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Un senso diverso alla vita e alla morte

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Academic year: 2022

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N° 11 Anno CXLI - 1€

la

la V OCE

UN GIORNALE CHE RACCONTA QUELLO CHE GLI ALTRI

NON DICONO

«Ho chiesto a Dio

di fermare l'epidemia con la sua mano»

PAPA FRANCESCO

Queste le parole di papa Francesco nell'intervista rilasciata, mercoledì 18 marzo, al quotidiano “Re- pubblica” sull'emergenza coronavirus. «In questi giorni diffi cili possiamo ritrovare i piccoli gesti concreti di vicinanza e concretezza verso le perso- ne che sono a noi più vicine, una carezza ai nostri nonni, un bacio ai nostri bambini, alle persone che amiamo. Sono gesti importanti, decisivi. Se vivia- mo questi giorni così, non saranno sprecati» ha detto il Santo Padre, che il 13 marzo ha festeggiato il settimo anno di pontifi cato. Sulla visita di dome- nica delle chiese romane di Santa Maria Maggiore e San Marcello al Corso, Francesco ha detto: «Ho chiesto al Signore di fermare l'epidemia: “Signore, fermala con la tua mano”. Ho pregato per questo».

Intervista a “Repubblica” - mercoledì 18 marzo 2020

Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46), ar

t. 1, comma 1, DCB/

VO O O

AL

VO

VOCE

Intervista a m

onsign or Guido Gallese

Un senso diverso alla vita e alla morte

#IORESTOACASA

Giovedì 19 marzo

2020

pag. 10

Metter e da par te

il super fl uo e star e sull'essenziale

Il Gran ello di S enape - A ndand o a fare la spes a mi se nto com e Benig ni...

Il vesc ovo:

«Ci affi diamo alla Madonna della Salv

L'omelia nella Santa Messa

in streaming di domenica 15 marzo pag. 4

pag. 8 e 9

Emergenza C

ovid-19:

Alessan dria pr osegue la quar antena

La nos tra citt à si org anizza t ra cons egne a casa e d onazio ni per l 'osped ale. E n on solo ...

pag. 6

(2)

Editrice Voce Alessandrina s.c.

via Vescovado, 3 - 15121 Alessandria Direttore responsabile Andrea Antonuccio Vice direttore don Fabrizio Casazza

Silvio Bolloli, Sabrina Camilli, Mara Ferrari, Marina Feola, Enzo Governale, Marco Lovisolo, Paolo Massobrio, Zelia Pastore, Marco Pastorino, Federico Pieri, Mauro Remotti, Franco Rotundi, Daniela Terragni, Alessandro Venticinque, Adriana Verardi Savorelli. Elaborazione grafi ca a cura di Enzo Governale e Giorgio Ferrazzi

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la VO OCE

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Il mondo orafo abbassa le serrande

a pagina 6

Valenza (e non solo) in crisi nera. Le aziende:

«Chiediamo aiuti economici per poter ripartire»

Coronavirus:

facciamo chiarezza

a pagina 12

Intervista alla pediatra Sabrina Camilli sul pericolo di contagio per i bambini

Un tragico matrimonio - a pag. 14

Alessandria racconta- Nel 1835 la festa nuziale ebraica tra Isachia e Amelia Vitale

sconvolse gli alessandrini

Rinviati gli Europei - a pag. 15

Sport - L'Uefa sposta la competizione al 2021. Si attendono decisioni per campionati, Champions ed Europa League

Una cosa io so:

ero cieco e ora ci vedo

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato fi nché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».

Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che signifi ca “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?».

Rispose: «Non lo so».

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?».

Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, fi nché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro fi glio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro fi glio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’

gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose:

«Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro:

«Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo:

«Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse:

«Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 9,1-41

Dom enica 22 marz o - I V dom enica di Quar esima

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Al centro del Vangelo di questa quarta domenica di Quaresima si trovano Gesù e un uomo cieco dalla nascita (cfr Gv 9,1-41). Cristo gli restituisce la vista e opera questo miracolo con una specie di rito simbolico: prima mescola la terra alla saliva e la spalma sugli occhi del cieco; poi gli ordina di andare a lavarsi nella piscina di Siloe. Quell’uomo va, si lava, e riacquista la vista. Era un cieco dalla nascita. Con questo miracolo Gesù si manifesta e si manifesta a noi come luce del mondo; e il cieco dalla nascita rappresenta ognuno di noi, che siamo stati creati per conoscere Dio, ma a causa del peccato siamo come ciechi, abbiamo bisogno di una luce nuova; tutti abbiamo bisogno di una luce nuova: quella della fede, che Gesù ci ha donato. Infatti quel cieco del Vangelo riacqui- stando la vista si apre al mistero di Cristo. Gesù gli domanda: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?»

(v. 35). «E chi è, Signore, perché io creda in lui?», risponde il cieco guarito (v. 36). «Lo hai visto: è colui che parla con te» (v. 37). «Credo, Signore!»

e si prostra dinanzi a Gesù.

Questo episodio ci induce a riflettere sulla nostra fede, la nostra fede in Cristo, il Figlio di Dio, e al tempo stesso si riferisce anche al Bat- tesimo, che è il primo Sacramento della fede: il Sacramento che ci fa “venire alla luce”, mediante la rinascita dall’acqua e dallo Spirito Santo; così come avvenne al cieco nato, al quale si aprirono gli occhi dopo essersi lavato nell’acqua della pisci- na di Siloe. Il cieco nato e guarito ci rappresenta quando non ci accorgiamo che Gesù è la luce, è

«la luce del mondo», quando guardiamo altrove, quando preferiamo affi darci a piccole luci, quan- do brancoliamo nel buio. Il fatto che quel cieco non abbia un nome ci aiuta a rispecchiarci con il nostro volto e il nostro nome nella sua storia.

Anche noi siamo stati “illuminati” da Cristo nel Battesimo, e quindi siamo chiamati a compor-

tarci come fi gli della luce. E comportarsi come fi gli della luce esige un cambiamento radicale di mentalità, una capacità di giudicare uomini e cose secondo un’altra scala di valori, che viene da Dio. Il sacramento del Battesimo, infatti, esige la scelta di vivere come fi gli della luce e camminare nella luce. Se adesso vi chiedessi: “Credete che Gesù è il Figlio di Dio? Credete che può cambiar- vi il cuore? Credete che può far vedere la realtà come la vede Lui, non come la vediamo noi?

Credete che Lui è luce, ci dà la vera luce?” Cosa rispondereste? Ognuno risponda nel suo cuore.

Che cosa signifi ca avere la vera luce, camminare nella luce? Signifi ca innanzitutto abbandonare le luci false: la luce fredda e fatua del pregiudizio contro gli altri, perché il pregiudizio distorce la realtà e ci carica di avversione contro coloro che giudichiamo senza misericordia e condanniamo senza appello. Questo è pane tutti i giorni! Quan- do si chiacchiera degli altri, non si cammina nella luce, si cammina nelle ombre. Un’altra luce falsa, perché seducente e ambigua, è quella dell’inte- resse personale: se valutiamo uomini e cose in base al criterio del nostro utile, del nostro piacere, del nostro prestigio, non facciamo la verità nelle relazioni e nelle situazioni. Se andiamo su que- sta strada del cercare solo l’interesse personale, camminiamo nelle ombre.

La Vergine Santa, che per prima accolse Gesù, luce del mondo, ci ottenga la grazia di accogliere nuovamente in questa Quaresima la luce della fede, riscoprendo il dono inestimabile del Bat- tesimo, che tutti noi abbiamo ricevuto. E questa nuova illuminazione ci trasformi negli atteggia- menti e nelle azioni, per essere anche noi, a par- tire dalla nostra povertà, dalle nostre pochezze, portatori di un raggio della luce di Cristo.

Piazza San Pietro, IV domenica di Quaresima (Laetare), 26 marzo 2017 Dall'Angelus di papa Francesco

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come fi gli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.

Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfi no parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:

«Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti

e Cristo ti illuminerà».

Ef 5,8-14 Seconda lettura

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura,

non temo alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo;

il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,

abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.

Salmo responsoriale

Sal 22 In quei giorni, il Signore disse a Samuele:

«Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi fi gli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato.

Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse:

«Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!».

Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».

Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette fi gli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse:

«Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse:

«Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto.

Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!».

Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

1Sam 16,1.4.6-7.10-13 Prima lettura

Dal primo libro di Samuele

2 laaVO OCE

Settimanale della Diocesi di Alessandria - n° 11 - 19 marzo 2020

La DOMENICA La PRIMA

n° 11 - 19 marzo 2020 - Settimanale della Diocesi di Alessandria

laaVO OCE 3

direttore@lavocealessandrina.it Care lettrici,

cari lettori, non so quanti tra voi siano stati col- piti, direttamente o attraverso parenti o amici, dal corona- virus. Io sto ricevendo chiamate e messaggi che via via “aggiornano” un drammatico bollettino di guerra. Nell'elenco ci sono diversi miei coetanei: persone sane, più in forma di me... Finita la retorica del virus che “colpisce solo gli anziani” (come se questa fosse una consolazione...), adesso sembra che il modo di tutti (forse anche il nostro) nell'aff rontare il problema sia quello di dimenticarsene. Op- pure di metterlo nella “custodia”

degli slogan: tra tutti, stravince nella classifi ca “benda sugli occhi” il famigerato “#andràtuttobene”. Ora, non so voi come la pensiate, ma sul fatto che andrà (o che stia andando) tutto bene io qualche dubbio ce l'ho (e forse ce l'ha anche il nostro vesco- vo, che ho intervistato proprio su questo tema). Un mio caro amico, che abita vicino all'ospedale “Sacco”

di Milano, su Facebook ha scritto:

«Non so se è vero, ma mi sembra che le sirene lancino troppo spesso nella giornata il loro grido. Forse è solo che sono sempre qui, recluso, in ascolto. Eppure, a ogni urlo, una stretta al cuore. Sarà uno di loro?

“Andrà tutto bene”, dicono i balconi.

È invocazione, domanda, forse pre- ghiera. Ma le sirene suonano sempre di più, o almeno così sembra. Che cos'è, Chi è quel bene che invochia- mo?». Un'altra mia grande amica, di fronte alle diffi coltà di salute di persone a me care, ha reso chiaro il senso di quello che sta capitando:

«Intanto Dio insegna... lascia un segno dentro...». Un Dio che non punisce ma insegna: per ora mi porto a casa questo. E comincio a pensare che tutto ciò che accade, anche nel dolore e nel dramma, è per il nostro bene. Quello con la “B” maiuscola:

che non ci ha promesso di vivere in eterno, ma ci promette la vita eterna.

Quale eternità

desideriamo?

L'editoriale

di Andrea Antonuccio

Intervista al nostro vescovo monsignor Guido Gallese

Eccellenza, il 18 marzo lei ha com- piuto 58 anni. Un compleanno par- ticolare...

«Sì, direi proprio un compleanno surreale. D'altronde più surreale ancora è stato dare la benedizione eucaristica alla fi ne della celebrazione di domenica scorsa dalla soglia della cattedrale di fronte a una piazza completamente vuota».

Nella sua omelia durante la Messa a un certo punto ha detto: «A noi viene lasciata una responsabilità sul vivere con prudenza e obbedienza questi tempi di ritiro, questa Quare- sima particolarmente tranquilla che ci viene off erta». Come fa a defi nire

“tranquilla” una Quaresima segnata dal coronavirus?

«Intendevo “tranquilla” nel senso che siamo in casa, al di là dello stress del virus, e questo ci sottrae dai “bombar- damenti” della vita che solitamente ci prendono sul versante emotivo.

Anche il virus ci sorprende sul versan- te emotivo, ma da un altro punto di vista, perché invece ci obbliga a una rifl essione sul senso della vita. Senza l'agitazione solita, ma dovendo stare ritirati e avendo davanti lo spettro del virus, possiamo rifl ettere sull'esistenza e sul suo signifi cato».

Uno “slogan” di questo periodo è

#andràtuttobene...

#andràtuttobene...

«Non è vero che andrà tutto bene, per- ché il virus uccide. Forse è meglio dire:

“Io speriamo che me la cavo”... “Andrà tutto bene”: o lo si legge in una chiave

come quella che dà l'Apocalisse, e allora si può dare un senso diverso alla vita, alla morte e alla soff erenza (ma non credo sia la chiave della società di oggi);

oppure è falso, perché è morta tanta gente e ne morirà ancora. È il punto pesante di questa situazione: quando la morte si avvicina alle persone che conosci e ami, diventa veramente do- lorosa».

Che cosa possiamo imparare da quel- lo che sta accadendo?

«L'uomo è tornato a scoprire che la morte fa parte della vita, che morire è un evento naturale. Il nostro mondo ha sempre mantenuto in questi decenni la strategia di esorcizzare la morte, distogliere lo sguardo da essa e con- centrarsi su ciò che si ha, lasciandosi la “sorpresa” per l'ultimo momento.

Un esempio classico è non chiamare il prete per l'Unzione perché il malato, anche quello consapevole della fine imminente, “si potrebbe spaventare”.

Questo è scacciare la morte fuori dai confi ni del pensiero».

Come possiamo occupare al meglio il tempo in casa?

«Basta rispondere a questa sola do- manda: come so stare con me stesso?».

Ce lo spiega?

«Io di fronte a me stesso che atteggia- mento ho? So ascoltarmi, so guardarmi, mi accetto, mi stimo, mi voglio bene?

Mi rendo conto dei miei difetti, c'è qualcosa che posso migliorare di me?

Dio e le persone che posto occupano nel mio cuore? Non nelle mie azioni,

ma nel mio cuore. E allora quando acquisisco una certa serenità di fondo non ho problemi. A san Luigi Gonzaga, mentre stava giocando a palla, chiesero che cosa avrebbe fatto se di lì a poco ci fosse stata la fi ne del mondo. E lui rispose così: “Continuerei a giocare a palla”. Se sto bene con me stesso, qual- siasi cosa stia accadendo attorno a me riesco a rimodellare la mia vita in modo diff erente dal solito senza perdere con- tinuità. È la resilienza. È la caratteristica dei cristiani perseguitati, o tribolati, o...

nella pandemia!».

E se le risposte sono sconfortanti?

«C'è il Vangelo».

Ma di fronte alla possibilità di morire il Vangelo basta?

«E a che serve altrimenti il Vangelo?

È il senso della nostra vita rivelato in Parola».

Lei come sta vivendo questi giorni?

«Sono molto frenetici, mi prenderei volentieri un giorno di tranquillità. Lo stress è alto, anche per la responsabilità nei confronti dei fedeli: sia per la loro incolumità fi sica sia per il loro benes- sere spirituale, che in certe situazioni sembrano collidere. Penso alla parteci- pazione alla liturgia, all'apertura delle chiese... con i miei confratelli vescovi del Piemonte e con quelli di tutta Italia abbiamo questa responsabilità. È sfi an- cante, arrivo alla fi ne della giornata che sono proprio stanco. Non ho il proble- ma della noia: ho il problema di non avere tempo».

Andrea Antonuccio

«Basta rispondere a questa sola domanda: come so stare con me stesso?

Dio e le persone che posto occupano nel mio cuore?»

Un senso diverso

alla vita e alla morte

(3)

C

arissimi, la liturgia della Parola di quest'og- gi, molto ricca, ci pone di fronte al tema dell'acqua che Dio off re al suo popolo per la sua salvezza. Acqua segno di be- nedizione, fertilità e fecondità. Viene promessa l'acqua al popolo di Israele che non rimane senza acqua, anche nel deserto. E quando si lamenta, il Signore provvede a farla scaturire addirittura dalla roccia. La donna che siede al pozzo, scavato da Giacobbe vicino a Sicar, è lì in un'ora particolare della giornata, quando il caldo è più forte. Non è un caso

che, intorno a mezzogiorno, questa donna vada al pozzo per essere sicura di essere sola e non suscitare chiacchiere, vista la sua vita aff ettivamente molto movimentata... e sappiamo che queste cose danno molto da dire. E Gesù le parla: “Dammi da bere”. Questa richiesta da parte di Gesù ha un signifi cato simbolico particolare. Perché Gesù chiede da bere? Ricordiamo quando sulla croce dirà: “Ho sete”. I Padri molto si sono sforzati di capire il senso di questa frase, se alludes- se a qualcosa di fi sico, o di più.

Sicuramente qualcosa di fi sico c'era, sia qui che sulla croce. Ma certamente Gesù alludeva anche

a qualcosa di più, sia qui che sulla croce. Gesù ha sete di anime, della salvezza dell'uomo. Gesù ha fame di fare la volontà del Padre. E questa è una rifl essione che ci fa interrogare su quanto noi abbiamo sete spiritualmente parlando, e di quanto abbiamo fame di fare la volontà del Pa- dre. Ma nel corso di questo discorso Gesù dice anche: “Alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura”. E ci inse- gna a guardare ai segni dei tempi, e a quello che sta succedendo, in modo particolare. In questo caso io credo che ci chiami a rifl ettere su ciò che riguarda l'adorazione. Gesù dice a questa donna che può darle un'acqua che diventa dentro di lei sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna.

Quest'acqua è il dono di uno Spirito, è il dono di una Presenza che fa scaturire grazia, grazia e ancora grazia: dentro questa donna, e dentro ciascuno di noi. Un dono che viene riversato in noi con il battesimo e che continua a zampillare nel corso della nostra vita.

Quest'acqua da dove sgorga? Nell'Apocalisse quando si parla della Gerusalemme celeste si

dice che non c'è il tempio in essa, ma l'Agnello e Dio sono il suo tempio. E dal trono dell'A- gnello scaturisce un'acqua che rende fecondo tutto e fa dare frutti in ogni stagione agli alberi che sono lungo questo corso d'acqua. E questo ci richiama al discorso sul tempio. Se ne parla moltissimo in questi giorni: abbiamo le chiese chiuse e per qualcuno è una sciagura assoluta.

Per me è un segno: il Signore ci richiama a fare attenzione al vero luogo di culto, il luogo dentro di noi, in cui zampilla la sorgente di acqua. Cer- tamente, la Chiesa è importante perché in essa

tutta la comunità si raduna per rendere lode a Dio, ma ricordia- moci che il vero culto avviene nel vero tempio, quello dell'anima. E quando Gesù parla: “Distruggete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni” Giovanni nota:

“Egli parlava del tempio del suo corpo”. Allora noi siamo tempio di Dio, e in questo tempio di Dio dobbiamo imparare a rendere culto. Anche la donna tira fuori questo problema del culto: “I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice:

“Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Ge- rusalemme adorerete il Padre”.

Sta parlando forse di un altro luogo fi sico? No.

“Voi adorate ciò che non conoscete, noi ado- riamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. Anche se ci distruggessero tutte le chiese, noi non verremmo meno nell'avere il tempio dove adorare Dio. Il padre cerca questi adoratori, quelli che lo adorano in Spirito e verità. È una formula trinitaria: il Padre cerca quelli che lo adorano in Spirito (terza persona della Trinità), e verità (Gesù è verità, il verbo del Padre seconda persona della Trinità). Questa formula ci dice che noi dobbiamo imparare ad adorare Gesù nel nostro cuore, lasciando sgorgare quest'acqua di grazia che viene dal profondo del nostro cuore. Perché, come vie- ne detto dall'Apocalisse, noi siamo costituiti dall'Agnello immolato un regno e sacerdoti per il nostro Dio. E il nostro sacerdozio è spirituale, interiore, nel quale veramente possiamo ren- dere culto a Dio nel profondo del nostro cuore e lasciare che la Sua grazia sgorghi, zampilli, dal

nostro cuore. Proprio dove Dio ha aperto una sorgente al momento del nostro battesimo. Il legno della croce ha toccato la roccia del nostro cuore, convertendolo da un cuore di pietra in un cuore di carne, e facendo sgorgare da esso l'acqua della salvezza.

Credo che sia una rifl essione che ci dà molta consolazione, in questi giorni di isolamento, in questa atmosfera così surreale. A me ha fatto un'impressione incredibile venire fi no qui, in Cattedrale: tutto vuoto, sembrava un fi lm di fantascienza. Questa desolazione, questo deser- to, sapendo che tutti invece sono in casa e che gli abitanti sono gli stessi di prima, ci richiama a un “entrare dentro”. Al vero entrare dentro al profondo di noi stessi, nel vero santuario che il Signore ci ha donato. Fatelo in questi giorni, leggete la Parola di Dio, pregate e state nel profondo del cuore. Perché il Signore ci sta indicando questa strada attraverso i semplici accadimenti. A noi viene lasciata una respon- sabilità sul vivere con prudenza e obbedienza questi tempi di ritiro, questa Quaresima parti- colarmente tranquilla che ci viene off erta. Ma abbiamo anche il compito di recuperare i veri valori e il vero signifi cato della vita, che queste costrizioni ci aiutano a capire. C'è qualcosa di più... Ci affi diamo con dolcezza, amore e aff etto alla nostra Madonna della Salve che da sopra l'altare dell'Altissimo Sacramento, dove c'è la presenza eucaristica del Signore, veglia sulla nostra Chiesa alessandrina, sulla nostra gente che viene a cercare in Lei conforto, aiuto e protezione. A lei ci affi diamo e affi diamo il no- stro popolo. Madonna della Salve, veglia su di noi, prega per noi, confortaci, assistici, portaci a incontrare il Signore Gesù e facci essere forti come tu sei stata forte nel momento della croce.

Vogliamo allora, adesso, entrare nel mistero della liturgia. Ora da questo altare scaturisce la fonte della grazia. Vi chiedo di unirvi per una comunione spirituale vera e profonda, perché il Signore tocca e raggiunge i vostri cuori. Adesso, in questa celebrazione, anche se siamo impediti dalla partecipazione fi sica, siamo di fronte al Signore che sta per ripresentare ai nostri occhi la sua off erta amorosa e per ricordarci che il suo Amore è quello più grande, perché dà la vita per gli amici. Che siamo capaci di capirlo, accoglierlo, ricambiarlo e donarlo. Sia lodato Gesù Cristo.

Domenica 15 marzo, III domenica di Quaresima Cattedrale di Alessandria

«Anche se ci distruggessero tutte le chiese, noi avremmo il tempio dove adorare Dio»

La Messa in tv

Quella del 22 marzo sarà la quarta domenica di Quaresima. Continuiamo il nostro percorso di avvi- cinamento alla Pasqua intervistando don Claudio Pistarino, parroco a Felizzano e amministratore parrocchiale a Oviglio. Per l'emergenza coronavirus, scopriamo come don Claudio ha organizzato un modo originale per pregare con i suoi parrocchiani in tempo di Quaresima.

Don Claudio, che cos'è per lei la Quaresima?

«È un momento di rifl essione, nel quale dobbiamo fare silenzio nel cuore per scoprire le cose es- senziali della nostra vita. Un'occasione per scoprire la strada giusta per raggiungere il Signore, anche attraverso l'intercessione di Maria».

Il Vangelo di domenica (Gv 9,1-41) parla del miracolo di Gesù all'uomo cieco dalla nascita. Come possiamo collegarlo con quello che stiamo vivendo in questi giorni?

«Il cieco passa dal profondo buio al vedere la luce, quindi non solo le cose materiali ma anche la fede. Per noi oggi, visto il momento di grande diffi coltà che stiamo vivendo, ritornare a vedere signi- fi ca tornare alla normalità. Ma ciò che sta accadendo deve farci avvicinare ancora di più al Signore, per riscoprire l'essenziale».

Un consiglio su come affrontare questo Tempo di Quaresima senza celebrazioni?

«Sicuramente, consiglio di vivere questo momento seguendo le indicazioni delle istituzioni e della nostra diocesi. Per tutelare la nostra salute e di chi ci sta accanto. A livello spirituale è un momento diffi cile: cerchiamo di seguire le funzioni tramite le tv o i media, in tanti si stanno organizzando. An- che nelle mie parrocchie ci siamo preparati...».

Ci racconta?

«Abbiamo istituito un gruppo WhatsApp, sia per comunicare con i parrocchiani che per pregare insieme. L'intento è quello di affi dare al Cuore Immacolato di Maria questo momento così diffi cile.

I partecipanti di questo gruppo si organizzano per recitare il Rosario ogni 30 minuti, per circa tutto il giorno. Ogni sera mando una tabella in cui ognuno, in base ai propri impegni, prenota la propria mezz'ora in cui recitare una coroncina. In più ho deciso di celebrare in diretta la Via Crucis e i Rosari per i defunti: con l'email immacolataconnoi@parrocchiafelizzano.it invito gli iscritti, e con un'appli- cazione riusciamo a pregare insieme tramite una video chiamata. E penso che questo ci possa far sentire parte della chiesa universale, anche in un momento così complicato».

Un'occasione per scoprire la strada

QUARESIMA 2020

Intervista a don Claudio Pistarino, parroco a Felizzano e Oviglio

A. V.

Le BREVI dalla CHIESA

L a p r e s i d e n z a della Conferenza episcopale italiana, accogliendo una ri- chiesta di sostegno della Fondazione banco alimentare, ha deciso oggi lo stanziamento di mezzo milione di euro dai fondi otto per mille, che i cit- tadini destinano alla Chiesa cattoli- ca, in favore delle attività di una rete che comprende 21 Banchi in tutta Italia.

Per chi ha fame

La Cei aiuta il Banco alimentare

La Cei promuove un momento di pre- ghiera per tutto il Pa- ese, in particolare per i medici, gli operatori, i ricercatori e i gover- nanti. Ogni famiglia, ogni fedele, ogni co- munità religiosa è invitato a recitare il Santo Rosario, uni- ti in preghiera alle ore 21 di giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, custode della Santa Famiglia.

Sarà anche possibile seguire la preghiera su Tv2000.

In preghiera per l'Italia

Il Santo Rosario giovedì 19 alle 21

Papa Francesco, domenica 15 marzo, ha sottolineato la sua vicinanza a chi soffre nell'emergenza del coronavirus metten- dosi in pellegrinag- gio. Prima davanti a Maria Salus populi Romani, nella basi- lica di Santa Maria Maggiore. Dopo, fa- cendo un tratto di via del Corso a piedi, si è rivolto in preghiera al crocifi sso ligneo che protesse Roma dalla

“grande peste” del Cinquecento.

Il Papa pellegrino

Francesco a piedi per Roma

«Incoraggio tutti i direttori, i giornalisti e i collaboratori delle nostre testate dio- cesane a continuare nel prezioso servizio di informazione» si legge nel messaggio ai giornali diocesani di monsignor Gianni Sacchi, vescovo di Casale Monferrato e delegato Cep per le Comunicazioni so- ciali. L'emergenza permette di «aprirci di più alle sofferenze e ai bisogni degli al- tri» sottolinea Sacchi.

Un servizio prezioso

Monsignor Sacchi ai giornalisti

† monsignor Guido Gallese

Ci affi diamo alla

Madonna della Salve

In questo periodo non ci è possibile partecipare alla Celebrazione Eucaristica e alla preghiera comunitaria.

Un aiuto viene dalla tv:

ecco gli orari delle S. Messe e dei momenti di preghiera.

Su Tv2000 (canale 28)

5.00 Recita del Santo Rosario 7.00 Santa Messa

con papa Francesco 8.30 Santa Messa

11.55 Preghiera dell’Angelus 15.00 Preghiera della Coroncina

della Divina Misericordia 18.00 Recita del Santo Rosario dalla Grotta di Lourdes

19.00 Santa Messa dal

Santuario del Divino Amore 20.00 Recita del Santo Rosario

a Maria che scioglie i nodi 23.25 Preghiera della Compieta La domenica la Celebrazione Eucaristica sarà trasmessa anche da Rete 4 alle ore 10 e da Raiuno alle ore 10.55

Il contagio del coronavirus ci obbliga, in tutta Italia, a tenere chiusi gli Oratori e non sappiamo per quan- to tempo. Siamo tutti uniti: Consulta di Pastorale Giovanile Regionale ed Equipe diocesane. A tutte le «regie educative» di ogni realtà di Pastorale Giovanile chiediamo perciò di attivarsi per non «perdere» questo pre- zioso tempo di Quaresima, soprattutto in un periodo così particolare e delicato.

Se gli Oratori e tutti gli spazi parroc- chiali devono essere fi sicamente chiusi, non lasciamo che si «chiuda» lo slancio di carità e di prossimità che da sempre ci con- traddistingue. Sperimentiamo dunque nuove e adatte modalità pastorali, che rispondano piena- mente alle misure restrittive adottate dalle Autorità competenti, confermati dalla Conferenza Episcopale Piemontese.

Formuliamo perciò alcune attenzioni che riteniamo necessarie in questi giorni di emergenza.

1. Utilizziamo tutti i mezzi di comunicazione a disposizione, dagli smartphone ai social, dai siti alle piattaforme per riunioni a distanza, per ogni genere di incontro che si ritenga necessario tenere per i nostri Oratori, evitando però un uso eccessivo dei social. Abbiamo cura che nessun educatore convochi, anche informalmente, incontri o riunioni pastorali, per nessuna ragione, per nessun numero di ragazzi o giovani, soprattutto se minorenni.

2. Manteniamoci in contatto con i ragazzi e i giovani dei nostri gruppi e dei nostri Oratori, attraverso tutti i canali di comunicazione, perché possano sentirci vicini, condividendo il loro vissuto e accompagnan- doli in questi giorni speciali. Privilegiamo ancora una volta l’ascolto. Sollecitiamoli a informarsi sulla reale situazione del contagio e sui suoi principali sviluppi, evitando le fake news. Aiutiamoli a interpretare in senso cristiano gli eventi che stiamo vivendo.

3. Invitiamo i ragazzi e i giovani a ritagliarsi dei momenti di silenzio quotidiano, per disintossicarsi dall’«epidemia» di informazioni che ci circonda. Ac- compagniamoli nella preghiera quotidiana, off rendo

loro sussidi e strumenti per la preghiera personale e utilizzando i social per occasioni di preghiera che evochino la forma comunitaria, ove sia possibile.

Curiamo in modo particolare l’animazione della domenica e dei giorni festivi.

4. Prepariamo e off riamo ai ragazzi e i giovani piccoli e semplici spunti di rifl es-

sione personale, che li aiutino a rifl ettere, attraverso audio, video, testi e quanto possa essere inviato loro. Suggeriamo loro proposte che possano accompagnarli anche culturalmente in questo tempo.

Troviamo pratiche di coinvolgimento onli- ne, che li aiutino a occupare in modo creativo e positivo il tempo a casa e mantengano vivo il senso di appartenenza a un gruppo e a una comunità.

5. Strutturiamo e coordiniamo attività di servizio per i ragazzi e i giovani, solo a condizione che rispet- tino totalmente e scrupolosamente le disposizioni di legge. La carità di Cristo ci sospinge anche ora (cfr 2 Cor 5.14), ma un mal gestito desiderio di servizio per gli altri può facilmente tradursi in danni maggiori a quelli cui si vorrebbe ovviare, soprattutto per le persone anziane. Circa le iniziative di sostegno e di solidarietà si contattino innanzitutto i gruppi carita- tivi parrocchiali. Se necessario ci si confronti con la Caritas diocesana.

6. Condividiamo sui canali social diocesani tutte le proposte e le iniziative pensate nei nostri Oratori, per questo tempo complesso, così da sostenerci e arricchirci a vicenda, sempre nel rispetto delle nor- me di tutela legate alla comunicazione. Utilizziamo questa piattaforma anche per condividere gli appelli rispetto a necessità concrete, rilevate dai volontari che operano sul territorio.

Gli Oratori sono chiusi...ma la creatività resti aperta!

Per la Pastorale Giovanile di Piemonte e Valle D’Aosta:

† monsignor Guido Gallese vescovo incaricato per la Pastorale Giovanile

don Luca Ramello, delegato regionale Carlotta Testa, delegata regionale

Oratori chiusi? Creatività aperta!

PASTORALE GIOVANILE IN PIEMONTE

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Settimanale della Diocesi di Alessandria - n° 11 - 19 marzo 2020

La CHIESA LOCALE La CHIESA LOCALE

n° 11 - 19 marzo 2020 - Settimanale della Diocesi di Alessandria

laaVO OCE 5

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DOPO IL DECRETO “CURA ITALIA” PER AZIENDE E LAVORATORI

Il mondo orafo chiude le serrande, a Valenza (e non solo) è crisi nera

«Chiediamo alle istituzioni aiuti economici per poter ripartire»

Come funziona l’esame del tampone? Que- sta è una delle domande che riecheggiano maggiormente in questi giorni, che vedono la provincia di Alessandria coinvolta nell’e- mergenza Covid-19.

«Il tampone è il dispositivo utilizzato per raccogliere le secrezioni. Il primo problema è stato quello dell’approvvigionamento e della scelta del dispositivo idoneo. Una volta raccolto il materiale il tampone giunge al laboratorio per l’analisi. Essendo un virus nuovo, solo in questi giorni, le grandi aziende che si occupano di diagnostica di labora- torio stanno mettendo a punto tecnologie adatte al lavoro dei laboratori ospedalieri»

risponde Andrea Rocchetti, direttore della microbiologia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, dove vengono eseguiti i test per trovare nelle secrezioni del naso e del cavo orale il coronavirus.

«È stato quindi necessario introdurre nel nostro laboratorio una strumentazione molto valida dal punto di vista dei risultati forniti ma più adatta alla ricerca che alla clinica.

Questa scelta obbligata ci ha costretto a for- mare una equipe di tecnici e laureati compe- tenti che si occupano solo di questo esame.

Al momento sono sei più due in formazione a cui si aggiungeranno altri colleghi del Cen- tro Trasfusionale e del Laboratorio Analisi.

Si tratta di un lavoro complesso, eseguito sotto cappa a fl usso laminare, indossando i dispositivi di protezione e che prevede la presenza di due operatori per ogni seduta analitica. Ogni seduta dura dalle 4 alle 5 ore per eseguire 24 campioni per cui la nostra capacità di “fuoco” contro il nemico è di circa 96 tamponi al giorno» aggiunge Roc- chetti che poi conclude: «Al momento non siamo in grado di fare di più per cui diventa indispensabile scegliere bene a chi eseguire il test in attesa che arrivino presto nuove tec- nologie e truppe fresche. Stiamo eseguendo tamponi per tutti gli ospedali della provincia di Alessandria per cui giungono al laboratorio decine di tamponi al giorno. Le nostre ener- gie, in questo momento, vanno usate per i pazienti che hanno bisogno di un intervento e che devono essere smistati all’interno dei reparti ed isolati dagli altri pazienti. Chi ha paura di aver contratto il virus, ma sta bene, deve mettersi in autoisolamento precauzio- nale ed attendere il risultato del proprio test che verrà eseguito ma con tempi un po’ più lunghi dei pazienti che stanno male».

EMERGENZA CORONAVIRUS

Come funziona l'esame del

tampone?

Risponde il dottor Rocchetti dell'Azienda ospedaliera

Per l'emergenza coronavirus, la Ristorazione sociale, dal lunedì

al sabato, entro e non oltre le 10.30, accoglierà le richieste

al 334 19 51 774. Il “piatto unico” sarà consegnato intorno alle 13, nella sola area del Comune di Alessandria.

RISTORAZIONE SOCIALE

Pasti a domicilio per i più bisognosi

Il servizio gratuito ad Alessandria

Fondazione Uspidalet, al via la raccolta

La Fondazione Uspidalet di Alessandria sta raccogliendo fondi per tre progetti importantissimi destinati all’Ospedale di Ales- sandria. I progetti sono: 200 caschi Cpap per pazienti con grave polmonite da Covid-19, due ecografi specifici per poter intubare in sicurezza i pazienti e due monitor defibrillatori. Si può donare con la carta di credito direttamente sul sito della Fondazione Uspidalet (http://www.fondazioneuspidalet.it/) oppure tramite un bonifico bancario (Banca Intesa SanPaolo - IBAN IT45 F030 6909 6061 0000 0111 150).

Un uovo speciale per l'associazione Idea onlus

La ditta “Giraudi” di Castellazzo Bormida regala all'associazione Idea onlus, in via Toscanini 9 ad Alessandria, un uovo di otto chili, per l'estrazione di Pasqua. «Tutto il ricavato sarà devoluto all'associazione per l'acquisto di un nuovo gazebo con zanzariera per il giardino della nostra sede» dice il presidente Paolo Berta. I biglietti, al costo di 5 euro, si potranno prenotare per messaggio al 340 8322033, e verran- no consegnati quando si potrà uscire. Il primo numero, estratto del Lotto sulla ruota di Torino di giovedì 9 aprile, vincerà l'uovo realizzato dal maestro Davide Boidi.

Sei parrocchie, un prete e le messe in streaming

Don Giovanni Sangalli, parroco di Predosa, Castelferro, Mantovana, Capriata d'Orba, Pasturana e Tassarolo, il 15 marzo alle 10.30 ha cele- brato la Messa in streaming, e replicherà il 22 marzo alla stessa ora.

«Basta cercare la pagina Facebook “6 per 1”, cliccare su “mi piace” e unirsi in preghiera» è l'invito del sacerdote. Per la festa di San Giu- seppe, il programma inizierà alle 8 con le lodi mattutine, continuerà alle 17 con la Messa e il Rosario, alle 20.30 l’adorazione eucaristica.

Venerdì stesse celebrazioni, ma alle 20.30 ci sarà la Via Crucis, sabato 21 la Messa festiva sarà alle 17.45.

Avis e comune di Casal Cermelli

Donare il sangue adesso più che mai. Tra le misure per il contrasto e il contenimento dell'emergenza coronavirus viene segnalato da parte degli ospedali e delle associazioni di volontariato la necessità di disporre di sangue. «I donatori dai 18 ai 65 anni che abbiano in- tenzione di aderire all'invito potranno prenotarsi presso il Centro Trasfusionale di Alessandria al numero 0131 206417». Questo è il monito del Comune e della sezione Avis di Casal Cermelli che sol- lecitano in un momento di grave diffi coltà per tutti a rispondere numerosi all'appello.

a cura di Daniela Terragni e Alessandro Venticinque

Le brevi tra Alessandria e paesi

C'è un altro virus che sta colpendo il nostro Paese in queste settimane. Quello che mette in ginocchio

aziende e impren- ditori, rallentando l'economia di tutta Italia.

S o n o t a n t i g l i imprenditori che decidono di abbas- sare la serranda, anche nella nostra provincia. A sof- frire è una delle eccellenze del no- stro territorio: il mondo dell'oro.

«L'80% delle azien- de orafe valenzane rimarranno chiu- se. I grossi gruppi

riescono ancora a lavorare dividendo il lavoro in settori produttivi. Ma anche loro sono stati obbligati a chiedere la cassa integrazione, prima an- cora delle piccole aziende» ci racconta Roberto Pantuso della

“I By Iannelli”. «Come azienda lavoriamo molto con l'estero, e inizialmente non abbiamo avu- to un contraccolpo. Ma se nelle precedenti settimane abbiamo terminato alcuni lavori, adesso la situazione è diventata grave, e molti clienti hanno disdetto o bloccato gli ordini» aggiunge l'imprenditore. Le cifre regi- strate in queste settimane non lasciano scelta: «In percentuale abbiamo avuto un calo del 60%

per l'estero. Mentre per l'Italia un calo del 100%, proprio per-

ché gran parte delle aziende italiane si sono bloccate». E alle istituzioni cosa chiedete? «Non

chiediamo cose impossibili vi- sta la grave situazione. Chiedia- mo di abbassare, o rimandare a periodi più fl oridi, costi e tasse del lavoro. In questo senso, la cassa integrazione in deroga attuata in questi giorni credo sia già un grande aiuto. Chie- diamo solo di essere agevolati per riprendere la produzione»

conclude Pantuso.

Anche a Casale Monferrato molte aziende legate al mon- do dei gioielli sono costrette a chiudere: «È un periodo nero come non accadeva da anni, a livello aziendale abbiamo chiuso perché non abbiamo suffi cienti richieste di lavoro»

ci dicono da “Gabriella Rivalta Oro Miniato”. Il prezzo dell'oro negli ultimi mesi ha avuto con-

tinue impennate: «Siamo pas- sati dai 50 euro di fi ne febbraio ai 42 di questi giorni». E sulle

richieste al Gover- no: «Noi non pos- siamo garantire lo stipendio, quindi le istituzioni devono aiutarci. Abbiamo bisogno di avere una cassa integra- zione indefinita, fino a quando si uscirà da questo periodo. Come tut- ti, chiediamo che ci vengano abbonate o rinviate le tasse, e che ci vengano forniti degli incen- tivi economici per poter ripartire»

concludono dall'azienda mon- ferrina. Intanto, il governo si è messo in moto e lunedì 16 marzo ha emanato il decreto

“Cura Italia” anche a sostengo delle aziende e dei lavoratori:

estesa la cassa integrazione a tutte le aziende del settore privato colpite dall'emergenza coronavirus; confermata l’in- dennità di 500 euro per i lavo- ratori autonomi e i congedi per i lavoratori dipendenti al 50%, arriva un credito d'imposta al 60% dell'affitto di marzo per botteghe e negozi ed è vietato di licenziamento per ragioni economiche per i prossimi 60 giorni. Nella speranza che que- sti provvedimenti possano far rialzare la testa alle aziende e ai loro lavoratori del nostro Paese.

IN PRIMO PIANO

La nostra città si organizza per l'emergenza Covid-19:

tra consegne di spesa, farmaci a casa e donazioni per l'ospedale. Fino alla chiusura dei cimiteri

Alessandria prosegue il suo periodo di quarantena per l'emergenza coronavirus.

Capiamo come la nostra città si sta orga- nizzando per vivere meglio questi giorni diffi cili: dalle consegne a casa, alle dona- zioni all'Ospedale e linee telefoniche per sentirsi meno soli.

L’Amministrazione  Comunale di Alessandria, tramite l'assessore all’as- sociazionismo  Monica Formaiano, da lunedì 16 marzo si è attivata per avviare un servizio di consegna farmaci  e spesa. Il progetto vede il coinvolgimento del  Servizio Pro- tezione civile del Comune, con la collaborazione del Gruppo volontari della Polizia municipale, del Cissaca, di Anteas-Trasporto (per la consegna dei farmaci)  Amico e l’Oft al (per la la  consegna della spesa). Chi potrà benefi ciare di questo servizio sono le persone con più di 65 anni; le per- sone con disabilità e le loro famiglie;

i nuclei familiari monogenitoriali con fi gli minori di anni 14; i nuclei familiari in cui siano presenti e conviventi persone con più di 65 anni (per esempio fi glio o fi glia con genitori). Gli interessati devono contat- tare il Cissaca telefonando al 335 5329284.

Le  consegne si svolgeranno da lunedì a venerdì dalle 8 alle 16 per i farmaci, mentre per la spesa: il lunedì (dalle 10 alle 12), il mercoledì (dalle 15 alle 18) e il venerdì (dalle 10 alle 12). Inoltre, per prevenire alla diff u- sione del contagio del virus, l’Unità di Crisi comunale ha disposto la chiusura al pubbli- co di tutti i cimiteri urbani ed extraurbani fi no al 3 aprile. L’Unità di Crisi “Corona- virus” d’intesa con la Giunta Comunale di

Alessandria ha attivato un Numero Verde (800 317 316) per telefonare gratuitamen- te agli operatori di un “Centro di Ascolto Comunale”. Il  servizio, rivolto  a  soggetti deboli, in particolare alle persone anziane

sole e segnate dall'emergenza in atto, sarà erogato  dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19. Intanto anche la nostra città si mette in moto per eff ettuare le donazioni. Acqui- sire  dispositivi  di protezione individuale per i professionisti sanitari che operano in prima linea affi nché possano lavorare in massima sicurezza e comprare subito respiratori e caschi per i pazienti che neces- sitano di cure urgenti. La Fondazione So- lidal metterà a disposizione centomila euro per aiutare concretamente l’Azienda Ospedaliera di Alessandria e l’Asl Al con tutti gli ospedali della rete della provincia di Alessandria, la più colpita in Piemonte.

Per tutti coloro che vogliono aderire alla campagna di raccolta fondi possono do- nare attraverso:  Bonifi co intestato a  “Pro Asl-Ao Al uniti contro Covid-19” - IBAN IT52 S 05034 10408 000000005537.

Sono giorni molto densi di lavoro quelli che l’Azienda Ospedaliera e l’Azienda Sanitaria Locale di Alessan- dria stanno vivendo. Ma sono anche tanti i gesti che rendono meno pesan- te questo duro lavoro. Uno di questi è quello eff ettuato da Angi (Associazio- ne nuova generazione italo-cinese) che si è adoperata per raccogliere e consegnare un carico di materiale sanitario (tute, occhiali, mascherine, guanti)  proveniente  dalla Provincia cinese di Wenzhou. «Grazie di cuore per la preziosa donazione in questo momento di emergenza che rappre- senta un supporto e un aiuto fonda- mentale per i nostri pazienti e per i nostri operatori» sono le aprole del direttore generale dell’Azienda Ospe- daliera Nazionale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo, Giacomo Centini.

Intanto, l'Asl Al ha attivato una linea te- lefonica (0131 306338 e 366 4309876) per fornire supporto psicologico a chi necessiti di essere ascoltato e aiutato ad aff ronta- re le situazioni di disagio emotivo legate all'emergenza del virus. La linea è attiva lunedì, martedì e giovedì  dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 17, mentre il mercoledì e il venerdì 8.30 alle 12.30. Al numero ri- spondono educatori Asl Al che, a seconda delle problematiche esposte, possono in- dirizzare le chiamate agli psicologi dell’Asl Al o ai neuropsichiatri.

Alessandria e la

“sua” quarantena

Da lunedì 16 marzo è attivo, nell'ambito dell'i- niziativa “Comune Amico” e in collaborazione con la Consulta Comunale del Volontariato, un servizio di consegna domiciliare della borsa viveri in

favore delle famiglie assistite dalla Conferenza di San Vincenzo, cui l'attuale situazione di crisi non permette la consegna nelle modalità abituali. «Abbiamo chiamato questo servizio “San Vincenzo on the road”. Ringrazio sinceramente quei volontari che con la propria disponibilità e generosità hanno reso possibile l'attivazione di questo servizio» dice Federico Violo, presidente della Consulta.

Un'opera di carità per aiutare le persone a stare a casa ed off rire alla comunità un contributo per il contrasto alla diff usione del contagio. «Con umiltà cerchiamo tutti insieme di dare una mano e di non lasciare nessuno da solo» conclude Violo.

VOLONTARIATO A VALENZA

San Vincenzo

“on the road”

L'emergenza del Covid-19 ha modifi cato le modalità con cui Caritas Alessandria risponde alle esigenze dei più fragili. «Stiamo cercando, con le dovute precau- zioni, di mantenere i servizi dedi- cati alle persone che si trovano in una situazione di fragilità estrema – spiega il direttore di Caritas Alessandria, Giampaolo Mortara – Per questo chiediamo ai cittadi- ni un piccolo sostegno economi-

co e ai ristoratori, che a causa delle direttive hanno dovuto sospende- re le proprie attività, di destinare agli ultimi gli alimenti che diver- samente andrebbero sprecati».

Per donare: “Opere Giustizia e Carità ODV” Unicredit – piazza della Lega – Alessandria - IT 47 R 02008 10400 000103784649 Causale: emergenza Coronavirus.

Per i ristoratori: 39 3357016944 (Carlo).

EMERGENZA CORONAVIRUS

Come aiutare la Caritas

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Settimanale della Diocesi di Alessandria - n° 11 - 19 marzo 2020

In ALESSANDRIA In ALESSANDRIA

n° 11 - 19 marzo 2020 - Settimanale della Diocesi di Alessandria

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Il cammino della

speranza è lastricato di piccoli passi di speranza.

La vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza”.

François Xavier Nguyen van Thuan da “In prigione per Cristo”

«Dobbiamo passare dal “Cosa fa oggi?”

al “Come sta oggi?”»

Coronavirus e persone anziane:

come convincere (e convincersi) a restare a casa

FEDERICO FORTUNATO

Non negare l’oggettiva difficoltà, non guardare ossessivamente le statistiche e i telegiornali, mantenere vive le abitudini quotidiane e mantenere vive le relazioni:

i consigli di uno psicologo per gestire al meglio la quarantena forzata

In poche settimane la nostra vita quotidiana è stata completamente stra- volta: da un generico invito alla prudenza e al «contenere la socialità» ora c’è proprio il divieto di uscire di casa se non per fare la spesa o per necessità di salute, e quando si esce bisogna sempre avere con sé un foglio che ne certifichi il motivo. Questa situazione non è semplice per nessuno, ma per le persone anziane potrebbe risultare ancor più complicato del previsto, sia per la difficoltà a cambiare abitudini sia per il fatto che sono la categoria più fragile e colpita dal Coronavirus. Come ci si può attrezzare davanti a questi cambiamenti? Abbiamo chiesto aiuto al dottor Federico Fortunato, psicoterapeuta dello studio di psicoterapia Milano Psy (milanopsy.it).

Dottor Fortunato, come possiamo essere orgogliosi di stare a casa e come possiamo trasmetterlo a chi fa più fatica?

«Ai nostri nonni un tempo è stato chiesto di andare al fronte a combattere, ora ci è chiesto di rimanere fermi nelle quattro mura di casa. Il contribu- to di ognuno nei confronti del benessere collettivo implica sempre delle restrizioni personali e uno sguardo di responsabilità sociale. La morale sociale dal dopoguerra e fino ad oggi è stata «divertiti e non ci pensare», la responsabilità e la capacità di sacrificarsi erano visti come desueti e negativi. Ora gli atteggiamenti di astensione e sacrificio sono visti sotto una luce nuova».

Come possiamo gestire le emozioni contrastanti che questi divieti su- scitano?

«Il vissuto emozionale dello stare a casa sicuramente una frustrazione sulla soddisfazione dei normali desideri. Il fatto di non poter uscire è regolato da un controllo esterno: potremmo viverlo come sottomissione ad una regola, che ci fa percepire sentimenti di frustrazione e impotenza. Concepire lo stare in casa come qualcosa di bello è difficile: va bene l’invito di Fiorello di cantare e ballare, ma obiettivamente questa situazione porta con sé tante emozioni negative, comprese la tristezza e l’ansia nel sentirsi reclusi». Il primo consiglio da parte mia è non negare queste emozioni: ammettere che stare a casa è difficile prima con noi stessi e poi con gli altri è importante.

Se una persona anziana o un amico ci esterna le sue difficoltà, liquidarlo con «tanto lo devono fare tutti» non serve. Bisogna accogliere e dare spazio a chi vuole parlarcene, senza sminuire o tentare di normalizzare a tutti i costi. Porre l’accento sullo sforzo collettivo può servire invece a far capire che insieme ai piccoli gesti di tutti possiamo uscirne».

E se ci fossero persone che non hanno ancora capito la necessità con- creta di non uscire?

«Se dovessimo vedere atteggiamenti di negazione della realtà, è nostro dovere diffondere informazioni chiare e inequivocabili, prese da quotidiani.

Non allarmistiche, ma che tengano conto della gravità della situazione».

Piccola guida per affrontare meglio la quarantena

#iorestoacasa:

come viverla bene?

IN DIECI PUNTI

Per vivere meglio questa “quarantena”

Attenzioni e buone abitudini

ENRICO FERRAZZI

La salute si coltiva (anche) in cucina

In un momento in cui è importante stare a casa, bisogna avere ben chiaro cosa sia meglio mangiare per rinforzare noi e le

nostre difese immunitarie: a maggior ragione queste regole valgono per le persone anziane. Approfi ttiamo del fatto di avere più tempo per reimpostare l’alimentazione, abbando- nare le cattive abitudini e inserirne di nuove e salutari che dovranno accompagnarci anche quando questo periodo sarà fi nito. I consigli che riportiamo sotto sono a cura di Enrico Ferrazzi, Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’U- niversità degli Studi di Milano e pubblicati su «ama nutri cresci» un portale che non ha scopi di lucro, fondato nel 2012 per fornire spunti di rifl essione autonomi, indipendenti e scientifi camente rigorosi su salute, cultura e arte.

Il pasto più importante. Ricordiamoci sempre che il pasto più grande dovrebbe esser la colazione o la massimo il pranzo, non la cena.

I cibi da portare in tavola. È importante arricchire la dieta con cibi freschi, proteine di facile digestione e una varietà di fonti di cereali. I cibi consigliati quindi sono: verdura cruda, frutta, verdure cotte proteiche come cavoli e ca- volfi ori, pesce azzurro, pollame di qualità, uova bio senza antibiotici, legumi (lenticchie fagioli rossi e neri).

Integrale è meglio. È importante usare fonti di cereali diversi: non solo e sempre frumento – per pasta, pane, focacce, dolci, pizza – ma anche riso (meglio se rosso, nero, semi-integrale), grano saraceno, quinoa (adatta anche ai soggetti celiaci). Ricordiamoci anche che se proprio non riusciamo a rinunciare alla pasta, è ormai disponibile in diverse marche la pasta semi integrale.

Vitamina C. Il fatto che la vitamina C può combattere il Coronavirus è una fake-news, ma ricordiamoci che ciascuno di noi sempre dovrebbe assume- re tante arance e limoni, proprio per i benefi ci alla salute determinati dalla vitamina C.

Poco Alcool. Con moderazione vino rosso ai pasti. Da evitare perché in- fi ammatori i superalcolici.

Vitamina D sul balcone. Ricordatevi quando c’è il sole di stare sul balcone e prendervi il sole mentre cantate e socializzate a distanza di sicurezza: farà bene non solo all’umore, ma anche per la vitamina D e il calcio.

RAFFAELE MANTEGAZZA

Non c’è una vita più degna di un’altra

Tre consigli di Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia generale e sociale all’Università Bicocca di Milano, per le persone che sono più a stretto

contatto con gli anziani e per gli anziani stessi, per fronteggiare questa emergenza in maniera consapevole.

Non c’è una vita più degna di un’altra. In questi giorni si è diffusa la notizia secondo la quale il virus «uccide soprat- tutto gli anziani». Non so che chi dice queste cose ha una minima idea di come debba sentirsi un anziano quando le legge. Occorre ora più che mai far sentire la nostra vicinanza a queste persone e valorizzare il loro ruolo nella nostra società.

Basta una telefonata in più, una chiacchierata autentica, un saluto prima di andare a dormire per far capire che non c’è alcuna differenza di età che renda una vita meno degna di essere vissuta.

La vera indipendenza è saper chiedere aiuto. Orgogliosi della propria indipendenza alcuni anziani rifi utano l’aiuto di altre persone per ricevere la spesa a casa o farla online. In questo caso l’esempio delle persone più gio- vani è fondamentale: se un fi glio ordina online sia per sé che per il genitore, fornisce un esempio del fatto che la vera indipendenza consiste nel saper chiedere aiuto quando ce n’è bisogno.

Curarsi è un dovere per tutti. In situazioni come questa il fatalismo è uno dei nemici peggiori: occorre convincere tutti, non solo gli anziani, che il fato non esiste e che il virus non ha già scelto chi colpire indipendentemente dai comportamenti. Non possiamo andare a 200 all’ora in autostrada e dire

«tanto se deve capitare un incidente capiterà lo stesso»: l’autoconservazione è un dovere per chiunque, pensando alle persone che ci vogliono bene.

Pagine a cura di Zelia Pastore Elaborazione grafi ca della pagine a cura di Giorgio Ferrazzi

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Settimanale della Diocesi di Alessandria - n° 11 - 19 marzo 2020

Il PAGINONE Il PAGINONE

n° 11 - 19 marzo 2020 - Settimanale della Diocesi di Alessandria

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Abitudini e routine quotidiana

«Svegliarsi, vestirsi e farsi la barba come se si dovesse uscire di casa è di fondamentale importanza. Cerchiamo di dare una struttura alla giornata e manteniamo ritmo di attivazione che abbiamo di solito. Ricordiamo anche che fare pasti regolari e dormire le ore giuste fa bene anche al sistema immunitario».

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Fare un po’ di ginnastica

«Una passeggiata per casa, qualche semplice esercizio di stretching, tut- to va bene per mantenere un po’ di tonicità: mens sana in corpore sano».

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Dividere degli spazi

«Essere troppo a contatto gli uni con gli altri non giova alla quiete della casa. Stare troppo a contatto può generare liti: se si è in casa a fare smart working o semplicemente a leggere un libro, cerchiamo di ricavare delle aree precise per ognuno»

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Il potere del riordino

«Dato che non si può uscire cerchiamo di mettere la massima cura nel valorizzare l’ambiente domestico: pulizie di primavera, riordino del cassetto delle foto, sistemare i documenti accatastati in un angolo: che questa quarantena serva per fare ordine nelle priorità della vita ma anche nelle stanze».

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Dare spazio alla propria creatività

«La noia non è sempre e necessariamente qualcosa di malvagio. Non siamo abituati a viverla perché siamo immersi in una società che va a 100 all’ora, ma la noia può generare scintille di creatività». Largo quindi ad intrattenimenti come dipingere con gli stencil sui muri, provare a fare nuove ricette, preparare conserve e marmellate da regalare fi nita la quarantena.

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Tv e telegiornali con buon senso

«Non guardare ossessivamente i tg, e quando accade, cercare di con- centrarsi anche sulle guarigioni e non solo sui decessi. La tv andrebbe guardata una o due volte al giorno, e il notiziario andrebbe sempre com- mentato con qualcuno, per evitare il rimuginio ossessivo».

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Dedicarsi alla lettura

«Mai come ora si può recuperare il Gap dei libri che abbiamo sempre voluto leggere ma non abbiamo mai avuto il tempo di prendere in mano.

Personalmente consiglio Cecità di Saramago, per approfondire risvolti emotivi e sociali di una società colpita da un’epidemia». Per chi ha vo- glia di qualcosa di leggero ci sono sempre Sofi e Kinsella, Andrea Vitali o Andrea Camilleri. Io consiglio tutti i libri di Antonio Sicari, perfetti per la Quaresima.

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Dal «Cosa fai oggi?» al «Come stai oggi?»

In questo momento in cui abbiamo più tempo per gestire le relazioni sociali, chiamiamo e videochiamiamo. Le persone anziane hanno bisogno di sentire tanta vicinanza, e non c’è niente come una chiamata di fi gli e nipoti che li possa far stare meglio. Invece di chiedere «Cosa hai fatto?»

concentriamo l’attenzione più sul «Come sei stato oggi?».

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Piccole gioie quotidiane

«Routine e stile di vita sano sono la priorità, ma concediamoci anche qualche «coccola», la possibilità di fare la deroga di qualche regola che abbiamo nella quotidianità: dormire mezz’ora in più, farsi una torta, guar- dare un fi lm a metà pomeriggio. Piccoli piaceri quotidiani che aiutano ad essere più positivi».

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Attrezzarsi con il virtuale

«Può essere il momento in cui la tanto bistrattata tecnologia può venire in soccorso soprattutto delle persone più avanti con l’età, che l’hanno sempre vista un po’con sospetto e un po’ con diffi coltà. Con un po’ di pazienza si può imparare a fare una videochiamata, che aiuta a sentirsi vicini anche se lontani».

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