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L dell’actinidia e Sharka

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Academic year: 2021

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settembre 2013 79

Nuove risorse per la batteriosi

dell’actinidia e Sharka

Nel 2013 la Regione finanzierà progetti di ricerca per la prevenzione e il controllo delle due emergenze fitosanitarie che più stanno penalizzando le colture emiliano-romagnole.

L

a diffusione e l’impatto economico che hanno avuto negli ultimi anni in Emilia-Romagna la virosi Sharka per gli impianti di drupacee e la batterio- si PSA per le coltivazioni di actinidia pongono l’urgenza di nuove e più efficaci azioni di con- trasto a queste due avversità. Molto si sta già facendo, ma non basta: occorre acquisire mag- giori conoscenze sul piano tecnico che possano contribuire a rafforzare in modo complementa- re e sinergico le misure già in atto.

È con questo obiettivo che nel 2013 la Regione finanzierà con 300 mila euro progetti di ricer- ca della durata massima di due anni: dovran- no approfondire aspetti ancora non del tutto chiariti su queste patologie e fornire indicazio- ni utili ad affinare le strategie di prevenzione e difesa. I progetti dovranno prevedere attività dimostrative e di primo trasferimento, in ana-

logia agli attuali orientamenti comunitari in Lorenzini/ Serv. fitosanitario

FRUTTICOLTURA

cerca e sperimentazione Ri

A cura del Servizio FitoSanitario, Regione Emilia-Romagna

Skarka: anelli e decolorazioni su frutto di pesco.

Batteriosi dell’actinidia:

lesione corticale su pianta di kiwi.

(segue a pag. 80)

Babini/ Serv. fitosanitario

(2)

80 settembre 2013

FRUTTICOLTURA

cerca e sperimentazione Ri

materia di conoscenza agricola.

Sulla batteriosi dell’actinidia PSA (Pseudomo- nas syringae pv. actinidiae), va ricordato che la Regione ha già cofinanziato un primo progetto di ricerca in larga parte sostenuto dalle Orga- nizzazioni dei produttori, da imprese e fonda- zioni bancarie (ne abbiamo parlato nel numero di aprile di Agricoltura).

Risultati ancora insoddisfacenti

Altre iniziative di ricerca sulla batteriosi sono state avviate da alcuni anni anche a livello na- zionale; tuttavia i risultati acquisiti da questi studi non consentono ancora di affrontare in modo efficace e risolutivo il problema. Di qui l’esigenza di stimolare nuove e integrative azio- ni di ricerca che siano complementari alle te- matiche sviluppate in questi interventi, contri- buendo ad ottimizzare le norme di coltivazione che sono state recentemente messe a punto per la limitazione della diffusione del batterio.

Come è noto, fin dalla prima comparsa della batteriosi nel 2009, la Regione ha definito una serie di misure di emergenza per il contenimen- to della malattia ed ha attuato un piano di aiuti per gli agricoltori obbligati ad estirpare le pian- te colpite.

Per quanto riguarda la vaiolatura delle drupa- cee, i dati sulla diffusione della malattia non lasciano molti dubbi sul fatto che il virus PPV sia oramai endemico in molti ambiti dell’Emi- lia-Romagna. Nelle aree dichiarate dal Servizio fitosanitario “zone di insediamento” del virus, nelle “zone contaminate” (nuovi focolai) e nelle limitrofe “zone tampone” l’unica possibilità che hanno gli agricoltori per continuare a coltiva- re drupacee consiste nell’utilizzare varietà resi- stenti.

La dimensione e il numero di queste aree è aumentato negli ultimi anni: dai recenti rile- vamenti ufficiali la malattia risulta presente su parte dei territori delle province di Reggio Emi- lia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì- Cesena e Rimini (determinazione del Servizio fitosanitario n. 453 del 23 gennaio 2013).

È evidente che le misure finora attuate non sono in grado di contenere l’avanzata del vi- rus: di qui l’esigenza di puntare su varietà re- sistenti o tolleranti come possibile strategia di

“convivenza” per proseguire la coltivazione di drupacee e limitare i danni alla produzione. Per questo motivo occorre continuare a testare la sensibilità varietale al virus, in particolare nei confronti del sempre maggior numero di nuove cultivar immesse annualmente sul mercato.

TERREMOTO: DALLA REGIONE 4 MILIONI PER L’INNOVAZIONE

È stata decisamente buona la partecipazione al bando regionale che ha messo a di- sposizione 4 milioni di euro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura nelle aree del terremoto. Sono oltre 40 infatti i progetti arrivati (i termini per la presentazione sono scaduti il 12 agosto), per una cifra complessiva che supera i 7 milioni di euro. Ora è in corso la fase di valutazione per selezionare le proposte più coerenti con i contenuti del bando.

Con questa iniziativa l’assessorato regionale all’Agricoltura si propone di accompagna- re lo sforzo della ricostruzione con un sostegno attivo allo sviluppo della competitività e della redditività delle più importanti filiere agroalimentari dell’area (tra le altre: vino, ortofrutta, cereali, pomodoro da industria, Parmigiano Reggiano, allevamento).

Come sanno bene gli imprenditori del settore infatti l’innovazione - dei prodotti e dei pro- cessi produttivi - può fare la differenza sia sul mercato che nei bilanci aziendali.

Il bando finanzia progetti di studio, ricerca o sperimentazione che dovranno prevedere an- che attività dimostrative e di primo trasferimento. Le risorse, vincolate al territorio del sisma, sono state messe a disposizione dalla Giunta regionale con la manovra di assestamento di bilancio dello scorso mese di giugno.

Destinatari del bando sono Università, enti di ricerca pubblici e privati, sia nazionali che esteri, ma anche aziende agricole, cooperative di trasformazione e commercializzazione, consorzi.

I contributi possono arrivare fino al 90% dell’investimento previsto e i progetti avranno una durata massima di 24 mesi.

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