TÀ NEL TERRITORIO DI ROMA CAPITALE A CURA DI NICOLA FERRIGNI Fin dalla sua apparizione sullo scenario globale, la pandemia si è distinta per il suo essere un’emergen-
za sia sanitaria che economico–sociale, e come tale capace di incidere significativamente su quelle po- vertà che nascono e si sviluppano all’interno dei tessuti urbani. Il volume contiene i risultati della ri- cerca, promossa e finanziata dal Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale, sulle “nuove pover- tà” nel territorio capitolino. Attraverso un approccio che coniuga l’analisi sociologica e l’indagine psi- cologica, la ricerca indaga bisogni e aspettative di chi si è trovato in condizione di necessità nonché l’i- dea di povertà nel percepito del cittadino romano, delineando uno scenario di “(r)innovate povertà”.
le nuove povertà nel territorio di roma capitale
rapporto di ricerca
Contributi di Dora BIANCHI, Paola DE ROSA, Dario FANARA, Annunziata FERRANTE, Nicola FERRIGNI, Francesca FILIPPONI, Giacomo FRASSINETI, Anna Maria GIANNINI, Fiorenzo LAGHI, Emanuela MARI, Matteo PIETROPAOLI, Giulio RAUCO, Carlo ROMAGNOLI, Dante SABATINO, Marica SPALLETTA, Samuele TONELLO, Clementina VILLANI.
nicola ferrigni
Professore associato di Sociologia alla Link Campus University, dove dirige Link LAB (Laboratorio di Ricerca Sociale) e l’Osservatorio sui “Suicidi per motivazioni economiche”. Direttore di numerose ricerche, promosse da enti/istituzioni, su- gli effetti sociali delle politiche pubbliche, principalmente in materia di welfare e sicurezza. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche su questi temi, tra cui Redditanza. Il reddito di cittadinanza raccontato dai giornali e percepito dai cittadini (Gangemi, 2017).
LE NUOVE POVERTÀ NEL TERRITORIO
DI ROMA CAPITALE
RAPPORTO DI RICERCA
a cura di
ISBN 979-12-5994-162-6
38,00 euro
virginia raggi
prefazione di
nicola ferrigni
Introduzioni di Veronica MAMMÌ, Giovanni SERRA.
IMA 3
SOCIETÀ, POLITICA E COMUNICAZIONE
Le nuove povertà neL territorio di roma CapitaLe
RappoRto di RiceRca
a cura di
Nicola FeRRigNi
Prefazione di
ViRgiNia Raggi
Introduzioni di
VeRoNica MaMMì, gioVaNNi SeRRa
Contributi di
doRa BiaNchi, paola de RoSa, daRio FaNaRa aNNuNziata FeRRaNte, Nicola FeRRigNi FRaNceSca FilippoNi, giacoMo FRaSSiNeti aNNa MaRia giaNNiNi, FioReNzo laghi, eMaNuela MaRi
Matteo pietRopaoli, giulio Rauco, caRlo RoMagNoli, daNte SaBatiNo MaRica Spalletta, SaMuele toNello, cleMeNtiNa VillaNi
© isbn
979–12–5994–162–6
prima edizione
ro m a 14 giugno 2021
to Politiche Sociali di Roma Capitale e affidata alla Fondazione Unicampus San Pellegrino per il tramite del suo SocioLab.
Direttore della ricerca Nicola Ferrigni
Coordinamento editoriale Marica Spalletta
Comitato scientifico
Nicola Ferrigni (Link Campus University), Anna Maria Giannini (Sapienza Università di Roma), Fiorenzo Laghi (Sapienza Univer- sità di Roma), Marica Spalletta (Link Campus University)
Gruppo di ricerca
Dora Bianchi, Paola De Rosa, Dario Fanara, Annunziata Ferrante, Nicola Ferrigni, Giacomo Frassineti, Anna Maria Giannini, Fioren- zo Laghi, Emanuela Mari, Carlo Romagnoli, Marica Spalletta, Sa- muele Tonello
Gruppo di lavoro del Dipartimento Politiche Sociali
Antonia Caruso, Francesca Filipponi, Marco Di Spalatro, Vito Roc- co Genzano
Referente per Urbistat International Simonetta Privitera
to Politiche Sociali di Roma Capitale e affidata alla Fondazione Unicampus San Pellegrino per il tramite del suo SocioLab.
Direttore della ricerca Nicola Ferrigni
Coordinamento editoriale Marica Spalletta
Comitato scientifico
Nicola Ferrigni (Link Campus University), Anna Maria Giannini (Sapienza Università di Roma), Fiorenzo Laghi (Sapienza Univer- sità di Roma), Marica Spalletta (Link Campus University)
Gruppo di ricerca
Dora Bianchi, Paola De Rosa, Dario Fanara, Annunziata Ferrante, Nicola Ferrigni, Giacomo Frassineti, Anna Maria Giannini, Fioren- zo Laghi, Emanuela Mari, Carlo Romagnoli, Marica Spalletta, Sa- muele Tonello
Gruppo di lavoro del Dipartimento Politiche Sociali
Antonia Caruso, Francesca Filipponi, Marco Di Spalatro, Vito Roc- co Genzano
Referente per Urbistat International Simonetta Privitera
99
13 Prefazione Virginia Raggi
Introduzioni 15 Politiche sociali:
visione politica, obiettivi di programma e il cambiamento Veronica Mammì
19 L’importanza di costruire politiche sociali basate sui dati Giovanni Serra
23 Le “nuove povertà” nel territorio di Roma Capitale Una ricerca multidisciplinare
Nicola Ferrigni
Parte I
Il framework teorico
31 Tra dinamiche economiche e ricadute socio–culturali La povertà come “fatto sociale”
Nicola Ferrigni, Samuele Tonello
73 Povertà assoluta, povertà relativa e povertà di mondo L’individuo nella società neoliberale e le sue mancanze Matteo Pietropaoli
99
13 Prefazione Virginia Raggi
Introduzioni 15 Politiche sociali:
visione politica, obiettivi di programma e il cambiamento Veronica Mammì
19 L’importanza di costruire politiche sociali basate sui dati Giovanni Serra
23 Le “nuove povertà” nel territorio di Roma Capitale Una ricerca multidisciplinare
Nicola Ferrigni
Parte I
Il framework teorico
31 Tra dinamiche economiche e ricadute socio–culturali La povertà come “fatto sociale”
Nicola Ferrigni, Samuele Tonello
73 Povertà assoluta, povertà relativa e povertà di mondo L’individuo nella società neoliberale e le sue mancanze Matteo Pietropaoli
Parte II
Lo scenario socio–economico 85 Il rischio di povertà a Roma Capitale
Analisi degli indicatori
Clementina Villani, Giulio Rauco 105 Tra vecchie e nuove povertà a Roma
I soggetti a rischio e i fattori di vulnerabiliutà Dante Sabatino
Parte III
La ricerca: l’analisi statistico–demografica 131 Roma Capitale e le sue “nuove povertà”
L’analisi statistico–demografica dei dati del Dipartimento Politiche Sociali Carlo Romagnoli
Parte IV
La ricerca: l’indagine sociologica 171 La povertà a Roma: una bussola per orientarsi
Le interviste agli osservatori privilegiati
Marica Spalletta, Paola De Rosa, Dario Fanara 253 I servizi socio–assistenziali di Roma Capitale e l’opinione dei beneficiari
I risultati dell’indagine campionaria Cati
Nicola Ferrigni, Paola De Rosa, Samuele Tonello 301 La percezione della povertà nell’immaginario
del cittadino romano
I risultati dell’indagine campionaria Cawi
Marica Spalletta, Nicola Ferrigni, Giacomo Frassineti
Parte V
La ricerca: l’indagine psicologica 367 Il benessere psicologico durante la pandemia
Fattori di protezione in condizioni di povertà Dora Bianchi, Emanuela Mari,
Anna Maria Giannini, Fiorenzo Laghi
395 Nuove condizioni di povertà: il Covid–19 e l’impatto psicologico La ricerca psicologica attraverso strumenti di analisi qualitativa Emanuela Mari, Dora Bianchi,
Fiorenzo Laghi, Anna Maria Giannini
Parte VI Conclusioni
413 Dalle “nuove povertà” alle “(r)innovate povertà”
Ricadute sociali, risposte istituzionali e percorsi della fiducia Nicola Ferrigni
421 Protezione sociale e inclusione ai tempi del Covid–19 Francesca Filipponi
Appendice
Le interviste in profondità 433 Nota di edizione
Dario Fanara, Annunziata Ferrante, Giacomo Frassineti 437 Interviste
727 Bibliografia 745 Gli Autori
Parte II
Lo scenario socio–economico 85 Il rischio di povertà a Roma Capitale
Analisi degli indicatori
Clementina Villani, Giulio Rauco 105 Tra vecchie e nuove povertà a Roma
I soggetti a rischio e i fattori di vulnerabiliutà Dante Sabatino
Parte III
La ricerca: l’analisi statistico–demografica 131 Roma Capitale e le sue “nuove povertà”
L’analisi statistico–demografica dei dati del Dipartimento Politiche Sociali Carlo Romagnoli
Parte IV
La ricerca: l’indagine sociologica 171 La povertà a Roma: una bussola per orientarsi
Le interviste agli osservatori privilegiati
Marica Spalletta, Paola De Rosa, Dario Fanara 253 I servizi socio–assistenziali di Roma Capitale e l’opinione dei beneficiari
I risultati dell’indagine campionaria Cati
Nicola Ferrigni, Paola De Rosa, Samuele Tonello 301 La percezione della povertà nell’immaginario
del cittadino romano
I risultati dell’indagine campionaria Cawi
Marica Spalletta, Nicola Ferrigni, Giacomo Frassineti
Parte V
La ricerca: l’indagine psicologica 367 Il benessere psicologico durante la pandemia
Fattori di protezione in condizioni di povertà Dora Bianchi, Emanuela Mari,
Anna Maria Giannini, Fiorenzo Laghi
395 Nuove condizioni di povertà: il Covid–19 e l’impatto psicologico La ricerca psicologica attraverso strumenti di analisi qualitativa Emanuela Mari, Dora Bianchi,
Fiorenzo Laghi, Anna Maria Giannini
Parte VI Conclusioni
413 Dalle “nuove povertà” alle “(r)innovate povertà”
Ricadute sociali, risposte istituzionali e percorsi della fiducia Nicola Ferrigni
421 Protezione sociale e inclusione ai tempi del Covid–19 Francesca Filipponi
Appendice
Le interviste in profondità 433 Nota di edizione
Dario Fanara, Annunziata Ferrante, Giacomo Frassineti 437 Interviste
727 Bibliografia 745 Gli Autori
13
di Virginia raggi
Più di un anno fa, quando la pandemia è esplosa con tutta la propria inaudita e imprevedibile violenza, tutte noi Istituzioni – nazionali e in- ternazionali, centrali e locali – abbiamo subito compreso la complessità del banco di prova con cui, di lì a breve, avremmo dovuto misurarci.
Un momento complesso anche per la molteplicità di ambiti che l’e- mergenza andava a contagiare: da quello, per molti versi scontato, di natura strettamente sanitaria, a quelli per così dire “derivati”, capaci di investire, a vario titolo e con diversa forza d’urto, settori quali la scuola, il sociale, l’economia e il turismo.
Dinanzi a questa emergenza a 360 gradi, il nostro primissimo im- pegno è stato dunque quello di far sì che il cittadino, disorientato dal venir meno delle proprie routine quotidiane, delle proprie abitudini, di quelle certezze, più o meno grandi, su cui si fondava fino a quel mo- mento la propria esistenza, potesse sentire la vicinanza delle Istituzio- ni, a cominciare da quelle Amministrazioni “locali” – ammesso e non concesso che si possa utilizzare questo termine per definire una realtà poliedrica e sfaccettata come quella di Roma Capitale – per le quali go- vernare la pandemia ha significato dover fare i conti con le necessità vecchie e nuove (o meglio, rinnovate per richiamare un aggettivo che più volte ricorre nel corso di questo volume), di un territorio quanto mai articolato e complesso.
Dinanzi alla potenza di questa sfida, che andava a intaccare le cer- tezze del nostro vivere quotidiano, come Amministrazione abbiamo subito colto da una parte l’importanza di dare delle risposte immediate alle esigenze dei cittadini, dall’altra di dotarci di quella indispensabile conoscenza dell’impatto che il Covid stava avendo sul tessuto socio-e- conomico del territorio capitolino, convinti come eravamo (e come tutt’ora siamo) che la tempestività e l’efficacia delle risposte che, come Amministrazione, abbiamo il dovere di fornire ai cittadini, non possano
1 Sindaca di Roma Capitale.
13
di Virginia raggi
Più di un anno fa, quando la pandemia è esplosa con tutta la propria inaudita e imprevedibile violenza, tutte noi Istituzioni – nazionali e in- ternazionali, centrali e locali – abbiamo subito compreso la complessità del banco di prova con cui, di lì a breve, avremmo dovuto misurarci.
Un momento complesso anche per la molteplicità di ambiti che l’e- mergenza andava a contagiare: da quello, per molti versi scontato, di natura strettamente sanitaria, a quelli per così dire “derivati”, capaci di investire, a vario titolo e con diversa forza d’urto, settori quali la scuola, il sociale, l’economia e il turismo.
Dinanzi a questa emergenza a 360 gradi, il nostro primissimo im- pegno è stato dunque quello di far sì che il cittadino, disorientato dal venir meno delle proprie routine quotidiane, delle proprie abitudini, di quelle certezze, più o meno grandi, su cui si fondava fino a quel mo- mento la propria esistenza, potesse sentire la vicinanza delle Istituzio- ni, a cominciare da quelle Amministrazioni “locali” – ammesso e non concesso che si possa utilizzare questo termine per definire una realtà poliedrica e sfaccettata come quella di Roma Capitale – per le quali go- vernare la pandemia ha significato dover fare i conti con le necessità vecchie e nuove (o meglio, rinnovate per richiamare un aggettivo che più volte ricorre nel corso di questo volume), di un territorio quanto mai articolato e complesso.
Dinanzi alla potenza di questa sfida, che andava a intaccare le cer- tezze del nostro vivere quotidiano, come Amministrazione abbiamo subito colto da una parte l’importanza di dare delle risposte immediate alle esigenze dei cittadini, dall’altra di dotarci di quella indispensabile conoscenza dell’impatto che il Covid stava avendo sul tessuto socio-e- conomico del territorio capitolino, convinti come eravamo (e come tutt’ora siamo) che la tempestività e l’efficacia delle risposte che, come Amministrazione, abbiamo il dovere di fornire ai cittadini, non possano
1 Sindaca di Roma Capitale.
prescindere da quei criteri di equità, inclusione sociale, trasparenza che costituiscono la cifra distintiva di questa Amministrazione.
Di qui dunque la scelta di attivare molteplici e diverse forme di col- laborazione con tutti i possibili stakeholder a vario titolo impegnati sul territorio, dal Terzo Settore alle associazioni dei cittadini, senza dimen- ticare parrocchie, enti laici e religiosi, volontariato, in un costante pro- cesso di ascolto delle necessità del territorio funzionale a che, nell’ora dell’emergenza, le risorse e gli interventi potessero essere realmente mirati a venire incontro alla platea sempre più variegata di “poveri”.
Delle diverse sinergie attivate, e che nel corso di questi mesi di pan- demia si sono quotidianamente rinnovate, sintomo di un dialogo co- stante e continuo tra Amministrazione e cittadini, quella con il mondo accademico, di cui questo volume dà conto, costituisce una sfida nella sfida, che come Amministrazione siamo orgogliosi di aver voluto af- frontare. La ricerca sulle “nuove povertà” nel territorio di Roma Capita- le, i cui risultati sono contenuti in questo volume, costituisce infatti uno spazio di dialogo e di confronto aperto, franco seppur sempre proattivo, che ha consentito di meglio mettere a fuoco le esigenze del territorio, da quelle attuali ed esplicite a quelle ancora potenziali e non espresse, e di conseguenza di tarare le nostre misure di intervento secondo una logica in cui la cura va di pari passo con la prevenzione.
Un esercizio di autovalutazione, che ciascuna Amministrazione pub- blica dovrebbe sentirsi in obbligo di compiere – nella straordinarietà di un’emergenza come quella che stiamo vivendo così come nell’ordina- rietà di quella quotidianità che la pandemia sembrerebbe aver dissol- to, ma cui tutti noi ci auguriamo di poter presto tornare – poiché essa racchiude l’essenza del rispondere di qualcosa a qualcuno che, come ben si dice nelle conclusioni a questo volume, costituisce il fondamento della nostra publicness.
15
Politiche sociali: visione politica, obiettivi di programma e il cambiamento di Veronica MaMMì1
L’emergenza sociale ed economica innescata dall’epidemia da Covid–19 che l’11 marzo 2020, a seguito della valutazione dei livelli di gravità e di diffusione globale, è stata considerata dall’Oms una vera e propria pandemia, ha richiesto all’Amministrazione capitolina di analizzare in modo sistematico il fenomeno e le sue ricadute in ambito sociale, per poter programmare al meglio le azioni immediate nonché, in una pro- spettiva di medio e lungo termine, per garantire il mantenimento dei servizi erogati e predisporre tutte le azioni necessarie a fornire supporto ai cittadini che si sono trovati in condizioni di fragilità socio–economica.
La sfida di questo periodo, cui tutto il Dipartimento Politiche Sociali ha contribuito con impegno e motivazione, è stata “tenere barra dritta”:
andavano rimodulate, potenziate, informatizzate e progettate le attività che permettessero, ove possibile, di continuare a offrire continuità assi- stenziale alle persone già seguite. Era necessario fare fronte alla ricaduta economica e alle naturali conseguenze determinate dalle misure di isola- mento sociale — che hanno fatto insorgere, o acuito, situazioni di vulne- rabilità in alcune fasce di popolazione — e, al tempo stesso, lavorare per il raggiungimento degli obiettivi di programma che rappresentano i pila- stri su cui poggia la riforma delle politiche sociali, in particolare mi rife- risco all’integrazione socio–sanitaria, alle riforme della residenzialità, al regolamento dei Servizi sociali, al regolamento sull’affido e tanto altro.
Nel riprogettare e riorganizzare i servizi in funzione della nuova si- tuazione sanitaria, delle regole sul distanziamento interpersonale e dei divieti di spostamento, si è valorizzato e favorito l’utilizzo delle nuove tecnologie, rivedendo le modalità di accesso ai servizi e alle prestazioni sociali.
1 Assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale, Roma Capitale.
Introduzione
prescindere da quei criteri di equità, inclusione sociale, trasparenza che costituiscono la cifra distintiva di questa Amministrazione.
Di qui dunque la scelta di attivare molteplici e diverse forme di col- laborazione con tutti i possibili stakeholder a vario titolo impegnati sul territorio, dal Terzo Settore alle associazioni dei cittadini, senza dimen- ticare parrocchie, enti laici e religiosi, volontariato, in un costante pro- cesso di ascolto delle necessità del territorio funzionale a che, nell’ora dell’emergenza, le risorse e gli interventi potessero essere realmente mirati a venire incontro alla platea sempre più variegata di “poveri”.
Delle diverse sinergie attivate, e che nel corso di questi mesi di pan- demia si sono quotidianamente rinnovate, sintomo di un dialogo co- stante e continuo tra Amministrazione e cittadini, quella con il mondo accademico, di cui questo volume dà conto, costituisce una sfida nella sfida, che come Amministrazione siamo orgogliosi di aver voluto af- frontare. La ricerca sulle “nuove povertà” nel territorio di Roma Capita- le, i cui risultati sono contenuti in questo volume, costituisce infatti uno spazio di dialogo e di confronto aperto, franco seppur sempre proattivo, che ha consentito di meglio mettere a fuoco le esigenze del territorio, da quelle attuali ed esplicite a quelle ancora potenziali e non espresse, e di conseguenza di tarare le nostre misure di intervento secondo una logica in cui la cura va di pari passo con la prevenzione.
Un esercizio di autovalutazione, che ciascuna Amministrazione pub- blica dovrebbe sentirsi in obbligo di compiere – nella straordinarietà di un’emergenza come quella che stiamo vivendo così come nell’ordina- rietà di quella quotidianità che la pandemia sembrerebbe aver dissol- to, ma cui tutti noi ci auguriamo di poter presto tornare – poiché essa racchiude l’essenza del rispondere di qualcosa a qualcuno che, come ben si dice nelle conclusioni a questo volume, costituisce il fondamento della nostra publicness.
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Politiche sociali:
visione politica, obiettivi di programma e il cambiamento di Veronica MaMMì1
L’emergenza sociale ed economica innescata dall’epidemia da Covid–19 che l’11 marzo 2020, a seguito della valutazione dei livelli di gravità e di diffusione globale, è stata considerata dall’Oms una vera e propria pandemia, ha richiesto all’Amministrazione capitolina di analizzare in modo sistematico il fenomeno e le sue ricadute in ambito sociale, per poter programmare al meglio le azioni immediate nonché, in una pro- spettiva di medio e lungo termine, per garantire il mantenimento dei servizi erogati e predisporre tutte le azioni necessarie a fornire supporto ai cittadini che si sono trovati in condizioni di fragilità socio–economica.
La sfida di questo periodo, cui tutto il Dipartimento Politiche Sociali ha contribuito con impegno e motivazione, è stata “tenere barra dritta”:
andavano rimodulate, potenziate, informatizzate e progettate le attività che permettessero, ove possibile, di continuare a offrire continuità assi- stenziale alle persone già seguite. Era necessario fare fronte alla ricaduta economica e alle naturali conseguenze determinate dalle misure di isola- mento sociale — che hanno fatto insorgere, o acuito, situazioni di vulne- rabilità in alcune fasce di popolazione — e, al tempo stesso, lavorare per il raggiungimento degli obiettivi di programma che rappresentano i pila- stri su cui poggia la riforma delle politiche sociali, in particolare mi rife- risco all’integrazione socio–sanitaria, alle riforme della residenzialità, al regolamento dei Servizi sociali, al regolamento sull’affido e tanto altro.
Nel riprogettare e riorganizzare i servizi in funzione della nuova si- tuazione sanitaria, delle regole sul distanziamento interpersonale e dei divieti di spostamento, si è valorizzato e favorito l’utilizzo delle nuove tecnologie, rivedendo le modalità di accesso ai servizi e alle prestazioni sociali.
1 Assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale, Roma Capitale.
Introduzione
In questo modo i Servizi sociali hanno potuto intercettare una nuo- va platea di soggetti fragili e bisognosi di protezione, sperimentando strumenti e modalità di lavoro “a distanza” che potranno divenire un modello fruibile anche in futuro.
Grande impegno è stato rivolto alla costruzione e consolidamento dei legami con le reti territoriali, con l’intento di valorizzare le relazioni informali, i rapporti con il Terzo Settore, le associazioni dei volontari, laici e religiosi, mettendo a sistema le risorse dell’intera comunità in un’ottica di welfare community nell’offerta dei servizi sociali, che cerca di coniugare l’efficienza, in termini di risparmio e ottimizzazione delle risorse economiche, ed efficacia come indicatore della capacità di pro- grammare azioni che rispondano ai reali bisogni delle persone.
Il cambio di passo nella programmazione politica poggia sulla deci- sione di mettere al centro di ogni attività decisoria la persona e il suo benessere, come si evince dal Piano Sociale Cittadino declinato com- pletamente nel garantire sicurezza sociale, uniformità di azione, parità di accesso e pari opportunità.
Ci sono voluti quasi vent’anni per dare a Roma un nuovo orizzonte, ma il percorso ora è scritto. Le azioni e lo sguardo dell’Amministra- zione sono infatti orientate a garantire per la prima volta, dalla Legge quadro 328/00, quei livelli essenziali che per oltre vent’anni sono stati un ambizioso ma sfuggente obiettivo.
Considerare la sicurezza sociale un accessorio degli altri sistemi di welfare, ben più forti economicamente e consolidati, è stato per lungo tempo un grave errore di valutazione, come la pandemia ha ampiamen- te messo in evidenza.
Garantire a tutti protezione sociale, inclusione e pari opportunità di accesso ai servizi e risorse rende il Piano Sociale Cittadino attuale ieri come oggi: i suoi principi e azioni non sono stati smentiti o supera- ti dagli effetti della pandemia, bensì resi più tangibili e impellenti gli obiettivi e le azioni descritti. Proprio la pandemia, infatti, nata come emergenza sanitaria, ha dimostrato quanto siano intrinsecamente colle- gati tutti i sistemi di welfare e l’importanza che essi siano orientati tutti al medesimo scopo, ossia garantire il benessere della persona nella sua concezione più ampia e olistica.
Per questo le politiche sociali non devono essere scollegate dagli al- tri sistemi di welfare (previdenziale, sanitario, abitativo, occupaziona- le) e tanto meno possono essere trattate come “figlie di un Dio minore”;
dal grado di interconnessione e parità rispetto agli altri livelli dipende
infatti la capacità di uno Stato di garantire sicurezza, protezione, pro- mozione e partecipazione.
La decisione politica di utilizzare un modus operandi non più cen- trato sul servizio erogato bensì sulla persona che lo riceve ha richiesto di effettuare un insieme di scelte e di azioni che portassero l’Ammini- strazione fuori da una ottica autoreferenziale, per aprirsi invece a un dialogo costruttivo intra e inter–istituzionale.
Accomunati dal mandato di rendere concrete e operative le disposi- zioni normative nazionali e regionali — e soprattutto dall’essere gli enti diretti di erogazione dei servizi alle persone — nel 2018 l’Amministra- zione ha intrapreso con le Aziende Sanitarie Locali un percorso volto a identificare aree e obiettivi comuni di lavoro, ricercando nei rispettivi documenti di pianificazione e programmazione delle azioni gli ambiti prioritari e condivisi d’intervento.
Il coordinamento di questo percorso è stato affidato a una Cabina di Regia permanente di lavoro e confronto, mentre la declinazione opera- tiva degli specifici servizi a gestione ed erogazione integrata è affidata ai Tavoli Tecnici.
Dalla volontà di entrambe le Istituzioni di un coordinamento tra ser- vizi sociali e i servizi sanitari nell’attivazione di interventi e prestazioni socio–sanitari a favore dei cittadini è disceso l’Accordo di Program- ma che, attraverso singoli Protocolli d’Intesa con ciascun ambito Asl, definiranno i livelli di governance di questo “nuovo” modello di inte- grazione socio–sanitaria, il Fondo Unico per la gestione ed erogazione congiunta dei servizi e l’ufficio deputato ad amministrarlo, monitoran- do e valutando l’efficacia dei servizi e degli interventi da realizzare sinergicamente.
Il livello operativo, con la sottoscrizione di protocolli su specifici servizi, andrà a delineare le nuove e uniformi modalità congiunte di la- voro, in particolare volte ad affrontare insieme le situazioni di maggiore complessità. Parliamo di nuove e uniformi modalità integrate di lavoro, che vanno dall’accesso alla presa in carico, alla valutazione multidi- mensionale e multidisciplinare sino al progetto personalizzato di inter- vento con le azioni da perseguire coralmente — insieme all’interessa- to/a e al nucleo familiare — che si tratti di supporto alla domiciliarità o di supporto extra domiciliare, di attività diurne/semiresidenziali, di so- stegno alle relazioni familiari, di azioni volte a contrastare la grave mar- ginalità, l’isolamento o la violenza in tutte le sue forme, di interventi e modalità operative di promozione dell’inclusione sociale e della salute.
In questo modo i Servizi sociali hanno potuto intercettare una nuo- va platea di soggetti fragili e bisognosi di protezione, sperimentando strumenti e modalità di lavoro “a distanza” che potranno divenire un modello fruibile anche in futuro.
Grande impegno è stato rivolto alla costruzione e consolidamento dei legami con le reti territoriali, con l’intento di valorizzare le relazioni informali, i rapporti con il Terzo Settore, le associazioni dei volontari, laici e religiosi, mettendo a sistema le risorse dell’intera comunità in un’ottica di welfare community nell’offerta dei servizi sociali, che cerca di coniugare l’efficienza, in termini di risparmio e ottimizzazione delle risorse economiche, ed efficacia come indicatore della capacità di pro- grammare azioni che rispondano ai reali bisogni delle persone.
Il cambio di passo nella programmazione politica poggia sulla deci- sione di mettere al centro di ogni attività decisoria la persona e il suo benessere, come si evince dal Piano Sociale Cittadino declinato com- pletamente nel garantire sicurezza sociale, uniformità di azione, parità di accesso e pari opportunità.
Ci sono voluti quasi vent’anni per dare a Roma un nuovo orizzonte, ma il percorso ora è scritto. Le azioni e lo sguardo dell’Amministra- zione sono infatti orientate a garantire per la prima volta, dalla Legge quadro 328/00, quei livelli essenziali che per oltre vent’anni sono stati un ambizioso ma sfuggente obiettivo.
Considerare la sicurezza sociale un accessorio degli altri sistemi di welfare, ben più forti economicamente e consolidati, è stato per lungo tempo un grave errore di valutazione, come la pandemia ha ampiamen- te messo in evidenza.
Garantire a tutti protezione sociale, inclusione e pari opportunità di accesso ai servizi e risorse rende il Piano Sociale Cittadino attuale ieri come oggi: i suoi principi e azioni non sono stati smentiti o supera- ti dagli effetti della pandemia, bensì resi più tangibili e impellenti gli obiettivi e le azioni descritti. Proprio la pandemia, infatti, nata come emergenza sanitaria, ha dimostrato quanto siano intrinsecamente colle- gati tutti i sistemi di welfare e l’importanza che essi siano orientati tutti al medesimo scopo, ossia garantire il benessere della persona nella sua concezione più ampia e olistica.
Per questo le politiche sociali non devono essere scollegate dagli al- tri sistemi di welfare (previdenziale, sanitario, abitativo, occupaziona- le) e tanto meno possono essere trattate come “figlie di un Dio minore”;
dal grado di interconnessione e parità rispetto agli altri livelli dipende
infatti la capacità di uno Stato di garantire sicurezza, protezione, pro- mozione e partecipazione.
La decisione politica di utilizzare un modus operandi non più cen- trato sul servizio erogato bensì sulla persona che lo riceve ha richiesto di effettuare un insieme di scelte e di azioni che portassero l’Ammini- strazione fuori da una ottica autoreferenziale, per aprirsi invece a un dialogo costruttivo intra e inter–istituzionale.
Accomunati dal mandato di rendere concrete e operative le disposi- zioni normative nazionali e regionali — e soprattutto dall’essere gli enti diretti di erogazione dei servizi alle persone — nel 2018 l’Amministra- zione ha intrapreso con le Aziende Sanitarie Locali un percorso volto a identificare aree e obiettivi comuni di lavoro, ricercando nei rispettivi documenti di pianificazione e programmazione delle azioni gli ambiti prioritari e condivisi d’intervento.
Il coordinamento di questo percorso è stato affidato a una Cabina di Regia permanente di lavoro e confronto, mentre la declinazione opera- tiva degli specifici servizi a gestione ed erogazione integrata è affidata ai Tavoli Tecnici.
Dalla volontà di entrambe le Istituzioni di un coordinamento tra ser- vizi sociali e i servizi sanitari nell’attivazione di interventi e prestazioni socio–sanitari a favore dei cittadini è disceso l’Accordo di Program- ma che, attraverso singoli Protocolli d’Intesa con ciascun ambito Asl, definiranno i livelli di governance di questo “nuovo” modello di inte- grazione socio–sanitaria, il Fondo Unico per la gestione ed erogazione congiunta dei servizi e l’ufficio deputato ad amministrarlo, monitoran- do e valutando l’efficacia dei servizi e degli interventi da realizzare sinergicamente.
Il livello operativo, con la sottoscrizione di protocolli su specifici servizi, andrà a delineare le nuove e uniformi modalità congiunte di la- voro, in particolare volte ad affrontare insieme le situazioni di maggiore complessità. Parliamo di nuove e uniformi modalità integrate di lavoro, che vanno dall’accesso alla presa in carico, alla valutazione multidi- mensionale e multidisciplinare sino al progetto personalizzato di inter- vento con le azioni da perseguire coralmente — insieme all’interessa- to/a e al nucleo familiare — che si tratti di supporto alla domiciliarità o di supporto extra domiciliare, di attività diurne/semiresidenziali, di so- stegno alle relazioni familiari, di azioni volte a contrastare la grave mar- ginalità, l’isolamento o la violenza in tutte le sue forme, di interventi e modalità operative di promozione dell’inclusione sociale e della salute.
Il cammino intrapreso e perseguito sta mostrando che quando le po- litiche sanitarie si integrano e completano con quelle sociali e vicever- sa, si realizza concretamente attorno alla persona una rete di sostegno e protezione, che non solo rende sicuro l’individuo, ma efficienta e ot- timizza le risorse di ciascuno, rendendo efficace l’intervento globale.
Un’Amministrazione deve avere il coraggio di accettare delle sfide e deve essere in grado di mettersi in gioco; le motivazioni che spingono al cambiamento possono essere intrinseche, ossia interne all’Istituzione, oppure estrinseche, ossia legate ad accadimenti esterni.
La volontà di dare risposte nuove ai cittadini, di adottare modelli operativi innovativi, di ridefinire i bisogni in coerenza con i mutamenti storico–sociali, insieme all’emergenza sanitaria, hanno posto l’Ammi- nistrazione davanti a una serie di sfide, che sono state accettate e hanno richiesto un grande lavoro da parte del Dipartimento Politiche Sociali.
Ogni attività amministrativa prodotta e ogni azione intrapresa hanno generato dei risultati, e alcune volte evidenziato criticità e richiesto ri- flessioni e momenti di confronto.
Questa ricerca rappresenta la ferma intenzione dell’Amministrazio- ne di avvalersi di quegli strumenti di valutazione e analisi di impatto sociale necessari per comprendere gli effetti della pandemia sul terri- torio, consapevoli che le ricadute sociali attuali o del prossimo futuro rappresenteranno una nuova sfida da affrontare e vincere.
19
L’importanza di costruire politiche sociali basate sui dati di gioVanni Serra1
La pandemia da Covid–19 e la crisi socio–economica che ne è scaturita hanno reso necessaria una riflessione sull’attuale modello organizzativo del welfare cittadino, sui servizi che è stato ed è in grado di offrire per garantire sicurezza e protezione sociale e, in special modo, sulla neces- sità di una sua riorganizzazione più flessibile e funzionale, in grado di intercettare “vecchi” e “nuovi” bisogni che si stanno consolidando con il perdurare dell’emergenza e garantire azioni tempestive ed efficaci al verificarsi di possibili emergenze, crisi o calamità locali o nazionali.
Oggi più che mai è fondamentale che le Istituzioni valutino con oggettività, rinunciando alla roccaforte dell’autoreferenzialità, il pro- prio operare.
La pandemia ha visto il Dipartimento Politiche Sociali in prima linea per tutte le ricadute sociali legate all’emergenza sanitaria. Nei primi mesi del 2020 la priorità era dare risposte ai cittadini su bisogni primari in tempi strettissimi. A guidare le attività amministrative sono state la normativa e l’attuazione di procedure solide e trasparenti.
L’urgenza, però, non deve far dimenticare alle Istituzioni il proprio compito e il relativo dovere di gestire le emergenze e ove possibile pro- grammare le proprie azioni, ma questo processo è possibile solamente at- traverso una “fotografia” delle caratteristiche territoriali e dei mutamenti dei bisogni, che tenga altresì conto dei cambiamenti storici e sociali.
Il forte ruolo svolto dal Dipartimento da me diretto nella gestione dei fondi pubblici erogati per dare supporto alle persone e famiglie in condizione di difficoltà legata all’emergenza sanitaria, nonché tutte le attività di rimodulazione dei servizi erogati, a livello centrale e munici- pale, hanno reso evidente la necessaria valutazione dell’impatto sociale che le attività poste in atto hanno prodotto.
1 Direttore Dipartimento Politiche Sociali, Roma Capitale.
Introduzione
Il cammino intrapreso e perseguito sta mostrando che quando le po- litiche sanitarie si integrano e completano con quelle sociali e vicever- sa, si realizza concretamente attorno alla persona una rete di sostegno e protezione, che non solo rende sicuro l’individuo, ma efficienta e ot- timizza le risorse di ciascuno, rendendo efficace l’intervento globale.
Un’Amministrazione deve avere il coraggio di accettare delle sfide e deve essere in grado di mettersi in gioco; le motivazioni che spingono al cambiamento possono essere intrinseche, ossia interne all’Istituzione, oppure estrinseche, ossia legate ad accadimenti esterni.
La volontà di dare risposte nuove ai cittadini, di adottare modelli operativi innovativi, di ridefinire i bisogni in coerenza con i mutamenti storico–sociali, insieme all’emergenza sanitaria, hanno posto l’Ammi- nistrazione davanti a una serie di sfide, che sono state accettate e hanno richiesto un grande lavoro da parte del Dipartimento Politiche Sociali.
Ogni attività amministrativa prodotta e ogni azione intrapresa hanno generato dei risultati, e alcune volte evidenziato criticità e richiesto ri- flessioni e momenti di confronto.
Questa ricerca rappresenta la ferma intenzione dell’Amministrazio- ne di avvalersi di quegli strumenti di valutazione e analisi di impatto sociale necessari per comprendere gli effetti della pandemia sul terri- torio, consapevoli che le ricadute sociali attuali o del prossimo futuro rappresenteranno una nuova sfida da affrontare e vincere.
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L’importanza di costruire politiche sociali basate sui dati di gioVanni Serra1
La pandemia da Covid–19 e la crisi socio–economica che ne è scaturita hanno reso necessaria una riflessione sull’attuale modello organizzativo del welfare cittadino, sui servizi che è stato ed è in grado di offrire per garantire sicurezza e protezione sociale e, in special modo, sulla neces- sità di una sua riorganizzazione più flessibile e funzionale, in grado di intercettare “vecchi” e “nuovi” bisogni che si stanno consolidando con il perdurare dell’emergenza e garantire azioni tempestive ed efficaci al verificarsi di possibili emergenze, crisi o calamità locali o nazionali.
Oggi più che mai è fondamentale che le Istituzioni valutino con oggettività, rinunciando alla roccaforte dell’autoreferenzialità, il pro- prio operare.
La pandemia ha visto il Dipartimento Politiche Sociali in prima linea per tutte le ricadute sociali legate all’emergenza sanitaria. Nei primi mesi del 2020 la priorità era dare risposte ai cittadini su bisogni primari in tempi strettissimi. A guidare le attività amministrative sono state la normativa e l’attuazione di procedure solide e trasparenti.
L’urgenza, però, non deve far dimenticare alle Istituzioni il proprio compito e il relativo dovere di gestire le emergenze e ove possibile pro- grammare le proprie azioni, ma questo processo è possibile solamente at- traverso una “fotografia” delle caratteristiche territoriali e dei mutamenti dei bisogni, che tenga altresì conto dei cambiamenti storici e sociali.
Il forte ruolo svolto dal Dipartimento da me diretto nella gestione dei fondi pubblici erogati per dare supporto alle persone e famiglie in condizione di difficoltà legata all’emergenza sanitaria, nonché tutte le attività di rimodulazione dei servizi erogati, a livello centrale e munici- pale, hanno reso evidente la necessaria valutazione dell’impatto sociale che le attività poste in atto hanno prodotto.
1 Direttore Dipartimento Politiche Sociali, Roma Capitale.
Introduzione
Per non incorrere nel rischio, summenzionato, dell’autoreferenzia- lità, l’Amministrazione ha ritenuto importante sottoscrivere un Accor- do di collaborazione tra il Dipartimento Politiche Sociali, il Consiglio Nazionale delle Ricerche–Irpps Cnr di Roma, Sapienza Università di Roma — Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializ- zazione e Dipartimento di Psicologia — e l’Università degli Studi Link Campus University di Roma.
Roma, con i suoi 15 Municipi, ha una estensione territoriale e una densità abitativa che la caratterizzano come un insieme di “città nella città”, ognuna con caratteristiche peculiari che a volte si diversificano anche all’interno dello stesso Municipio.
La distribuzione a “macchia di leopardo” delle fragilità sul territorio evidenziata dalla ricerca trova conferma in quanto contenuto nel Piano Sociale Cittadino e richiede una riorganizzazione degli interventi so- cio–assistenziali e socio–sanitari.
Altrettanto significativa è stata la mappatura di una fascia di popo- lazione che, pur vivendo in uno stato di precarietà economica, non ha mai avuto accesso alle misure di sostegno statali e locali per mancan- za dei requisiti previsti dalla normativa, per la contrazione delle risor- se destinate al welfare locale e per una diffidenza nei confronti delle strutture pubbliche. Si tratta di cittadini e persone comunitarie ed ex- tracomunitarie che, pur vivendo una situazione di precarietà abitativa, provvedevano comunque al loro sostentamento con lavori in nero o precari e che sono precipitate improvvisamente in una situazione di povertà assoluta.
La ricerca ha offerto spunti di riflessione e suggerimenti che hanno consentito di colmare lacune e superare criticità che consentiranno ai servizi sociali di fronteggiare, attraverso una metodologia collaudata, eventuali nuove criticità analoghe a quelle emerse durante la pandemia.
Il settore dei servizi alla persona sta subendo una trasformazione profonda: deve affrontare un’importante transizione legata ai mutamen- ti indotti dalla digitalizzazione, dal cambiamento demografico, dall’au- mento delle forme di povertà e, infine, dagli effetti sulle relazioni socia- li e personali determinati nelle persone più fragili.
Il rapporto con i beneficiari dei servizi sociali si sta modificando e il modello organizzativo deve essere in grado di soddisfare e suppor- tare questo cambiamento fornendo risposte sempre più personalizzate e socialmente adeguate per favorire una ripresa post–Covid equa e inclusiva.
Anche il Piano Sociale Cittadino di Roma Capitale, predisposto pri- ma della pandemia, è stato oggetto di aggiornamento, con l’individua- zione di azioni concrete necessarie a tradurre operativamente le nuove modalità di risposta ai bisogni delle persone ed orientare, in tal senso, la complessiva attività amministrativa di Roma Capitale.
Mai come in questo momento il coinvolgimento dei cittadini, della società civile, delle imprese e dei corpi intermedi è imprescindibile per attuare la programmazione dei diritti sociali, mediante azioni in rete tra tutti i soggetti che, nella nostra città, operano nel campo dei servizi alla persona e dell’innovazione sociale, anche valorizzando, per migliorar- ne la “sostenibilità sociale”, la co–programmazione e co–progettazione dei servizi stessi.
Durante l’emergenza sanitaria si è prestato particolare attenzione al contesto cittadino e alla collaborazione con i soggetti privati e con le reti di prossimità (imprese, parrocchie, associazioni di volontariato e altri enti del Terzo Settore impegnati nelle attività di solidarietà socia- le). L’attenzione si è concretizzata nella sottoscrizione di convenzioni e protocolli operativi per realizzare interventi sociali emergenziali: con- segna pacchi alimentari, buoni spesa, farmaci e card ricaricabili per ac- quisto di beni di prima necessità, materiale scolastico, articoli d’igiene personale, supporto psicologico, accoglienza in sicurezza delle persone senza dimora, ecc.
La pandemia ha confermato che l’organizzazione dei servizi alla persona non può fare a meno dell’“ecosistema sociale” che valorizza tutti gli attori del territorio, permettendo di rispondere tempestivamen- te alle necessità dei cittadini e proponendo soluzioni innovative.
Per quanto riguarda gli strumenti, l’emergenza sociale ha messo in evidenza anche quanto i dati siano una risorsa fondamentale per erogare servizi sociali sempre più rispondenti alle reali necessità delle persone.
La governance dei dati e la condivisione delle informazioni, grazie anche alle nuove applicazioni e tecnologie, è indispensabile per dare risposte tempestive e congrue.
Per non incorrere nel rischio, summenzionato, dell’autoreferenzia- lità, l’Amministrazione ha ritenuto importante sottoscrivere un Accor- do di collaborazione tra il Dipartimento Politiche Sociali, il Consiglio Nazionale delle Ricerche–Irpps Cnr di Roma, Sapienza Università di Roma — Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializ- zazione e Dipartimento di Psicologia — e l’Università degli Studi Link Campus University di Roma.
Roma, con i suoi 15 Municipi, ha una estensione territoriale e una densità abitativa che la caratterizzano come un insieme di “città nella città”, ognuna con caratteristiche peculiari che a volte si diversificano anche all’interno dello stesso Municipio.
La distribuzione a “macchia di leopardo” delle fragilità sul territorio evidenziata dalla ricerca trova conferma in quanto contenuto nel Piano Sociale Cittadino e richiede una riorganizzazione degli interventi so- cio–assistenziali e socio–sanitari.
Altrettanto significativa è stata la mappatura di una fascia di popo- lazione che, pur vivendo in uno stato di precarietà economica, non ha mai avuto accesso alle misure di sostegno statali e locali per mancan- za dei requisiti previsti dalla normativa, per la contrazione delle risor- se destinate al welfare locale e per una diffidenza nei confronti delle strutture pubbliche. Si tratta di cittadini e persone comunitarie ed ex- tracomunitarie che, pur vivendo una situazione di precarietà abitativa, provvedevano comunque al loro sostentamento con lavori in nero o precari e che sono precipitate improvvisamente in una situazione di povertà assoluta.
La ricerca ha offerto spunti di riflessione e suggerimenti che hanno consentito di colmare lacune e superare criticità che consentiranno ai servizi sociali di fronteggiare, attraverso una metodologia collaudata, eventuali nuove criticità analoghe a quelle emerse durante la pandemia.
Il settore dei servizi alla persona sta subendo una trasformazione profonda: deve affrontare un’importante transizione legata ai mutamen- ti indotti dalla digitalizzazione, dal cambiamento demografico, dall’au- mento delle forme di povertà e, infine, dagli effetti sulle relazioni socia- li e personali determinati nelle persone più fragili.
Il rapporto con i beneficiari dei servizi sociali si sta modificando e il modello organizzativo deve essere in grado di soddisfare e suppor- tare questo cambiamento fornendo risposte sempre più personalizzate e socialmente adeguate per favorire una ripresa post–Covid equa e inclusiva.
Anche il Piano Sociale Cittadino di Roma Capitale, predisposto pri- ma della pandemia, è stato oggetto di aggiornamento, con l’individua- zione di azioni concrete necessarie a tradurre operativamente le nuove modalità di risposta ai bisogni delle persone ed orientare, in tal senso, la complessiva attività amministrativa di Roma Capitale.
Mai come in questo momento il coinvolgimento dei cittadini, della società civile, delle imprese e dei corpi intermedi è imprescindibile per attuare la programmazione dei diritti sociali, mediante azioni in rete tra tutti i soggetti che, nella nostra città, operano nel campo dei servizi alla persona e dell’innovazione sociale, anche valorizzando, per migliorar- ne la “sostenibilità sociale”, la co–programmazione e co–progettazione dei servizi stessi.
Durante l’emergenza sanitaria si è prestato particolare attenzione al contesto cittadino e alla collaborazione con i soggetti privati e con le reti di prossimità (imprese, parrocchie, associazioni di volontariato e altri enti del Terzo Settore impegnati nelle attività di solidarietà socia- le). L’attenzione si è concretizzata nella sottoscrizione di convenzioni e protocolli operativi per realizzare interventi sociali emergenziali: con- segna pacchi alimentari, buoni spesa, farmaci e card ricaricabili per ac- quisto di beni di prima necessità, materiale scolastico, articoli d’igiene personale, supporto psicologico, accoglienza in sicurezza delle persone senza dimora, ecc.
La pandemia ha confermato che l’organizzazione dei servizi alla persona non può fare a meno dell’“ecosistema sociale” che valorizza tutti gli attori del territorio, permettendo di rispondere tempestivamen- te alle necessità dei cittadini e proponendo soluzioni innovative.
Per quanto riguarda gli strumenti, l’emergenza sociale ha messo in evidenza anche quanto i dati siano una risorsa fondamentale per erogare servizi sociali sempre più rispondenti alle reali necessità delle persone.
La governance dei dati e la condivisione delle informazioni, grazie anche alle nuove applicazioni e tecnologie, è indispensabile per dare risposte tempestive e congrue.
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Le “nuove povertà” nel territorio di Roma Capitale.
Una ricerca multidisciplinare di nicola Ferrigni1
Era l’ormai lontano 1998 quando uno dei più grandi osservatori del no- stro tempo, il sociologo Zygmunt Bauman, utilizzò l’espressione “nuo- ve povertà” per descrivere quella peculiare condizione che caratterizza le società consumistiche, tale per cui la povertà, non più legata solo alla disoccupazione, è invece lo specchio di diversi livelli di consumo. In altre parole, laddove nei precedenti modelli di società i progetti di vita si costruivano sul lavoro, sulle competenze professionali e sugli impie- ghi, nella società in procinto di varcare le soglie del Terzo Millennio tali progetti erano invece la risultante di precise scelte di consumo.
Ed è proprio quella stessa espressione — che il sociologo polacco uti- lizza per sintetizzare le linee del cambiamento che stavano attraversando la società pre–Duemila e le conseguenti sfide sociali che essa avrebbe dovuto a breve fronteggiare — a rappresentare uno dei più ricorrenti refrain che hanno caratterizzato l’ultimo anno, da quando l’emergenza sanitaria da Covid–19 ha fatto irruzione nel nostro mondo, sconfessando quel (forse abusato) paradosso tale per cui il senso di insicurezza (Beck 1986; Bauman 1999) che caratterizza la nostra società è inversamente proporzionale rispetto al livello di sicurezza reale, mai così elevato nel raffronto con il passato (Ferrigni 2020). L’avvento della pandemia ha infatti costretto la nostra società a fare i conti con una trasformazione tanto imprevedibile quanto repentina, che ha ridisegnato tempi e modi del vivere quotidiano, relazioni sociali, abitudini (Battistelli, Galantino 2020; Bonini 2020; Campi 2020; De Luca, Spalletta 2020; Lombardo, Mauceri 2020) e, ultima ma non certo tale, anche la dimensione econo- mica, portando alla luce quelle che, parafrasando Bauman (1998), sono oggi per tutti le “nuove povertà” (Caritas 2020a, 2020b; Gori 2020).
1 Professore associato di Sociologia, Link Campus University.
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Le “nuove povertà” nel territorio di Roma Capitale.
Una ricerca multidisciplinare di nicola Ferrigni1
Era l’ormai lontano 1998 quando uno dei più grandi osservatori del no- stro tempo, il sociologo Zygmunt Bauman, utilizzò l’espressione “nuo- ve povertà” per descrivere quella peculiare condizione che caratterizza le società consumistiche, tale per cui la povertà, non più legata solo alla disoccupazione, è invece lo specchio di diversi livelli di consumo. In altre parole, laddove nei precedenti modelli di società i progetti di vita si costruivano sul lavoro, sulle competenze professionali e sugli impie- ghi, nella società in procinto di varcare le soglie del Terzo Millennio tali progetti erano invece la risultante di precise scelte di consumo.
Ed è proprio quella stessa espressione — che il sociologo polacco uti- lizza per sintetizzare le linee del cambiamento che stavano attraversando la società pre–Duemila e le conseguenti sfide sociali che essa avrebbe dovuto a breve fronteggiare — a rappresentare uno dei più ricorrenti refrain che hanno caratterizzato l’ultimo anno, da quando l’emergenza sanitaria da Covid–19 ha fatto irruzione nel nostro mondo, sconfessando quel (forse abusato) paradosso tale per cui il senso di insicurezza (Beck 1986; Bauman 1999) che caratterizza la nostra società è inversamente proporzionale rispetto al livello di sicurezza reale, mai così elevato nel raffronto con il passato (Ferrigni 2020). L’avvento della pandemia ha infatti costretto la nostra società a fare i conti con una trasformazione tanto imprevedibile quanto repentina, che ha ridisegnato tempi e modi del vivere quotidiano, relazioni sociali, abitudini (Battistelli, Galantino 2020; Bonini 2020; Campi 2020; De Luca, Spalletta 2020; Lombardo, Mauceri 2020) e, ultima ma non certo tale, anche la dimensione econo- mica, portando alla luce quelle che, parafrasando Bauman (1998), sono oggi per tutti le “nuove povertà” (Caritas 2020a, 2020b; Gori 2020).
1 Professore associato di Sociologia, Link Campus University.
Rispetto al modello baumaniano, le “nuove povertà” con cui oggi la nostra società si trova a dover fare i conti sono tuttavia diverse e questo per svariate ragioni, prima fra tutte quella pandemia che costituisce il frame all’interno del quale esse prendono forma (Busilacchi 2020). A questo si aggiunge che, rispetto al passato, le povertà attuali differiscono non soltanto per le dimensioni che le investono, ma anche e soprattutto perché esse interessano fasce di popolazione un tempo a priori esclu- se, residenti in quartieri insospettabili e, in molti casi, “invisibili” alle Istituzioni. Infine, le “nuove povertà” appaiono tanto più complesse da
“governare” poiché esse, pur caratterizzandosi per la centralità dell’ele- mento economico, emergono come “povertà a 360 gradi”, ovvero realtà all’interno delle quali lo stato di deprivazione è anche sociale, culturale, educativo, con tutto ciò che questo può comportare e comporta anche in termini di risposte istituzionali (Saraceno 2021).
È nello scenario così descritto che, nell’autunno del 2020, il Dipar- timento Politiche Sociali di Roma Capitale ha promosso la ricerca sulle
“nuove povertà”. Essa nasce con l’ambizioso obiettivo di voler misu- rare e comprendere l’impatto dell’emergenza sanitaria da Covid–19 sul tessuto socio–economico capitolino, focalizzando l’attenzione su tre questioni in particolare: l’aggravamento della condizione di chi già si trovava in situazione di difficoltà economica, l’ampliamento del bacino dei cosiddetti “poveri”, infine l’aumento dell’esposizione al rischio po- vertà per fasce sociali tradizionalmente immuni da questo “virus”. Tut- to questo, ovviamente, senza tralasciare gli effetti individuali e sociali in uno scenario a più livelli già gravemente infettato dalla pandemia. La conoscenza del fenomeno, acquisita attraverso gli strumenti della ricer- ca scientifica, costituisce altresì il presupposto di un più ampio processo di progettazione di politiche pubbliche in grado di fronteggiare l’emer- genza e, dunque, di rispondere a quel bisogno di sicurezza dei cittadini romani che la pandemia mette fortemente a rischio.
Una ricerca caratterizzata dunque da molteplici obiettivi, così come diverse sono le domande cui essa si propone di rispondere. Obiettivi e domande che — uniti alla natura multidimensionale del fenomeno povertà da una parte, e nel contempo all’eterogeneità di una pandemia che, nata come crisi sanitaria, ha ben presto assunto anche i contorni dell’emergenza economica e sociale — hanno sin da subito imposto di andare oltre le tradizionali modalità di progettazione e realizzazio- ne, suggerendo immediatamente di optare per un approccio allo studio del fenomeno capace di mixare la dimensione quantitativa con quella
qualitativa (Amaturo, Punziano 2016), e nel contempo inter e multi–
disciplinare (Bruschi 2005) quanto alle diverse lenti di ingrandimento utilizzate per l’analisi.
La ricerca, di cui nel presente volume presentiamo i risultati, si arti- cola dunque in tre diversi step, che combinano tra loro metodi e tecni- che di ricerca tra loro differenti seppur complementari, ovvero:
– l’analisi statistico–demografica, finalizzata a misurare e com- prendere la distribuzione del fenomeno della povertà nel territorio di Roma Capitale a partire dai dati relativi ai servizi socio–assi- stenziali erogati dal Dipartimento;
– la ricerca sociale quali–quantitativa, finalizzata a misurare e comprendere i processi generativi del fenomeno delle “nuove povertà” e l’impatto (reale e/o potenziale) degli stessi sul tessu- to sociale capitolino, mirando in particolare a definire chi sono i “nuovi poveri” e individuare le fasce sociali che la pandemia maggiormente espone al rischio povertà, nonché ad analizzare la correlazione tra le politiche sociali adottate dall’Amministrazione capitolina e i bisogni/desiderata dei cittadini romani;
– l’indagine psicologica, finalizzata a misurare e comprendere le dinamiche individuali e relazionali derivanti dal fenomeno delle
“nuove povertà”, mirando in particolare a individuare le variabili psicologiche che possono impedire un’adeguata fruizione delle diverse forme di sostegno offerte dal Dipartimento Politiche So- ciali e dai servizi sociali territoriali.
Prima di addentrarsi nella presentazione dei principali risultati de- rivanti dalla ricerca, appare tuttavia utile definire il framework teorico all’interno del quale la stessa si colloca, ed è proprio da questo aspet- to che muove la riflessione che il presente volume va a sviluppare. Il primo contributo, a firma di chi scrive, ricostruisce infatti l’ampio e articolato dibattito scientifico in ragione del quale la povertà in quanto
“fatto sociale” si disarticola tra dinamiche economiche e ricadute so- cio–culturali, laddove invece il saggio di Matteo Pietropaoli inquadra il fenomeno delle povertà (quella assoluta, quella relativa e la cosiddetta
“povertà di mondo”) all’interno della riflessione filosofica.
Il medesimo intento di definizione del contesto ritorna anche nella seconda parte del volume che — attraverso i contributi di Clementi- na Villani e Giulio Rauco dell’Ufficio Statistica di Roma Capitale e di
Rispetto al modello baumaniano, le “nuove povertà” con cui oggi la nostra società si trova a dover fare i conti sono tuttavia diverse e questo per svariate ragioni, prima fra tutte quella pandemia che costituisce il frame all’interno del quale esse prendono forma (Busilacchi 2020). A questo si aggiunge che, rispetto al passato, le povertà attuali differiscono non soltanto per le dimensioni che le investono, ma anche e soprattutto perché esse interessano fasce di popolazione un tempo a priori esclu- se, residenti in quartieri insospettabili e, in molti casi, “invisibili” alle Istituzioni. Infine, le “nuove povertà” appaiono tanto più complesse da
“governare” poiché esse, pur caratterizzandosi per la centralità dell’ele- mento economico, emergono come “povertà a 360 gradi”, ovvero realtà all’interno delle quali lo stato di deprivazione è anche sociale, culturale, educativo, con tutto ciò che questo può comportare e comporta anche in termini di risposte istituzionali (Saraceno 2021).
È nello scenario così descritto che, nell’autunno del 2020, il Dipar- timento Politiche Sociali di Roma Capitale ha promosso la ricerca sulle
“nuove povertà”. Essa nasce con l’ambizioso obiettivo di voler misu- rare e comprendere l’impatto dell’emergenza sanitaria da Covid–19 sul tessuto socio–economico capitolino, focalizzando l’attenzione su tre questioni in particolare: l’aggravamento della condizione di chi già si trovava in situazione di difficoltà economica, l’ampliamento del bacino dei cosiddetti “poveri”, infine l’aumento dell’esposizione al rischio po- vertà per fasce sociali tradizionalmente immuni da questo “virus”. Tut- to questo, ovviamente, senza tralasciare gli effetti individuali e sociali in uno scenario a più livelli già gravemente infettato dalla pandemia. La conoscenza del fenomeno, acquisita attraverso gli strumenti della ricer- ca scientifica, costituisce altresì il presupposto di un più ampio processo di progettazione di politiche pubbliche in grado di fronteggiare l’emer- genza e, dunque, di rispondere a quel bisogno di sicurezza dei cittadini romani che la pandemia mette fortemente a rischio.
Una ricerca caratterizzata dunque da molteplici obiettivi, così come diverse sono le domande cui essa si propone di rispondere. Obiettivi e domande che — uniti alla natura multidimensionale del fenomeno povertà da una parte, e nel contempo all’eterogeneità di una pandemia che, nata come crisi sanitaria, ha ben presto assunto anche i contorni dell’emergenza economica e sociale — hanno sin da subito imposto di andare oltre le tradizionali modalità di progettazione e realizzazio- ne, suggerendo immediatamente di optare per un approccio allo studio del fenomeno capace di mixare la dimensione quantitativa con quella
qualitativa (Amaturo, Punziano 2016), e nel contempo inter e multi–
disciplinare (Bruschi 2005) quanto alle diverse lenti di ingrandimento utilizzate per l’analisi.
La ricerca, di cui nel presente volume presentiamo i risultati, si arti- cola dunque in tre diversi step, che combinano tra loro metodi e tecni- che di ricerca tra loro differenti seppur complementari, ovvero:
– l’analisi statistico–demografica, finalizzata a misurare e com- prendere la distribuzione del fenomeno della povertà nel territorio di Roma Capitale a partire dai dati relativi ai servizi socio–assi- stenziali erogati dal Dipartimento;
– la ricerca sociale quali–quantitativa, finalizzata a misurare e comprendere i processi generativi del fenomeno delle “nuove povertà” e l’impatto (reale e/o potenziale) degli stessi sul tessu- to sociale capitolino, mirando in particolare a definire chi sono i “nuovi poveri” e individuare le fasce sociali che la pandemia maggiormente espone al rischio povertà, nonché ad analizzare la correlazione tra le politiche sociali adottate dall’Amministrazione capitolina e i bisogni/desiderata dei cittadini romani;
– l’indagine psicologica, finalizzata a misurare e comprendere le dinamiche individuali e relazionali derivanti dal fenomeno delle
“nuove povertà”, mirando in particolare a individuare le variabili psicologiche che possono impedire un’adeguata fruizione delle diverse forme di sostegno offerte dal Dipartimento Politiche So- ciali e dai servizi sociali territoriali.
Prima di addentrarsi nella presentazione dei principali risultati de- rivanti dalla ricerca, appare tuttavia utile definire il framework teorico all’interno del quale la stessa si colloca, ed è proprio da questo aspet- to che muove la riflessione che il presente volume va a sviluppare. Il primo contributo, a firma di chi scrive, ricostruisce infatti l’ampio e articolato dibattito scientifico in ragione del quale la povertà in quanto
“fatto sociale” si disarticola tra dinamiche economiche e ricadute so- cio–culturali, laddove invece il saggio di Matteo Pietropaoli inquadra il fenomeno delle povertà (quella assoluta, quella relativa e la cosiddetta
“povertà di mondo”) all’interno della riflessione filosofica.
Il medesimo intento di definizione del contesto ritorna anche nella seconda parte del volume che — attraverso i contributi di Clementi- na Villani e Giulio Rauco dell’Ufficio Statistica di Roma Capitale e di
Dante Sabatino del Cnr — esplora lo scenario socio–economico all’in- terno del quale si è sviluppato, nel corso degli ultimi anni, il fenomeno della povertà nel territorio capitolino,
Con la terza parte del volume si entra nel vivo della ricerca, con la sezione dedicata all’analisi statistico–demografica. In particolare, il contributo di Carlo Romagnoli “dà voce” ai dati del Dipartimento Poli- tiche Sociali, che analizza in chiave diacronica e sincronica, guardando in particolare alla composizione dei nuclei familiari nonché alla diversa incidenza territoriale del fenomeno della povertà.
La quarta parte del volume contiene invece i risultati della ricerca sociologica in cui, come si diceva poc’anzi, la prospettiva qualitativa si contamina con quella quantitativa, al fine di misurare e comprendere le ricadute sociali prodotte dalle “nuove povertà”. In particolare, il con- tributo di Marica Spalletta, Paola De Rosa e Dario Fanara restituisce, all’interno di un’ideale storytelling, l’ampia rosa di stimoli emersi dalle interviste in profondità agli osservatori privilegiati. Spetta invece a chi scrive, insieme a Paola De Rosa e Samuele Tonello, descrivere la spira- le della povertà in cui si trova chi, nel corso dell’ultimo anno, ha bene- ficiato dei servizi socio–assistenziali di Roma Capitale, nonché, in una logica di accountability istituzionale, valutare il gradimento degli stessi rispetto al sostegno ricevuto. Infine, il contributo di Marica Spalletta, Giacomo Frassineti e del sottoscritto focalizza l’attenzione dalla po- vertà come situazione reale alla povertà come ipotesi, delineando come essa prende forma nell’immaginario collettivo del cittadino romano.
La quinta parte del volume sposta l’ottica di indagine dalla prospet- tiva sociologica a quella psicologica. In particolare, i due contributi a firma di Dora Bianchi, Emanuela Mari, Anna Maria Giannini e Fioren- zo Laghi da una parte focalizzano l’attenzione sui fattori di protezione in condizione di povertà, indagando nel dettaglio il benessere psico- logico durante la pandemia, dall’altra analizzano in chiave qualitativa l’impatto psicologico che il Covid–19 ha avuto su fasce di popolazione particolarmente esposte quali, per esempio, gli immigrati.
L’ultima parte del volume, contenente il contributo del sottoscritto e quello di Francesca Filipponi, trae infine le conclusioni del lavoro svolto, da un lato discutendo in chiave scientifica le principali evidenze emerse dalla ricerca, dall’altro lato traducendo gli input della ricerca in azioni/reazioni da parte dell’Istituzione capitolina.
Il volume si chiude con un’appendice dedicata alle trascrizioni delle interviste in profondità agli osservatori privilegiati che, lungi dall’esse-
re meramente accessorie, costituiscono invece parte integrante di que- sto lavoro, dando voce a tutti coloro i quali sono da tempo impegnati in prima linea nel contrasto alla povertà.
***
Giunti al termine di questa ricerca, sento il dovere e il piacere di espri- mere alcuni sentiti ringraziamenti.
In primis, mi sia consentito un plauso al Dipartimento Politiche So- ciali di Roma Capitale, al suo Direttore Giovanni Serra, nonché all’As- sessora alle Politiche Sociali Veronica Mammì, e alla sua capo staff Francesca Filipponi, per l’intuizione di una ricerca volta a esplora- re, affidandosi all’imparzialità e al rigore dell’approccio scientifico, il tema della povertà nel territorio capitolino, tanto più in un periodo in cui l’emergenza sanitaria da Covid–19 impone risposte pubbliche tempestive rispetto a nuovi bisogni sociali.
Al plauso non può naturalmente che aggiungersi il ringraziamento per la fiducia accordatami nell’affidarmi la direzione scientifica della ricerca, nonché per lo slancio con cui tutto il Dipartimento ha collabo- rato alle diverse fasi di questo progetto, in una rara alchimia tra saperi accademici e “vissuti” istituzionali, resa possibile anche dal contribu- to di Antonia Caruso.
Un ulteriore ringraziamento è dovuto alla Fondazione Unicampus San Pellegrino, affidataria della ricerca, per aver condiviso la fiducia del Dipartimento nei miei riguardi, offrendomi l’opportunità di coordi- nare un gruppo di lavoro caratterizzato da professionalità, competenza e passione per la ricerca. Il medesimo, autentico ringraziamento va an- che ai colleghi (e ancor prima amici) di Sapienza Università di Roma Anna Maria Giannini e Fiorenzo Laghi, con i quali la ricerca sulle
“nuove povertà” ha costituito l’occasione di rinnovare la storica colla- borazione che ci vede da anni in campo insieme per e con le Istituzioni.
Ringrazio altresì il gruppo di ricercatori che hanno affrontato con competenza ed entusiasmo la sfida di questa ricerca, facendo tesoro di questa straordinaria occasione di contaminazione scientifica tra socio- logia e psicologia. Un ringraziamento particolare alla collega Marica Spalletta, per l’impeccabile “guida” del team di ricerca sociale e il magistrale coordinamento editoriale senza il quale questo volume non avrebbe preso tale forma.