Spettacolo – Pag. 39 04 febbraio 2007
Un racconto e cinque intermezzi
Grande merito di questo nuovo libro di Roberto Paracchini è quello di sgomberare il campo dalle tante sterili formulazioni sull’identità come fondamento del futuro dei sardi.
Si spendono energie spropositate per definire a tavolino ipotesi come quella della limba ’e mesania e ad organizzare convegni sul pastoralismo e, nel frattempo, la Sardegna va incontro ai prossimi decenni tra greggi destinate a pascolare in mezzo ai rovi, progetti di nuovi villaggi turistici per ricchissimi edificati nel deserto come un tempo le cattedrali petrolchimiche, rottami di industrie senza mercato mantenuti in vita con un efferato accanimento terapeutico privo di ogni razionalità economica. Si dedica pochissima attenzione alla ricerca e all’innovazione. Eppure sono due carte che potrebbero servire, finalmente, a cambiare gioco. «Cari posteri andate al diavolo: sulle ali delle scienze tra Sardegna e universo mondo» è un campionario esauriente e straordinariamente efficace di quanto, nel campo della ricerca scientifica avanzata, si muove nell’isola, e dei vari modi in cui il lavoro nascosto di scienziati e tecnici potrebbe avere ricadute positive (in alcuni casi già le ha) su un tessuto economico segnato ancora da arretratezza e assistenzialismo palese e mascherato. L’Ogliastra come laboratorio genetico, le biotecnologie come armi contro le malattie, l’esperienza di Polaris nei settori dell’informatica e della ricerca di base applicata all’industria, il team dell’Istituto di astrofisica dell’Osservatorio astronomico di Cagliari che che dà un contributo importante ai progetti di studio internazionali sulle onde gravitazionali, la facoltà di ingegneria chimica (sempre di Cagliari) che brevetta materiali particolarmente resistenti adatti ai viaggi spaziali e tessuti coi quali si può fabbricare «un abito intelligente che interagisce con il corpo perché in grado di monitorare in tempo reale il nostro stato di salute e che è anche capace di dirci che fuori ci sono sostanze velenose». Paracchini dice di questo e d’altro. In un avvincente racconto che non perde mai di vista il quadro generale, il contesto europeo e mondiale dentro il quale si muove questa Sardegna senza
«pastoralismi» e senza «limbe». Il tutto insaporito da cinque gustosi intermezzi («Darwin, il padre nobile e le insidie dei creazionisti e della post-modernità», «Dai numeri primi ai segreti più segreti, sino al fascino ombroso di Godel», «Einstein, ieri oggi e domani», «Freud, l’uomo che sta dietro i sogni», «Odoro quindi penso») che disegnano il complesso procedere della scienza contemporanea, i sentieri molteplici di una ricerca che è anche gioco libero della fantasia e della creatività umane. Un gioco che val la pena di giocare anche senza alcun altro vantaggio se non la felicità delle combinazioni e della varianti possibili. Il gioco lieve della ragione contro la coazione a ripetere indotta dall’overdose identitaria.
(cos.c.)