oltre un secolo nel sottosuolo di diverse località della Penisola Salentina mediante scavi e perforazioni per smaltimento o per ricerche di acqua. Nel presente articolo sono descritti e analizzati i caratteri lito e biostratigrafici di una successione di argille lignitifere messa in luce in uno scavo recentemente esegui- to alla periferia di Gagliano del Capo (LE), località già nota per un analogo rinvenimento avvenuto nel 1876 a seguito di lavori di scavo per l’ampliamento di un bacino collettore.
La successione argilloso lignitifera studiata è limitata inferiormente da una coltre di depositi residuali mineralizzati (terre rosse con pisoliti bauxitiche) imbasata sulla locale impalcatura carbonatica cretacea, e coperta da sedimenti calcarenitici trasgressivi, di età probabilmente supramiocenica o più recente.
I risultati emersi dalle analisi stratigrafico-sedimentologica, paleontologico-paleoecologica indicano una sedimentazione prodottasi in un ambiente di transizione da palustre a marino-salmastro durante l’Oligocene Superiore, in disaccordo con le datazioni al Plio-Pleistocene formulate da precedenti autori.
Le evidenti analogie di facies, la comune presenza di lignite e l’identità cronologica permettono di ipotizzare una correlazione stratigrafica dei depositi argillosi lignitiferi salentini con la Formazione di Galatone, di recente istituzione.
PAROLECHIAVE: Lignite, Oligocene, Salento, Stratigrafia, Ostracodi, Molluschi.
ABSTRACT - In the geological literature of the Salento Peninsula the knowledges on the lignite clayey deposits are very scarce and lacunose. Hydraulic works performed in the surrounding of Gagliano del Capo (Lecce) have offered the opportunity to improve our knowledge about the Tertiary stratigraphy of Salento, with special regards to the chronological attribution of these lignite clayey deposits.
In analogy with the stratigraphical data emerged in numerous perforations until now effected in different places of the Salento, the lignite clayey deposits here studied result overlapped on a blanket of mineralized residual deposits (“bauxitic residual deposits”) resting on the local carbonatic Mesozoic basement. The clayey deposits are covered by transgressive calcarenitic sediments, of Miocene or more recent age.
Notably, contrary to previous works, biostratigraphical indications provided by the ostracod assemblages and by the gastropod Ampullinopsis crassatina, (Lamarck, 1804) recovered from Gagliano del Capo section, allowed to assign the lignite clayey deposits to the late Oligocene.
The transgressive position on residual primarily bauxitic deposits, resting on the carbonatic Mesozoic base- ment, the evident analogies of facies and the likeness of the depositional environment referable to coastal restrict- ed brackish waters episodically connected with the open sea, the similarity of the macro and microfossils content and the presence of lignite layers as well as of the rich organic matter content permit to reasonably attribute these deposits to that recently formalized (Bossio et al., 1999) as Galatone Formation.
The studied succession allows to provide new data for the interpretation of the rich in lignite sediment of tran- sitional environment recorded in the Mediterranean during the Late Oligocene. Particularly the sedimentological features and the common presence of lignite testify the existence of similarities with coeval sediments from the SW and Middle East Spain, Greece and Turkey (Cabrera & Saez, 1987; Querol et al., 1996 and Ramos et al., 2001).
Altogether, the similarities with the Oligocene Mediterranean and Iranian gastropod faunas (Harzhauser et al., 2002) requires to consider the studied succession in a Western Tethyan Region, which otherwise can be split into a Mediterranean-Iranian Province (Western and Eastern Mediterranean, Cyrenaica, Armenia, Libya, Syria, Palestine, Central Iran).
KEYWORDS: Lignite, Oligocene, Salento, Stratigraphy, Ostracods, Molluscs.
PRECEDENTI CONOSCENZE
Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, durante l’escavazione di pozzi per attingere acqua dal sottosuolo oppure per disperderla, in varie località del territorio salentino (Specchia; Gagliano del Capo;
Manduria; Soleto; S. Pietro in Lama; Lecce; Muro Leccese; Arnesano) furono rinvenuti alcuni giacimenti stratiformi di lignite intercalati in sedimenti argillosi e/o calcarenitici. L’ampia distribuzione areale dei ritrova- menti suscitò all’epoca l’interesse dell’opinione pubbli- ca e degli amministratori locali circa la possibilità di
sfruttamento industriale di tale risorsa naturale.
De Giorgi, incaricato della questione dagli organi competenti, dette notizia e descrizione di tutti questi ritrovamenti in più occasioni (1874, 1876, 1882, 1891, 1916, 1922). In particolare, dapprima in una conferenza pubblica tenuta a Lecce (1882) e successivamente (1891) in una relazione ufficiale al Presidente della loca- le Camera di Commercio ed Arti, lo stesso Autore mise in evidenza l’inconsistenza dei locali giacimenti di ligni- te sia dal punto di vista della scadente qualità del mine- rale (dotato di bassa infiammabilità associata ad abbon- dante liberazione di SO2e produzione di notevole resi- duo di combustione) sia della esigua entità dei corpi mineralizzati. Tuttavia, negli anni 1943-44 fu comunque eseguito un tentativo di sfruttamento nei dintorni di Castrignano del Capo rivelatosi infruttuoso.
Inoltre, la presenza di pirite cristallina in analoghi depositi rinvenuti durante l’esecuzione di un pozzo assorbente (“Pozzo Nuovo”) presso Specchia, fece ipo- tizzare anche la possibile esistenza di giacimenti aurife- ri. Su tali minerali furono condotte analisi chimiche da Rao (1846) e da Greco (1847a, b; 1850) su incarico del Presidente della Reale Società Economica di Terra d’Otranto, le quali accertarono però la natura sulfurea dei minerali.
Riguardo alla collocazione cronostratigrafica, De Giorgi basandosi essenzialmente sul criterio litostrati- grafico ritenne di collocare i depositi lignitiferi argillosi nell’ambito della classica formazione delle “Argille azzurre” all’epoca riferita al Pliocene recente e di riferi-
re i giacimenti di lignite intercalati nei sedimenti calca- renitici alla formazione miocenica della Pietra Leccese.
Inoltre, in relazione ai caratteri delle ligniti stesse, dei rapporti stratigrafici con le unità sopra e sottostanti e delle profondità di rinvenimento, De Giorgi (1922) dis- tinse nel territorio salentino i seguenti tre circondari minerari: Lecce (dintorni dell’abitato, Arnesano, S.
Pietro in Lama, Soleto), Gallipoli (Gagliano del Capo, Specchia, Muro Leccese) e Taranto (Manduria).
Negli anni sessanta, in occasione dell’aggiornamento della cartografia geologica d’Italia, Largaiolli et al.
(1969) e Martinis (1970), in base ai dati emersi da nuove perforazioni inquadrarono i depositi lignitiferi salentini in tre distinte unità formazionali:
- nelle Calcareniti del Salento di età plio-pleistocenica;
- nelle argille pleistoceniche della Formazione di Gallipoli;
- nella parte basale delle Calcareniti di Andrano, di età miocenica, al tetto di terre rosse bauxitiche.
Sottili livelli di lignite intercalati in sedimenti calcarenitico-sabbiosi oligoa- lini furono poi messi in luce durante gli scavi per la fondazione del nuovo ospe- dale di Lecce e furono attribuiti da Del Prete & Santagati (1972) sulla base dei rapporti stratigrafici e di analisi micro- paleontologiche alla fase ingressiva della Pietra leccese, in accordo con quanto già ipotizzato da De Giorgi.
Più recentemente, nei dintorni di Galatone (Esu et al., 1994), di Lecce (Bossio et al., 1998; Margiotta, 1999;
Leucci et al. 2000), di Copertino (Margiotta & Ricchetti, 2002) e in alcune località nei pressi di Otranto (Esu et al., 2005) è stata individuata in affioramento una succes- sione calcarenitico-sabbiosa di ambiente palustre-salma- stro con sottili intercalazioni carboniose, riferita ad una nuova unità litostratigrafica codificata col nome di Formazione di Galatone (Bossio et al., 1999) e datata su base paleontologica all’Oligocene superiore, e con qual- che riserva al Miocene iniziale. A questa Formazione sono stati attribuiti anche i depositi lignitiferi descritti da
Fig. 1 - Ubicazione geografica della sezione studiata.
– Location map of the studied section.
Fig. 2 - Vista panoramica della sezione di Gagliano.
– General view of Gagliano section.
Del Prete & Santagati (op. cit.) e altri analoghi depositi attraversati in alcune nuove perforazioni eseguite nel- l’ambito e nei dintorni della stessa città di Lecce (Bossio et al., 1998; Margiotta, 2000), nonché in molte altre località della Provincia di Lecce (Margiotta, 2004).
Infine, è opportuno sottolineare che gli studi sinora eseguiti nel territorio salentino si riferiscono esclusiva- mente ai giacimenti di lignite localmente affioranti, tutti
intercalati in sedimenti di natura prevalentemente carbo- natica. Infatti, escludendo le notizie fornite all’epoca da De Giorgi, non esistono in letteratura dati analitici riguardo ai depositi argillosi lignitiferi, in quanto sinora noti esclusivamente nel sottosuolo tramite perforazioni.
Recenti lavori di scavo, eseguiti alla periferia di Gagliano del Capo (Fig.1) per la costruzione di un nuovo impianto di smaltimento delle acque reflue urbane,
Fig. 3 - Lito e biostratigrafia della sezione studiata.
– Lithostratigraphy and biostratigraphy of the studied section.
hanno messo in luce una chiara sezione di argille ligniti- fere, sepolte da una copertura calcarenitica trasgressiva.
Questa circostanza ha offerto l’opportunità di condurre per la prima volta un dettagliato studio lito e biostratigra- fico di questi tipici depositi del territorio salentino, in una località peraltro già nota in letteratura. In particola- re, secondo quanto riferito da De Giorgi, nel 1876 a seguito di lavori per l’ampliamento del bacino collettore dei pozzi comunali nella piazza di questo paese, fu rive- nuto alla profondità di 18 metri uno strato di lignite dello spessore di 80 cm intercalato da straterelli di argilla cenerognola nonché un frammento del tronco di una dicotiledone parzialmente carbonizzato.
STRATIGRAFIA
La sezione studiata è stata messa in evidenza da uno scavo eseguito alla periferia meridionale dell’abitato, al margine sinistro della strada per il cimitero comunale in corrispondenza di una leggera e poco estesa depressione doliniforme, saltuariamente inondata delle acque piova- ne provenienti dall’abitato. Nel passato, le acque d’eson- dazione defluivano naturalmente nel sottosuolo attraver- so una confinante “vora”; in tempi più recenti, nella stes- sa depressione furono perforati due pozzi assorbenti per migliorarne lo smaltimento. Nel contesto dei lavori in atto, oltre a uno scavo a pianta rettangolare con dimen- sioni di 50 x 30 metri circa, allungata in direzione NNO - SSE e profondità intorno ai 10 metri con una rampa di accesso sul lato sudorientale, sono stati eseguite ulterio- ri perforazioni per la costruzione di nuovi pozzi assor- benti (Fig. 2).
L’esame delle sezioni esposte in corrispondenza delle pareti perimetrali dello scavo e dei dati sul sottosuolo rilevati dai carotaggi di perforazione hanno permesso di ricostruire una successione stratigrafica (Fig. 3) con spessore di 20 metri circa, costituita da diversi e ben distinti complessi litologici, separati da nette superfici di discontinuità, contrassegnate da tipici paleosuoli.
Il complesso di base, attraversato nel sottosuolo per qualche metro dalle trivellazioni, è costituito da rocce carbonatiche del Cretaceo Superiore, riferibili alla for-
mazione del Calcare di Altamura, interessati da vistosi effetti di carsismo, documentati sia da una marcata irre- golarità della superficie sommitale, sia da una coltre di argille residuali con spessore di circa 5 metri, di colore ocraceo nella parte basale e rosso fegato con qualche pisolite bauxitica in quella alta.
Su questo paleosuolo poggia con contatto paraconcor- dante un complesso essenzialmente argilloso trasgressi- vo con spessore di poco inferiore ai 10 metri, caratteriz- zato dalla presenza di uno strato di lignite localizzato nella parte inferiore.
In particolare, lo strato di lignite (Fig. 4). con spesso- re massimo di 15 centimetri, è situato al tetto di un banco di sedimenti argillosi dal tipico colore grigio cenere e spessore di un paio di metri, privi di resti fossili macro- scopici e caratterizzati da una fitta intercalazione di sot- tili lamine carboniose subparallele ondulate, deformate plasticamente per effetto del rigonfiamento del sedimen- to argilloso. In accordo con Cabrera et al. (1987), Querol et al. (1996) e Ramos et al. (2001) le facies sottilmente laminate e il relativo alto contenuto in materia organica di questi depositi indicano un accumulo da ipoautoctono ad alloctono delle piante, trasportate quindi da correnti di densità e depositate in condizioni anossiche.
Lo strato di lignite è sovrastato da un discontinuo strato calcarenitico di colore giallo rossastro e spessore decime- trico con numerosi gusci di Mitilidi (Modiolus sp., Fig. 5).
Segue in continuità di sedimentazione un intervallo stratigrafico con spessore residuo di 7 metri circa, costi- tuito da marne argillo-siltose macrofossilifere di colore azzurro nerastro per la presenza di sostanza carboniosa allo stato diffuso, con intercalazioni calcarenitiche più
Fig. 4 - Strato di lignite intercalato nella successione argillosa.
– Lignite layer intercalated in clayey deposits.
Fig. 5 - Modelli interni e gusci di Modiolus sp..
– Inner molds and casts of Modiolus sp..
frequenti nella parte alta. In questo caso, le facies mar- nose massive ricche in materia organica indicano una deposizione carbonatica terrigena fine sempre in condi- zioni anossiche di sedimentazione.
I macrofossili si rinvengono sia concentrati in livelli stratiformi o addensati in “nidi” (Fig. 6) situati a diverse altezze stratigrafiche sia isolati sia allo stato diffuso: si tratta in gran prevalenza di molluschi appartenenti alle famiglie Ampullariidae (Fig. 7), Certhiidae, Neritidae, Ostreidae, Mitilidae e Anomiidae; nel tratto sommitale compare uno strato calcarenitico di colore giallo rosato, ricco di Coralli non coloniali (Fig. 8).
Nel loro insieme, le intercalazioni calcarenitiche sono
rappresentate da sedimenti con fitta laminazione subpa- rallela e festonatura appena accennata, ricchi di impron- te di Gasteropodi (Ceritidi) in posizione coricata concor- dante alla laminazione (Fig. 9, 10).
Nel suo complesso, la successione argillo-marnosa lignitifera presenta una giacitura suborizzontale con leg- gera immersione a Nord ed è troncata in alto da una evi- dente superficie erosiva contrassegnata da un paleosuo- lo argilloso-terroso di colore marrone e spessore variabi- le da centimetrico a decimetrico (Fig. 2), sovrastato da una bancata calcarenitica scarsamente diagenizzata, con cenni di stratificazione e spessore residuo non superiore ai tre metri, riferibili provvisoriamente sulla base delle conoscenze geologiche locali a una copertura sedimenta- ria di età supramiocenica (Calcareniti di Andrano) o plio-pleistocenica.
La parte alta della sezione è costituita da depositi elu- vio-colluviali argilloso-terrosi e ciottolosi di colore bruno-rossastro accumulati in tempi suprapleistocenico- olocenici nella locale conca alluvionale incisa nella ban- cata calcarenitica.
PALEONTOLOGIA, PALEOECOLOGIA E GEOCRONOLOGIA
L’esame dei macrofossili è stato condotto sia sul posto sia in laboratorio su numerosi esemplari raccolti in diversi punti delle sezioni esposte sulle pareti dello scavo. Una duplice campionatura in serie, destinata allo studio delle associazioni microfossilifere, è stata esegui- ta in particolare sulla parete nord-occidentale dello scavo (Fig. 3, 11); altri campioni sono stati prelevati alla base dello strato di lignite sulla parete sud-occidentale nel banco basale delle argille grigio turchine con sottili lamine carboniose.
Come è già stato accennato, l‘associazione macrofossi- lifera presente nell’intervallo stratigrafico sovrastante lo strato lignitifero è composta essenzialmente da Gaste- ropodi appartenenti alle famiglie Ampullariidae,
Fig. 6 - Concentrazione di macrofossili accumulati in distinti orizzonti.
– Concentration of macrofossils occurring at several distinct horizons.
Fig. 7 - Ampullinopsis crassatina (Lamarck) rinvenuta negli strati argillosi.
– Ampullinopsis crassatina (Lamarck) in the clayey layers.
Fig. 8 - Associazione oligotipica ricca in coralli da uno dei livelli più alti della sezione.
– Oligotypic association rich in corals recovered from the uppermost levels of the section.
Cerithiidae e Neritidae e da Lamellibranchi appartenenti alle Anomiidae, Mytilidae e Ostreidae; in particolare, le conchiglie delle Ostreidi e delle Ampullaridi sono diffuse disordinatamente nel sedimento mentre quelle degli altri molluschi sono addensati in livelli con giacitura laminare tipica di fluitazione. Dai punti di vista paleoecologico e geocronologico particolare importanza assume la presen- za di numerosi esemplari di Ampullinopsis crassatina (Lamarck), che rappresenta uno dei più grandi gasteropo- di della famiglia ed il cui habitat era costituito da fondali
sia sabbiosi che fangosi in acque poco profonde; tale spe- cie è presente nell’Oligocene superiore della Germania (LOF, 1985), del bacino Mesoellenico e della Siria rispet- tivamente della Grecia e dell’Iran (Harzhauser et al., 2002). Gli esemplari rinvenuti hanno di norma gusci for- temente deformati per schiacciamento; le dimensioni, misurate lungo l’asse longitudinale, variano da 1-2 cm sino a 12 centimetri. Inoltre, caratteristico è il rinveni- mento di rarissime conchiglie, molto ben conservate, appartenenti alla famiglia Neritidae e riferibili con qual- che prudenza al genere Smara- gdia: questi gasteropodi sono infatti molto ben rappresentati nei mari caldi e pur essendo marini possono vivere anche in acque salmastre e persino dolci;
la relativa conchiglia è quasi priva di spira e possiede un’aper- tura a mezzaluna molto caratteri- stica. L’associazione macrofossi- lifera è composta anche da numerose piccole conchiglie di altri molluschi tuttora in fase di studio.
Lo studio micropaleontologi- co è stato condotto su 30 cam- pioni, dei quali è stata utilizzata una quantità di circa 300 g, fatta eccezione per i campioni GLN 13, 17 e 17 bis per i quali sono
Tab. 1 - Tavola di distribuzione delle specie di Ostracodi riconosciute nella sezione di Gagliano (campionatura GLN).
– Distribution chart of the Ostracod species identified in the Gagliano section (GLN samples).
Tab. 2 - Tavola di distribuzione delle specie di Ostracodi riconosciute nella sezione di Gagliano (cam- pionatura GA).
– Distribution chart of the Ostracod species identified in the Gagliano section (GA samples).
stati lavati circa 500 g di sedimento.
Nel suo complesso, l’associazione microfossilifera è costituita essenzialmente da Foraminiferi e da Ostracodi:
i primi costituiscono un popolamento oligotipico com- posto da generi e specie esclusivamente bentoniche di scarsa rilevanza sotto l’aspetto cronostratigrafico mentre l’ostracofauna è più significativa sotto questo aspetto, oltre che in buono stato di conservazione e complessiva- mente più abbondante.(tabb. 1 e 2).
In totale sono stati identificati 24 taxa di cui 10 rimasti a nomenclatura aperta. Le associazioni rinvenute presen- tano una bassa diversità specifica: i valori medi del nume- ro di specie per campione sono compresi tra 5 e 7 e rag- giungono il massimo valore nel campione GLN 17 (18 specie). In particolare, le ostracofaune sono dominate da
Aglaiocypris oligocaenica (Zalányi, 1929), Miocyprideis rara (Goerlich, 1953) e Trachyleberis nodosa (Bassiouni, 1979) e subordinatamente da Krithe papillosa (Bosquet, 1852) e Xestoleberis sp., specie frequenti in ambienti della zona neritica interna. Questa interpretazione paleoe- cologica è confermata anche dagli altri taxa della ostraco- fauna, tra cui in particolare da Loculicytheretta, Pokornyella, Paracytheridea e Schizocythere. Inoltre, la presenza frequente in alcuni intervalli stratigrafici della specie Miocyprideis rara, tipica di ambienti litorali sal- mastri (Brestenska’, 1975, p. 398), ed il complessivo ca- rattere oligotipico dell’associazione microfossilifera, così come l’assenza di forme planctoniche, suggeriscono un ambiente ristretto periodicamente soggetto ad influenza di acque continentali.
Tab. 3 - Distribuzione stratigrafica delle specie di Ostracodi riconosciute.
– Stratigraphic distribution of the identified Ostracod species.
Fig. 9 - Associazione oligotipica ricca in Cerithiidae.
– Oligotypic association rich in Cerithiidae.
Fig. 10 - Livelli superiori della sezione mostranti sedimenti calcareni- tici leggermente stratificati.
– Uppermost levels of the section showing calcarenitic poorly strati- fied sediments.
Per quanto concerne la datazione (tab. III), la maggior parte delle specie rinvenute nell’intervallo stratigrafico studiato presenta un’ampia distribuzione stratigrafica compresa tra l’Eocene e il Miocene.
Tuttavia, la presenza di Pokornyella calix (Oertli, 1956), limitata all’Oligocene dell’Aquitania e della
Svizzera, permette un’attribuzione all’Oligocene con un buon margine di confidenza. La specie è stata d’altra parte segnalata anche in sedimenti oligocenici presenti nel Pozzo Poggiardo perforato in località Tagliate nella provincia di Lecce (Bossio et al., 1988). Inoltre, la fre- quenza di Aglaiocypris oligocaenica e Miocyprideis rara note unicamente nell’Oligocene Superiore-Aquitaniano
Fig. 11- Ubicazione dei campioni della sezione studiata.
– Location of the samples in studied section.
Fig. 12 - Diagramma schematico mostrante gli ambienti di sedimen- tazione dell’Oligocene superiore nel Salento centro-orientale.
– Schematic diagram showing Upper Oligocene sedimentary envi- ronment in the centre-eastern Salento.
Fig. 13 - Mappa dei principali affioramenti di lignite dell’Oligocene superiore e loro probabile estensione nel sottosuolo (dati da Bossio et al, 1988,1998 e 1999; De Giorgi, 1922; Esu et al., 1994 e 2005; Margiotta, 1999, 2000 e 2004; Margiotta & Ricchetti, 2002).
– Map of the main Upper Oligocene lignite outcrops and their probable extension in subsoil (data from Bossio et al, 1988,1998 e 1999; De Giorgi, 1922; Esu et al., 1994 e 2005; Margiotta, 1999, 2000 e 2004; Margiotta & Ricchetti, 2002).
cytheretta aff. L. gortani (Ruggieri, 1963).
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Una fortunata circostanza, connessa con opere idrau- liche effettuate alla periferia di Gagliano del Capo, ha permesso di colmare un’annosa lacuna esistente nelle conoscenze stratigrafiche del territorio salentino, relati- va alla collocazione cronologica e all’attribuzione for- mazionale dei depositi argillosi lignitiferi individuati nel sottosuolo su estese aree, tramite perforazioni e scavi per ricerche o smaltimento d’acqua (fig. 12).
I risultati degli studi biostratigrafici condotti in questa occasione hanno consentito sia la datazione all’Oligoce- ne superiore dei depositi argillosi lignitiferi emersi nello scavo di Gagliano del Capo, in disaccordo con quanto in precedenza asserito, dai precedenti autori (De Giorgi 1882; Largaiolli et al., 1969; Martinis, 1970) sia di ipo- tizzare su base stratigrafica una molto probabile corre- lazione con la Formazione di Galatone di recente istitu- zione (Bossio et al., 1998).
Gli elementi di comparazione stratigrafica consisto- no:
In sostanza, la sedimentazione dei depositi argillosi lignitiferi salentini sarebbe avvenuta nel medesimo con- testo paleogeografico nel quale si produssero i depositi della Formazione di Galatone, in bacini probabilmente più interni e confinati con episodi sia di tipo continenta- le che marino, in eteropia con la formazione di scogliera marginale del Calcare di Castro (fig. 13).
La successione studiata fornisce nuovi dati per l’inter- pretazione dei sedimenti oligocenici ricchi in lignite, di ambiente di transizione, che sono stati riscontrati in diverse aree del Mediterraneo. In particolare i caratteri sedimentologici e la comune presenza di lignite testimo- niano l’esistenza di similitudini con i coevi sedimenti del Sud -Ovest della Spagna medio - orientale, della Grecia e della Turchia (Cabrera et al.,1987, Querol et al., 1996 and Ramos et al., 2001).
Oltretutto, le analogie con le faune a gasteropodi oli- goceniche del Mediterraneo e dell’Iran (Harzhauser et al., 2002) permettono di far rientrare la successione stu- diata nell’ambito della Provincia Mediterranea - Iraniana (Mediterranea occidentale ed orientale, Cirenaica, Armena, Libica, Siriana, Palestinese e Iraniana centrale).
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