• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 8 CONCLUSIONI SULL’INDUSTRIA LITICA

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "CAPITOLO 8 CONCLUSIONI SULL’INDUSTRIA LITICA"

Copied!
12
0
0

Testo completo

(1)

CAPITOLO 8

CONCLUSIONI SULL’INDUSTRIA LITICA

Si ritiene necessario, alla fine di questi capitoli sullo studio tecno-tipologico, riassumere e combinare tra loro i vari aspetti emersi dall’analisi di nuclei, prodotti di scheggiatura, manufatti ritoccati e scarti, in modo da fornire una corretta interpretazione dei siti in questione.

8.1 PIAN DI CERRETO

In generale si può affermare che nel sito di Pian di Cerreto la materia prima utilizzata per la scheggiatura litica proviene per la maggior parte (99,18%) dalle formazioni geologiche della Falda Toscana, nella vicina area dell’Orecchiella, e dalle Brecce ofiolitiche delle Unità Liguri affioranti nei pressi di Piazza al Serchio, entrambi litotipi silicei presenti nel raggio di pochi chilometri dal sito (materie prime locali). In percentuali assai modeste è stato inoltre attestato l’utilizzo di materie prime esogene (0,26%). Tra le materie prime circumlocali (0,13%) è presente la “selce nera” proveniente dalle Arenarie di Monte Cervarola e quella appartenente alla formazione pleistocenica pedeappenninica delle “Sabbie Gialle”; mentre tra le materie prime extra-regionali (0,13%) si trova la “selce alpina” appartenente alle formazioni carbonatiche giurassico-cretaciche della Piattaforma Veneta.

La provenienza di questi materiali è particolarmente interessante perché testimonia ben precisi spostamenti ed eventuali contatti degli abitanti di questo sito con altri gruppi umani preistorici, anche su lunghe distanze.

Per quanto riguarda i nuclei sensu latu, si deduce che essi venissero introdotti nel sito già messi in forma per una produzione laminare; questo dato è confortato dallo scarso numero di prenuclei e avviamenti (4 pezzi su 63), di scarti di lavorazione (461 pezzi), di prodotti con superficie corticata maggiore del 25% e dall’alto numero di supporti laminari, lamellari e microlamellari con profili e sezioni regolari.

(2)

Interessante è sottolineare come la produzione di questi supporti sia stata determinata dall’utilizzo di più tecniche di scheggiatura, tra cui quella a pressione, anche all’interno dello stesso sistema tecnico di produzione: questo aspetto si riscontra non solo sui nuclei (Par. 5.3.2) ma anche sui prodotti a faccia piana (Par. 6.2.1).

Rapportando il numero di nuclei (59 pezzi), compresi frammenti e residui, con il numero totale di lame (901 pezzi) risulta una produzione media di 15,27 supporti laminari per blocco scheggiato che evidenzia una buona capacità tecnica degli artigiani e la volontà nel produrre tali supporti. Questi supporti costituiscono la base per la confezione di strumenti, come testimonia l’alto numero di lame ritoccate (86%) mentre gli strumenti su scheggia risultano poco rappresentati (14%).

Mettendo a confronto gli indici tipometrici dei manufatti non ritoccati con quelli dei ritoccati è possibile riscontrare una certa omogeneità nelle caratteristiche dei supporti. Per quanto riguarda il modulo di scheggiatura (Fig. 131), si può notare come entrambe le categorie siano costituite essenzialmente da supporti con dimensioni inferiori ai 50 mm . E’ da sottolineare tuttavia come nei ritoccati sia più marcata l’incidenza di piccole schegge e lamelle (62%), mentre nei non ritoccati quella dei microliti (50%). Di questi un’esigua percentuale è inoltre rappresentata da supporti ipermicrolitici (2%).

2% 50% 48% 0% 0% 0% 38% 62% 0% 0% Ipermicroliti Microliti Piccole schegge/lamelle Schegge/lame Grandi schegge/lame Ritoccati Non ritoccati

(3)

Anche i rispettivi indici di allungamento (Fig. 132) non mostrano sostanziali differenze. Nelle lame strette, lame e schegge larghe prevalgono i ritoccati (rispettivamente 44,84%, 24,15% e 6,89%) mentre nelle schegge laminari, schegge e schegge molto larghe, i non ritoccati (14,06%, 14,06% e 7,81%), oltre ad una scarsa percentuale di schegge larghissime (3,13%). 3,13% 7,81% 1,56% 14,06% 14,06% 18,75% 40,63% 0% 6,89% 6,89% 10,34% 6,89% 24,15% 44,84% Schegge larghissime Schegge molto larghe Schegge larghe Schegge Schegge laminari Lame Lame strette Ritoccati Non ritoccati

Fig. 132 – Manufatti ritoccati e non ritoccati: indici di allungamento a confronto

Infine, dal confronto degli indici di carenaggio (Fig. 133), emerge che i supporti iperpiatti e piatti sono maggiormente rappresentati dai non ritoccati (68,75% e 9,38%) mentre quelli molto piatti prevalgono nei ritoccati (27,59%).

(4)

68,75% 21,88% 9,38% 65,52% 27,59% 6,89%

Iperpiatti Molto piatti Piatti

Non ritoccati Ritoccati

Fig. 133 - Manufatti ritoccati e non ritoccati: indici di carenaggio a confronto

Dall’analisi tipologica dei ritoccati (Tab. 9, Par. 7.3) emerge la netta predominanza del substrato (86,56%), in particolare grazie all’alto numero di lame raschiatoio (57,09)% e denticolati (13,1%); tra gli erti differenziati è inoltre notevole la presenza delle troncature (10,18%).

Le lame raschiatoio unitamente alle troncature (67,27%) potrebbero aver costituito gli elementi trancianti immanicati sui falcetti messori utilizzati nelle pratiche agricole del sito.

Raschiatoi, denticolati, becchi perforatori, il bulino e il grattatoio sono strumenti di uso domestico ma anche strumenti comunemente documentati nelle stazioni officina per la lavorazione della steatite.

Lo studio dei prodotti in steatite e quelli in pietra arenaria non scheggiata rinvenuti in questo sito verranno affrontati nei Capp. 9 e 11.

La presenza di pochi elementi utilizzati per scopi venatori (1 geometrico, 2 lame a dorso e 2 punte) fanno supporre che questa attività fosse praticata marginalmente.

In conclusione dall’analisi dei manufatti in pietra scheggiata possiamo affermare che nel sito di Pian di Cerreto venissero prodotti supporti laminari probabilmente impiegati in

(5)

attività agricole e artigianali (anche se in minor misura rispetto a Muraccio). Purtroppo la mancanza di analisi traceologiche non consente, al momento, di individuare la reale funzione di tali prodotti ed eventuali altre attività secondarie effettuate con strumenti silicei nel sito stesso.

8.2 MURACCIO

Anche nel sito di Muraccio, peraltro non lontano da quello di Pian di Cerreto, la materia prima principalmente sfruttata nella produzione di strumenti litici proviene dagli affioramenti di selce locale con una percentuale del 94,89%; sono tuttavia vagamente attestate, tra le materie prime circumlocali (1,25%), la “selce nera” proveniente dalle Arenarie di Monte Cervarola e quella appartenente alla formazione pleistocenica pedeappenninica delle “Sabbie Gialle”.

Particolare importanza, tra le materie prime extra-regionali (2,5%), è rivestita dalla presenza di ossidiana proveniente dal Monte Arci in Sardegna. Solo 2 pezzi risultano indeterminabili (0,23%).

Anche in questo caso lo sfruttamento di materie prime non locali risulta occasionale ma non irrilevante, poiché consente di ipotizzare trasferimenti a lunga distanza dei gruppi umani neolitici che vivevano nella zona.

Dal punto di vista tecnologico l’industria di Muraccio non è ben rappresentata in tutte le sue parti e l’esiguità del materiale non consente di elaborare risultati quantitativamente rilevanti, pertanto molti aspetti sono stati confermati grazie alla stretta somiglianza con il vicino sito di Pian di Cerreto.

Anche per quanto riguarda i 12 nuclei rinvenuti in questo sito, si ritiene che essi venissero introdotti già messi in forma per una produzione laminare, espediente dovuto alla lontananza dalle fonti di approvvigionamento; questo dato è confermato dallo scarso numero di prenuclei e avviamenti (3 pezzi), di scarti di lavorazione (119 pezzi) e

(6)

di prodotti con superficie corticata maggiore del 25%, nonchè dall’alto numero di supporti laminari, lamellari e microlamellari con profili e sezioni regolari.

Sono state individuate più tecniche di scheggiatura, tra cui quella a pressione, anche all’interno dello stesso sistema tecnico di produzione: questo aspetto si riscontra non solo sui nuclei (Par. 5.4.2) ma anche sui prodotti a faccia piana (Par. 6.2.2).

Questi supporti costituiscono la base per la confezione di strumenti, come testimonia l’alto numero di lame ritoccate (86%) mentre gli strumenti su scheggia risultano poco rappresentati (14%).

Mettendo a confronto gli indici tipometrici dei manufatti non ritoccati con quelli dei ritoccati è possibile riscontrare anche nell’industria di Muraccio una certa omogeneità nelle caratteristiche dei supporti.

Per quanto riguarda il modulo di scheggiatura (Fig. 134), analogamente a Pian di Cerreto, si può notare come entrambe le categorie siano costituite essenzialmente da supporti con dimensioni inferiori ai 50 mm.

I rispettivi indici mostrano che piccole schegge e lamelle sono i supporti più rappresentati nei ritoccati (61%) mentre i non ritoccati presentano un’incidenza maggiore di microliti (48%) e sono costituiti in scarsa percentuale da ipermicroliti (8%).

8% 48% 44% 0% 0% 0% 39% 61% 0% 0% Ipermicroliti Microliti Piccole schegge/lamelle Schegge/lame Grandi schegge/lame Ritoccati Non ritoccati

(7)

Nell’indice di allungamento (Fig. 135) è da sottolineare che, a differenza di Pian di Cerreto in cui sono rappresentate tutte le categorie, nel sito di Muraccio risultano totalmente assenti schegge larghe, schegge molto larghe e schegge larghissime, sia tra prodotti della scheggiatura che tra gli strumenti.

Tuttavia, nelle lame strette e nelle lame prevalgono i ritoccati (rispettivamente 50% e 44%), mentre nelle schegge laminari i non ritoccati (81%), peraltro rappresentati da un’esigua quantità di schegge (12%).

12% 8% 32% 48% 0% 6% 44% 50% Schegge Schegge laminari Lame Lame strette Ritoccati Non ritoccati

Fig. 135 – Manufatti ritoccati e non ritoccati: indici di allungamento a confronto

Infine, dal confronto degli indici di carenaggio (Fig. 136), emerge che nei supporti iperpiatti prevalgono i ritoccati (89%), in quelli molto piatti i non ritoccati (16%) e quelli piatti sono unicamente rappresentati da una scarsa percentuale di non ritoccati (4%).

(8)

80% 16% 4% 89% 11% 0% Iperpiatti Molto piatti Piatti

Non ritoccati Ritoccati

Fig. 136 – Manufatti ritoccati e non ritoccati: indici di carenaggio a confronto

Dall’analisi tipologica dei ritoccati (Tab. 10, Par. 7.3) emerge la netta predominanza del substrato (79,43%), in particolare grazie all’alto numero di lame raschiatoio (53,19)%, seguite dai denticolati (14,89%); tra gli erti differenziati è inoltre notevole la presenza delle troncature (6,38%).

Le lame raschiatoio unitamente alle troncature (67,27%) potrebbero aver costituito gli elementi trancianti immanicati sui falcetti messori utilizzati nelle pratiche agricole attestate anche al Muraccio.

Anche in questo sito l’industria litica si trova associata ad una certa quantità di resti in steatite, motivo per cui raschiatoi, denticolati, becchi perforatori, il bulino e il grattatoio potrebbero essere stati utilizzati anche per la lavorazione di questo materiale.

Lo studio dei prodotti in steatite e quelli in pietra arenaria non scheggiata rinvenuti in questo sito verranno affrontati nei Capp. 9 e 11.

La presenza di pochi elementi utilizzati per scopi venatori (5 geometrici, 3 lame a dorso e 2 punte) fa supporre che questa attività fosse praticata marginalmente.

In conclusione, dall’analisi dei manufatti in pietra scheggiata si potrebbe pensare che nel sito di Muraccio venissero prodotti supporti laminari destinati principalmente alla

(9)

confezione di strumenti utili alla lavorazione della steatite proveniente dagli affioramenti locali. Non è da escludere anche l’impiego in pratiche agricole marginali, nonostante il probabile carattere stagionale del’insediamento per cui il gruppo umano interessato avrebbe potuto portare con sé le risorse cerealicole necessarie per il proprio sostentamento durante l’assenza dalla stazione residenziale. Solo future analisi sulle tracce permetteranno di stabilire la reale funzione di tali prodotti ed eventuali altre attività secondarie effettuate con strumenti silicei nel sito stesso.

(10)

8.3 CONFRONTO TIPOLOGICO TRA I DUE SITI

Mettendo a confronto le strutture tipologiche si ha la conferma della sostanziale somiglianza tipologica tra i due siti.

La struttura essenziale (Tab. 13) mostra che, sia a Pian di Cerreto che Muraccio, la netta maggioranza degli strumenti appartiene al substrato, alla quale seguono gli erti differenziati. Le famiglie dei bulini, dei grattatoi e dei foliati rappresentano tutte un’esigua percentuale del’insieme.

STRUTTURA ESSENZIALE

MURACCIO CERRETO PIAN DI

Famiglie N % N % Bulini 1 0,71 1 0,36 Grattatoi 1 0,71 1 0,36 Erti differenziati 24 17,02 34 12,36 Foliati 3 2,13 1 0,36 Substrato 112 79,43 238 86,56 Totale 141 100 275 100

Fig. 13 – Pian di Cerreto e Muraccio: strutture essenziali a confronto

In particolare, dalla struttura elementare (Fig. 137) si evince che in entrambi, all’interno del substrato, sono maggiormente rappresentate le lame raschiatoio, seguite dai denticolati, raschiatoi e troncature. In minime percentuali sono presenti anche frammenti P-L-R, becchi, geometrici, schegge a ritocco erto, foliati, punte, lame a dorso, bulini e grattatoi.

(11)

14,89%

2,13%

1,42%

6,38%

53,19%

1,42%

2,13%

3,55%

2,13%

4,96%

6,38%

0,71%

0,71%

13,10%

1,82%

3,27%

10,55%

57,09%

0,73%

0,36%

0,36%

0,73%

1,09%

10,18%

0,36%

0,36%

Denticolati

Schegge a ritocco erto

Frammenti P-L-R

Raschiatoi

Lame Raschiatoio

Punte

Foliati

Geometrici

Lame a dorso

Becchi

Troncature

Grattatoi

Bulini

Pian di Cerreto

Muraccio

Fig. 137 – Pian di Cerreto e Muraccio: strutture elementari a confronto (compresi i supporti con ritocco inframarginale)

(12)

Da segnalare in entrambi i siti è la notevole incidenza, all’interno del substrato, di manufatti che presentano il cosiddetto “ritocco zero” o “inframarginale”, solitamente caratterizzato da una serie di sbrecciature piuttosto continue e regolari sui margini attivi dei supporti.

A livello funzionale la sua definizione è spesso controversa, dal momento che solo attente analisi al microscopio riescono a stabilire se si tratta di un ritocco superficiale dovuto all’uso o di un semplice pseudoritocco (concassage).

Per quanto riguarda le due industrie esaminate, ci si è limitati ad un’analisi macroscopica di un campione di lame con tali caratteristiche, operazione che ha solo consentito di ipotizzare la natura di queste tracce.

Tali supporti, essenzialmente laminari e molto sottili, conservano sui due margini attivi sbrecciature poco profonde, spesso continue, dirette o inverse, che potrebbero essere dovute allo sfregamento su materiale morbido o semi/morbido che ne ha prodotto uno scarso danneggiamento.

Al momento, in assenza di specifiche analisi, sia per Pian di Cerreto che per Muraccio la questione rimane incerta. Lo studio tipologico dei manufatti ritoccati ha preso in considerazione anche i supporti con questo tipo di ritocco, tuttavia, anche se trascurati, le strutture essenziale ed elementare si presenterebbero nelle stesse proporzioni, evidenziando la notevole incidenza del substrato, rispettivamente il 75,49% e il 66,68% del totale, Tabb. 9 e 10, Par. 7.3).

Altro elemento di notevole interesse è la comune presenza di lame raschiatoio ad “intaccatura basale”, caratterizzate cioè da ritocchi marginali o profondi, diretti o alterni su entrambi lati della porzione prossimale dei supporti, i quali potrebbero essere stati realizzati in vista dell’immanicamento degli strumenti su un supporto in materiale duro come legno o corno.

Queste considerazioni sull’industria litica, unitamente ai risultati provenienti dall’analisi degli altri materiali, hanno consentito di chiarire la funzione dei due siti e inquadrarli nel contesto culturale del Primo Neolitico, grazie anche al confronto con siti di aree limitrofe (Cap. 12).

Figura

Fig. 131 – Manufatti ritoccati e non ritoccati: moduli di scheggiatura a confronto
Fig. 132 – Manufatti ritoccati e non ritoccati: indici di allungamento a confronto
Fig. 133 - Manufatti ritoccati e non ritoccati: indici di carenaggio a confronto
Fig. 134 – Manufatti ritoccati e non ritoccati: moduli di scheggiatura a confronto
+5

Riferimenti

Documenti correlati

Capitolo 1: Parte generale 1.1: Ambiente e diritto dell'ambiente 1.2: Sviluppo storico della normativa ambientale.. Capitolo 2: Fonti Ambientali 2.1: Analisi delle fonti della

L'auteur déclare que le wh- in situ n'est pas littéralement un processus in situ, mais qu'il implique un mouvement, même si plus court par rapport au mouvement wh-: dans ce

Motivo per cui, a differenza del modello taylorista-fordista, la fabbrica toyotista deve specializzarsi in una o pochissime delle operazioni e delle fasi di

Sempre nel terzo capitolo sono state analizzate quelle che sono le determinanti di valore per un brand, ovvero i tifosi senza i quali la società non può esistere e che

21 © Ithiel Saint-Delors MOÏNDI, Double Degree in Master Economics, Econometrics and Finance CHAPITER 2 : Conditional Value at Risk Portfolio OPTIMIZATION.. B efore addressing the

Since the money-driven global economy has caused a shift of values from the human dimension to profits, as well as the dominion of ethics based on economic relations,

Political economists also share this understanding of integration/regionalism in terms of trade (Mansfield and Milner, 1997; Mansfield & Solingen, 2010). Economists

Il permettra de comprendre les raisons pour lesquelles le type de migration choisi par les hommes est quasiment le même que celui qui motive les femmes et pour quelles raisons