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Connessione perpetua, formazione continua

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@adapt_rel_ind, 8 settembre 2016

Connessione perpetua, formazione continua

di Emmanuele Massagli

*

Tag: #formazione #adattabilità #industry40

La preparazione è più importante della posizione. È questa la significativa differenza tra il moderno mercato del lavoro e quello conosciuto nei decenni antecedenti alla crisi economica. “Se vieni as-sunto lì sei a posto per tutta la vita!”: il criterio di scelta del datore di lavoro è sempre stato la ga-ranzia di stabilità. Non è più così. Non solo perché con il Jobs Act anche il contratto a tempo inde-terminato è diventato più facilmente recidibile, ma soprattutto perché è cambiata l’economia, ora freneticamente liquida, incostante: storici e affermati marchi falliscono in pochi anni, improvvisa-mente, affossati dal cambiamento tecnologico che ha accorciato la vita utile dei prodotti e dei servi-zi. Si pensi alla diffusione dello shopping online, all’home banking, all’evoluzione di PC, telefoni e tablet, agli ebook, al car sharing etc… Si tratta di fenomeni che stravolgono le nostre abitudini e, ancor più, il mercato del lavoro che ci circonda, aggiornando (se non addirittura superando) i me-stieri e le competenze necessarie per svolgerli.

Le recenti indagini sull’evoluzione della domanda di lavoro nel nostro Paese certificano questa ten-denza: accanto ai tradizionali settori manifatturieri che trainano l’economia nazionale e che stanno vivendo una fase di trasformazione tecnologica verso la c.d. Industry 4.0, emergono nuove profes-sioni nel campo dell’analisi delle informazioni (big data), della progettazione di software e applica-zioni e dell’automazione dei processi. Sinteticamente: resistono alla competizione globale le impre-se che modernizzano tanto i propri prodotti quanto i processi produttivi e le start-up che riescono a cogliere le opportunità offerte dal progresso tecnologico. Sia le prime che le seconde hanno bisogno di collaboratori (prima ancora che di dipendenti) innanzitutto duttili e adattivi, in grado di affrontare situazioni estremamente diversificate. Conseguentemente ogni strategia formativa o politica attiva orientata alla formazione di competenze specifiche fornisce pessimo servizio ai giovani che vi si af-fidino. Questo non vuole dire che sia inutile studiare, ma suggerisce un cambiamento di metodo denso di implicazioni istituzionali e pedagogiche che ancora fatichiamo a comprendere: non più programmi pieni solo di teoria, ma centralità della pratica. Meno nozionismo, più alternanza tra istruzione, formazione e lavoro. Solo così si educheranno persone capaci non tanto di inchiodarsi al proprio posto, come una volta, quanto di trovare sempre lavoro, anche in un mercato instabile, per-ché formati ad imparare le mutevoli conoscenze tecniche necessarie per essere (sempre) occupati. *pubblicato anche in su Il Resto del Carlino, Il Giorno, La Nazione del 7 settembre 2016

Emmanuele Massagli

Presidente ADAPT

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