Gli effetti psicologici della violenza intrafamiliare assistita dai minori
Dott.ssa Valentina Ferrara - Psicologa Psicoterapeuta Psicologa Forense Psicodiagnosta
" quella di dare un nome alle cose è la più grande tra tutte le idee generative che siano state mai concepite "
(Suzanne K. Langer - 1997).
“gli abusi e l’incuria che colpiscono i bambini al di sotto dei 18 anni di età includono ogni genere di maltrattamento fisico e/o emotivo, abuso sessuale, abbandono, negligenza e sfruttamento a fini commerciali o di altra natura, che abbia come conseguenza un danno reale o potenziale per la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo o la dignità del bambino nel contesto di un rapporto di responsabilità, fiducia o potere. Anche l’esposizione alla violenza tra i partner è talvolta inclusa tra le forme di maltrattamento
infantile”.
fonte Organizzazione Mondiale della Sanità
Gli effetti psicologici della violenza assistita dai minori
Ruolo fondamentale di
protezione ricerca di sicurezza affettiva
vicinanza
condivisione emotiva
con l’adulto di riferimento per la costruzione della
personalità.
LE CONSEGUENZE DEL MALTRATTAMENTO
Conseguenze a lungo termine:
ritardi nella fase iniziale dello sviluppo cerebrale
sviluppo del sistema nervoso
sviluppo del sistema immunitario.
LE CONSEGUENZE DEL MALTRATTAMENTO Rischio maggiore di:
commettere o subire violenze;
depressione;
dipendenza da fumo;
obesità;
comportamenti sessuali ad alto rischio;
gravidanze indesiderate e MST;
abuso di alcol e droghe;
malattie cardiache;
tumori
suicidi
LE CONSEGUENZE DEL MALTRATTAMENTO
CONSEGUENZE 1- SANITARIE
2- SOCIALI 3- ECONOMICHE
fonte Ministero della Salute
Il Gruppo di lavoro infanzia e adolescenza del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP), nelle Indicazioni e Raccomandazioni su maltrattamento e abuso all’infanzia (2017), specifica che ogni evento di natura maltrattante, precoce e reiterato nel tempo, in assenza di fattori protettivi produce trauma psichico/interpersonale, che colpisce e danneggia le principali funzioni dello sviluppo.
(Malacrea, 2002; Van der Kolk, 2004; Hermann, 2005).
IL TRAUMA PSICOLOGICO
TRAUMA PERCEPITO
Trauma psicologico:
“una circostanza in cui un evento supera o eccede la capacità di una persona di proteggere il proprio
benessere e la propria
integrità psichica”.
Il DSM 5 descrive il trauma:
“[un evento che] prevede l’esposizione, reale o minacciata, a morte, lesioni gravi
o violenza sessuale. L’individuo può essere vittima diretta del trauma; può
assistervi in qualità di testimone; può venirne a conoscenza quando la vittima
dell’evento traumatico è un membro della famiglia o un amico intimo (purché si
sia trattato di un evento inatteso, violento e accidentale); può essere esposto
ripetutamente o in modo estremo a dettagli ripugnanti di un evento
traumatico”.
La Herman (2005) ha definito “il dolore degli impotenti” il trauma derivante da
gravi situazioni di maltrattamento: “Il bambino intrappolato in un ambiente
prevaricante, si trova a dover affrontare un compito di adattamento di grave
complessità. Dovrà trovare una strada per conservare un senso di fiducia in
gente inaffidabile, sicurezza in un ambiente insidioso, controllo in una
situazione di assoluta imprevedibilità, senso di potere in una condizione di
mancanza di potere” (Herman 2005).
Van der Kolk, afferma che il maltrattamento in particolare se cronico e continuativo si configura come evento traumatico che genera stress e può compromettere la formazione della personalità.
(Van der Kolk,2004)
Seligman Parla di “impotenza appresa”
o “helplessnes” descrivendola come
l’impossibilità di fronteggiare l’evento
traumatico da parte del soggetto che
fallisce nel tentativo di impedirlo.
Liotti e Farina affermano:
“Le relazioni maltrattanti, abusanti o di grave trascuratezza emotiva influenzano in maniera stabile lo sviluppo mentale, causando vulnerabilità a un’ampia serie di disturbi psichici in infanzia, ma anche in età adulta. Tale vulnerabilità si riflette in una sindrome specifica riconducibile al malfunzionamento delle funzioni integratrice di memoria e coscienza […] Da qui la fondamentale importanza di variabili relazionali nella genesi e nella cura dei disturbi correlati a trauma”.
(Liotti e Farina, 2011).
TRAUMA E ATTACCAMENTO
Secondo la Main, l’attaccamento disorganizzato è quello correlato agli eventi traumatici.
Nel bambino si attivano contemporaneamente due sistemi che entrano in conflitto tra loro:
il sistema di difesa (attacco, fuga, freezing, collasso)
il sistema di attaccamento i quali sono rivolti entrambi verso lo stesso soggetto ovvero il caregiver.
Ho paura e cerco protezione rivolgendo la mia richiesta d’aiuto alla fonte della
paura stessa.
TIPI DI MALTRATTAMENTO INFANTILE
Maltrattamento fisico
Maltrattamento psicologico
Violenza assistita
Abuso sessuale
Abuso on line
Patologie delle cure (incuria/trascuratezza grave, discuria, ipercura)
Bullismo e cyberbullismo
VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE
La stragrande maggioranza delle violenze assistite si
verifica in ambiente familiare
VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE
Il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l‘Abuso all‘Infanzia (CISMAI) definisce la violenza assistita intrafamiliare come:
“l’esperire da parte della/del bambina/o e adolescente qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori (c.d. stalking) su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minorenni. Di particolare gravità è la condizione degli orfani denominati speciali, vittime di violenza assistita da omicidio,omicidi plurimi, omicidio-suicidio”.
(segue)
VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE
“Il/la bambino/a o l’adolescente può farne esperienza direttamente (quando la violenza/omicidio avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il/la minorenne è o viene a conoscenza della violenza/omicidio), e/o percependone gli effetti acuti e cronici, fisici e psicologici. La violenza assistita include l’assistere a violenze di minorenni su altri minorenni e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni degli animali domestici e da allevamento”.
(CISMAI, 2005;2017).
ALCUNI DATI
Telefono Rosa
I figli che assistono alla violenza del padre nei confronti della madre hanno una probabilità maggiore di essere autori di violenza nei confronti delle proprie compagne e le figlie di esserne vittime
Save the Children
In Italia sono quasi 500.000 i minorenni che nell’arco temporale 2009-2014 hanno vissuto la violenza dentro casa, diretta o indiretta
ALCUNI DATI
Telefono Azzurro (2020)
I casi di violenza sui minori gestiti nel 2020, soprattutto durante il lockdown, sono
stati il DOPPIO rispetto all’anno precedente
ALCUNI DATI
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel suo Rapporto su violenza e salute, ha definito la violenza come un
problema globale di salute pubblica
per via dei costi, economici, fisici, psichici che essa comporta
ALCUNI DATI
Nella stragrande maggioranza dei casi - il 91,4% - gli autori di maltrattamento dei minori sono familiari.
fonte CISMAI 2018
DA CHI ARRIVA LA SEGNALAZIONE AI SERVIZI SOCIALI
Autorità Giudiziaria (42,6%);
famiglia (17,9%);
realtà aggregative extrascolastiche (17,8%);
scuola (16,1%);
mondo ospedaliero (4,2%)
pediatri (1,4%);
PRESA IN CARICO E PREVENZIONE
Nel 65,6% dei casi i Servizi Sociali mantengono in carico i nuclei familiari dei minori vittime di violenza per un periodo superiore ai 2 anni, a causa della cronicizzazione della situazione e alla necessità di coinvolgimento di più Istituzioni e Servizi.
L’intercettazione precoce della situazione ridurrebbe i tempi di presa in carico?
DATI ISTAT: CORRELAZIONE TRA ESPOSIZIONE ALLA VIOLENZA ED ESPERIENZE VIOLENTE IN ETÀ ADULTA
L’esperienza di violenza infantile, subita e/o assistita, specialmente se ripetuta, è un fattore che spiega
sia il comportamento violento adulto
sia la tendenza da parte della vittima ad accettare la violenza
Per le donne che riportano più di un episodio di violenza infantile si è stimato
rischio di subire violenza fisica nell’arco dell’anno triplicato rispetto alle altre donne
rischio di subire molestie sessuali quasi raddoppiato,
rischio di subire violenza sessuale quadruplicato
minore probabilità di troncare relazioni con partner violenti.
Una vasta letteratura al proposito ci indica infatti che dietro l’esercizio di un atto violento esista già un passato di violenza subita o assistita in famiglia.
DATI ISTAT: CHIAMATE AL NUMERO VERDE 1522
Il 58,2 % delle vittime (pari a 2.972 casi) che si rivolgono al numero verde 1522 dichiarano di aver figli, di cui il 57,2 % minori.
In 9 casi su 10 i minori hanno assistito alla violenza e, nel 16,7 % dei casi, dichiarano che essi l’hanno anche subita.
CHIAMATE AL 1522 DURANTE IL LOCKDOWN
Nel corso del lockdown è
notevolmente cresciuto il numero
di chiamate al 1522
CHIAMATE AL 1522 DURANTE IL LOCKDOWN
Emerge:
crescita di inquietudine (826 casi del trimestre considerato),
aumento dell’aggressività (153 casi)
comportamenti “adultizzati” di accudimento e protezione verso i familiari vittime di violenza (162 casi).
DENUNCE DURANTE IL LOCKDOWN
Sono inoltre aumentate le chiamate di intervento alle sale operative delle Questure, +8,3% con:
12.579 richieste di aiuto tra gennaio e aprile 2020
11.610 richieste di aiuto tra gennaio e aprile 2019
Aumento di chiamate di aiuto al 1522 durante il periodo di lockdown NO aumento denunce alle Forze dell’Ordine.
RIFERIMENTI LEGISLATIVI
Legge n.154 del 2001
misure cautelari (allontanamento da casa dell’autore) divieto di avvicinamento al nucleo
Legge n.38 del 2009
Inasprimento pene, introduzione reato di atti persecutori (stalking) Ammonimento orale
RIFERIMENTI LEGISLATIVI
Legge n. 172 del 2012 - Ratifica della Convenzione di Lanzarote Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale.
Aumento tempi di prescrizione di alcuni reati Aumento pena detentiva
Legge n.119 del 2013 Legge sul femminicidio
“delitti spia” della violenza a scopo preventivo
RIFERIMENTI LEGISLATIVI
Legge n.47 del 2017
Misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati.
Legge n.69 del 2019 - Codice Rosso
È una legge a tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze per atti persecutori e maltrattamenti.
Tale legge prevede:
Introduzione di una corsia preferenziale per denunce e indagini riguardanti casi di violenza contro le donne o minori o soggetti fragili
Introduzione di nuove fattispecie di reato
Aumento pene detentive e aumento del tempo entro cui sporgere denuncia: da 6 mesi a 12 mesi.
Misura cautelare come divieto di avvicinamento alla vittima.
Il minore di anni 18 che assiste ai maltrattamenti viene considerato persona direttamente offesa dal reato.
RIFERIMENTI LEGISLATIVI
Sentenza n 74 del 2021:
Con tale sentenza la Corte di Cassazione ha riconosciuto lo stato di sofferenza e di umiliazione dei figli di una coppia, spettatori delle violenze subite dalla madre da parte del padre, come vero e proprio maltrattamento contro familiari e conviventi, così come indicato nell'articolo 572 del Codice Penale.
I TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA ASSISTITA
I minori possono assistere a diversi tipi di violenza in contesti differenti, intrafamiliare o extrafamiliare:
fisica
psicologica
sessuale
conflittualità
bullismo
I TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Il 21% delle donne maltrattate ha subito aggressioni dal partner già durante la gravidanza e per il 41% di loro il maltrattamento ha avuto inizio proprio in quel momento.
Le percosse sono dirette volontariamente sull’addome con conseguente morte o impatto sulla salute per la madre e il feto.
Inoltre il livello di stress conseguente al maltrattamento durante la gravidanza può influire sui livello di adrenalina con alterazioni della perfusione ematica placentare
OSPEDALIZZAZIONI MULTIPLE
COME AVVIENE LA PRESA IN CARICO
L'intervento nei casi di violenza assistita comporta il coinvolgimento di più figure, si tratta infatti di una presa in carico di tipo legale, psicologico, sociale.
Gli attori che entrano in gioco sono:
COME AVVIENE LA PRESA IN CARICO
NEL 99% DEI CASI È LA DONNA A SUBIRE VIOLENZA DA PARTE DELL’UOMO, PUR
ESISTENDO SITUAZIONI IN CUI LA DONNA SIA L’AUTRICE, MA SONO LA
MINORANZA
COME AVVIENE LA PRESA IN CARICO
COORDINAMENTO TRA TUTTI I SERVIZI E LE ISTITUZIONI COINVOLTE
COME AVVIENE LA PRESA IN CARICO
INTERVENTI PSICO-SOCIALI PER LE VITTIME (Percorsi individuali, percorsi familiari…) ATTIVAZIONE DEI SERVIZI TERRITORIALI E MISURE DI PROTEZIONE (Allontanamento
del minore dal nucleo familiare, affidamento ai Servizi Sociali) INDAGINI PRELIMINARI
SEGNALAZIONE ALL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA
NOTIZIA DI REATO (Servizi Sociali, personale scolastico, familiari, professionisti dei servizi sanitari pubblici e privati)
ESPOSTO: segnalazione scritta. Il suo contenuto riguarda generalmente una richiesta di intervento dell’Autorità per le più diverse questioni: disturbi, abusi, liti vicinali, ecc. Può essere presentata da una o più persone coinvolte. Esaminata la richiesta, si effettuano le verifiche e viene stilato un rapporto (o verbale). Le violazioni accertate vengono verbalizzate ed i trasgressori perseguiti
SEGNALAZIONE: comunicazione orale rivolta alla polizia affinché intervenga a seguito di un determinato accadimento, non per forza di natura penale (liti condominiali, incidenti stradali, ecc.)
DENUNCIA: comunicazione di una notizia di reato, cioè di un fatto che costituisce un crimine. La polizia deve intervenire e trasmettere la denuncia alla Procura della Repubblica territorialmente competente
QUERELA: comunicazione di una notizia di reato, fatta però direttamente dalla vittima.
Come detto sopra, la querela è un atto personale, in quanto spetta solamente alla persona offesa la scelta di voler procedere o meno. La querela va sporta entro tre mesi (in alcuni casi, sei mesi) dal momento in cui si viene a conoscenza del reato
PERCORSI DI RIPARAZIONE
La protezione dei minori e della vittima di violenza è PRIORITARIA
Successivamente si possono avviare interventi sui singoli membri del nucleo familiare, sulle relazioni e sulla capacità genitoriale del genitore vittima (ruolo attivo e risorsa protettiva dei minori)
RIPARAZIONE DELLA RELAZIONE MADRE-BAMBINO
PERCORSI DI RIPARAZIONE
Spesso le minacce, persecuzioni, e aggressioni possono proseguire per anni anche dopo la separazione/allontanamento con conseguenti:
pericolo di vita
stato di paura, terrore e allerta
ostacolo ai movimenti riparativi
CRITICITÀ DELLA PRESA IN CARICO
ASSENZA DI MISURE DI PROTEZIONE DELLA VITTIMA
MANCATA PRESA IN CARICO DI TUTTI I COMPONENTI DEL NUCLEO FAMILIARE
SCARSA COLLABORAZIONE
TEMPI DELLA GIUSTIZIA
CRITICITÀ DELLA PRESA IN CARICO
MECCANISMI DI DIFESA DEGLI OPERATORI
Negazione: della violenza, dei fattori di rischio, della gravità delle conseguenze sul benessere psico-fisico;
Razionalizzazione: dare una spiegazione razionale a quello che è accaduto;
Ruolo del giustiziere: porsi nella posizione di dover fare giustizia piuttosto che lavorare con le risorse delle vittime e degli autori;
Vittimizzazione secondaria: colpevolizzare la vittima della violenza di non aver protetto i figli, di averli allontanati dall’altro genitore.
CRITICITÀ DELLA PRESA IN CARICO
PREGIUDIZI
1- Il genitore è sempre la migliore garanzia per il minore 2- I fatti della famiglia sono privati e lì vanno gestiti
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Alcune ricerche hanno dimostrato che l’esperienza traumatica disattiva l’area di Broca, deputata a tradurre in parole pensieri ed emozioni: l’esperienza traumatica si ripresenta sottoforma di incubi, flashback o gioco.
In un contesto familiare traumatizzante, il bambino vivrà una disregolazione su vari
livelli.
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Conseguenze neurologiche:
disregolazione del sistema biologico di gestione dello stress;
alterazioni nello sviluppo cerebrale;
compromissioni neurocognitive e psicosociali.
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Conseguenze psicologiche:
modalità relazionali distorte basate sulla violenza e la prevaricazione sull’altro;
modalità disfunzionali nell’espressione delle emozioni, in particolare la rabbia che viene agita;
senso di colpa per essere “privilegiati”, quando non oggetto diretto della violenza, o di essere causa della violenza subita da se stessi o da altri poichè “cattivi”;
senso di impotenza, poichè non riescono a prevedere gli episodi di violenza e a mettervi un freno, nonostante il loro comportamento;
adultizzazione precoce, diventando protettivi nei confronti delle vittime di violenza (madre, fratelli….), adottando comportamenti di controllo (cercare di calmare l’autore, cercare di prevenire la violenza, sostituendosi alla vittima per preservarla);
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
negazione dei propri bisogni affettivi ed emotivi;
educazione impregnata di stereotipi di genere;
attaccamento disorganizzato;
disturbi psicopatologici (disturbo borderline di personalità, disturbo antisociale, disturbo narcisistico, disturbo paranoide, disturbi del comportamento, disturbi dissociativi, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, abuso di sostanze e disturbi alimentari)
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Luigi Cancrini descrive le "infanzie infelici"
delle persone con disturbi di personalità
tra cui il disturbo borderline, il disturbo
antisociale, il disturbo narcisistico, il
disturbo paranoico come connotate da
violenza interpersonale e domestica
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Disturbo antisociale -ignorato dai genitori
-violentemente attaccato se tenta di ribellarsi -controllato in modo duro e umiliante
-gravemente trascurato
-le regole non esistono o sono confuse
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Disturbo narcisistico
-famiglia maltrattante e abusante -mancanza di empatia
-inversione dei ruoli -sadismo
-sovrainvestimento del bambino di aspettative -negazione dei bisogni dell’altro
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Disturbo borderline
- alternanza tra periodi di cura e abbandoni - caos
- lotte, scontri, infedeltà e cambi di partner, di case e di figure di affidamento
- violenze legate all'abuso di alcol - tentativi di suicidio
- discontinuità caotica degli affetti e delle cure
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
Disturbo paranoico
- controllo sadico da parte dei genitori - punizioni dure e frequenti
- confronti pesanti con altri migliori di lui
LE CONSEGUENZE DELLA VIOLENZA ASSISTITA
DSM-5 – Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali
Disturbo da stress post-traumatico Disturbo da stress acuto
Disturbi dell’adattamento
Secondo il DSM-5:
I disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti sono determinati dall'esposizione del soggetto ad eventi o situazioni che generano stress o trauma;
Il trauma compare tra le cause eziologiche in 52 disturbi.
DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS
Nel disturbo da stress post traumatico, il primo criterio (A) definisce le cause del disturbo come:
fare esperienza diretta dell'evento traumatico;
assistere direttamente a un evento traumatico accaduto ad altri;
venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto a un membro della famiglia oppure ad un amico stretto. In caso di morte reale o minaccia di morte di un membro della famiglia o di un amico, l'evento deve essere stato violento o accidentale;
fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell'evento traumatico (quest’ultimo criterio presente solo per i soggetti con età superiore ai 6 anni).
DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS
Il DSM-5 descrive inoltre i sintomi intrusivi e associati all'evento traumatico (criterio B) come:
- i ricorrenti ricordi inclusivi e spiacevoli legati all'evento;
- i sogni con contenuto ed emozioni legate all'evento;
- le reazioni dissociative, come i flashback, che fanno sentire il soggetto come se stesse rivivendo l'evento traumatico;
- le reazioni fisiologiche che somigliano a quelle provate durante l’evento traumatico.
Nei bambini spesso i ricordi spontanei e intrusivi vengono riproposti durante il gioco.
DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS
I sintomi legate all'evitamento di ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi all'evento traumatico nonché fattori esterni che suscitano ricordi spiacevoli legati a tale evento (criterio C).
L’alterazione dell’arousal e della reattività associate all'evento traumatico e l’alterazione negativa di pensieri ed emozioni, come esplosioni di rabbia, irritabilità, ipervigilanza, esagerata risposta di allarme, problemi di concentrazione, difficoltà nel sonno. Negli adulti anche comportamenti autodistruttivi e a rischio (criterio D).
DISTURBO DA STRESS ACUTO
Per fare diagnosi di disturbo da stress post traumatico è necessario che la
sintomatologia e l'alterazione del soggetto siano presenti per un periodo
superiore a 1 mese; è proprio la durata quello che differenzia il disturbo post
traumatico da stress dal disturbo da stress acuto, il quale presenta una
sintomatologia identica a quella del disturbo post-traumatico da stress ma con
una durata che va da 3 giorni ha 1 mese. Anche nel disturbo da stress acuto, le
cause eziologiche sono congruenti a quelle del disturbo post traumatico da
stress.
DISTURBI DISSOCIATIVI
Secondo il DSM 5 anche i disturbi dissociativi sono spesso legati dal punto di vista sta eziologico ad eventi traumatici e stressanti
Il DSM – 5 definisce così i disturbi dissociativi:
“ [sono caratterizzati dalla] sconnessione e/o dalla discontinuità della normale integrazione di coscienza, memoria, identità, emotività, percezione, rappresentazione corporea, controllo motorio e comportamento. I sintomi dissociativi possono potenzialmente colpire ogni area del funzionamento psicologico”.
DISTURBI DISSOCIATIVI
Vengono differenziati 3 tipi di disturbi dissociativi:
Disturbo dissociativo dell'identità;
Amnesia dissociativa;
Disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione.
DISTURBI DISSOCIATIVI
Il disturbo dissociativo dell'identità: presenza di due o più stati di personalità distinti o di un'esperienza di possessione e episodi ricorrenti di amnesia, l'identità viene frammentata, sono presenti intrusioni ricorrenti e inspiegabili nel funzionamento cosciente e nell’identità, alterazioni del senso di sé come sensazione di estraneità nei confronti del proprio corpo, delle proprie azioni, bizzarri cambiamenti della percezione come sentirsi distaccati dal proprio corpo.
L’amnesia dissociativa: incapacità di ricordare informazioni autobiografiche, può essere circoscritta, selettiva, generalizzata a seconda della porzione di memoria compromessa. Per questi individui la consapevolezza dell'amnesia si ha solo quando viene perduta l'identità personale o quando le circostanze li rendono consapevoli che è stata smarrita un'informazione autobiografica.
Il disturbo di depersonalizzazione/ derealizzazione: persistente o ricorrente depersonalizzazione (esperienze di irrealtà o distacco dalla propria mente, da sé stessi o dal proprio corpo), clinicamente significativa e/o derealizzazione (esperienza di irrealtà o di distacco dall'ambiente circostante). Tali alterazioni dell'esperienza sono accompagnate da esame di realtà integro.
DISTURBO DA TRAUMA CUMULATIVO
Il disturbo da trauma cumulativo non è attualmente incluso nella classificazione del DSM 5 ma oggetto di numerosi studi e ricerche scientifiche che lo legano ad esperienze infantili avverse. Questo disturbo, a differenza del DPTS legato all’esposizione ad un singolo evento traumatico, sarebbe legato alla cronica esposizione ad eventi traumatici ripetuti come l'abuso e sarebbe caratterizzato da sintomi più pervasivi e invalidanti.
DISTURBO DA TRAUMA CUMULATIVO
Il disturbo da trauma cumulativo/disturbo da stress post traumatico complesso, è caratterizzato da:
alterazione nella regolazione delle emozioni e del comportamento;
disturbi della coscienza e dell'attenzione;
somatizzazioni;
alterazioni della percezione di sé;
alterazioni nella percezione delle figure maltrattanti;
disturbi relazionali;
alterazioni nei significati personali.
(Van der Kolk et al. 2005)
REITERAZIONE DELLA VIOLENZA
Spesso le vittime di violenza tendono a reiterare i comportamenti appresi perpetrando sull’altro a loro volta le violenze subite, avendo appreso quella come unica modalità di relazione con l’altro.
Diverse ricerche hanno dimostrato questa correlazione.
COSA VIVONO I MINORI VITTIME DI VIOLENZA ASSISTITA
I bambini vittime di violenza assistita mettono in atto:
Comportamenti aggressivi
Comportamenti oppositivi
Diffidenza e sospettosità
COSA VIVONO I MINORI VITTIME DI VIOLENZA ASSISTITA
Sperimentano inoltre:
Agitazione
Paura
Rabbia
Senso di colpa
Impotenza
COSA VIVONO I MINORI VITTIME DI VIOLENZA ASSISTITA
Spesso le vittime di violenza mettono in atto anche comportamenti
violenti all'interno del nucleo familiare, sia come violenza appresa e sia
per canalizzare la violenza dell’autore su di sé proteggendo la vittima
(madre, fratello).
COSA VIVONO I MINORI VITTIME DI VIOLENZA ASSISTITA
Le vittime di violenza assistita spesso sono adulti "in miniatura", sostegno per la vittima e custodi del “segreto familiare”, privi di fiducia nei legami e allo stesso tempo terrorizzati all'idea dell'abbandono. La fiducia di base è lesa fortemente all'interno del contesto nel quale dovrebbe costruirsi.
Assistere alla violenza di un genitore nei confronti dell'altro non solo crea confusione nel mondo interiore dei bambini su ciò che è affetto, violenza, intimità, ma va anche a minare il cuore della relazione, la base sicura, lo spazio protetto in cui il bambino può muoversi con sicurezza e fiducia, soddisfando i propri bisogni di dipendenza e accudimento.
COSA VIVONO I MINORI VITTIME DI VIOLENZA ASSISTITA
La vittima di violenza assistita apprende che i legami sono connotati da
prevaricazione, paura e rabbia incontrollata, teme l’abbandono poiché si sente
non protetto. All'interno di un contesto familiare violento vengono intaccate
tutte le relazioni e si sperimenta un senso di tradimento da parte del genitore
vittima, percepito come fragile e scarsamente protettivo, ma anche da parte
dell'autore degli abusi, percepito come una figura spaventosa ed ostile.
COSA VIVONO I MINORI VITTIME DI VIOLENZA ASSISTITA
Le vittime di violenza assistita imparano precocemente non solo ad accantonare i propri bisogni ma anche a non avvertirli poiché non è possibile soddisfarli, diventano però abili intercettatori dei bisogni dell’altro.
Le vittime di violenza assistita sperimentano sentimenti di tristezza e solitudine, si sentono senza risorse all'interno del nucleo familiare, si sentono abbandonati dall'ambiente esterno che non sa o non capisce e che spesso non gli offre supporto.
VIOLENZA ASSISTITA SUI FRATELLI
Nelle famiglie violente il minore può assistere ad abusi perpetrati a danno di adulti o di altri minori, accade per esempio nelle situazioni di abuso a danno di fratelli, fenomeno molto sottostimato.
I minori oggetto di violenza sono quelli che "danno fastidio", mentre i fratelli che assistono sono quelli "invisibili".
Questo porta inevitabilmente a trasmettere al bambino l'idea che il suo valore è legato alla soddisfazione dei bisogni dell’adulto.
VIOLENZA ASSISTITA SUI FRATELLI
Anche nelle famiglie dove non è presente violenza, spesso si verifica il confronto tra figli a favore dell'uno e a sfavore dell'altro, dove l’uno viene considerato il "buono" e l'altro il "cattivo"; questo inasprisce la relazione tra fratelli e crea competizione stigmatizzando il bambino con giudizi che diventano parte integrante della propria concezione di sè.
Quando si verificano situazioni di violenza assistita a danno di fratelli, i vissuti dello spettatore sono di senso di colpa, impotenza e frustrazione, rabbia, invidia.
VIOLENZA ASSISTITA SUI FRATELLI Il "senso di colpa del sopravvissuto" fa sentire il
minore spettatore in colpa per essere scampato alla violenza.
Il senso di impotenza lo porta ad identificarsi o
con l'aggressore, imitandone i comportamenti
violenti e aggressivi, o con la vittima, attirando
su di sé la violenza.
VIOLENZA ASSISTITA SUI FRATELLI
La rabbia e l'impossibilità di esprimerla
possono portare ad agiti contro se stessi e
contro gli altri, contro l’autore o contro la
vittima.
VIOLENZA ASSISTITA SUI FRATELLI
L'invidia nei confronti del fratello abusato può essere motivata dal bisogno di sentirsi oggetto di attenzione, pur negative. Questa può portarlo a negare le violenze, a rivolgere la propria rabbia contro il fratello o appunto ad identificarsi con esso.
Inoltre il sentir ripetere continuamente giudizi negativi nei confronti del fratello abusato lo portano a costruirsi un'immagine demonizzata di lui e a creare un atteggiamento ostile nei suoi confronti.
IL SEGRETO FAMILIARE
Un elemento presente in tutte le situazioni abusanti è il mantenimento del segreto con l’esterno ma anche tra le persone dello stesso ambiente abusante.
Gli effetti del mantenimento del segreto si protraggono a lungo.
Spesso i bambini vengono mantenuti all’oscuro degli abusi ai quali comunque assistono, non gli si danno spiegazioni né spazi per esprimersi.
Questo genera confusione, rabbia, errate attribuzioni di responsabilità della situazione abusante.
IL SEGRETO FAMILIARE
Quando l’abuso è a carico di tutti i figli, spesso non si condividono pensieri ed emozioni che tutti hanno provato nella medesima esperienza, precludendo quindi la possibilità di dare un nuovo significato a ciò che è stato e di uscire da una dimensione di passività e impotenza nonché di dare valore e riconoscimento al proprio vissuto.
Poter esprimere quello che è stato, legittima il proprio dolore.
Quando la sofferenza non viene accorta, contenuta, elaborata attraverso uno scambio relazionale sicuro, si avrà un aggravamento dello stato psicologico con possibile viraggio verso forme di somatizzazione anche gravi.
È fondamentale la presenza di “testimoni” che diano legittimazione e possibilità di parola, interrompendo la ripetizione traumatica ed iniziando un percorso di elaborazione.
LA CONFLITTUALITÀ DI COPPIA: UNA FORMA ATTENUATA DI VIOLENZA ASSISTITA
È fondamentale fare una distinzione tra:
conflittualità di coppia
vs
violenza e maltrattamento
LA CONFLITTUALITÀ DI COPPIA: UNA FORMA ATTENUATA DI VIOLENZA ASSISTITA
Il CISMAI in Criteri e metodologie di intervento per la tutela dei Minorenni nelle separazioni gravemente conflittuali (2019) afferma:
“Le separazioni gravemente conflittuali in cui è presente un forte coinvolgimento dei figli nella triangolazione della coppia, con pesanti ricadute di stress emotivo sui medesimi, vanno assolutamente distinte dalle situazioni in cui potrebbe essere presente violenza domestica rivolta verso i figli e/o il/la partner o siano presenti condotte pregiudizievoli (maltrattamenti, abusi sessuali) da parte di uno dei genitori. La differenziazione diagnostica e l'accurato rilevamento sono fondamentali per evitare che dietro il conflitto e la tensione siano presenti altre gravi problematiche di danno sui figli e che queste possano essere misconosciute e/o negate da parte dei genitori o anche restare confinata nell'ambito privato, quindi sconosciute agli uffici giudiziari civili e penali per le competenze loro attribuite dalla normativa”.
LA CONFLITTUALITÀ DI COPPIA: UNA FORMA ATTENUATA DI VIOLENZA ASSISTITA
Il grande conflitto nelle separazioni deriva dal vissuto che ne è susseguito; la separazione può essere “solo” dolorosa ma anche traumatica.
Cosa distingue una separazione dolorosa
da una separazione traumatica?
LA CONFLITTUALITÀ DI COPPIA: UNA FORMA ATTENUATA DI VIOLENZA ASSISTITA
Il dolore connesso alla separazione è legato alla perdita, che nel caso della separazione di coppia avviene su vari livelli:
perdita del partner
perdita del contesto abitativo
cambiamenti dal punto di vista economico
perdita o cambiamento di abitazione
perdita di un progetto di vita comune
perdita di un ruolo
LA CONFLITTUALITÀ DI COPPIA: UNA FORMA ATTENUATA DI VIOLENZA ASSISTITA
La separazione dolorosa diventa traumatica quando il dolore non può essere elaborato e accettato impedendo al soggetto di riorganizzarsi efficacemente, adattarsi alla nuova condizione e ricostruire un nuovo senso.
Il trauma deriva dal vissuto di abbandono, dalla ferita narcisistica, e dalla
perdita di una figura che doveva soddisfare i propri bisogni.
I BAMBINI NELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI
La separazione della coppia coniugale comporta un processo di ricerca di una nuova organizzazione, non sempre semplice per tutti i membri del nucleo familiare.
I BAMBINI NELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI
I bambini nelle separazioni conflittuali vivono:
l’instabilità emotiva di ciascun genitore;
paura di perdere i rapporti con uno dei due genitori;
fantasie di abbandono e privazione;
fantasie di riconciliazione tra i due genitori;
nostalgia del genitore perduto;
inversione dei ruoli genitore-figlio (consolare il genitore fragile e prenderne le parti).
I BAMBINI NELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI
In questo momento di forte stress, il minore non solo reprime la propria sofferenza, ma spesso deve supportare il genitore che soffre.
Nelle separazioni altamente conflittuali si arriva spesso all’estremo
“conflitto di lealtà”, che porta il bambino a schierarsi con uno dei
due genitori e ad essere triangolato nel conflitto.
IL NON-DETTO CHE CREA FANTASIE CATASTROFICHE
Quando la coppia si separa, a volte questo avviene molto rapidamente senza lasciare ai figli la possibilità di avere una spiegazione di quello che sta accadendo ma soprattutto una rassicurazione rispetto ai propri vissuti emotivi.
Il genitore, si aspetta che il bambino si sostenga da solo, a volte il genitore non può lui stesso
“dirsi” quello che è accaduto, non riesce ancora a parlarne.
In questi casi la sofferenza del genitore sovrasta e distoglie dai bisogni dei figli, negando l’esperienza (“non è successo nulla, tutto resterà come prima”).
Il bambino sperimenta senso di smarrimento, solitudine che lo portano a negare lui stesso i propri bisogni.
IL TRAUMA DELLA SEPARAZIONE E LA TRASMISSIONE TRANSGENERAZIONALE
“La separazione, per quanto traumatica, richiede e segnala la necessità di una riconfigurazione dei legami familiari, attraverso il compito di integrare concettualmente elementi di rottura ed elementi di continuità “.
(Scabini, 1995)
IL TRAUMA DELLA SEPARAZIONE E LA TRASMISSIONE TRANSGENERAZIONALE
L'approccio evolutivo della famiglia esplicita la dimensione multigenerazionale della separazione, traumatica o meno, e la trasmissione intergenerazionale dell'evento.
Se i rapporti tra le persone nel passaggio da una generazione all’altra non viene preservato, si verifica un "attacco al legame“.
IL TRAUMA DELLA SEPARAZIONE E LA TRASMISSIONE TRANSGENERAZIONALE
L’attacco al legame avviene:
Nella fuga dal dolore tramite la negazione;
Nella stagnazione nel dolore, quando non si riesce più ad uscire dalla dimensione di sofferenza che diventa parte integrante della propria identità.
IL TRAUMA DELLA SEPARAZIONE E LA TRASMISSIONE TRANSGENERAZIONALE
Nell’attacco al legame, si verificano quelle situazioni relazionali caratterizzate o
da odio (disprezzo, oppressione, intimidazione, manipolazione, tradimento,
menzogna), o da indifferenza (cinismo, insensibilità, distacco)
IL TRAUMA DELLA SEPARAZIONE E LA TRASMISSIONE TRANSGENERAZIONALE
Cigoli distingue tra "legame disperante" e "legame disperato“.
Il legame disperante è quello in cui il partner rimane ancorato al vecchio legame attendendo il ritorno alla condizione precedente: nega la fine della relazione e il dolore ad essa correlato o nega la stessa relazione finita cancellandone la storia.
Il legame disperato nega la possibilità di qualsiasi legame considerandolo inaffidabile e pericoloso.
IL TRAUMA DELLA SEPARAZIONE E LA TRASMISSIONE TRANSGENERAZIONALE
In questa prospettiva i figli rivestono il RUOLO di:
partner sostitutivi di un genitore
generazione da proteggere dal genitore "cattivo"
fonte di pericolo poiché troppo simile al genitore "cattivo“ (demonizzazione)
rappresentazione vivente della separazione e quindi del dolore
oggetto di rivendicazione, contesa, mezzo di negoziazione
IL TRAUMA DELLA SEPARAZIONE E LA TRASMISSIONE TRANSGENERAZIONALE
I fallimenti difensivi dei genitori ricadono sui figli in una specie di sommatoria
transgenerazionale dove il trauma si accumula da una generazione all’altra
determinando la trasmissione di modelli relazionali disfunzionali.
LE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI TRAUMATICHE
costruzione di un modello di attaccamento disorganizzato;
trasmissione di un modello genitoriale disfunzionale;
sviluppo di specifici modelli operativi interni che influenzano l'interpretazione del mondo;
rappresentazione del caregiver disfunzionale;
strategie di coping e competenze socio-relazionali disfunzionali;
gestione delle emozioni e dell'aggressività inadeguati;
trasmissione transgenerazionali di miti familiari, segreti, fantasmi.
LE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI TRAUMATICHE
La trasmissione da una generazione all'altra può assumere la forma di :
Intergenerazionale, quando è presente una rappresentazione mentale dei vissuti psichici e delle esperienze sufficientemente elaborati;
Transgenerazionale, quando gli elementi che vengono trasmessi non sono rappresentabili, poiché non detti e non pensabili come accade per le esperienze traumatiche che possono riproporsi senza essere elaborati.
“Quando un avvenimento è considerato tanto grave, traumatico, precoce, che non esiste rappresentazione mentale possibile, è un avvenimento impensabile (non pensato), dunque non elaborato, che lascia soltanto delle tracce sensoriali o motorio-corporali o psicosomatiche”
(Schutzenberger, 2004)
LE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI TRAUMATICHE
“Trascuratezza e maltrattamento possono essere importanti indizi di sviluppo traumatico
anche quando sono riferibili alle relazioni affettive della vita adulta: rimanere invischiati in relazioni coniugali maltrattanti è segno presuntivo di una storia di sviluppo traumatica [...].
La disorganizzazione dell'attaccamento precoce può anche essere inserita da elementi biografici che suggeriscono il contagio emotivo di dolore e paura nell'interazione con i genitori [...] indizi possono anche essere [...] alti livelli di conflittualità tra genitori, violenza domestica anche solo verbale”.
(Liotti e Farina, 2011).
LE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELLE SEPARAZIONI CONFLITTUALI TRAUMATICHE
ELABORAZIONE DEL TRAUMA
Il passo più importante in senso riparativo e quindi preventivo di un futuro disagio è prendersi cura di quegli aspetti emotivi non pensabili, dargli la possibilità di essere pensati, espressi e quindi elaborati per evitare di trasmetterli alle generazioni successive.
IL BULLISMO ASSISTITO: I VISSUTI DEGLI SPETTATORI
Il bullismo è un fenomeno complesso che coinvolge diversi attori con diversi ruoli.
Il bullismo è una forma di aggressività, verbale e/o fisica e di prevaricazione sull'altro con caratteristiche di:
intenzionalità di danneggiare l’altro;
ripetitività nel tempo delle azioni violente;
squilibrio di potere tra bullo e vittima
.IL BULLISMO ASSISTITO: I VISSUTI DEGLI SPETTATORI
Gli attori coinvolti sono:
bullo/i (chi agisce la violenza, verbale o fisica);
vittima/e (chi subisce la violenza);
gregari (chi imita i comportamenti dei bulli e partecipa più o meno attivamente alle sue azioni);
spettatori (chi assiste più o meno attivamente ai comportamenti violenti).
IL BULLISMO ASSISTITO: I VISSUTI DEGLI SPETTATORI
Gli spettatori molto spesso non si attenzionano,
raramente ci si interroga su quali possano essere i
vissuti che questi sperimentano nell’assistere ai
comportamenti violenti a danno di altri, così come si
dà scarsa importanza al loro cruciale ruolo nel
rinforzare positivamente o negativamente i
comportamenti bullizzanti.
IL BULLISMO ASSISTITO: I VISSUTI DEGLI SPETTATORI
Gli spettatori che assistono ai comportamenti violenti a danno di terzi sperimentano vissuti di:
impotenza, si vorrebbe interrompere la violenza senza sapere come fare;
paura che il bullo possa prendere di mira anche loro in un secondo momento, tendono quindi a diventare
“invisibili”;
rabbia;
senso di colpa per non essere loro le vittime designate;
mantenimento del segreto, difficilmente se ne parla con insegnanti, altri compagni, genitori, mantenendo il segreto;
somatizzazione, conversione del disagio a livello corporeo (mal di testa, disturbi digestivi, nausea);
evitamento e rifiuto scolastico.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Cancrini L., La cura delle infanzie infelici, Raffaello Cortina, Milano, 2012
Cigoli V., Intrecci familiari: realtà interiore e scenario relazionale, Raffaello Cortina, Milano, 1997
Cigoli V., Introduzione. divorziare: diritti, dolori, “eternità” dei legami, In Gennari M., Mombelli M., Pappalardo L., Tamanza G., Tonellato L., La consulenza Tecnica familiare nei procedimenti di separazione e divorzio, Franco Angeli, Milano, 2014
CISMAI-Terre des Hommes-Università Bocconi, (2013), Tagliare sui bambini è davvero un risparmio? Spesa pubblica: impatto della mancata prevenzione della violenza sui bambini, 2013
CISMAI, Requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita da maltrattamento sulle madri, 2017
CISMAI, Criteri e metodologie di intervento per la tutela dei Minorenni nelle separazioni gravemente conflittuali, 2019
Di Blasio P., Psicologia del bambino maltrattato, Bologna, Il Mulino, 2000
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Liotti G., Farina B., Sviluppi traumatici: Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa, Raffaello Cortina, Milano, 2011
Luberti R., Bianchi D., E poi disse che avevo sognato. Violenza sessuale intrafamiliare su minori. Caratteristiche del fenomeno e modalità di intervento, quaderno 2 di Artemisia, Firenze, 1997
Luberti R., Pedrocco Biancardi M.T., La violenza assistita intrafamiliare. Percorsi di aiuto per bambini che vivono in famiglie violente, Franco Angeli, Milano, 2005
Luberti R., Grappolini C., Violenza assistita, separazioni traumatiche, maltrattamenti multipli: Percorsi di protezione e di cura con bambini e adulti, Erickson, 2021
Montecchi F., I maltrattamenti e gli abusi sui bambini.Prevenzione e individuazione precoce, FrancoAngeli, Milano, 2002
Schutzenberger A, La sindrome degli antenati, DiRenzo, Roma, 2004
Van der Kolk B., Child abuse & victimization, Psychiatric Annals, pp. 374-378, 2005
Van der Kolk B., Il corpo accusa il colpo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2015