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I DISTURBI DEL LINGUAGGIO

S. Millepiedi, V. Melucci, S. Villani

IRCCS Stella Maris - Università degli Studi di Pisa

Da una relazione al Convegno dei Pinguini 2007

Il linguaggio può essere definito come un sistema di comunicazione composto da un numero finito di suoni arbitrari (fonemi), che vengono combinati tra loro in unità di significato (parole) e in strutture più complesse (frasi) sulla base di regole morfologiche e sintattiche. Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una serie di fasi nelle quali il bambino acquisisce specifiche competenze inerenti alle diverse componenti di questo sistema di comunicazione (fonologia, lessico, semantica, grammatica, pragmatica), sia in produzione che in comprensione. Può però accadere che si verifichi un ritardo nell’acquisizione di queste competenze, ritardo che, a seconda dei casi può avere esiti diversi. In particolare il termine Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL) indica un insieme di quadri sindromici caratterizzati da un deficit in uno o più ambiti dello sviluppo linguistico in assenza di deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi o di importanti carenze socio- ambientali. L’evoluzione di un DSL può assumere caratteristiche differenti: si può assistere ad un recupero intorno ai cinque o sei anni; ci può essere una trasformazione in un disturbo settoriale in cui solitamente rimane compromessa la componente fonologica oppure il disturbo diviene

persistente.Tra i trentasei e i quarantadue mesi è possibile, sulla base di alcuni indici di sviluppo lessicale e grammaticale, distinguere i ritardi di linguaggio transitori da quelli che evolveranno in DSL. Il decorso del disturbo in questione sembra essere influenzato in maniera significativa sia da fattori non linguistici (familiarità per disturbi del linguaggio, assenza di deficit associati del

comportamento e buon funzionamento cognitivo), che da fattori linguistici (livello di sviluppo della comprensione grammaticale, estensione del lessico, età di inizio del trattamento). Per quanto

concerne la presa in carico dei bambini caratterizzati da difficoltà linguistiche, le indicazioni

variano a seconda delle diverse età. Secondo un’ottica di tipo longitudinale: è necessario intervenire su un late talker solo se manifesta un grave disturbo recettivo-espressivo o disprassia verbale

accompagnati dalla presenza di fattori di rischio importanti (come la familiarità per i disturbi del linguaggio o dell’apprendimento); ci sono indicazioni per la presa in carico di un bambino con recupero tardivo nei casi in cui si abbia una compromissione recettivo-espressiva o si manifesti un grave ritardo espressivo accompagnato da un ritmo di sviluppo lento ed, infine, è sempre indicato il trattamento per i bambini con DSL di età superiore ai quattro anni. Se non vengono precocemente diagnosticati e trattati in maniera adeguata i DSL possono avere serie ripercussioni sul

funzionamento individuale e sociale del soggetto. Tra le conseguenze più frequenti vanno segnalate problematiche di tipo emotivo e comportamentale e, con l’ingresso nella scuola, difficoltà di

apprendimento.

 

Stimoli di riflessione:

Quanti disturbi del linguaggio avete fra i vostri pazienti?

A quale età viene posta, nella vostra esperienza, questa

diagnosi?

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