mare. Inoltre è da sottolineare l’importanza che questo tratto di fiume ha avuto anche durante la seconda guerra mondiale, essendo il luogo dove era stanziata una base segreta dei sommozzatori guastatori delle Decima Mas, i primi ad aver provato gli SLC (siluri a lenta corsa), e che avevano addirittura costruito una ferrovia parallela alla linea di costa che da Viareggio arrivava fino a Bocca di Serchio per rifornire i militari (figura … carta del 1942). Quest’ultima precisazione è importante, perché ancora oggi una porzione di quel territorio è rimasta servitù della Marina Militare, testimoniata dalla presenza di un poligono di tiro attivo nei mesi da Ottobre a Maggio, nonostante la volontà sia del Parco Naturale Migliarino-S.Rossore-Massaciuccoli che del comune di Vecchiano di far cessare tale attività.

Figura 7.1.1:Carta dell’Istituto Geografico Italiano, F°104 della Carta d’Italia, 1942

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Per quanto riguarda la sponda Sud, è utile ricordare che i terreni adiacenti alla riva del fiume sono appartenuti anticamente alla mensa Arcivescovile, per poi passare nel ‘500 ai Medici, che per primi fondarono la Tenuta di S. Rossore , a cui hanno seguito i Lorena, e Vittorio Emanuele II. Così facendo questo territorio è rimasto inaccessibile al pubblico, ed è stato favorito un processo di rinaturalizzazione di tutta l’area e in particolare della sponda. Con la legge n°32 del 21/02/57 la Tenuta di S.Rossore diventò un bene della Repubblica ed è rimasto tale fino a poco tempo fa, inoltre il grado di protezione dell’area è aumentato quando è stato istituito nel 1979 il Parco Naturale Migliarino-S.Rossore-Massaciuccoli, che ha istituito in quell’area una delle riserve naturali integrali del parco, ovvero è diventata una zona con il massimo grado di protezione all’interno del Parco.

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7.2 Osservazioni sullo stato delle sponde effettuate con i rilievi di campagna

Dal paragrafo precedente, si desume che la fruizione antropica nel tratto di fiume esaminato ha avuto uno sviluppo profondamente diverso tra le due sponde, e questo si è protratto fino ad oggi, ed ha avuto come conseguenza diretta un diverso sviluppo del grado di naturalità delle due rive

7.2.1 Differenze evidenziate dalla caratterizzazione vegetale

La differenza tra le due sponde è stata particolarmente evidenziata con il rilievo della vegetazione e la conseguente individuazione delle diverse associazioni vegetali presenti (cap 5 §5.1). Infatti durante i diversi sopralluoghi avvenuti sulla sponda sud, è stato riscontrato un alto grado di biodiversità, supportato dalla presenza di diverse associazioni vegetali ben rappresentate e da alcune specie rare. Come si vede dalla carta della vegetazione (figura 5.5.1 cap5§5.1) a parte la zona 4 dove è presente una coltivazione di pioppi, le restanti associazioni vegetali non sono dovute all’opera dell’uomo,ma piuttosto sono formate dalle specie vegetali che meglio si adattano a quel particolare territorio. C’è infatti una variazione delle tipologie vegetazionali e delle specie predominati in queste, a seconda, che si consideri la fascia prettamente adiacente all’acqua, ricoperta per larga parte da un fragmiteto (Phragmitetum

australis, Gams 1922), o la parte più interna dove sono presenti boschi mesoigrofili di

caducifoglie, associati a cenosi igrofile erbacee (chiamata boscaglia di transizione), boschi mesoigrofili palustri tipo Populetum albae con erbe nitrofile, e bosco planiziale ascrivibile all’associazione Carici remotae-Fraxinetum oxycarpae (Pedrotti 1970). Per quanto riguarda la sponda Nord, l’influenza dell’uomo sulla vegetazione è molto marcata, sia sulla fascia ripariale, che più all’interno. Per circa una quindicina di metri dall’acqua verso l’interno, lungo tutto il tratto monitorato, la sponda è stata denaturalizzata, infatti in molti tratti è presente una manto erboso, le canne si spingono fino alla riva solo nei punti di separazione tra una piazzola ed un’altra, sempre per divisorio sono state impiantate siepi, ed alberi di vario genere: fichi (Ficus carica), olmi (Ulmus minor), salici piangenti (Salix babylonica), Platani (Platanus hybrida), l’acacia orrida (Gleditschia triacanthos) ed altre piante o arbusti ornamentali. La zona più interna è occupata per metà da campi coltivati a cavoli, soia e altri cereali, e nell’altra metà è presente un’area considerevole coltivata a pioppi, e un’area più ridotta che presenta un maggior grado di naturalità dove è riconoscibile un bosco misto di pioppo bianco e nero, ontano, leccio, e associazioni erbacee costituite in prevalenza da erbe nitrofile: ortica, equiseto, menta acquatica.

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7.2.2 Rilievi geomorfologici delle sponde: stato di avanzamento dell’erosione

Dalla prima campagna di rilievi geomorfologici effettuata nel mese di Maggio sia sulla sponda Nord che su quella Sud, è stato possibile avere una prima fotografia sullo stato delle sponde, che è servita nella fase di rielaborazioni delle misura acquisite, ad individuare le diverse tipologie di sponda riassunte in una classificazione (tabella 5.1 cap5§5.2). Durante la fase di misura, è stato annotata inoltre la presenza o meno di protezioni alla sponde , la tipologia e l’estensione di queste, per vedere nella seconda campagna di monitoraggio se queste avessero effettivamente sortito un effetto, o se fossero state ininfluenti. In tutto sono stati monitorati 42 profili sul lato Nord e 8 su quello Sud (appendice 1), e sono state individuate 6 classi che rappresentano ognuna una diversa tipologia di sponda. Da questa prima campagna di monitoraggio non si sono evidenziate grosse differenze tra una sponda e l’altra, se non per la presenza delle protezioni in molti punti della sponda Nord. Purtroppo il numero dei rilievi che è stato possibile effettuare sulla sponda Sud è stato di molto inferiore a quello della sponda Nord, a causa di tratti impraticabili per la presenza di una vegetazione troppo fitta o per recinzioni, questo ha fatto si da non avere un termine di confronto adeguato. Comunque in entrambe le sponde sono stati visibili fenomeni di erosione più o meno accentuati che sono stati successivamente monitorati anche nella seconda campagna, tenutasi in Ottobre. Come spiegato nel §5.2.2 la seconda campagna ha interessato 15 profili della sponda Nord, e tutti quelli della sponda Sud, tali che, questi, fossero rappresentativi sia di tutte le classi individuate, sia della presenza di erosione, che di quella di protezione. Per circa 12 profili ci sono stati dei cambiamenti abbastanza evidenti, come si vede dalle figure da 5.2.2 a 5.2.12 (cap 5§5.2), in alcuni casi questi hanno fatto si che il profilo cambiasse classe di appartenenza. Per poter fare un commento più organico e preciso sul fenomeno dell’erosione, sarebbe necessario continuare il monitoraggio delle sponde per almeno un anno, così da vedere i diversi cambiamenti nelle stagioni, e capire meglio quali sono i processi in atto. Dalla osservazioni effettuate si può dire però che nei profili dove già nella prima campagna era presente un’erosione alla battuta di sponda, questa nella seconda è risultata accentuata, oppure è scomparsa perché la parte pensile sopra il dente erosivo è franata e la sponda è tutta regredita. Per quanto riguarda la funzione svolta dalle protezioni, è stato notato che in alcuni casi queste hanno sortito l’effetto sperato, mentre in altri no, perché molto probabilmente erano mal posizionate. A riguardo è giusto fare anche un'altra precisazione, ovvero che, queste protezioni, essendo artigianali sono composte da diversi materiali, alcuni consoni all’ambiente in cui si trovano (ad esempio legno… ), altri molto meno (lamiere, vecchie serrande di plastica, onduline di plastica etc..).

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7.3 Stato delle acque: campionamento, analisi e classificazione

Una parte importante del lavoro di tesi è stata il campionamento, le analisi e la conseguente classificazione delle acque, che ha permesso di vedere quali sono le condizioni qualitative delle acque del tratto di fiume studiato. Sono state effettuate due campagne di campionamento, illustrate nel cap 4§4.4, la prima avvenuta l’1-2 Agosto, e la seconda il 27-28 Ottobre (le sezioni, e i punti di campionamento di queste, sono visualizzate rispettivamente nelle figure 4.4.1-4.4.2 prima campagna, e 4.4.3-4.4.4 seconda campagna). Alla fase di campionamento nella quale sono stati misurati anche alcuni parametri chimico-fisici(temperatura dell’aria e dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità, carbonati), è seguita quella di analisi dei parametri chimici (anioni e cationi maggiori) avvenuta nel laboratorio dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR di Pisa.

Una volta appurata la qualità analitica dei risultati delle analisi (tabelle 6.2.3-6.2.4) è stato possibile effettuare la classificazione delle acque mediante i diagrammi Langelier-Ludwig. Dai valori dei campioni profondi, come era logico aspettarsi in un ambiente di foce fluviale, si nota un’intrusione del cuneo salino sul fondo del fiume, che si estende fino alla Sz2 (circa due chilometri a monte dalla foce), questo fenomeno non interessa invece la sezioni più a monte, cioè la Sz1, situata all’altezza del ponte dell’Aurelia a Migliarino (a circa 9 km di distanza dalla foce). Considerando le acque in profondità, quelle che hanno subito il maggior mescolamento con l’acqua di mare, si vede che la maggiore concentrazione salina si ha in corrispondenza della Sz2, dato confermato da entrambe le campagne di campionamento. Questo dato può risultare anomalo in quanto la Sz2 è la sezione più distante dalla foce ,escluso la Sz1 naturalmente, ma può essere spiegato osservando come varia la profondità di questo tratto di fiume. Questa sezione infatti risulta avere la profondità maggiore di tutte le altre. Anche se non è stato possibile fare un rilievo batimetrico del fondale, dai dati delle profondità delle diverse sezioni, e dal loro dislocamento sull’asse del fiume si può dire che il fondo del fiume sale gradualmente di 1 m dalla Sz2 fino alla Sz3, per poi riabbassarsi fino alla Sz4, che è quella più vicina al mare. Si individua così una specie di gradino all’altezza della Sz3 che molto probabilmente favorisce il ristagno sul fondo di acqua salata prima di questo punto. Uno studio più approfondito della batimetria dell’alveo del fiume, consentirebbe una maggior chiarimento sulla presenza di questo scalino, che potrebbe rappresentare una vecchia linea di costa, oppure il punto in cui in passato il Serchio virava verso nord prima di immettersi in mare. Un'altra spiegazione potrebbe essere ricercata nella particolare forma che assume la foce del Serchio, infatti, il fiume non ha uno sbocco diretto al mare, ma lo raggiunge solo dopo aver precorso un tratto parallelo alla linea di costa, quindi fa una curva,

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che gli potrebbe far perdere forza, non riuscendo così a vincere la spinta del mare verso l’interno, e, depositando, all’altezza della Sz3, i suoi sedimenti.

Dal diagramma di Langelier-Ludwig (figura 6.3.3) si nota inoltre la presenza di un mescolamento ternario, in cui l’acqua di mare rappresenta un punto fisso e gli altri due termini sono rappresentati dall’acqua del fiume in estate e in autunno con una tendenza generale delle acque verso una composizione bicarbonato alcalino terrosa all’ aumento della portata (figura 7.2). Questo mescolamento trova ulteriore conferma nell’analisi delle acque dell’intero bacino (Arbizzani 2000); infatti le acque del Serchio in località Pontasserchio, Ponte a Moriano, e Castelnuovo Garfagnana (figura 6.3.3,), che si riferiscono al mese di maggio del 2000,

caratterizzano le acque più a monte come bicarbonato alcalino terrose. Un passaggio delle acque da bicarbonato alcalino terrose, a solfato clorurato alcaline può essere dovuto, in concordanza con quanto affermato da Cortecci et al. (2001) o all’apporto di acque di origine termale con componente solfatica, oppure con maggiore probabilità

dalla presenza di scarichi civili e industriali nella Media valle del Serchio, dove è massiccia la presenza di cartiere ed altre attività industriali. Questo fa si che nel periodo di magra, abbia maggior risalto la componente solfato clorurata, e la distanza tra la posizione di morbida e di magra dei campioni della Sz1 potrebbe essere considerata un possibile indice di inquinamento antropico. Diagramma LL R_HCO 3 Sz1 Sz2 Sz3 Sz4 Sz1 Sz2 Sz3 Sz4 Sz5 Sz6 Sz7 Mare Pontass. P. Mor. C. Garf. 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 R_HCO3 -0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 R_Na+K

Solfato-clorurato alcaline Bicarbonato-alcaline

Solfato clorurato-alcalino terrose Bicarbonato-alcalino terrose

Figura 7.3.1: Diagramma LL, le linee evidenziano il

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7.4 Considerazioni sul flusso antropico presente nel periodo estivo

Come indice dell’impatto antropico che si riversa sul tratto di fiume studiato durante la stagione balneare (Maggio-Settembre) si è considerato il flusso di natanti in movimento sul fiume. Dalle osservazioni fatte (riportate nelle tabelle da 5.3.1 a 5.3.5) si desume che il traffico dei natanti esercita una pressione maggiore nei mesi di Agosto e Luglio, mentre questa si riduce nei mesi di Maggio-Giugno-Settembre. Questo dato, insieme agli orari di maggior afflusso (10-11 del mattino e 16-17 del pomeriggio) concorda con il fatto che l’utenza del fiume sia composta principalmente da bagnanti che si recano sulla spiaggia dei Gabbiani. Sarebbe interessante avere dati per più di una stagione balneare, così da poter fare un trend di presenze, questo, perché, da testimonianze di persone che frequentano da molti anni il luogo si evince che negli ultimi anni c’è stato un notevole incremento di presenze. Questo aumento di presenze potrebbe ricondursi sia ad un miglioramento della qualità delle acque del Serchio, che, alla diminuzione sempre più evidente sulle coste Toscane, e in particolare da Viareggio a Follonica, delle spiagge libere. Inoltre sembra che ci sia la volontà di costruire un altro svincolo dell’autostrada Firenze mare ancora più vicino alla foce del Serchio, rispetto a quello già esistente. Ciò comporterebbe come già avvenuto nel 1967, con l’apertura nel della strada privata che da Migliarino arriva fino a Marina di Vecchiano, un aumento notevole del flusso di persone che si riversa in Bocca di Serchio. Il problema non è tanto il numero di persone che raggiunge a piedi o in bicicletta la spiaggia1, ma piuttosto il numero e il modo di quelle che lo fanno utilizzando natanti di vario genere. In concomitanza con le osservazioni del numero di natanti sono state fatte anche delle misure della velocità a cui questi viaggiavano, e dell’onda che provocavano. Appartenendo le acque del Serchio, come le sponde del resto, al Parco Naturale Migliarino-S. Rossore-Massaciuccoli, sono sottoposte ad un regolamento, che specifica un limite di velocità che deve rispettare chi naviga tali acque (7,4km/h). Questo limite è stato istituito per proteggere il fiume e le sue sponde, è indubbio infatti che una velocità troppo elevata dei natanti, oltre che rischiosa per le persone, attui un danno maggiore alle sponde che sono sottoporte in questo a sollecitazioni continue ed insistenti, e ai suoi ecosistemi.

Dalle 238 osservazioni effettuate, (figura 5.3.6) si vede che il 43% dei natanti viaggiava con una velocità superiore al limite dato dal Parco. Questo dato forse è indice che la zona andrebbe maggiormente controllata, tanto è vero che, nel mese di Giugno quando, a poca

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In molti usano il motorino che viene lasciato subito prima dell’argine murato che inizia in prossimità del fosso Biancalana.

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distanza da dove sono state effettuate le misure, erano presenti le guardie del Parco a controllare, sono stati riscontrati valori di velocità più adeguati (figura 5.3.3).

Figura

Figura 7.1.1:Carta dell’Istituto Geografico Italiano, F°104 della Carta d’Italia, 1942
Figura 7.3.1: Diagramma LL, le linee evidenziano il

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